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Autore: Ghost Writer TNCS    20/05/2015    1 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Anna Bedder è una giovane piratessa e possiede un potere talmente straordinario che, nonostante la sua giovane età, si è già guadagnata una fama piuttosto invidiabile. Grazie alla sua Black Soul può viaggiare per i mari senza preoccuparsi della maggior parte dei nemici, tuttavia ogni primo giorno del mese si reca alla taverna “Il Kraken” e ascolta chiunque desideri entrare nella sua ciurma, in attesa di trovare le persone adatte a vestire i panni dei pirati Bandiera Nera…
I personaggi presentati in questa raccolta verranno ripresi nel secondo racconto della saga Arcana Magica.
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La prima oneshot (Emrad) è iscritta al contest Fantasy Contest - Alternative Route indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta.
La sesta oneshot (Jemal) è iscritta al contest Un, due... Trash! indetto da Amahy.
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Francis

Data: 4117 d.s., quarta deca
Luogo: pianeta Marath, sistema Essud

Tenebra si avvicinò con tutta calma al molo, le vele nere si ammainarono e una robusta corda color della pece serpeggiò verso la bitta libera più vicina per completare la manovra di ormeggio.

Emrad fu il primo a scendere: non attese nemmeno di srotolare la scala di corda, ma saltò direttamente sul molo, arrancò per alcuni passi e poi si lasciò cadere sul legno umido e sporco. «Anna, tu sei completamente pazza!»

La piratessa saltò a sua volta dal parapetto e atterrò elegantemente di fronte a lui. «Siamo vivi e Tenebra non ha subito danni, è questo che conta, no?»

«È stata una follia affrontare tutte quelle navi della marina.» affermò l’uomo in tono cupo «La prossima volta non saremo così fortunati…»

«Non è stata la fortuna a salvarci.» ribatté la giovane aggiustandosi il cappello nero «Sono stata io.»

Emrad fece un verso di stizza, sulle sue labbra però c’era un sorriso sincero. Non era facile avere a che fare con un capitano come Anna Bedder, nonostante questo era felice di fare parte della sua ciurma.

«Andiamo, siamo in ritardo.»

L’uomo si rimise in piedi e si accodò alla ragazza. Erano passati tre mesi da quando si era unito ai pirati Bandiera Nera e a volte credeva di conoscere Anna da sempre, altre invece gli sembrava di non sapere nulla di lei. Era una persona parecchio strana: sapeva essere un capitano sanguinario e un guerriero inarrestabile, di tanto in tanto però emergeva anche un lato dolce e infantile del tutto comprensibile per una ragazza della sua età.

Mentre camminavano per le vie della città di Abandon, notò diversi sguardi che gli altri pirati riservavano a lui e al suo capitano. In realtà soprattutto al suo capitano. Non che la cosa lo stupisse: in quei due mesi avevano fatto un paio di imprese piuttosto eclatanti ed erano riusciti a fuggire per ben quattro volte alle navi della marina, col risultato che la taglia sulla testa di Anna aveva subito un’ulteriore impennata. Si sentiva quasi offeso a pensare che la sua valeva meno di un decimo di quella della ragazza.

Purtroppo non erano ancora riusciti a mettere da parte abbastanza soldi per poter comprare tutti i pezzi necessari a costruire il motore che aveva in mente, in compenso Anna aveva accettato di buon grado la sua richiesta di acquistare una coppia di robuste protezioni per gli avambracci. A vederle sembravano solo due comode difese in cuoio rinforzato, in realtà però nascondevano nella parte interna diversi cristalli magici che all’occorrenza gli avrebbero permesso di scagliare incantesimi o di sfruttare magie curative. Un comodo espediente che gli aveva già salvato la vita in un paio di situazioni.

Raggiunsero la taverna Il Kraken e, come la volta precedente, presero un boccale di nedoh a testa prima di salire sulla balconata. Anche lì la puzza non mancava, però almeno il rumore non era così forte da ostacolare le conversazioni.

Non dovettero attendere molto per vedere arrivare il primo pretendente. Era un uomo giovane, dal fisico prestante e il viso attraente, con lo sguardo fiero e il sorriso ammaliante, Emrad però lo degnò appena di un’occhiata: la prostituta che era con lui era davvero molto carina e la scollatura le arrivava quasi all’ombelico.

«Sei tu Anna “Bandiera Nera” Bedder?» domandò il nuovo arrivato con un luminoso sorriso. Probabilmente era l’unico cliente di tutta la taverna che non aveva i denti ammuffiti.

«Sono io.» confermò la piratessa prima di prendere un altro sorso dal suo boccale. Il suo tono era freddo e distaccato: se il fascino di quel tipo l’aveva colpita, di certo non lo dava a vedere.

«Il mio nome è Francisco, Francisco Basil.» Le sorrise di nuovo. «Ma tu puoi chiamarmi Isco…»

«E vorresti entrare nella mia ciurma, Isco

«Esattamente. Sono sicuro che insieme potremo fare grandi cose.» Le fece l’occhiolino e le mostrò ancora una volta la dentatura perfetta.

Emrad era già stufo di lui e del suo atteggiamento, così si scolò l’ultimo sorso di nedoh e si alzò.

«C’è qualcosa che sai fare?» domandò Anna con fare tagliente.

Le labbra del giovane si distesero in un’espressione eloquente. «Ci sono molte cose che so fare…»

La prostituta che era con lui non riuscì a trattenere un risolino e gli si appiccò ancora di più.

Anna contrasse lievemente le labbra e poi anche lei mandò giù gli ultimi sorsi della sua bibita. A quel punto Emrad non poté che compatire il giovane: aveva impiegato un mese per capire che quello voleva dire che il suo capitano si stava per arrabbiare, e quando il suo capitano si arrabbiava c’era il serio rischio di rimetterci qualche osso, se ti andava bene.

«Allora? Sono dentro?» chiese il pretendente con quella sua aria da dongiovanni.

La ragazza lo trafisse con uno sguardo fin troppo eloquente. «Sorridi ancora in quel modo e ti spacco i denti.»

Il giovane non poté fare a meno di schiudere le labbra con aria divertita. «Quale modo?»

Emrad scosse il capo. Addio al suo bel sorriso…

Il pugno di Anna fu talmente rapido che il giovane non lo vide nemmeno arrivare. Si udì un colpo, poi il disperato grido di dolore dell’uomo che crollava a terra. La prostituta urlò spaventata e corse via, appena in tempo per non vedere il suo cliente che sputava una mezza dozzina di denti insanguinati.

«Anna…»

La ragazza si voltò verso il suo vicecapitano e probabilmente quella distrazione salvò il giovane, che senza sorridere arrancò via.

 I due pirati Bandiera Nera rimasero fermi a fissarsi per alcuni lunghi secondi, poi il capitano se ne tornò a sedersi.

«Non l’avrei ucciso, se è questo che ti preoccupava.»

«Secondo il Codice è anche vietato scatenare risse nei locali.»

«Spaccare la faccia a qualcuno non è scatenare una rissa.» obiettò lei dopo aver raccolto il cappello da terra.

Emrad fece un verso di stizza. A volte Anna riusciva a sorprenderlo anche in senso negativo. «Vado a prendere dell’altro nedoh. Ne vuoi?»

Lei fece di sì con la testa mentre dava qualche pacca al suo copricapo per cercare di levare lo sporco.

Altri pirati si offrirono di entrare nella ciurma dopo il giovane, però non ebbero maggiore fortuna e tutti quanti vennero allontanati in modo più o meno gentile.

«Se ti annoi, puoi anche andare a cercarti qualche prostituta.» disse ad un tratto Anna «Quella di prima mi sembra che ti piaceva. Non ci trovo nulla di male, se è questo il problema.»

Emrad rimase senza parole. Non sapeva bene cosa rispondere: non si era mai trovato ad affrontare un simile argomento con il suo capitano, ma nemmeno con una qualsiasi altra donna in realtà.

«Ti conviene sbrigarti, perché tra un po’ potrei cambiare idea e decidere di farti fare qualcosa di molto meno piacevole.»

L’uomo sollevò le mani e si alzò. L’ultima volta che Anna aveva usato le parole “qualcosa di molto meno piacevole”, si era trovato a combattere all’ultimo sangue contro un altro pirata in una gabbia a bordo di un galeone. Aveva vinto, tuttavia in quei momenti il pensiero di lasciare i pirati Bandiera Nera era stato parecchio forte. Alla fine però aveva deciso di restare: far parte di quella ciurma era qualcosa di unico, e in seconda battuta non aveva intenzione di ricominciare daccapo la ricerca di una nave su cui lavorare. In ogni caso non voleva ripetere l’esperienza, soprattutto se l’alternativa era passare un po’ di tempo con quell’affascinante fanciulla di prima…

Una volta sola, Anna prese il boccale ancora pieno per un terzo del suo vicecapitano e lo versò nel proprio. Sperava di aver fatto la cosa giusta a mandarlo via. La verità era che non sapeva mai bene come comportarsi con Emrad: aveva sempre paura di sembrare troppo debole o troppo autoritaria, e alla fine il suo orgoglio la spingeva ad essere ancora più autoritaria.

Ad essere sinceri, non era mai stata brava a relazionarsi con le persone. L’essere nata con la Black Soul le aveva spalancato qualsiasi porta, però l’aveva anche trasformata in una specie di mostro da temere o usare.

Lei ci teneva a lui. Nonostante tutto Emrad continuava a seguirla e a supportarla, quindi non voleva rischiare di perderlo. Era quanto di più simile ad un amico avesse avuto negli ultimi anni.

«Mi scusi, è lei Anna Bedder?»

Quelle parole distrassero la ragazza dai suoi pensieri, inducendola a sollevare il capo. Sebbene cercasse di non darlo a vedere, era piuttosto curiosa: era la prima volta in assoluto che qualcuno si rivolgeva a lei con tutta quella formalità. Si trattava di un vecchio hystricide dalla pelle bruna, non era molto alto e i capelli avevano perso la loro rigidità, quindi li teneva dignitosamente pettinati all’indietro. La barba era un po’ incolta, gli aculei sugli avambracci invece erano stati tagliati con cura. Il fisico smilzo lo escludeva dalla categoria dei guerrieri, in compenso il suo sguardo racchiudeva un’esperienza decennale. Probabilmente era un veterano della pirateria.

«Sono Francis Shoun, ho letto che sta cercando degli uomini, quindi mi vorrei proporre come navigatore. Le ho anche portato questa.»

Rovistò un attimo nel suo tascapane e poi ne tirò fuori un rotolo di carta ingiallita che spiegò di fronte alla ragazza. Era una mappa e indicava la posizione di qualcosa.

«Questo è il luogo dove il capitano Winzer ha nascosto il suo tesoro. Purtroppo la sua nave è stata affondata e lui è morto con tutti i suoi uomini, quindi nessuno sa dove si trovi. Ovviamente con questa mappa lo posso ritrovare.»

«E come fai ad averla?»

Il vecchio incurvò le labbra in un sorriso velato di nostalgia. «Sono stato anch’io un capitano, tanti anni fa. Diciamo che ho i miei contatti.»

Anna si lasciò cadere sullo schienale con fare pensieroso. Non era del tutto certa che quel vecchio potesse tornarle utile, però con i soldi ricavati dal tesoro, magari Emrad avrebbe potuto realizzare il motore per Tenebra. «D’accordo, domani salperemo per quell’isola; se troveremo il tesoro, sarai dei nostri. Ti sta bene?»

Francis chinò leggermente il capo. «Certo. La ringrazio per la sua fiducia.»

La ragazza gli elencò le caratteristiche distintive della sua nave, quindi lo indirizzò ad un molo sbagliato come aveva fatto con Emrad. Il vecchio pirata annuì nuovamente, ripose la mappa nel suo tascapane e si avviò.

Anna rimase al suo posto e continuò a sorseggiare il suo alcolico, in attesa di ulteriori pretendenti. Tutto sommato un navigatore le avrebbe fatto comodo: lei con i suoi poteri poteva fare molte cose, ma non ciò che non conosceva. Il sigillo del poliglotta ad esempio, realizzato per essere in grado di comunicare anche con chi parla lingue diverse, aveva dovuto farselo fare da un mago specializzato. La sua Black Soul aveva dei limiti esattamente come tutte le altre Soul, questa però era un’informazione che avrebbe difeso anche sotto tortura: conservare la sua aura di onnipotenza era una delle cose a cui dava maggiore importanza.

Circa venti minuti dopo, Francis ricomparve all’interno del Kraken. «Mi spiace, sono andato alla decima passerella del molo sud, ma non trovato nessuna nave nera con la polena a forma di pantera.»

La ragazza sorrise. «Non ho mai detto che la mia nave era ormeggiata lì.»

«Quindi era un test?»

Anna fece di sì con la testa. «Apprezzo che tu sia venuto fin qui ad avvisarmi. Se vuoi puoi sederti e aspettare con me, tanto devo restare qui fino a stasera. Salperemo comunque domattina.»

«Credo che accetterò la sua offerta.» annuì il vecchio pirata sedendosi sulla sedia lasciata libera da Emrad.

Il silenzio tra i due divenne presto abbastanza pesante, al punto che Anna decise di dire qualcosa per riscaldare l’atmosfera: «Hai detto che eri un capitano. Che genere di capitano?»

Francis si strinse nelle spalle. «Uno di quelli che non ha mai guadagnato un briciolo di fama.»

«E come mai?»

«Io non sono nato con i poteri e non sono mai stato un guerriero particolarmente abile. Sono diventato capitano perché me la cavavo bene con la navigazione e sapevo prendere le decisioni giuste al momento giusto. Anche la mia ciurma non era niente di speciale.» Parlava con una leggera malinconia, ma senza amarezza: non avevano ottenuto gloria, però doveva aver vissuto molte avventure con i suoi uomini.

«E perché hai deciso di unirti alla mia ciurma?»

«Beh, perché lei, con i suoi poteri, ha le potenzialità per affermarsi come uno dei più grandi capitani della Storia.» Le lanciò uno sguardo significativo. «Lo so che sembra stupido, però se lei ci riuscisse con il mio aiuto, mi sentirei… appagato.»

Anna mandò giù l’ultimo sorso di nedoh. «E così vuoi farmi diventare uno dei più grandi capitani della Storia, eh… Sai che ti dico? Mi piace come idea! Per riuscirci però dovremo fare parecchia strada.»

Il vecchio incurvò leggermente le labbra: «Conosco delle rotte favorevoli.»

La sua pronta risposta strappò un sorriso anche alla ragazza. «Toglimi una curiosità: sei davvero sicuro che quella mappa ci porterà al tesoro?»

Francis fece schioccare la lingua, lo sguardo velato da un leggero dubbio. «Le coordinate sono giuste, di questo sono sicuro, l’unica cosa che temo è che qualcuno lo abbia già preso.»

«Se salpiamo domani, quando arriveremo?»

«Se le condizioni sono favorevoli, dovremmo arrivare entro tre giorni.»

«Allora fra tre giorni sapremo se il tesoro è ancora lì.»


***


Come da programma, la mattina seguente salparono di buon’ora e cominciarono la traversata verso l’isola del tesoro. Dopo Francis non si era presentato nessun altro valido pretendente, così la ciurma si era stabilizzata sui tre elementi.

«Allora, come procedono i lavori?» domandò Anna.

«Ho quasi finito di fissarlo.» annunciò Emrad, intento ad assicurare un congegno magico nella cabina dedicata allo studio delle rotte, situata nel cassero di poppa a fianco di quella di Anna.

Era stato proprio Francis ad indicare il negozio dove trovare un simile strumento e, grazie ad esso, avrebbero potuto sapere in qualsiasi momento la distanza che c’era tra la loro posizione attuale, una posizione arbitraria impostabile in qualsiasi momento e una terza posizione fissa, nel loro caso l’isola di Abandon. Era un congegno piuttosto raro e costoso, non erano molti gli alchimisti capaci di realizzarlo, però grazie ad esso era sempre possibile sapere le loro coordinate anche in condizioni sfavorevoli e con un margine di errore minimo.

«Ok, ho finito.» annunciò il vicecapitano alzandosi per contemplare i risultati del proprio lavoro.

Anna sorrise soddisfatta e poi tornò sopraccoperta. Quel rilevatore era una miglioria non indifferente per la sua amata Tenebra, tanto che aveva già deciso di mantenere Francis nella ciurma anche se il nascondiglio del tesoro si fosse rilevato una delusione: avere al suo fianco un ex capitano con la sua esperienza era qualcosa che non avrebbe potuto comprare nemmeno con tutto l’oro del mondo.

Il giorno seguente, il vecchio diede ulteriore prova delle sue conoscenze avvisandoli per tempo di un’imminente tempesta, il che permise loro di raggiungere la meta senza incontrate particolari complicazioni.

Francis era un tipo silenzioso e abbastanza riservato, però, quando sbarcarono sulla spiaggia del tesoro, nei suoi occhi brillava una luce di speranza sincera, quasi infantile.

«Venite, dovrebbe essere da questa parte.»

Gli altri due pirati lo seguirono attraverso la foresta, ben presto però Emrad dovette prendere la testa del gruppo per fare strada a colpi di scimitarra. Avanzarono così per una quarantina di metri abbondanti, addentrandosi sempre più nella fitta vegetazione, poi di colpo si trovarono davanti ad una conformazione rocciosa.

«Credo che ci siamo.» annunciò Francis consultando le informazioni sulla mappa «L’ingresso dovrebbe essere qui da qualche parte.»

Cominciarono ad aggirare la parete grigia e irregolare, fino a quando il vecchio non diede l’ordine di fermarsi. «L’ingresso è dietro questo masso, ne sono quasi certo, dobbiamo solo riuscire a spostarlo.»

A parole sembrava facile, però il pezzo di roccia era alto almeno tre metri, largo altrettanto e profondo quasi un metro. Senza la magia era impossibile muoverlo.

Anna fece un passo avanti. «Lasciate fare a me.»

Allungò un braccio verso il grosso masso e delle esalazioni nere si sollevarono dal suo corpo, protendendosi in avanti silenziose come fumo. Alla ragazza bastò un cenno della mano e il potere della sua Black Soul sollevò il pesantissimo blocco di pietra, scagliandolo via come fosse un fastidioso sassolino.

Francis, che aveva solo sentito parlare degli straordinari poteri della giovane, non riuscì a nascondere la proprio sorpresa.

Anna avanzò di qualche passo nella caverna che aveva appena rivelato e incrociò le braccia. «Uomini, direi che abbiamo fatto centro.»

Emrad osservò con ammirazione i numerosi sacchi disposti a ridosso delle pareti, quindi si inginocchiò davanti al forziere di circa ottanta centimetri per quaranta posto al centro della piccola grotta. Era chiuso da un grosso lucchetto, tuttavia bastò un cenno del capitano per farlo saltare via.

L’uomo sollevò il coperchio di legno scuro e di colpo rimase senza parole. Era piena di monete d’oro, gioielli e pietre preziose.

Francis si avvicinò per vedere meglio e anche il suo viso si illuminò di gioia: il tesoro del capitano Winzer era davanti ai suoi occhi.

Anna sorrise con fare soddisfatto. «Emrad, dici che basteranno per costruire il motore per Tenebra?»

Lui mosse il capo, visibilmente estasiato. «Direi proprio di sì, capitano…»


***


L’alto ufficiale della marina si aggiustò gli occhiali e lesse distrattamente il foglio che aveva davanti. La carica di governatore gli assicurava molti privilegi, su tutti una lussuosa villa in cui abitare, però aveva anche dei risvolti piuttosto noiosi, ad esempio l’obbligo di inviare un rapporto mensile ai suoi superiori. E pensare che, con ogni probabilità, non sarebbe nemmeno stato letto.

D’un tratto qualcuno bussò alla porta.

«Avanti.»

Un giovane ufficiale aprì il portone dell’ampio studio e si mise sull’attenti. «Contrammiraglio, c’è un uomo che desidera parlare con lei. Dice di essere il capitano Parsifal Match, dei Pirati del Vulcano.»

L’ufficiale si tolse gli occhiali. «Avete già controllato se dice il vero?»

«Sissignore. Possiede il potere della Lava Soul, non ci sono dubbi.»

Il contrammiraglio celò con maestria il proprio nervosismo. «Ha per caso detto cosa vuole?»

«Mi spiace, ha detto solo che desidera parlare con lei. In ogni caso abbiamo già provveduto a sigillare i suoi poteri con un collare anti-magia. Non ha nemmeno opposto resistenza.»

La notizia sorprese non poco l’uomo seduto alla scrivania. Cos’aveva in mente questo Parsifal Match?

«Fatelo passare.»

«Sissignore.»

Il giovane lasciò l’ufficio e dopo meno di mezzo minuto tornò in compagnia dell’inaspettato ospite. Il capitano dei Pirati del Vulcano era un uomo abbastanza alto e robusto, indossava un ampio soprabito e la barba bruna era folta anche se non molto lunga. In spalla aveva una sacca lercia quanto i suoi vestiti e quattro marine lo seguivano come ombre per essere sicuri che non causasse problemi.

«È lei la persona più alta in grado qui?» chiese Parsifal con voce ferma.

«Sono io, contrammiraglio Steward Tarther. Cosa l’ha spinta a venire fin qui?»

«Voglio servire la marina come corsaro.» Abbassò la sacca e la aprì. «Questi li può considerare una prova delle mie motivazioni.» E rovesciò il contenuto sul pavimento dello studio. Si trattava di tre teste, tutte quante con i capelli bruciacchiati, così come ciò che restava dei colli. Era come se i loro corpi fossero stati ridotti in cenere.

L’ufficiale non riuscì a reprimere un’espressione di disgusto. La vista era raccapricciante, ma l’odore era anche peggio. Per fortuna riuscì a trattenere il conato di vomito, in ogni caso si portò il suo fazzoletto di seta bianca sul naso. «E cosa l’ha spinta a prendere questa decisione?»

Una scintilla di odio puro sfavillò negli occhi del capitano barbuto. «Vendetta.»

Il contrammiraglio Tarther non avrebbe voluto prolungare quella conversazione, ma la domanda uscì senza che se ne rendesse conto: «Contro chi?»

Parsifal serrò i pugni. «I pirati Bandiera Nera.»



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