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Autore: Natalia_Smoak    26/05/2015    3 recensioni
Come dice il titolo piccoli momenti tra Steve e Natasha, in ogni contesto possibile
probabile presenza dei vai Avengers
attenzione il terzo capitolo potrebbe contenere spoiler non confermati di Civil War, ma per ora tutti gli altri sono privi di anticipazioni
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cold war'
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Di armadi stretti e confessioni al buio
 
Faceva caldo, tanto caldo, ed essere rinchiusi in un armadio metallico di 2x4 non migliorava certo la situazione.
“Almeno risparmio sulla sauna” disse ironica Natasha.
“Non sei divertente” sospirò Steve. Dannato S.H.I.E.L.D e dannato Fury- sarà facile, una semplice missione di recupero- diceva lui.
In parte aveva avuto ragione; Steve e Natasha avevano recuperato l’hard disk contenente informazioni sensibili sugli spostamenti e sulle abitudini del Presidente degli Stati Uniti, l’unico problema è che essendo una missione segreta avevano ricevuto l’ordine di non farsi vedere da nessuno e tantomeno di mettere ko qualcuno.
Ecco, questo era il motivo per cui lui e Natasha erano nascosti dentro uno degli armadi presenti nella azienda in cui il possibile terrorista lavorava come copertura.
Natasha si era subito diretta alla postazione dell’uomo, aveva hackerato il suo computer, prelevato i dati sensibili inserendoli nella sua chiavetta e distrutto in seguito la matrice del computer dall’interno. Erno pronti per andarsene, quando un rumore li fece voltare: la signora delle pulizie stava per scoprirli.
La ragazza si mise subito in posizione d’attacco, ma Steve le mise una mano sul braccio:
“Hai sentito che ha detto Fury”
La rossa sbuffò :”Cosa suggerisci allora, capitano?”
I passi si stavano facendo sempre più vicini, dovevano pensare e in fretta.
L’inserviente inserì le chiavi nella toppa della porta, borbottando contro chi non l’aveva chiusa bene prima di andare a casa. Steve fu veloce, tirò l’anta di uno degli armadi a muro ci s’infilò dentro con Natasha.
“Allora, ancora contento di aver obbedito agli ordini di Fury?” sussurrò la rossa ad un palmo dal suo viso. Lo spazio era quello che era quello che era, Steve si trovava con in piedi con le spalle contro il muro e Natasha si trovava davanti a lui, petto contro petto, la testa della ragazza arrivava a malapena alla sua spalla e il ragazzo si ritrovò a sorridere; così piccola e così potente. Natasha si mosse leggermente cercando una posizione più comoda, anche se viste le circostanze risultò essere più difficile del previsto.
“Natasha…” sospirò il ragazzo
“Che c’è sei a disagio Rogers?” Steve capì anche al buio che la ragazza aveva alzato la testa per poterlo guardare in faccia e che un sorrisetto malizioso adornava le sue labbra.
Steve si limitò a non risponderle e appoggiò la testa al muro cercando rilassarsi, se la donna delle pulizie avesse continuato a quel ritmo ne avrebbero avuto ancora per un bel po’.
“Steve, posso farti una domanda?”
“No se è una di quelle a cui rispondere mi metterebbe nei guai più del non farlo” disse sospirando il soldato
Natasha lo ignorò: “ è la prima volta?”
“La prima volta di cosa?” domandò confuso
“La prima volta che ti trovi così tanto vicino al corpo di una donna”
Steve boccheggiò, perché si divertiva a tormentarlo con sta storia?
E perché nel ventunesimo secolo la sessualizzazione era così dilagante?
“Lo prendo per un si” aggiunse Natasha interpretando correttamente il silenzio del ragazzo
“Io… stavo…stavo aspettando la persona giusta” balbettò lui a disagio. Era vero, Steve stava aspettando Peggy.
Peggy, chissà dove si trovava in questo momento, chissà come sarebbe stato rimanere con lei e mettere su famiglia.
“Sono uno stupido, vero?” mormorò rivolto a Natasha.
“No, affatto” rispose la rossa con una voce flebile che non sembrava appartenerle.
“Tutto ok?” chiedendosi cosa potesse aver scatenato un così repentino cambio di umore nella ragazza.
“Avevo tredici anni” affermò la rossa con voce atona.
Steve era confuso e lei doveva averlo intuito, così aggiunse:” La prima volta che sono stata con un uomo, avevo tredici anni”
“Lo amavi ?” domandò lui d’impulso, infondo tredici anni erano un po’ pochi anche nel 1940.
Capì che Natasha aveva scosso il capo perché sentì i capelli di lei muoversi sulla sua spalla.
“Era una missione, un ordine da eseguire. Lui era un bersaglio da annientare ed io avevo il compito di far si di guadagnarmi la sua fiducia, dovevo entrare nelle sue grazie.”
“Ti ha…ti ha stuprato?” chiese Steve deglutendo.
“Non proprio; ero consenziente, sapevo che dovevo obbedire agli ordini, ma una parte di me avrebbe voluto rifiutarsi”
Steve rimase zitto, non sapeva davvero come reagire a quella confessione. Quante ne aveva passate quella ragazza?
“Allora, pensi ancora di essere stupido ad aspettare?” chiese Natasha cercando di stemperare la tensione.
Il ragazzo non rispose ma si limitò a farle un’altra domanda domanda. ”Cosa si prova, voglio dire come ci si sente a…”
“Non lo so Steve, io non sento più nulla ormai”
I rumori dentro la stanza cessarono e i due sentirono i passi della donna allontanarsi e richiudersi la porta alle spalle.
“Forza, usciamo di qui” disse Natasha prima di aprire l’anta dell’armadio e precipitarsi fuori.
Senza nemmeno degnarsi di guardarlo si precipitò nel corridoio e si avviò verso l’uscita dell’edificio, Steve la seguì con lo sguardo puntato contro la sua schiena e l’amaro in bocca.
 
 
Spazio autrice:
era partita come una cosa carina e coccolosa, poi questo… non me lo spiego nemmeno io, spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno, cioè sono temi un po’ delicati, ma non ci sono descrizioni ed è tutto affrontato alla larga, molto alla larga.
Fatemi sapere, un feedbeck di qualsiasi tipo va bene.
Baci!
  
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