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Autore: WibblyVale    30/05/2015    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Un po’ di tempo prima…

Shiori si stava allenando con i suoi nuovi poteri. Provava ad inviare ad Isobu le sue sensazioni, ma il demone era pronto a contrastarla. Era difficile sostenere quella forza. Dopo un’ora di allenamento dovettero fermarsi. I suoi battiti accelerati e il suo respiro affannato le fecero capire che non poteva andare avanti oltre.
“Vedrai che ti migliorerai.” La consolò il Biju.
Lei con uno sbuffo si avvicinò alla piccola Amaya che in quel momento giocava a rincorrere le farfalle.
“Potresti dirmi qualcosa di più sul potere che sto cercando?” chiese per l’ennesima volta.
Isobu aveva deciso di raccontarglielo, ma temeva le conseguenza di una tale rivelazione. “Chiedi al tuo amico Uchiha prima di raccontarti cosa c’è scritto nella loro stele di famiglia. Poi forse ti racconterò la mia storia.”
La ragazza scosse la testa. Perché doveva farla così complicata lei proprio non lo riusciva a capire.
“Almeno dimmi come dovrei posizionare le chiavi nella grotta. Tu lo sai vero?”
“Non le hai ancora trovate tutte, cosa ti importa?”
“Ti prego. Dammi qualcosa su cui posso rimuginare!”
Il demone sferzò l’aria con le sue code e rise. La sua risata era gutturale. “Non hai già abbastanza cose a cui pensare?”
“Mi piace tenere la mente occupata.”
“D’accordo, ma ad una condizione.”
“Quale?”
“Torna qui stanotte e lo vedrai.”

Quella sera lasciò la bambina con Zenko e, dopo aver placato le proteste del suo capo, riuscì a raggiungere il Tricoda. Il demone l’aspettava con quella che pareva un’espressione piuttosto divertita sul volto.
“Se riuscirai a tenere testa all’ondata di sensazioni che io ti invierò senza impazzire, ti dirò come inserire le chiavi.”
“Vuoi uccidermi? Ho già provato ad assorbire le emozioni di un Biju e… Non è stata una bella esperienza.”
“La Volpe è sempre stata un po’ eccessiva nell’esternare la sua rabbia. Io mi limiterò. Se non riesci a reggere questo, come potrai aver la forza di non cedere alla tentazione di usare tutto quel potere per te.”
La ragazza sbuffò. “Ormai mi conosci da un po’ di tempo. Credi davvero che farei una cosa del genere?”
“Vedi nemmeno il Sennin credeva che…” Si affrettò a fermarsi. Quella ragazzina aveva l’abilità innata di farti fare tutto ciò che voleva. “Allora vuoi provare o no? Non avrai paura?” la stuzzicò.
Shiori ringhiò e lo guardò con aria di sfida. “Facciamolo!”
Fu inondata dalle sensazioni del Biju. Tutta quella rabbia repressa per i torti subiti, la solitudine, il rimpianto, l’amore, la compassione erano centuplicati rispetto a quelli che provava o che poteva contenere un essere umano. Non era la differenza nei sentimenti o la loro potenza che la turbava. Era la loro dimensione.
Provò con tutte le sue forze ad assorbirli come faceva con tutto il resto che aveva intorno, ma non riusciva a contenere quella forza. Sentì il suo respiro farsi sempre più rado, i battiti del cuore rallentare, poi vide tutto nero.
Non seppe quanto tempo era rimasta svenuta. Quando si svegliò Isobu le pungolava il braccio con la punta del suo naso. Si issò a fatica a sedere e con gli occhi leggermente velati, osservò il Tricoda con sincero divertimento.
“Non ti sarai preoccupato per me?” scherzò.
“Tu sei completamente pazza. Avresti dovuto combattere quelle sensazioni non tentare di assorbirle!” Il tono severo, tradiva la preoccupazione del demone.
“Scusa, ma questo è il mio modo di agire. Ho deciso che questo potere serve principalmente per capire. L’unico modo che ho per farlo è assorbire le sensazioni di ciò che mi circonda, non contrastarle.” Respirava ancora a fatica, ma si stava riprendendo. Non escludeva che il Biju, sentendosi in colpa, le avesse infuso un po’ del suo chakra. “Direi che ho perso la prova. La prossima volta ce la farò, ma non oggi. A meno che tu non mi voglia morta.”
Isobu osservava la ragazza dai capelli blu con ammirazione. Lui e i suoi fratelli avevano smesso di combattere per quello in cui credevano da tanto tempo. Si erano arresi all’odio, pensando di non essere in grado di cambiare la loro situazione. Quella piccola creatura, invece, anche se aveva minori probabilità di loro di rendere il mondo un posto migliore, continuava a provarci, senza mai arrendersi.
“Ti dirò delle chiavi.” Disse più a sé stesso che a lei.
La ragazza sorrise, quasi che avesse letto nei suoi occhi il conflitto che lo aveva portato a quella decisione. “Grazie, Isobu-sama.”
“Agoromo-sama aveva detto che si doveva guardare la parete che per prima riceveva la luce del mattino. Da lì devi cominciare ad inserire le chiavi in senso orario rispettando i vari rapporti di forza tra i tipi di chakra. Quindi se cominci con la terra, poi dovrai mettere l’acqua, perché la prima batte la seconda. Poi il fuoco, per la stessa ragione. E così via.”
“Ma da quale devo cominciare?” chiese sempre più desiderosa di sapere.
“Questo Agoromo-sama non l’ha mai specificato. Però diceva sempre che l’ordine in quella grotta era mutevole. Poi, ridendo aggiungeva che era un po’ come gli esseri umani.”
La ragazza rimuginò un po’ sull’informazione e la creatura attese pazientemente che arrivasse da sola alle sue conclusioni. “Può essere che l’inserimento della chiave dipenda dal chakra principale delle persona che la inserisce.”
“L’ho pensato anche io. Ma non ne sono sicuro e tu hai solo una possibilità. Se sbagli tutto ciò che è nascosto verrà distrutto.”
“C’è ancora tempo e posso raccogliere ulteriori informazioni, ma è plausibile che sia così. Comunque è l’unica pista che abbiamo! Grazie, Isobu-sama.” Gli sorrise dolcemente.
Lui chinò il capo quasi in imbarazzo per tutta quella gratitudine. Quella ragazzina aveva l’abilità di scaldarti il cuore con un solo sguardo.


Il presente.

Shiori sapeva che la parete alla sinistra dell’entrata era quella che per prima riceveva la luce del mattino. Chi non avesse passato tanto tempo in quella grotta, poteva pensare che fosse la parete di fronte all’entrata a ricevere il primo raggio di sole, ma non era così. I giochi di luce sulle stalattiti e le stalagmiti, che invadevano soffitto e pavimento della grotta, riflettevano la luce proprio su quella parete che tutti avrebbero pensato essere l’ultima a venire illuminata. Così la ragazza si avvicinò alla parete di sinistra con trepidazione.
Erano anni che aspettava di poter scoprire cosa c’era all’interno. Inoltre, era terrorizzata di sbagliare. Se le supposizioni sue e di Isobu si fossero rivelate sbagliate, tutti quegli anni di lavoro sarebbero stati vani. Con cautela prese ad inserire la prima chiave, fuoco. La tecnica delle ombre faceva parte di lei sicuramente molto di più, poi c’era il chakra Uzumaki, ma il fuoco era la tecnica che aveva sviluppato da sola. Non poteva sbagliare inserendo quella chiave.
Proseguì così inserendo in successione, vento, fulmine, terra e acqua, poi attese. Passarono secondi, che le parvero ore, prima che uno scricchiolio arrivò in risposta. La parete di fronte all’entrata cominciò a muoversi verso l’interno con un rumore acuto. Sperava che i suoi compagni non avessero ancora raggiunto il campo o l’eco dello strusciare della parete, li avrebbe condotti da lei.
Il passaggio che si aprì era stretto e non si riusciva a vedere l’interno. La kunoichi prese la sua sacca e staccò le chiavi delle pareti e senza pensarci due volte si infilò nello spazio stretto e buio. Subito dopo il suo passaggio, la porta si chiuse dietro di lei.
Si ritrovò al buio e, nonostante la curiosità, nell’oscurità rimase. Dopo aver percepito che non vi era nessun pericolo imminente per la sua persona, si lasciò scivolare lungo la parete. A quel punto permise allo stress dei giorni passati e di quella notte di prendere il sopravvento su di lei.
Sperava che Amaya sarebbe stata al sicuro nel luogo segreto di Itachi. Già le mancava il suo bel visino, quei brillanti occhi dorati e la gioia e la meraviglia con cui la bambina guardava le cose. Si chiedeva se un giorno avrebbe potuto rivedere Isobu, che era diventato inaspettatamente un alleato, ma soprattutto un amico. Aveva detto all’Uchiha di portarlo in un qualche lago più grande. Si sentiva in colpa nei confronti di Zenko. Le aveva portato via suo figlio, la sua ragione di vita. Sapeva che quello l’aveva spezzata del tutto, che non l’avrebbe mai perdonata. Sperava un giorno di poter fare ammenda con lei, che le era sempre stata vicina in quegli anni. Si scordò quasi che una volta aveva tentato di farla uccidere.
Poi, c’era Itachi che, nonostante il peso che già portava, continuava a volersi sobbarcare anche il suo, aiutandola e provando ad esserle amico, nel suo modo un po’ rude e distaccato. Se c’era qualcuno che aveva bisogno di lei era il ragazzo. Aveva passato troppo tempo in solitudine, sobbarcandosi i mali del mondo.
Quando percepì l’arrivo del gruppo di Konoha era ancora seduta a terra con il volto tra le mani. Il suo corpo si irrigidì. Decise che era meglio non fare nessuna mossa per evitare che Inoichi si accorgesse di lei. Li sentiva tutti quanti giù a valle. Tenzo si sentiva tradito, Inoichi e Choza delusi, Shikaku si sentì morire e Kakashi era furioso.
Ad un tratto sentì il chakra della sua messaggera diminuire. Doveva aver riferito loro tutti i messaggi. L’istinto di uscire da quel buco e correre da loro era così forte che non era sicura di riuscire a placarlo. Avrebbe voluti riabbracciarli tutti quanti, stare con loro anche solo per qualche minuto, per quanto tutto quello forse l’avrebbe fatta sentire più sola quando se ne fossero andati.
Improvvisamente, le mancò l’aria. Mentre rimuginava non si era accorta di Kakashi che si avvicinava sempre di più alla grotta. Ora lo sentiva sempre più vicino, doveva essere entrato.
“So che sei qui.” Lo sentì urlare. La sua voce era attutita dalle pareti della grotta, ma le arrivava comunque forte e chiara. “Fatti vedere. Ho tramortito la tua emissaria, quando ha cominciato a parlare di promesse. Se vuoi dirmi qualcosa, guardami in faccia.”
Era arrabbiato, ma allo stesso tempo avrebbe tanto desiderato poterla vedere. Shiori si impose di rimanere ferma. Il suo piede disobbediente, però, cominciò a battere contro il terreno, rivelando il suo desiderio di alzarsi in piedi e correre da lui.
“Noi possiamo aiutarti. Torna a casa, ti prego. Non per me, ma per tuo fratello e la tua famiglia. Per Tenzo.” La sua voce profonda era sempre così rassicurante e avvolgente.
Per qualche secondo tornò indietro nel tempo, a momenti più sereni, quando l’una tra le braccia dell’altro passavano ore a parlare, a leggere libri o a non dirsi nulla. Poi sentì un picco di energia e capì che il ragazzo aveva attivato lo Sharingan. Lui sentiva che lei era lì e non si sarebbe arreso facilmente.
“Qualunque cosa ti trattenga ancora qua fuori possiamo affrontarla insieme. Hai detto a Shikaku che hai fatto delle cose, probabilmente di cui sei pentita. Non devi punirti, non è sano. Questo me lo hai detto tu tanto tempo fa. Io… Io voglio aiutarti. Shiori…” Ora usava le sue parole contro di lei. Cavolo quanto era irritante. Gli era proprio mancato.
Si alzò in piedi nel buio e diresse il suo sguardo al muro, nella direzione della sua voce. Il Copia-ninja doveva aver notato il suo movimento, perché corse immediatamente verso di lei. La kunoichi sussultò sentendolo più vicino.
“Shiori.” La chiamò con dolcezza. “Ti prego, torna. Mi manchi. Quando tu non ci sei faccio più cavolate del normale. Devi tornare per il bene del Villaggio, potrei fare dei danni irreparabili.”
Lei pensò che entrambi facevano danni quando non erano insieme. Accarezzò la parete di fronte a lei, lì dove dovevano essere posate le mani di lui. Kakashi si meritava molto di più di quello che gli stava concedendo. Decise che almeno si sarebbe fatta sentire da lui. Inspirò leggermente, si concentrò sui suoi sentimenti. Gli avrebbe inviato tutto, sapeva che lui avrebbe capito. L’aveva sempre fatto, persino quando si conoscevano solo da poche ore.
“Se anche non vuoi tornare, per favore fatti almeno vede…” La voce dell’Hatake si ruppe e l'uomo rimase in silenzio.
Nel frattempo lei gli faceva capire che il senso del dovere, l’amore e il senso di colpa la tenevano là fuori. L’amore allo stesso tempo l’avrebbe fatta ritornare a casa, ma non poteva per quanto rimpiangeva tutto ciò che aveva perso. Aveva paura, ma non si sarebbe lasciata sopraffare. Avrebbe affrontato tutto quello come aveva sempre fatto.
Quando lo lasciò andare, lo shinobi ebbe bisogno di qualche minuto per riprendersi e rielaborare tutto ciò che gli era stato detto. “Shiori…” la chiamò ancora con il fiatone. Le loro mani si posarono sullo stesso punto della parete, desiderando di toccarsi l’un l’altra. “Io ci sarò sempre per te. Forse diresti che sono solo attaccato all’idea di te, a ciò che eri, a ciò che eravamo. Ma entrambi sappiamo che non è così. Anche dopo tutti questi anni, io… lo sai, no?”
Si, lo sapeva, perché anche lei provava lo stesso. Nessuno dei due, però, poteva permettersi di dire ciò che provavano ad alta voce. Sarebbe stato troppo doloroso e umiliante. Rimasero lì a sentirsi l’un l’altra per un po’ di tempo. Shiori non aveva più lacrime per piangere, ma sentiva il suo battito accelerato e una forte stretta al cuore.
Poi, la voce di Shikaku invase la grotta. Non l’aveva sentito arrivare, concentrata com’era sul ninja dai capelli argentati. Il suo fratellone era preoccupato per lei. Alla vista del Copia-ninja inginocchiato a terra con lo sguardo perso nel vuoto, aveva capito tutto. Se lo immaginava guardarsi intorno per poterla trovare. I due uomini si scambiarono un paio di battute, poi l’Hatake, dopo averle lanciato un ultimo saluto, se ne andò.
“E’ veramente un pessimo bugiardo.” Shikaku aveva capito che il ninja più giovane gli aveva mentito riguardo alla presenza di sua sorella nella grotta. “Volevo solo farti sapere che anche tu mi manchi e che ti voglio bene.” Suo fratello era sempre così conciso, ma efficace nei suoi messaggi.
Lui la vedeva ancora come quella bambina che era spaventata solo a varcare la porta di casa, perché le faceva troppo male. Chissà se l’avrebbe continuata ad amare lo stesso, sapendo che in quegli anni aveva dovuto fare cose di cui si era pentita per poter guadagnarsi la fiducia del suo capo. Quando lui cominciò ad allontanarsi, si sentì in dovere di fargli sapere di averlo sentito. Quindi riversò il suo affetto tutto verso di lui per dirgli quanto gli voleva bene. Shikaku ricevuto il messaggio sorrise e uscì dalla grotta, cercando di essere comprensivo nei confronti della sorella che non gli si mostrava.
Rimasta sola Shiori tornò a paralizzarsi, un po’ perché incapace di muoversi dopo tutte quelle emozioni, un po’ perché temeva che se si fosse alzata sarebbe corsa a raggiungere i due uomini a valle. Solo dopo che sentì i cinque shinobi abbandonare l'accampamento, la kunoichi si decise a cominciare le sue ricerche. Fece spuntare una piccola palla di fuoco sul palmo della sua mano, illuminando così il luogo attorno a sé.
Il cono di luce da lei creato non era molto vasto, quindi riusciva a vedere solo ad un palmo dal suo naso. La sala in cui si trovava era circolare e sulle pareti vi erano iscrizioni in strani geroglifici. Al centro della stanza vi era un bauletto di legno, circondato da un catenaccio arrugginito che terminava in un lucchetto altrettanto deteriorato. Per il resto la stanza era piuttosto spoglia.
Guardò il soffitto e notò che da esso pendeva un lucernario con nove braccia, al termine delle quali stavano delle candele. Camminò verso la scaletta che era posata su una parete della stanza e la posizionò sotto il lucernario e accese le candele. Finalmente la stanza fu illuminata, per quanto la luce fosse ancora flebile.
Shiori sbattè le palpebre un paio di volte per abituarsi alla nuova situazione. Ora che le cose erano più chiare, notò un piccolo armadio in legno su un lato. Andò ad aprirlo e al suo interno vi trovò candele di riserva, coperte, pergamene, piume e calamai. Isobu aveva detto che, dopo aver eliminato la “Grande Oscurità”, l’Eremita si era ritirato per qualche tempo. La ninja capì che doveva essere proprio quello il posto.
Decise che, finché non avesse imparato tutto quello che le serviva, anche lei si sarebbe ritirata proprio come quel grande uomo aveva fatto prima di lei. Aveva fatto apposta scorta di acqua e cibo, prevedendo quell’evenienza. Lì dentro nessuno l’avrebbe disturbata, avrebbe avuto tempo per meditare. Inoltre, non si sentiva dell’umore di avere a che fare con le persone in quei giorni. Quel posto era una vera e propria manna dal cielo, in quel momento.
Si tolse la parrucca blu e l’appoggiò accanto alle candele nell’armadio. Avrebbe affrontato quella parte della missione come Shiori Nara. I geroglifici sulle pareti non erano vere e proprie opere d’arte (in quegli anni il suo gusto era divenuto più raffinato), comunque erano molto dettagliati. Quando capì da dove cominciavano a raccontare la storia, si avvicinò alla parete e cominciò a studiarli con calma.
Un uomo completamente vestito di bianco sedeva al centro di quella sala e meditava. Una nuvola nera, che la giovane ninja interpretò come la tristezza o il suo destino incombente, pendeva su di lui. Un altro gruppo di disegni raffigurava lo stesso uomo apprestarsi a raccontare la successione di eventi che lo avevano portato in quel luogo.
Una donna, una dea, raccoglieva il frutto dell’albero del chakra e lo donava al mondo, per poter portare la pace sulle terre contaminate dalla guerra. Lei stessa però veniva consumata da quel potere. Vi era come un’ammonizione tra quei disegni: troppo potere concentrato su una sola persona comporta distruzione.
Shiori conosceva quella storia. Era scritta anche sulla tavola degli Uchiha. Aveva dovuto pregare Itachi perché gliela raccontasse. Alla fine, riluttante accettò.
Un altro gruppo di geroglifici mostrava la sconfitta della dea. Due uomini la sigillarono per sempre. Tutto quel potere però non si sarebbe disperso con lei.
Gli occhi di Shiori cominciarono a bruciare e le sue membra stanche le intimavano di fermarsi per riposare. Aveva affrontato l’intero campo, poi aveva avuto l’incontro con Kakashi e Shikaku. Quella giornata era stata fisicamente ed emotivamente pesante. Si apprestò a preparare il sacco a pelo e si sdraiò sul duro pavimento della stanza. Avrebbe avuto tutto il tempo per studiare non appena si fosse risvegliata.

I giorni passavano senza che lei se ne accorgesse, immersa com’era nel suo studio. La sua vita all’interno della grotta si basava su una semplice routine, che le permetteva di non impazzire. Si svegliava e faceva qualche esercizio per mantenersi in forma. Dopo una leggera colazione cominciava a spulciare le carte trovate nel bauletto arrugginito e a studiare i geroglifici. Quando sentiva di aver fame mangiava qualcosa, poi meditava per ore, cercando di migliorare il suo potere Uzumaki finché la stanchezza non la prendeva. Quindi faceva qualche esercizio fisico e si metteva a dormire.
Così passavano le sue giornate, nella stanzina illuminata dalla fioca luce delle candele. Aveva finito di leggere il racconto sulle pareti almeno una decina di volte. Ormai avrebbe potuto ridisegnare lei stessa la storia in ogni suo minimo particolare.
I due uomini, che come gli aveva raccontato Isobu erano i figli della donna, si erano spartiti il potere della madre. Hagoromo, l’Eremita delle Sei vie, aveva assorbito il chakra dei cercoteri; mentre il fratello, Hamura ricevette il potere oscuro. Fu accecato da questo potere, costringendo Hagoromo ad affrontarlo in battaglia. Quest’ultimo vinse, estraendo quel chakra da lui e sigillandolo. Hamura morì, in conseguenza all'estrazione.
L’Eremita pensava di non aver fatto abbastanza per proteggere il fratello, per aiutarlo ad usare quella parte del suo potere in modo coscienzioso. Inoltre, a causa dell'immenso dolore per la perdita subita, si rinchiuse per un periodo nella grotta, cercando di superarlo.
La storia si chiudeva con il Jinchuriki dei cercoteri, che prendeva la decisione di tornare a vivere ed uscire da quelle grotte. La prima volta che Shiori finì di leggere la storia si accorse di avere le guance bagnate dalle lacrime. Anche uomini così potenti potevano provare le sue stesse paure e sofferenza. La cosa, però, invece che consolarla, l’aveva gettata nello sconforto. Era come se non ci fosse limite al dolore. Rimase in stato catatonico per ore prima che il ricordo di Amaya sorridente le facesse tornare il desiderio di agire.
Nel bauletto aveva trovato indicazioni riguardanti una mappa nascosta nelle “Terre circondate dalle acque” che l’avrebbe portata alla sua destinazione finale. Anche se ormai non era più sicura di volerla trovare. Se uno come Hamura era stato infettato da quel male, lei cosa poteva fare per non caderne vittima? Quindi continuò a meditare per diventare più forte sia fisicamente che mentalmente. Se doveva affrontare quella prova doveva essere pronta.
In quei giorni la valle, dopo il fermento del primo periodo, era deserta. Nessuno osava mettere piede in quel luogo. Temevano la presenza di un qualche cosa di strano, forse un fantasma.
Un giorno, però, qualcuno prese il coraggio. Una famiglia, formata da quattro persone, si era arrampicata per la collina e aveva raggiunto il laghetto di Isobu. Shiori immaginò che stessero facendo un picnic. Erano così felici e uniti. I genitori guardavano i figli giocare con un misto di preoccupazione e gioia. I bambini spensierati ridevano, probabilmente correndo per il grande prato o spruzzandosi l'acqua addosso l'un l'altro.
Shiori fu contagiata dalla loro allegria e desiderò tornare a vedere la luce del sole, epr la prima volta da quando si era rinchiusa nella grotta. Capì, che pronta o no, era arrivato il momento di lasciare quel posto e fare qualcosa di utile. 
Quella fu l'ultima notte che passò nella grotta. La mattina successiva piazzò delle carte bomba lungo i muri e si apprestò ad uscire. Non avrebbe voluto distruggere quel pezzo di storia e le meravigliose Miniere di Ghiaccio, ma era più sicuro così.
Quando uscì dalla grotta il sole era già alto. Dato che non era più abituata a tutta quella luminosità, fu costretta a chiudere gli occhi. Inalò tutta l'aria fresca che potè, riempiendosi i polmoni fino a bruciare. 
Poi, si allontanò dalle grotte il necessario per non rimanere ferita dal crollo e le fece saltare in aria. Il boato dello scoppio riempì il silenzio. Le pietre ruzzolavano, alzando vulute di fumo. La ragazza poteva quasi sentire il ghiaccio all'interno della grotta andare in mille pezzi con un rumore di vetri rotti.
Quando quello spettacolo spaventoso ma da cui, allo stesso tempo, non riusciva a togliere lo sguardo terminò, si appresto a raggiungere il suo prossimo abiettivo. Doveva trovare quella mappa. Doveva andare nel paese d'origine del suo alterego. Kasumi avrebbe fatto ritorno nel Paese dell'Acqua.
  
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