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Autore: WibblyVale    23/05/2015    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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I cinque ninja avevano corso per l'intera giornata quindi, nello stesso momento in cui Shiori stava per mettersi a letto, decisero di fermarsi a riposare. Mancava ancora mezza giornata di viaggio per raggiungere il loro obiettivo, ma non potevano arrivare lì stremati. Non sarebbero stati utili alla kunoichi in quelle condizioni. Masticarono qualche pillola alimentare e si appoggiarono alle cortecce degli alberi che li circondavano, tutti persi nei loro pensieri.
Il fatto che la Ninja solitaria avesse deciso di demolire la Kumori poteva voler dire molte cose. Soprattutto poteva voler dire che aveva deciso di tornare a casa.
"Ti aveva detto di aver risolto il mistero?" chiese Shikaku rivolto a Tenzo.
Era impaziente di rivedere la sorella. Allo stesso tempo, però, aveva una strana sensazione. Una di quelle sensazioni negative di cui è impossibile liberarsi.
"No, anzi mi ha detto tutt'altro. Temeva di non riuscire a sistemare la faccenda ancora per molto." spiegò confuso. Nei loro incontri Shiori aveva detto più volte che c'erano ancora troppe cose in sospeso in quella missione.
"Se non ha trovato ciò per cui è partita, perché eliminare l'Organizzazione?" domandò Choza. "Le serve per risolverlo, no?"
"Magari stavano per scoprirla." suggerì Inoichi.
"Sarebbe fuggita." commentò Shikaku. "Non avrebbe mai deciso di fare un gesto così eclatante, solo per proteggere sé stessa."
"Non so. Quando ci incontravamo era strana. Insomma, lo so che è normale, visto che sta vivendo una vita tremenda, ma... Non so, avevo come l'impressione che non mi dicesse tutto." riprese il castano, cercando di far capire ai suoi compagni i propri turbamenti.
"E' ovvio che non ti dicesse tutto." L'Akimichi si affiancò a lui comprensivo.
"Chissà cos'ha dovuto passare in questi anni?" Inoichi si passò una mano sulla fronte.
"Per risparmiarti del dolore e per proteggerti, sicuramente ti ha tenuto nascosto qualcosa." lo informò il Nara.
Conosceva bene la sorella. Se c'era qualcosa che non sarebbe mai cambiato in lei, era il desiderio di proteggere tutti quelli che le stavano accanto.
Il Copia-ninja se ne stava in silenzio ad ascoltare quanto i suoi compagni avevano da dire, ma senza commentare. Quando l'Anbu gli aveva detto che l'avrebbe rivista, un senso di felicità l'aveva invaso.
Tenzo lo teneva informato sulla sua condizione, quindi sapeva che stava bene. Sapeva anche come aveva deciso di portare avanti la sua missione. Se si fosse ritrovato il capo della Kumori fra le mani, l'avrebbe fatto a pezzi.
Mentre procedevano verso il loro obiettivo, Kakashi aveva continuato a rimuginare. In quegli anni la ragazza era stata costretta a farsi una nuova vita, per poter continuare a portare avanti la missione. Però, dopo tutte quelle fatiche, senza alcun preavviso aveva deciso di demolire l'Organizzazione, perché? L'unica ragione per cui Shiori avrebbe agito d'impulso era che doveva proteggere qualcuno. Se era così, la sua missione non era terminata. Tutt'altro, era ancora in corso e lei non l'avrebbe abbandonata. Sbatté la testa contro il tronco, facendo voltare verso di sé i propri compagni.
"Non tornerà." si limitò a dire. "Non so nemmeno se la vedremo."
"Ma cosa dici? Dobbiamo aiutarla a catturare i membri della Kumori." gli ricordò il castano.
"Te lo ha scritto lei nella lettera questo?"
"No ma... E... Era ovvio no? Come potrebbe farlo da so..." Tenzo si bloccò improvvisamente, capendo alla perfezione il ragionamento dell'amico. "Idiota testarda!" Sottolineò l'esclamazione con un pugno al terreno. "Idiota, testarda e orgogliosa!" aggiunse.
"Credi abbia un complice?" chiese Shikaku, che cercò di nascondere il fatto di essersi sentito leggermente morire a quella rivelazione. Era stato talmente accecato dalla felicità di rivedere la sua sorellina che non aveva ragionato lucidamente.
"Forse. Molto probabile."
"Ma è costretta ad aspettarci! Non può abbandonare i prigionieri." cercò di convincere loro e sé stesso
 Choza.
Kakashi non riuscì a trattenere una risata quasi isterica.
"Per lei sarebbe più rischioso incontrare noi. E’ testarda, ma potrebbe cedere alle nostre pressioni se le chiediamo di tornare al Villaggio con noi. La conosco, preferirà evitare il problema.”
I cinque ninja rimasero a lungo in silenzio, finché lo Stratega di Konoha non si alzò in piedi. “Ripartiamo subito.”
“Ma arriveremo stremati.” si lamentò Inoichi.
“Non importa. Voglio riuscire a vederla.” rispose determinato.
Così partirono, incuranti della notte e della stanchezza per raggiungere il campo nemico prima che fosse troppo tardi.

Il Copia-ninja non aveva avuto alcuna speranza di incontrarla, anzi avrebbe trovato strano il contrario. Il silenzio che pervadeva il campo era increspato dai lamenti dei prigionieri. I cinque ninja si guardavano intorno con circospezione, quando tutti nello stesso momento notarono un leggero movimento alle loro spalle.
“Shiori.” sussurrò il Nara, ma non si trattava di lei.
Una giovane ninja si avvicinò al gruppo. Era una ragazza rotondetta con corti capelli grigi e occhi marroni.
“Cercate Kasumi-sama?” chiese, il suo sguardo era fisso nel vuoto e inespressivo.
E’ sotto il controllo di qualche jutsu, pensò Kakashi.
“Si. Sai dove si trova?” Shikaku non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di trovare la sorella.
“Lei se né andata. Mi ha detto che le dispiace di non avervi potuto aspettare. Tenzo non volevo ingannarti.” disse l’ultima frase rivolgendosi proprio a quest’ultimo. Shiori doveva averle inserito nella mente i loro volti, di modo che lei potesse riconoscerli.
Il ninja dell’Arte del Legno strinse i pugni. Non poteva credere che si fosse presa gioco di lui.
“Cos’altro ti ha detto?” Kakashi si fece avanti, mantenendo il suo tono più professionale. I suoi compagni erano delusi e tristi, lui doveva rimanere lucido.
“Questi sono i prigionieri della Kumori. Durante lo scontro alcuni sono morti, tra questi anche il capo dell’Organizzazione. Altri, invece, sono fuggiti con il veleno. Devo ritrovarli e occuparmi di loro. Sono una mia responsabilità.” ripeté meccanicamente la ragazza. Poi, si voltò verso Inoichi. “Devi occuparti tu dei loro interrogatori. Scoprirai alcune cose che vorrei rimanessero segrete. Capirai tu quali. So di chiederti tanto, scusa.”
La kunoichi tornò a fissare il vuoto. “Non ho ancora terminato la mia missione, ma spero di trovare al più presto una soluzione.”
Si rivolse verso Shikaku.
“Fratellone, non puoi immaginare quanto mi manchi, ma non posso tornare, non ancora. Mentre ero qui, sono successe delle cose, ho dovuto fare delle cose… Ho delle nuove responsabilità ora e non posso tirarmi indietro.”
La ragazza parlava rimanendo inespressiva, lasciando solo immaginare loro il dolore con il quale la Ninja solitaria aveva pronunciato quelle parole. In ultimo, la kunoichi con i capelli grigi si rivolse a Kakashi, avvicinandosi.
“Lo sapevi, vero? Devi averlo capito ad un certo punto che io non sarei stata qui. Forse un po’ contavo sul fatto che mi avresti raggiunto in tempo. Tenzo mi dice che ti sei richiuso in te stesso, ma so che ora hai un team tutto tuo. Ricordati della pro…”
Il Copia-ninja colpì la ragazza dietro la nuca, tramortendola.
“Sei impazzito?” urlò Inoichi.
“Stava solo facendo i suoi saluti, non avremo altre informazioni rilevanti da lei, se non dagli interrogatori.” rispose piatto.
“Ma ti stava parlando!” continuò il biondo.
“Se aveva qualcosa da dirmi poteva farlo di persona.” Si passò una mano sulla nuca, tentando di riprendere la calma. “Tenzo, fai in modo di trasportare i prigionieri.”
Dato l’ordine cominciò ad annusare l’aria.
“Tu dove vai?” chiese il suo amico.
“A raccogliere informazioni sulla Kumori. Dovreste farlo anche voi.” concluse, lasciando i suoi compagni con i prigionieri.
Shikaku guardò il ragazzo allontanarsi. Capiva perfettamente la sua delusione. Anche lui voleva riabbracciarla ma, come al solito, Shiori aveva altri piani.

Kakashi percorse il crinale, seguendo la traccia olfattiva della kunoichi. Lei aveva tentato di modificarla, ma lui avrebbe riconosciuto il suo odore fra mille.
Quando quella ragazza si era rivolta a lui aveva sentito un moto di rabbia e allo stesso tempo delusione. Non voleva parlare con una specie di automa, voleva parlare con lei. Improvvisamente, gli era venuto in mente che Choza non poteva avere tutti i torti, la ragazza che conosceva lui, non avrebbe mai rischiato che i prigionieri fuggissero, sarebbe rimasta nei paraggi.
Entrò in una grotta. L’interno era ricoperto di ghiaccio, che faceva strani giochi di luce sulle pareti, colorandole con mille colori e sfumature. La traccia olfattiva si fermava lì. Quel posto era meraviglioso e ricolmo del suo odore.
La Ninja solitaria doveva aver passato molto tempo tra quelle mura. Anche in quel momento avrebbe dovuto trovarsi lì, ma di lei non c’era alcuna traccia. Cercò un varco, un passaggio segreto, però non trovò nulla.
Notò le cinque cavità nei muri e si ricordò dello strano oggetto che avevano rubato insieme. Se voleva aprire il passaggio avrebbe dovuto usare quello. Sentiva, anzi no, sapeva che lei era lì. Nascosta nelle mura,tentando di fare il minimo rumore per provare a nascondere la sua presenza. Lui, però, non si sarebbe fatto ingannare.
“So che sei qui.” urlò per essere sicuro che lei lo sentisse. “Fatti vedere. Ho tramortito la tua emissaria, quando ha cominciato a parlare di promesse. Se vuoi dirmi qualcosa, guardami in faccia.”
Non accadde nulla. Shiori non uscì dal suo nascondiglio né diede segno di aver sentito.
“Noi possiamo aiutarti. Torna a casa, ti prego. Non per me, ma per tuo fratello e la tua famiglia. Per Tenzo.”
Si sedette a terra a gambe incrociate. Il gelo del terreno lo fece rabbrividire. Appoggiò la schiena contro una parete e attivò lo Sharingan.
“Qualunque cosa ti trattenga ancora qua fuori possiamo affrontarla insieme. Hai detto a Shikaku che hai fatto delle cose, probabilmente di cui sei pentita. Non devi punirti, non è sano. Questo me lo hai detto tu tanto tempo fa. Io… Io voglio aiutarti. Shiori…”
Lo vide. Un leggero movimento al di là della parete di fronte a lui. Si alzò di scatto e la raggiunse poggiandovi le mani e la fronte.
“Shiori.” ripeté in un sussurro. “Ti prego, torna. Mi manchi. Quando tu non ci sei faccio più cavolate del normale. Devi tornare per il bene del Villaggio, potrei fare dei danni irreparabili.” tentò di scherzare, ma non gli venne affatto bene.
Lei da dietro quel muro lo stava ascoltando e percependo. Sentiva sicuramente ogni sua singola emozione.
“Se anche non vuoi tornare, per favore fatti almeno vede…”
Il Copia-ninja cadde a terra in ginocchio. Fu invaso da un’ondata di emozioni che non gli appartenevano. Era come se lei stesse manipolando le sue emozioni da dietro quella roccia.
Era spaventata, ma il senso del dovere la obbligava a stare dov’era. Provava dolore, ma cercava di nasconderlo dietro quel muro di determinazione che la caratterizzava. Il sentire di nuovo la sua voce l’aveva fatta sentire felice come non mai. Allo stesso tempo, il rimpianto e il senso di colpa l’avevano colta. Infine, provava tanto amore. Amore per chi doveva proteggere, per chi si era lasciata indietro, per lui.
Quando lo liberò da quel groviglio di emozioni, si sentì come svuotato. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente, mentre lui si strinse una mano sul cuore per provare a calmarne i battiti.
“Shiori…” Posò l’altra mano sulla roccia, vedendo che dall’altra parte un’entità di solo chakra fece lo stesso. “Io ci sarò sempre per te. Forse diresti che sono solo attaccato all’idea di te, a ciò che eri, a ciò che eravamo. Ma entrambi sappiamo che non è così. Anche dopo tutti questi anni, io… lo sai, no?”
Kakashi non seppe dire quanto a lungo rimase incollato a quella parete, parlando silenziosamente con la donna che stava aldilà di questa. Gli sembrò comunque troppo presto, troppo poco, quando una voce lo richiamò alla realtà.
“Kakashi!” La figura di Shikaku, illuminata dalla luce esterna, si avvicinava a lui. “Va tutto bene?”
L’Hatake si alzò in piedi, allontanandosi controvoglia da quella parete, che anche se era così gelida, aveva trovato così accogliente.
“Si, io…”
“La stavi cercando.” concluse per lui il moro.
Il ninja dai capelli argentati sapeva che non c’era bisogno di rispondere.
“Ed è qui?” chiese, guardandosi intorno e stringendo gli occhi per aguzzare la vista.
“No, se né andata prima che arrivassi.”
Lanciò un furtivo sguardo alla parete e si diresse verso l’uscita. Shikaku rimase indietro.
“E’ veramente un pessimo bugiardo.” commentò ad alta voce. “Volevo solo farti sapere che anche tu mi manchi e che ti voglio bene.”
Si allontanò anche lui, quando una freccia invisibile gli colpì il cuore. Anche io ti voglio bene, diceva.

Erano ripartiti subito, ma procedevano a rilento. Avevano acquistato dei buoi per trainare il carro di legno con i prigionieri, costruito da Tenzo. Decisero quindi di fermarsi a riposare per la notte.
Shikaku e Kakashi, quando furono abbastanza lontani, dissero la verità ai loro compagni su ciò che era accaduto nella grotta. Tutti quanti rimasero a bocca aperta dopo la loro rivelazione.
“E l’avete lasciata lì?” gridò Inoichi scioccato dal comportamento stupido dei due shinobi.
“Quando si mette in testa qualcosa è impossibile farle cambiare idea.” rispose pacato Kakashi, come se la cosa non lo riguardasse.
“Non ci avevi detto che aveva un nuovo potere.” Sentenziò Shikaku, rivolgendosi al ninja dell’Arte del legno.
“Mi ha chiesto di non dire niente perché vi sareste preoccupati. E’ la conseguenza dell’iniezione che ha ricevuto a Suna. Ha dovuto imparare a controllarlo da sola. A quanto mi dite se la sta cavando piuttosto bene.”
L’Hatake si grattò la testa.
“Sembra che prenda ciò che tu hai dentro di te e lo assoggetti al suo volere, facendoti provare ciò che lei vuole. Ma pare anche che sia lei stessa ad inviarti ciò che prova. In un certo senso, forse possedeva già questa capacità, senza nemmeno accorgersene. Orochimaru ha solo fatto in modo che venisse alla luce. Quindi possiamo stare tranquilli, se la caverà.”
“Quando hai notato questo suo potere?” chiese Shikaku, che non aveva mai visto la sorella fare una cosa del genere.
Kakashi arrossì leggermente. Tenzo trattenne un sorriso. Era una cosa rara che l’amico fosse in imbarazzo. Il più delle volte poi era a causa della Nara.
“Tempo fa… Una vita fa, io ho respinto tua sorella, dopo che lei…” Come poteva un ricordo essere così dolce e piacevole e, allo stesso tempo, così doloroso. “Ci eravamo baciati, poi io ho ripreso il controllo della ragione e ho cercato di allontanarla. Però lei mi ha praticamente camminato dentro sottolineando la rabbia che avevo provato per quell’intrusione, ma anche… Anche quello che avevo provato quando ci siamo baciati. Credo che più o meno sia lo stesso principio. Quindi significa che è un potere che fa parte di lei e che imparerà ad usarlo.”
Aveva deciso di fare quell’esempio per rassicurare i suoi compagni.
“Tutto ciò quando è successo?” domandò Choza.
“Il giorno in cui ci siamo messi insieme.”
“Ah quella volta. Dire che hai ripreso il controllo della ragione è un eufemismo! Io direi che l’avevi persa momentaneamente.” scherzò Tenzo senza pensare.
“Cosa intende?” Shikaku osservò il ragazzo con i capelli argentati, quasi sfidandolo a parlare.
L’Hatake fulminò l’amico con lo sguardo e si rivolse a Shikaku leggermente in imbarazzo.
“Intende che... Era stata una missione complicata e lei sapeva farmi saltare i nervi…”
“E avresti perso la ragione perché…” lo incalzò Inoichi divertito.
Il Copia-ninja decise che non avrebbe detto di più. “Se volete riposare ci penso io al primo turno di guardia.” Disse pacato, mettendosi in posizione.
Un leggero sorriso gli increspò le labbra sapendo che i suoi compagni, dopo quella chiacchierata, erano un po’ più su di morale, anche se tutto ciò era dovuto accadere a sue spese.
Shikaku gli si avvicinò prima di andare a dormire. L’uomo era quello che soffriva più di tutti anche se cercava di non darlo a vedere. Sua sorella aveva sempre avuto l’impulso di sacrificarsi per gli altri, per qualcosa di più grande, ma temeva che di questo passo non l’avrebbe mai più rivista.
“Credo che lei ti ami ancora.”
“Stai cercando di farmi stare meglio?”
“Funziona?”
Il ragazzo rise. “Non molto. Devi essere orgoglioso di lei.”
“Lo sono, ma questo non consola nemmeno me. Vorrei solo averla potuta riabbracciare.”
“Ti capisco.”

Arrivarono a Konoha il pomeriggio del giorno dopo. Lasciarono le guardie della prigione ad occuparsi dei prigionieri. Inoichi li avrebbe interrogati più tardi.
Finalmente dopo aver fatto un dettagliato rapporto all’Hokage la compagnia si divise. Kakashi decise che non aveva voglia di tornare a casa e andò ad osservare il Villaggio dalla statua del suo sensei. Amava quella vista, che gli permetteva di vedere tutto ciò che lo circondava, facendolo quasi sentire capace di proteggere tutti gli abitanti di Konoha.
Poi quello era un luogo piuttosto tranquillo. Non capitava spesso di poter stare in pace in quel covo di pazzi. Nei primi giorni in cui Shiori se n’era andata era rimasto lì spesso, con gli occhi puntati sull’entrata del Villaggio, sperando di vederla tornare. A volte si comportava proprio in modo assurdo.
“Sensei! Cosa ci fa qui?” La squillante voce del suo allievo più strambo lo raggiunse.
“Naruto! Scusa se non ho potuto essere agli allenamenti, ma avevo una missione.”
“Sul serio? E perché non ha portato anche noi?”
“Era troppo pericolosa. Di certo non per dei genin. Tu che ci fai qui?”
“Mi piace vedere Konoha dall’alto.”
“E’ magnifica.”
Naruto osservò il suo maestro sospirare. Era pensieroso, una cosa piuttosto strana.
“C’è qualcosa che non va?”
“Sono solo un po’ stanco dopo la missione.” Rispose lui indifferente.
“So io cosa le ci vuole! Una buona ciotola di ramen.”
“Per te il ramen è la soluzione a tutto?” rise il jonin.
Il ragazzo alzò le spalle.
“E’ buono e ti fa sentire meglio.”
Un po’ di compagnia gli avrebbe fatto bene, dopotutto.
“Perché no?”
“Offre lei giusto? Io non ho molti soldi!”
“D’accordo.” acconsentì scuotendo la testa.
Fu una cena piuttosto piacevole. Il biondo parlava senza sosta, gli faceva domande sulla sua missione e chiedeva consigli sulle tecniche migliori da usare in determinate situazioni.
Con il giovane Uzumaki si sentiva a suo agio. Se ti vedeva di malumore non ti costringeva a sfogarti, ma tentava con tutte le sue forze di risollevarti il morale. Senza accorgersene, il Copia-ninja si ritrovò a sorridere rilassato, mentre lui e il suo allievo si gustavano la loro ciotola di ramen.
Quando tornò a casa la malinconia non era passata, però sentiva di non essere solo. 
Si mise a letto ripensando alla "conversazione" avuta con Shiori. Era stato così frustrante essere così vicini e non potersi guardare negli occhi. Sapeva perché lei aveva preferito così, ma si sarebbe sentito meglio a vederla anche solo per un secondo. 
Anche senza parlare, gli aveva fatto capire di avere speranza, gli aveva intimato di essere felice. Lui le aveva fatto capire che era soddisfatto della sua vita in quel momento. Entrambi sapevano però che non era completa.
Aveva sempre pensato che non si sarebbe mai unito a qualcuno, non in quel modo, e per Shiori non era diverso. Loro due avevano sempre messo al primo posto il lavoro, ma mai loro stessi. Poi, quando si erano innamorati qualcosa era cambiato. Si erano lasciati andare, si erano sentiti completi.  Erano arrivati a conoscersi così profondamente che separarsi aveva significato perdere una parte di sé. Un sentimento come quello non sparisce neanche in così tanti anni. 
Si strinse ancora di più nelle coperte. Aveva promesso a Shiori che si sarebbe rifatto una vita, che avrebbe trovato qualcun altro da amare. Poteva mantenere la prima promessa. Rendere più forti ed educare i suoi allievi era divenuto il suo scopo, una cosa che lo rendeva soddisfatto e persino in pace con il mondo. 
Per quanto riguardava la seconda promessa... No, quella non poteva mantenerla. Se anche ci fosse stata qualcun'altra in grado di smuovere in lui quei sentimenti, lui non voleva più lasciarsi andare in quel modo. In ogni caso, sapeva che era impossibile che al mondo esistesse qualcuno che lo facesse di nuovo sentire completo. 
Era come in un puzzle, solo un pezzo riesce a completare perfettamente il vuoto di un altro, gli altri per quanto si possa tentare di farli combaciare non saranno mai all'altezza. Così per lui, chiunque altro dopo Shiori, sarebbe stato... Sarebbe stato per lui un po' come gli ultimi giorni, una grande delusione.


 
  
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