«Grazie mille, ragazzi. Cercheremo di sbrigarcela il prima possibile» ringraziò Richard, aprendo la porta e uscendo, prontamente seguito dalla moglie, intenta a salutare i suoi figli.
«Nessun
problema, Dick. Sarà un piacere badare a questi teneri
frugoletti»
rispose Cyborg, arruffando i capelli del piccolo William. Il
“tenero
frugoletto” in questione si divincolò dalla sua
presa e gli assestò un calcione
allo stinco, gridando: «Io non sono tenero!»
Cyborg
represse un gemito di dolore, mentre Richard e Rachel
cercavano di scusarsi in tutti i modi per il comportamento al limite
del
maleducato del bambino.
«Direi
che hai capito tutto della vita, ometto!» intervenne
Garfield, la piccola Vera stretta tra le braccia. William gli rivolse
un
sorriso smagliante. Per motivi sconosciuti a tutti, il bambino aveva
una vera e
propria passione per il mutaforma e passava molto tempo insieme
all’uomo verde.
«Fate con calma, ragazzi. Sono sicuro che passeremo un
pomeriggio
divertentissimo!»
«Sì,
be’… Se ne può discutere»
mugugnò Cyborg, scoccando
un’occhiataccia al piccolo Grayson, che sorrideva tutto
tronfio.
«Allora
noi andiamo» disse Rachel, con un ultimo saluto ai due
bambini.
«Quanto
vorrei che Starfire fosse con loro…»
confessò Rachel, una
volta in macchina, lontano da orecchie indiscrete.
«Dai,
Rachel, sono solo un paio d’ore, sono sicuro che Cyborg e
Garfield se la caveranno anche senza l’aiuto di Star. Anche
perché la vedo
difficile, per lei, piantare il lavoro per badare a Will e
Vera.»
«Se
lo dici tu…» mormorò lei, dubbiosa.
«Dai,
sono bambini tranquilli. E abbiamo spiegato a tutti e due
come fare per cambiare il pannolino di Vera. E ora, forza. Ci aspetta
un
pomeriggio di puro divertimento all’Ikea.»
«Era
sarcasmo, quello?»
«Assolutamente
no!»
«Guida
e basta, ti prego.»
«Certo,
cara.»
«Allora,
bambini, cosa volete fare?» chiese Garfield, tutto
contento, sfregandosi le mani.
In
tutta risposta, la piccola Vera scoppiò a piangere
disperata.
L’uomo rimase spiazzato e guardò la bambina con
orrore.
«Gar!
Che cosa hai fatto?» domandò severo Cyborg,
accorrendo dal
bagno.
«Ma…
Io… Niente!» balbettò il mutaforma,
agitato.
«E
allora perché sta piangendo come se la stessi
torturando?»
ribatté l’altro.
In
quella, anche William iniziò a piangere. Probabilmente per
solidarietà verso la sorellina, oppure per il puro gusto di
essere d’impiccio.
Chi capisce le menti dei bambini di sette anni è bravo.
«Oh
no!» esclamarono i due amici in coro, tirandosi delle sonore
manate sulla fronte.
«Che
cosa facciamo?» domandò terrorizzato Garfield,
guardandosi
intorno alla ricerca di qualcosa che potesse essere d’aiuto
per calmare i due
fratelli.
«Non
lo so! Non ho figli!» ribatté Cyborg, cullando la
bambina
come meglio poteva. Il brusco movimento non fece che incrementare il
pianto
della piccola.
«Perché,
ti pare che io li abbia? In tal caso, devo essermi perso
qualche passaggio!» strillò il mutaforma, fissando
truce l’amico, mentre
cercava di calmare William con delle facce buffe. Niente, peggio che
vendere
ghiaccio agli eschimesi.
Con
uno sforzo sovrumano, i due uomini riuscirono a spostarsi in
salotto, dove fecero sedere Will sul divano accanto a Garfield, che
cullava
Vera, mentre Cyborg correva in cucina a preparare la merenda.
Dopo
altri cinque minuti di pianto ininterrotto, Garfield non ne
poteva più e di Cyborg e della merenda ancora non si vedeva
traccia.
«Come
è possibile che piangano così tanto?!? La madre
è
praticamente muta, per l’amor del cielo!!» si
lamentò l’uomo,
gettando la testa all’indietro.
«Non
che il padre sia molto più loquace, vero?» si
palesò Cyborg,
portando un vassoio carico di cialde e di fazzoletti di carta. Con
attenzione
posò i dolci sul tavolino e passò
all’amico la scatola di fazzoletti, con cui
l’uomo prontamente salvò il loro divano da una
cascata di moccio.
«Ti
dico, secondo me sono adottati» borbottò il
mutaforma,
destreggiandosi abilmente tra bambini e fazzoletti.
«Lo
direi anche io, se non fosse che sono le copie sputate di quei
due…» rispose l’altro, prendendo Vera
dalle sue braccia e cominciando di nuovo
a cullarla, nella speranza che si addormentasse. Sempre che non fosse
capace di
piangere anche nel sonno, perché in tal caso non avrebbe
risposto delle sue
azioni.
Fortunatamente
per i due amici, alla vista dei dolci, William
aveva deciso che piangere era decisamente una perdita di tempo, quando
poteva
mangiare le cialde preparate da Cyborg, quindi si era quietato
all’istante,
quasi per magia e aveva iniziato a mangiare cialde come se non ci fosse
un
domani.
«Almeno
uno si è calmato» commentò Garfield,
rilassandosi sul
divano per qualche secondo. Il bambino accanto a lui gli fece un gran
sorriso e
continuò imperterrito la sua attività, mentre
anche la sorellina continuava a
strillare come una disperata.
Quando
i coniugi Grayson entrarono in casa, vennero accolti dalle
urla strazianti della loro secondogenita. Rachel si
precipitò a salvarla dalle
braccia di Cyborg e, nel giro di qualche secondo, la bambina dormiva
pacifica
come un angioletto. I due ex-Titans la guardarono sotto choc, mentre
Rachel le
canticchiava all’orecchio la sua canzoncina preferita.
«La
porto in macchina. Grazie dell’aiuto» disse la
donna, con un
veloce cenno di saluto ai due amici, uscendo velocemente dalla porta
per
mettere al sicuro la figlioletta. Chissà che le avevano
fatto quei due!
Richard
si fermò un attimo di più a ringraziare gli amici
per la
cortesia e ad aspettare che William uscisse dal bagno. Quando il
bambino lo
raggiunse, cominciò ad uscire dalla porta, ma, colto da un
pensiero improvviso,
si voltò: «Ma Vera ha pianto tutto il
pomeriggio?» chiese.
«Ehm…»
risposero brillantemente i due amici, guardandosi. Come
potevano dire al loro migliore amico ed ex-leader che sua figlia di un
anno era
una carognetta? Se poi lo fosse venuto a sapere Rachel, i loro resti
non
sarebbero stati riconoscibili nemmeno con un’analisi al
microscopio.
«Anche
a casa piange spesso, ma basta cantarle la sua canzoncina
preferita e si calma subito» spiegò
l’uomo, prendendo la risposta dei due per
un “sì”. «Will non ve
l’ha detto?» domandò poi, scuotendo la
testa e
cominciando a scendere le scale.
Garfield
e Cyborg rivolsero uno sguardo di puro odio al bambino,
che sorrise beffardo con il suo faccino angelico e scappò
via dietro al padre.
«Hai
ancora dubbi sul fatto che siano proprio i figli di Raven e
Robin?»
«Credo
di averli risolti.»