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Autore: AlexVause    11/05/2015    0 recensioni
- Se qualcosa ti ferisce così tanto da farti male, ricorda che devi sempre alzarti e tornare a combattere per il tuo popolo. L’unico modo per poter andare avanti, è seppellire l’accaduto…anche se fosse così tremendo da non poter essere dimenticato.
La sua voce fece mancare un battito al mio cuore. Non sapevo se piangere o essere furiosa con lei.
Sentimenti contrastanti scaturivano dal mio animo.
- È proprio ciò che non ti aspetti che ti fa stare male.
Aggiunse poi con un tono che tradiva tristezza.
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Clexa
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa FanFiction è stata scritta alla fine della seconda serie, quando si era a conoscenza solamente del tradimento di Lexa.
Ho voluto dar sfogo alla mia immaginazione con una nuova avventura per i nostri personaggi amati. Spero vi piaccia.

Capitolo 1

“May we meet again”…ci rincontreremo.
Furono le sue ultime parole quella notte.
Rivederci. Come avrei mai potuto accettare di rivedere il suo sguardo…due occhi che nascondevano dolcezza quando mi guardava… gli stessi che si mostrarono freddi e distaccati mentre mi tradiva.
Dopo che Mount Weather era caduto, immagini di lei mi tornavano alla mente come un film che si ripeteva in continuazione.
“È una decisione che ho preso con la testa e non con il cuore”.
Già…voleva salvare il suo popolo ad ogni costo. Ed io?
Avevo messo da parte il mio dolore per quel tradimento, mutandolo in rabbia per salvare la mia gente…ma ora…ora che la guerra era finita sentivo che qualcosa in me si era frantumato.
Eppure continuavo ancora a pensare alle sue labbra, ai suoi occhi.
- Una volta Anya mi disse: Se qualcosa ti ferisce così tanto da farti male, ricorda che devi sempre alzarti e tornare a combattere per il tuo popolo. L’unico modo per poter andare avanti, è seppellire l’accaduto…anche se fosse così tremendo da non poter essere dimenticato.
La sua voce fece mancare un battito al mio cuore. Non sapevo se piangere o essere furiosa con lei.
Sentimenti contrastanti scaturivano dal mio animo.
- È proprio ciò che non ti aspetti che ti fa stare male.
Aggiunse poi con un tono che tradiva tristezza.
Era poggiata con la schiena al tronco di un albero. Le braccia incrociate al petto, come a trattenere dentro sé ogni emozione, mentre mi guardava.
- Conoscerti, incontrarti, parlarti e vedere il tuo volto…ecco cosa mi fa male.
Sibilai con cattiveria.
- Non siamo dei combattenti, Lexa, ma ho dovuto far andare in guerra il mio popolo che TU hai abbandonato. Hai abbandonato loro…hai abbandonato me.
Il suo sguardo si adombrò.
- Mai ti avrei abbandonata, Clarke. Ho monitorato tutto fino alla caduta di Mount Weather. Non potevo fare altrimenti.
Strinsi i denti inspirando a fondo. Avrei voluto aggredirla verbalmente, ma in fondo, ha fatto ciò che ci si aspetta da un Comandante. Perché mi faceva così male?
- Secondo la tua logica dovrei seppellire tutto ciò che è accaduto. Hai ragione. In fondo, il tempo scorre e con esso anche i giorni. Come tu, quando te ne sei andata, anche tutto il resto diverrà passato.
Mi voltai. Ero stanca di vederla…di sentire la sua voce.
- Clarke, essere un leader comporta dover sacrificare persino se stessi.
- Clarke!
La voce di mia madre attirò la mia attenzione. Mi voltai vedendo che camminava a passo svelto verso di me. Guardai nel punto dove si trovava Lexa, ma di lei non vi era traccia.
Me l’ero forse immaginata?
Non ne dubiterei molto facilmente. Avevo bisogno di risposte o forse solo di una persona su cui sfogare ciò che sentivo in quel momento.
- Dove stai andando?
Mi chiese mia madre, ora di fianco a me.
- Lontano da qui.
- Non puoi andare da sola. Questa terra è piena di pericoli…tu lo sai più di me.
Non risposi limitandomi a camminare.
Volevo allontanarmi da Camp Jaha, volevo dimenticare tutto…dimenticare lei.
M’incamminai,lasciando che la voce di mia madre divenisse un eco lontano, mentre Kane la tratteneva dal raggiungermi.
Solitudine, ecco ciò di cui avevo bisogno.

Camminai per minuti o ore. Ormai non lo sapevo più.
Il peso che avevo sulle spalle, faceva sembrare un eternità ogni battito di ciglia.
Un ruscello scorreva poco lontano da me.
Mi sedetti sulla riva. La mano nell’acqua fredda…fredda come il suo cuore.
- Esci dalla mia testa!
Gridai. Volevo solo dimenticare.
- È pericoloso girovagare da sola nel bosco.
Di nuovo lei. Era davvero la mia mente a giocare brutti scherzi?
- Non ho bisogno dei tuoi consigli.
Sbottai.
- Voglio solo stare sola. Ciò implica stare senza te.
- Come desideri Clarke of the Sky People.
Il silenzio tornò a circondarmi, rotto solo dal fruscio del vento fra le fronde degli alberi.
Un mare di domande mi ronzavano nella testa. Domande che necessitavano di risposte.
Respirai profondamente una, due, tre volte prima di porre al vento il mio dubbio più doloroso.
- Perché rischiare la tua vita contro dei cecchini per poi abbandonare tutto così?
Dì la verità, era solo apparenza la tua? L’accordo era già stato stipulato in precedenza?
Pronunciai quelle domande freddamente, quasi come una coltellata al petto. Dubbi che facevano male, dubbi che stordivano lasciando senza fiato, per paura di un eventuale risposta.
Sapevo che era ancora lì, nascosta ai miei occhi ma non al mio essere.
- Stato di necessità.
Una risposta secca. Un pugno nello stomaco.
Risi amaramente. Ero disgustata.
Sentii dei passi avvicinarsi a me. Mi voltai a guardarla. La rabbia sul mio viso.
- Ciò che provo e ho provato in quel momento è celato ai tuoi occhi.
- In questo sei brava.
Ringhiai ferita.
Ora lei era proprio lì, davanti a me.
- Qualsiasi cosa riguardante la mia intera esistenza, si basa sul mio popolo. Clarke Griffin non è contemplata.
Nonostante sembrò che per lei fosse stato difficile pronunciare tali parole, mi mancò il respiro. Deglutii più volte, incredula per ciò che avevo appena udito.
- E io che mi sono fidata di te.
E io che mi sono innamorata di te…dissi dentro me sentendomi morire.
- Spesso ci si sofferma all’apparenza. Ti facevo più intelligente Clarke del Popolo del Cielo.
- Perdonami se mi sono lasciata distrarre dal tuo tradimento.
Sentenziai con rabbia. La sentivo crescere in me, arma di difesa contro quel dolore intenso.
- Un leader non mostra mai la sua debolezza.
- Tu non sei affatto debole, tu sei senza cuore.
Le mie parole come veleno addosso a chi, pochi giorni prima, mi fece battere il cuore. Fu in quell’istante che Lexa mi afferrò dalla giacca e mi baciò. Avrei voluto farle del male per quel gesto, ma qualcosa mi fermò. Seppur fugace, una lacrima scese a bagnarle la guancia.
Bastò questo per sentire il mio cuore fermarsi.
- Non ti dirò mai che in quell’istante volevo solo fuggire lontana da te, dal tuo sguardo ferito. Come non ti dirò mai che l’accordo ha salvato la mia gente ma ha ucciso me.
La strinsi forte ma lei si allontanò. Quelle parole mi devastarono. So quanto fu difficile per lei ammetterlo e so anche quanto fosse vero.
- Un leader non mostra mai la sua debolezza.
Mi ripeté prima di lasciarmi sola con un peso nel cuore.



Nota di Alex: ecco il primo capitolo di questa ff. E' un piccolo prologo diciamo.
Questa storia non so ancora come la svolgerò perché l'ho cambiata per (cito Lexa) Stato di necessità,
Spero vi piaccia. Commentate in molti che mi fa sempre piacere leggere recensioni e critiche costruttive.
A presto.
  
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