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Autore: Astrea9993    25/05/2015    0 recensioni
Non c'era altra spiegazione: ero finita all'interno della mia stessa fanfiction ed ora non sapevo come uscirne e, a dirla tutta, non sapevo neppure se volessi farlo!
C'era solo un piccolo problema: prima di essere trasportata all'interno del mondo di Harry Potter non avevo avuto il tempo di concludere la mia storia ed ora questa era fuori controllo ed io non sapevo più cosa mi riservasse il futuro...
Ero appena giunta ad Hogwarts, non era ancora trascorso il primo giorno ed io ero già quasi riuscita a rompermi l'osso del collo e a portare James Potter all'altro mondo assieme a me...
Se questi erano i presupposti qualcosa mi diceva che d'ora in poi le mie giornate sarebbero state piuttosto movimentate...
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 20
 
La ragazza caduta dal cielo
 
 
E così, alla fine, anche Hogwarts si era arresa.
Questo era ciò che pensavo mentre osservavo il sole levarsi dalla finestra della Sala Grande. Dopo la partita infatti la McGranitt aveva annunciato che, per assicurare la sicurezza degli studenti, la scuola avrebbe dovuto chiudere.
Hogwarts che era sopravvissuta al Basilico, alla tirannia della Umbridge, a Voldemort e alla guerra si era ora arresa.
Avevamo così passato quella notte di angoscia stretti gli uni agli altri all'interno della Sala Grande, la preside aveva infatti annunciato che per assicurare la nostra incolumità avremmo dormito tutti assieme e, la mattina seguente, avremmo abbandonato Hogwarts.
Quella notte era stata la notte peggiore della mia vita.
Il dolore che tutti noi provavamo era tale da non poter essere espresso e così avevamo finito semplicemente con lo stringerci attorno a Lily che, in un solo istante, aveva visto svanire entrambi i suoi fratelli.
Quella notte ad Hogwarts erano giunti anche Harry Potter e Ron Weasley.
Il loro arrivo sembrava aver parzialmente rincuorato la piccola Lily ed i Weasley ma io non potevo fare a meno di pensare che la loro presenza non cambiasse le cose:
Non sapevamo dove fossero James ed Albus e noi eravamo inermi, tutti i tentativi fatti per trovarli erano stati vani.
E così io non avevo la più pallida idea di dove fosse l'unico uomo che avessi mai amato e soprattutto non sapevo se fosse ancora vivo.
Il mio istinto continuava a dirmi che James ed Albus erano vivi, che per forza di cose dovevano essere vivi ma questo non mi aiutava a frenare il battito del mio cuore che sembrava voler esplodere, questo non arrestava il tremore delle mie membra.
Avevo paura, non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita.
Ripensai a quando James era precipitato dalla scopa, era stato tremendo ma quella sofferenza e quel sentimento di perdita erano durati pochi istanti mentre ora sapevo che questo sentimento non mi avrebbe abbandonata fino a quando non avessi ritrovato James.
Non potevo lasciare Hogwarts e non potevo continuare a perdere tempo, mi dissi con decisione.
Avevo già perso fin troppe ore mi dissi mentre istintivamente mi guardavo attorno.
Lily dormiva ancora, gli occhi rossi ed il capo posato sul grembo di Molly che la cullava dolcemente.
Anche Fred, Hugo e Lucy dormivano, la stanchezza alla fine aveva avuto la meglio anche su di loro.
Roxanne e Dominique erano sedute l'una accanto all'altra, erano sveglie ma sembravano essere incapaci di dire qualsiasi cosa.
Entrambe erano pallide e avevano gli occhi cerchiati da spesse occhiaie ma, ad essere sinceri, probabilmente neanche il mio aspetto doveva essere dei migliori.
Anche Lorcan e Lysander si trovavano in condizioni simili a quelle di Roxanne e Dominique e, pur essendo svegli, continuavano a fissare un punto non ben definito della parete.
Louis stava tormentando da ore le pagine di un libro senza trovare la forza di leggere.
Infine c'erano Rose e Scorpius, che erano stretti l'uno all'altra nel tentativo di farsi forza a vicenda.
Nessuno di noi quella notte era riuscito a chiudere occhio se non al massimo per un paio d'ore, io dovevo aver riposato per un' ora vinta dallo sfinimento per poi svegliarmi ansante a causa dei miei soliti incubi.
Quella tremenda notte che non saremmo mai riusciti a scordare ci eravamo sforzati di ascoltare gli adulti, di rispettare le regole ma ora il tempo di fare i bravi bambini era finito.
Restare immobile ad aspettare non mi avrebbe ridato James, sarei andata a riprendermelo ma, per farlo, avevo bisogno di risposte, risposte che non avrei mai trovato all'interno della Sala Grande.
Dovevo andarmene da lì.
Senza avere neppure il tempo di elaborare un vero e proprio piano d'azione mi alzai di scatto dal davanzale su cui ero restata accoccolata fino ad allora e mi diressi con passo di marcia verso l'uscita della stanza. 
"dove pensi di andare, Melanie?" mi bloccarono prontamente Ron ed Harry, indubbiamente erano certi che non avrei accettato questa situazione di buon grado.
"semplicemente al bagno, troppo succo di zucca a cena." replicai prontamente e con più prestanza di spirito di quanto mi aspettassi.
"potevi almeno sforzarti di inventare una scusa migliore." disse Ron inarcando lievemente un sopracciglio ma, anche quello che voleva essere un commento sarcastico, era stato pronunciato con un tono tremendamente stanco.
Per un momento osservai quei due uomini.
Senza alcun dubbio erano stanchi e devastati quanto noi se non addirittura di più, eppure erano lì a fare il loro dovere e, nonostante tutto, continuavano a pensare al bene dell'intero corpo studentesco.
Al loro posto, molto probabilmente, avrei afferrato i miei figli e sarei scappata il più lontano possibile da quel dannato castello, invece loro erano ancora lì.
Avevano setacciato per gran parte della notte i dintorni di Hogwarts alla disperata ricerca di James ed Albus e poi stanchi, impolverati ed afflitti erano tornati da noi.
I loro volti erano tirati e all'apparenza inespressivi ed io non riuscivo neppure ad immaginare che sforzo sovrumano stessero compiendo per dominarsi.
Non avevo mai ammirato così tanto quei due uomini come in quell'istante ma, a dispetto dell'ammirazione quei due uomini erano l'unico ostacolo che si frapponeva tra me e la porta.
"Devo semplicemente andare al bagno, per favore." Mormorai e, questa volta, la mia voce era intrisa di tutta la stanchezza e di tutta quell'agitazione che mi avevano tormentata per ore ed ore.
Loro non potevano essere morti, James doveva stare bene, io lo amavo e quindi avrei dovuto sentirlo se gli fosse successo qualcosa di grave, mi dissi per l'ennesima volta mentre mi sforzavo di respirare a fondo, di fermare il tremore delle mani, di dominarmi.
"Stai bene?" Chiese Harry mentre mi posava delicatamente un braccio sulle spalle, potevo solo immaginare come dovessi apparire: gli occhi azzurri pesantemente segnati dalle occhiaie, la carnagione ancora più diafana del solito, le labbra esangui.
"Mai stata meglio! Non si vede?!" Replicai sforzandomi di essere sarcastica ma anche quelle parole suonarono tremendamente amare.
"Devo solo andare al bagno." Dissi per l'ennesima volta decisa a non arrendermi.
Probabilmente se fosse stato necessario li avrei supplicanti pur di varcare quella porta.
"L'accompagniamo noi." Sentenziò decisa Dominique giungendomi inaspettatamente in soccorso.
"Se siamo assieme non potrà accaderci nulla di male." Soggiunse Roxanne.
Per un momento osservai i due Auror tentennare: il ragionamento delle due Grifondoro non faceva una piega ma, d'altro canto, loro non erano molto affidabili.
"Posso accompagnarle pure io." Si intromise Rose decretando la nostra vittoria.
 
Ci eravamo appena lasciate alle spalle la sala grande quando fu Dominique la prima a parlare:
"Qual è il piano?" Chiese decisa, lo sguardo puntato su di me.
Per un momento mi dissi che quella di Dominique era decisamente una bella domanda, fino ad ora avevo pensato esclusivamente a come uscire da quella stanza e non avevo idea di cosa avrei fatto dopo.
Sapevo solo di aver bisogno di trovare delle risposte.
Poi, improvvisamente, compresi cosa dovevo fare.
"dobbiamo andare alla torre di Grifondoro, ho bisogno della Mappa del Malandrino." dissi decisa.
"l'ha cercata anche zio Harry senza successo, probabilmente James doveva averla con se." intervenne Rose.
"James non aveva alcun motivo di portare la Mappa con se, sono certa l'abbia nascosta nella sua stanza." ribadii io.
Dopo che ero riuscita a sottrargli la Mappa del Malandrino, James si era visto costretto ad escogitare nuovi modi per tenerla al sicuro ed aveva finito col creare un nuovo nascondiglio, nascondiglio che aveva finito col rivelarmi visto che nell'ultimo periodo avevo passato molto tempo alla torre di Grifondoro.
"so dove si trovi la Mappa" ripetei tra me e me mentre percorrevo con frenesia le scale che mi avrebbero portata alla torre.
Da quando ero arrivata ad Hogwarts non avevo mai percorso quella distanza con tanta velocità.
In quel momento tutto ciò che mi guidava era l'istinto e tutto ciò a cui riuscivo a pensare era James.
Attraversai velocemente la sala comune di Grifondoro senza neppure controllare che Dominique e le altre mi stessero seguendo.
Rapidamente percorsi le ultime scale che mi separavano dalla mia meta.
Per un istante esitai nel vedere la stanza di James.
Era esattamente identica a come l'avevo vista l'ultima volta, i libri erano sparsi sulla scrivania e per un istante mi aspettai di vederlo apparire come nulla fosse successo, per un attimo sperai si trattasse solo di uno scherzo di pessimo gusto.
Poi tornai in me.
Mi inginocchiai a terra spostando il pesante tappeto e ripensai a quando avevo visto James compiere quegli stessi gesti.
Contai le lastre di pietra e poi picchiettai per due volte con la bacchetta sulla terza, la più vicina al letto a baldacchino di James che, immediatamente, si scostò rivelando una nicchia piuttosto ampia e li, come immaginavo, accuratamente riposta, ci attendeva la Mappa del Malandrino.
"molto ingegnoso." constatò Rose incapace di celare l'ammirazione.
"James è sveglio." risposi io nel sorridere amaramente.
"giuro solennemente di non avere buone intenzioni." esclamai poi nel puntare la bacchetta contro quello che, in quell'istante, appariva solo un vecchio e lacero foglio di pergamena e poi, pian piano, iniziarono a delinearsi i contorni di Hogwarts.
"cosa stiamo cercando?" intervenne per la prima volta Roxanne, in fin dei conti sarebbe stato ingenuo da parte nostra aspettarci di veder comparire sulla mappa i nomi di James ed Albus come se niente fosse.
"non so cosa sto cercando" ammisi in tutta sincerità "cerco qualche dettaglio strano, qualcosa di importante che posso aver tralasciato."
"come questo?!" esclamò Rose nell'indicare un nome, l'unico nome appartenente all'unica persona in tutto il castello che non si trovava nella sala grande.
"questo era esattamente ciò che cercavo..." mormorai talmente stupita da non essere in grado di dire altro.
"deve esserci un errore..." soggiunse Rose che, a quanto pareva, come me comprendeva la portata di quella scoperta.
"la mappa non sbaglia mai!" sentenziai incapace di alzare lo sguardo da quel nome, da quel puntino apparentemente insignificante.
"chi è questo Quirinus Raptor?" si intromise Dominique mentre il suo sguardo e quello di Roxanne oscillavano da me a Rose.
"una persona che dovrebbe essere morta." spiegai per poi sussultare nel vedere quel nome improvvisamente sparire dalla mappa.
"dannazione!" esclamai mentre l'angoscia tornava ad attanagliarmi il petto, se Raptor aveva abbandonato Hogwarts doveva essere con James ed Albus.
Senza neppure riflettere e stringendo malamente la mappa tra le mani mi precipitai giù dalle scale, istintivamente volsi lo sguardo al ritratto di Albus Silente che capeggiava in quella stanza ma, come quando eravamo entrate, l'ex preside non si trovava nel suo ritratto.
"dannazione!" imprecai per l'ennesima volta prima di iniziare a chiamare il nome di Silente a gran voce come illudendomi che potesse sentirmi e correre in mio soccorso.
"Melanie!" esclamò Roxanne nell'afferrarmi per le spalle e ponendo fine a quell'attacco di panico "abbiamo bisogno che tu mantenga la calma." concluse severamente.
"va bene" mormorai nel respirare a fondo e nel ritrovare il controllo di me stessa "dobbiamo raggiungere l'ufficio della preside, devo parlare con Piton." sentenziai con decisione e sperando di aver fatto la scelta migliore.
 
 
 
*****
 
 
 
Osservai i due gargoyles di pietra immobili ed arcigni.
Eravamo davanti all'ufficio della preside, purtroppo per noi c'era solo un problema: non conoscevamo la parola d'ordine.
In silenzio levai la bacchetta.
"che cosa vuoi fare?!" chiese Rose nel bloccarmi il polso, probabilmente doveva aver scorto qualcosa di molto simile ad un forte intento omicida nei miei occhi.
"abbatto la porta." risposi pacatamente.
"non puoi farlo!"
"sentiamo: perché non dovrei farlo?! Per non danneggiare il castello?! Lo hanno già ricostruito una volta, potranno riparare una stupida porta!" sbottai infastidita.
"perché se lo facessi un' intera squadra di Auror piomberebbe su di noi!" replicò Rose.
Effettivamente il ragionamento non faceva una piega...
"qualche idea?" domandai rassegnata.
"indovinare la parola d'ordine." replicò Roxanne.
"come se fosse facile! dubito che questa porta si aprirà dicendo qualcosa come 'sorbetto al limone' " esclamai sarcastica.
Tutto accadde per incanto: immediatamente i Gargoyles si spostarono permettendoci di entrare ed io mi ritrovai a ringraziare il caso ed il fatto che, a quanto pareva, la McGranitt fosse una nostalgica.
In un altro momento avrei trovato tutto questo molto divertente, ma non ora, ora ogni singolo istante era indispensabile.
Appena varcammo la soglia dell'ufficio catturammo l'attenzione dei ritratti degli ex presidi e, almeno una ventina di sguardi si puntarono su di noi.
"cosa ci fai qui, Starlight?!" tuonò immediatamente la voce di Piton.
"avevo bisogno di parlarle." esclamai con decisione.
"Se pensi che io abbia il tempo di ascoltare i tuoi piagnistei di sbagli di grosso." Replicò Piton col solito tono di voce strascicato.
"E se pensi che io sia qui per piagnucolare hai sbagliato persona." Ribattei decisa "Quirinius Raptor è ad Hogwarts, o per meglio dire era ad Hogwarts fino a pochi istanti fa. Ho letto il suo nome sulla Mappa del Malandrino." Mi affrettai a spiegare.
"Se non lo avessi notato, Melanie, io sono morto. Dovresti dirlo a Potter o a Weasley, di certo non a me."
"Loro non possono trovali, anche sapendolo non potrebbero arrivare in tempo." spiegai disperata.
"Mentre tu pensi di riuscirci?!" replicò Piton, il tono di voce a metà tra lo scherno e la sfida.
Per un istante mi soffermai a guardare Dominique, Roxanne e Rose: loro non sapevano chi fossi, di fronte a loro non potevo parlare liberamente.
Le osservai ancora per alcuni istanti, poi pensai a James, Albus, Cordelia e a tutti gli altri.
Che mi prendessero pure per pazza ma la salvezza di tutte quelle persone era più importante.
"L'ho già fatto una volta." Sentenziai "mi sono trasportata in un'altra dimensione, in un luogo a me sconosciuto. L'ho già fatto una volta e posso farlo ancora."
"Melanie, di che cosa stai parlando..." intervenne Dominique confusa.
"Mi risulta che pur avendolo già fatto una volta tu non sia in grado di controllare i tuoi poteri." Disse Piton ignorando totalmente Dominique.
"È per questo che ho bisogno di lei, mi dica come fare." Dissi io, il tono della voce terribilmente simile ad una supplica.
"Non ho mai incontrato nessuno in grado di fare ciò che hai fatto tu, come puoi pensare che io ti possa insegnare in pochi istanti come dominare un potere così grande!"
"Le tue capacità sono emerse in situazioni di pericolo..." Si intromise Silente ma venne subito interrotto da Piton.
"È troppo pericoloso!" Sbottò infatti quest'ultimo.
"Che cosa devo fare?" Intervenni io, questa volta rivolta a Silente.
"Trovarti in una situazione di vita o di morte potrebbe permetterti di veicolare i tuo poteri." rispose pacatamente l'ex preside.
Ora era tutto più chiaro.
I miei poteri erano istintivi e strettamente connessi all'istinto di preservazione e, trovarmi in pericolo, mi avrebbe aiutato a localizzare James ed Albus.
"Grazie dell'aiuto." Dissi risoluta mentre il mio sguardo saettava da Silente a Piton e poi, armata di nuova determinazione corsi fuori dall'ufficio.
"Melanie!" Mi richiamò indietro Piton mentre la sua voce si mischiava a quelle di Rose, Dominique e Roxanne.
Udii i passi concitati delle mie amiche ma io ero più veloce e avevo dalla mia qualche secondo di vantaggio.
Velocemente salii le scale armata di determinazione.
Ora sapevo cosa fare.
Piton non mi avrebbe mai aiutata, di lui si potevano dire molte cose: era spesso sgradevole, cinico, iniquo e a volte sapeva essere persino crudele ma era un uomo fedele e coraggioso che, in fondo in fondo, aveva finito col provare affetto nei miei confronti e non avrebbe mai voluto mettermi in pericolo.
Al contrario Silente, che non si era fatto problemi a chiedere ad un ragazzo che aveva visto crescere di sacrificarsi allo scopo di eliminare Voldemort, non aveva alcun problema a chiedermi di mettere a repentaglio la mia vita in virtù di un bene più grande.
Io per lui ero solo una pedina e questo in un altro momento mi avrebbe fatta arrabbiare ma non ora.
Ora ero grata ad Albus Silente e, mentre dall'alto della Torre di Astronomia guardavo il vuoto sottostante, nel mio cure non c'era spazio per l'esitazione.
Feci un respiro profondo e poi, senza più guardarmi indietro, saltai nel vuoto.
Dal cielo ero venuta e dal cielo, per la seconda volta, sarei tornata a James.
Mentre serravo gli occhi e il vento mi fischiava nelle orecchie tutti i miei pensieri ruotavano attorno a lui: ai suoi occhi, ai suoi capelli, alle sue labbra e alla sua voce.
Ogni dettaglio era fondamentale affinché io potessi ritrovarlo ovunque fosse.
E poi, ad un tratto, mi accorsi che qualcosa era cambiato, non sapevo dire neppure io cosa fosse, forse la pressione dell'aria o l'atmosfera che mi circondava ma, qualsiasi cosa fosse, mi spinse ad aprire gli occhi.
Mi ci vollero pochi istanti per capire dove mi trovassi: ero nel cimitero di Little Hangleton, lo stesso luogo dove anni prima era stato condotto Harry Potter non appena aveva sfiorato la   coppa del torneo tre maghi.
Pensandoci era quasi ovvio e un po' scontato mi dissi mentre, lentamente, discendevo verso il suolo e nel contempo mi sforzavo di individuare James ed Albus ma, attorno a me, vi erano solo le lapidi di un cimitero abbandonato, poco distante da esse si trovava una chiesa e, su di una collina un'antica dimora.
Per un istante temetti di aver sbagliato, di aver fallito e che James non fosse li.
Poi, improvvisamente, vidi un lampo di luce in lontananza e subito avvertii un tuffo al cuore.
Fu solo allora che, probabilmente a causa dell'improvvisa sconcentrazione iniziai a precipitare verso il suolo...
Fortunatamente solo pochi metri mi separavano dal terreno, l'impatto fu doloroso ma me la cavai unicamente con delle ginocchia sbucciate.
Velocemente mi rialzai ignorando il bruciore.
Dovevo raggiungere James ed Albus.
Ignorando il dolore iniziai a correre nella direzione da cui vedevo giungere le luci e sentivo provenire i suoni della battaglia.
E poi li vidi.
Vidi James e tutto scomparve, i lampi di luce, il cimitero, nulla di tutto questo c'era.
C'era solo lui.
Aveva i capelli scarmigliati, gli abiti strappati e un taglio piuttosto profondo gli percorreva la guancia ma era vivo.
Senza neppure pensare a cosa stessi facendo mi precipitai verso di lui ignorando gli incantesimi che saettavano tutt'attorno.
"a terra!" esclamò Albus nello spingermi di lato impedendo che una maledizione mi colpisse.
"state bene?" chiesi ancora confusa, grata ed intontita.
"Melanie!" esclamò James nello stringermi a se.
Avrei voluto restare in eterno tra le sue braccia perché, solo ora che ero nuovamente con lui, ero tornata a respirare ma mi rendevo conto di dover abbandonare quel riparo sicuro ed accogliente.
Eravamo ancora sotto attacco e nascosti dietro a delle lapidi.
"come hai fatto ad arrivare qui?" chiese Albus intento a guardarsi attorno con circospezione.
"è una storia lunga." tagliai corto io.
"hai chiamato i rinforzi?" chiese ancora il giovane Serpeverde.
"nessuno all'infuori di me avrebbe potuto raggiungervi." spiegai io.
"quindi siamo sempre nella merda." concluse Albus.
"possiamo farcela, noi siamo in tre mentre Raptor è uno solo!" esclamai con decisione mentre, con riluttanza, mi allontanavo lievemente da James.
"Raptor?!" chiese lui perplesso.
"Quirinius Raptor è stato lui che..." iniziai mentre, per la prima volta da quando ero giunta fin li, mi soffermavo ad osservare colui che ci stava attaccando e che aveva causato tutta questa sofferenza e, non appena lo vidi le parole mi morirono in gola mentre, improvvisamente, tutto acquistava un senso.
In piedi dinanzi a noi stava quello che fino a pochi istanti prima avevo creduto essere Biggins, Maganò e custode di Hogwarts e che invece avevo scoperto essere un Mangiamorte.
Improvvisamente quello che avevo creduto essere un odioso ma innocuo vecchietto si era tramutato in un assassino misteriosamente scampato alla morte.
Ora tutto si era fatto improvvisamente chiaro: le consunte bende che coprivano il capo di Biggins servivano a coprire le ustioni e le vesciche che ricoprivano il suo capo li dove Voldemort si era fuso col suo corpo.
Era stato Biggins a pietrificare il suo stesso cane.
Era stato lui a fare il malocchio alla scopa di James ed era stato lui ad aggredire Cordelia.
Non doveva essere stato difficile per lui intrufolarsi nella Sala Comune di Serpeverde, come custode doveva conoscere le parole d'ordine per accedere ad ogni Sala Comune.
Fu con un moto d'ira che ripensai alle parole con cui mi aveva apostrofata quando mi aveva sorpresa in biblioteca nel cuore della notte:
 
"l'ho sempre detto che una mela marcia resta sempre una mela marcia e i colpevoli tornano sempre sul luogo del delitto!"
 
L'unico ad essere tornato sul luogo del delitto era lui.
 
"Biggins non è mai esistito" spiegai dopo essere riuscita a riacquistare la calma "quell'uomo è  Quirinius Raptor, non so come possa essere vivo ma è senza alcun dubbio lui." conclusi con convinzione.
Non sapevo se per sopravvivere avesse continuato ad assumere il sangue di unicorno o se forse fosse stato l'allontanamento di Voldemort a permettergli di continuare a vivere, ciò che era certo era che quello fosse Quirinius Raptor. 
"non mi importa chi sia quello psicopatico, ciò che importa è trovare un modo per andarcene da qui." intervenne Albus.
"dobbiamo prendere il boccino d'oro, il boccino è una passaporta e ci ricondurrà ad Hogwarts" spiegai mentre mi guardavo attorno alla ricerca della minuscola pallina d'oro.
"più facile a dirsi che a farsi..." intervenne James.
"siete due Cercatori, i migliori Cercatori di Hogwarts, potete farcela!" li incoraggiai.
Poi lo vidi, notai il sacco appeso alla cintura di Raptor e compresi che non potevamo andarcene.
"dobbiamo prendere quel sacco!" esclamai con foga "sono certa che contenga la testa di Medusa, è l'unico modo che abbiamo per salvare Cordelia ed Alice!"
"va bene" acconsentì James.
"ci vuole un piano." intervenne Albus.
"Io lo distraggo, James afferra la testa e Albus ci copre le spalle." proposi mentre mi preparavo ad entrare in azione.
"quell'uomo è completamente fuori di testa." mi avvertì James nell'affiancarmi.
Fu solo a quel punto che compresi in che condizioni vertesse la mente di quello che un tempo era stato Quirinius Raptor. 
Fino ad allora Raptor aveva continuato ad attaccarci sporadicamente ma solo quando uscii allo scoperto compresi la gravità della situazione: lo sguardo folle di Raptor era puntato su di me ma era come se non mi vedesse davvero.
 
"poi... Quattro anni fa... I mezzi per il mio ritorno parvero assicurati. Un mago - giovane, sciocco e ingenuo - attraversò la mia strada vagando nella foresta che avevo eletto a mia abitazione. Oh parve proprio l'opportunità che sognavo... Perché lui insegnava alla scuola di Silente... Fu facile piegarlo al mio volere... Mi riportò in questo paese, e dopo un po' presi possesso del suo corpo, per sorvegliarlo da vicino mentre eseguiva i miei ordini. Ma il mio piano fallì. Non riuscii a rubare la Pietra Filosofale. Non sarei riuscita ad assicurarmi l'immortalità. Fui ostacolato... Ostacolato ancora una volta da Harry Potter..."
 
Osservai stranita Raptor pronunciare quelle parole mentre fissava il vuoto e poi compresi.
Avevo già sentito quelle parole o, per meglio dire, le avevo già lette.
Quelle parole erano state pronunciate da Lord Voldemort dopo essere risorto.
Lord Voldemort non aveva mai completamente lasciato Quirinius Raptor e una parte di lui aveva continuato a vivere all'interno dell'ex professore di difesa contro le arti oscure anche dopo la caduta di Voldemort.
Raptor aveva continuato a vivere nei ricordi, ricordi che nemmeno gli appartenevano fino a precipitare nel baratro della follia, una follia lucida in cui presente e passato si intrecciavano e fondevano e che lo aveva portato a commettere quei crimini atroci.
Indubbiamente Raptor doveva essere riuscito a riacquistare, per lo meno in alcuni istanti, la lucidità, in caso contrario non sarebbe riuscito a coprire le proprie tracce ma ora era in preda alla follia più totale.
 
"So che molti di voi vorranno combattere; alcuni di voi penseranno perfino che combattere sia saggio, ma è una follia! Consegnatemi Harry Potter! Fatelo e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e io lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e sarete ricompensati."
 
Disse poi Raptor, questa volta citando Harry Potter e i doni della morte, mentre si guardava attorno, forse alla ricerca di un immaginario interlocutore o forse alla ricerca di Harry.
 
Avrei dovuto intervenire e cercare di recuperare quella testa ma Raptor era troppo imprevedibile, avrebbe potuto tornare ad attaccarci in qualunque istante.
 
"Avete combattuto con valore, ma invano! Io non desidero questo: ogni goccia di sangue magico versata è un terribile spreco. Pertanto ordino alle mie forze di ritirarsi. In loro assenza, disponete dei vostri morti con dignità."
 
Appena Raptor ebbe pronunciato quelle parole io e James ci scambiammo uno sguardo di intesa: che fosse davvero deciso a concederci una tregua?!
Rapidamente mi avvicinai di qualche passo...
"non osare toccarmi schifosa Sangue Sporco!" esclamò Raptor nello scagliare una maledizione contro di me che riuscii a malapena a schivare gettandomi a terra.
La bacchetta mi scivolò dalle mani rotolando a diversi metri di distanza.
"Melanie!" esclamò James nel frapporsi tra me e Raptor, la bacchetta stretta tra le mani.
 
"Ti è stato insegnato come ci si sfida a duello, Harry Potter?"
Chiese Rapror dolcemente, in quell'istante appariva quasi lucido, lo sguardo fisso su di James.
 
"non intervenite!" "non intervenite se non ve lo ordino"
Soggiunse poi nel guardarsi affannosamente attorno.
 
Improvvisamente le maledizioni iniziarono a piovere su di noi con una tale rapidità da sconcertarci.
Osservai James rispondere agli attacchi seppure con difficoltà e, lentamente, cercai di allontanarmi di qualche metro al fine di raggiungere la mia bacchetta.
Vidi Albus uscire allo scoperto nel tentativo di soccorrere il fratello ma, immediatamente, gli attacchi iniziarono a piovere anche su di lui.
Nella sua follia Raptor era un avversario temibile, nessuno di noi era in grado di prevedere dove sarebbe giunto il prossimo attacco.
"Chi di voi è il vero Harry Potter?! Esci allo scoperto!" Esclamò Raptor mentre faceva scorrere lo sguardo da James ad Albus.
Immediatamente ripensai a quando, nell'ultimo libro, Harry aveva lasciato per sempre la casa dei suoi zii e, per facilitargli la fuga, i membri dell'ordine avevano bevuto la pozione Polisucco e assunto il suo aspetto.
Raptor, incapace di capire chi fosse il vero Harry tra James ed Albus, era tornato con la mente a quell'istante.
 
"Stanotte, hai consentito che i tuoi amici morissero per te, piuttosto che affrontarmi di persona: non c'è disonore più grande. Raggiungimi nella Foresta Proibita e affronta il tuo destino! Se tu non lo farai, io ucciderò fino all'ultimo uomo, donna o bambino che cercherà di nasconderti a me!"
Esclamò Raptor con rabbia.
 
E poi la situazione precipitò.
Approfittando della distrazione di Raptor, Albus, cercò di raggiungerci ma fu subito sbalzato all'indietro da una maledizione.
Lo vidi cadere violentemente a terra battendo la testa.
"Albus!" Esclamai istintivamente nel cercare di raggiungerlo.
Questo fu il secondo grave errore.
Nell'udire la preoccupazione nella mia voce James si voltò distraendosi e Raptor ne approfittò colpendolo con una maledizione, molto fortunatamente James riuscì a scostarsi all'ultimo momento ma la maledizione lo colpì ugualmente al braccio destro facendolo cadere a terra e la bacchetta gli sfuggì dalle mani rotolando  accanto a me.
 
"Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire." Disse Raptor mentre si avvicinava a James di qualche passo.
 
"No!" Esclamai con foga mentre mi alzavo da terra, la bacchetta di James stretta tra le mani.
Sapevo come sarebbe finita.
Non poteva finire così, non doveva finire così.
"No!" Esclamai nel frappormi tra James e Raptor.
"Vattene!" Mi ordinò James mentre cercava di rialzarsi da terra, il braccio ricoperto dal sangue e da tagli profondi.
"Non posso farlo." Dissi sorridendo amaramente, le lacrime che mi rigavano il volto.
"Allontanati da lui e ti sarà risparmiata la vita." Intervenne Raptor.
"No!" Dissi per l'ennesima volta mentre levano la bacchetta.
"Avada Kedavra!" Esclamò lui.
"Protego!" Esclamai in un ultimo e disperato tentativo di salvare le nostre vite.
Se dovevo morire sarei morta lottando.
Osservai i lampi di luce scontrarsi e respingersi vicendevolmente, vidi il lampo di luce verde farsi sempre più vicino.
"Vattene!" Urlò per l'ennesima volta James "non devi morire anche tu!"
"No! Non posso lasciarti andare! Non posso!" Esclamai disperata nel serrare gli occhi, le lacrime che mi scorrevano sul volto.
E poi, all'improvviso, tutto scomparve.
 
Come era avvenuto poco prima, nonostante gli occhi serrati, mi resi conto che qualcosa attorno a me era cambiato.
Lentamente aprii gli occhi.
Attorno a me un luogo asettico in cui il colore predominante era il bianco.
Mi ci volle un attimo ma poi mi resi conto di trovarmi alla stazione di King's Cross.
Che fossi morta? Mi chiesi tra me e me mentre mi guardavo attorno e poi ecco apparire qualcuno che avrebbe potuto rispondere alle mie domande: Albus Silente.
"Sono morta?" Chiesi cercando di nascondere un tremito di paura.
"No Melania, non sei morta." Rispose pacatamente il vecchio mago.
"E allora perché mi trovo qui?" Chiesi nel guardarmi attorno.
"Hai deciso tu di venire, sei stata tu ad arrestare il tempo, forse è stato lo spirito di preservazione a spingerti a farlo o forse la paura o forse lo hai fatto per non dover decidere."
"Io ho già deciso."
"Ma non vuoi morire."
"Non voglio morire." Ammisi in un sospiro.
"È il momento di svegliarti Melania."
"Di cosa stai parlando?" Chiesi confusa.
"Puoi salvare entrambi, te stessa e James ma per poterlo fare devi decidere di svegliarti, devi comprendere la tua condizione."
"Tutto questo sta avvenendo nella mia testa?!" Esclamai sempre più preoccupata.
"Forse si e forse no ma questo non significa che non sia reale."
"Non mi fido di lei." Dissi mentre mi allontanavo di qualche passo dal mago che mi stava di fronte "l'ultima volta che ho parlato con lei mi ha spinta a buttarmi giù da una torre." Soggiunsi aspramente.
"Aggressiva e diffidente come sempre." Disse Piton nell'apparire dal nulla.
"Cosa ci fa lei qui?" Chiesi stupita.
"Sei stata tu a volermi qui, ragazzina." Rispose Piton vagamente annoiato.
"La situazione è questa Starlight: vuoi salvare James? Per farlo Melanie deve morire ma questo non significa necessariamente che debba morire anche Melania." Spiegò Piton.
"Posso tornare a casa?"
"Si, quando la maledizione ti colpirà potrai decidere di risvegliarti ma, per poterlo fare, devi comprendere in che situazione ti trovi, devi ricordare Melania."
"Che cosa devo ricordare?" Esclamai esasperata.
"Come hai fatto ad arrivare qua."
"Ero in camera mia e..."
"Non eri nella tua stanza, ricorda!" Intervenne Silente.
"Non ti resta ancora molto tempo a disposizione." Rincarò la dose Piton.
"Io..." mormorai mentre, improvvisamente, i ricordi si facevano strada nella mia mente.
Come avevo fatto a scordare tutto questo?
"Sono uscita di casa e ho preso la bicicletta..." mormorai cercando di riportare alla luce i ricordi sopiti "volevo andare da Sara..." dissi quasi tra me e me.
Come avevo potuto dimenticare tutto, come avevo potuto scordare Sara, l'unica mia vera amica.
"Speravo potesse aiutarmi a riparare il portatile ma pioveva così tanto..." continuai mentre mi tornavano alla mente i miei sogni, quelle luci abbaglianti: i fari dell'auto che mi avevano investita.
"Io sono morta." Mormorai incredula "sono stata investita da un auto."
"Non sei morta, non ancora, ma devi tornare indietro prima che sia troppo tardi."
"Tutto questo non è reale..." mormorai mentre sentivo le gambe cedermi.
"Tutto questo è reale!" Esclamò Piton nell'afferrarmi per le spalle "neppure con la nostra magia possiamo spiegare cosa ti sia accaduto, tu sei unica Melanie ma l'unicità della tua situazione non la rende meno reale."
"Quando me ne andrò cosa accadrà a James ed Albus." Chiesi dopo aver fatto un respiro profondo.
"Gli Auror stanno arrivando." Mi rassicurò Piton mentre mi sosteneva con una delicatezza che non credevo gli appartenesse.
"E quando non ci sarò più James..."
"Non soffrirà." Intervenne Silente "non sei mai appartenuta a questa dimensione e, quando te ne sarai andata sarà come non fossi mai esistita. Per James non sarai mai esistita."
Non potei evitare che le lacrime mi scendessero nuovamente nel pensare a James, a quello che avevamo e che avremmo perso.
Non volevo che James soffrisse per me ma il pensiero che tutto sarebbe svanito faceva male.
James mi aveva insegnato ad amare ma non lo avrebbe mai saputo.
"Sono pronta." Dissi nell'asciugarmi le lacrime "grazie per tutto ciò che ha fatto per me, non lo dimenticherò mai." soggiunsi nel rivolgere un lieve sorriso a Piton.
 
Poi mi ritrovai catapultata nuovamente al centro dello contro.
Il lampo di luce verde che si faceva sempre più vicino ma, questa volta, non avevo paura.
"Melanie!" Mi supplicò un ultima volta James.
"Ti amo." Fu l'ultima cosa che riuscii a dire prima di cadere a terra, una lacrima solitaria che mi rigava la guancia e il sollievo nel cuore perché, in lontananza, avevo udito le voci degli Auror.
 
 
 
*****
 
 
 
 
Mi svegliai di scatto, respirando a fondo come se avessi trattenuto a lungo il fiato.
"Infermiera!" Esclamò una voce a me sconosciuta e distante.
Ero tornata a casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ebbene si, questo è l'ultimo capitolo di questa storia a cui seguirà un breve epilogo.
Prima che mi linciate per questo finale agrodolce ci tengo a ribadire per la millesima volta che questo non è un finale definitivo.
Si è conclusa una fase delle vicende di James e Melanie ma la loro storia non è ancora  conclusa per cui non odiatemi troppo.
Fin dall'inizio avevo previsto che questa storia si concludesse in questa maniera ma poi, lentamente, forse perché col tempo ho finito con l'affezionarmi maggiormente a James e Melanie, (o semplicemente perché il mio sadismo si è attenuato), si è fatta strada in me l'idea di una nuova long.
Tra pochi giorni posterò quindi il primo capitolo di una nuova long "La ragazza caduta dal cielo - Al di là del tempo e dello spazio" in cui proseguirà la storia di Melanie e James.
Spero che il finale di questa storia vi sia piaciuto e non sia risultato deludente.
 
Ringrazio:
 
  • Tonks_thebest che ha aggiunto questa storia alle preferite.
  • http_icr che l'ha aggiunta alle ricordate.
  • Robs_Draco1, eliseCS e ImbrattaCartaVirtuale che hanno recensito lo scorso capitolo.
Astrea
  
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