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Autore: TimeStrangerRey    01/06/2015    3 recensioni
E se gli inazumiani incontrassero i personaggi di Code Lyoko e di Dragon Ball? E se conoscessero un signore del tempo?
Celeste (la mia OC) è la chiave che collega tutti loro.
Un incubo scoinvolgerà la loro vita, portando caos e disperazione. La Terra sarà invasa dai nemici di questi personaggi, riportando alla luce gli scheletri nell'armadio di ognuno di loro. Come finirà? Bho... Lo scoprirete leggendo!
Spero che l'introduzione vi abbia incuriosito ;)
***
Tratto dal sesto capitolo:
La miele impallidì. Il cuore aveva iniziato ad accelerare i suoi battiti, era terrorizzata e non sapeva il perché.
'Celeste, tutto bene?' chiese Suzuno, entrando in cucina.
La miele fece a tempo di ricomporsi e di rispondergli 'Si si. Tranquillo'
"No. Per niente!" si corresse la ragazza tra sè e sè.

***
Ci si vede dentro!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Il segreto che salverà una vita

 

Celeste POV.

"Trunks... Delia..."
Mi sentivo tutta indolenzita, forse più come delle uova strapazzate. Aprii, o meglio, cercai di tener aperti gli occhi una volta svegliata. Poi, tentai di mettermi seduta: l'impresa fu ardua, come ardua fu per Ulisse il ritorno a Itaca.

«Me li sono sognati, allora, quei due fuori di testa...» Diedi voce ai miei pensieri. Mi guardai attorno: la stanza non era tanto grande, ma la mobilia era molto raffinata e, come potevo constatare, il letto su cui giacevo era davvero confortevole. Un po' ero delusa di essermi sognata quei due tipi stravaganti. Mi erano sembrati troppo simpatici e... troppo reali.

«Sono indignato!»
«Hai davvero creduto di averci sognato?»

Neanche il tempo di battere le palpebre che vidi due giovani davanti a me. L'uomo doveva avere una ventina d'anni, aveva capelli a caschetto di un bel lilla, gli occhi erano azzurri e il suo fisico era come quello dei personal trainer che si vedono in televisione. Indossava dei pantaloni, lunghi fino al ginocchio, color polvere abbinata alla giacca che indossava e alle scarpe, invece la maglia era nera. La donna indossava una camicetta rosa e dello stesso colore erano gli stivaletti; per quanto riguarda i jeans che portava, erano grigio perla. I suoi capelli castani erano raccolti in uno strano chignon. Molto probabilmente per farlo, i suoi capelli erano stati raccolti in un'alta coda, prima, in seguito erano stati intrecciati per formare un treccia e poi fatti girare a destra e a manca, dando vita a quel meraviglioso capolavoro. Era sì strano, ma bello, molto bello a vedersi, ma ciò che mi spiazzò era il colore dei suoi occhi... non l'avevo mai visto: rossi con delle sfumature rosa nelle vicinanze della pupilla.
«Quindi voi siete così?» chiesi incredula. Erano davvero bellissimi.

«Che cosa pensavi di ritrovarti davanti?» chiese Trunks offeso.

«Eheh... quando vi ho chiesto chi eravate, non mi avete mica risposto! Io ho incontrato moltissime creature, pensavo che eravate... mah... non so... degli Auton! Ecco!» risposi mettendo il broncio.

«Auton? Ma si può sapere che gente hai incontrato con il Dottore?» chiese perplesso Trunks.

«Come fai a conoscere il Dottore? E come mai non parlate più in rima?» chiesi indagatrice.
«La pozione ci ha dato alcuni minuti per parlarti normalmente. Invece, per quanto... riguarda... il Dottore...»
«Delia che ti prende!?» chiesi spaventata. Lei e Trunks si portarono le mani davanti alla bocca. Si scambiarono uno sguardo che a loro disse tutto, respirarono profondamente e poi ripresero a guardarmi con la loro espressione dolce che già avevo visto pochi minuti prima.

«Il tempo si è esaurito,
parlarti normalmente abbiamo finito.»

«Cosa?!» Ero allibita. Meglio, sconcertata: adesso dovevo persino riprendere a tradurre ciò che dicevano!

«Celeste!» gridò allarmata Delia.

La guardai dubbiosa. Non capii. Perché Delia aveva quell'espressione sul viso? Per cosa si era stupita? Le mani di Trunks, non appena questo si avvicinò, si posarono sul mio collo.
«Hey! Ma che stai facendo?!» gli urlai. In meno di un secondo, mi ritrovai girata a guardare la mia destra.

«Cos'è quest' occhio
che dimora sotto il tuo orecchio?»

«Di che occhio parli?» chiesi terrorizzata. Sì: da quando mi ripresi, credo proprio di aver perso anche l'ultimo neurone che mi funzionava. Mentre mi facevo milioni e milioni di filmini mentali che potessero spiegarmi cosa fosse successo e dove mi trovassi, Delia si diresse nel comodino che si trovava alla mia sinistra e aprì il cassetto, tirando fuori uno specchio (chissà come faceva a sapere che lì dentro avrebbe trovato uno specchio...) per poi porgermelo. Lo presi e...
«XANA!» gridai terrorizzata. Non capivo. Come mai avevo l'occhio di XANA sotto il mio orecchio? Che cosa mi avevano fatto? Non riuscivo a spicciare parola. Nessuna. Ero rimasta lì, seduta sul letto con la bocca semi-aperta. «... voi non ne sapeta nulla..?»
Trunks e Delia scrollarono la testa.
«Dove sono?» chiesi poi, sperando di buttar via quell'alone opprimente che c'era in quel momento.

«Nella dimora
del presidente della Capsule Corporation, ti trovi ora.»

«E chi sarebbe?»

«La sua famiglia possiede dei poteri... speciali,
però sono buoni e leali.» rimò Delia e mi sorrise.

«Ma voi chi siete?» chiesi curiosa.

«Trunks e Delia.»

Avevano gli occhi tristi, nonostante mi continuassero a sorridere. Mi sentivo colpevole, anche se non sapevo per cosa.
«No, no! Il cognome. Che cognome avete? Dove abitate? Siete sposati? Avete dei figli?» chiesi assumendo il mio fare da bambina curiosa a cui bisogna rispondere. Stettero in silenzio. Forse ero stata un po' troppo invasiva.

«Noi... ce lo siamo dovuti dimenticare.» inizió Trunks.
«Lo abbiamo fatto per poterti incontrare.» concluse Delia abbassando lo sguardo.

Me? Avevano dovuto cancellare i loro ricordi, per cosa? Per proteggermi!? Per proteggere una ragazza che neanche conoscevano!?
«PERCHÈ!?» urlai con la rabbia che mi traboccava dagli occhi. Di nuovo non risposero. «Non riuscite a fare una rima con il quale mi illuminate?» sputai velenosa. «E poi come fate a conoscermi? Io neanche so chi siete voi!» continuai a dire imperterrita. «Potete anche non rispondermi, tanto le risposte le so già!» finii tagliente.

«Come le sai?» chiese Delia.

Questa volta non rimò. Era di stucco. Del resto, come poteva rimare dal momento che metà della frase le era morta in bocca?
«L'ho visto...» non volevo parlarne, ma queste tre parole mi uscirono involontariamente.

«Dove?» chiese serio Trunks.

Se gli dicevo che fin da quando ne ho il ricordo riuscivo a 'vedere' le mie risposte, mi avrebbero creduto? No. Inoltre, il Dottore era stato abbastanza chiaro: di questa cosa non ne potevo parlare a nessuno.
«Sesto senso.» tagliai corto. Un silenzio opprimente si impadronì della stanza: io, avevo distolto lo sguardo una volta che gli diedi la mia risposta e loro continuavano a fissarmi con fare indagatore.
Non molto tempo dopo, quasi volendomi salvare dalle altre domande che Trunks avrebbe potuto pormi, si udirono dei passi.
«Chi sarà mai?» chiesi impaurita. Tentai di alzarmi e, nonostante il mio equilibrio precario, mi avvicinai al grande armadio che si trovava nell'angolo della stanza e mi ci nascosi dentro. Da dentro l'armadio sentii la porta aprirsi e subito dopo, voci alterne di uomini e donne che si chiedevano dove fossi finita. Uno di loro pronunciò il mio nome e questo mi lasciò senza parole. Ma come facevano a sapere il mio nome? Di che cosa ero ignara?

«Celeste» cominciò Trunks «non sono cattive persone...
dà a loro almeno un'occasione.»

Che strano... sebbene avesse usato un tono di voce piuttosto alto, quelle persone sembravano non averlo neanche udito. Allora li potevo vedere solo io...
"Ma allora... io... vedo gli... spettri!?".

Un ricordo. Uno tanto brutto che rimossi parecchi anni fa si fece strada nella mia mente. Urla di persone e poi c'era solo il buio che mi faceva compagnia. Non amavo il buio e a dire la verità, non lo so nemmeno io il perché. Ma sentivo che se solo avessi cercato di capire il perché di questa paura, me ne sarei pentita, perciò cercai di pensare ad altro.
«Di-venterai come... noi.»
Ancora quella voce ferma e fredda. Non andava per niente bene. Cercai di reprimere il mio urlo colmo di terrore coprendomi la bocca con le mani, ma una lacrima rigò la mia guancia. L'asciugai subito con la manica della maglietta e, facendo dei respiri profondi, mi calmai. L'incubo di XANA stava per ritornare?

«Celeste!»
Non è possibile. Quella voce. Quella meravigliosa e inconfondibile voce che amavo con tutta me stessa. Lui è venuto a salvarmi. "Dottore...".
L' occhio!, mi ricordai. Dovevo assolutamente coprirlo, così accostai dei capelli sulla spalla, nascondendo XANA. "E ora che faccio? Esco? Ma che domande mi faccio, certo che no!".

Sentii che qualcuno stava osservando con sospetto l'armadio in cui mi ero nascosta e – credetemi – me la stavo facendo sotto.
«Celeste!»
Le ante dell'armadio vennero aperte con veemenza e la luce del sole mi spaesò per un po' ma poi, mi ci abituai e la persona che mi stava davanti iniziava sempre più ad essere nitida.
«D-Dottore!»
Si inginocchiò e mi guardò. I suoi occhi cominciarono a farsi lucidi, ma non per questo represse il suo solito sorriso da bambino. Mi abbracciò così forte che temetti di morire soffocata, ma per uno strano motivo quell'abbraccio sapeva di tutt'altri sentimenti. Lo ricambiai. Di una cosa ero consapevole: lui era stato in pena per me.
«Perdonami.» cominciò.
«Di che cosa stai parlando?» gli chiesi.
«Si dice sempre così per tranquillizzare una ragazza.» rise lui. E infatti stava funzionando. Non appena mi calmai del tutto, mi fece conoscere le persone che erano riunite in questa stanza.
«Grazie per esservi presi cura di noi.» dissi sorridendo. Goten mi guardò e mi appoggiò una mano sulla spalla.
«E di cosa? Se vi dovesse servire aiuto, noi siamo qui a vostra disposizione.»
Gli sorrisi. Era davvero tanto gentile, perciò Trunks aveva ragione... erano davvero delle persone buone. Sentivo che quegli occhi indagatori erano ancora fissi su di me, così mi girai incrociandoli: erano di Vegeta. Non mi faceva paura: se non ci avesse prestato aiuto, a quest'ora gli avrei già risposto in malo modo.

«Celeste, lui è buono,
ma non ammetterà mai di avere un cuore d'oro.» scherzò Trunks.

«È così che stanno le cose allora...»
«Celeste con chi stai parlando?» chiese Videl.
"Mannaggia! Mi sono dimenticata che loro non vedono né Trunks né Delia!"
«Tra me e me... eheh!» mi grattai la guancia per l'imbarazzo. «In che anno siamo?» chiesi poi, anche se credevo di saper già la data. Chichi mi rispose gentilmente. Forse aveva intuito che mi sentivo un po' a disagio, non che fossero loro la causa. «2015, cara.»
«Siamo solo capitati in un' altra città! Hai visto Dottore! So pilotare il TARDIS!»
«Celeste...» Il Dottore rise e a lui si unirono tutti quanti, ad eccezione di Vegeta che lasciò la stanza con aria seccata. Il suo comportamento mi insospettiva e non sapevo cosa me lo facesse pensare.
«Vado al bagno Bulma. Posso?»

Mi sorrise. «Fa' come se fossi a casa tua!»
Uscii dalla stanza e cercai Vegeta ovunque. Andai in giro per tutta l'enorme abitazione, finché lo trovai camminare verso non so dove. «Vegeta!» lo chiamai e lui si fermò, così lo raggiunsi. «Perché continui a guardarmi in quel modo?» chiesi infastidita.
«Io guardo tutti così.» sbuffò. Stava per andarsene, ma, afferrandogli il braccio, riuscii a riavere la sua attenzione anche se mi stava incenerendo solo con lo sguardo.
«Non è vero. Tu sai, o perlomeno credi di sapere chi sono.» sentivo che lui, in qualche modo, mi conosceva e io volevo assolutamente avere delle risposte. «Se hai una teoria, dimmela! Non credo che tu mentiresti per nascondermi la verità: infondo mi hai appena conosciuta.»

Rimase in silenzio. Non mi piaceva il modo in cui aveva preso a guardarmi dopo che gli dissi queste parole.
«Tu...» iniziò a dire. Avrei finalmente scoperto chi ero o forse, mi avrebbe ammazzata. In ogni caso, il suo sguardo mi inquietava un pochino. «hai dei lineamenti non umani.»
Rimasi pietrificata. «Cosa? Come fai a dirlo? Tu hai conosciuto i miei per caso?» lo tempestai di domande. Forse avrei fatto a meglio a non chiedergli nulla, ma sebbene avessi paura, dovevo – volevo – scoprire le mie origini.
«Seguimi.» rispose soltanto. Incerta, feci come mi aveva chiesto, così ci incamminammo verso il verde giardino dell'enorme casa dei Brief e ci sedemmo; cioè io mi sedetti in una sedia che si trovava all'ombra dell'aiuola e Vegeta si appoggiò al tronco dell'albero a pochi passi davanti a me.
«Si tratta però di una leggenda che conoscono tutti, ma che – ovviamente – ha dell'impossibile.» fece freddo. «Perciò non metterti strane idee in testa, questo è solo quello che penso io.»
«Ma tu sei una persona molto intelligente e conosci moltissime cose.» gli dissi.
Lui mi guardò con la stessa espressione di chi ha avuto la conferma ai suoi dubbi.

«Ho incontrato un Dio parecchi anni fa. La sua bellezza e i suoi lineamenti erano davvero incantevoli.»
Lo guardai senza saper cosa dire: il principe dei Sayan, l'uomo più freddo di tutto l'universo, ha detto sul serio quelle parole? Incontrare un Dio ti cambiava? "Wow.".
«Tu assomigli tanto a quel Dio.»
«Che Dio era? Com'era? Dove l'hai incontrato? E quando?'»continuai imperterrita a bombardarlo di domande. Lui mi squadrò dall'alto in basso, come infastidito, ma rispose ugualmente alle mie domande.

«Ti ho detto di non metterti strane idee in testa e poi... Si può sapere perché vuoi sapere tutte queste cose?»
Se prima la mia felicità era alle stelle, ora alle stelle c'era solo il mio senso di impotenza.
«Il Dottore, pur sapendo chi erano i miei – e io so che lui lo sa, perché è un signore del tempo –, non vuole dirmi niente. Se provo soltanto a fargli una domanda su quest'argomento, lui si arrabbia!»
Silenzio. Quanto detestavo il silenzio che si creava dopo una tetra conversazione.
«L'ho incontrato quindici anni fa, qui a Satan City. Aveva i capelli dorati, ricci, proprio come i tuoi. Gli occhi erano blu e la sua carnagione era piuttosto abbronzata. Del resto, essendo il Dio del sole, come poteva non averla?»

Rimasi senza parole, ma quando stavo per porgli una domanda, il Dottore mi sollecitò a salutare Vegeta, dal momento che dovevamo ripartire.
«Non siamo molto distanti da Tokyo, perciò...»
«Grazie Vegeta. Tu non sai quanto le tue parole mi hanno resa felice!» lo interruppi.
Vegeta, strano a dirsi, mi sorrise. Ci salutammo e mi diressi dal Dottore. «Grazie di tutto amici! A presto!» dissi sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

«Stateci bene, ragazzi! A presto!» esclamarono loro.
Entrammo nel TARDIS, dove il Dottore cambiò le coordinate. «Dove andiamo Dottore?» chiesi.
«In un posto che amerai tantissimo!» mi rispose divertito.

***

3 giorni prima..

«Dottore! Non appena mi sentirai dire che non vedo l'ora di vedere la ragazza dai lunghi capelli color miele, allora significa che io e Delia non ci saremo più...»


 

***angolodellautricefuoriditesta***

Scusatemi l'enormissimo ritardo!!!
Che posso dire su questo capitolo? Che il finale l'ho fatto abbastanza tetro e misterioso... ;)
Spero che vi sia piaciuto! ^^
Ringrazio come al solito tutti quelli che la leggono, poi Alis, Ale e Phoenix per aver recensito il capitolo precedente! Spero che vi piaccia anche questo! <3
Ora vado~

#Hakuna Matata
Baci, Bebe <3

  
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