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Autore: Serpentina    30/05/2015    5 recensioni
Può una convivenza forzata, seppur breve, cambiare le carte in tavole tra due persone che si sono odiate a prima vista?
E se una di queste fosse già impegnata? E' quello che capita a Faith a Cyril, costretti a passare il week-end sotto lo stesso tetto e a prendere parte a un matrimonio, evento che entrambi considerano una noia mortale. Riusciranno ad essere civili l'uno con l'altra?
Se vi piace il romanticismo con un tocco comico, questa è la storia (breve, vi avverto) che fa per voi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Aloha! *porge collana di fiori*

Ho deciso di esaudire la richiesta di molti di voi di leggere qualcosa sul passato di Faith, magari con dentro il misterioso quanto odioso bidonatore, Cyril. Eccovi accontentati! Ringrazio LittleDreamer90, che mi ha suggerito il titolo. Thanks a lot! ^^

I personaggi sono quelli delle altre mie storie (più Vyvyan, il defunto fratello di Cyril, che qui è ancora vivo), ma non è indispensabile averle lette per seguire questa.

Che altro dire? Spero vi piaccia (se proprio vorrete tirarmi addosso della verdura, fate che sia fresca, please) e... buona lettura!

 

Stolen kisses in the night

 

Faith Irving era di una testardaggine unica; quando si impuntava, non c'erano se nè ma che tenessero.

–Mi rifiuto!- sbraitò, pestando i piedi sul pavimento.

Il suo amico, nonché chitarrista, Demon, tentò di calmarla.

–Avanti, Serp, sii ragionevole...

–Lo sono eccome!- rispose stizzita la ragazza. –Se non lo fossi, starei già urlando e facendo a pezzi la stanza. Vi pare che stia urlando o facendo a pezzi questa stanza?

–Senti- sospirò stancamente Brandon Bailey, i dreadlocks ornati di perline che oscillavano in una danza ipnotica ai lati del viso, –Quel biondino snob sta sulle palle anche a me, ma...

–Allora dovresti comprendere le mie ragioni, Brand- sbuffò a braccia conserte Faith. –Spiacente, sono irremovibile: non respirerò la stessa aria di quel cretino per un intero fine settimana! Mi ri-fiu-to!

–Ah, sì? Rinunceresti a presenziare al matrimonio di un tuo carissimo amico per non dover abitare due giorni sotto lo stesso tetto della tua nemesi?- intervenne Jack Wilkinson (per gli amici Jack O'Lantern, perché era nato la notte di Halloween), premendo distrattamente le dita sulla tastiera. –Io, però, in nome della nostra amicizia tollererò di respirare la stessa aria di quello scimmione del tuo ragazzo!

La Irving avrebbe voluto ribattere che Kyle, col quale da alcuni mesi intratteneva una relazione quasi esclusivamente fisica (un modo garbato per lasciar intendere che praticamente passavano quasi tutto il tempo a darci dentro come conigli in calore), non era uno scimmione, ma la sua corteccia cerebrale glielo impedì: era cosciente del fatto che i suoi amici avevano ragione, che si era impantanata in una storia inconcludente e senza futuro con un ragazzo che i suoi genitori avrebbero definito "non alla sua altezza", lei, semplicemente, inqualificabile, che mentre la palpeggiava scandagliava a raggi X qualunque essere di sesso femminile nei paraggi.

Digrignò i denti per mandar giù il rospo e alzò bandiera bianca.

–E sia. Accetterò con cortese gratitudine l'ospitalità dei Bates, anche se significa sciropparmi per tre giorni Cyril. Contento?

–Issimo!- esclamò Jack, agitando i pugni in segno di vittoria. –E' un regalo decisamente migliore del servizio da tè che hai preso!

Furente, Faith si voltò verso Demon, l'unico a conoscenza della sua scelta per il regalo di nozze, e lo afferrò per il bavero della giacca.

–Demon Keynes, sei uno spregevole spione! Doveva essere una sorpresa, cazzarola!

***

Vyvyan Wollestonecraft, nei suoi quindici anni di vita, aveva imparato ad adorare i matrimoni; da bambino, grazie al suo aspetto angelico, aveva spesso ricoperto il ruolo - ai suoi occhi essenziale - di paggetto, e, adesso che era cresciuto, sperava di sfruttare quella ghiotta occasione per rimorchiare: se mai una ragazza ha modo di mettersi in tiro, è sicuramente per un matrimonio, e lui non vedeva l'ora di rifarsi quantomeno gli occhi. Inoltre Jack, figlioccio di sua madre, gli era simpatico, era sinceramente felice di poter mangiare, bere e divertirsi in suo onore (oltre che a sue spese, dettaglio non trascurabile).

L'insistente trillo del campanello lo costrinse ad alzarsi e raggiungere a passi strascicati la porta, imprecando mentalmente contro suo fratello.

"Figurarsi se quel poltrone si scomodava ad alzare il culo e venire ad aprire! Sia mai che interrompa il suo prezioso sonno di bellezza, il signorino!"

Si pentì di non aver infilato una maglietta o una vestaglia quando si trovò davanti una compagna di scuola, Connie Bishop, arrossita dalla testa ai piedi (forse persino un po' sui capelli) alla vista di lui in mutande.

Ancora parzialmente intontito, Vyvyan sbadigliò, si stropicciò le palpebre e spese qualche secondo ad osservarla: era sempre lei, la solita Connie - bionda, timida e grassottella - eppure, senza la divisa scolastica, sembrava un'altra persona: il primo sole esaltava i riflessi dorati dei capelli, le Mary Jane le donavano qualche centimetro in più di altezza e il suo varipinto abitino estivo dava l'impressione di essere stato ricavato da una tela di Monet rubata.

–Ehm... posso entrare?- pigolò, dopo una lunga pausa pregna di imbarazzo.

–Cos...? Oh, sì, giusto! Che razza di bifolco sono! P-Prego, a-accomodati- soffiò lui, battendosi una mano sulla fronte. Era una fortuna che sua madre avesse già raggiunto i genitori a Gretna Green per aiutarli a sistemare la casa in attesa degli invitati alle nozze, altrimenti lo avrebbe strigliato per bene: che fine avevano fatto le buone maniere che gli aveva insegnato?

–Grazie- rispose lei freddamente, facendosi strada a testa alta nella villetta a due piani. –Sarò breve: non ho intenzione di discutere ancora di... beh, quello di cui abbiamo discusso alla festa della scuola, hai reso perfettamente chiaro che ti faccio schifo, se sono qui è perché mi ha costretta lui.

Solo in quel momento Vyvyan si accorse che Connie aveva con sè un trasportino, contenente un peloso pouf bianco di nome Squall, in quel momento placidamente addormentato.

Interdetto, il giovane Wollestonecraft si grattò la testa, poi ridacchiò –Ti ha costretta il gatto?

–Oggi parto per San Francisco, ma non posso portarlo con me: Leonie è allergica al pelo. Nicky e Adam sono in Grecia, non posso affidarlo a loro, quindi... mi resti solo tu.

–Aspetta- domandò Vyvyan. –Mi stai chiedendo di occuparmi del tuo gatto?

–Se puoi, altrimenti non c'è problema, pagherò il supplemento e lo porterò in America con me; non è una questione di soldi, è che mia sorella non lo vuole, ma, ripeto, se ti crea problemi...

Squall, come se avesse capito che si stava parlando di lui, si svegliò ed iniziò a miagolare supplichevole, muovendo Vyvyan a compassione.

–Ho la sensazione che me ne pentirò, ma non sopporto l'idea di far soffrire un essere vivente.

Connie sbuffò e sibilò tra i denti –Detto da te...

–Come, scusa?

Non seppe mai cosa intendesse Connie con quella frase perché la biondina venne interrotta da un rumore di passi, seguito dalla comparsa di uno sbadigliante Cyril. Il fratello maggiore di Vyvyan si stiracchiò, poi, registrata la presenza di un ospite, sbottò –Com'è che, quando mamma e papà non ci sono, ti becco sempre con una ragazza?

–Ottima domanda- replicò il minore senza scomporsi, incurante del rossore riapparso sulle guance della Bishop. –Ma ne ho una migliore: com'è che, quando mamma e papà non ci sono, non ti becco mai con una ragazza?

Cyril glissò con nonchalance sulla domanda e si rivolse a Connie.

–Questo zotico qui ha avuto la decenza di offrirti qualcosa?

–Zotico a chi?- protestò l'interessato, bellamente ignorato dagli altri due.

–Veramente no, ma non fa niente, ho già un impegno per colazione.

Pervaso da un improvviso e inspiegabile timore, Vyvyan pigolò –Eh, beh, certo, i tuoi ti staranno aspettando...

–Ehm, ecco... in realtà... farò colazione con Keith sul battello. Non ci sono mai salita, sarà fichissimo!

Incredulo, Vyvyan ringhiò –Keith... Keith? Keith Allen? Il mio amico?

–Quanti Keith conosciamo? Grazie di tutto e buone vacanze!- rispose Connie con una risatina, lo baciò sulla guancia e se ne andò.

Non appena ebbe chiuso la porta, Cyril tirò un ceffone al fratello, rimasto a bocca aperta, imbambolato.

–Ahi! Sei impazzito?

–Eri in catalessi, che altro avrei potuto fare?

–Non ero in catalessi, ero... è impossibile! Dammi un pizzicotto e svegliami!

–Ammetto di essere sorpreso anch'io: Keith mi è sempre parso un ragazzo timido, invece... beh, era ora che arrivasse il suo momento di gloria! Non condivido i suoi gusti, ma quella balenottera bionda deve piacere a lui, non a me.

–Due giorni fa la "balenottera" mi ha baciato e ha detto che è pazza di me! Me!

–Quindi?

–Perché non capisci?- ruggì Vyvyan prima di barricarsi in camera sua, sbattendo la porta.

Cyril, scocciato, biascicò, sbocconcellando del pane tostato –Non ho un fratello, ho una sorellina isterica... evivva!

Armato di ramazza, si apprestò a lustrare ogni centimetro quadrato: tempo due ore e sarebbero partiti per Gretna, desiderava lasciare la casa splendente. Scoprì a sue spese che le faccende domestiche non erano il gioco da poppanti che credeva.

"Da oggi avrò un rispetto tutto nuovo per la mamma: come diavolo fa a far tutto? Io ho pulito soltanto la cucina e sono uno straccio!"

Dei miagolii lo attrassero in salotto, dove rimase rimase di sasso alla vista del trasportino; si avvicinò, sperando di essere vittima di un'allucinazione, ma le affettuose leccatine sul naso di Squall confermarono che l situazione era reale.

Ululò –Vyvyan! Porta il tuo culo secco in salotto!

–Secco sarà il tuo. Che c'è, comunque?

–Hai il coraggio di chiederlo? Sul divano c'è un gatto!

–Bravo, fratellone, sai i nomi degli animali!

–Fai meno lo spiritoso. Cosa ci fa qui?

–E' il gatto di Connie- rispose Vyvyan con semplicità. –Va negli Stati Uniti e mi ha chiesto di badare a lui. Ora, se non ti dispiace, vorrei liberare questo povero animale.

Una volta libero, Squall saltò a terra e zampettò sul pavimento appena lavato, cospargendolo di lunghi peli bianchi. Cyril, con gli occhi sgranati, dopo aver assistito impotente alla vanificazione delle sue fatiche, cacciò un urlo sovrumano, seguito dal belluino –Vyvyan! Fai sparire immediatamente questo felino obeso e molesto!- per poi aggiungere, lievemente addolcito, quando il suddetto felino si strusciò contro le sue gambe facendo le fusa –Oh, grandioso, adesso sta cercando di arruffianarsi le mie simpatie ricoprendo di peli anche i miei jeans!- infine, sempre più addolcito, prese in braccio il gatto e chiocciò, tenendolo a distanza di sicurezza per non impelarsi la t-shirt –Oh, beh, fa niente, in fondo è proprio carino... però è obeso sul serio! Cosa gli danno da mangiare?

–Non è obeso, è morbidone!

–Sì, sì- ribattè Cyril, chiedendo perdono per la seconda parte della frase. –E la Irving non è cessa, è diversamente bella!

–L'unico a trovarla cessa sei tu. Forse dovresti farti un esame di coscienza!

–Si vede che al resto del mondo manca qualche diottria- sibilò perfido Cyril, prese in braccio il persiano e si ritirò nella sua stanza a fare i bagagli.

***

Ben si asciugava il sudore dalla fronte a intervalli regolari mentre sistemava i bagagli nell'automobile sotto una vampa esagerata per il mese di giugno e la solerte (se non dispotica) supervisione di Abigail.

–Oh, no, Benny, tesoro, il trolley con le scarpe deve assolutamente andare sopra la valigia dei vestiti, altrimenti si rovineranno!

–Ab, è la quarta volta che mi fai cambiare la disposizione dei bagagli. Potresti per favore deciderti, una buona volta?

–Benny caro, è dalla notte dei tempi che le donne sono più brave a organizzare la partenza e gli uomini a fare da facchini, perciò zitto e obbedisci!

Mugugnando qualcosa a proposito del potere dell'amore di cancellare i difetti, Ben eseguì l'ordine, emettendo versacci di disappunto quando la torre di valige crollò, obbligandolo a rimettersi all'opera.

–Porca miseria, Ab, è proprio necessaria tutta questa roba per tre giorni?

–Naturalmente, tesorino- celiò la ragazza, intenta a rimirarsi le unghie fresche di manicure. –Servono per le mie esigenze femminili!

In quel preciso istante arrivarono Kyle e Faith, i quali aiutarono Ben a sistemare i bagali con precisione ingegneristica e aggiunsero i loro alla pila. Esterrefatto, il giovane Cartirdge esalò, alla volta della fidanzata –Esigenze femminili, eh? Come mai, allora, Faith ha solo uno zaino?

Abigail rispose con una scrollata di spalle e un'irritante espressione di superiorità –Perché non ha esigenze femminili, ovvio!

Tracciata, su insistenza di Faith e Ben, una tabella di marcia, misero in moto e partirono.

Kyle tamburellava le dita sul volante al ritmo di "Wanted dead or alive", Abigail ciarlava senza sosta su quanto fosse curiosa di scoprire cosa si sarebbero messe le altre invitate, Ben cercava di arginare la loquacità della e Faith guardava fuori dal finestrino, limitandosi ad annuire di tanto in tanto per dare un contributo passivo alla conversazione, o, per meglio dire, al monologo di Abigail, del quale non le interessava poi molto, era troppo rapita dal paesaggio, che, man mano che si dirigevano verso nord, perdeva i connotati dell'ordinata campagna inglese e diveniva via via più selvaggio.

A farla tornare alla realtà ci pensò Kyle, che disse –Faith, so che ti rompe, ma una mia amica mi ha chiesto di venire in vacanza con noi. E' ok per te?

–Nessun problema, tanto più che questa estate non andremo in vacanza insieme!

Kyle, colto alla sprovvista, pigiò con eccessiva forza il piede sul freno, provocando lo spegnimento del motore. Quando, finalmente, si riaccese, livido in volto, pretese delle spiegazioni, che lei non gli negò.

–Vedi che non ascolti mai? Te l'avrò ripetuto qualche centinaio di volte che passerò agosto in ospedale per l'internato, e, siccome non posso clonarmi, non potrò venire in vacanza con te. Semplice!

–Come sarebbe a dire che passerai agosto in ospedale?- ruggì Kyle, osservato spudoratamente da Ben e Abigail, i quali, avvertendo puzza di lite, si scambiarono occhiate cariche di disagio, lui, di speranza che fosse la volta buona per farli mollare, lei, ma nè Faith nè Kyle se ne accorsero, e la lite deflagrò.

Faith, calmissima, rispose –Sarebbe a dire che la mia domanda di internato è stata accettata dalla professoressa Eriksson, è un'occasione da cogliere al volo e non me la lascerò scappare!

–Me mi lasci scappare, però!

Faith, sogghignando, replicò –Ma che scappare! Ormai ti conosco: sei il classico maiale cui piace grufolare in giro, ma che poi torna sempre al porcile.

–Come osi darmi del maiale?- tuonò Kyle, furioso al punto da raggiungere i centottanta chilometri orari.

–A me stessa ho dato del porcile, direi che è peggio.

***

–Non posso crederci: ci siamo persi!- gnaulò Abigail, scrutando torva i contorni dell'ambiente circostante, resi indistinti dalla pressoché totale mancanza di luce. Stava, infatti, calando la notte.

–Se mi avessi dato retta e avessi chiesto indicazioni a quella donna...

–Sembrava la gattara de "I Simpson", Faith!- si difese veementemente Kyle, prendendo a pugni il clacson. –Come avrei potuto fidarmi delle indicazioni della gattara matta?

Stanchi e affamati, dopo sette ore trascorse costretti in un abitacolo, era normale avessero i nervi a fior di pelle e bisticciassero per un nonnulla, se essere dispersi in una zona sconosciuta, in aperta campagna, dopo il tramonto si può definire "nonnulla".

–Guardate!- esclamò all'improvviso Faith. –L'Esk Bridge!

–Santo cielo, F, hai la vista a infrarossi? Dove lo vedi 'sto ponte?- piagnucolò Abigail, tremante: stava cominciando a sentire freddo.

–Là in fondo, dove si scorgono quelle luci. E' tradizione che il ponte venga illuminato, di notte, proprio per renderlo ben visibile- spiegò la Irving con rinnovato entusiasmo. –Animo, ragazzi, ci siamo quasi: superato il ponte dovremo proseguire per un paio di chilometri e potremo finalmente riposarci!

–Che ne sai che non si tratta di un altro ponte?

–E' l'unico della zona, Kyle. Me l'ha detto Cyril, sua madre è nata e cresciuta qui, e lui ci trascorre sempre le vacanze di Natale e parte di quelle estive- sbuffò Faith, ricevendo in risposta un commento acido.

–Sei sempre bene informata su tutto quello che riguarda Riccioli d'Oro, eh, Faith?

–E' inutile che fai il bambino geloso, Kyle. Cyril è amico tuo, fino a prova contraria, se ho a che fare con lui è solo per non costringerti a scegliere tra la tua ragazza e uno dei tuoi migliori amici!- esclamò Faith accalorandosi.

–Si, beh, io ero con lui al liceo e tutte queste cose a me, chissà perchè, non le ha mai dette!

–Forse non gliele hai mai chieste. Oppure, più probabilmente, te le ha dette ma non lo ascoltavi, perchè tu non ascolti mai, Kyle, mai! Non mi ascolti neanche quando facciamo sesso, pensa a che livello sei! E adesso basta discutere, voglio godermi il week-end qui senza il tuo fiato sul collo!

Kyle, non potendo serrare le sue mani intorno al collo di Faith come avrebbe tanto desiderato, stritolò il volante, guidando senza vedere davvero la strada.

–Ecco il ponte, uomo di poca fede. Una volta superato, dritto per due chilometri e poi a destra- gli ricordò Ben, imbarazzato da quella discussione, mentre Abigail pregava fosse davvero la volta buona che Faith mollasse quel viscido.

***

Spossate dalle tante ore di viaggio, nonché seccate dall'inconveniente di non una, due gomme a terra, Faith e Abigail decisero di lasciare i ragazzi alla meccanica e di incamminarsi da sole in cerca di aiuto (o meglio, Faith lo decise e persuase Abigail - titubante in quanto timorosa di sporcarsi le ballerine bianche nuove - afferrandola per un braccio e trascinandosela dietro).

Dopo aver camminato per circa dieci minuti le ragazze giunsero in vista di un muro di pietra e un cancello in ferro battuto. Faith provò ad aprirlo, ma invano, allora Abigail, che aveva avuto modo di guardarsi intorno mentre l'amica urlava imprecazioni e vi si scagliava contro, propose –E se provassimo a bussare?

–Bussare?

–Sì. Vedi quello? Credo sia un citofono. Aspetta- sussurrò Abigail, pigiando con un dito un pulsante che doveva essere quello del "citofono"; dopo qualche secondo il cancello scattò, Faith potè aprirlo e le due ragazze si incamminarono lungo il viale.

Quando, finalmente, giunsero in vista della casa, rimasero a bocca aperta: i nonni di Cyril vivevano davvero lì? Wow! Davanti a loro si ergeva, seminascosta dagli alberi, un'antica, amena dimora di campagna in mattoni rossi, con tanto di arco a botte sulla porta principale, comprensiva di stalle e scuderia sul retro, dove, in lontananza, si stagliavano due pale eoliche.

–Che bella casa!- esclamò Abigail, ammirata. –Quando Ben e io ci sposeremo ne voglio una uguale!

–Abby!- la rimproverò Faith. –Perché sprecare soldi in un'altra casa?

–Lui non lo so, io la userei come residenza estiva; siccome sarei sua moglie mi darebbe ascolto, perchè la moglie ha sempre ragione, anche quando ha torto!

–E tu pagheresti per passare le vacanze tra bestie da fattoria e selvatiche e gli insettacci?- esclamò Faith, entomofoba da sempre.

–F, non pensare agli insetti, respira questo ossigeno, è aria buona! Pensa che ambiente salubre, l'ideale per farci crescere dei bambini! Prendi Cyril e suo fratello: stando qui solo d'estate sono venuti su bene, no?- rispose Abigail.

A quelle parole Faith avvampò e boccheggiò, rischiando la morte per infarto perchè in quel momentò risuonarono nell'aria degli spari, uno dei quali mancò di poco Faith.

Una voce maschile tuonò –Vai a vedere se li ho beccati, Moira! Nessuno che violi la mia proprietà se ne va illeso!

Poco dopo, apparve come dal nulla una donna sulla settantina, che corse loro incontro con sorprendente agilità ed urlò, rivolta all'uomo che aveva sparato, la cui sagoma si intravedeva in lontananza –Sono gli inglesi, Wallace, gli ospiti che mancavano all'appello! Metti via il fucile!- dopodiché aggiunse cordialmente a Faith e Abigail (le quali, impallidite, balbettavano –F- Fucile... S-Spari...-) –Benvenute a Gretna Green, ragazze. Io sono Moira Bates, la nonna di Cyril. Non avete bagaglio, con voi?

–Ehm, ecco, la macchina ha subito un danno poco lontano da qui, i ragazzi che sono con noi lo stanno riparando- rispose Faith, ripresasi dallo shock.

–E' per questo che non siete arrivati insieme agli altri?- domandò Mrs.Bates, Faith e Abigail annuirono. –Sarà meglio che chiami Willie il meccanico per aiutarli. Venite, intanto, entriamo in casa, sarete stanche per il viaggio- e, detto questo, le condusse in casa, le portò in cucina e, da brava padrona di casa, offrì loro di che rifocillarsi. –Gradite una tazza di tè? Un dolce? Non per vantarmi ma faccio gli scones migliori di tutta la Scozia! I vostri amici si sono già sistemati nelle loro stanze al piano superiore, finito il tè vi mostrerò la vostra, spero non vi darà fastidio avere la stanza di fianco a quella dei miei nipoti, vi assicuro che sono tranquillissimi, almeno, Cyril lo è. Oh, e spero che non vi dispiacerà dividere la stanza e che la troverete di vostro gradimento. Devo avvertirvi, però, è piuttosto spartana, per quanto confortevole; mio marito non è un fan della modernità, l'oggetto più moderno di cui disponiamo è la tv!

"Santo cielo,ma non la smette mai di parlare?", pensò Faith, decidendo di tentare di inserirsi nel monologo.

–Mrs. Bates, è stata già fin troppo gentile ad ospitarci, non si crucci, un letto ed un armadio andranno più che bene. Citando un vecchio detto: "la paglia è piuma d'oca per il viandante stanco".

Mrs. Bates parve piacevolmente impressionata e rispose –Conosci i detti scozzesi?

–Alcuni. Me li ha insegnati Cyril. Il mio preferito è: "aiutare un amico pesa quanto una piuma".

Alla vista del nipote, aggiunse –Ho saputo che vai insegnando i detti scozzesi ai tuoi amici inglesi, nipote. Tuo nonno lo considererebbe alto tradimento, ringrazia il cielo che abbiamo donato al museo cittadino tutti gli strumenti di tortura conservati nei sotterranei!

–S- S-Strumenti d-di t-tortura?- balbettarono tremanti Faith e Abigail, chiedendosi in che razza di posto fossero capitate.

Cyril, dopo aver riso dei loro timori, spiegò –La casa è molto antica e gli ex proprietari erano, ehm, piuttosto bellicosi.

Faith ridacchiò –Piuttosto bellicosi? E' come dire che al Polo Nord fa un po' freschetto!,

Abigail faticò a tranquillizzarsi: arnesi di tortura a parte, il nonno di Cyril possedeva un fucile e l'aveva usato contro di lei (e Faith)! Assorta nei suoi personali incubi con protagonisti Mr.Bates e il suo fucile caricato a pallini di piombo, Abigail perse parte della conversazione tra Faith e Cyril; quando ritornò alla realtà, sentì Cyril chiedere, mentre sua nonna non c'era –E il tuo ragazzo, Irving? L'hai lasciato allo zoo?

–Questa l'ho già sentita, Cyril, dovresti inventarne di nuove!- rispose Faith, ed Abigail notò, con suo sommo compiacimento, che la sua amica nel dirlo non sembrava arrabbiata o infastidita, bensì divertita, e sperò con tutto il cuore che fosse un segno che si stava disamorando di quel coglione di Kyle.

Informarono Cyril del danno che li aveva costretti a fermarsi, al che Cyril commentò –Sarà meglio che vada ad aiutarli, altrimenti faremo tardi, e non sta bene far aspettare lo sposo al suo addio al celibato, già dovrà aspettare un bel pò all'altare! Infatti ho deciso con Vyvyan, che mi farà da testimone, che quando mi sposerò farò uno scherzo memorabile: tarderò io per un'ora o due. Poi, quando mi avranno dato tutti per disertore e la sposa si sarà trasformata in un innaffiatoio vivente, apparirò ridendo alla faccia loro!

–Cyril, come ti vengono in mente certe astruserie?- domandò scherzosamente Faith

–Non lo so. Secondo Brian è perchè non faccio andare abbastanza sangue al cervello inferiore...- rispose lui, e il suo tono di voce fece arrossire la Irving, che però si riprese quasi subito, conscia della presenza di Abigail.

Si alzò e sbadigliò forzatamente –Sono stanca morta, vorrei tanto farmi una doccia, e Abby vorrebbe pulirsi le scarpe infangate. Ci mostreresti la nostra stanza?

–Certamente. E' di fianco alla mia, non so se mia nonna ve l'ha accennato- le guidò al piano superiore e ridacchiò –Meglio che dia un'occhiata a Vyv, quel ragazzino non me la conta giusta, è troppo tranquillo. Questa è la vostra stanza, quella vicino ai letti è la campanella per la servitù, se dovesse servirvi qualcosa durante la notte, e siete troppo pigre per prendervela da sole, suonatela e... forse apparirà il fantasma di una cameriera con crestina del diciottesimo secolo.

–Davvero spiritoso- sibilò Faith a braccia conserte, faticando a trattenersi dal sorridere per non dargli quella soddisfazione. –Davvero. Mi sto scompisciando.

–Dov'è il bagno?- domandò Abigail con urgenza. –All'estremità destra del corridoio è il bagno delle donne, l'altro è quello in cui non vi conviene entrare per evitare situazioni imbarazzanti... o potenzialmente eccitanti- rispose Cyril, scoccando a Faith uno sguardo malizioso.

Privata del supporto morale dell'amica, la Irving, incapace di replicare, avvampò e si rintanò nella stanza, premurandosi di chiudere la porta dritta sul naso di Cyril.

***

Attese il via libera di Abigail per farsi una corroborante doccia. Mentre stava uscendo dal bagno, Faith udì il rumore del portone d'ingresso che si chiudeva e la voce di Kyle risuonare nell'ingresso, principalmente per lamentarsi di quanto tempo aveva impiegato il carro attrezzi ad arrivare da loro. Felice di saperlo tutto intero, cervello a parte (ma quello era già bacato di suo) Faith si precipitò da lui, ma il tappetino del bagno, tacito alleato di Cyril, glielo impedì facendola rovinare a terra con un sonoro tonfo. Asciutta e vestita, andò in cucina a mettersi del ghiaccio sulle ginocchia, che le dolevano, sperando che i lividi non comparissero fino a dopo il matrimonio, quindi tornò da Abigail.

Impegnata a cospargersi di una crema profumata regalatale da Ben, cinguettò –Il tuo Kiley ha protestato: pretendeva di dormire con te, quel porco! Tsk! La nonna di Cyril gli ha velatamente suggerito di tenere il suo salsicciotto nel sacchetto, o sarebbe incorso nel disappunto di suo marito, e tu hai visto cosa succede a chi fa arrabbiare Mr.Bates...

Inspiegabilmente, all'idea di vedere Kyle impallinato, invece di inorridire come ogni brava fidanzata che si rispetti, la Irving sorrise diabolica, ma non proferì parola, se non per chiedere ad Abigail dove fosse il beauty case.

Irrotto mentre si stavano vestendo col pretesto di dar loro gli asciugamani, Cyril sghignazzò, quando Abigail - imbarazzata da morire all'idea che qualcuno che non era il suo ragazzo l'aveva vista in intimo - aveva emesso uno strilletto e si era rintanata sotto le coperte –Rilassati, Venter, non ho visto nulla più di quello che mostri sulla spiaggia in bikini!- dopodiché dirottò la sua attenzione alla Irving, infastidendola come da copione.

–Lascia stare la mia roba, Wollestonecraft!- ululò, strappandogli di mano il tubetto di fondotinta.

–Tua? Sul serio?- ribatté lui, fingendosi allibito. –Strano, credevo che il trucco fosse una cosa da femmine!

Ferita nell'orgoglio, Faith lo spedì fuori dalla stanza a calci, intimandogli di starle alla larga.

–Ogni tuo desiderio è un ordine, Irving. Beh, divertitevi a Dumfries, ragazze, ehm, ragazza ed... essere grasso e sgraziato. Noi ci divertiremo di sicuro!

–Stai insinuando che le ragazze non sanno divertirsi?- ringhiò agguerrita Faith, fronteggiandolo con le mani sui fianchi. –Sappi che noi donne sappiamo divertirci meglio di voi, perchè possiamo scegliere: siamo capaci di divertirci sia con che senza un uomo, al contrario di voi poveri X monchi, privi di fantasia, che senza una donna - soprattutto se mezza nuda e in atteggiamenti sessualmente espliciti - state a girarvi i pollici con delle facce che i pesci lessi, al confronto, paiono premi Nobel!

–Per quanto anche il solo pensiero mi faccia ribrezzo... hai disperatamente bisogno di scopare, Irving- rispose Cyril storcendo il naso, scansandosi giusto in tempo da un diretto ben assestato della ragazza.

Scesero al piano terra, dove Catherine, decisamente su di giri, decantò le meraviglie di Dumfries e li intrattenne con alcuni aneddoti sulle serate spericolate che vi aveva trascorso da ragazza, quindi si sperticò nelle solite raccomandazioni da mamma, salvo poi arrendersi, piccata, ai rimproveri del marito.

Ostentando cortesia forzata, Faith e Cyril si salutarono, augurarono la buonanotte ai signori Wollestonecraft e uscirono. Rimasti soli, Mr. Wollestonecraft sorrise a sua moglie e la baciò come solo un uomo profondamente innamorato sa fare.

Faith, che aveva assistito alla scena perchè era rientrata a prendere la borsa, accompagnata dall'immancabile Abigail. Con l'umore crollato improvvisamente sotto le scarpe, mormorò –Non lo troverò mai uno che mi sorrida così!
 

Note dell'autrice:

Avete pronte le verdure, o posso evitare di cenare minestrone? ;-)

Spero che questo piccolo salto nel passato vi sia piaciuto. Per chi già conosce i personaggi e le storie: alla luce di quanto sapete, insomma, col senno di poi, state rivalutando Cyril, oppure lo detestate uguale? E Kyle?

Chiedo scusa se è un po' corto, ma ho pensato che, più che la lunghezza, conti una divisione logica degli eventi, quindi considerate questo capitolo una preparazione al prossimo. Tirate fuori i cappellini, si va a un matrimonio!

Serpentina

 

 

 

 

 

 

   
 
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