Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: moni_cst    14/05/2015    9 recensioni
“C’era stato un omicidio nella 25th Avenue proprio al confine tra l’11° e il 12° distretto. L’omicidio era di competenza dell’11° ma la Gates chiese a Beckett di mettersi in contatto con la detective Martinez della Omicidi dell’11° in quello stesso pomeriggio.”
Tutto ebbe iniziò così….
e mentre risolvono il caso, Castle e Beckett discutono sulle particolarità del dottor Morgan (fantasia vs. razionalità) mentre una chiacchierata, inaspettatamente intima, tra le due detective crea il presupposto per un atteso confronto tra Henry Morgan e Jo Martinez.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Image and video hosting by TinyPic




Capitolo 6

 

L’ambulanza era ferma davanti all’ingresso del Pronto Soccorso con i lampeggianti accesi e le porte spalancate.

La macchina della detective Martinez arrivò qualche istante dopo a sirene spiegate. Jo aprì la portiera quando l’auto non era ancora ferma e si precipitò vicino al capannello delle persone che si erano radunate tra il veicolo di soccorso e l’entrata dell’ospedale.

Un uomo della security stava gridando ordini nel tentativo di disperdere quei curiosi e far spostare l’ambulanza in modo da lasciare libero l’accesso per le prossime emergenze in arrivo.

C’era una gran confusione.

La Martinez, con la voce concitata per la preoccupazione e per l’adrenalina che aveva in circolo, si fece largo tra la gente per affacciarsi e farsi vedere da Henry. Voleva fargli sapere che lei era lì e che non lo avrebbe lasciato solo.

Non riusciva a respirare regolarmente per la tensione che aveva in corpo o più semplicemente l’ossigeno sembrava rarefatto. Tra le tante volte che lo aveva visto in pericolo, quella era la prima in cui era stato ferito in modo così grave. Non era un medico, ma una pallottola in pieno petto non era una passeggiata per nessuno e poteva solo sperare che non lo avesse preso nel cuore o nei polmoni.

Ma quando riuscì a scostare il portellone e a farsi spazio tra le persone vide all’interno la barella sporca di sangue ma vuota.

“Dove l’hanno portato?” chiese urlando nel vano tentativo di sovrastare il continuo parlottio di sottofondo. Riconobbe tra gli altri il paramedico che era intervenuto a Central Park e lo strattonò per un braccio ripetendo “Dove l’hanno portato?” e prima ancora che lui potesse rispondergli, lo incalzò “e perché, ferito com’era, lo hanno spostato su un’altra lettiga?”

Il ragazzo si girò verso di lei e verso Beckett e, bianco come un cencio, sussurrò qualcosa con voce così flebile che a stento riuscirono a sentirlo. Kate e Jo si guardarono allibite non capendo cosa volesse dire. Quell’uomo doveva essere ubriaco oppure un visionario.

“Cosa significa che lo avete perso?” chiese risoluta Beckett.

“Significa che è sparito! S-p-a-r-i-t-o.” rispose quello piagnucolando, sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

“Stava meglio? Se n’è andato senza farsi curare?” Jo stava già perdendo la pazienza. Da Henry poteva aspettarsi di tutto, anche che avesse deciso di curarsi da solo, ma questa volta lo avrebbe affrontato perché se continuava a comportarsi così le avrebbe fatto venire un infarto.

“NOOO” riprese il giovane paramedico ”stava molto male. Sinceramente non ero certo che saremmo arrivati in tempo all’ospedale. Mi sono girato solo un attimo per cambiare la sacca della flebo e poi… puff … non c’era più” Beckett immaginò che quel ragazzo avesse visto un fantasma e che stesse per perdere i sensi, tanto era visibilmente sconvolto.

La confusione all’esterno dell’ospedale non aiutava, così lo trascinò verso l’ambulanza, lo fece sedere sul retro e gli diede un bicchiere d’acqua che aveva notato all’interno.

Con la coda dell’occhio vide Castle che si sfregava le mani mentre cercava di trattenere, viste le circostanze tragiche che avevano coinvolto il loro collega, il suo sorriso eccitato. Beckett lo fulminò con gli occhi prima che potesse dire o fare qualcosa di sconveniente. Si rivolse poi di nuovo al ragazzo “Mi sta dicendo che il dottor Morgan ha approfittato di una fermata ed è sceso dall’ambulanza così in fretta che neanche se n’è accorto? Gli hanno sparato in pieno petto, lo sa?”

“Certo che lo so e sa cosa significa per me questo?” urlò di rimando.

Il giovane venne scosso da un pianto disperato e, tra un singhiozzo e l’altro, riuscirono a capire il suo sgomento e la sua preoccupazione: aver perso un ferito nel nulla durante una corsa in ospedale non lo avrebbe salvato di certo da sicuro licenziamento.

Castle si avvicinò a Beckett e senza fare commenti inopportuni le raccontò che aveva parlato con l’autista che gli aveva confermato di non essersi mai fermato durante la sua corsa. Poi guardandosi intorno e assicurandosi che nessuno lo potesse sentire aggiunse sottovoce “secondo me è morto e domani lo ritroviamo in giro. Sicuro. Da vero Highlander”. Sembrava davvero certo del fatto suo, come se avesse avuto una lunga esperienza in merito all’immortalità, ma ciò non gli risparmiò una delle famose occhiate di sua moglie, penetrante come un Patriot lanciato con un obiettivo preciso: distruzione.

 

Abe, ancora insonnolito, mise la freccia e si apprestò a svoltare nella strada laterale che lo conduceva sulla riva dell’Hudson. Diede una rapida occhiata al display dell’orologio della sua macchina e sperò di non averci messo troppo tempo. Con quelle temperature esterne, avrebbe trovato suo padre in condizione di semi-assideramento. Meno male che il telefono che Henry teneva nascosto nella cavità di un albero secolare nei pressi della riva era carico. Ogni tanto si occupava di cambiare la batteria e portare quella sostituita a casa per rigenerarla. Lo faceva ogni mese e di solito era sufficiente. Ne aveva comprata una di scorta in modo che non succedesse che Henry dovesse tornare nudo fino al negozio di antiquariato, impossibilitato ad avvisarlo in alcun modo. Quelle erano state le occasioni in cui era stato arrestato e sinceramente negli ultimi tempi era successo fin troppo spesso. Meno male che la sua amica Jo Martinez e il tenente Reece erano riusciti ogni volta a sistemare le cose e a fargli mantenere il posto di lavoro ma la verità è che lui si sentiva in colpa. Stava diventando più vecchio e l’artrite non gli permetteva più di  alzarsi velocemente come in passato e a correre a salvare Henry da una sicura denuncia per oltraggio al pudore. Troppe volte nell’ultimo anno era arrivato eccessivamente tardi e non era riuscito ad evitargli l’arresto. Inoltre aveva la sensazione che avessero aumentato i controlli in quel punto del fiume…

Ad ogni modo sperava questa volta di essere stato abbastanza celere.

Si accostò nel posto concordato e in meno di trenta secondi vide sgusciare Henry da un cespuglio. Per fortuna non gli avevano rubato la coperta che tenevano nascosta lì per sicurezza. Non sempre la ritrovava, a volte qualche clochard la prendeva per riscaldarsi, incredulo per la fortuna di un ritrovamento così utile.

“Hhaiiii iiiimmpieeeegatoooo uuun ssssecolo, Abe” aveva le labbra viola e tremava visibilmente. Era in uno stato d’ipotermia abbastanza avanzato. Meno male che era stato previdente e, vedendo la temperatura di dieci gradi sotto lo zero, aveva alzato al massimo il riscaldamento della macchina.

“Henry, la mia artrite peggiora con questo tempo. Non sono riuscito a fare prima di così. Mi dispiace.” si girò verso i sedili posteriori e gli allungò una coperta pesante e un termos pieno di tè bollente.

“Tieni, riscaldati” con entrambe le mani iniziò a massaggiarlo vigorosamente.

Quando i tremiti del padre sembravano essersi calmati riprese a parlare mentre guidava verso casa.

“Allora Henry, come sei morto questa volta?” non riuscì a trattenere quel tono ironico che sapeva perfettamente quanto lo irritasse.

“Non ti stanchi mai di fare del sarcasmo sciocco e velleitario. Mi stupisco di te. Se potessi … ETCIUUUU’ morirei volentieri per sempre. Ma il concetto dell’assoluto è totalmente platonistico ed è quanto mai interessante studiare la reazione dell’essere umano alla percezione del dolore. Questo è l’unico scopo che posso dare alla mia ridicola e peculiare esistenza: la ricerca scientifica.”

“Non mi dire che una pallottola in petto non l’avevi già provata?” chiese Abe.

“In effetti sì, diverse volte, ma posso dire con certezza rigorosa che ciò che ho provato questa volta non è paragonabile alle altre. La vita equivale ad una serie di istanti. Non sappiamo quando avverranno o dove. Ma rimangono con noi seguendo la nostra anima. Sempre. Questa volta ho provato più dolore fisico perché era quello dell’anima che l’ha alimentato” affermò con sicurezza con lo sguardo fisso ad un punto indefinito davanti a sé.

“Non capisco. Di cosa stai parlando?” chiese Abe preoccupato per l’ipotermia del padre molto più che per le sua parole “E copriti, che questa volta ti viene una polmonite!”

Rimasero un po’ in silenzio aspettando che la luce del semaforo diventasse verde quando Abe riprese a parlare.

“Sei mai morto di morte naturale? Da quando ho l’età della ragione sei sempre rimasto vittima di decessi violenti… magari sai, cambiando e morendo per malattia… muori per davvero” lo disse quasi vergognandosi delle sue parole ma sapendo bene che l’immortalità era una vera e propria condanna per Henry.

“Vaiolo. Una delle mie dipartite è stata per vaiolo. Non funziona. Sono ancora qui.”

“Ok, ok. Insomma stavi dicendo che il dolore della tua anima ha amplificato quello fisico. In che circostanze sei morto Herny questa volta?”

“Ho rischiato di trapassare davanti a Jo. Sono stato ferito da un cecchino mentre analizzavo degli interessanti residui granulari sulla neve. Sapevo che non ce l’avrei fatta e quando è arrivata l’ambulanza sono riuscito a convincere il paramedico a non far salire nessuno con me. Sono deceduto e poi scomparso durante il tragitto.”

“Hai rischiato di morire davanti a Jo?” chiese incredulo Abe.

“Già e non guardarmi così. Sono avvilito. Ho rischiato di rovinare nuovamente la nostra vita, di dover fuggire, lasciare tutto e cambiare un‘altra volta. Non posso farti questo ancora, Abe” disse Henry con una profonda ruga nella fronte a sottolineare la sua angoscia.

“E’ andata bene e sono 65 anni che lo faccio, non sarà una volta in più a crearmi problemi. Però sto invecchiando. Non puoi rimanere solo al mondo con il tuo segreto. Prima o poi dovrai convincerti che sarà necessario fare entrare un’altra persona nella tua vita.” si voltò verso di lui passandogli la mano sul braccio per accarezzarlo e per sentire se stava riprendendo temperatura. “ Bevi quel tè che ti riscalderà”.

Henry sembrava in trance forse stava riflettendo su quanto aveva appena ascoltato.

Ma dopo qualche minuto di silenzio Abe proseguì “Capisco quanto hai sofferto per la morte della mamma, nel vederla invecchiare, ma è ora che tu abbia di nuovo una donna nella tua vita e che condivida con lei tutto. Hai la fortuna di aver incontrato una donna bella, attraente, dolce e molto intelligente. Potrebbe essere quella giusta per dividere di nuovo con qualcuno la tua vita e magari anche per avere un figlio. Ti devi assicurare di avere sempre una persona con cui condividere tutto questo.”

“Ma di cosa stai parlando?” chiese stupito il dottore.

“Di Jo, Henry, di Jo! Il destino l’ha messa sulla tua strada nel momento giusto, non lasciartela fuggire. Davvero, sto diventando vecchio e non so per quanto ancora potrò esserti di sostegno.” Abe parcheggiò la macchina in garage e si guardò intorno per essere sicuro che non ci fosse nessuno che vedesse Henry avvolto da una coperta strisciare accanto al muro fino all’entrata del negozio.

“Non ti piace Jo?” Non riusciva a capire e ad interpretare il mutismo in cui era entrato.

“Certo che mi piace.”

“E allora corteggiala! Se ti sei dimenticato come si fa ti posso dare qualche consiglio..” esclamò esasperato.

“Jo è una donna di una rara bellezza interiore, Abe. Ed è anche molto bella. Ma ha nel cuore ancora tanta sofferenza per la morte del marito. Si merita di avere accanto un uomo che la renda felice senza darle altre angustie e tormenti.”

“Oh andiamo! Nella vita è impossibile fuggire dalle preoccupazioni e poi è rimasta vedova già una volta… se sposasse te sarebbe certa di non esserlo più per tutta la vita!”

“ABE!”

“Scusami, scusa. Ok! Ma pensaci bene, Henry. Lei o un’altra, è ora che fai partecipe qualcun altro del tuo segreto.” Aprì la portiera e venne bloccato da una mano che gli afferrò il braccio.  Si fermò e vide lo sguardo ansioso di suo padre. Gli si strinse il cuore a vederlo così.

“Abe, cosa racconterò domani mattina a Jo?”

“Potresti far finta di niente e dire che si sono spaventati per nulla e che la ferita non era poi così grave. Vieni, andiamo. Hai bisogno di una doccia calda.”

Si incamminarono insieme verso il negozio ma si fermarono quando videro Jo che bussava forsennatamente alla porta.

“Dovevo immaginarmelo che non avrebbe aspettato fino a domani mattina” mormorò Abe soddisfatto.

“Andiamocene!”

“No” rispose perentorio l’anziano.

Il dottore raccolse tutte le sue forze e afferrò per le spalle il figlio.

“Dobbiamo fuggire. Ora. Senza prendere nulla. Dobbiamo sparire da questa vita e ricominciare in un altro posto. Andiamo! Dobbiamo cercare un luogo dove stare.”

“Ho detto di no! E’ ora che affronti questa cosa e Jo è la migliore persona al mondo che ti potesse capitare per farlo.” E prima che l’altro potesse impedirgli di farlo chiamò a gran voce “Jo. Siamo qui.”

 

 

Angolo di Monica

 

Il confronto Henry e Jo è alle porte.

Abe è stato chiaro: lui non è immortale e Henry deve condividere il suo segreto con qualcuno. Ma che novità! Mi pare di averlo già visto … :-/

Ad ogni modo spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.

Alla prossima

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: moni_cst