Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: AlexVause    17/05/2015    2 recensioni
- Se qualcosa ti ferisce così tanto da farti male, ricorda che devi sempre alzarti e tornare a combattere per il tuo popolo. L’unico modo per poter andare avanti, è seppellire l’accaduto…anche se fosse così tremendo da non poter essere dimenticato.
La sua voce fece mancare un battito al mio cuore. Non sapevo se piangere o essere furiosa con lei.
Sentimenti contrastanti scaturivano dal mio animo.
- È proprio ciò che non ti aspetti che ti fa stare male.
Aggiunse poi con un tono che tradiva tristezza.
-----------------------------------------------------------
Clexa
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccolo avviso: questo capitolo, come anche il prossimo, sono un pò Angst.

Capitolo 6

Avevo battagliato un bel po’ contro mia madre e il suo rifiuto di farmi partecipare al recupero di Lexa.
Alla fine convenne anche lei che non potevo esimermi. Volevano vendicarsi a causa mia e, cosa ancor più importante, non potevo abbandonare l’Heda.
Mi ritrovai a fare una decina di respiri profondi per cercare di calmarmi. Tra paura, ansia e brutti presentimenti, non sapevo più a cosa badare. Concentrazione, ecco ciò di cui avevo bisogno.
Andavamo al passo con i nostri splendidi cavalli. Non riuscivo a fare a meno di adorare quell’animale…avevano destrieri stupendi i cavalieri grounders.
Mi trovavo seduta dietro ad Octavia. Ormai era diventata un’esperta terrestre.
Davanti a noi i cavalli di Nyko e indra. Spostai lo sguardo verso Lincoln alla nostra destra e poi su Bellamy era alla nostra sinistra…un po’ impacciato ma se la cavava bene.
Dietro di noi, marciavano un centinaio di Grounders, tutti guerrieri fedeli all’Heda.
Avevamo un vantaggio sul vasto esercito degli 11 Capi Clan. Doveva sembrare che fossimo soli.
Davanti a noi, gli alberi si diradavano mostrando un villaggio, fatto di baracche in legno.
“Vi faranno entrare senza troppa resistenza. Proprio per far sì che a voi ci pensi lei”.
Ricordai le parole di uno dei generali …infatti, sembrava essere disabitato.
Ci guardammo intorno. Il silenzio più assoluto ci circondava.
- Trappola.
Borbottò Indra fermando il convoglio.
Sapevamo già a cosa andavamo incontro. Dovevamo mostrarci sorpresi?
- Amros! Mostrati se hai il coraggio.
Gridò il secondo dell’Heda.
Alcuni rumori parvero udirsi tutti intorno a noi.
Eravamo sotto tiro da ogni angolazione possibile. Gli arcieri erano appostati ovunque l’occhio potesse vedere. Attorno a noi guerrieri armati, in numero nettamente superiore al nostro, erano pronti all’attacco.
Sapevamo che sarebbe accaduto, ma viverlo faceva decisamente un altro effetto.
- Quale onore.
Davanti a noi vedemmo il guerriero che, giorni prima, mi chiese come mi chiamavo prima di dare l’ordine di uccidermi.
- Amros.
Ringhiò Nyko.
- A cosa devo la vostra visita?
Amros sogghignava compiaciuto.
- Siamo qui per l’Heda.
Il tono di Indra era duro. Eppure, stava mostrando molto autocontrollo.
- L’Heda? E perché dovrebbe essere qui?
- I tuoi uomini ci hanno attaccati nel bosco.
Amros a quell’accusa alzò una mano per zittire la guerriera.
- I miei uomini?
Chiese per poi mettersi a ridere.
In quell’istante Indra mostrò la freccia con i colori del Clan di Amros e Quint.
Il sorriso sulla faccia dell’uomo svanì.
- Prendeteli. Non vi consiglio di fare resistenza, se volete vederla viva. Siete solo pochi testimoni. Carne da macello.
Nyko, che aveva già la mano sull’elsa della sua spada, la spostò al suo fianco arrendendosi alla richiesta.
I guerrieri armati di spada si avvicinarono a noi minacciandoci con le armi.
Ci scortarono sino ad una bassa costruzione in cemento. Da li potevamo vedere il resto del nostro esercito ancora tenuto sotto scacco dagli uomini di Amros.
- Gli altri non mi servono.
Aggiunse il Generale. Bastò un cenno del capo per dare inizio ad un inferno.
Gli arcieri uccisero a uno a uno i grounders venuti con noi. Quelli che sopravvissero alle frecce erano costretti ad un corpo a corpo contro i guerrieri di Amros, sino a che, di un centinaio, ne rimase solo uno.
Aveva una ferita al braccio ma si era battuto con le unghie e con i denti pur di sopravvivere al massacro.
- Fermi. Prendetelo e portatelo dal’Heda, assieme agli altri. Vedremo se saprà cavarsela così tenacemente, anche contro il suo Comandante.
Avevamo fatto venire quei guerrieri con noi per aiutarci. Mi sentii morire nel vederli massacrare senza poter fare nulla per impedirlo.
Uno dei scagnozzi di Amros aprì una pesante porta in acciaio.
- Prego, miei visitatori. Entrate.
Il Generale rideva. Noi un po’ meno.
- Sospirai. Cosa sarebbe accaduto lì dentro?
Avevo una paura fottuta nel vedere Lexa…Mietitore.
Una morsa sembrò serrarsi attorno al mio cuore tanto da farmi male.
Guardai Lincoln. Se fosse stata un Mietitore, mia madre poteva di certo salvarla. Mi feci coraggio.
A uno a uno entrammo nell’edificio in cemento.
- Vediamo chi di voi è il più bravo a giocare a “predatore e preda”. Buona fortuna.
La porta si chiuse pesantemente e una risata si udì dietro essa.
Octavia si guardò intorno.
- Beh…per lo meno non ci hanno disarmati.
Disse abbozzando un sorriso per spezzare la tensione.
- Non ci resta che avanzare e sperare.
Ammise Bellamy frustrato per la situazione.
Davanti a noi un’altra porta d’acciaio come quella da cui ci avevano fatti entrare.
- Dobbiamo prestare attenzione a qualsiasi movimento e a qualsiasi rumore.
Ci informò Lincoln. Essendo stato un mietitore, ricordava ogni cosa.
Restammo poggiati al muro, mentre Nyko aprì la porta con un tremendo cigolio.
Il mio cuore fece una capriola nel petto. Lo sentii nettamente dopo aver visto Lexa, in piedi, in fondo a quella stanza spoglia e umida. Ci dava le spalle.
Sentii una mano chiudermi la bocca. Qualcuno mi tratteneva.
Lincoln. Non mi ero nemmeno accorta che stavo per scattare verso di lei.
Octavia si mise l’indice sulle labbra intimando a tutti il silenzio.
Il guerriero decise di farci strada all’interno della stanza.
La spada sguainata.
A uno a uno, senza fare rumore, lo seguimmo.
Usando il manganello elettrificato, potevamo stordirla senza farle troppo male.
Appena Bellamy lo estrasse ci fu un movimento, seppur quasi impercettibile da parte di Lexa.
D’un tratto l’Heda si voltò lanciandoci contro il suo fidato coltello. Uno scatto fulmineo. Un battito di ciglia.
Indra sembrò prevederne la traiettoria e spinse a terra Octavia.
L’arma andò a scalfire il muro dietro di noi, prima di cadere a terra.
Il suo viso inespressivo…il suo sguardo vuoto. Cosa ti hanno fatto, Lexa?
Lentamente l’Heda iniziò ad avvicinarsi al suo guerriero.
Il terrestre imbracciava la spada davanti a sé, ma gli si leggeva in faccia che non voleva colpire il suo Comandante, non poteva.
- Devi colpirla.
Ordinò Indra.
Il mio cuore sembrò fermarsi.
L’uomo alzò il braccio per difendersi ma, ci fu un istante in cui esitò.
Lexa approfittò dell’esitazione per afferrare il braccio dell’uomo e disarmarlo spezzandoglielo.
Un grido di dolore rimbombò fra le pareti.
Quel gesto non fu difficile da parte dell’Heda perché anche lui, come noi, era paralizzato da ciò che stava accadendo.
- Comandante…Comandante.
La voce del terrestre tremava. Mentre si teneva il braccio ferito, il suo sguardo era fisso sulla donna che, ora, brandiva la spada.
Con la mano libera Lexa lo afferrò per i lunghi capelli, scostandogli la testa come a mettere in evidenza il collo.
Lui tentò di allontanarla ma riuscì solo ad aggrapparsi alla sua veste di Comandante.
Un secondo grido, stavolta lancinante, ci fece accapponare la pelle.
L’Heda gli morse il collo facendolo sanguinare copiosamente e, nello stesso istante, trafisse il proprio guerriero con la spada.
L’uomo cadde a terra senza vita.
Indra mi spinse fuori dalla stanza, imitata dagli altri. Lincoln chiuse la pesante porta di metallo poggiandovi la schiena.
- Va bene, va bene…dobbiamo agire altrimenti ci ucciderà tutti.
Disse Bellamy tentando, allo stesso tempo, di pensare ad un piano d’azione.
Sentii Octavia prendere dei respiri profondi dopo le parole di Bellamy.
- Ok, Ok…ci sono già passata. Dobbiamo far sì che ci dia le spalle. Qualcuno la distrae e noi la mettiamo KO per poi portarla a Camp Jaha.
La giovane dai capelli corvini ricordò i terribili istanti in cui Bellamy sedò Lincoln dopo che aveva cercato di ucciderli.
- Ma come?
Chiesi io preoccupata. Non volevo le facessero male.
- La stordiremo con il manganello elettrificato…alias moderno Taser. Appena perde i sensi la incateniamo e la portiamo al Campo. Con Lincoln ha funzionato.
Aggiunse poi la ragazza.
- Solo…state attenti.
Disse Lincoln con tono preoccupato.
Ci guardammo e, dopo un cenno del capo da parte di Indra, Nyko riaprì la porta.
Con cautela guardammo all’interno della stanza.
Il cadavere del guerriero era riverso a terra, in una pozza di sangue.
Il coltello di Lexa, finito addosso alla parete, era sparito… anche dell’Heda, nessuna traccia.
- Sia mai, che le cose siano semplici!
Sbottò Octavia.
Davanti a noi c’era un’altra stanza.
Scendemmo i gradini che portavano alla sala successiva, illuminata da una finestra in alto ma chiusa da una grata.
Urla di guerra e scontri si udivano da fuori.
Dietro di noi, un'altra porta.
- Uno in meno vedo. Alla fine, il guerriero, non era poi così bravo come credevo.
Una risata accompagnò quella frase. Amros ci stava guardando dall’esterno, accucciato per vederci meglio.
- Pensavate forse che, i capi degli undici clan, potessero spaventarmi? Io potrò pur cadere, ma qualcun altro vi sta già manipolando senza che lo sappiate. Poveri illusi. Spesso ci si circonda di nemici senza rendersene conto.
Ci fu un’altra risata che alimentò la nostra rabbia.
Un rumore forte si sentì dietro di noi, attirando verso di esso la nostra attenzione.
La porta alle nostre spalle era chiusa, quindi non ce ne preoccupammo molto…almeno non in quel momento.
- Vi consiglio di proseguire. Il tempo scorre amici miei.
Amros si alzò in piedi. Da dov’eravamo noi potevamo vedere solo i suoi stivali.
Notammo che venne raggiunto da qualcun altro.
- Mia signora.
Il generale salutò il nuovo arrivato che non disse una parola.
-Avevo ordinato di non colpirli!
Esclamò poi Amros con ira. Con chi si stava giustificando?
Si udirono dei gemiti di dolore soffocati e, il Generale, cadde a terra privo di vita.
Il nuovo arrivato, l’aveva colpito al collo con una della frecce del Clan di Amros.
Era quella la persona che stava tradendo gli 11 Capi?
Di nuovo udimmo quel forte rumore alle nostre spalle. Dovevamo muoverci.


Nota di Alex: Ed eccoci con un nuovo capitolo :)
Ringrazio tutti voi che leggete, siete numerosi!
E poi, ringrazio di cuore, le persone che recensiscono sia qui che maledendomi direttamente su whatsApp hahaha.
Per quello che è accaduto a Lexa mi aspetto tanti insulti hahaha
*corre a ripararsi dietro Indra e Nyko*
Alla prox :)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: AlexVause