Capitolo 74: Rimpatriata
“è Shanks!” urlò Rufy euforico.
Cominciò a saltellare qua e là per il parapetto della
nave, esprimendo tutta la sua felicità.
Non vedeva l’ora di rivedere il pirata con i capelli rossi
e aspettava con impazienza il momento in cui le loro navi, avrebbero
attraccato su quella minuscola isola,
che vedevano in lontananza.
Parecchi anni erano trascorsi dall’ultima volta che si
erano visti. Lui era ancora un bambino desideroso di avventure e di diventare
un grande pirata, mentre ora aveva qualche anno in meno di Shanks
quando l’aveva conosciuto. Non era cambiato poi molto. Era un uomo e aveva
qualche pelo in più rispetto a quando era un fanciullo, ma i suoi desideri e
ambizioni erano rimasti pressoché invariati.
Non solo il capitano era entusiasta all’idea di
incontrare la ciurma di uno degli imperatori del mare. Anche Usopp provava una strana sensazione.
Era emozionato, ma allo stesso tempo impaurito.
Emozionato di conoscere finalmente quel padre sul
quale aveva tante volte fantasticato di incontrare, impaurito dalla reazione
che egli poteva avere nel vederlo. Si domandava se suo padre sarebbe stato
orgoglio di lui o se per il genitore era solo motivo di vergogna.
La seconda ipotesi lo terrorizzava, tanto che le mani
cominciarono a sudare e cominciò ad asciugarle in modo frequente sui pantaloni.
Gli altri membri della ciurma non provavano gli stessi
sentimenti dei loro due compagni, dato che non avevano con quei pirati un
legame di parentela o amicizia, ma erano piuttosto incuriositi, infondo si
trattava di un personaggio famoso e temuto.
Solo Tashigi non era
contenta della novità.
La ragazza era preoccupata per la situazione che stava
per venirsi a creare, in quanto presto avrebbe avuto a che fare con due ciurme
di pirati.
Non sapeva se poteva stare tranquilla con i pirati di Shanks. All’inizio era diffidente anche con la ciurma di Rufy, ma vivendo a loro stretto contatto, aveva capito che
non era in pericolo, e sperava che fosse
lo stesso con quei pirati.
Robin le si avvicinò comprendendo, dal linguaggio del
suo corpo, il nervosismo che provava “Non devi temere, non sei in pericolo! Non
ho mai conosciuto Shanks e la sua ciurma, ma se il
capitano ripone in lui la sua fiducia, non hai niente da temere, anche se sei
un membro della marina!”
Tashigi fu poco convinta “Non che voglia dubitare di Rufy,
ma credo sia un tipo che si fida un po’ troppo delle persone!”
Robin sorrise “Rufy capisce
dal primo sguardo se una persona merita o meno la sua fiducia o quanto meno se
può concedergli il beneficio e non si sbaglia mai. Dovresti sapere che io prima
ero un membro della ciurma di Crocodile e come tale
ero una sua nemica, eppure eccomi qui. Non ho fatto molto per convincerlo a
prendermi con lui, gliel’ho semplicemente chiesto e lui ha accettato!”
“Ti ha preso così? senza pensarci due volte?” chiese Tashigi stranita “Io non lo avrei fatto! Non con la tua
reputazione!”
“Probabilmente nessuno a conoscenza della mia fama lo
avrebbe fatto, ma lui non mi ha visto come un mostro, ma per quella che
realmente ero!”
“Cioè?” chiese Tashigi
curiosa.
“Una donna stanca di dover fuggire da tutto e da tutti
a causa delle mie origini e bisognosa di protezione e soprattutto desiderosa di
avere una vera ragione per vivere!” disse Robin con una tristezza nella voce.
“Tu? Non mi sembri proprio il tipo!” disse Tashigi accigliata.
“è quello che sto cercarti di dirti. Rufy riesce a guardare oltre le apparenze, se non fosse
così, tu non saresti qui. Invece nonostante tu sia una minaccia per tutti noi,
lui ti ha accolto a braccia aperte!”
“Io? Che minaccia potrei mai essere?” disse
logicamente la donna, la quale sola contro nove pirati, non aveva molte chance
di farla franca.
“Non tu in quanto persona, ma per quello che rappresenti.
Facendoti stare qui, noi siamo in pericolo, ma nonostante tutto Rufy non ti ha abbandonato sulla prima isola. Tieni,
leggi!” Disse l’archeologa passandole un giornale.
Era il quotidiano che era arrivato quella mattina. Tashigi amava tenersi informata e quasi ogni mattina era
lei la prima a leggere le pagine del giornale, ma in quegli ultimi giorni,
aveva notato che anche Rufy era piuttosto interessato
all’arrivo del gabbiano postino, ma lui non aspettava il giornale. Lo comprese
quel giorno, in quanto insieme al quotidiano era arrivato anche un pacco, che
il capitano aveva preso, cercando di evitare sguardi indiscreti.
La ragazza cominciò a leggere l’articolo che Robin le
aveva indicato.
“Dopo il
rapimento del capitano della marina Tashigi, diverse flotte
della marina, sotto ordine di Sangoku, sono alla
ricerca della ciurma di cappello di paglia, per liberare la prigioniera e con
l’intento di portare alla forca una volta per tutte il figlio di Dragon.
Ma anche all’interno della marina ci sono delle discordanze tra i ranghi.
Infatti, gli ammiragli, tra cui Akainu e Kizaru, si sono ritenuti contrari con questa decisione, in
quanto ritengono che una persona che si è fatta catturare da dei pirati, non è
altro che una feccia e non merita nemmeno di prenderla in considerazione. Sangoku però si è opposto a questo pensiero e molti si
chiedono se il suo è reale desiderio di salvare il capitano della marina o solo
una scusa per catturare cappello di paglia e fargli fare la stessa fine di Portugese D. Ace.”
Tashiji stringe il giornale e sospirò “Credo che la motivazione più realistica sia
la seconda. Infondo sono solo una persona, la marina non si può fermare solo
perché io mi trovo in questa situazione!”
Robin scosse la testa e infastidita disse “Sarei
d’accordo se per salvare te, ci rimettessero la vita molte persone, ma secondo
la mia opinione questo non ha niente a che fare con la tua situazione.
Semplicemente alla marina non importa niente di te. Ti vedono solo come un loro
burattino. Se c’è qualcuno che veramente tiene alla tua persona e che ti starà
cercando, quello è Smoker. Quello che c’è tra lui e
te è il vero rapporto che ci dovrebbe essere tra colleghi. Siete persone e non
burattini e…bhe… se non tenete l’uno all’altro e non
vi aiutate a vicenda quando qualcuno è in pericolo…io…io non riesco proprio a
capire quale tipo di giustizia vogliate imporre al mondo!”
Tashigi abbassò la testa e incapace di rispondere, si avvicinò al parapetto
unendosi alla ciurma.
La sua testa cominciò a vagare e pensare sul discorso
appena avuto con Robin.
Mancava poco all’arrivo della Sunny
sull’isola. Shanks era già approdato e, seduto sulla
spiaggia, era in attesa dell’arrivo dei mugiwara. Rufy era troppo impaziente per aspettare oltre, così preso
dalla sua solita spericolatezza, decise di anticipare i tempi allungando un
braccio a dismisura, cosicché afferrando una palma, trovasse un appiglio per
portarsi direttamente sull’isola.
Shanks non si accorse delle intenzioni di Rufy e, dopo
aver abbassato il calice dal quale stava bevendo la sua bevanda preferita e che
gli bloccava la visuale, si vide una macchia rossa arrivare contro a tutta
velocità e da li a poco si ritrovò a terra con il capitano della Sunny addosso.
“Bhe Rufy,
proprio un entrata in scena degna di te!” disse Shanks
divertito e anche un po’ dolorante, visto che a differenza dell’interpellato,
lui era ancora fatto di carne e ossa.
Il ragazzo si mise in piedi e dopo essersi sistemato
il suo famoso cappello in testa, allungo la mano per aiutare ad alzare il
capitano dai capelli rossi.
Era lì uno di fronte all’altro. Si guardavano. Si
poteva leggere negli occhi di entrambi l’emozione che provavano. Non servivano
parole, era tutto chiaro, ma presto i due uomini si scambiarono un abbraccio
affettuoso.
“Sono felice di rivederti. Temevo che ti fosse
successo qualcosa di brutto!” disse Shanks,
rafforzando la presa e confondendo Rufy, che non
comprendeva quelle parole.
Fu proprio in quel momento, che l’intera ciurma di Shanks scoppiò in una sonora baraonda, urlando il nome di Rufy.
Benn Becman,
il vice capitano, si avvicinò a Rufy, e dandogli una
pacca sulla spalla gli disse “è bello rivederti amico. Ne hai di cose da
raccontare!”. Egli gli allungo un calice pieno di sakè, e alzò in aria la sua,
seguito a ruota da tutti.
“Bhe Rufy,
vedo che non bevi più il solito succo di frutta!” disse Shanks
facendolo l’occhiolino.
“Certo, non sono più un bambino e ora non puoi più
contraddirmi!” disse Rufy.
Shanks scoppiò a ridere e poggiando una
mano sulla spalla di Rufy disse “Oh lo so, lo
so. Un bambino non avrebbe mai potuto compiere le imprese che tu e i tuoi
compagni averte fatto. Ne hai fatta di strada!”
Rufy sorrise a trentadue
denti.
“Ma a proposito di compagni, i tuoi dove…” cominciò Shanks, prima di essere interrotto da una voce femminile
piuttosto alterata.
“Tu, brutto idiota che non sei altro, ti costava tanto
aspettare mezzo minuto e aiutarci ad approdare?” disse Nami
mettendo le mani sui fianchi e guardando storto il capitano.
Rufy non si preoccupò della
sgridata e sorridendo disse semplicemente “Mi dispiace!”
Nami però era inviperita e
afferrandolo per un orecchio gli urlò “Mi dispiace un corno!”
“Però…bel caratterino!” disse Shanks,
facendosi notare da Nami, la quale lasciò il povero Rufy. Quest’ultimo massaggiandosi l’orecchio e vedendo si
suoi compagni avvicinarsi disse “Shanks, ti presento
la mia ciurma. Ciurma vi presento Shanks e i suoi
compagni, sono davvero mitici!”
“Lo sappiamo!” dissero i mugiwara
all’unisono, facendo capire alla ciurma di Shanks che
il ragazzo di gomma parlava spesso di loro.
Le presentazioni avvennero fatte per bene, ognuno
dicendo il suo nome e il suo incarico all’interno della squadra, ma qualcosa
non tornava, infatti Rufy stranito disse “Sbaglio o
manca qualcuno?”.
“Manca Usopp!” disse Chopper,
il quale incrociando le piccole braccia e inclinando la testa disse “Non
ricordo di averlo visto scendere dalla nave!”
“Sta facendo le prove per come presentarsi a suo padre
sul ponte della Sunny!” disse Franky
indicando la nave.
Shanks scoppiò a ridere e rivolgendosi a un suo compagno, disse“Tale
padre tale figlio… eh Yasopp!”
L’interpellato lo guardò stralunato.
“Non eri tu che fino a poco fa, davanti allo specchio
faceva le prove su come attaccar bottone con il figlio? Hai deciso per quale
frase optare?” chiese Shanks divertito, che insieme a
qualche componente della ciurma, era dietro alla porta della cabina del
cecchino a origliare quanto diceva.
“Oh sta zitto!” disse Yasopp
leggermente imbarazzato, per poi dirigersi col cuore in gola, verso la Sunny.
Usopp era sul ponte e con
fare agitato sparava battute qua e là cercando quella giusta da dire.
“Buongiorno signore, è un piacere conoscerti!” disse Usopp facendo un inchino di 90°.
“No, no è troppo formale, è tuo padre accidenti!” Si
disse parlando da solo.
“Ehilà papà, come te la passi?” disse sorridendo, ma
poi sconsolato disse “Così sembra che non ci vediamo solo da un paio di
giorni!” poi provò di nuovo “Sono il grande capitano Usopp,
vuoi un autografo?” si picchiò la mano sulla fronte e sbuffando disse “Ma che
cretino, non è mica un mio fan!” poi nervosamente si scompigliò i capelli con
le mani e urlò “Ah perché è così difficile!”
“Non dirlo a me, sai quanto ci ho messo a decidere che
cosa dirti?” disse una voce maschile dietro le sue spalle.
Usopp non si ricordava la
voce del padre, ma il suo corpo si irrigidì, intuendo che chiunque ci fosse
dietro alle sue spalle, aveva con lui un legame di parentela.
Si girò lentamente e vide un uomo in piedi sul
parapetto. Egli aveva i rasta molto lunghi, raccolti in una coda, con qualcuno
però più corto che gli cadeva sul viso. Indossava una canottiera nera
attillata, dei pantaloni corti beige e sulle spalle aveva un foulard rosso, sul
quale legava la sua enorme pistola.
Aveva in vita una cintura usurata di pelle, alla quale
erano appese pistole di dimensioni normali di vario genere e un sacchettino con
le munizioni.
Egli saltò sul ponte e fissò il figlio. Non riusciva a
credere che quel giorno tanto atteso fosse arrivato. L’ultima volta che lo
aveva visto era solo un bambino piccolo piccolo,
mentre ora si ritrovava davanti un uomo, un ragazzo che portava buona parte dei
suoi lineamenti, come le labbra e altri come quelli della sola donna che aveva
mai amato, come il naso.
Gli si avvicinò e padre e figlio si guardarono negli
occhi. Entrambi andarono in tilt e nessuno dei due sapeva cosa dire, solo dopo
un po’ Yasopp, portandosi una mano dietro la nuca
disse “Bhe, a quanto pare le prove davanti allo
specchio non servono a niente!” disse imbarazzato a causa del silenzio che si
era venuto a creare. Pensava che sarebbe stato più semplice, che i gesti e
parole gli sarebbero venuti spontanei dopo più di vent’anni che non vedeva il
figlio e invece era tutto tranne che naturale.
Avrebbe voluto semplicemente abbracciarlo, ma secondo
il suo punto di vista Usopp poteva essere il tipo che
non amava certe manifestazioni di affetto da parte di uno sconosciuto. Questa
era una caratteristica tipica di sua madre. Si apriva solamente con le persone
che conosceva e si fidava, mentre era piuttosto schiva verso chi non
conosceva o conosceva poco. Detestava le
persone troppo espansive che invadevano il suo spazio vitale senza che queste
fossero totalmente nelle sue grazie e per questo motivo Yasopp
si ricordava che inizialmente la donna che aveva scelto come sua compagna, non
lo vedeva di buon occhio. Solo quando aveva cominciato a rispettare i suoi
spazi e si erano conosciuti meglio, aveva potuto cominciare a prendersi certe
libertà, come anche solo prenderla a braccetto per passeggiare insieme.
Questo era il suo timore. Se Usopp
avesse preso dalla madre, un gesto troppo espansivo avrebbe potuto complicare
le cose, ma il problema che lo assillava, svani, quando Usopp
stesso prese l’iniziativa, abbracciandolo.
Ricambiò immediatamente l’abbraccio e sentì il cuore
scaldarsi improvvisamente. Era una sensazione
bellissima, la stessa che provava quando abbracciava la madre del
proprio figlio, una emozione che gli era mancata in quegli anni. Amava essere
un pirata e viaggiare con i suoi compagni, ma nel suo cuore era rimasto un
vuoto, che in quel momento si era riempito nuovamente.
“Papà!” disse Usopp in un
bisbiglio udibile. Sentiva il suo cuore battere a mille e le lacrime che
premevano per uscire per la commozione.
Il loro abbracciò durò a lungo, finchè
Yasopp allontanò il figlio posandogli le mani sulle
spalle per guardarlo meglio e per dirgli “Abbiamo un sacco di cose di cui
parlare. Il tempo che avremo a disposizione dipende dai nostri capitani, ma che
ne dici di recuperare un minimo il tempo perso e di imparare a conoscerti!”
Usopp si asciugò le lacrime
con il braccio, poi sorridendo annuì energicamente.
I mugiwara e la ciurma di Shanks, nel frattempo avevano preparato tutto per una bella
grigliata in riva al mare. Non avevano molta carne, per il dispiacere di Rufy, ma quest’ultimo, facendosi aiutare da Shanks, Chopper e Lucky Lou
cercarono di pescare qualcosa.
“ Da quanto mi hai raccontato sembra proprio che tu
abbia messo insieme un bel gruppetto eh!” disse Shanks
guardando il ragazzo.
“Puoi dirlo forte, sono i migliori compagni che si
possono trovare, migliori anche dei tuoi!” disse Rufy.
“Su questo ho qualche dubbio, nessuno ha una ciurma
migliore della mia!” disse Shanks determinato.
Rufy con la stessa determinazione
disse “Non credo proprio!”
Shaks scosse la testa
decidendo che era meglio fermarsi, che conoscendo Rufy
la storia poteva andare avanti per parecchio tempo.
“Sai, in realtà noi ci siamo già rivisti!” disse il
rosso, confondendo Rufy “A Marineford,
ero presente anche io!”
Rufy si alzò colto alla
sprovvista e disse “Quando? Io…io non ti ho visto!”
Shanks sorrise tristemente “Eri privo di sensi. Sono arrivato in tempo per
salvare te, ma non per aiutarti con tuo fratello. Mi dispiace. Non so se arrivando
prima avrei fatto la differenza, ma avrei voluto darti man forte!”.
Rufy sorrise e scosse la
testa “Non preoccuparti. Ormai quello che è successo è successo. È inutile
pensare a cosa avrebbe potuto essere se le cose si fossero svolte diversamente,
ci fa solo soffrire inutilmente!”
Shanks lo guardò attentamente “Si questo è vero, ma è anche inevitabile
pensarci!”
“Fino a poco tempo fa ti avrei dato ragione. Non
riuscivo a superare la morte di mio fratello, ma nella mia avventura nell’al di
là, l’ho incontrato. Era in un bel posto e felice, non soffre più, quindi non
devo essere triste. Certo mi manca, ma è normale. Mi mancherebbe anche se fosse
vivo!”
“Tu hai visto Ace nell’al di là? Come ci sei arrivato
in quel posto?” disse Shanks preoccupato.
“Bhe, io e la mia ciurma
siamo morti per colpa di un capriccio di un dio. Poi però altri dei ci hanno
dato la possibilità di tornare indietro, dato che non era veramente la nostra
ora!”
Shanks guardò verso il mare e con un sospiro disse “Ora tutto mi è chiaro!”
“Eh?” chiese Rufy stranito,
ma Shanks scuotendo la testa e cambiando argomento
disse “E di un po’…Nami è un peperino eh!”.
“Peperino è un po’ riduttivo, riuscirebbe a far
scappare i re dei mari!” disse divertito.
Shanks sorrise e dandogli una gomitata e guardandolo di sottecchi, disse “E…c’è
qualcos’altro che mi vuoi dire su di lei?”
Rufy sembrò pensarci su e
poi disse “Che è una tirchia e una ladra di prima categoria? Ah a proposito,
metti al sicuro i tuoi tesori!”
“No, non era questo che volevo sapere!”
“Che è una grande navigatrice?”
“No!”
“è brava a disegnare mappe?”
“No!”
“Adora i mandarini?”
“No, no e ancora no!” disse Shanks
esasperato.
Rufy sorrise “Lo so, vuoi
sapere se tra me e lei c’è del tenero, bhe…si! È la
mia ragazza!”
“Lo sapevo!” esplose entusiasta l’uomo dai capelli
rossi “Si capiva da come vi guardavate mentre vi passavate gli strumenti per fare la grigliata.
“A proposito di Nami, volevo
chiederti una cosa!” cominciò Rufy.
Tashiji era piuttosto silenziosa e dopo aver dato una mano ai mugiwara,
si era isolata per osservare il tramonto e soprattutto per pensare.
Si era seduta su una roccia vicino alla piccola
foresta che c’era alle sue spalle. Si
prese un colpo quando dietro di lei sentì un rumore e d’istinto emise un piccolo urlo.
“Che hai da urlare?” disse chi proveniva dalla
foresta.
“Ah sei tu Zoro!” disse per poi girarsi nuovamente a
guardare davanti a sè.
Lo spadaccino la fissò un momento, per poi tornare a
occuparsi della raccolta della frutta a cui Nami lo
aveva incaricato, ma fece solo qualche passo, poi bloccandosi tornò indietro
sedendosi vicino a Tashigi.
“Che hai?” disse con poco garbo.
“Niente!” disse semplicemente Tashigi.
Zoro alzò un sopracciglio, evidentemente poco
convinto, ma non le fece pressione e di fatto da lì a poco la ragazza disse
“Zoro, tu pensi che la marina sia cattiva?”
L’interpellato la guardò stranito “La stai facendo a
me questa domanda? Ti devo ricordare che sono un pirata e che la marina non mi
è simpatica?”
Tashiji sospiro e fece scendere di nuovo il silenzio tra i due, finchè Zoro disse “In linea di massima i marine sono
considerati buoni e i pirati cattivi, ma ci sono le eccezioni in entrambe le
parte e mi sembra che tu questo lo abbia già capito, allora perché di questa
domanda?”
Tashiji strinse i pugni e disse “Perché…perché…sai…cioè…sono entrata in marina con
grandi aspettative, quasi illudendomi di rendere migliore questo mondo insieme
ai miei compagni e i miei superiori, invece ho notato molte cose che non mi
piacciono all’interno della parte che ho scelto…insomma mi sembra quasi che quello in cui credevo sia
solo uno scherzo. Ho letto il giornale di stamattina e ne ho parlato con Robin
e quello che mi ha detto mi ha turbata!”
“Non so cosa ti abbia detto Robin, ma in genere ha
ragione!” disse Zoro.
Tashiji “Bhe lei pensa i nostri propositi non siano
proprio degni per quello che rappresentiamo e…comincio a darle ragione. Non
dico che tutti i marine siano corrotti o altro, ma molti lo sono e purtroppo
questi ricoprono le più alte cariche e quello che più mi fa ribrezzo che molte
cose che pensano loro le ho sempre pensate anche io!”
“Immagino che le pensassi perché pensavi che loro
fossero nel giusto!” disse Zoro.
“Può darsi, ma un cervello per pensare ce l’ho, se una
cosa che dicono non la trovo corretta, dovrei distaccarmi da quel pensiero
invece di renderlo mio, non credi?”
Zoro annuì.
“Però non ci si può opporre quando qualcosa non va!”
disse Tashigi sconsolata.
“Invece si, devi! Se si compie un’azione deplorevole
solo perché viene ordinato, allora si perde se stessi e si diventa dei
burattini!” disse lo spadaccino.
“Lo stesso termine che ha usato Robin per descrivere
la maggior parte dei marine!” disse Tashigi per poi
continuare “Se Rufy
ti ordinasse qualcosa che non ti piace o con cui non sei d’accordo, lo
faresti?”
“Rufy è io siamo sulla
stessa lunghezza d’onda, non credo che capiterà mai!” disse Zoro tranquillo.
“Se succedesse?”
“Non succederà!” insistette Zoro.
Tashiji sospirò esasperata, mentre lo spadaccino sbuffò “Se Rufy
mi ordinasse qualcosa che trovo sbagliata, ne discuterei con lui e troveremmo
un accordo!”
“Ma se non potessi mettere in discussione ciò che ti
ha ordinato. Disubbidiresti al tuo capitano?” provò nuovamente Tashigi.
Zoro alzò gli occhi al cielo “Senti, Rufy non è quel tipo di persona che si crede di essere un
dio in terra e che crede che tutto quello che dice e fa è sacrosanto. Ma se
vuoi sapere se io fossi stato un marine e mi avessero ordinato di fare qualcosa
di spregevole che andava contro le mie convinzioni, per come sono fatto allora
no, non avrei obbedito. Mi sarei ribellato e fatto valere la mia idea!”
Tashigi abbassò la testa.
“Dovresti anche tu!” disse Zoro “C’è qualcosa che ti
infastidisce? Fatti valere!”
“Verrei accusata di alto tradimento e quello che trovo
ingiusto capiterebbe a me!” disse Tashigi “Lo so,
sono una codarda!”
“Allora lascia la marina!” disse Zoro semplicemente,
alzandosi in piedi e raccogliendo la frutta che aveva posato.
“Cosa?” disse Tashiji
guardandolo dal basso verso l’altro con occhi sgranati.
“Le cose sono tre: Primo, rimani nella marina e fai
quello che ti viene ordinato giusto o sbagliato che sia; secondo, continua a
essere un membro della marina, ma combattendo per eliminare ciò che c’è di
marcio; terzo, torni a essere una civile non dovendo più andare contro te
stessa. La scelta spetta a te. Non posso dirti cosa fare. La vita è la tua!”
finì Zoro per poi allontanarsi.
“Ehi Ciurma, Si mangia? Abbiamo diverse cose da
festeggiare!!!” urlò Shanks, tendendo a braccetto Rufy e trascinandolo verso il falò che i suoi compagni
avevano acceso.
Tutti i pirati si girarono verso l’uomo e Benn Beckman domando “Oltre al
nostro incontro con Rufy cos’altro dobbiamo
festeggiare?”
“Niente, sta scherzando!” disse Rufy
con un sorriso nervoso e lanciando un occhiata a Shanks
che divertito disse “Ce ne sono altre, vero Rufy?”.
“Il fatto di aver ritrovato finalmente mio figlio,
ovviamente!” disse Yasopp, appoggiato da Usopp, i quali avevano terminato di mettere al confronto la
loro abilità nel mirare, appena Shanks aveva
cominciato ad urlare.
“Non, solo, ma non posso dire altro!” disse Shanks sogghignando e dando una pacca sulla schiena a Rufy, il quale colto alla sprovvista, rischiò di cadere con
la faccia nella sabbia.
Robin sorrise scuotendo la testa, mentre Nami, affiancata da Brook domandò
“Di cosa sta parlando?”
“yohohoho, siamo pirati ogni
occasione è buona per fare festa?” chiese lo scheletro, già entusiasta all’idea
di una bella festicciola in riva al mare e prendendo la sua chitarra, cominciò
ad accordarla per dare il meglio di sé.
“In genere c’è una vera ragione, Brook!”
disse Nami incrociando le braccia.
“Io credo che presto lo saprai!” disse Robin facendole
l’occhiolino cosa che incuriosì maggiormente Nami, la
quale vedendo l’amica allontanarsi, la segui per cercare di strapparle qualche
informazione…inutilmente.
La cena si era svolta con un gran baccano. Tra
canzoni, scherzi, brindisi e litigi per l’ultimo pezzo di carne, i pirati
passarono una bella serata.
Ad un certo punto Shanks
chiese a uno dei suoi una cortesia e i mugiwara
incuriositi, si domandarono cosa ci fosse dentro a quel baula che il rosso
aveva chiesto di portare.
Shanks aprì il baule e ne tirò fuori qualcosa.
“Rufy, dopo la nostra
chiacchierata di poco fa, ho compreso il perché questo ora sia in mano mia!”
disse Shanks serio.
“Ma quello è il gomu gomu no mi!” disse Rufy sorpreso
“Come fai ad averlo?”
“L’ho trovato sull’ultima isola in cui sono stato.
Quando lo abbiamo trovato ci è venuto un colpo. Sai cosa significa quando
ricompare un frutto che è stato mangiato, vero?” chiese Benn
Beckman serio,
“Significa che il possessore del frutto è morto!”
disse Chopper “Ma quando…”
“Ti ricordi il nostro viaggio negli inferi?” disse Usopp.
“Come dimenticarlo! Ho ancora gli incubi!” disse la
piccola renna percorsa dai brividi.
“Questo significa che da qualche altra parte ci sarà
anche il frutto che ho mangiato io yohohoho!” disse Brook.
“Non solo, anche quello mio e di Chopper!” disse Robin
“Sarebbe interessante vedere uno scontro tra due possessori dello stesso
frutto!”
“Vincerebbe il più esperto, non sarebbe uno scontro
molto entusiasmante!” disse Zoro alzando le spalle.
“Forse, ma quei poteri in mano a dei pazzoidi
farebbero non pochi danni!” disse Tashigi.
“Non mi preoccuperei di questo. All’interno di questo
baule ci sono altri frutti, vedete se ne riconoscete qualcuno!” disse Benn.
I possessori dei frutti diedero un’occhiata e Chopper
e Brook all’unisono dissero “è proprio il mio!”
Mentre Chopper e Brook erano
meravigliati dal vedere il frutto che li aveva resi speciali, Robin non era
molto contenta “Cosa volete farne di questi frutti?” chiese l’archeologa.
Shanks disse “Credo che la scelta spetti a voi!”
“Oh bhe, allora il mio lo
prendo!” disse Rufy, sapendo già a chi sarebbe
destinato il frutto. Nami non era molto contenta che
la sua probabile figlia acquisisse i poteri di un frutto, ma pensando ai
pericoli in cui si sarebbe cacciata, quei poteri l’avrebbero fatta stare, tutto
sommato, più tranquilla!”
“Io lo vorrei tenere per ricordo!” disse Chopper.
“Si anche io!” disse Brook
passandosi il frutto da una mano all’altra.
Robin annuì come per appoggiare la decisione dei suoi
compagni, sebbene non fosse per niente convinta.
I pirati continuarono a festeggiare, ma questa volta
fu Robin e isolarsi. Andò a sedersi in riva al mare, non troppo lontano dal non
essere illuminata almeno in parte dal fuoco, e fissò il frutto hana hana no mi.
Era talmente assorta da non rendersi conto che
qualcuno le si stava avvicinando.
Sussultò quando sentì il suo nome.
“Shanks, mi hai colto di
sorpresa!” disse girando il capo, per vedere con la coda dell’occhio l’uomo,
che portava due bicchieri colmi di sakè.
Si sedette al fianco della donna e gentilmente le
disse “Tieni!”.
Robin sorrise leggermente e ringraziò con un soffio di
voce. In un solo sorso bevve un bel po’ del liquore, sorprendendo il pirata al
suo fianco.
“Accidenti. Non ci vai giù leggera!” disse Shanks divertito.
“Se temi che possa perdere la ragione e che poi sarei
costretto a portarmi via di peso, non temere. Sono abituata a bere, lo faccio
da quando ero molto giovane!” disse non tanto fiera di quel fatto.
“Perché ti piaceva o per annegare le tue sofferenze?”
chiese Shanks serio.
“Un po’ per dimenticare i miei problemi, un po’ per
camuffarmi meglio tra i pirati nei quali mi sono dovuta nascondere!” disse
fissando nuovamente quel frutto.
“Prima non mi sei sembrata molto convinta quando hai
detto di volerlo tenere!” disse Shanks indicando l’hana hana no mi.
“Io vorrei bruciarlo, eliminare la sua esistenza, ma
servirebbe a poco, rinascerebbe da qualche altra parte. Almeno tenerlo eviterà
a qualcun altro la vita di inferno che ho dovuto fare io prima di conoscere Rufy!” disse Robin mordendosi il labbro.
“Non mi sembravi il tipo che parla della sua vita al
primo capitato!” disse Shanks, per poi sorseggiare la
sua bevanda.
“Non lo sono infatti. In genere tengo tutto per me. Si
vede che questo sakè è più forte di quelli bevuti fino ad ora e mi fa parlare a
sproposito!” disse Robin sospirando.
“Oppure il magone che ti sei sempre tenuta dentro, è
riaffiorato vedendo questo frutto e ora non riesci più a trattenere quei
sentimenti negativi!” disse Shanks.
“Si, anche questa è una buona ragione, ma questo non
giustifica il fatto che ne sto parlando con te. In fondo siamo due
sconosciuti!”
“Sappiamo abbastanza l’uno dell’altro per dire che ci
conosciamo!” disse Shanks alzando le spalle.
“Solo per sentito dire. Le voci sul mio conto non sono
tutte vere! E quelle che lo sono, sono dovute al fatto che per sopravvivere si
è disposti a tutto!” disse Robin seria.
“Ehi ehi, non mi devi
giustificare niente. Non ti giudico male solo perché di te in genere non si
parla bene. Se sentiamo le voci che la marina mette in giro su di me, allora tu
dovresti scappare. Sono un pericoloso criminale, no?”
Robin sorrise “So difendermi dal lupo cattivo!”
“Si, è credo che tu lo sappia fare grazie ai tuoi
poteri. Con questo non voglio dire che senza poteri saresti una damigella in
pericolo, ma che in genere se si ha un potere si tende a contare un po’ troppo
su di essi!” disse Shanks, sperando di non offendere
la donna.
“No,no, credo che tu abbia
ragione, senza poteri potrei poco se dovessi scontrarmi fisicamente con
qualcuno. Potrei contare solo sulla mia intelligenza!”
“bhe anche quella è da
calcolare, ma dimmi la verità, se non avessi avuto i tuoi poteri, avresti avuto
una vita più semplice e felice?” chiese serio l’uomo.
“Credo che avrei avuto solo più amici che mi avrebbero
riempito le mie giornate durante l’infanzia, invece di passarle costantemente
da sola, ma in fin dei conti i miei problemi dagli otto anni in su, sono dovuti
alle mie origini, che mi hanno costretto a scappare!” disse Robin rattristata.
“E i tuoi poteri non sono stati utili in tutto questo?”
chiese Shanks “Non ti hanno permesso a volte di
tirarti fuori dai guai?”
Robin tacque per qualche secondo “Si, in effetti molte
volte e ora mi consentono di essere utile a Rufy!”
“E non credi che solo per questo tu non dovresti
odiare questo dono che ti è stato fatto? Sia che tu abbia mangiato il frutto
accidentalmente o volutamente?”
Robin guardò Shanks negli
occhi e sorridendo disse “Si, credo che tu abbia ragione. In quello che
consideriamo male, a volte c’è anche qualcosa di buono. Non l’avevo mai vista
sotto questo punto di vista, ti ringrazio!”
Shanks scrollò le spalle “Di niente! Forza, ora torniamo dagli altri!” le disse
allungandole la mano, per aiutarla ad alzarsi.
Sanji stava cominciando a
riordinare un po’, raccogliendo i piatti che i vari pirati avevano sparpagliato
qua e là. Scosse la testa esasperato, quando vide qualche avanzo buttato a
terra. Sapeva che non doveva prendersela con i suoi compagni, dato che li aveva
addestrati bene e nessuno osava sprecare il cibo, ma nonostante sapesse a chi
dare la colpa, non poteva mettersi a sbraitare contro la ciurma di Shanks. Decise di non pensarci, sebbene, più cibo trovava,
più i si innervosiva. Ci pensarono Usopp e Chopper a
distrarlo, i quali sghignazzando gli indicarono di guardare verso Zoro, il
quale si trovava in una posizione un po’ scomoda.
Lo spadaccino cercava di scappare via da una Tashigi completamente ubriaca, che non gli dava tregua e
continuava a inseguirlo, con l’intento di dargli un bacio.
“Vieni qui hic!” diceva il membro della marina con le
braccia stese in avanti, pronte ad un abbraccio.
“Stammi lontana!” disse Zoro, che nonostante avesse
bevuto parecchio, aveva ancora il controllo di sé stesso, anche se un passo un
po’ incerto, cosa che ad un tratto le fece inciampare e cadere nelle braccia
del nemico, che si era aggrappato a lui, mentre cercava di rialzarsi e scappare
nuovamente.
I pirati e i vari mugiwara
che assistevano alla scena facevano il tifo per la ragazza, la quale, riuscita
a imprigionare Zoro, gli afferrò il viso e gli diede un bacio sulla bocca, cosa
che lo spadaccino non ricambiò a causa della situazione un po’ troppo pubblica.
Nami era seduta vicino al
fuoco a dialogare con il navigatore di Shanks e stava
apprendendo cose nuove nell’ascoltare i racconti del pirata, cose che
certamente in futuro le sarebbero tornate utili.
Era in procinto di raccontarle un suo aneddoto per
comprendere certi cambi del clima, quando una mano sulla spalla la interruppe.
“Nami posso parlarti un
attimo?” chiese Rufy.
Nami sgranò gli occhi
vedendo il volto serio del ragazzo “Certo, dimmi!”
“Ehm…in privato!” disse Rufy,
prendendola per mano e portarla nella foresta, per poi attraversarla e portarla
sulla spiaggia opposta.
Non ci volle molto dato le dimensioni dell’isola.
“Wow, guarda che spettacolo!” disse Nami, meravigliata nel vedersi davanti una lunga piena
gigantesca circondata da migliaia di stelle, che sfiorava il mare e creava un
gioco di luce grazie all’acqua increspate.
Rufy sorrise e annuì,
concordando con la frase della navigatrice. Non aveva previsto la luna, lui
voleva solo allontanarsi da occhi e orecchie indiscrete, ma quel paesaggio
andava benissimo per ciò che si era prefissato di fare.
Era piuttosto nervoso e Nami
se n’era accorta.
“Rufy, ti senti bene?” chiese
preoccupata “Non ti sarai preso una indigestione a causa di tutto quello che
hai mangiato!”
Rufy scosse energicamente il
capo, poi frugando nella tasca, tirò fuori una scatolina. Gliela porte alla
ragazza, la quale guardò confusa il ragazzo, dato che una cosa del genere non
se l’aspettava.
“Cos’è?” chiese Nami, mentre
l’apriva.
“Bhe…ecco…è…” Rufy non riuscì a terminare la frase, che Nami con una voce sorpresa disse “Questo è il bracciale di Bellmer, come fai ad averlo?”
“Ecco, me lo manda Nojiko!”
disse semplicemente.
“Te lo manda mia sorella? Perché?” chiese la ragazza
confusa.
“Perché glielo chiesto io…ma prima che… che tu dica
qualcosa, io…io… ho chiesto il permesso di prenderlo a…a...a tua madre quando
eravamo nei campi Elisi!” disse Rufy balbettando e
cominciando a giocare nervosamente con le dita.
Nami cercò di mantenere un
viso sorpreso, ma era difficile riuscirci vedendo un Rufy
che difficilmente vedeva. Nervoso e impacciato.
“Ecco, lo…lo so che la tradizione è un’altra e…e..probabilmente ti sei i-immaginata tutto quanto in un
modo d-diverso, ma il fatto è che tu sei piena di gioielli preziosi e a-anelli
ed è anche v-vero che sono un d-disastro
in queste cose, ma vo-volevo regalarti
q-qualcosa con più valore di q-quello che h-hai, per f-farti capire
quanto tu sia importante per me e…e…e…”
Nami, ormai commossa, cercò di spingerlo a continuare “E...?”
Rufy la fissò e si perse in
quegli occhi nocciola. Fece un respiro profondo e con gli occhi chiusi e tutto
di un fiato disse “Nami, mi vuoi sposare?”
Eccomi qua dopo praticamente 5-6
mesi che non aggiorno. Dite la verità, non ci speravate più!!!
Ammetto che mi sento arrugginita, quindi temo che un po’ di errori mi siano
scappati.
Per farmi perdonare almeno un po’ ho fatto un capitolo lunghissimo, 15
pagine word, quando in genere vanno da 4 a 7.
Spero vi sia piaciuto.
Fatemi sapere ne!
Alla prossima.
Neko =^_^=