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Autore: Ladyhawke83    01/06/2015    5 recensioni
Questa storia si situa direttamente dopo la storia "la Linea dell'oblio la battaglia". Scopriremo nuovi dolorosi antefatti del passato di Vargas e, sia il mago che la druida Isabeau, verranno intrappolati e torturati da colui che ritenevano amico. Buona lettura. A presto Ladyhawke83 (fatemi sapere cosa ne pensate).
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Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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Catene e Sentimenti


Il mare beccheggiava e la calura era quasi diventata insopportabile. A bordo della nave, ormai riparata, alcuni maghi cercavano un po' di refrigerio all'ombra delle vele.

L'aria era resa ancora più pesante dal fatto che non spirasse un alito di vento.

Callisto e gli altri membri del magico equipaggio riposavano, soltanto Vargas era sveglio, scrutava l'orizzonte, sperando di non essersi sbagliato.

Poco prima gli era parso di udire il verso di un falco, il cuore gli era balzato nel petto, colmo di speranza al pensiero di rivedere lei. Poi la parte elfica del suo sangue aveva preso il sopravvento su quel sentimento, riportandolo ad una gelida razionalità.

Per troppo tempo aveva permesso alla sua parte umana di emergere, portando con sé tutta una serie di sentimenti che lui ora era deciso ad ignorare.

L'amore, quale grandiosa bugia ed illusione.

Aveva amato solo due donne in vita sua e le aveva "perse" entrambe. La prima circa otto addietro e la seconda solo pochi giorni prima. Non voleva illudersi, non voleva in alcun modo cedere all'amore ed alla speranza, contro il bel paladino, il francese dagli occhi di ghiaccio e dai biondi capelli nulla poteva, anche se la la druida avesse rinnegato il suo amore per il Capitano Navarre, se fosse tornata, cosa che non credeva, per quanto sarebbe rimasta?

Inutile negarlo, quei due erano parti della stessa medaglia, lui era stato solo un "incidente di percorso". Una piccolissima parte del suo cuore, però, ancora sperava.

Desiderava ardentemente di scorgere in cielo quel bellissimo falco; Isabeau gli era entrata dentro e da quando se ne era andata in lacrime da quella nave, qualcosa in lui si era spezzato, si sentiva inquieto, turbato, vulnerabile come mai prima.

Come conferma ai suoi pensieri, ecco che nel cielo comparvero le ali del rapace, che rapidamente ridiscese fino a poggiarsi sulla balaustra, poco distante da lui.

Vargas distolse lo sguardo, fissando un punto vago nella direzione opposta, e quando si voltò di nuovo verso il falco, vide lei. Le gambe ed i piedi nudi rivolti verso il mare e le braccia ben salde sulla presa.

Fu sorpreso di notare i capelli cortissimi della giovane, che avevano sostituito la chioma fluente e mossa di qualche giorno prima. Quel taglio le conferiva un tocco selvaggio ed un po' meno dolce, ma non per questo meno attraente, chissà per quale motivo avesse deciso di rinunciare alla sua bella chioma?

Vargas dissimulò bene la sorpresa e il sollievo di riaverla lì, fingendo indifferenza.

Non voleva cedere e non lo avrebbe fatto.

Se lei era destinata ad un altro che senso aveva elemosinare il suo amore? Per poi essere scartato nel momento in cui avrebbe rincontrato il paladino?

"Siete tornata dunque" disse il mago tentando di trasmettere assunta freddezza con quelle parole.

"Si, ne siete forse scontento?" chiese lei guardandolo con occhi sinceri.

Occhi nei quali ci si poteva perdere, ma il mago era fermamente deciso a non lasciarsi andare. Quanto avrebbe voluto, invece, stringerla e baciare quelle labbra screpolate dal vento e dall'aria salmastra, dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo, inspirò forte prima di risponderle.

"La cosa mi lascia indifferente, ma se siete qui significa che non vi siete ricongiunta ai francesi ed al vostro cavaliere, o mi sbaglio?" Mentiva spudoratamente, e se lei avesse fatto un altro passo verso di lui, la sua maschera di indifferenza sarebbe rovinosamente caduta, lasciando in bella vista i suoi sentimenti ed il suo cuore ferito.

Lei gli si fece vicino, poggiando i piedi nudi sulle assi, che ad ogni movimento crepitavano. Un'espressione afflitta si dipinse sul suo viso, oscurando per un attimo il verde intenso dei suoi occhi.

"Purtroppo non ho potuto raggiungerli, hanno superato il valico ed io, da sola, non posso seguirli. Dovrò attendere di attraversare il mare e di giungere a terra, sempre che io sia ancora la benvenuta su questa nave.." Chiese con fare interrogativo.

Vargas non fece in tempo a risponderle, che venne superato dai due maghi Mestus e Lindir, i quali immobilizzarono la ragazza tenendole saldamente le braccia. Lei cercò di divincolarsi, fu colta da un improvviso senso di smarrimento e terrore, istintivamente cercò con lo sguardo gli occhi di Vargas che, per tutta risposta, erano sorpresi quanto i suoi.

"Cosa diavolo fate?" Chiese il mago ai suoi colleghi, che nel frattempo avevano trascinato Isabeau vicino ad uno dei tre alberi maestri e si apprestavano a metterle catene di ferro ai polsi e ai piedi.

"Simenon lei ha ucciso uno dei nostri, la sgualdrina deve pagare! La legheremo all'albero maestro e qui rimarrà finché i corvi non decideranno di cibarsene, oppure finché non giungeremo a destinazione, così che possa essere sbattuta in cella per il suo crimine, è un'assassina, avrebbe fatto meglio a non ritornare, peggio per lei!" Detto questo Mestus la legò con le catene fissandole all'albero maestro, in modo che potesse muoversi, ma che non potesse né liberarsi né fuggire.

"Siete impazziti! Animali!" Questa volta a gridare fu Callisto, lo stregone, che tentò subito di liberare la ragazza, ma fu colpito violentemente da entrambi i maghi e cadde a terra svenuto, purtroppo non aveva ancora ripreso le forze, in seguito allo scontro con Helevorn. Purtroppo anche Vargas era consapevole della propria debolezza, non si era ancora ristabilito del tutto, decise di prendere tempo per capire le intenzioni dei due maghi elfi.

"Non è stata la druida ad uccidere il ragazzo, cioè materialmente sì, ma la sua mente era sotto l'influsso di Helevorn, quindi il mandante è lui, non lei, liberatela subito!" Intimò il mago ai due.

"Altrimenti cosa farai? Desideri anche tu fare compagnia allo stregone? Da retta a me, è inutile esporsi per una puttanella druida, tranquillo la tratteremo bene.." Rispose Lindir, ponendo l'accento sulle ultime parole, non lasciando presagire nulla di buono.

A malincuore Vargas dovette ammettere che non l'avrebbe spuntata contro i due maghi. Non era ancora abbastanza forte, inoltre era turbato dalla facilità con la quale avevano reso innocuo Callisto, dovevano aver rinforzato i loro poteri in qualche modo.

Isabeau cercava di ribellarsi, gridava, strattonava le catene di ferro, ma esse le bruciavano i polsi e le caviglie, più tirava più il dolore cresceva. Con esso montava anche la rabbia, quando vide che legavano, più o meno allo stesso modo, il suo amico Callisto, la cui unica colpa era quella di aver cercato di aiutarla.

"Siete dei bastardi, liberateci subito, Vargas fa' qualcosa!" Gridò lei cercando appoggio e solidarietà nel mezz'elfo. Purtroppo quello che vide la lasciò senza parole. Vargas invece di lottare contro quell'ammutinamento imprevisto, distolse lo sguardo da quella scena pietosa in cui, la sua donna e lo stregone, erano alla mercé di quei due pazzi.

Se solo fosse stato più forte. Sapeva di non potercela fare in uno scontro diretto, dovette accettare quello spettacolo odioso e ingoiare ondate di rabbiosa vendetta.

"Simenon, la puttanella si prende un po' troppa confidenza con te, non trovi? Dovresti punirla. O forse sei troppo sensibile per farlo? Posso pensarci io se vuoi, vedrai che le farò rimpiangere di essere tornata" Lindir con una mano la prese per i capelli e la costrinse a guardarlo negli occhi. E le si fece talmente vicino che poteva sentire il suo respiro sul viso.

"Oh forse ti piace essere maltrattata? Se Simenon non vuole divertirsi con te, posso sempre farlo io.." Continuò l'elfo di nome Lindir, anche lui, come Helevorn, sembrava trarre piacere nel soggiogare e torturare altri esseri umani.

Isabeau era in preda al terrore, ma non volle dare alcuna soddisfazione al suo assalitore, pregò solo che Vargas intervenisse in qualche modo, se non per liberarla, almeno per distogliere l'attenzione di quell'elfo da lei.

Il mezz'elfo dai capelli corvini fece l'unica cosa che poteva: finse di volersi approfittare della druida, esattamente come Lindir si aspettava.

Si avvicinò a lei e per un attimo ad Isabeau parve di intravedere un suo sguardo complice, si sbagliava, il mago le assestò un sonoro ceffone che le fece voltare la faccia dall'altra parte. Vargas aveva colpito piuttosto forte, abbastanza forte, da spaccarle il labbro con il dorso dell'anello che il mago portava all'indice destro.

Solo in quel momento, quando il sangue le sporcò la bocca, Isabeau vide l'espressione terrorizzata e dispiaciuta sul viso del mago. Sembrava chiedere perdono, probabilmente non era stata sua intenzione colpire con tanta veemenza.

Fu un fugace attimo, ma la druida capì che lui l'aveva fatto per allontanare gli altri due da lei; ferendola le aveva dimostrato quanto realmente tenesse a lei.

Una lacrima solcò la guancia arrossata della druida, ma fu una lacrima di sollievo, non di pena.

Vargas si voltò verso gli altri due e disse loro che ci avrebbe pensato lui a -raddrizzare- la ragazza. Fu abbastanza convincente, tanto che Lindir se ne andò sottocoperta di malavoglia, non prima di essersi lamentato di non potersi divertire con la druida.

Mestus non amava pratiche sadiche, gli premeva solo fare giustizia per il compagno morto, quindi con un'alzata di spalle seguì Lindir sottocoperta, assecondando le sue frasi sconce sulle donne e su Isabeau in particolare.

Il mezz'elfo aspettò che i due fossero fuori portata di udito, e subito si chinò a tamponare il sangue della ferita con un fazzoletto, la sua mano destra tremava e lo sguardo era preoccupato.

"Sto bene, non c'è bisogno, davvero.. sono una druida e la ferita guarirà in fretta. Solo la prossima volta vi chiederei di colpirmi, se proprio dovete, senza anelli alle dita, mi avete fatto un male cane sapete?" Disse Isabeau scostando il viso dal fazzoletto, che il mago le porgeva, e accennando un lieve sorriso.

"Perdonatemi, non sapevo cosa fare, a quanto pare sono molti più i nemici che gli amici qui, mi dispiace non posso liberarvi. Non sono ancora abbastanza forte, la parte sinistra del mio corpo fatica a guarire e, così conciato non posso fare molto, rischierei di sbagliare incantesimo e ferire qualcuno". Pareva sconsolato, si sentiva responsabile, a torto o a ragione, tutto era di nuovo nelle sue mani, e Isabeau dubitava che lui potesse portare un simile peso da solo.

"E Dorlas? Non può aiutarvi? Non potete riferire questi comportamenti ai -piani alti-?" Sperava di ottenere buone risposte, non ne poteva già più di stare in catene, nei punti in cui il metallo toccava la sua pelle si stavano formando ustioni dolorose.

"Dorlas si è ammalato il giorno dopo che voi ve ne siete andata, non ho potuto fare molto per lui. Ho il sospetto che lo abbiano avvelenato per non farlo parlare, non credo sia in pericolo di vita, ma sta veramente male. Callisto si è ripreso da poco e io non ho forze, siamo in minoranza, purtroppo. Quando la nave giungerà a terra me la pagheranno, ve lo giuro!" Un lampo di determinazione, e di vendetta, attraversò gli occhi scuri del mago.

"Vi proteggerò come posso, ma non devono sapere del nostro legame, altrimenti si divertiranno a farvi del male solo per punire me. Voi dovrete fingere che io sia come loro, sperando che se la bevano. Intanto io cercherò di liberare Callisto, per quanto odi ammetterlo, ho bisogno di lui se vogliamo uscire vivi da questa situazione.

Prima di lasciarla la baciò dolcemente, stando attento a non toccare il punto in cui l'aveva ferita. Voleva rassicurarla, ma più forse rassicurare se stesso.

A quel bacio, casto e gentile, lei rispose con molta più passione di quanta Vargas si aspettasse. La bocca di lei si posò avidamente su quella di lui, come un assetato che finalmente trovi una fonte d'acqua limpida dopo giorni di deserto e privazioni.

La lingua di lei incontrò la sua più volte, e il mago si sorprese di come, quel singolo contatto, avesse già innescato nel suo corpo una prepotente eccitazione.

Ebbe la forza di staccarsi da lei, solo quando avvertì il sapore del sangue mescolato alla saliva, il labbro doveva aver ripreso a sanguinare. Non intendeva ferirla ancora, anche se tutto in lui spingeva per possederla in quel momento, per un attimo lasciò che la sua mente immaginasse di prenderla violentemente incatenata così com'era.

Per fortuna il sapore metallico del sangue, ed un flebile gemito di lei lo riscossero, facendogli riprendere il controllo di sé, o quasi.

"Se fate così non risponderò più delle mie azioni sono pur sempre un uomo!.. Maledizione, vi ho fatto sanguinare di nuovo" La guardò con occhi e fare premuroso, per nulla lascivo, nonostante il desiderio non lo avesse abbandonato ancora.

"I vostri colleghi maghi, soprattutto quel Lindir, non aspettano altro che umiliarmi e procurarmi dolore..Se lo fate voi non oseranno fermarvi. Loro non sanno di noi, quindi potremmo fingere che io abbia paura e che voi vogliate solo divertirvi, sento che lo volete..".

Il mago però a quella proposta così diretta si ritrasse, quasi disgustato, un'espressione dura, di rancore, si disegnò sul bel volto dai lineamenti decisi.

"No, non se ne parla nemmeno, non così, non qui e.. non adesso. Non adesso che so. Non sono né un animale, né uno stolto. Cosa direbbe il vostro bel capitato Navarre di questo? Non siete forse la sua promessa sposa? Ho sbagliato una volta, non lo farò di nuovo!" Si alzò e, senza neanche guardarla, se ne andò sempre tenendosi al suo bastone, lasciò un'assenza gelida dove prima c'era stato calore.

Possibile che si fosse sbagliata? Possibile che lui non la volesse? Come poteva quello stupido anche solo pensare che lei sarebbe ritornata dal Capitano Navarre, quando ormai era persa d'amore per lui, e per di più portava in grembo il frutto di quell'amore acerbo, ma fortissimo? Sciocco mago! Non aveva compreso che l'unico motivo per cui lei era andata in cerca di Navarre, era per scusarsi con il cavaliere e per rompere il loro fidanzamento.

Si erano amati molto in passato, ma da quando quella maledizione li aveva divisi, privando sia lei sia Navarre della loro reciproca memoria, lei aveva trovato lui, Simenon Vargas, e non intendeva lasciarlo.

Ora però, il mezz'elfo non sembrava consapevole dei sentimenti della druida e le cose, per entrambi, potevano mettersi molto male.

   
 
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