Di insonnia e materassi troppo morbidi
Steve si rigirò nel letto con la vana speranza di prendere sonno, anche se sapeva che la sua era una speranza vana. Quando non erano l’incubi a tenerlo sveglio ci pensava il letto.
Era inutile, non si sarebbe mai abituato a quei letti così morbidi, passi la televisione, internet e quel diavolo di telefono cellulare che molto probabilmente gli avrebbe preparato anche un espresso se glielo avesse chiesto; a queste cose poteva abituarsi, ma ad un letto che sembrava una nuvola no. Sapeva benissimo che si trattava di “deformazione professionale”, ma almeno non era l’unico dato che anche Sam sembrava pensarla come lui.
Incapace di acquietarsi si alzò, la sua sveglia segnava le tre del mattino.
Sconsolato si mise un paio di pantaloni della tuta, una vecchia t-shirt bianca e uscì dalla stanza dirigendosi verso la sala d’allenamento, almeno a quell’ora non ci sarebbe stato nessuno a disturbarlo.
Natasha si mosse silenziosamente per i corridoi della Avengers tower, e con la grazia letale che la contraddistingueva aprì la porta della palestra che lei e Steve usavano per addestrare i nuovi Avengers, o Avengers 2.0 come li chiamava Fury. Quella sera non ne voleva proprio sapere di addormentarsi, gli incubi avevano deciso di tormentarla più del solito. Sperava che sfogare un po’ di tensione in palestra le avrebbe fatto bene, ma a quanto pare non era stata l’unica ad avere questa idea; le luci del locale erano accese e lei sentiva un rumore strano, come un ronzio
Quando mise piede nella stanza capì da cosa, o meglio da chi fosse prodotto quel rumore: Steve Rogers, il temibile Captain America stava dormendo su uno di quegli scomodissimi materassini blu spessi appena cinque centimetri e sembrava pure starci bene a giudicare da come russava.
Natasha lo guardò; gocce di sudore gli imperlavano il viso e i capelli, la maglia era stropicciata e i resti di una decina di sacchi da box giacevano poco lontano da lui. Era disteso a pancia in su con un braccio piegato ed abbandonato accanto alla sua testa e le gambe leggermente flesse.
“Si è allenato fino a sfinirsi?” pensò, ben consapevole della sua capacità di resistenza. La ragazza si focalizzo sul viso del giovane, era la prima volta che lo vedeva così disteso e rilassato sembrava che i suoi tratti si fossero addolciti. Chissà come doveva essere prima del siero. Vederlo così imponente e ben piantato non riusciva a farle credere che una volta fosse stato addirittura più basso di lei. L’unica cosa che doveva essere rimasta sempre delle stesse dimensioni era il suo cuore. La rossa sorrise amaramente; il suo idealismo, il suo coraggio e la su bontà d’animo cozzavano in maniera tremenda con la società odierna, forse quelle qualità sarebbero potute andare bene nel 1940, ma di sicuro non oggi. Il mondo se lo sarebbe dovuto mangiare, ma nonostante tutto lui era ancora lì, vivo e pronto a combattere contro tutti i suoi demoni. La sua vera forza non era quella fisica.
Natasha si allontanò piano piano, attenta a non svegliarlo e sbuffando pensando che avrebbe dovuto trovare un altro modo per passare la nottata
Spazio autrice: ecco, qualcosa di sicuramente più allegro e fluffoso delle ultime due !
Spero piaccia, alla prossima!
Era inutile, non si sarebbe mai abituato a quei letti così morbidi, passi la televisione, internet e quel diavolo di telefono cellulare che molto probabilmente gli avrebbe preparato anche un espresso se glielo avesse chiesto; a queste cose poteva abituarsi, ma ad un letto che sembrava una nuvola no. Sapeva benissimo che si trattava di “deformazione professionale”, ma almeno non era l’unico dato che anche Sam sembrava pensarla come lui.
Incapace di acquietarsi si alzò, la sua sveglia segnava le tre del mattino.
Sconsolato si mise un paio di pantaloni della tuta, una vecchia t-shirt bianca e uscì dalla stanza dirigendosi verso la sala d’allenamento, almeno a quell’ora non ci sarebbe stato nessuno a disturbarlo.
Natasha si mosse silenziosamente per i corridoi della Avengers tower, e con la grazia letale che la contraddistingueva aprì la porta della palestra che lei e Steve usavano per addestrare i nuovi Avengers, o Avengers 2.0 come li chiamava Fury. Quella sera non ne voleva proprio sapere di addormentarsi, gli incubi avevano deciso di tormentarla più del solito. Sperava che sfogare un po’ di tensione in palestra le avrebbe fatto bene, ma a quanto pare non era stata l’unica ad avere questa idea; le luci del locale erano accese e lei sentiva un rumore strano, come un ronzio
Quando mise piede nella stanza capì da cosa, o meglio da chi fosse prodotto quel rumore: Steve Rogers, il temibile Captain America stava dormendo su uno di quegli scomodissimi materassini blu spessi appena cinque centimetri e sembrava pure starci bene a giudicare da come russava.
Natasha lo guardò; gocce di sudore gli imperlavano il viso e i capelli, la maglia era stropicciata e i resti di una decina di sacchi da box giacevano poco lontano da lui. Era disteso a pancia in su con un braccio piegato ed abbandonato accanto alla sua testa e le gambe leggermente flesse.
“Si è allenato fino a sfinirsi?” pensò, ben consapevole della sua capacità di resistenza. La ragazza si focalizzo sul viso del giovane, era la prima volta che lo vedeva così disteso e rilassato sembrava che i suoi tratti si fossero addolciti. Chissà come doveva essere prima del siero. Vederlo così imponente e ben piantato non riusciva a farle credere che una volta fosse stato addirittura più basso di lei. L’unica cosa che doveva essere rimasta sempre delle stesse dimensioni era il suo cuore. La rossa sorrise amaramente; il suo idealismo, il suo coraggio e la su bontà d’animo cozzavano in maniera tremenda con la società odierna, forse quelle qualità sarebbero potute andare bene nel 1940, ma di sicuro non oggi. Il mondo se lo sarebbe dovuto mangiare, ma nonostante tutto lui era ancora lì, vivo e pronto a combattere contro tutti i suoi demoni. La sua vera forza non era quella fisica.
Natasha si allontanò piano piano, attenta a non svegliarlo e sbuffando pensando che avrebbe dovuto trovare un altro modo per passare la nottata
Spazio autrice: ecco, qualcosa di sicuramente più allegro e fluffoso delle ultime due !
Spero piaccia, alla prossima!