Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Lachiaretta    10/05/2015    11 recensioni
Questa storia partecipa alla sfida "Una idea, più storie". La consegna era scrivere una storia con protagonista un anziano / anziana che si pente di qualcosa che ha fatto o non ha fatto.
La stesa consegna è stata assegnata a Clairemonchelepausini.
Uno sguardo nel passato di Filippo che dopo oltre cinquant'anni ritrova l'amore della sua vita pentendosi di non aver scelto di passare la sua vita con lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 
 
 
Filippo guardava fuori dalla finestra della piccola camera da letto evitando con cura di incontrare il proprio riflesso duro e accigliato, esaminava le auto parcheggiate lungo il vialetto e le decine di persone che si riversavano incontro alle porte della casa di riposo. Detestava con tutto se stesso la festa dei nonni, lui che per sua scelta non si era mai sposato e non aveva avuto figli in questo giorno era costretto a circondarsi di marmocchi sporchi e urlanti.
Sei anni rinchiuso nella splendida villa posta a pochissimi passi dal lago di Como e non aveva mai ricevuto una sola visita. I figli di suo fratello maggiore avevano preso possesso dei suoi conti in banca e di tutti i suoi averi, risultato del lavoro di una vita, e l’avevano spedito in quella casa per anziani nonostante lui fosse ancora in grado di badare a sé stesso, o almeno così credeva, ma nessuno di loro gli aveva mai voluto abbastanza bene da montare in auto e raggiungere il parente quasi dimenticato.
Fissava i bambini correre nel prato e abbracciare i propri progenitori portando loro coloratissimi doni, incrociava di tanto in tanto i propri occhi marroni colmi di astio e disprezzo ma distogliendo immediatamente lo sguardo. Era rimasto molto del bell’uomo che era stato un tempo, la linea dura della mascella, gli zigomi alti, le sopracciglia definite e i folti capelli anche se non più scuri.
In quel giorno si ritrovò inaspettatamente a domandarsi come sarebbe stata la sua vita se si fosse creato anche lui una famiglia, se non avesse scelto di rimanere solo. Eppure nei lunghi anni trascorsi da “scapolone”, come aveva amato definirsi nei suoi cosiddetti anni d’oro, non aveva mai avuto un solo ripensamento. Si era divertito e mai aveva sentito la mancanza di una donna fissa al suo fianco, se non quando il suo pensiero ricadeva su di lei, l’unica donna che avesse mai amato in tutta la sua vita, la sua Christine. Quel giorno il ricordo fu più doloroso del solito associato al futile desiderio di avere una progenie disposta a fargli visita perché l’unica persona con la quale aveva fantasticato di avere una famiglia era stata lei.
L’unica relazione importante nella sua vita, se così poteva essere definita.
 
 
Filippo incontrò per la prima volta Christine in un piovoso pomeriggio di aprile. Fin da subito si sentì attratto da quella ragazza, nonostante i vestiti zuppi e i lunghi capelli neri arruffati per l’umidità, e non era più riuscito a concentrarsi immaginandola seduta alla scrivania del padre, sentendola rispondere alle sue domande con sicurezza nonostante fosse il suo primo colloquio di lavoro. Quella sera invece di tornare nel suo piccolo appartamento in centro città aveva telefonato a sua madre facendosi invitare per cena, doveva assolutamente sapere qual era il verdetto del genitore e il cuore gli balzò nel petto alla notizia che dalla settimana successiva la giovane dottoressa avrebbe iniziato la pratica forense proprio nel loro studio. Filippo era cosciente tuttavia di non potersi sbilanciare, oltre che uno degli avvocati dello studio era il figlio del capo e doveva mantenere un certo decoro, cosa che gli sottolineò anche il padre notando gli sguardi che regolarmente rivolgeva alla ragazza. La colpa però era solo di quest’ultima, lui si sforzava a starle alla larga ma lei continuava ad attirare l’attenzione con le sue camicette scollate, i vestiti provocanti anche se mai troppo corti e le lunghe gambe scoperte. Si era persino scoperto più volte ad ascoltare le conversazioni tra la ragazza e gli altri componenti maschili, dottori o avvocati che fossero, timoroso di coglierli a flirtare con lei. Era un’ossessione, un pensiero fisso, e nella speranza di dimenticarla evitava ogni tipo di contatto con lei assegnandola sempre ad altre colleghe e rifiutandosi di portarla con sé in Tribunale. Il piano gli sembrava più che vincente finché non si rese conto che faceva acqua da tutte le parti, la lontananza forzata l’aveva portato a desiderarla ancora di più tanto da sentire ogni singolo muscolo del suo corpo irrigidirsi al solo vederla.
La situazione peggiorò una calda sera di giugno, quando poco prima delle venti il padre lo chiamò nella sua stanza, il volto stravolto per l’aver scoperto di essersi totalmente dimenticato lo scadere del termine per il deposito di una comparsa conclusionale. Chiese ovviamente al figlio di intervenire per la redazione dell’atto cercando qualcun altro disposto a dargli una mano nel compito che avrebbe occupato quasi l’intera notte. La sfortuna era ovviamente dalla sua parte e l’unica persona ancora in studio in quell’ora tarda era proprio la bella Christine che accettò volentieri di aiutare il dominus. Rimasti soli nella piccola stanza adibita a studio del ragazzo Filippo si ritrovò a fissare le sue lunghe gambe, il leggero pizzo dell’intimo che intravedeva attraverso i bottoni della camicetta bianca e la bocca carnosa, si costrinse a concentrarsi nel lavoro per non scavalcare la scrivania e stringerla a sé, sentire il sapore delle sue labbra. Alle tre del mattino, sicuro di essere in grado di poter ultimare l’atto da solo, si decise a mandarla a casa ricordandosi tuttavia di averla incontrata più di una mattina mentre raggiungeva lo studio a piedi, le chiese quindi come intendeva tornare a casa offrendosi di riaccompagnarla non appena la ragazza gli rivelò di essere priva di un mezzo di trasporto. Per l’intero tragitto aveva fissato la strada senza rivolgerle nemmeno una parola oltre lo stretto necessario, sforzandosi di ignorare il dolce profumo della sua pelle, le lunghe gambe accavallate e il morbido seno schiacciato dalla cintura di sicurezza, tanto da far credere alla ragazza di stargli antipatica.    
I rapporti tra i due non migliorarono nemmeno nei giorni seguenti per degenerare definitivamente il mese seguente quando spiando dalla finestra Christine che usciva dal posto di lavoro la vide raggiungere un alto ragazzo biondo dagli occhi chiari, unire le loro labbra e allontanarsi al suo fianco. Un’improvvisa gelosia prese il possesso di lui che afferrò la cucitrice e la lanciò contro la porta facendo sobbalzare la povera segretaria seduta alla sua postazione. Non aveva ragione per avercela con lei, non poteva farle una colpa se aveva un fidanzato e avrebbe dovuto comunque sospettare che una ragazza bella e intelligente non fosse single. Nonostante questo però non riuscì più a rimanere calmo in sua presenza, iniziò ad assegnarle sempre più lavoro e a cogliere ogni pretesto per rimproverarla davanti a colleghi. Sapeva di essere uno “stronzo” ma era più forte di lui, si sentiva tradito.
La pazienza di Christine però aveva un limite e una sera dopo l’ennesima lavata di testa totalmente senza motivo da parte di Filippo decise di fronteggiarlo.
Si alzò dalla sedia e gli si avvicinò fiera cercando di controllare il tono della propria voce.
 
“Adesso basta. Ce l’hai per caso con me?”
 
“Scusa?” Le rispose Filippo colpito dalla sua improvvisa irruenza, entrambe le sopracciglia sollevate per la sorpresa.
 
“Hai sempre qualcosa da ridire su quello che faccio, ogni giorno. Per te fa sempre tutto schifo, eppure oggi hai depositato l’atto esattamente come te lo avevo consegnato ieri sera, non doveva essere scritto così male dopotutto.” Gridò sicura di non essere sentita da orecchie indiscrete, erano ormai le uniche persone all’interno dello studio. “Dovresti insegnarmi il mestiere non avvilirmi continuamente. Non mi stai spronando a migliorare.”
 
Filippo sapeva che Christine aveva ragione, ma era stato più forte di lui essere tanto scorretto, detestandosi per ogni volta che aveva alzato la voce e per ogni parola cattiva pronunciata. Era consapevole che non erano meritati i suoi rimproveri, infatti il suo lavoro era molte volte impeccabile e veniva depositato senza alcuna correzione.  Avrebbe dovuto essere un buon insegnante non un capo dispotico, sapeva quanto fosse difficile la pratica avendola superata solo due anni prima e ora stava rendendo la sua un inferno. Per quale motivo poi? Perché lei era fidanzata mentre lui non riusciva a pensare ad altro se non di baciarla.
Si mosse talmente velocemente che Christine non fece in tempo a reagire, le circondò il viso con entrambe le mani e unì le loro labbra riversando in quel bacio tutta la rabbia accumulata nei mesi trascorsi. Christine rimase immobile non riuscendo ad apporsi a quel bacio veloce ed inaspettato, spalancò gli occhi per lo stupore ma non se ne tirò indietro. Il primo a staccarsi fu Filippo ritrovando la lucidità persa.
 
“Perdonami Christine, non dovevo.” Balbettò fissando la ragazza alla ricerca di una reazione. Cosa aveva fatto? Lui che era il figlio del capo non poteva permettersi gesti tanto sconsiderati. “Non avrei dov…”
 
Non riuscì a terminare la frase interrotto da Christine che invece di tirargli lo schiaffo che si sarebbe meritato affondò le dita tra i suoi capelli attirandolo ancora una volta a sé approfondendo immediatamente quel bacio leggero che non l’aveva per niente soddisfatta. Anche Christine infatti aveva vissuto lo stesso dissidio interiore scoprendosi attratta dal ragazzo, imbarazzandosi ogni volta che lo trovava ad osservarla e ingelosendosi ogni volta che lo vedeva parlare con qualche ragazza che non fosse lei. Si sentiva inoltre in colpa nei confronti dello storico fidanzato con il quale avrebbe dovuto sposarsi meno di un anno dopo. Inoltre lui la trattava sempre così male da indurla a credere non solo di non piacergli ma addirittura di essere detestata dall’avvocato. Il bacio l’aveva stupita e la consapevolezza di aver frainteso gli atteggiamenti del ragazzo le aveva fatto perdere la testa al punto da ritrovarsi stretta tra le sue braccia, petto contro petto, mentre le loro lingue si accarezzavano e stuzzicavano.
Non fu l’ultimo tra loro, né quella sera e né i giorni seguenti.
Ogni sera aspettavano di rimanere da soli per essere sicuri di non essere scoperti dai colleghi ma soprattutto dal padre di Filippo, lei sgattaiolava nella sua stanza e si crogiolava tra le sue braccia lasciandosi amare dal ragazzo che passava l’intera giornata ad attendere il loro incontro privato.
Ben presto realizzò di essere innamorato della ragazza e di desiderare di più da lei, anzitutto un rapporto esclusivo. Se un tempo il venerdì era il suo giorno preferito, coincidendo con il termine della settimana lavorativa e l’inizio del week end, ora lo detestava sapendo che si sarebbe dovuto allontanare da lei per due lunghi giorni, senza la possibilità di vederla o sentirla e torturandosi al pensiero che lei avrebbe condiviso il suo tempo con il tanto odiato fidanzato che non sembrava intenzionata a lasciare. Non che lui gliel’avesse mai chiesto, anzi, le aveva fatto capire di non desiderare quel tipo di rapporto perché suo padre non ne sarebbe stato contento e non avrebbe mai accettato una relazione tra suo figlio e la praticante. Era certo che li avrebbe costretti ad allontanarsi e l’idea di non poterla più vedere lo feriva quasi di più di dell’immagine di lui che sfiorava il suo splendido corpo con le sue sudice mani.
Per questo le aveva più volte detto restare insieme allo stupido fidanzato e quando lui le ribadì per l’ennesima volta mentendo spudoratamente che lui non desiderava un rapporto serio, niente di più oltre i loro fugaci incontro, si guadagnò l’ira della ragazza che si rivestì in fretta e furia sbattendo la porta prima di uscire.
Per la prima volta quel venerdì lui le mandò un messaggio infischiandosene del rischio che potesse essere letto dal rivale in amore.
 
- Christine mi dispiace.
 
Non scrisse altro per timore di metterla nei guai ma consapevole che la ragazza avrebbe capito. Lei però non gli rispose immediatamente, e nemmeno il giorno seguente. La domenica mattina con il cuore in gola, colmo del terrore di averla persa, Filippo salì in auto e guidò fino a casa di suo padre deciso a dirgli la verità sui suoi sentimenti e chiedergli il suo benestare.
Giunto nel piccolo salottino della casa dei genitori raccontò tutta la verità senza lasciarsi frenare dal loro sguardo indignato.
Era comprensibile in fondo, si era raccomandato più volte con il figlio di stare alla larga dalla ragazza, avrebbe potuto avere chiunque ma non doveva mettere in mezzo il lavoro. Che reputazione avrebbe avuto lo studio se si fosse saputo. Gli ordinò di chiudere immediatamente quella relazione o in caso contrario avrebbe allontanato la ragazza e sconsigliato a tutti gli avvocati della città di assumerla, infondo chi avrebbe voluto accanto una donna pronta a circuire i propri figli o colleghi più giovani al solo fine di ottenere maggiori favori. Filippo cercò di convincere il padre che l’idea che si era fatto di Christine non corrispondeva al vero ma il genitore non aveva voluto sentire ragioni, se non avesse messo fine al loro rapporto le avrebbe stroncato la carriera sul nascere, e ne aveva la possibilità.
 
Quella notte non riuscì a chiudere occhio rimuginando sulle minacce del padre, non voleva lasciarla ma non poteva nemmeno permettere al padre di distruggere tutti gli sforzi compiuti fino a quel giorno. Aveva studiato a lungo e si era impegnata molto in quei mesi tanto da spiccare anche per la sua bravura, non poteva permettere che buttasse tutto al vento per quello che agli occhi del genitore poteva sembrare solo un capriccio.
La mattina seguente si trascinò a lavoro completamente esausto, gli occhi tirati per la stanchezza e la mente offuscata dalla tristezza. Sperava di poter rimandare il più possibile il loro incontro ma la fortuna non era mai stata dalla sua parte e Christine alle otto in punto bussò alla sua stanza richiudendosi la porta dietro le spalle per poter parlare con l’avvocato da sola. Lo fissò a lungo prima di trovare il coraggio di proferire parola, eppure era dal venerdì sera che si ripeteva mentalmente quel discorso.
 
“Per me non è un gioco questo. Io sono fidanzata, tra sei mesi mi dovrei sposare e mi sono innamorata di te. Dimmi solo una parola e io lascerò Andrea, dimmi che vuoi stare con me.”
 
Filippo la guardò con gli occhi spalancati e il cuore ricolmo di gioia. Anche lei lo amava. Stava per dirle che provava dei sentimenti profondi e che non desiderava altro che averla al suo fianco alla luce del sole. Poi però gli tornarono alla mente le pungenti parole del padre, li avrebbe ostacolati in tutti i modi e le avrebbe impedito di realizzare i suoi sogni lavorativi. Poteva essere così egoista? Andrea l’avrebbe resa felice perché anche lui la amava e lei aveva tutte le carte in regola per diventare un ottimo avvocato.
Pronunciare quelle parole fu più doloroso di quanto si aspettasse.
 
“Mi dispiace Christine ma io non provo nulla per te.”
 
Christine gli voltò le spalle senza rispondergli nell’intento di nascondergli le lacrime che ormai gli rigavano le candide guance e si allontanò sbattendo la porta, evitandolo per tutto il resto della giornata lavorativa. La mattina seguente Filippo si preoccupò non vedendola arrivare e passata l’ora di pranzo si decise a chiedere informazioni all’altra praticante dello studio scoprendo che la ragazza la sera prima aveva presentato le proprie dimissioni. Qualche giorno dopo il padre gli disse che era stata assunta in un ottimo studio, forse migliore anche di quello del suo, si rallegrò sapendo che aveva trovato una valida alternativa, sicuro che fosse stata la scelta migliore per entrambi. Lui non si sarebbe più torturato vedendola gironzolare per lo studio, inebriandosi del suo dolcissimo profumo, ammaliandosi con la sua ineguagliabile bellezza, non sarebbe più caduto nella tentazione di assaggiare le sue labbra invitanti e carnose, di toccare il suo corpo morbido e caldo. E lei? Lei sarebbe stata felice, lo avrebbe dimenticato, si sarebbe sposato con lo stupido fidanzato e sarebbe diventata un bravo avvocato.
Gli capitò di incontrarla nei mesi successivi, sentiva il suo sguardo seguirlo nei lunghi corridoi del grande Tribunale. Si limitavano a scambiarsi un lieve saluto, con un semplice cenno del capo accompagnato da un timido sorriso, ma non parlarono più.
Il giorno fissato per il matrimonio Filippo non uscì di casa, si stese a letto e aspettò le cinque trattenendosi dal desiderio di correre in ogni chiesa della città fino a trovarla e fermare le nozze gridando a tutti il suo amore per riaverla con sé. Lo avrebbe fatto se non fosse stato certo che si sarebbe trattato di un errore.
Passata la mezzanotte fu sicuro di averla persa per sempre.
 
Da allora Filippo ebbe molte donne ma non s’innamorò più di nessuna, il suo cuore apparteneva a Christine e nessun’altra donna sarebbe mai riuscita a riconquistarlo. Per questo motivo non si sposò mai e non ebbe figli.
Per questo adesso era sempre solo in quella casa di riposo e nessuno andava mai a fargli visita, perché aveva continuato ad amare quella donna che non aveva avuto il coraggio di tenere al suo fianco.
 
Fu allora che la vide, non nei suoi ricordi ma nella realtà. Attraversava il giardino a passo veloce fasciata in un leggero vestito verde smeraldo che le sottolineava le delicate forme, i lunghi capelli raccolti in una disordinata coda alta. Non poteva essere lei, era giovane, più giovane del giorno in cui l’aveva incontrata la prima volta e gli anni dovevanoon essere passati anche per lei, ma le somigliava così tanto. Guardandola con occhio critico si accorse che i lineamenti del viso erano meno delicati, gli occhi più piccoli, la pelle meno curata, nessuna ragazza poteva essere bella quanto la sua Christine e non dubitò nemmeno per un istante della genuinità del suo ricordo. Ma sembrava lei.
Incuriosito dalla ragazza si decise per la prima volta dopo tantissimo tempo ad uscire dalla piccola stanza, la sua bella prigione, e scendere in giardino, guadagnandosi decine di sguardi sconcertati da parte degli infermieri stupiti nel vederlo allontanare dalla propria camera da letto. Una volta raggiunto l’esterno perlustrò il cortile con occhi seri alla ricerca della giovane sconosciuta, desideroso di scoprire se tanta somiglianza potesse essere una caso. La intravide mentre con dolcezza sorrideva ad un bambino circa dieci anni più giovane, prendergli la mano e incitarlo a seguirla. Insieme raggiunsero il portico dove li attendeva un uomo di circa quarant’anni e una signora anziana comodamente seduta su una sedia a dondolo.
La vista di lei lo colpì come un pugno nello stomaco, gli era bastato incrociare il suo sguardo per riconoscerla, invecchiata ma era ancora bellissima mentre sorrideva con affetto a quelli che dovevano sicuramente essere i suoi nipoti. Il destino beffardo li aveva fatti rincontrare dopo quasi cinquant’anni mettendoli nella stessa casa di riposo.
Anche lei non tardò a intuire l’identità dell’uomo che la fissava con insistenza.
 
“Filippo?” Domandò titubante sollevandosi con fatica dalla sedia di vimini.
 
“Christine.” Annuì confermandole la sua identità, indeciso se essere felice o arrabbiato con il fato che aveva fatto incrociare nuovamente le loro strade, ora che era troppo tardi.
 
“Nonna, conosci quest’uomo?” Le domandò la ragazza prendendola sotto braccio per aiutarla ad avvicinarsi mentre la donna annuiva sorridendogli timidamente. Era rimasta esattamente la stessa persona, solo più vecchia, ma comunque meravigliosa per la sua veneranda età.
Filippo aveva davanti agli occhi quello che sarebbe potuto essere il suo futuro se quel giorno le avesse rivelato ciò che il suo cuore provava o se mesi dopo si fosse alzato dal letto per correre a fermarla perché in cuor suo lui sapeva che lei avrebbe lasciato tutto per lui, lo vedeva nella luce che iniziò a risplenderle negli occhi mentre lentamente avanzava nella sua direzione.
 
E se non avesse fatto la scelta giusta? Non aveva bisogno di domandarselo, lo sapeva. Il suo cuore batteva ancora come quando aveva poco più di trent’anni, le mani sudate, il sorriso tirato e le gambe tremanti. Era ancora innamorato di quella donna e sapeva di aver commesso l’errore più grande della sua vita privandosi della gioia di averla al suo fianco.
Filippo ne era certo, se fosse potuto tornare indietro non l’avrebbe mai lasciata andare.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice.
 
Stranamente sono riuscita a pubblicarla, fino all’ultimo ho creduto che mi sarei ritirata anch’io.
Questa è solo una piccola OS, molto piccola, ma che nella mia testa è l’inizio per una possibile long incentrata sulle avventure dei giovani Filippo e Christine. (Già ho scelto questo nome in onore di Christine Carter una delle ideatrici di questa fantastica sfida per ringraziarla di averci regalato questa occasione di sperimentarci in qualcosa di diverso.)

Vi ringrazio.
 
 
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lachiaretta