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Autore: Ladyhawke83    01/06/2015    2 recensioni
Questa storia si situa direttamente dopo la storia "la Linea dell'oblio la battaglia". Scopriremo nuovi dolorosi antefatti del passato di Vargas e, sia il mago che la druida Isabeau, verranno intrappolati e torturati da colui che ritenevano amico. Buona lettura. A presto Ladyhawke83 (fatemi sapere cosa ne pensate).
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Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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Torture e Confessioni


Passarono alcune ore e, per fortuna, la calura estiva sembrò dare tregua ai due prigionieri. Nessuno era venuto a dar loro conforto o cibo ed Isabeau cominciava a sentirsi affamata ed anche molto assetata.

"Callisto! Callisto svegliati! Dannazione!" Bisbigliò lei, in direzione dello stregone, per non farsi sentire dagli altri maghi. L'uomo lentamente si riscosse dal torpore e ci mise un po' ad accorgersi di essere legato come un salame, incatenato all'albero della nave, senza alcuna colpa. Diede alcuni strattoni alle catene, ma non accadde nulla, anzi quei tentativi di liberarsi non fecero che peggiorare la situazione.

"Dannazione! Maledetti maghi! Me la pagheranno! Gli farò passare la voglia di giocare a guardie e ladri!.. Isabeau.. come stai? Ti hanno fatto del male - tesoro -?". Lo stregone era abbastanza arrabbiato, ma non riusciva in alcun modo a liberarsi, non dovevano essere catene comuni, probabilmente quegli stolti avevano incantato quella ferraglia, perché risultasse molto solida ed assolutamente impossibile da scardinare.

"Non mi hanno fatto nulla per ora, almeno non fisicamente, sono stata solo ferita nell'orgoglio.." Isabeau ripensò al modo in cui Vargas se ne era andato lasciandola lì, senza risposte, come biasimarlo? Anche lei era fuggita da lui senza spiegarsi.

Doveva trovare il modo di farsi ascoltare dal mago, lui doveva sapere cosa significava per lei, se gli avesse confessato i suoi sentimenti in quel frangente non le avrebbe mai creduto. Doveva liberarsi.

"Ehi voi! Teste di cazzo! Ho seteeeeee! Cosa si deve fare qui per avere un po' d'acqua?" Gridò all'improvviso Callisto, sperando di attirare l'attenzione di qualcuno di quegli elfi pazzi che lo avevano imbrigliato, contemporaneamente lanciò un'occhiatina complice ad Isabeau. Lei sembrava non capire.

Per fortuna non giunsero da loro né Mestus, né Lindir, ma la sagoma ben più familiare del mezz'elfo dai capelli neri.

"Sei impazzito? Idiota di uno stregone! Ti sentiranno se continui così, ed io non potrò fare il mio lavoro.." L'apostrofò il mezz'elfo irritato e preoccupato. Si avvicinò a Callisto, che era stato legato con le mani dietro la schiena, con le catene saldamente fissate al legno.

"Ora devi stare completamente fermo, non vorrei averti sulla coscienza" Intimò Vargas allo stregone.

"Ehi mezz'orecchie che vuoi fare? non vorrai usare uno dei tuoi incantesimi ravvicinati per liberarmi? Se qualcosa dovesse andare storto di me non resterebbe altro che cenere, lasciami tentare di scassinare queste maledette catene da solo, piuttosto pensa ad Isabeau!" Callisto non poteva guardare negli occhi Vargas poichè lui gli era alle spalle, sapeva per certo che qualsiasi cosa aveva in mente non si sarebbe fermato, doveva aver perso anche lui la ragione. La distanza tra l'incantatore ed il bersaglio era troppo ristretta perchè lo stregone non corresse il rischio di morire per l'urto o la deflagrazione. Sarebbe stato libero sì, ma non tutto intero.

"Ma Callisto io -sto- pensando ad Isabeau, liberando te aiuto entrambi. Tu potrai fuggire, cercare soccorso, e una volta trovato, tornare a salvarci. Non fa una piega no?" A Callisto parve di aver colto una sfumatura di divertimento nella voce di Vargas, probabilmente era contento di poterlo tenere sulle spine, tutto dipendeva dalla concentrazione, e dalla precisione, del mago. Se anche solo una minima cosa fosse andata storta sarebbero morti entrambi, mago e stregone.

"Se non c'è proprio un altro modo.." Rispose rassegnato Callisto, non lo dava a vedere, ma sudava freddo, l'idea di morire così, legato come un animale e per mano del mezz'orecche, proprio non gli andava giù.

"No, non c'è! E ora fa silenzio! Ho bisogno di concentrarmi e non ho molto tempo prima che tornino gli altri. Un ultimo desiderio per il condannato?..." Adesso il mago era sarcastico, il fatto di avere la vita dello stregone nelle sue mani, lo rendeva fin troppo spavaldo.

"Oh si... prima di morire.. vorrei proprio fottermi la tua bella druida..Scusa -tesoro- ma è la verità.." Rispose a tono Callisto, rivolgendomi un'occhiatina, non aveva intenzione di farla passare liscia a Vargas. Per tutta riposta il mago lo colpì violentemente alla nuca, un lampo di disprezzo e gelosia negli occhi.

"Non ti permettere di usare questo tono stregone, altrimenti penso che sbaglierò incantesimo di proposito. Comunque lei non è mia, quindi mettiti in fila, se proprio devi e, ora fa' silenzio!".

Vargas ci mise un po' a raccogliere le energie e a concentrarsi, quei minuti sembrarono ore e sia Isabeau, che Callisto, attesero non osando quasi respirare, tanta era la tensione.

Quando sentirono pronunciata la parola dell'incantesimo, entrambi chiusero gli occhi, preparandosi al peggio.

Ci fu una lieve esplosione e una luce, seguita dal rumore metallico di catene spezzate.

Callisto era libero e tutto d'un pezzo, a parte una lieve bruciatura sui polsi e su parte dell'avambraccio.

"Bene! Bravo mezz'orecchie, ma potevi anche evitare di bruciacchiarmi le braccia, mi rimarrà il segno!" Si lamentò Callisto all'indirizzo del mago, mentre si sgranchiva gli arti.

Lo stregone volle subito liberare la druida, fu fermato dal mago che, visibilmente provato nel fisico, gli ordinò di scappare via subito. Non c'era tempo da perdere! Disse che lui, e le sue poderose ali, erano la loro unica speranza.

Doveva andare, prima che lo fermassero.

"Va' ora! Penserò io a lei, ma tu torna presto, non so per quanto riuscirò a tenerli a bada!".

Non mentiva.

Mentre lo stregone evocava il talento draconico del volo, fu protetto dallo scudo magico di Vargas, che avendo sentito i maghi giungere pronti ad ucciderli, doveva dargli tempo, ma le sue forze stavano cedendo.

Quando Callisto, con un balzo saltò in direzione del mare aperto, allontanandosi sempre di più da loro, allora, e solo allora, Vargas dissolse lo scudo protettivo evocato sullo stregone.

Ormai era fuori portata di incantesimo e di tiro.

Callisto si volse appena in tempo, per vedere il mago accasciarsi a terra, e gli altri avventarglisi contro, la druida gridò ma nessuno badò a lei.

Lo stregone ebbe la fortissima tentazione di tornare indietro per spaccare la faccia a quei bastardi, ma quello sarebbe stato un atto suicida. Lo sapeva.

Doveva trovare aiuto e subito, se non per Vargas almeno per Isabeau.

Provava un forte sentimento per la ragazza, e l'idea che fosse in balia di quei pazzi scatenati senza protezione alcuna, lo faceva ribollire di rabbia e lo riempiva di terrore al tempo stesso.

Pregò solo di non trovarli tutti morti al suo ritorno.


"Bene, bene, che abbiamo qui? Un altro traditore eh? Hai liberato lo stregone, beh non avresti dovuto, ora sono -molto- arrabbiato, e quando sono arrabbiato non controllo bene le mie reazioni.."

Il mago di nome Lindir colpì violentemente con il bastone il viso del povero Vargas, che riscosse dallo svenimento con una smorfia di dolore.

Si guardò brevemente intorno. Si ritrovava esattamente nello stesso punto dove prima era legato lo stregone, solo in posizione inversa.

Non le mani legate dietro la schiena, bensì davanti al corpo, stesse catene, stesso albero maestro.

Lo avevano privato della tunica e degli anelli che indossava abitualmente.

Sul dorso nudo del mezz'elfo e sul braccio, ancora i recenti segni dello schianto alla linea dell'oblio. Alcuni tagli non ancora del tutto rimarginati, non era certo un bel vedere, ma se conosceva bene Lindir, quello che ne sarebbe seguito sarebbe stato anche peggio di quello che aveva patito sul campo di battaglia.

Sollevò la testa e guardò davanti a sé. A pochi passi di distanza ancora incatenata, stava Isabeau, i due pali a cui erano stati legati erano speculari, quindi potevano guardarsi negli occhi. Non sarebbe stato facile.

La druida sembrava star bene, Vargas lesse solo una profonda angoscia nello sguardo che lei gli rivolse.

"State bene? Vi hanno fatto del male?" Era dannatamente preoccupato e si maledisse per aver ceduto ed aver permesso loro di legarlo; se fosse stato più forte ora non si troverebbero in quella situazione.

"Tranquillo Simenon non le ho torto un capello, non ancora almeno".

Fece un sorrisetto in direzione della fanciulla e, a lei, si gelò il sangue al pensiero di cosa aveva in mente.

"Se osi farle del male giuro che non avrò pace finché anche l'ultimo dei pezzi del tuo cadavere non sarà stato dato in pasto ai pesci! Come puoi fare questo? Abbiamo anche combattuto insieme, ti ho aiutato innumerevoli volte, pensavo fossi un mago rispettabile, non un sadico bastardo!".

Gridò Vargas, se solo le parole avessero avuto il potere di ferirlo, a quest'ora Lindir sarebbe morto, solo per la forza della rabbia nella voce del mago.

"Sai Simenon.. sono indeciso se intrattenermi prima con lei, oppure toglierti una volta per tutte quell'aria di superiorità che ti porti appresso, sei solo un Adandhel, un essere inferiore e te lo dimostrerò subito". Lindir si allontanò dalla druida e si posizionò alle spalle del mezzelfo.

"Vedo che il colpo di Helevorn giù alla -linea- ha lasciato un bel segno su di te, ma non abbastanza". Nelle mani dell'elfo, dai lunghi capelli dorati e dagli occhi cerulei, si materializzò un bastone, con punte di ferro posizionate su gran parte della lunghezza. Lo soppesò un istante e poi colpì.

Fu rapido e preciso, il bastone ferrato andò a conficcarsi nella schiena del povero mezzelfo, il quale trattenne a stento un grido di dolore.

Sulla schiena già martoriata del prigioniero, si impressero alcuni solchi profondi che iniziarono a sanguinare, e come se ciò non bastasse, si riaprirono anche le vecchie ferite, causandogli ulteriore sofferenza.

Era deciso a non cedere al dolore. Lo doveva a lei, che lo stava guardando con occhi pietrificati dal terrore.

Non voleva dimostrarsi un debole, era pur sempre un uomo, un mezz'elfo dopotutto.

"Forse sono stato troppo brusco cosa dici Simenon? Eppure non ti sei lamentato, o forse sono stato fin troppo cauto? Dovrò rimediare." E il bastone andò di nuovo a segno.

La seconda volta fu più forte della prima. Un grido uscì dalle labbra di Vargas e Isabeau lo vide contrarsi, era evidente quanto soffrisse.

Il bruciore era insopportabile, ed ogni volta che estraeva quel bastone dalla sua povera schiena era come se gli strappassero le carni di dosso.

Non sapeva quanto avrebbe resistito, ma doveva farlo, per non lasciare che quel maledetto si sfogasse su Isabeau.

".. cciderò" disse il mago ansimando con un filo di voce, appena si riscosse da quel dolore pungente.

"Come? Parla più forte Simenon non riesco a sentirti".

Lindir lo colpì con il bastone appuntito per la terza volta, era deciso ad umiliarlo, annientarlo, forse anche ucciderlo.

Questa volta a Vargas parve di essere di nuovo sul punto di svenire, gridò mentre il suo carnefice rideva.

Isabeau con occhi velati di lacrime implorava.

Per Vargas era quasi più insopportabile sentirla piangere e soffrire per lui, che non la tortura che stava subendo. Avrebbe voluto dirle di stare zitta, ma non ne aveva le forze e preferì conservare la sua rabbia per il vero bersaglio di quella situazione orrenda, Lindir.

"Giuro che ti ucciderò con le mie mani! Tu non rivedrai la luce del giorno! È' una promessa!" Ebbe la forza di gridare contro il suo aggressore.

"E dimmi Adanedhel, come pensi di fare? Vorresti forse uccidermi con la forza del pensiero? Perché dubito che tu, in queste condizioni, possa farmi qualcosa a parte essere un piacevole diversivo. Forse hai fatto confusione di ruoli". Lindir ora si era messo accovacciato di fronte al mezzelfo e lo guardava negli occhi.

"Guardati, non riesci neanche a stare in piedi, non è bello stare in ginocchio davanti ad una signora". Lo tirò su violentemente e lo rimise in piedi, spostando le catene più in alto su un chiodo posizionato sopra la testa di Vargas, di modo che lui non potesse lasciarsi scivolare giù, avrebbe dovuto mantenere la posizione eretta con le braccia tese sopra la testa.

Questa posizione lo faceva soffrire terribilmente, aveva tutti i muscoli dorsali in tensione e la pelle tirava, così come anche le ferite e le cicatrici. Lindir lo colpì ancora un paio di volte con quel maledetto arnese e lui, stavolta, desiderò davvero di sprofondare nell'oblio dei sensi.

"Lascialo stare, lâche bâtard!" lo insultò furiosa la druida. Piangeva, ma la collera era talmente grande che avrebbe potuto scatenare un terremoto con il solo pensiero.

"Oh.. ma che onore, la tua puttanella mi insulta in francese.. Dimmi Simenon.. è così focosa anche sotto le lenzuola? O forse -vile bastardo- è l'appellativo con cui ti chiama quando te la scopi?" Lindir si avvicinò alla druida e le immobilizzò il viso con una mano, costringendola a guardarlo. Lei gli restituì uno sguardo carico d'odio, uno di quelli capaci di incenerire con un solo battito di ciglia.

"Suvvia sono così odiosamente brutto? Non mi merito neanche una piccola ricompensa? Sono stato gentile con te, in fondo non ti ho gettato in mare quando ne ho avuto l'occasione, dovresti ringraziarmi figlia di Adamo".

Sempre tenendole fermo il viso con la mano, la baciò.

La sua lingua perfida si insinuò fra le sue labbra e lei ebbe un conato di nausea, il labbro inferiore riprese a sanguinare ed il sangue si mescolò agli umori di quel bacio forzato. La voleva umiliare, come se non bastasse quello che stava facendo a Vargas.

Fu Lindir a staccarsi da lei, sputando.

"Il tuo sangue ha un sapore orrendo!". Disse pulendosi la bocca.

"Non sapevo che il sangue potesse avere un buon sapore, a meno che voi non siate un vampiro.." Disse sarcasticamente lei.

Anche in quella situazione riusciva a mantenere un certo carattere. Era forte questo Vargas lo sapeva, ma per quanto ancora?

Il panico stava invadendo ogni piccola parte del suo cervello, non voleva essere toccata da quell'elfo sadico.

Fisicamente Lindir era la personificazione della perfezione.

Occhi di un viola intenso, le iridi al sole cangiavano virando verso la sfumatura dell'oro, il fisico slanciato, lunghissimi capelli biondi, lineamenti gentili. Purtroppo la sua mente ed il suo cuore erano freddi e aridi come il ghiaccio, e per questo non esisteva cura.

Voleva vederlo morto.

Si chiese se Callisto sarebbe mai arrivato in tempo per salvarli da quell'inferno.

"Bene ricominciamo dal principio, mi pare che qui qualcuno non sia stato sincero, vero Simenon?".

Lindir si avvicinò nuovamente al mezzelfo e lui trattenne il fiato, aspettandosi l'ennesimo colpo, che per il momento non arrivò.

"Avanti Simenon sii sincero con la puttanella. Facciamo un gioco. Tu dici a lei quello che ti chiederò, e io prometto che non le farò alcun male, se però dovessi mentire, allora mi prenderò una rivincita su di lei, a te la scelta". Nel suo delirio di onnipotenza quell'elfo sembrava dannatamente lucido. Di sicuro non avrebbe tardato a mettere in pratica ciò che diceva.

"Raccontale di come è morta Agata, dille di come l'hai uccisa, e poi sei fuggito senza prendertene la responsabilità". Incalzò Lindir avvicinandosi minacciosamente ad Isabeau.

"Io non ho ucciso Agata, le volevo bene.. è stato un incidente.." Vargas vacillava, quel ricordo dovette ferirlo molto.

"Risposta sbagliata... Su Simenon puoi fare di meglio...". Lindir strappò parte della veste di Isabeau, lasciando le sue nudità esposte impietosamente.

Lei, per quanto fosse impaurita dall'elfo, cercò di sostenere il suo sguardo, cosa che fece infuriare ancora di più Lindir. Voleva che tutti lo temessero.

"Forse hai bisogno di un incentivo per convincerti a parlare.." Prese il bastone chiodato e sporco del sangue di Vargas, fece scomparire la punte da esso e al suo posto comparve una fiamma ed un marchio incandescente.

Con un ghigno di soddisfazione l'elfo lo avvicinò e lo impresse sopra il seno sinistro della druida, che fu marchiata proprio come fosse una vacca con un simbolo elfico che stava ad indicare "Nadorhuan", ovvero "Vile, Cane".

La druida lanciò un grido, ansimava e piangeva, l'odore della sua stessa carne bruciata le dava la nausea.

"E adesso chi è il lâche bâtard? Ho inciso quello che mi hai detto sulla tua pelle, così ogni volta che lo vedrai penserai a me, è romantico non trovi? E ora torniamo a te, caro Simenon. Ora ti conviene essere sincero, ti ripeto la domanda: -come é morta Agata?- Dì a questo bel fiorellino la verità, altrimenti sarò costretto a rovinare qualche altro petalo e tu non lo vuoi, vero?" Lindir rise di gusto. Torturare quei due gli procurava un piacere immenso, un godimento che non provava da tanto tempo.

"Va bene.. Va bene.. Cosa vuoi che dica? Che ho ucciso Agata? Che é stata tutta colpa mia e del mio stupido orgoglio? È così... ho evocato io la creatura che l'ha uccisa. Lei mi amava ed io l'ho mandata a morire. E' stata tutta colpa mia e della stupida mia ambizione". La voce gli si incrinò, e quella fu una delle rare volte in cui Isabeau vide Vargas versare lacrime, piangeva per Agata, per la sua perdita, e per essere stato uno sciocco egoista. Era solo un ragazzo quando successe, ma avrebbe potuto evitarlo, se non solo non fosse stato così pieno di sé.

Vederlo così afflitto, sofferente e vulnerabile spezzò il cuore alla druida, voleva abbracciarlo, consolarlo, portarlo via dal quel ricordo.

"Bravo Simenon, vedo che cominci a capire cosa significa la sincerità. Adesso perchè non dici alla druida che ti sei portato a letto Agata, pur sapendo che il tuo migliore amico ne era innamorato, fregandotene anche del fatto che lei ti amasse e tu non la ricambiavi?" Infierì Lindir non contento del dolore fisico e psicologico inferto già alla sua vittima.

Isabeau si chiese come mai Lindir sapesse tutte queste cose sul passato di Vargas, evidentemente doveva essere stato un suo amico in passato, come lo era stato anche Dorlas. Forse non un amico sincero.

"Non l'ho fatto di proposito, ero solo un ragazzo, non volevo ferire nessuno, tantomeno Agata, eravamo giovani, ubriachi, inesperti.. Io non sapevo..".

Rispose Vargas tra le lacrime.

In quel momento non era più il mezzelfo adulto, diventato potente mago. In quel momento, mentre confessava, era ancora il ragazzo di diciassette anni con il corpo, senza vita, di Agata tra le braccia.

"Ancora una volta la risposta non è corretta. Simenon proprio non vuoi imparare, dovrò rinfrescarti la memoria".

Questa volta Lindir estrasse un pugnale, riccamente lavorato sia sulla lama che sull'impugnatura e lo accostò alla bella druida, scendendo con la lama fino ai polsi.

"Lasciala stare, ti dirò tutto quello che vuoi però, ti scongiuro, non toccarla!".

Implorò il mezzelfo quando vide il luccichio della lama del pugnale.

"Sai Simenon potrei anche darti ascolto, ma in un gioco ci sono delle regole e tu non le hai rispettate, io ti avevo avvertito, poi detesto sentirti implorare.." Lindir afferrò la mano sinistra della druida la girò palmo in sù e vi affondò il pugnale senza esitazione, passandole la mano da parte a parte. Il sangue corse sulla lama e cadde in terra, sulle assi.

Lei gridò, il dolore era insopportabile, ma non staccò lo sguardo dagli occhi di Vargas, guardarli era l'unica cosa che le permetteva di non arrendersi.

Lui le restituì lo sguardo e qualcosa, in quel preciso istante, mutò nel mezzelfo.

La ferita di Isabeau, il suo sangue unito al dolore innescarono una reazione dirompente nel mago.

Egli lanciò un grido disumano, sul suo corpo comparvero dei segni, neri come l'inchiostro, si incisero lentamente sulla sua pelle come fossero scie di fuoco, lo strano disegno partì dalle mani per poi scendere fino alla testa.

Il viso si trasfigurò, e gli occhi da bruni che erano, divennero completamente neri, vacui.

Anche gli altri tratti del volto assunsero caratteristiche ferine.

Si stava trasformando, ma né Lindir né la druida sapevano in che cosa.

L'elfo iniziò ad arretrare, quando vide che il mezzelfo stava tentandoncon successo, di liberarsi dalle catene che lo tenevano avvinto.

Ancora poco ed avrebbe spezzato anche l'albero maestro.

Isabeau ne era terrorizzata, ma anche magneticamente attratta, qualcosa in quella trasformazione la ipnotizzava.

Lindir si riscosse quasi subito dalla sorpresa e, senza dare il tempo al mezzelfo di liberarsi dalle catene, lo colpì con un potente incantesimo di stordimento.

Vargas si accasciò completamente privo di coscienza e di forza.

I segni sul suo corpo iniziarono a svanire rapidamente e il giovane mago riprese le usuali sembianze, il viso pallido, ma rilassato.

"Non lascerò che tu mi faccia questo scherzetto un'altra volta, adesso basta giocare, è ora che tu muoia, maledetto Adanedhel!". Con il pugnale sguainato Lindir si avventò sul corpo esanime del povero Vargas, mirando dritto al cuore. Isabeau non osò guardare.

Si può dire che il mago fu salvato dal tempismo perfetto di Callisto, il quale, con sprezzo del pericolo, si lanciò a tutta velocità contro l'elfo dai capelli dorati, scaraventandolo a terra e facendogli scivolare via di mano l'arma.

L'impatto fu piuttosto forte, tanto che Lindir faticò a riprendere fiato, Callisto incombeva sopra di lui con il peso del suo corpo, fisicamente più forte, gli assestò un pugno in pieno viso e, finalmente, anche l'intoccabile elfo Lindir iniziò a sanguinare.

"Brutto Bastardo, io ti ammazzo, hai capito? Ma prima ti farò soffrire come tu hai fatto soffrire i miei amici!" Callisto era fuori controllo, un fascio di rabbiosa furia e nervi.

Lo picchiava a mani nude, lo calciava con gli stivali, poi lo tirava su e ricominciava da capo. Il bel viso dell'elfo era ridotto ad un ammasso di lividi. Eppure quel pazzo bastardo rideva ancora , osava ridere ancora.

"Cosa ti fa ridere tanto? Ti farò sputare tutti denti a suon di schiaffi! Ti piace torturare gli altri vero? Ora vedrai cosa si prova a stare dall'altra parte!" Callisto era lucido, lo avrebbe torturato e poi ucciso.

"Rido perchè tra poco saremo morti tutti comunque, annegati o peggio.. Non mi fai paura stregone" . Rispose Lindir tranquillamente.

"Parla! cosa vuoi dire? Pazzo bastardo!". Callisto lo incalzava per fargli vuotare il sacco, ma venne interrotto da un grosso scossone alla nave, come se avesse urtato qualcosa di molto grosso.

"Che diavolo è?" Si chiese Callisto e obbligò Lindir a liberare sia il mezzelfo che la druida. Lui rise e facendo spallucce, con un gesto semplice, li liberò.

Non avevano più importanza per lui. Si era divertito abbastanza.

Caddero entrambi a terra, Vargas non aveva ancora ripreso i sensi, Isabeau era visibilmente provata nel corpo e nello spirito, la mano sanguinava ancora e non aveva più sensibilità alle dita.

Feriti, torturati, umiliati, ma vivi. Era questo l'importante.

Callisto legò Lindir come lui aveva fatto con i suoi amici e per il momento lo lasciò lì.

Il suo pensiero andò prima ad Isabeau che cercò di coprire con la tunica, poi a Vargas.

La druida chiese a Callisto di accompagnarla dal mezzelfo, voleva curarlo, toccarlo, sentire che era ancora vivo. Erano solo a pochi passi di distanza, ma lei da sola non ce la faceva. Aveva bisogno anche di lui in quel momento.

Un altro scossone fece vacillare il vascello, il quale si inclinò pericolosamente da un lato, Isabeau dovette puntellarsi con i piedi per non scivolare e cadere, Callisto con agile manovra alare riuscì, invece, a rimanere in equilibrio e la tenne salda per le spalle.

Lei si accucciò a fianco del corpo del mezzelfo, questa scena a Callisto pareva un fastidioso Deja-vu, ci si sarebbe dovuto abituare. Prima veniva Vargas poi, forse, lui.

"Callisto aiutami! Non riesco a girarlo.. Mi serve la mia sacca.. Maledizione.." Le mani le tremavano, non riusciva a concentrarsi, già qualche giorno addietro aveva provato quella spiacevole sensazione di nodo alla gola, nausea e profonda paura. Paura di perderlo.

Lo stregone aiutò Isabeau a girare il mago sul fianco e non nascose una smorfia di disgusto nel vedere come era ridotta la schiena del mezzelfo.

"Ci è andato giù pesante il bastardo.. Odio ammetterlo ma ho voglia di fargliela pagare anche per questo. Tu stai tranquilla, puoi farcela. Lo hai già aggiustato una volta, lui ha bisogno di te, io vi lascio un attimo tranquilli.. Vado a cercare le tue cose.. E tu non osare proferire parola, altrimenti quella lingua te la taglio..".

Lo stregone lanciò uno sguardo di morte in direzione di Lindir, il quale osava ancora sorridere, compiaciuto del suo capolavoro sul corpo di Vargas.

Callisto lasciò la coppia di liberati, il pazzo elfo legato e si avviò sotto coperta.

Voleva scoprire cosa era quel baccano, che fine avevano fatto Dorlas e Mestus e cosa stava accadendo alla nave.


   
 
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