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Autore: Eco_90    28/05/2015    1 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ormai era calato il buio, e dovendo rimanere in città i due si diressero in un Bed&Breackfast vicino alla villa, non importava dove andassero, bastava avere un letto su cui dormire … per Kelly non era necessario neanche quello, lei non avrebbe dormito.
Non parlò con Billy, nonostante tutto si richiuse nel suo mondo fatto di mutismo e solitudine. Ron li raggiunse a tarda sera, accompagnato da Liam, Senan e Moira, tutti scossi da ciò che gli aveva detto l’uomo. Avrebbero voluto parlare con Kelly, ma lei si chiuse in camera sua tenendo tutti fuori. Quello non li riguardava, non si trattava di lei che aveva rischiato la vita, si trattava di un uomo che era morto per lei.
Un uomo, una persona cui era legata, anche se da poco, l’aveva spostata per prendersi una pallottola partita per sbaglio. -Aaah !- il grido uscì forte dalle sue labbra, prese la bottiglia di vetro che aveva sul tavolino della stanza e la gettò addosso al muro con violenza, l’acqua andò a inzuppare la carta da parati, macchiandola, ma lei non lo notò, tornando a gridare come un’ossessa.
Subito Billy entrò di forza in camera sua, chiudendola a chiave, per evitare che altri potessero seguirlo.
-Esci immediatamente da qui. Esci immediatamente dalla mia vita.- inveire contro di lui non le dava sollievo, ma dirgli di andarsene per sempre era il minimo dopo le cose che era riuscito a sputarle addosso.
-Posso anche farlo, ma dovresti smetterla di distruggere la stanza. Il proprietario del posto non sembra felice del casino che stai facendo.- indicò con fare eloquente i cocci della bottiglia.
–Non me ne frega niente di quel cazzone del proprietario. Adesso posso ripagargliela per intero questa camera, quindi vai via.-
-A beh certo, adesso sei ricca, quindi che ti frega di rispettare la proprietà altrui?- Kelly fissò il suo sguardo in quello verde e un po’ buio del ragazzo.
Anche lui sembrava provato, lo si vedeva benissimo dal colorito pallido e dalle borse sotto gli occhi. Possibile che avesse pianto? -Hai pianto?- lo chiese senza pensarci, alla fine dei conti era la cosa più ovvia da domandare. Lui abbassò gli occhi, senza però risponderle.
–Come facevi a sapere dov’ero?-
-Ti ho seguito. Sembravi agitata al pub, non volevo lasciarti sola.-
-È una novità.- bisbigliò amaramente.
-Smettila, per favore. Oggi ho rischiato di perderti… ancora, per sempre… e cavolo è frustrante pensare che non è la prima volta che dico una cosa simile.- girò su se stesso con fare rabbioso, tenendo le mani sul viso.
-Strano, ricordo che mi avevi augurato una cosa simile pochissimo tempo fa. - Spazientito da quell’atteggiamento infantile decise di prendere il toro per le corna, e farla finita con quella manfrina. A passo svelto si avvicinò a lei, afferrandola forte per le braccia.
–Kelly guardami. - lei non sembrò ascoltarlo, era scossa, troppo scossa per affrontare anche lui. –Per favore Kelly.- la voce di Billy sembrò rompersi improvvisamente. La piccola guerriera alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere qualche lacrima cadere dagli occhi del ragazzo. Senza pensarci alzò una mano e asciugò i suoi occhi bagnati. Lui sorrise, senza realmente essere felice per qualcosa. Erano vivi, ma in che condizioni? A che prezzo? Prese la mano della ragazza e ne baciò il palmo con una delicatezza estrema, per poi lasciarla di nuovo libera.
-Continuerò a frantumare tutto quello che trovo, anche se resti qui.–
Lui non sembrò più di tanto allarmato da quell’affermazione, si diresse alla finestra afferrando il vaso pieno di fiori poggiato sul davanzale. Lo guardò per alcuni istanti prima di svuotarlo completamente, riversandone a terra l’acqua fresca e il mazzo di fiori di campo, per poi porgerlo alla ragazza.
–Tanto paghi tu!- disse semplicemente, prima di accomodarsi silenziosamente sul letto, da bravo spettatore. Kelly gridò, pianse e ruppe quasi ogni cosa nella stanza, compresa la carta da parati. Niente sembrava soddisfarla, niente riusciva a farle ritrovare quel pezzo della sua anima che si era polverizzato alla vista del vecchietto agonizzante tra le sue braccia. Non poteva credere di averlo perso, nonostante avesse parlato con lui un paio di volte aveva vissuto con quell’uomo più di quanto altri avrebbero mai potuto dire. Thomas si era aperto, raccontandole la sua storia, parlandole di Wynne e del loro amore tormentato, sentiva come se anche lei avesse vissuto con loro quei momenti.
E ora per colpa sua era morto. Si lasciò cadere a terra, esausta e vuota. Non piangeva più, non aveva forza per farlo e forse non aveva neanche più lacrime. La luce del sole aveva illuminato la stanza già da qualche ora, aveva passato l’intera notte a smontare la camera senza rendersi conto del tempo che passava. Si era anche scordata della presenza di Billy per qualche attimo. Il ragazzo era rimasto in silenzio a vegliare su di lei per tutta la notte, senza mai chiudere occhio.
-Dovresti andare a dormire, io qui ho finito. - Il riccio si stiracchiò, sbadigliando sommessamente.
–Dovresti dormire anche tu. - le disse semplicemente. Lei lo guardò, per poi avvicinarsi al letto e stendersi sul piumone caldo. Senza dire nulla si voltò su un fianco dando le spalle a Billy, chiudendo gli occhi, per cadere subito in un sonno pesante.
Quando si svegliò, era ormai pomeriggio inoltrato e Billy non era più in camera. Cosa si aspettava? L’aveva assistita tutta la notte, meritava anche lui un minimo di riposo. Anche se in realtà lei non gli aveva impedito di dormire lì. Sbuffò sonoramente, mettendosi seduta sul letto, massaggiandosi piano la testa. Aveva i capelli completamente scompigliati e di sicuro il viso non era messo meglio.
-Finalmente ti sei svegliata!-
-Billy .- disse in un bisbiglio. Aveva sgranato gli occhi senza neanche accorgersene, la vista del ragazzo l’aveva scombussolata completamente, nonostante avesse passato con lui tutta la notte.
-Credevi che me ne fossi andato senza dire nulla?- sogghignò beffardo. Kelly si ritrovò ad abbassare lo sguardo, senza riuscire a rispondergli.
-Sono solo andato al bagno. - aggiunse, indicando la porta bianca vicina alla finestra.
-Buon per te. - rispose lei, dandogli le spalle e cercando di non fargli notare il suo disagio. Prese a sistemare raccogliere i fiori ormai appassiti e ad asciugare l’acqua del vaso che la notte prima aveva lanciato contro la parete. Sentiva gli occhi del ragazzo fissi sulla sua schiena, non la mollava un attimo, era snervante.
-Puoi smetterla di fissarmi?- sbottò indispettita.
Lui però non sembrò curarsi delle sue proteste. Si era avvicinato silenziosamente, portandosi a pochi centimetri da lei, che ignara di tutto era rimasta di spalle, tentando di restare tranquilla.
Possibile che nonostante i mille problemi e i terribili avvenimenti lei riuscisse ancora ad arrossire per un suo sguardo insistente?
-Stupida. - mormorò a mezza bocca.
-Hai detto qualcosa?- le chiese lui, sporgendosi in avanti fino a sfiorarle l’orecchio con le labbra. Il sangue parve gelarsi nelle vene della ragazza, che si trovò con la bocca totalmente secca e gli occhi sbarrati all’inverosimile. Sarebbe svenuta se la spina di un cardo che aveva nelle mani non si fosse conficcata nella sua carne, facendole sfuggire dalle labbra un gridolino di dolore. Subito Billy le prese la mano, facendo cadere i vetri a terra, per trascinarla in bagno e farle mettere le mani sotto il getto dell’acqua fredda. Billy le lavò e le fasciò la mano, anche se lei rifiutava ancora di guardarlo. Aveva puntato i suoi occhi scuri sulla finestra dietro di lui, fissando intensamente il suo sguardo sulle goccioline di pioggia che ne rigavano il vetro.
-Io sono qui, potresti guardarmi almeno. - il tono sommesso del ragazzo attirò la sua attenzione, ma non mollò lo sguardo.
-Ci sei adesso. - il rammarico nel tono della ragazza provocò una fitta nel petto di Billy.
-C’ero anche ieri. - riprese lui guidato dalla foga.
-C’eri anche ieri. - gli fece eco lei, posando il suo sguardo in quello del ragazzo. Liberò la mano ferita dalla dolce morsa del riccio, portandola poi ad accarezzare il viso provato del ragazzo. Billy non si mosse, cercando di godere a pieno del calore emanato dalla piccola mano di Kelly. Il riccio chiuse gli occhi, respirando profondamente il suo profumo... le era mancata talmente tanto. La sognava ogni notte da quando era partita, e il suo ritorno non aveva cambiato le cose. La presenza nei suoi sogni era continua, tossica per la sua irrealtà; nonostante tutto però lui non poteva farne a meno. Averla, anche se per finta, per quanto potesse essere deleterio, era comunque necessario per riuscire ad andare avanti. Anche per questo riversava su di lei il suo odio nei giorni in cui la incontrava; lei ogni notte lo abbandonava, come aveva fatto in precedenza. Non riusciva a perdonarglielo, non era possibile che anche nei suoi sogni Kelly fosse in grado di lasciarlo solo. Scacciò via quei pensieri negativi, cercando di concentrarsi totalmente su quel contatto tanto sperato. Quando riaprì gli occhi, si ritrovò a guardare un sorriso triste e malinconico. Kelly ormai sembrava essere diventata l’ombra di se stessa, e lui aveva contribuito a quel cambiamento.
-Riuscirò mai a vederti sorridere come all’inizio?- La domanda spiazzò totalmente la ragazza, che smise di carezzare il viso di Billy, limitandosi a guardarlo intensamente.
-Credo di essermi dimenticata cosa significhi. - ammise sommessamente. Era tornata a stuzzicarsi le mani, guardando la parete davanti a se.
-Ti amo. - Si era avvicinato al suo orecchio, e le aveva bisbigliato piano quelle due parole. La voce di Billy sembrava calma, ma un lieve tremore faceva intuire l’emozione che aveva provato nel confessarle di nuovo i suoi sentimenti. Con Kelly era sempre una sfida, il più delle volte da intraprendere al buio, senza punti di riferimento o appigli cui sorreggersi. L’averle nuovamente esternato i suoi sentimenti lo rendeva nudo e fragile, completamente inerme nelle sue mani.
-Anche io. – le sue parole ebbero l’effetto di un fulmine a ciel sereno. Credeva che mai avrebbe potuto sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Rimase a fissarla, imbambolato come un bambino davanti al suo cartone preferito. -Ma credi veramente che dopo tutto quello che ci è successo, e che ci siamo fatti, un “ti amo” possa bastare? Che possa sistemare ogni cosa?- fissò intensamente il viso di Billy. –Io non penso. - riprese poi, finendo la frase con tono amaro. Il ragazzo colpito dal discorso di Kelly, passò gentilmente la mano su quelle di lei, ormai strette in una morsa di agitazione.
–Penso che potrebbe essere un inizio. - A quel contatto Kelly si alzò dal letto, il disagio era tornato a farle compagnia. Ormai non si sentiva più tranquilla con Billy, ma non solo per quello che lui le aveva fatto, non si sentiva tranquilla per ciò che lei aveva fatto a lui; per il dolore che gli aveva procurato soltanto perché convinta di avere ragione. Era stata una sciocca, e adesso non sapeva più come comportarsi. Sentiva di sbagliare sempre con lui e non era una situazione sostenibile. Lo guardò negli occhi, cercando di capire cosa stesse pensando, ma fu inutile. I suoi occhi erano un’imperscrutabile pozza verde scuro, rischiava di annegarci come nelle sabbie mobili. Cercò una soluzione, una via di fuga per salvarsi la vita… e la trovò; trovò rifugio e salvezza nel più triste degli avvenimenti. -C’è il funerale.- si apprestò a dire, prima di alzarsi e chiudersi in bagno. Uscì un’ora dopo, aveva fatto tutto il possibile e l’immaginabile in quella stanzetta, si era anche ritrovata a pulire il lavandino dalle goccioline ormai rapprese del suo sangue. Aveva cercato ogni espediente pur di non uscire da lì, tutto solo per evitare qualsiasi contatto con Billy. Era uscita solo quando aveva capito che il suo cellulare non era lì con lei e che la noia l’avrebbe presto portata alla pazzia. Mise piano un piede fuori dal bagno, affacciandosi silenziosamente, per non attirare la sua attenzione. Qualcosa però non andava, la camera era troppo silenziosa. Uscì fuori dal suo nascondiglio e capì. Se ne era andato, era ovvio.
-Guerriera?- Ron era entrato nella stanza senza bussare, era scuro in viso. -Billy mi ha detto di venire a farti compagnia, lui è… - ma non finì la frase, un po’ perché non sapeva come giustificare il comportamento di suo nipote, un po’ perché non voleva ferire ulteriormente la ragazza.
- Ronnie, è ora di andare. - sospirò lei semplicemente. Non voleva sentire più niente. Non voleva ascoltare nulla su Billy. Decise che per le ore a venire non avrebbe pensato a lui, c’era il funerale cui partecipare. Non poteva farsi carico anche della sua assenza, sarebbe stato troppo. Si stampò in faccia un sorriso traballante e uscì aggrappandosi al braccio dell’omone vicino a lei, senza degnare di uno sguardo la stanza devastata e vuota dietro di sé.
  
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