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Autore: eugeal    22/05/2015    0 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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- No, Guy. Non pensarci nemmeno. No.
Gisborne sfiorò le labbra di Marian con un dito e le rivolse un sorriso di scusa.
- È necessario.
La ragazza scosse la testa, ostinata.
- Non andrò a Kirklees senza di te.
- Tuo padre ti sta aspettando e io devo risolvere le cose con lo sceriffo. Non voglio che tu sia al castello quando lo libererò dalle segrete. - Guy si lasciò sfuggire un sogghigno divertito all'idea di Vaisey chiuso in cella. - Scommetto che è stata un'idea di Hood.
- E io non voglio che ci sia tu. Potrebbe imprigionarti o ucciderti.
- Gli ho salvato la vita, dovrà pur valere qualcosa.
- Stiamo parlando dello sceriffo, Guy.
- In caso di pericolo fuggirò , promesso.
- Lasciami restare, come puoi scappare tu possiamo farlo in due.
Guy le mise una mano sulla spalla e la guardò negli occhi.
- Marian, tu andrai a Kirklees, anche se dovessi portartici personalmente per poi tornare qui a parlare con lo sceriffo. Solo che preferirei evitare di cavalcare piùdel necessario, sarebbe piuttosto doloroso per me, perciò ti prego, non ti opporre e vai con Allan.
- Non lo faresti.
- Oh, sì.
La ragazza lo fissò e si rese conto che Gisborne parlava sul serio: se lei avesse continuato a opporsi, Guy aveva tutte le intenzioni di trascinarla di peso all'abbazia di Kirklees.
Gli puntò un dito sul petto, furiosa.
- E va bene, ma se per domani sera non mi avrai raggiunto, tornerò a prenderti e allora non sarò lo sceriffo quello di cui dovrai preoccuparti!
Guy le sorrise, per nulla impressionato.
- Stai tranquilla, non ti libererai di me. Ora preparati per il viaggio, io devo parlare con Allan.
Gisborne uscì dalla stanza e la ragazza gli sbatté la porta alle spalle.
Allan, che era in attesa nel corridoio, lo guardò e scoppiò a ridere.
- Non è d'accordo, eh?
- Direi di no. - Disse Guy, incamminandosi lungo il corridoio.
Allan sospirò.
- Il viaggio verso l'abbazia non sarà affatto divertente, temo.
Guy non gli rispose e Allan si accorse che aveva cambiato umore.
- Ehi, Giz, cosa c'è?
- Non so cosa succederà con lo sceriffo, Allan. Con Marian ho cercato di sminuire le cose, ma davvero non so cosa fare.
- Cosa può farti di così tremendo? Male che vada andremo via da Nottingham.
Guy afferrò il nastro che aveva al collo e tirò fuori da sotto la camicia l'anello di Marian. Lo fece girare tra le dita e lo guardò malinconicamente.
- Cosa posso offrirle? Forse per il resto del mondo non sono più un uomo morto, ma non ho assolutamente nulla.
- Lei vuole te, Giz.
- Per quanto, Allan? Pensi che sarà sufficiente avere me quando non avremo nulla da mangiare o un posto riparato dove passare l'inverno? Conosco fin troppo bene la miseria e non è quello che voglio per Marian.
Allan gli lanciò uno sguardo stupito: non conosceva praticamente nulla del passato di Gisborne e gli sembrava strano che un nobile potesse sapere davvero cosa significasse fare la fame o morire di freddo, ma sapeva anche che Guy era sincero.
- Penseremo a qualcosa, ne sono certo. Ricordati che non sei solo in tutto questo, ci sono più persone disposte ad aiutarti di quanto non credi. Tu cerca di non farti ammazzare dallo sceriffo e una soluzione la troveremo.
Guy annuì e gli sorrise, sinceramente grato.
- Sir Guy!
Entrambi si voltarono a guardare Cedric che stava correndo lungo il corridoio per raggiungerli.
- Ho ritrovato il vostro cavallo, Sir Guy. Uno dei mercanti lo aveva visto vagare lungo la strada e lo aveva preso, ma ha accettato di restituirlo subito non appena gli ho detto che vi apparteneva.
Il ragazzo evitò di riferire le parole esatte del mercante che avevano incluso diversi commenti sgradevoli su Gisborne e una buona dose di superstizione sul suo ritorno dalla morte e si limitò a dire a Guy di aver lasciato il cavallo nelle stalle.
- Grazie, Cedric. - Disse Guy e il viso del ragazzo si illuminò con un sorriso pieno di orgoglio, poi il giovane salutò sia lui che Allan e si scusò dicendo che la sua parente lo aspettava nelle cucine per assegnargli qualche lavoro da fare.
Allan lo guardò allontanarsi.
- Quel ragazzino ti adora, Sir Guy. - Commentò , divertito.
- Devo ancora capirne il motivo, a dire il vero. Però sono contento che Barret non lo abbia ucciso, è un bravo ragazzo.
- Te l'ho detto, Giz, non sei solo. E adesso hai anche un cavallo, cosa puoi volere di più?
- Delle terre, una casa e non dovere affrontare lo sceriffo, ma forse non dovrei lamentarmi troppo, fino a ieri non pensavo di poterne uscire vivo. - Rispose Guy, serio, ma meno preoccupato di poco prima. Le parole di Allan erano riuscite a rasserenarlo.
Affrontare lo sceriffo non sarebbe stato affatto piacevole, ma in un modo o nell'altro sarebbe sopravvissuto anche a quel confronto.
- Beh, amico, tu dovrai anche tenere a bada lo sceriffo, ma io dovrò tenere tranquilla la tua futura moglie dopo che tu l'hai fatta infuriare, più tardi potremo fare il confronto su chi se l'è passata peggio. - Disse Allan, con un sogghigno. - Ma del resto dopo lo sceriffo tu dovrai affrontare anche Marian, quindi dopotutto non ti invidio affatto.
- Sei così di conforto, Allan. - Fece Guy, con uno sbuffo divertito. - Ci vediamo dopo.
O almeno lo spero.

- Gisborne! - Lo sceriffo afferrò le sbarre della porta della cella e le scosse, furioso. - Fammi uscire immediatamente da qui!
Guy lo guardò , ma non si mosse.
- Prima vorrei sapere quali sono le vostre intenzioni nei miei confronti.
Vaisey lo fissò a bocca aperta, prima stupito e poi oltraggiato da quelle parole.
- Tu sei un traditore. Aspetta che io esca di qui e finirai a marcire in cella per il resto dei tuoi giorni.
- Se è quello che pensate, temo che non abbiamo nulla da dirci. - Disse Guy, voltandogli le spalle per andare via. - Spero per voi che qualcuno si ricordi di portarvi da mangiare.
- Gisborne! - Sbraitò lo sceriffo. - Non oseresti farlo!
Guy si voltò di scatto per guardarlo negli occhi.
- Perché non dovrei? Se mi considerate un traditore cosa avrei da perdere a lasciarvi qui?
- Ti farò spellare, Gisborne! Ti farò pentire di essere nato!
- Oh, lo avete già fatto, e anche molte volte, ve lo assicuro. - Guy sollevò le chiavi della cella e le fece tintinnare. - Ma adesso queste le ho io e vi garantisco che in questo momento sono piuttosto tentato di lasciarle cadere in qualche pozzo. A meno che non siate disposto a essere ragionevole.
Vaisey lo guardò con uno sguardo omicida, ma tenne a freno l'ira.
Qualcosa nell'atteggiamento di Gisborne lo preoccupava.
Un tempo era stato fin troppo facile manipolarlo, colpendolo subdolamente nei punti deboli che ormai Vaisey conosceva bene, ma ora il cavaliere nero era cambiato.
Lo sceriffo lo aveva sempre criticato per non essere capace di reprimere la sua compassione e adesso Gisborne sembrava essersi arreso completamente a quella patetica umanità, ma, inspiegabilmente, quel cambiamento invece di indebolirlo sembrava averlo reso più indipendente.
- Cosa diavolo vuoi, Gisborne? Non mi piacciono i ricatti.
Guy incrociò le braccia e lo fissò.
- A me non piace essere chiamato traditore. In tutti questi anni avete sempre avuto la mia lealtà, anche quando non avrei dovuto darvela. Ho dannato la mia anima per voi e non ho fatto nulla per meritare le vostre accuse ingiuste.
- E il tuo testamento? - Vaisey puntò un dito contro di lui. - Mi hai ricattato! Tu hai osato ricattare me!
- Non vi ho sottratto nulla che non mi fossi già ampiamente guadagnato. Una casa e le mie proprietà personali, non mi sembra un prezzo così alto dopo avervi servito per tutti questi anni.
- E la libertà di due pericolosi ribelli... Mi hai minacciato, Gisborne, pagherai per questo.
- Sir Edward e Marian non sono mai stati veramente un pericolo per voi, lo sapete benissimo. E per il resto ho fatto semplicemente quello che mi avete sempre insegnato: "Se vuoi qualcosa, prendila. Con qualsiasi mezzo."
- Minacciando di far arrivare la tua confessione nelle mani del re!
- Il mio testamento non vi avrebbe arrecato alcun danno. Dare le mie proprietà a Sir Edward non avrebbe cambiato nulla per voi e non avreste avuto alcun motivo per non esaudire le mie ultime volontà quindi il mio non era affatto un ricatto. Preferisco definirla una garanzia. Del resto, finché sono vivo e ho qualcosa da perdere, io per primo ho tutto l'interesse che certi documenti non arrivino a re Riccardo.
Guy guardò le chiavi della cella e le lanciò a Vaisey.
Lo sceriffo le afferrò al volo e armeggiò per aprire la cella, poi uscì, sbattendosi la porta alle spalle.
Si avvicinò a Gisborne con aria minacciosa, ma non lo toccò. In passato non avrebbe esitato a colpirlo, certo che Guy avrebbe subito qualsiasi maltrattamento senza reagire, ma ora aveva la forte sensazione, quasi una certezza, che Gisborne non si sarebbe fatto tanti scrupoli a restituirgli il colpo.
- Il tuo atteggiamento non mi piace per niente, sappilo.
Guy lo guardò, imperturbabile.
- E a me non piace il vostro, ma questo non mi ha impedito di salvarvi la vita. Se non fosse stato per me, Roger di Barret vi avrebbe ucciso impunemente.
- Ti aspetti un ringraziamento per questo? Hai lasciato entrare Hood nel castello e hai permesso che mi lasciassero a marcire nelle segrete!
- No, non mi aspetto gratitudine. Non da voi.
- Fai bene perché non ne avrai.
- Mi aspetto un pagamento.
Vaisey lo guardò come se fosse impazzito.
- Ti aspetti cosa?!
- Ve l'ho detto, poco fa: finché avrò qualcosa da perdere, è meglio che la mia confessione resti nascosta. In questo momento non ho molto da perdere, a dire il vero. Se non otterrò quello che desidero dovrò andare via, fuggire dall'Inghilterra e a quel punto tanto vale che lavi la mia coscienza facendo sapere al re quello che ho fatto dietro vostro ordine. Mi aspetterà lo stesso una vita in fuga, ma almeno avrò la soddisfazione di sapere che anche voi avete avuto quello che meritate. E sì, stavolta questo è un ricatto.
- Tu sei morto, Gisborne. Non immagini nemmeno quanto sei morto.
- Anche in quel caso il re riceverebbe le prove contro di voi. Forse vi conviene ascoltare quello che chiedo, potreste scoprire che non è un prezzo eccessivo da pagare.
Vaisey lo guardò e gli lanciò addosso le chiavi delle segrete, con un grido di rabbia. Guy si limitò a schivarle e rimase a guardarlo, in attesa.
- Allora, cosa diavolo vuoi? - Ringhiò lo sceriffo, fremendo di rabbia.
- Non molto. Per prima cosa non voglio più lavorare per voi.
- Non ti vorrei al mio servizio nemmeno per sbaglio. Sei licenziato!
- Bene, come vedete è possibile trovare un accordo. La mia seconda richiesta è per Allan. Lo avete condannato a morte ingiustamente solo per ripicca nei miei confronti, voglio che firmiate la grazia per lui.
- Oh, che gesto nobile e commovente, Gizzy, dovrei piangere?
- La terza condizione è che le disposizioni del mio testamento restino in vigore: la casa di Locksley e tutto ciò che è contenuto al suo interno continuerà ad appartenere a Sir Edward. Per me voglio solo un pezzo di terra, ne ho in mente uno in particolare. Attualmente è in stato di abbandono e per voi non dovrebbe essere un gran sacrificio cederlo a me.
Vaisey fissò Guy con odio. Era tentato di prenderlo a calci, farlo dichiarare fuorilegge e respingere con disgusto il suo ricatto, ma la verità era che non gli sarebbe convenuto: le richieste di Gisborne erano ridicole e allo sceriffo non sarebbe costato praticamente nulla soddisfarle.
Accontentandolo, Gisborne sarebbe diventato un altro insignificante nobile impegnato a seguire i propri affari per gestire le terre e pagare le tasse e non un fuorilegge pericoloso pronto a tutto per vendicarsi.
Il cane dello sceriffo aveva imparato a mordere, tanto valeva gettargli un osso per tenerlo buono.
E prima o poi Vaisey avrebbe trovato un modo per vendicarsi di lui.
- Ti credi così furbo, vero? - Ringhiò .
- Se io fossi davvero furbo, adesso voi sareste morto e Nottingham sarebbe soltanto un ammasso di macerie. - Rispose Gisborne. - Ora, se volete seguirmi, il notaio ci aspetta nel vostro studio.

   
 
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