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Autore: Stella cadente    25/05/2015    3 recensioni
"Odiava quando era così.
Così ... debole.
Così vulnerabile.
Non doveva esserlo ... e invece lo era."
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Harry Styles è un ragazzo alla deriva. Un ragazzo di vent'anni che si sente perso, vuoto, incompleto.
Vive la vita senza entusiasmo, lasciando che le cose gli scorrano addosso, totalmente indifferente a più o meno tutto ciò che lo circonda.
Finché una sera – una come tante, in realtà – non farà un incontro che, a poco a poco, rappresenterà una svolta ...
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo settimo

 

1 Giugno 2014


In quei giorni non si erano mai sentiti.
Erano circa due settimane che Harry non aveva notizie di Claudia e non poteva negare che la cosa, un po’, gli dispiacesse.
L’estate era tornata con le sue temperature calde, ma Harry avvertiva, ora più che mai, il vuoto di quelle giornate.  Ora che anche i corsi al college erano finiti, lui non aveva più nulla. Certo, c’erano i suoi amici, ma aveva come l’impressione che nessuno di loro sapesse cosa gli passasse esattamente nella testa.
«Ragazzi, io amo l’estate» disse Niall. «Però in confronto a quella appena passata, questa fa schifo.»
Era un giorno caldo, ma un po’ nuvoloso. Le nubi presagivano pioggia, il cielo era grigio e nebbioso. Aveva un che di evanescente, come se stesse lentamente sfumando via.
I ragazzi stavano passeggiando in centro senza concludere nulla di preciso, ma la testa di Harry era da un’altra parte. Non riusciva a scordarsi la faccia di Claudia quel giorno, il modo in cui lo aveva guardato, i suoi occhi luminosi che lo fissavano come a volerlo in qualche modo leggere.
Sbuffò impercettibilmente, anche se avrebbe voluto letteralmente ringhiare; perché quella ragazza sembrava essere entrata nella sua vita, anche se non aveva fatto nulla?
Non riusciva proprio a spiegarselo. D’accordo, si era affezionato a lei, ma non capiva come avesse fatto.
Eppure, in qualche modo, era successo. Era successo inesorabilmente, senza che lui potesse cambiare qualcosa.
Perché Harry lo sapeva, queste cose succedono e basta. Ma non immaginava che sarebbe stato così devastante.
Da tempo quella normalità che aveva prima sembrava essersi dissolta nel nulla. Quella normalità che a lungo andare era diventata monotona e triste, ma che alla fine a lui stava bene. Non era un problema, perché in un certo senso ci era abituato. Ma, ecco, quella normalità sembrava essere lontana anni luce ormai, specialmente in quel momento.
«Voi avete più avuto notizie da parte di Josh?» lo riscosse la voce di Zayn.
«Ma chi, Josh Devine?» fece Liam.
«Sì.  Mi ha detto che anche lui è in America» continuò lui. «Tra l’altro, è proprio qui a Boston.»
«Davvero?» si inserì Niall.
«Io l’ho sentito, qualche volta, ma non mi ha mai detto nulla» disse Louis facendo spallucce.
Josh Devine era sempre stato loro amico sin dalle medie. Al liceo erano i ragazzi più gettonati della scuola ed erano amici di tutti, oltre a fare strage di ragazze – soprattutto cheerleader.
Erano una specie di banda di rubacuori. Così giovani eppure così pieni di sé.
Louis conquistava facilmente con il suo carattere espansivo, Zayn con il suo atteggiamento misterioso, Niall con la sua allegria e Liam con la sua gentilezza.
Per quanto riguardava Josh... beh, Josh era un menefreghista che usava le persone e basta.
Forse era proprio questo a renderlo affascinante agli occhi delle ragazze.
Per un attimo Harry ebbe un flash degli anni del liceo; anche lui era molto occhieggiato dalle sue compagne, ma non si era mai interessato veramente a nessuna. Qualche storia l’aveva avuta, certo... ma non era stato niente che fosse degno di nota e soprattutto che fosse durato chissà quanto.
Calò un silenzio imbarazzante.
«Io non ho più avuto un suo messaggio dal liceo, figuriamoci» disse ad un tratto, dal momento che si era accorto che tutti stavano aspettando che dicesse qualcosa.
«Pare che si sia messo con una... ma non so se è vero» continuò Zayn. «Per me ci prova e basta, però.»
«Sì, conoscendolo... » fece Liam, con un sorriso di divertito affetto.
«Mi ci gioco la camicia che tra due mesi la lascia» disse Louis con un sorrisetto.
«Chi sarebbe questa fidanzata?» decise di intervenire Harry.
«Non lo so» rispose Zayn. «Sono solo voci alla fine, quindi non so che dirti.»
«Probabilmente non è neanche vero» disse Niall ridendo.
«Non sarebbe male se ci rivedessimo tutti insieme, però» riprese Louis dopo qualche secondo di silenzio. «Mi manca quell’idiota.»
«Già» assentì Zayn.
Ma Harry non seguiva più la conversazione da un pezzo ormai.
 
 
****
 
 
Stare con i ragazzi lo divertiva sempre, in genere. Riusciva sempre a farlo distogliere dal suo stato d’animo difficile e frustrante. Ma stavolta era diverso; si sentiva ugualmente vuoto, galleggiante, come si sentiva sempre quando era solo.
Il pomeriggio era trascorso in maniera normale, ma non si era mai sentito spensierato e – per un attimo – libero, come si sentiva sempre quando era con i suoi amici.
Anzi, era successo l’esatto contrario.
Ora era in terrazza, a fumare l’ennesima sigaretta di quella giornata. I ragazzi erano dentro a guardare un film, ma lui si era sentito oppresso, così era uscito in quell’umida giornata di giugno.
Altre nuvole costellavano il cielo in gomitoli grigi, minacciando pioggia anche per il giorno dopo.
Sospirò: sembrava che il clima rispecchiasse il suo umore.
Fece un ultimo tiro e sbuffò il fumo dalla bocca, sovrappensiero, guardando i passanti.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Il cellulare.
Sullo schermo lampeggiava un nome che scombussolò quella calma apparente che si era creato, investendolo come un’onda violenta e improvvisa.
 
 
CLAUDIA
Tra un quarto d’ora alla panchina dei giardini dell’altra volta.
Voglio solo parlare.
 
 
 
 
****
 
 

Era arrivato più o meno puntuale, ma lei ancora non si faceva vedere. Da una parte era meglio così: doveva prepararsi psicologicamente a vederla – perché non era detto che la cosa lo lasciasse completamente indifferente.
Si accese un’altra sigaretta e fece un lungo tiro; ad essere sinceri, aveva un po’ paura. Paura che cercava di eliminare per darsi quantomeno un contegno, e che arrivò con una fitta al cuore quando vide un paio di gambe lunghe e slanciate camminargli davanti con decisione.
Conosceva quelle gambe, quel passo deciso, quell’andatura un po’ scocciata.
Aggrottò le sopracciglia in un’espressione dura, nel tentativo di sembrare menefreghista.
«Senti, non mi interessa se non hai voglia, ora parliamo e mi dici cosa c’è.» La sua voce gli giunse alle orecchie come fosse una pugnalata e una carezza insieme, e capì che le sue difese si erano abbattute. Sentì il cuore andare a pulsargli in gola, ma si sforzò di rimanere impassibile.
Erano passate due settimane, cavolo. Non si era ancora dimenticata di lui?
«Mi sembrava di averti detto che non sapevo se dovessimo continuare a sentirci» disse, secco.
«E a me sembrava di aver capito che da una parte speravi che invece accadesse» ribatté lei per tutta risposta.
Il ragazzo contrasse la mascella: perché doveva essere così... così...
«Senti, non è che ti sgozzo se mi parli un po’ di te» cominciò lei. «Qual è il problema?»
Lui si limitò a guardarla.
«E non guardarmi così.»
Silenzio.
«E giuro che ti picchio se ricominci con i discorsi dell’altra volta.»
Harry fece un altro tiro e soffiò fuori il fumo.
«Io sono il problema» fece per tutta risposta. «Stai perdendo tempo.»
«E tu stai facendo discorsi assurdi» ribatté lei.
«Guarda che non devi stare con me perché ti faccio pena» disse lui.
Aveva un bagliore di sfida negli occhi: stava ripetendo le stesse parole che Claudia gli aveva detto un po’ di tempo prima.
Lei sembrò capirlo però, perché lo guardò allo stesso modo.
«Non mi fai pena» disse semplicemente. I suoi occhi si erano ingentiliti un po’ e ora lo guardavano... comprensivi? «Se tu mi facessi pena, ti direi che mi fai pena. Se penso una cosa, la dico. Quindi se non ti dico che mi fai pena, vuol dire che non lo penso.»
Harry si sentì trafiggere da quelle parole, come se qualcuno gli avesse preso il cuore in mano e lo stesse stritolando come fosse una spugna.
Per qualche secondo rimase in silenzio, poi disse:
«Okay.»
Claudia gli si sedette accanto con lo stesso gesto con cui gli si era avvicinata sulla panchina al parco.
«Puoi fidarti di me. Anche perché non ci riesco proprio a mentire, quindi...»
«Davvero?» fece lui. Si stupì di sentirsi parlare così. Sembrava improvvisamente... ingenuo. Come un bambino solo che capisce per la prima volta che le persone non sono tutte cattive.
«Già.»
Harry non ce la faceva più. Non sapeva bene in che modo ci tenesse a lei, ma qualcosa gli diceva che non aveva alcuna importanza, arrivati a quel punto.
Lui teneva a lei. E questa ormai era una certezza.
Anche se aveva cercato in tutti i modi di arginare questa cosa, aveva capito che non poteva evitarla; ogni volta che cercava di non pensarci e di metterla da parte, ritornava sempre, più forte e più insistente di prima. Ormai era diventata un pensiero martellante.
Forse era il momento di concedersi a piccole dosi, di studiare la persona che aveva davanti, come faceva sempre lui. Buttati, gli avrebbe detto Louis. Ma buttarsi era una parola troppo grossa e non gli si addiceva.
«E come fai a saperlo?»
La sua voce era tornata di nuovo inespressiva.
Claudia sospirò.
«Infatti non lo so, Harry. Semplicemente, voglio scoprirlo.»
Il ragazzo le guardò meglio il viso volpino, così scaltro e spigoloso, ma al tempo stesso così pulito e trasparente.
Sembrava che su quel viso fossero disegnate le stesse sensazioni di cui la ragazza stava parlando.
Era così... sincera. Di una sincerità che lui non aveva mai visto in nessuno, così spontanea e incondizionata da essere impossibile.
Eppure era lì.
Ad osservarlo con quegli occhi verdi come a volere una risposta. Non capiva dove volesse andare a parare, e lui aveva paura di saperlo in un certo senso, ma era come se in realtà si fidasse, si sentisse al sicuro e in qualche modo protetto.
L’insieme lo stordiva, anche se non era una brutta sensazione.
«Allora, amici?» lo riscosse la sua voce.
Harry la guardò per un secondo, sospettoso. La squadrò come a voler afferrare un dettaglio che gli provasse il fatto che quell’interesse fosse finto, ma non vide nulla. Gli occhi di Claudia erano innocenti, quasi incoraggianti.
«Amici» si decise a dire, senza distogliere lo sguardo.
 
 



Eccoci qui :)
Dunque... partiamo con una normale scena fra amici, in cui però Harry continua a lambiccarsi su come abbia potuto affezionarsi a Claudia.
Dal giorno in cui si è allontanato da lei la sua vita gli sembra monotona, ma da una parte è anche una monotonia che cerca e che apprezza.
Poi, così, all'improvviso, riconpare Claudia, che vuole chiarire. E, udite udite, alla fine accetta di essere suo amico.
Che ne pensate?
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ovviamente è un po' più tranquillo rispetto al precedente, ma spero che vi abbia incuriosito comunque.
Fatemi sapere il più possibile cosa ve ne sembra. I vostri pareri per me sono molto più importanti di quello che credete, ve lo assicuro. Sono veramente contenta che vi piaccia questa storia, perché per me significa molto.
Detto questo, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti :)
Al prossimo capitolo,
Stella cadente
  
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