Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Becky_99    23/05/2015    2 recensioni
La domenica mattina a New York è speciale.
Lo era anche per Clint e Natasha.
Prima che quella domenica di metà marzo cambiasse tutte le carte in tavola...
[Dedicata a Erika...]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tears can't bring anybody back...

 


È domenica, finalmente.
E sembra quasi l'inizio di una canzone allegra, di un romanzo con il lieto fine o di un film particolarmente bello.
È domenica, e a New York si respira un'aria diversa.
Ci sono meno lavoratori in giro, le signore non corrono a occuparsi delle commissioni, i bambini camminano allegri, liberi dalle preoccupazioni della scuola.
È domenica, e a New York c'è la programmazione di Broadway stampata a caratteri cubitali e svolazzanti su tutti i cartelloni per le strade.
È domenica, e a New York, o più precisamente a Manhattan, Clint Barton è seduto sul tetto del palazzo in cui vive, a fissare i palazzi, la città che si stende di fronte a lui, le strade che si arrotolano come un filo di un gomitolo.
Lì sopra, distante da tutto e da tutti, gli unici rumori sono quelli smorzati della strada sotto ai suoi piedi, che gli giungono smorzati, ovattati.
È chiuso nella sua bolla da giorni, ormai, e vive su quel tetto da troppo tempo.
Il sacco a pelo buttato sulla sedia a sdraio, i vasi pieni di fiori che, per non sa quale miracolo, sono ancora tutti vivi, il lavandino pieno di tazze e lo stendino ingombro di panni umidi.
È diventata la sua casa, quella terrazza stretta con una tettoia neanche tanto utile.
L'appartamento sotto i suoi piedi non gli appartiene più.
Sente spesso il telefono suonare, sa che sono gli altri, preoccupati, pronti ad aiutarlo, che vogliono sapere come sta. Ma lui non scende mai le scale, non torna mai dentro per rispondere.
Non può.
Non ne ha il coraggio.
'Tanto c'è la segreteria' continua a ripetersi quando il trillo dell'apparecchio riempie di nuovo l'aria.
E il pensiero lo colpisce.
È la sua voce, quella del messaggio registrato. Quella dolce e morbida voce, che informa chiunque stia chiamando che non sono in casa, che richiameranno, anche se nessuno dei due lo faceva mai.
Gli attraversa il cuore, quella lama sottile e troppo affilata, il pensiero della sua voce nella loro segreteria.
Ogni cosa gli ricorda lei, la loro vita, le loro avventure, le loro risate.
Tutto quello che avevano.
E tutto quello che ha perso.

***

Era domenica anche due mesi fa, quando Clint e Natasha si erano svegliati di soprassalto per la suoneria di entrambi i cellulari e si erano vestiti in fretta, per arrivare il prima possibile in quel casolare abbandonato indicato da Maria come luogo di contrabbando d'armi.
Clint si era lamentato per tutto il tempo, perché sperava in una domenica libera, e Natasha aveva invece cercato di ignorarlo per concentrarsi sulla strada e non investire qualcuno.
Quando erano arrivati sul posto erano scesi in silenzio dal veicolo e si erano introdotti nel capanno senza essere notati.
Contavano sull'effetto sorpresa, ma in caso fossero stati visti Clint avrebbe iniziato a lanciare frecce senza fermarsi.
Le copriva le spalle, come ogni volta, lei voleva essere sempre la prima a buttarsi nella mischia.
Erano solo otto figure, all'apparenza, strette intorno ad un tavolo, a litigare ad alta voce.
Avrebbero potuto ucciderli tutti in poco tempo, fermarli e portarli via in ancora meno, se avessero notato il trucco.
Clint avrebbe dovuto riconoscere l'accento. Avrebbe dovuto notare i capelli rossi e gli occhi verdi.
Ma quando se ne accorse era decisamente troppo tardi.
Mafia irlandese.
Di una crudeltà disarmante e ben organizzati.
Sicuramente più di due spie buttate giù dal letto, con i capelli ancora spettinati, di domenica mattina.
Ma si sa, il crimine non va in vacanza.
Quindi si ritrovarono a fronteggiare almeno il doppio di persone, un terzo delle quali sui due corridoi sospesi, che avevano una mira molto migliore, dall'alto.
Ne avevano abbattuti una decina, schiena contro schiena, ormai abituati a combattere in quel modo, sempre vicini, sempre all'erta.
Ma fu un attimo.
Un solo attimo.
Erano contro tre persone per uno, cercavano di ucciderli, o almeno di ferirli, ma era difficile provare a farlo e schivare le frecce che piovevano giù dal cielo nello stesso momento.
Clint aveva ucciso tutti gli arcieri sopra di loro, tranne uno, che schivava i suoi colpi con particolare maestria.
E fu un attimo.
In un attimo non ci si riesce ad allacciare le scarpe.
A trovare l'interruttore al buio.
A bere un bicchiere colmo d'acqua.
Ad esprimere un desiderio.
A salire un gradino.
Ma in un attimo la morte si portò via Natasha.
Si prese quella giovane dai capelli rosso fuoco e gli occhi grandi, l'anima dura e le mani sporche di sangue. Quella ragazza che era riuscita a scappare da una Russia troppo gelida, da un regime troppo solido, che era stata salvata. Quella che ora sembrava quasi una bambina, accasciata a terra, con una freccia al centro del petto, un'espressione sconcertata, mentre fissava il soffitto e cercava di restare calma.
Clint in preda alla rabbia uccise velocemente i contrabbandieri che restavano e si precipitò al fianco dell'amica, crollando in ginocchio accanto a lei.
Cercò di fermare il sangue, che oramai aveva inzuppato i vestiti di Natasha e formato una larga pozza sul pavimento.
In un attimo, capì che non ce l'avrebbe fatta.
Le strinse le mani e la guardò negli occhi.
'Non andare' riuscì solo a sussurrarle.
'Ho paura' replicò lei.
'Lo so. Va bene così. Ci rivedremo presto' la rassicurò Clint.
'Promettilo' gli chiese, come una bimba che vuole la garanzia che il suo papà tornerà in tempo per Natale.
'Promesso' l'unica parola che uscì dalle labbra di Clint.
'Grazie' l'ultima che Nat riuscì a pronunciare, prima che i suoi vivaci e letali occhi verdi diventassero vitrei, come quelli delle bambole di porcellana, senza più quella scintilla unica e speciale, che Clint aveva imparato ad amare.
Le lacrime scivolavano calde sul volto del ragazzo, cadendo sul corpo senza vita dell'amica tra le sue braccia.
E Clint nel profondo sapeva bene che le lacrime non sarebbero servite a nulla.
Perché le lacrime, per quanto sincere, profonde, piene d'amore e di rimpianti, non sono mai abbastanza forti da riportare indietro qualcuno che ci ha lasciato per sempre.
In un attimo l'aveva persa.
Per sempre.


***


È seduto su quel davanzale da ore, ha visto l'alba, come aveva fatto milioni di volte con lei al suo fianco, e non si è alzato, non ha voluto.
Sta per fare una pazzia.
Una di quelle grandi, importanti.
Che ti cambiano la vita.
Ma prima deve fare una cosa.
Allunga la mano per prendere il cellulare accanto a lui.
Compone il numero che sa a memoria e sente squillare il telefono dall'altro lato.
Sa bene che non risponderà nessuno.
'Casa Romanoff! E anche Barton... Non ci siamo, quel simpaticone di Fury ci ha mandato in missione... Lasciate un messaggio, vi richiameremo!' la voce allegra di Natasha trilla nel telefonino, facendolo sorridere.
Sa che quella pazzia è l'unica cosa che resta da fare.
E si alza.











***

'È cambiato tutto' gli ricorda Fury, per l'ennesima volta.
'Lo so' sbuffa annoiato Clint. Glielo ha ripetuto almeno trecento volte da quando quella domenica mattina di maggio gli ha detto cosa aveva in mente.
'Sei sicuro di non volerti tirare indietro?' Gli chiede il direttore. E la occhiataccia che gli riserva la spia è abbastanza come risposta.
Attraversano uno dei tanti corridoi della base, fino ad una porta.
Ora Barton è il dipinto del nervosismo.
E se fosse davvero TUTTO cambiato?
Non ha tempo di chiederselo. Fury spinge la maniglia ed in un attimo Clint è dentro la stanza, a fissare Maria Hill e la ragazza sul letto.
La Hill borbottando qualche scusa si defila, lasciandoli soli.
È al lato opposto della stanza, rispetto alla giovane, non ha il coraggio di muoversi, neanche di respirare, per paura che qualsiasi cosa la faccia svanire nel nulla.
È un attimo.
La ragazza si alza dal letto e Clint attraversa la stanza a grandi passi, avvolgendola in un abbraccio.
Scivolano a terra, abbracciati. Clint la stringe, lasciando che affondi il viso nella sua spalla.
'Te lo avevo promesso' le sussurra tra i capelli.
'Grazie' risponde lei tra i singhiozzi.
E quella che era stata la sua ultima parola, è anche la prima che dice a Clint dopo tanto tempo.
Piangono, seduti su quel pavimento freddo.
E le lacrime, alla fine, l'avevano riportata indietro davvero, la sua Natasha...



Angolinoinoino dell'autrice:
Questa storia è nata di getto e per sbaglio, come tutte le altre che scrivo, dopotutto...
Sviluppata grazie al prompt di Erika, leggete le sue storie (qui la trovate come Thiare), si, è pubblicità, succede spesso...
Lasciate una recensione se avete tempo e voglia,
A presto,
Becks :*
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Becky_99