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Autore: FAT_O    16/05/2015    1 recensioni
Dopo più di duemila anni di dominazione, la divinità ermafrodita Cambìsex può finalmente godere dei frutti del suo duro lavoro. Il continente abitato dai suoi seguaci, la Serotheia, sta conoscendo un periodo di pace e prosperità, che sembra destinato a protrarsi per un lungo tempo. Nulla lascia presagire che ben presto il continente sarà colpito da una crisi di proporzioni inimmaginabili, che porterà Cambìsex, le altre divinità e tutti i serotheiani a dover lottare per ciò che più sta loro a cuore. Le vicende degli dei si intrecciano alla lotta per la redenzione del cinico avventuriero Cole, agli sforzi del Sommo Sacerdote Vermann per salvare la sua gente e al folle viaggio del suo amico e consigliere Locknoy, con lo scopo di capire le cause della crisi e trovare per essa una soluzione. A poco a poco, le trame si dipaneranno, giungendo infine a mostrare il loro fondamentale collegamento, insieme alla risposta che un intero universo attende fin dalla sua remota origine. E a un cambiamento che non lascerà nessuno indenne.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lenny
 
Lenny spalancò gli occhi di colpo. Non comprese subito dove si trovasse. Si sentiva in trappola. Cominciò a respirare affannosamente. Vedeva solo vetro opaco attorno a lui, troppo vicino, opprimente. Era sul punto di mettersi a piangere. Poi, improvvisamente, ricordò.
Suo fratello gli aveva detto di restare nella cabina, che l’avrebbe fatto uscire lui quando fosse stato il momento. Lenny si fidava di suo fratello. A poco a poco, il suo respirò si placò. Doveva aspettare. Clevidon aveva detto così.
Dopo un po’, tuttavia, gli venne in mente che il fratello gli aveva detto anche che la cabina si sarebbe riempita di un fumo colorato. Lenny ricordava di aver visto quel fumo, ma adesso non ce n’era più traccia. E allora perché suo fratello non apriva la cabina? Lenny non lo sapeva, ma si fidava di suo fratello. Decise di indossare nuovamente i suoi vestiti, perché provava vergogna all’idea di farsi vedere da tutti gli amici di suo fratello senza. Poi, dopo aver sospirato, si dispose ad attendere ancora.
A poco a poco sopraggiunse la noia. Non capiva perché il fratello l’avesse lasciato lì. Forse gli voleva fare uno scherzo? Lenny non lo trovava divertente. Voleva bene al fratello, ma a volte lui si comportava male nei suoi confronti. Adesso Lenny era arrabbiato. Immaginava Clevidon, fuori dalla cabina, che rideva di lui con i suoi amici. Decise che ne aveva abbastanza. Allungò la mano e fece scorrere con rabbia la porta. Ma non vide, come si aspettava, il fratello sbellicarsi dalle risate.
Rimase per un attimo stupito. Erano tutti a terra, addormentati in una strana posizione, con le mani intorno al collo. Avevano anche delle espressioni bizzarre, come se giocassero a chi faceva la smorfia più brutta. Lenny si chiese come potessero dormire con gli occhi spalancati e la lingua di fuori. Si accucciò accanto al fratello, il più vicino alla cabina, e provò a scrollarlo per le spalle, chiamando il suo nome. Ma Clevidon non rispondeva, e sembrava stranamente rigido. Provò allora a dargli qualche schiaffo sulle guance, con potenza sempre maggiore, ma nulla sembrava funzionare.
Lenny era molto confuso. Non gli era mai capitato di vedere qualcuno addormentato così profondamente, o in una posizione così curiosa. Lenny sapeva di essere stupido. Suo fratello glielo ripeteva spesso. Decise quindi che forse non riusciva a svegliare Clevidon perché non era abbastanza intelligente. Ma forse, qualcuno in città avrebbe saputo aiutarlo.
Lenny si alzò quindi in piedi, e dopo aver lanciato un’ultima occhiata al fratello, si avviò verso l’uscita.

 
Automa
 
Si muoveva rapidamente, come chi si libera delle catene che lo opprimevano dopo una lunga prigionia. Tuttavia, non stava fuggendo. Aveva una missione da compiere. Conosceva la strada per la capitale, vi si era recato più volte con i suoi vecchi padroni.
Una volta là, avrebbe dato il via ad un processo che attendeva di realizzarsi fin dalla nascita di quel mondo. Camminava in discesa lungo gli stretti sentieri boscosi che conducevano in città. Sapeva di non essere lontano dalla sua destinazione.
D’un tratto, sbucò dalla vegetazione. In lontananza, si cominciavano a scorgere i primi cantieri dei quartieri in costruzione. A distanza ancora maggiore, si intravedevano i binari del treno che portavano a nord. Data la conformazione via via più pianeggiante e meno impervia del terreno, l’automa accelerò ulteriormente il passo. Tra gli edifici in costruzione, vide altri automi come lui, che lavoravano.
Ancora pochi passi. Ancora pochi passi e il processo avrebbe avuto inizio.
   
 
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