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Autore: Memi_    02/06/2015    0 recensioni
[Tratto dal secondo capitolo]
'' (...) Faccio appena in tempo a realizzare che lui è davanti la porta di casa mia che la richiudo immediatamente.
Il mio respiro accelera, così come il battito cardiaco.
Ora ho paura. Come ha fatto a scoprire dove abito? Perché mi ha cercata? Oddio e se mi avesse riconosciuta? Sto per morire e Meredith non è qui, Santo Cielo.
Sento di nuovo il campanello.
-Cosa vuoi?- chiedo a voce alta, cercando di nascondere il terrore puro che mi attanaglia lo stomaco e la gola.
-Voglio entrare!- Risponde il biondo.
-E perché, scusa? Non ci conosciamo nemmeno!
-Sei paranoica, eh, Miller?
La bile mi sale in gola. Come sa il mio nome?''
Questa storia è la correzione dell'originale. Spero vi piaccia più di quanto non abbia fatto la prima. Grazie per il vostro supporto.
Genere: Generale, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi sveglio di colpo, quasi urlando. Odio svegliarmi così.
Mi passo una mano sul volto, scoprendomi spaventosamente sudata. Quel ricordo ora mi perseguita sotto forma di incubo, e ogni sera vorrei non sognare nulla.
Sono passati due anni ormai, e anche se ci ho fatto l’abitudine, il senso di colpa di non sentire nessun rimorso per quel che avevo fatto mi fa riflettere ogni mattina.
Ma quell’uomo mi seguiva da quando avevo cominciato la terza media. Ha segnato la mia vita e il fatto che ora lui non poteva nuocere né a me né ad altre ragazze mi rende solo felice.
Afferro il cellulare e controllo l’ora. Le 6:30.
Poco male, mi sarei dovuta svegliare comunque.
Mi alzo in fretta, cercando i vestiti nell’armadio.
Li butto distrattamente sul letto sfatto, e mi dirigo verso la camera di Meredith.
Da quella notte non si è più voluta staccare da me, e a me non da fastidio. Mi da un certo senso di protezione, lei è praticamente l’unica, a parte la mia famiglia, che sa cos’è successo veramente.
-Sveglia, dormigliona.- Lei si rigira nel letto, voltandomi le spalle.
-Lasciami due minuti, mamma- Delira, mettendosi un cuscino sopra la testa ramata.
-Ok, ci rinuncio- Esclamo, dirigendomi in bagno.
Dopo essermi vestita, vado in cucina a preparare la colazione.
Cucino qualche frittella, forse l’odore potrebbe svegliare Meredith dal suo sonno post-sbornia della domenica.
-Buongiorno!- Esclama una vocina furba, prendendo un paio di frittelle dal mio piatto.
-Ehi, quelle sono le mie!- La riprendo, mentre lei se ne frega, mangiandosi anche il resto.
-Che ore sono?- Chiede, massaggiandosi la pancia come una bambina troppo golosa.
-Sono le 7. E vedi di sbrigarti, non voglio fare tardi di nuovo.- Meredith sembra amare arrivare in ritardo in qualunque luogo debba andare. Non capisco come faccia, dato che alcune volte è praticamente impossibile ritardare. Credo che mi arrenderò presto al fatto che sia così solo perché lei è Meredith Moore.
-Le 7? Oh merda.- Aggiunge lei. La guardo perplessa dal suo francesismo, mentre afferra entrambi gli zaini e si mette a correre per casa, cercando il suo cappotto.
Mi accorgo con stupore che si è cambiata in circa un quarto d’ora, e rimango un po’ stranita.
‘’Oggi sarà una giornata strana’’ penso ironica.
Alzo gli occhi al cielo, e spengo il fornello, andando a fare colazione.
-Trovato. Ora, corri.
Faccio appena in tempo a vedere un turbine di capelli rossi che esce correndo dalla porta di casa, che la seguo sbuffando. Non mi piace correre di prima mattina, soprattutto con quattro frittelle sullo stomaco. Non è salutare.
La raggiungo alla stazione del bus, mentre lei riprende fiato, piegandosi sulle ginocchia.
-Cosa cazzo metti nello zaino?!- Ansima lei, guardandomi con odio.
-I libri che tu non porti, testona.- Le do un vendicativo cazzotto sul braccio.
-Spiegami il perché- piagnucola barcollando. Mi metto a ridere e le tolgo la mia borsa dalle spalle.
L’autobus arriva 15 minuti dopo, mentre io batto i denti dal freddo.
Sto seriamente cominciando a chiedermi del perché la gente definisca Los Angeles come una delle città più calde d’America. Ok che siamo in California, ma si gela.
 Prendiamo posto sul bus, e Meredith si gira verso di me.
-Senti..- comincia a dire. Oh, no. Quando fa così non c’è niente di buono in arrivo.
Con un cenno del mento la sprono a continuare.
-Pensavo che.. beh, io.. potrei andare da mio nonno.- Alzo un sopracciglio. Tutto qui? Mi aspettavo di peggio.
-Oggi.
Sbatto un paio di volte le palpebre.
-E quindi?
Apre la bocca come per dirmi qualcosa, ma poi la richiude.
-Dovrei rimanere per due settimane. La moglie di nonno sta male e lui ha bisogno di me.
All’improvviso non sapevo cosa dirle.
-Beh, vai. Non devi mica chiedermi il permesso.- Le sorrido, cercando di apparire tranquilla.
-Sicura?-  mi chiede sospettosa lei. Annuisco, portandomi la frangia dietro l’orecchio.
* * *
Arriviamo a scuola.
Inferno. E’ un inferno, seriamente.
Le solite oche sculettanti mi passano davanti, guardandomi con disprezzo. Meredith ridacchia, facendo  una qualche battuta sull’alquanto poco pudico vestito di una biondina tutta fronzoli.
Intanto siamo arrivate ai nostri armadietti, e controllando il programma della giornata, prendo il libro di inglese per la prima ora.
-Ok, ci vediamo dopo a scienze, Mer.
-A dopo.- Mi da un rapido bacio sulla guancia, congedandosi, e mentre  passo davanti al gruppo di troiette rifatte che fanno le gatte morte con qualcuno di cui noto solo i capelli, arrivo alla mia aula.
E’ biondo anche quel tipo.
Color del grano.
Un brivido mi percorre la schiena, e fingo nonchalance, chiudendo di colpo la porta dell’aula dietro di me.
Inspiro ed espiro, tentando di calmarmi. Sento un casino dentro il mio cervello, e la mia vocina interiore sta gridando ‘’Allarme rosso!’’ con un grande megafono.
Non può essere lui.
Mi sento succube di questa cosa. E’ come se la sua morte non fosse bastata a far sparire quel senso di prigionia.
Mi guardo di nuovo intorno, e ancora pensando a quei capelli e al mio stato mentale, mi siedo ad un posto in fondo all’aula, sperando di scomparire.

Due ore dopo.

Corro verso il mio armadietto, e lo apro di fretta. Ho paura di rimanere fuori le aule a lungo da questa mattina. Non riesco a togliermi dalla testa quel ciuffo biondo.
Che poi, andiamo, Al. Quante persone con quel colore di capelli esistono, su sette miliardi di esseri umani? Potrebbe essere chiunque.
‘’Ma ovviamente a te questo non importa.’’
Afferro il libro di scienze, sbattendo l’anta arrugginita dell’armadietto.
Osservo il corridoio. Scorgo Meredith in lontananza .
‘’Ringraziando il cielo.’’
-Mer, sono qui!- Esclamo, facendole un cenno con la mano. Lei si avvicina velocemente, quasi come se cercasse proprio me.
-Al cara, hai visto il ragazzo nuovo?- mi chiede lei, con gli occhi che le brillano, mandando lampi di euforia-da-bel-ragazzo.
-No- Le rispondo, un po’ scioccata. Penso che deve essere un bel tipo, e mi sento rincuorata. Meredith ha visto il ragazzo, quella notte, lo avrebbe riconosciuto, se fosse stato lui.
-E’ assolutamente bellissimo!-Continua trepidante. Spero non si metta a sbavare.
-Sicura di stare bene? Non è mica un modello di Abercrombie.- Dico ridacchiando mentre lei cammina guardandosi continuamente intorno. Si fionda in classe dicendo qualcosa sottovoce che non capisco e mi lascia sola nel corridoio.
Mi guardo intorno. Sono in ansia qui fuori.
‘’Meglio entrare in classe.’’
Faccio per voltarmi quando qualcuno mi urta malamente, facendomi perdere l’equilibrio.
Ecco che cado e faccio la mia figura di merda giornaliera. Sono consapevole che sarei più ridicola tentando di rimanere in piedi e non oppongo resistenza alla forza di gravità.
Oppure no? Perché sono a pochi centimetri dal pavimento? E’ improbabile che si sia fermato il tempo.
Poi realizzo che qualcuno mi sta tenendo per un braccio.
-Ehi, stai più attenta!- Mi ammonisce una voce maschile abbastanza spazientita. Bene.
Riacquisto l’equilibrio, imbarazzatissima.
‘’Allison non cambia mai.’’
-Scusami, io non volevo..- Non riesco a terminare la frase, perché mi sono resa conto chi ho davanti.
Capelli biondi come il grano, occhi color nocciola.
Quegli occhi.
La vista mi si annebbia.
‘’Sosia’’.
Vendicherò mio padre, te lo prometto!’ Sento solo, mentre tutto si fa nero.



Spazio autrice.
Eccomi di nuovo qui. 
Ho aggiunto subito il primo capitolo per recuperare quelli persi, e credo che ne aggiungerò circa tre al giorno, fino ad arrivare a quello che sto scrivendo attualmente.
Spero veramente che vi garbi, e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensioncina. 
<3.

 
  
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