Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Akane92    14/05/2015    11 recensioni
"Io avevo sempre avuto una cotta per Tom, fin da quando ero una bambina. Ed ora me lo sarei ritrovato a pranzo a casa mia, come accadeva anni prima, come se nulla fosse cambiato. ( ... ) « Tom, reciterai in un film di mia sorella! » esclamò Jane, mettendo una mano sulla spalla del migliore amico.
« Beh, se lei lo vorrà » rispose, guardandomi con la coda dell’occhio."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Rosso!

Re – Start
 


Non poteva essere vero. Era un incubo, un terribile, terribile incubo.
Non potevo essere davvero lì, nella camera matrimoniale di Jane e Frank, chiusa a chiave, con Tom a braccia conserte, che mi guardava serio. Gli occhi azzurri puntati sul mio viso, severi, e le labbra serrate, dure.
No, stavo sognando.
Ero nel mio letto, addormentata, e dovevo svegliarmi. Mi detti un pizzicotto sulla coscia, ma non accadde nulla, mi ero provocato solo un leggero dolorino.
No, ero dannatamente sveglia.
L’attore corrugò la fronte. « Che stai facendo? »
La sua voce. Domandai a me stessa da quanto tempo non la sentissi: da quella sera a teatro, da quel breve incontro nel suo camerino. Quasi tre mesi. Mi ero impegnata a non rivedere le nostre foto, i nostri video insieme, a non cercarlo, a non vederlo in nessun modo, e ci ero riuscita. Nonostante la mancanza, ce la stavo facendo, stavo davvero riuscendo a fare a meno di lui, per il suo stesso bene.
E invece in quel momento il solo suono della sua voce mi provocò un brivido. Sperai con tutto il cuore che non l’avesse notato.
« Tento di svegliarmi » confessai, senza vergogna.
La mia risposta gli fece sollevare gli angoli della bocca, in quello che sembrava essere un sorriso trattenuto. « Sei assurda »
Sbagliato, quello che stava accadendo era assurdo! Mi voltai di nuovo verso la porta, ancora chiusa, battendo due colpi « Jane! Frank! Jane! » urlai, inutilmente.
« Non sono più qui » esclamò Tom, facendomi tornare a guardarlo.
« Come? »
« Sono andati a fare una passeggiata »
« Sei serio? »
Annuì. Come poteva essere così tranquillo? Strinsi i pugni, costringendomi a restare calma.
« Ci hanno praticamente sequestrati! » dissi, con un lieve tremolio nella voce.
« Più o meno. In realtà, li ho chiesto io di andarsene una volta che tu fossi arrivata qui »
Lo guardai incredula.
« Però è di Jane l’idea di chiuderci dentro » continuò, lasciandomi sempre più incredula.
« Quando torneranno? » fu la prima domanda che mi venne in mente, ma ne avevo molte altre. Perché? Perché adesso? Cosa sai? Cosa vuoi sapere? Cosa è successo? Come fai a non riempirmi di parolacce? Perché vuoi mandare all’aria tutti i miei sforzi?
« Quando avremo finito, manderò un messaggio a tua sorella »
Finito? Finito di fare cosa?
Mi misi una mano sullo stomaco: mi stava venendo anche da vomitare.
« Stai bene? » domandò, socchiudendo appena gli occhi. Era sempre premuroso, nonostante ci trovassimo in quella situazione, strana ed imbarazzante. Sembrava quasi che si stesse imponendo di restare lì, a guardarmi, senza muovere un muscolo verso di me.
« Non molto »
« Voglio solo parlare »
Lo avevo già intuito, sapevo benissimo fin dall’inizio che quello non era un incubo, che ero in quella stanza perché Tom sapeva tutto e perché voleva, ovviamente, dire la sua. Solo che sentirselo dire, così, di punto in bianco, rese il tutto ancora più reale.
Sospirai, sedendomi sul letto. Guardai ancora Tom negli occhi, pronta ad ascoltare ed a sentirmi dire le cose peggiori, di questo ne ero certa.
« Ti ascolto »
Scosse il capo. « No. Prima promettimi che sarai totalmente sincera con me, così come io lo sarò con te, altrimenti tutto questo sarà inutile. Niente più bugie, Cassandra »
Era giusto. Annuii.
L’attore sollevò appena il mento, gonfiando il petto, prendendo fiato. « E’ vero quello che mi ha detto Jane? E’ vero che mi hai lasciato per quello che ti ha detto Melissa? » sembrava calmo, nonostante i suoi occhi severi e taglienti.
Annuii ancora, restando in silenzio.
« Cosa ti ha detto? Voglio saperlo, ogni parola »
Feci un respiro profondo, prima di iniziare a parlare. Era arrivato il momento che avevo temuto: dire tutta la verità a Tom. Mi avrebbe odiata, forse come non aveva mai odiato nessuno, ma ormai ero lì, e lui non mi avrebbe lasciata andare fin quando non gli avessi detto tutto quanto.
« Io ti.. ti ho lasciato perché mi sono resa conto che quello che mi ha detto Melissa quella sera era vero, aveva ragione »
« Cosa. Ha. Detto. Cassandra? » domandò ancora, impaziente, scandendo ogni parola. Non aveva distolto neanche per un attimo lo sguardo da me e non pareva aver intenzione di farlo.
« Ha detto che eri stressato, che la vita degli attori famosi come te è piena di impegni. Un giorno a Los Angeles, uno a Parigi, l’altro a Pechino.. interviste, tour.. Ha detto che non potevo starti sempre dietro, così come tu non potevi pensare a me ed alla carriera contemporaneamente. Voi attori dovete scegliere l’una o l’altra cosa »
« E tu le hai creduto » non era una domanda.
« Non era questione di crederle o meno, Tom. Aveva ragione: eri stressato e stanco! A volte non ti reggevi in piedi, ti addormentati, avevi occhiaie che io stessa non ti avevo mai visto in viso in tutti gli anni che ci siamo conosciuti »
« Quindi hai pensato che sarebbe stato meglio per me lasciarmi? Hai pensato che mi avrebbe fatto sentire meglio? » mi guardava con occhi furibondi, arrabbiati. Abbassai lo sguardo, non riuscendo a reggere il suo.
« Io.. ho solo pensato che saresti stato meglio senza di me, perché in questo momento della tua vita non posso che essere un peso, per te »
Si mise una mano sugli occhi, per poi passarsela su tutto il viso. « Tu non sei mai stata un peso per me »
« Ti ho visto durante le due settimane del tour, quando io non c’ero. Eri raggiante, felicissimo! »
« Perché amo il mio lavoro! » alzò la voce, aprendo le braccia.
« Perché io non c’ero! Non dovevi pensare anche a me! »
Scosse il capo, roteando gli occhi. « Te lo ripeto, adesso, e non farmelo ripetere più: tu non sei mai stata un peso per me, Cassandra, mai »
Non risposi, non controbattei: sarebbe stato inutile.
L’attore inglese sbuffò, passandosi nuovamente la mano sul viso, per poi passarsela sui capelli. « Hai idea di come mi sia sentito quando Jane mi ha detto tutto? »
« Le avevo chiesto di non dirti niente »
« E sai perché l’ha fatto? »
« Perché non è capace di tenere un segreto? »
« Perché stavo impazzendo! »
La sua risposta mi sorprese. Lo guardai, corrugando la fronte, in attesa di una spiegazione.
« Sono venuto qui da lei, ieri, perché volevo dei consigli. Volevo capire come poter tornare a parlarti, a vederti.. volevo capire come poter riaverti con me » confessò, chinando appena il capo. « Se pensi ancora che la tua decisione di lasciarmi mi abbia fatto sentire meglio, beh, ti sbagli, Cass. Sono tornato dall’America, ormai quattro mesi fa, impaziente di vederti, di stringerti, di passare tutto il tempo possibile con te, ed invece mi sono visto piombare addosso una decisione che avevi preso solo tu. Una pausa. Pausa da cosa, precisamente? Dall’amore? » gesticolò, non dandomi neanche il tempo di rispondergli e dire la mia. « Ma poi ho pensato: va bene, facciamo questa pausa, di certo non posso costringerla a stare con me. Mi sono chiesto e richiesto, in tutti questi mesi, cosa diavolo avessi potuto fare per farti desiderare una pausa. Ero stato troppo opprimente? Oppure non ti avevo dato abbastanza attenzioni? Davvero, non riuscivo a darmi una risposta »
« Sei stato un ragazzo perfetto » sussurrai, interrompendolo.
Lui non dette peso alle mie parole. « Ho lottato con tutto me stesso per tenermi impegnato e non cercarti in questi mesi »
« Siamo in due » dissi, ma lui, di nuovo, mi ignorò. Aveva cominciato a fare avanti e indietro per la stanza, gesticolando, guardandomi, ogni tanto, mentre parlava.
« Non credo di aver mai letto così tanti copioni e libri in vita mia; ho fatto attività fisica come forse ho fatto solo per l’audizione di Thor. Quando ho cominciato a recitare in “Coriolanus”, mi sono sentito meglio, proprio perché avevo impegni, perché abbandonavo il mondo reale » si bloccò, fissandomi. « Quando ti ho vista, quella sera, mentre recitavo.. non so neanche come spiegarlo. E’ come se fossi tornato a respirare nel mondo reale. Ho abbandonato l’antica Roma, Coriolano, e ho visto i tuoi occhi. Ho riavuto speranza. Potevo guardarti, parlarti, di nuovo, potevo sentire di nuovo la tua voce! »
Strinsi di nuovo i pugni.  Non tremare.
« E poi nel camerino.. eri.. bellissima! Mi sorridevi! Ci credi che ho pensato che il cuore mi potesse uscire dal petto? »
Sentii gli occhi inumidirsi. In quel momento era il mio di cuore che voleva uscire dal petto, ma solo per frantumarsi in mille pezzi.
« Ma poi è tornato tutto come prima. Non eri venuta lì per me, almeno non come avevo sperato io. Ti ho lasciata andare, di nuovo. Ho rispettato la tua decisione, di nuovo. E’ stato orribile passare il Natale senza di te, e non solo per la presenza della tua famiglia, ma proprio perché mancavi tu. Sentivo, nell’aria, la tua mancanza. Scambiarci quei pochi messaggi di auguri, formali, senza neanche un briciolo di sentimento, non mi ha aiutato. E’ da circa un mese che ho smesso di costringermi a non pensare a te; ho cominciato a chiedere a tua sorella qualsiasi cosa su te, cosa facessi, dove fossi.. Non riuscivo a smettere. Mi mancavi, Cass, mi mancavi come l’aria stessa »
La prima lacrima cadde proprio in quel momento. Che cosa ho fatto?
« Così, ieri sono venuto qui da Jane per chiederle consiglio. Lei ha tentato di parlare di altro, di farmi cambiare discorso, ma quando ha visto che non volevo demordere, mi ha detto tutto » sospirò. « Hai idea di come mi sia potuto sentire? Hai idea di come sia realizzare che tutto quello che avevo pensato potesse essere la causa della nostra rottura, fosse una menzogna? Sono stato quattro mesi a pensare a cose assurde, inutilmente. Quattro mesi, passati a soffrire, per una bugia »
Quelle ultime parole erano state come tante coltellate dritte nel cuore. Volevo sotterrarmi, volevo sparire e non dover vedere quegli occhi azzurri, non dover sentire quelle parole.
« Mi dispiace » sussurrai.
« Sono bastate solo quelle parole per farti prendere quella decisione? Solo poche parole, praticamente di una sconosciuta, per decidere di cancellare tutto quello che c’è stato? »
« Pensavo avesse ragione, pensavo fosse la verità »
« Sempre insicura, fino alla fine » sbuffò, e poi fece una cosa che mi fece accelerare il cuore: si sedette sul letto, proprio accanto a me. Mi guardò, ancora una volta, negli occhi. Eravamo vicini, troppo vicini, come non lo eravamo da mesi.
« Perché non mi hai detto la verità? »
« Mi avresti detto quello che mi stai dicendo adesso, che non sono un peso. Non mi avresti lasciata allontanare da te.. Avresti litigato con Melissa, con la quale devi avere ancora a che fare per questo mese, visto che a breve inizia la promozione del film »
« Non nominarla neanche, per favore »
« Io.. volevo solo darti la possibilità di pensare al tuo lavoro, senza troppo stress »
« Mi hai dato solo possibilità di star male, invece »
Chinai il capo, non riuscendo più a trattenere altre lacrime. « Io.. non so che dire » singhiozzai. « Non era mia intenzione, davvero.. io.. » io ti amo.
« Lo so »
« Mi dispiace »
Annuì. « Lo vedo. Lo sai cosa mi è venuto in mente, in questi mesi, e soprattutto nell’ultimo periodo? » domandò, senza aspettare la mia risposta. « La promessa che feci a tua nonna »
Un’altra coltellata, l’ennesima.
« Mi sono chiesto: come posso prendermi cura di lei, come posso mantenere la promessa? Come posso prendermi cura di chi amo, se non mi vuole accanto a sé? »
Sentii lo stomaco torcersi, il cuore arrivare fino in gola, le gambe addormentate. Lo aveva detto, per davvero?
« Tu.. ancora? »
Annuì. « Sì, Cassie. Non ho mai smesso. Fidati, ho cercato di farlo, ma non ce la faccio. Ti amo, non posso cambiare i miei sentimenti »
« Ma, ora.. » balbettai. E adesso? Cosa sarebbe accaduto, fra noi?
« Ora non lo so » si rimise in piedi « E’ successo tutto troppo in fretta, non so che voglio fare, non so che voglio dirti.. » fece un lungo e profondo respiro. « Ti ho mentito, prima » si mise la mano in tasca, estraendo un paio di chiavi. « Ho le chiavi della stanza, posso aprire »
« Oh »
« Vado a casa, ora, ho bisogno di stare un po’ solo; per davvero, questa volta. Mi fai un favore, però? »
Non risposi, mi limitai a guardarlo.
« Smettila di piangere »
Queste furono le ultime parole che mi rivolse, prima di uscire dalla stanza, dalla casa di mia sorella, e probabilmente anche dalla mia vita.
 
Mi asciugai le lacrime uscendo dall’appartamento di mia sorella, non avevo intenzione di aspettare il suo ritorno. Cosa le avrei mai potuto raccontare?  
Fu la pioggia di Londra a bagnarmi il viso, mentre tornavo a piedi a casa mia. Non piansi più. Perché avrei dovuto? Era stata colpa mia, solo mia. Avevo fatto soffrire Tom, la persona che più amavo al mondo, gli avevo mentito. Meritavo di restare sola, di non averlo più al mio fianco. Nonostante mi avesse detto che mi amava ancora, sicuramente in quel momento, dopo avermi vista, dopo aver capito che gli avevo davvero mentito e che lo avevo fatto star male per mesi, senza un reale motivo, ci stava ripensando. Meritava di meglio, meritava qualcuno che lo facesse sorridere e basta, qualcuno che lo amasse più di quanto lo amassi io, se era possibile.
Lo avevo perso, ne ero convinta. Avevo perso l’amore della mia vita ed era tutta colpa mia, tutta colpa di paure e angosce prive di senso. Non meritavo il suo amore, né le sue attenzioni, né le sue dolci parole, o le sue premure.
Meritavo solo di restare sola, a pentirmi.
 
Ricevetti molte telefonate e molti sms quella sera, persino durante la notte, ma non risposi a nulla. Erano quasi tutte di Jane, Frank e Nat, ma non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno. Dai messaggi che ricevetti, sembrava che Jane avesse detto tutto anche a Nat, che mi chiedeva in mille modi di risponderle, di farle sapere come stessi, se volessi la sua compagnia, arrivando persino a minacciarmi.
Il cellulare continuò a vibrare per tutta la notte, mentre io ero stesa sul divano con la tv accesa, non attenta a quello che stavano trasmettendo. Stavo per spegnerlo, alle tre di notte, quando vibrò ancora, ma il nome che apparse sul display mi bloccò. Tom.
 
« Pronto? »
« Sei a casa? » mi domandò, con l’affanno. Dall’altra parte del telefono si sentiva anche la pioggia incessante di Londra.
« Sì, sono a casa. Ma tu dove..? »
Riattaccò.
Rifeci il numero, ma scattò la segreteria. Che diavolo stava succedendo? Dov’era Tom? Perché aveva l’affanno? Perché aveva spento il cellulare dopo avermi chiamata?
Pensai di chiamare Luke, magari lui avrebbe potuto aiutarmi, ma prima di poter cliccare sul suo nome, sul mio cellulare, tre colpi sulla porta d’ingresso mi fecero sussultare.
« Ma che cavolo! » esclamai. Rischiavo l’infarto.
Guardai dallo spioncino, non potendo credere a ciò che mi si trovava davanti. Per poco le gambe non mi cedettero. Aprii la porta, ritrovandomi  Tom, bagnato dalla testa ai piedi, col fiato corto, a fissarmi.
« Tom! Stai bene? »
« No, non credo »
Era impazzito? Feci un passo in avanti, tentando di toccarlo, di prendergli il braccio per farlo entrare al caldo, ma lui non me lo permise. Alzò una mano, bloccandomi.
« Sono venuto qui per chiederti una cosa »
« Nel bel mezzo della notte, senza ombrello? »
Sorrise. Per la prima volta, dopo quattro mesi, mi sorrise. Mi si scaldò il cuore.
« Mi ami? »
Mi spiazzò. La visione di Tom bagnato, infreddolito, con gli occhi rossi e l’affanno non era niente in confronto a quella domanda.
Restai a bocca aperta. Tentai di dire qualcosa, ma dalla mie labbra uscì solo uno strano verso.
« Rispondi e basta, Cass. Mi ami ancora? Nonostante tutto? Mi ami? » domandò ancora, e ancora.
Sbattei le palpebre, realizzando quello che stava accadendo.
Annuii. « Con tutto il mio cuore »
Sorrise di nuovo. « Mi basta » e poi mi baciò.
Aveva fatto un lungo passo, rompendo la distanza fra noi, chiudendo la porta alle sue spalle. Aveva posato le sua labbra sulle mie, con passione e foga. Non era uno dei suoi baci delicati e romantico, tutt’altro. Sentii subito la sua lingua farsi spazio, cercare la mia. Le sue braccia stringermi a sé. Lo assecondai, decidendo di spegnere la razionalità ed abbandonarmi a quello che stava accadendo.
Mi baciò come non mi aveva mai baciata prima, con tutta la foga ed il desiderio che aveva in corpo. Spinse il suo corpo contro il mio, fin quando non mi ritrovai con le spalle al muro. Sentii bene quanto il suo corpo mi desiderasse.
Le sue mani si muovevano veloci, stringendo, accarezzando. Mi baciò il collo, mentre io mettevo le mani fra i suoi capelli bagnati, godendomi i suoi baci che arrivarono fino al mio seno, scoperto dalle sue mani.
Mi morse il labbro, tornando a baciarmi, mentre con le braccia mi sollevava, posando le sue mani sul mio sedere. Mi aggrappai alle sue spalle, non smettendo di baciarlo.
Tom ci portò in camera mia, lasciandomi cadere sul letto, sdraiata. Di fronte a me, si liberò dei pantaloni, per poi strappare via i miei, insieme agli slip. Gridai quando mi baciò lì, la mia intimità, e lo sentii sorridere. Sussurrai il suo nome, e lui capì che volevo che tornasse da me. Mi baciò tutto il corpo, dall’ombelico in su, guardandomi, famelico, fino ad arrivare alle mie labbra. Eravamo completamente bagnati a causa della pioggia, ed io non solo.
Ci liberammo velocemente degli ultimi abiti, restando nudi.
Quando fu dentro di me, urlammo entrambi. Si mosse velocemente, non smettendo neanche per un attimo di baciarmi. Sembrava instancabile, nonostante non si fermasse mai.
Facemmo l’amore per non so quanto tempo, accarezzandoci e  baciandoci ogni parte del corpo, desiderandoci sempre di più. Quando venne, dentro di me, sussurrò il mio nome, baciandomi le labbra, e mordendomi appena.
Mi coprì con il lenzuolo, abbandonami solo per pochi minuti sul letto, per andare in bagno.  Si posizionò accanto a me, sotto le lenzuola, e mi abbracciò, stringendomi a sé. « Buonanotte, Cassie » sussurrò infine, baciandomi delicatamente.
 
La mattina dopo fummo svegliati dal telefono di casa che squillava. Non avevo alcuna voglia di rispondere: volevo restare lì, stretta a Tom, per il maggior tempo possibile, e lui sembrava desiderare la stessa cosa. Non parlammo, non ci dicemmo nulla, stavamo bene così.
 
Solo quando furono sia il mio cellulare, sia il telefono di casa, sia il cellulare di Tom a squillare, l’attore inglese sbuffò, allungando un braccio, alla ricerca dei suoi pantaloni sul pavimento. Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans, ancora umidi, e si schiarì la voce. « Frank? »
Vidi i suoi occhi spalancarsi. « Cos… no, no, sono a casa sua! … Sì, di Cassie. … Ma come perché?! … Sì, certo! … Arriviamo! » buttò il telefono sul letto, alzandosi in fretta.
« Tom? »
« Dobbiamo andare in ospedale! Jane sta partorendo! »
 
  
 
 
 
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Sono tornata! :D
Allora, vi è piaciuto il capitolo? Spero tanto di sì! Ammetto che è un po' corto rispetto al solito, ma credo sia ricco di contenuti, no? LOL
Grazie a tutti coloro che hanno recensito e inserito la mia storia fra preferite, seguite e ricordate, grazie davvero! <3

Ma avete visto il trailer di Crimson Peak? Sappiate che quella scena mi ha ispirata molto. :D

Alla prossima! :*
 
 
 
  
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