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Autore: AlexVause    13/05/2015    2 recensioni
- Se qualcosa ti ferisce così tanto da farti male, ricorda che devi sempre alzarti e tornare a combattere per il tuo popolo. L’unico modo per poter andare avanti, è seppellire l’accaduto…anche se fosse così tremendo da non poter essere dimenticato.
La sua voce fece mancare un battito al mio cuore. Non sapevo se piangere o essere furiosa con lei.
Sentimenti contrastanti scaturivano dal mio animo.
- È proprio ciò che non ti aspetti che ti fa stare male.
Aggiunse poi con un tono che tradiva tristezza.
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Clexa
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Guardai il cielo. Il sole stava tramontando. Dovevo cercare un rifugio per la notte ma, per come mi sentivo mentalmente, non ero certa di volerlo trovare.
Tra gli alberi si udirono mormorii.
Non ero molto lontana da Camp Jaha. Magari era qualcuno in perlustrazione.
Altri rumori…e ciò che vidi davanti a me, mi pietrificò. Terrestri.
- L’Heda non è qui.
Informai. Il tono fermo.
- Clarke Griffin del Popolo del Cielo?
Mi chiese uno di loro, togliendosi la maschera e avvicinandosi a me.
Era alto. Voce profonda. su un lato del viso spiccava un tatuaggio a me familiare.
Al suo passaggio gli altri terrestri si scostarono.
Non sapevo se mentire o dire la verità.
- Sì, sono io.
Risposi incuriosita. Che volevano? Erano stati mandati da Lexa?
Sfoderarono le spade mettendosi in posizione d’attacco.
Ok, era meglio mentire!
Il mio cuore iniziò a battere senza sosta.
- Prendetela!
Ordinò l’uomo davanti a me.
Con uno scatto fulmineo corsi via.
Sentivo i loro passi pesanti sul terreno. Erano poco lontani da me.
Non sapevo dove andare. Davanti a me solo alberi e vegetazione. Nessun luogo dove nascondersi.
Corsi a perdifiato pregando che non ci fossero arcieri sugli alberi.
Non avrei ceduto, no….non così facilmente.
Non volevo portarli dritti al campo. Almeno in quel momento ero solo io ad essere in pericolo.
Scansai velocemente al mio passaggio rami e foglie. Non potevo cadere. Non ora.
Il verde del bosco iniziò a diradarsi. Rumore d’acqua sostituì il cinguettio degli uccelli.
Raggiunsi una radura e dopo di essa, il nulla.
Ero in piedi su di una scogliera. Sotto di me un lago naturale in cui vi ricadeva una cascata.
Mi voltai. Il fiato corto. Ero sfinita.
I guerrieri mi avevano raggiunta. Sogghignavano trionfanti.
- Uccidetela.
Un ordine che si apprestarono ad eseguire.
Si avvicinarono a me. Ero in trappola.
La scogliera era alta per saltare.
Guardai i Terrestri armati davanti a me per poi voltarmi verso l’acqua sottostante.
- Non morirò per mano vostra.
Sibilai.
Trattenni il respiro gettandomi nel vuoto.
 
Mi sentii trascinare a riva prima di perdere i sensi totalmente.
Qualcuno comprimeva la mia gabbia toracica per poi posare le proprie labbra sulle mie, dandomi ossigeno.
Altri passi veloci sul terreno. Voci ovattate, ora, mi circondavano.
Mi sembrava di vivere tutto da spettatrice.
Tossii svariate volte e solo allora vidi il suo viso.
I capelli bagnati la rendevano ancor più bella.
Qualcuno mi mise a sedere. Mia madre…ne riconobbi il profumo.
Lexa era davanti a me. Mi aveva salvata?
Mi scostava gentilmente i capelli dal viso mentre io cercavo di riprendere fiato.
D’un tratto mi tornarono alla mente i miei assalitori.
- Hai…mandato qualcuno a uccidermi!
Volli improvvisamente allontanarmi da lei, ma l’Heda, mi afferrò il viso costringendomi a guardarla. Cosa che non feci.
- Guardami Clarke!
Esclamò. Il tono feroce, lo sguardo torvo.
Alzai gli occhi incatenandoli ai suoi.
- Non lo farei mai.
Non le credetti.
- Sapevano il mio nome, Heda!
Ringhiai con rabbia.
- Dimmi. Ricordi qualcosa di loro? Chi ti ha parlato?
Con l’aiuto di mia madre mi alzai in piedi prima di rispondere a Lexa.
- Avevano tutti delle maschere. Inquietanti oserei dire...non che le vostre siano più invitanti.
Pensai attentamente.
- Aspetta. Quello che mi ha parlato aveva gli stessi tatuaggi o marchi, come li chiamate voi, di Quint.
Lexa si scostò bruscamente da me. La sua espressione di rabbia sul volto mi stranì.
- Che cosa succede Heda?
Chiese mia madre ma senza ottenere risposta.
- Lexa?
Cercai di richiamare la sua attenzione. Ero preoccupata da quella sua reazione.
La guerriera si guardò intorno furiosa prima di mettersi a correre verso il bosco.
Si fermò. In quel momento vidi Indra.
Lexa mi indicò mentre parlava con il suo secondo.
Indra fece un cenno verso il bosco.
Tre cavalieri armati, su bellissimi destrieri neri, si avvicinarono all’Heda.
Dopo pochi istanti ci raggiunsero.
- Vi scorteranno a Camp Jaha. Io devo tornare a Ton DC e informarmi sull’accaduto.
- Voglio venire con te.
Protestai.
- No!
Il suo tono duro, più alto del dovuto.
La vidi prendere un respiro profondo.
- No Clarke. Se hai detto il vero, sei in pericolo. Non puoi venire con me.
Mia madre mi attirò a sé.
- Sarò io a venire da voi. Ora andate!
Ci ordinò prima di chiamare il proprio cavallo che la raggiunse.
Salì sul destriero.
- Se capita qualcosa anche solo a uno di loro, ne risponderete con la vita. Sono stata chiara?
Ringhiò furiosa.
- Sì, Heda.
Risposero all’unisono. Non sembrarono mostrare emozione alcuna.
Sospirai. Avremo mai vissuto normalmente in questo mondo?
- So che ti ha salvato la vita, ma io non mi fido. Non mi fidavo prima e non mi fido ora.
Bisbigliò mia madre, facendo in modo che sentissi solo io.
Come biasimarla.
- Qualsiasi decisione ti chiederà di prendere, voglio esserne informata.
Decisioni. Il missile…Mount Weather e centinaia di vite sulla mia coscienza.
Tutto intorno a me cominciò a girare vorticosamente.
Battei le palpebre più volte.
La vista iniziò ad appannarsi.
Vidi mia madre preoccupata.
Accennai un assenso con il capo, per rispondere a ciò che mi aveva detto.
Sentii il respiro venir meno.
“Not everyone, not you.”
Furono le ultime parole che mi tornarono alla mente prima che il buio mi circondasse.
 
Quando mi svegliai, ero nell’infermeria di Camp Jaha.
- Bentornata fra noi.
Disse mia madre sorridendomi.
- Cos’è accaduto?
Chiesi tentando di mettermi a sedere ma, poggiandomi una mano sul petto, mi fece sdraiare nuovamente.
- Va tutto bene. Hai solo perso i sensi.
Mi rilassai.
- Lexa è qui. Vuole vederti.
Il tono di mia madre suonò severo. Vi immagazzinò tutta la sua disapprovazione per quella situazione.
- Le dirò che stai riposando, se anche tu sei d’accordo.
Lo ero? Non saprei.
Sentii un nodo alla gola.
- Voglio andare nella mia tenda. Sto bene ora.
Gli occhi di mia madre erano ridotti a due fessure.
- Se mi prometti di riposare.
Disse poi seppur contrariata.
- Tranquilla.
La rassicurai.
- Voglio solo stare sola. Un po’ di riposo e solitudine mi faranno bene.
 
Ero sdraiata sul mio letto arrangiato.
Aprii gli occhi e la vidi, in piedi, davanti all’entrata della mia tenda.
Lo sguardo mi chiedeva il permesso d’entrare.
La ignorai voltandomi. Chiusi gli occhi nuovamente.
Speravo se ne andasse, ma allo stesso tempo volevo che rimanesse.
- Clarke…
Udire la sua voce, pronunciare il mio nome, mi faceva sempre sussultare.
Mi misi a sedere. Finalmente la guardai.
- Devi mangiare.
Disse sedendosi al mio fianco.
- Non ho fame.
Mi zittii un istante.
- Davvero Lexa, non ho bisogno del tuo aiuto.
Non rispose.
- Acqua?
Mi chiese poi sorridendomi timidamente, porgendomi una borraccia.
Non potei fare a meno di sorridere di rimando. Era così ostinata.
Accettai.
- Come ti senti?
Chiese speranzosa che iniziassi una conversazione.
Feci spallucce. Il sorriso era già svanito dal mio volto.
Le sue spalle si abbassarono frustrate.
- Vorrei solo che capissi.
In quella frase sentii la profonda tristezza che provava in quel momento.
- Io potrei anche capire…è il mio cuore che stenta a crederci.
Sussurrai. Faticai a dire quelle parole, ma Lexa sembrò averne compreso il senso.
- Heda, Clarke Griffin, il Cancelliere vuole parlarvi.
La presenza di Indra, in quel momento, fu per me un’ancora di salvezza.
Avevo bisogno di una boccata d’aria e che quella conversazione finisse.
 
Eravamo tutti attorno ad un tavolo d’acciaio.
- Heda, cos’avete scoperto?
Domandò Kane con garbo. Stimava Lexa e lei, incredibilmente, stimava lui.
- Nyko.
Chiamò Lexa. Il terrestre la raggiunse porgendole un pezzo di carta arrotolato.
L’Heda lo poggiò sul tavolo. Era una mappa.
Una mappa…un tavolo…pianficare…
Iniziai a massaggiarmi le tempie.
Ricordi. Un terribile dejavu.
Presi un respiro profondo. Sospirai.
Lexa mi guardò preoccupata. Scossi il capo indicandole di proseguire con la mano.
Riuscii a scorgere Indra guardarmi contrariata.
- Siete a conoscenza di ciò che è accaduto nel bosco tra Clarke e Quint, un rappresentante dei 12 Clan?
Chiese l’Heda ai presenti. Kane, mia madre e Bellamy negarono.
- Cominciamo dal principio. Clarke del Popolo del Cielo, vuoi parlarne tu?
Guardai Lexa e acconsentii alla sua richiesta.
- Tutto è iniziato durante la riunione con i rappresentanti dei 12 Clan. Stavamo pianificando l’assalto a Mount Weather. Quint, uno dei 12, mi rinfacciò l’uccisione del fratello morto durante l’attacco, da parte dei terrestri, alla navicella esodo dei 100.
“Hai bruciato vivo mio fratello”.
“Non avrebbe dovuto attaccare la mia navicella”.
“Sei molto coraggiosa con il comandante che ti protegge, eh?”.
Come immagini di un film, i ricordi m’investirono.
- Ammise di non voler essere un alleato della nostra gente. Poco dopo lasciai l’incontro con i 12. Stavo camminando nel bosco e notai che Quint, mi stava dando caccia. Voleva uccidermi. Fuggii. Egli riuscì a ferire a morte Byrne e poi mi attaccò. L’Heda mi salvò e il Pauna lo uccise. È tutto.
Lexa annuì al riassunto che feci. Mia madre era pallida. Sul suo volto un misto fra rabbia e paura.
- Le informazioni di cui sono a conoscenza sono le seguenti: il nuovo rappresentante del clan, prima presieduto da Quint, vuole vendetta. Dopo la caduta di Mount Weather e il patto stipulato con la gente della montagna da parte mia, ha ben pensato che l’alleanza con il Popolo del Cielo fosse sciolta. Vuole uccidere Clarke, vostra Leader, a costo di radere al suolo Camp Jaha.
Alle parole dell’Heda seguì il silenzio.
- Non possiamo usare diplomazia?
Chiese mia madre pensierosa.
- Si può provare. Avrete comunque il mio appoggio.
- Non credo di volerlo.
Sbottai contro l’Heda.
Ottenni gli sguardi di tutti su di me.
- Clarke…
- No, niente Clarke, Lexa.
Detto ciò uscii.
- Perché è tutto così difficile?
Il mio, fu un pensiero ad alta voce.
- Sei tu a renderlo difficile. Pensaci.
Kane mi aveva seguita sino all’esterno.
- So che non ha sbagliato.
Risposi seppur tentennante.
- E allora perché continui a condannarla?
Dopo quella domanda sembrò comprendere qualcosa che lo fece sorridere.
- Ora comprendo. È il cuore che ti comanda, Clarke?
Non dissi nulla.
- Lo prendo per un sì.
Mi mise una mano sulla spalla.
- Ora hai bisogno della testa. Ed è ciò che ha fatto pure lei.
- Lo so.
Bofonchiai allontanandomi.
 
Andai a guardare Octavia allenarsi assieme a Indra, Lincoln e alcuni terrestri. A loro si unirono anche altri volontari desiderosi d’imparare a difendersi.
Trascorsero un paio d’ore e vidi Lexa sedersi accanto al falò. Nyko le parlava e lei scosse il capo.
Rimase sola a guardare i suoi guerrieri lottare contro alcuni dei nostri.
Sospirai.
Si alzò allontanandosi.
Ero certa che sapesse che l’avrei seguita…e così feci.
Andammo in un posto lontano da tutti. La tranquillità della notte ci circondava. In lontananza, le grida d’incitazione ai lottatori. Accanto a noi alcune tende vuote.
D’improvviso si fermò. Tra noi il silenzio. Guardavamo le stelle.
Fui io, come il solito, a infrangerlo.
- Kane mi ha detto che ora ho bisogno di agire con la testa…lo stesso che hai fatto tu. Per farlo devo scordarmi il tuo viso.
Inizia quel discorso sentendomi salire un nodo alla gola.
- Eppure…qualcosa mi riporta sempre indietro da te. Non importa quanto io mi possa allontanare. Non riesco mai a dimenticarti. Mi hai stretta a te baciandomi, così all’improvviso…e con la stessa velocità mi sei entrata nel cuore senza che io riuscissi a porre resistenza.
Distolsi lo sguardo, puntandolo a terra.
- Dio mio, mi hai toccata per un secondo e tutto ciò che sono…è svanito.
La sentii sospirare. Ti è difficile parlare di ciò che provi, lo so…lo sento.
- Clarke, volevo solo farti comprendere, che sei tutto ciò di cui ho bisogno qui…su questa terra.
Con una sola frase, era riuscita a disarmarmi. Mi sentivo una marionetta nelle mani del burattinaio.
Come ci riusciva?
- Vorrei tanto che mi liberassi, Lexa. Liberami da ciò che sei per me. Vattene e lasciami sola.
Quelle parole uscirono tutte d’un fiato.
- Come desideri, Clarke…ma non ti lascerò andare. Non così. Non adesso.
Alzai lo sguardo da terra per vedere il suo volto ancora una volta, ma mi accorsi di esser rimasta sola.



Nota di Alex: La quiete prima della tempesta. Per chi mi conosce, adoro incasinare le storie.
Usare la diplomazia è una strada...ma non sempre funziona.
Commentate numerosi. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ho notato che (a differenza di Once), sono pochi a seguire The 100. E' un vero peccato perché merita.
A presto :)
  
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