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Autore: Stella cadente    11/05/2015    4 recensioni
"Odiava quando era così.
Così ... debole.
Così vulnerabile.
Non doveva esserlo ... e invece lo era."
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Harry Styles è un ragazzo alla deriva. Un ragazzo di vent'anni che si sente perso, vuoto, incompleto.
Vive la vita senza entusiasmo, lasciando che le cose gli scorrano addosso, totalmente indifferente a più o meno tutto ciò che lo circonda.
Finché una sera – una come tante, in realtà – non farà un incontro che, a poco a poco, rappresenterà una svolta ...
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quinto
 
 
 
«Senti, non fare caso al disordine, non ho neanche sistemato oggi» cominciò Claudia quando entrarono nel suo appartamento.
Harry si guardò intorno: le pareti chiare si sposavano perfettamente con un arredamento in legno. L’atmosfera era modesta, ma molto accogliente. Effettivamente, doveva riconoscerlo, non era proprio in ordine, ma non ci fece caso più di tanto.
«Abiti qui da sola?» chiese.
«Sì.» Claudia si buttò sul divano, esausta.
«Harry, volevo dirti...»
Il ragazzo rimase in ascolto.
«Apprezzo che tu abbia voluto rimanere qui con me, adesso. Ma vorrei dormire, sono stanca e... preferisco dimenticare ciò che è appena successo, o meglio cosa stava per succedere.»
Lui annuì e fece come per andarsene, serio, impassibile.
«Harry» lo richiamò lei.
Si voltò.
Claudia lo fissava con un’espressione quasi supplichevole, anche se – era evidente – manteneva il suo solito orgoglio.
«Ti ho detto che sono stanca, non che voglio che tu te ne vada.»
 
 
Harry non avrebbe mai detto che sarebbe successo.
Non avrebbe mai detto che sarebbe stato tutta la notte con lei, anche se la ragazza dormiva.
Lui però non aveva sonno. Voleva solo rimanere lì con lei, per paura che si svegliasse e si preoccupasse nel non vederlo.
Voleva restare con lei, perché vederla così terrorizzata fino a solo qualche ora prima gli aveva fatto troppo male.
Anche se non sapeva dire bene perché.
 
 
 
****
 
 
Stava ripercorrendo i giardini pubblici di Boston per tornare a casa, rivedendo tutte le immagini della sera precedente; non sarebbe andato a lezione, lo aveva già deciso. Si sarebbe fatto passare gli appunti da qualcuno e se la sarebbe cavata comunque, non aveva il cervello per partecipare al seminario con McCarthy che fino al pomeriggio precedente gli sembrava il primo dei suoi problemi.
Harry in realtà aveva sempre messo lo studio al primo posto, senza accorgersi che c’erano altre cose nella vita. Tipo se stesso, o gli altri.
Non lo aveva mai capito finché non aveva incontrato Claudia, e solo ora sembrava rendersene realmente conto. Quella ragazza sembrava averlo stravolto, in qualche strano modo; a ripensarci adesso, la sensazione era davvero sgradevole.
Nessun legame, Harry. Evitalo.
Si sentiva così debole, anche solo a pensarci.
Era sbagliato che provasse tutto ciò.
Era sbagliato che fosse rimasto con lei, era sbagliato che si trovasse bene con lei.
Tutto era sbagliato.
Tutto.
Soprattutto, era sbagliato ciò che aveva fatto prima di andarsene.
 
 
 
 
Quando Claudia si risvegliò sul divano del suo appartamento erano le otto e mezzo: non ce l’avrebbe fatta ad arrivare a lezione in tempo.
Si mise a sedere con un lieve sbuffo e si guardò intorno, sperando di vedere Harry. Aveva passato molto tempo con lei, avevano parlato, e per un pochino si era sentita più tranquilla.
Ma ora che non c’era si sentiva vuota.
Quel ragazzo la incuriosiva; aveva un non so che di misterioso e tormentato al tempo stesso che l’aveva in qualche modo attratta, il che era strano: generalmente Claudia non provava mai interesse per un ragazzo. Più precisamente, non provava interesse per le persone in generale.
Quindi era decisamente strano.
Quando si riscosse da questi pensieri notò che c’era qualcosa sul tavolino basso vicino al divano, come una specie di post-it.
 
 
+44 6529987195
Se vuoi, sai dove trovarmi.
 
 

 
****
 
 
 
«Io ti ammazzo» decretò Louis non appena mise piede nell’appartamento.
«Buongiorno amico» lo salutò lui.
«Dico sul serio» la sua voce era perfettamente calma, e Harry sapeva che quando faceva così c’era sempre da preoccuparsi. «Mi chiedo dove accidenti sei stato per tutta la notte.»
«Gli altri dove sono?» fece lui, cambiando abilmente discorso.
Louis sospirò.
«A lezione.»
«E tu perché non sei andato?»
«Perché ero preoccupato, cazzo!» esplose il ragazzo moro. «Non posso nemmeno preoccuparmi per il mio migliore amico?»
«Non ho detto questo.»
«Senti, chi se ne frega, tanto non mi dirai mai che è successo, spreco solo  fiato. Andiamo a fare colazione e basta» fece l’amico, con una nota nervosa ben evidente nella voce squillante.
Ed Harry apprezzò che non avesse insistito a chiedergli come avesse trascorso la notte.
Soprattutto, dove.
 
 
 
 
Dopo aver mangiato un’abbondante dose di cereali crollò sul letto inesorabilmente.
Quella notte lo aveva spossato, letteralmente; non riusciva più a scacciare le immagini di Claudia, il suo viso spaventato, la lacrima che le era scivolata lungo la guancia, il dolore silenzioso che si portava dietro. Era stato come se lui lenisse un pochino quel dolore, come se quella notte la avesse un po’ salvata, in un certo senso. Lo aveva visto nei suoi occhi, aveva visto la gratitudine, anche se si ostinava a trattarlo come lui aveva trattato lei fino a quel momento.
Solo allora si era accorto che con lei aveva sbagliato, sin dall’inizio.
Quella consapevolezza gli arrivò come un pugno in pieno petto.
Aveva sbagliato.
Ma del resto, lui sbagliava ogni cosa.
Ci era abituato ormai.
Chiuse gli occhi e si addormentò, scivolando in un sonno senza sogni.
 
 
 
****
 
 
 
Si svegliò nel tardo pomeriggio, causa il telefono che gli squillava fastidiosamente nelle orecchie. La suoneria era penetrante, insistente, e scatenò in lui l’istinto di prendere il cellulare e scagliarlo a terra.
Invece si stropicciò gli occhi e guardò il numero sul display.
Aspettò un pochino prima di rispondere: quel numero non aveva nulla di familiare, gli era completamente nuovo.
«Pronto?» fece, con la voce impastata dal sonno.
«Harry, sono io» avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
«Dimmi, Claudia» disse, cercando di mantenere un tono disinteressato.
«Niente, volevo solo chiederti se ti andava di passare un po’ di tempo con me» rispose lei, asciutta.
Un improvviso moto di tenerezza colpì in pieno il ragazzo, cogliendolo del tutto impreparato.
«Hai ancora paura?» le chiese con delicatezza.
Silenzio.
«Un po’ sì.»
Harry non disse nulla.
«Ma se deve essere un problema non importa.»
«No, no non è quello» si affrettò a precisare lui. «Io...»
Nessun legame, Harry.
Il silenzio che c’era dall’altra parte della linea era quasi assordante.
Vado lì solo per aiutarla, infatti. Non c’è nessun legame, né ci sarà mai.
Non le darò mai l’occasione per deludermi.
Ma ora ha bisogno d’aiuto.
«Sono da te tra mezz’ora. Arrivo.»
E riattaccò, con lo stomaco in subbuglio.
 
 
 
 
La trovò con un paio di occhiali da vista sul naso e i capelli un po’ scompigliati.
«Ehi» la salutò, con un vago sorriso – uno dei suoi, seri e spenti.
«Ciao Harry.»
Sul divano c’era un libro capovolto.
«Joyland, Stephen King. Bel romanzo, devo essere sincero, anche se all’inizio può sembrare banale» commentò il ragazzo.
«Non osare raccontarmelo tutto o ti strangolo» scherzò Claudia.
Harry ridacchiò, poi chiese:
«Stai bene?»
Claudia tirò un sospiro appena accennato.
«Meglio, grazie. Tu come stai?» fece, con la sua solita, strana allegria.
Harry indugiò: era il caso di dirlo?
No.
Sapeva già la risposta.
«Bene.»
La ragazza lo scrutò in un modo strano, ma non disse nulla.
«Non sono io quello che rischiava di fare una brutta fine comunque» aggiunse, guardandola negli occhi verdi. «Quindi non ha senso parlare di me.»
Lei continuò a guardarlo.
«Se proprio dobbiamo parlare di qualcuno, parliamo di te.»
Claudia alzò le sopracciglia.
«Di me? Che cosa c’è da dire di me?»
Harry sogghignò.
«Qualunque cosa.»
Sorrise.
«Ho capito cosa stai facendo, mi stai ripagando con la mia stessa moneta. Astuto» fece, con un sorrisetto malizioso sulla faccia.
«Comunque, beh, che dire di me. Mi piace Stephen King, odio il succo di mela, mi piacciono i colori vivaci...»
«Che cos’ha che non va il succo di mela?» disse Harry, fingendo un sospiro di esasperazione.
«Tante cose. E poi te l’ho già detto, è troppo dolce.»
Il ragazzo scosse la testa e si buttò sul divano color ruggine dell’appartamento, seguito da Claudia, che si tuffò accanto a lui.
«Perché mi hai chiamato?» chiese Harry ad un tratto.
Non sapeva bene perché lo avesse fatto, ma ormai era abituato al modo in cui si sentiva quando era con lei. Era come se non avesse mai tempo di pensare a niente, perché ogni cosa veniva da sé e lui non poteva farci nulla. E poi voleva davvero sapere il perché lo avesse chiamato; sapeva che probabilmente quella ragazza era interessata a lui, ma non capiva in che modo e aveva bisogno di conferme, di sicurezza.
Anche se a lei non l’avrebbe mai detto.
La risposta fu così semplice, così genuina che lo spiazzò.
«Perché volevo vederti.»
 
 
 
****
 
 
Il resto del pomeriggio, in compagnia di Claudia, era passato in fretta.
I ragazzi non sospettavano nulla; si erano comportati normalmente. Forse perché erano ormai abituati a vederlo solo a lezione e per l’ora di cena.
Ad ogni modo non aveva voglia di pensarci. Doveva riordinare ciò che era nella sua testa, prima. Harry non capiva a cosa fosse dovuta quella sensazione: era strana, che sfuggiva alla sua razionalità, illogica.
E lui odiava le cose illogiche.
Odiava non aver sempre tutto sotto controllo, lo detestava.
E stavolta era così. Certo, lì per lì quando era con lei si sentiva a suo agio, ma poi finiva sempre con il sentirsi troppo esposto dopo, anche se in realtà non aveva detto nulla di particolarmente compromettente.
Intanto lei gli aveva chiesto di passare anche il giorno dopo, e lui, come al solito, dal momento che non riusciva a dormire per i troppi pensieri, si trovava in terrazza.
Un’ultima nuvola di fumo scaturì soffice dalla sua bocca, il ragazzo gettò la sigaretta con un gesto stanco e tornò dentro, in quella notte limpida e senza stelle.
 
 

Bentornati di nuovo :)
Questo capitolo secondo me è molto strano, ma in senso buono (spero). Qualcosa comincia a smuoversi nel nostro Harry, e inquadriamo ancora meglio Claudia, questa ragazza così comune, ma così particolare allo stesso tempo – come il rapporto che c’è tra i due del resto. Il legame tra i due ragazzi è abbastanza strano: non è classificabile con precisione, l’unica cosa che sappiamo è che sono incomprensibilmente affezionati l’uno all’altra. Abbiamo poi un Louis spazientito e anche lievemente isterico – mi sono divertita tantissimo a scrivere quella scena – e un Harry sempre un po’ pensieroso e complessato.
Tutto sommato, come sempre, spero che questa sia stata per voi una buona lettura. Lo spero davvero :)
Alla prossima,
Stella cadente
  
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