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Autore: Padmini    20/05/2015    2 recensioni
Una mente che non risposa, mille pensieri che si accavallano e che combattono tra di loro per la vittoria. Sacrificare la propria vita per una nobile causa o seguire i propri intimi sogni?
Charles Xavier si era trovato davanti a quel dilemma più di una volta, ma quella notte, avvolto dalle tenebre e dal silenzio, aveva preso la sua decisione. Avrebbe dato tutto se stesso per il suo sogno, lo avrebbe fatto davvero ... ma era ancora troppo presto. Quella notte, Charles scelse di essere egoista e di tornare dall'unico uomo che aveva mai amato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Primavera
 

Erik restò in silenzio per qualche minuto, troppo scosso per parlare e indeciso se credere o meno a Charles. Il telepate lo fissava a su volta ,con uno sguardo determinato che raramente aveva illuminato quegli occhi chiari. Evidentemente era così convinto delle sue idee da rischiare tutto pur di convincerlo o, più semplicemente, di restare con lui. Tutta quella determinazione, tutti i sacrifici che aveva fatto e che sarebbe stato disposto a fare, tutto deponeva a suo favore. Ormai non c'erano più dubbi, Charles era sincero. Non era ancora certo del tutto che le sue idee per la lotta a favore dei mutanti fossero giuste, ma non poteva negargli l'occasione di dimostrarlo.

“Va bene, accetto la scommessa” disse infine, porgendogli la mano, che il telepate strinse senza esitare “Io rispetterò la mia parte, ma tu sei certo di voler rispettare la tua, nel caso non dovessi essere convinto dopo due mesi?”

“Assolutamente sì”

“Anche se cambiassi un po' le premesse?” chiese poi, guardandolo malizioso.

“Cosa intendi?”

“Intendo dire che vinceresti facilmente portandomi nella tua scuola. Quel posto è un'oasi in mezzo a un deserto di pregiudizi e odio. Non dico che non faccia bene, ma credo che riusciresti a convincermi in modo più onesto se restassi qui con me e mi facessi vedere come gli uomini possono accettare i mutanti al di fuori della tua scuola. Te la senti o hai paura di perdere?”

Charles non rispose subito, valutò la proposta per qualche istante, infine annuì.

“Certo. In fin dei conti hai ragione tu. Va bene. Accetto”

Erik fu piacevolmente colpito da quell'assenza di esitazione in lui e gli sorrise.

“Molto bene, allora. Per gli abiti non ci saranno problemi, anche se immagino che tu ti sia già organizzato da solo. Per quanto riguarda i tuoi spostamenti, dovrò procurarmi una sedia a rotelle. Non sarà comoda come quella che hai a Westchester, ma vederai che ti troverai bene. Non voglio che tu prenda ancora quella porcheria e sì, mi fido di te. Ti metterò alla prova, Charles. Dovrai convincermi senza usare i tuoi poteri ma dovrai essere responsabile, non voglio che tu li blocchi per non cedere alla tentazione. Come io mi fido di te anche senza elmetto, tu dovrai rispettare la mia fiducia. Ovviamente non saprò mai se mi condizionerai, ma sarà tua responsabilità fare che ciò non accada. Se lo farai, dovrai portarti il peso di una menzogna e non credo che tu sia abbastanza forte da potertelo permettere ...”

Charles arrossì per l'imbarazzo e la rabbia, ma annuì. Erik aveva ragione. Lui non sopportava le bugie e non sarebbe stato in grado di convivere con la sua coscienza se lo avesse preso in giro. Annuì con più convinzione e si mise a sedere sul letto.

“Credi di riuscire a procurarmi la sedia a rotelle? Non voglio restare confinato in questo letto!”

“Non preoccuparti, devo uscire questa mattina e al mio ritorno te la porterò.”

Ciò detto, Erik si alzò dal letto e iniziò a vestirsi.

“Starò via qualche ora, nel frattempo tu ...” esitò, non sapeva bene cosa dirgli, cosa fargli fare.

Charles sorrise e poi scoppiò a ridere.

“Stai tranquillo, ormai sono abituato all'immobilità. Se hai un libro posso leggere, altrimenti mi accontenterò di non fare nulla.”

Erik si grattò la testa guardandosi attorno con aria smarrita, infine annuì e andò alla libreria. Gli ci volle qualche minuto prima di trovare il libro giusto, ma infine prese Re in eterno, di Terence Hanbury White1 e glielo porse. La copertina era quasi nuova, ma si vedevano i segni lasciati da numerose e attente letture. Charles lo prese e lo esaminò prima di posarsi conla schiena sul cuscino.

“Ti ringrazio, sarà una lettura interessante”

Non era solito leggere libri consigliati da altri, ma in quel caso avrebbe fatto un'eccezione. Un libro può rivelare molto dell'animo di un uomo e lui, abituato a leggere i pensieri nelle menti altrui, avrebbe potuto farlo attraverso le pagine del libro.

“Bene … allora … io vado ...” mormorò Erik ed uscì dalla stanza.

Charles si rilassò sul letto e iniziò a leggere.

 

 

Ad Erik piaceva passeggiare lungo le strade di Parigi. Contrariamente a Mystique, sapeva di poter camminare a testa alta senza doversi nascondere per poter osservare tutto ciò che gli accadeva attorno. Solitamente cercava solo ciò che voleva vedere, ma quella mattina si rese conto di voler cercare anche altro.

Se Charles si era impegnato a rinunciare ai suoi ideali pur di convincerlo, anche lui avrebbe abbassato le sue difese e soprattutto i paraocchi con i quali guardava alla società. Charles era andato da lui con la mente aperta e disarmato e allo stesso modo anche lui avrebbe potuto fare altrettanto, aprendosi a nuove idee. Non voleva partire prevenuto e anche se gli sarebbe costato molto doverlo ammettere, se avesse capito che lui aveva ragione non avrebbe esitato ad ammetterlo. Era sempre stato molto cocciuto e orgoglioso, ma su una cosa era sempre stato molto leale, la sconfitta. Aveva sempre riconosciuto quando veniva sconfitto e in quel caso non avrebbe fatto diversamente. Se Charles avesse avuto ragione gliela avrebbe data.

Andò a comprare un po' di cibo e solo prima di tornare a casa passò dall'ospedale. Non fu difficile rubare una sedia a rotelle, ne prese una tra quelle rotte e l'aggiustò grazie ai suoi poteri. Fu piuttosto buffo usarla poi come carrello della spesa per portare le buste con il pane, il latte e il resto del cibo che aveva comprato per sé e per Charles, ma aveva imparato a non considerare gli sguardi della gente, perciò si lasciò sfiorare dagli sguardi stupiti e dai commenti ironici senza battere ciglio.

Non fu difficile nemmeno raggiungere il suo piano, grazie all'ascensore. Quando finalmente raggiunse la porta, ciò che lo colpì fu il silenzio. Era ovviamente abituato a non sentire rumori provenire dal suo appartamento, ma ora sapeva di avere un ospite e non sentire suoni lo preoccupò. Che se ne fosse andato, magari utilizzando una fialetta di siero che gli aveva tenuta nascosta? Era possibile …

Con la sua solita calma aprì la porta, ma si guardò attorno circospetto, cercando i segni della presenza del telepate. Silenzio, il silenzio più assoluto. Tolse le borse dalla sedia a rotelle per posarle sul tavolo della cucina e andò in camera dove, una volta varcata la soglia, poté tirare un profondo sospiro di sollievo.

Charles era lì, seduto sul letto, intento a leggere il libro che lui gli aveva dato. Era concentrato e immobile e alzò appena lo sguardo quando si accorse della sua presenza. Vedendo la sedia a rotelle sorrise e, posato il libro sulle gambe, stando attento a lasciare un segno per poter riprendere la lettura, chinò il capo in segno di saluto e gratitudine.

“Sembra molto comoda, ti ringrazio”

“N-non c'è di che ...”

“Temevi che me ne fossi andato?” chiese con un sorriso.

“Avevi promesso, Charles! Avevi promesso che non ...”

“Leggerti la mente?” scoppiò a ridere “Non l'ho fatto, ma non ci vuole un genio per intuire dal tuo sguardo che eri teso e che mi stavi cercando perché, una volta entrato in casa, non avevi sentito rumori. Ti chiedo scusa per averti fatto preoccupare, ma il libro che mi hai prestato è molto interessante e quando leggo svanisco completamente ...”

Si sporse verso di lui e gli fece cenno con una mano di avvicinare la sedia a rotelle.

“Per piacere, avvicinami anche i miei vestiti, non voglio restare a letto tutto il giorno e poi oggi pomeriggio mi piacerebbe uscire con te … So che sei già stato fuori, ma non potrò mai convincerti se resteremo chiusi qui, sbaglio?”

Erik non rispose, si limitò a scuotere la testa, sorpreso dalle parole del telepate, che scoppiò a ridere una seconda volta.

“Suvvia, Erik! Non fare quella faccia! Credi che sia veramente così ingenuo?” chiese, restando con le mani tese verso di lui aspettando i vestiti.

Finalmente Erik si riebbe e, dopo ancora qualche istante di smarrimento, andò a recuperare gli abiti di Charles, che gli porse il più rapidamente possibile.

“Non sono una belva feroce!” scherzò lui, ridendo ancora “Inoltre non credo di poterti fare molto male ...”

Erik annuì ancora e uscì dalla stanza per preparare il pranzo, mentre Charles iniziava già a cambiarsi.

 

Stava finendo di tagliare le verdure quando entrò Charles. Si voltò e gli sorrise. Non lo credeva possibile, ma solo dopo poche ore si stava abituando alla presenza del telepate al suo fianco. Sì, Charles aveva ragione quando aveva detto che aveva avuto paura che non fosse in casa, ma per un motivo che lui stesso comprendeva solo in quel momento. Aveva avuto paura che non fosse stato vero. Aveva temuto di aver comprato del cibo e di aver rimediato una sedia a rotelle per un fantasma, per l'ombra di un suo desiderio.

Sospirò di sollievo vedendo che si sbagliava e spostò la sedia del tavolo per permettergli di raggiungere il piatto senza problemi.

“Sei molto gentile ...”

“Non faccio nulla che non si a strettamente necessario” asserì Erik, ma nella sua voce e nella sua espressione era evidente il desiderio di renderlo felice, di farlo stare bene.

“Mi sta bene uscire anche oggi pomeriggio. Almeno andrò in giro con una sedia a rotelle con un uomo e non con le buste della spesa!” aggiunse, scoppiando a ridere.

Era strano e bello allo stesso tempo. Non sorrideva da tanto tempo e nemmeno rideva così. La sola presenza di Charles aveva aperto in lui porte che prima non sapeva nemmeno di possedere. Lentamente ma inesorabilmente un sentimento di gioia e calore si espanse nel suo cuore, come un fiore che pian piano germoglia da un seme tenuto per troppo tempo al freddo dell'inverno.

Charles era la sua primavera.

 

Erik cucinò, aiutato da Charles per quanto potesse fare, e mangiarono con calma, in silenzio, come se si trovassero in una situazione del tutto normale, come se non fosse strano per loro dividere un pasto in armonia. La pace e la tranquillità erano tali che si ritrovarono a lavare i piatti ridendo e scherzando del più e del meno, come i vecchi amici che erano.

A pomeriggio ormai inoltrato, quando Erik ebbe terminato di visionare alcune carte urgenti, si affacciò fuori dalla finestra e osservò il cielo. Il sole stava lentamente tramontando, regalando alle nuvole una magnifica tonalità di oro e rosa che accarezzava lo sguardo con dolcezza. In quel cielo rivide gli occhi di Charles, così azzurri e traboccanti di amore e compassione. Aveva scoperto che anche un uomo come lui, così buono e gentile, poteva diventare combattivo per proteggere le persone a lui care e la sua presenza lì ne era la prova.

Gli procurava un dolore acuto al cuore il doverlo vedere confinato in quella sedia a rotelle, ma quel male veniva alleviato dal balsamo benefico che gli sguardi del telepate sembravano emanare ogni volta che lo guardava.

“Avrei voluto uscire prima, ma devo ammettere che il tramonto a Parigi è qualcosa alla quale non avrei mai rinunciato ...”

Si avviarono in direzione della Tour Eiffel, che stava già iniziando ad illuminarsi contro il cielo sempre più scuro. Quando furono più vicini il cielo era ormai diventato un manto blu costellato di piccoli diamanti, oscurati però dalla presenza massiccia della torre, che splendeva con gli effetti delle luci, sapientemente posizionate per farla brillare come un gioiello prezioso.

Si avvicinarono alla Senna e poco distante da loro passarono due ragazzi. Si tenevano per mano e si sorridevano, ogni tanto si baciavano, sfiorati dagli sguardi dei passanti, che li ignoravano come se non esistessero, reprimevano espressioni di disgusto o, ancor peggio, facevano di tutto perché venissero notate.

“Hai visto?” chiese Charles, indicandoglieli con un moto discreto del viso “Quei due, sono omosessuali”

“Non ci vuole un telepate per capirlo ...” ironizzò Erik, sbuffando senza capire dove volesse andare a parare”

“Non fare finta di non aver capito, Erik” lo rimproverò Charles con il tono del professore che ogni tanto gli veniva senza che se ne rendesse conto “Non si stanno nascondendo né lottano per i loro diritti. Esistono, semplicemente esistono. Le persone attorno a loro ancora non li accettano, li considerano un'aberrazione, uno scherzo della natura … ma a loro non importa. Non gli importa di doversi difendere né di attaccare. L'unica cosa che interessa a loro due è amarsi.”

Charles si voltò verso di lui e sospirò, come se dovesse ammettere una sconfitta.

“Quando ti ho proposto quella sfida non avrei mai pensato che avresti accettato. Accettarla avrebbe significato aprire la tua mente e, se devo essere sincero, non credevo che saresti riuscito a farlo. Ti ho sempre considerato accecato dal tuo stesso odio, eppure qualcosa deve averti aiutato ad aprire gli occhi ...”

“Non capisco dove tu voglia arrivare … perché fai quella faccia? Credevo che ti avrebbe fatto piacere sapere di aver ragione!” ironizzò, sbuffando e incrociando le braccia al petto.

“Non ho ragione, è questo il punto”

“Allora ho vinto io? Così in fretta?”

“No, non hai ragione neppure tu ...” concluse Charles, senza però spiegarsi.

“Sei enigmatico, Charles … non credo di aver capito ...”

“Capirai, Erik, capirai … ma non voglio scoprire ora tutte le mie carte. Abbiamo molto tempo da trascorrere insieme, non voglio bruciare le tappe”

Erik annuì e gli posò una mano sulla spalla.

“Omosessuali e mutanti sono discriminati allo stesso modo …” mormorò piano, guardando i due ragazzi che, nel frattempo, si stavano allontanando “Mi chiedo cosa succederebbe se un mutante fosse anche omosessuale ...” concluse con un sorriso, prima di prendere una sigaretta e accenderla quasi con pigrizia.

Charles sobbalzò sentendo quel contatto con la mano del signore del magnetismo e trattenne il fiato ascoltando quella frase. Si voltò verso di lui, ma Erik stava osservando i riflessi della torre sull'acqua del fiume, non avrebbe risposto a nessuna domanda e lui non avrebbe osato leggergli nel pensiero.

I primi pedoni erano stati mossi.

 

 

 

 

 

 

1 Questo libro compare davvero nei film dedicati agli X Men

   
 
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