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Autore: AlfiaH    02/06/2015    3 recensioni
[Destiel/Sabriel/ lievissimi accenni alla DeanXLisa, alla Megstiel e alla SamXRuby - Castiel ispirato alla sua End!Verse - AU]
Dean e Castiel si sono lasciati un anno fa e non si parlano da allora, ma Gabriel ha bisogno d'aiuto e Sam è piuttosto disperato.
Dal testo:
“Vuoi dirmi perché sei qui – perché siamo qui, o devo aspettare che Dio mi conferisca il potere della chiaroveggenza?” sbotta Castiel. È nervoso, nasconde la mano destra in una tasca, spera che smetta di tremare.
“Lo sapresti se ti fossi degnato di rispondere a quel cazzo di telefono!”
[...]
“Ho lasciato anche medicina. Ho mollato tutto quando- Cristo, non sono abbastanza fatto per affrontare questa conversazione”. Castiel preme i palmi sulle tempie, la testa gli sta per scoppiare.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Beati i Cuori che non battono al ritmo della Vita



Per qualche minuto, dopo aver dato un’occhiata al diario di John Winchester, Gabriel fissa il vuoto a braccia conserte. Sam e Dean, nella stessa stanza d’ospedale, si lanciano sguardi sinceramente preoccupati; Castiel, sul fondo, ha la vaga impressione di essere di troppo – proprio ora che potrebbe aiutare. Sam suppone di dover dire qualcosa, ma non sa cosa, e prega mentalmente che Dean tenga la bocca chiusa, almeno per questa volta, e non  peggiori la situazione sparando qualche battuta imbarazzante. Ne sarebbe capace. Ed è proprio questa consapevolezza a spaventare maggiormente i quattro uomini (anche Dean stesso che, poverino, la maggior parte delle volte non lo fa nemmeno a posta: certe stronzate gli escono spontanee, ancora prima di poterle pensare), anche se nessuno si prende la briga di condividere i propri pensieri con la classe.
Per fortuna è Gabriel a spezzare il silenzio. “Porco cazzo”. Ed è l’unica cosa sensata che possa dire.
“Concordo”, afferma il maggiore dei Winchester guadagnandosi un’occhiataccia dai presenti.
“Sono il nipote di un boss. Mia nonna era un boss”. Incredulo.
“Il figlio”, lo corregge Castiel con aria un po’ incerta, “Rowena è morta da un pezzo. Fergus, suo figlio, oltre ad aver assunto lo pseudonimo di “Crowley” come dalla madre, ne ha anche ereditato il trono. Quindi sei il figlio del boss”.
Gabe risfoglia le pagine ingiallite, le sopracciglia aggrottate. “Questo non c’è scritto nel diario. Non parla della morte di Rowena né di chi l’ha succeduta. Nelle ultime pagine è ancora viva e vegeta”.
“Quel diario risale a trent’anni fa, da allora le cose sono cambiate. Quando è morta quella strega di Rowena l’impero della criminalità organizzata si è spaccato e sono cominciate le lotte tra bande. Fergus e Rapahel, un sottoposto di Rowena, si sono fatti la guerra per anni, finché non hanno capito che insieme avrebbero potuto espandere i loro affari. Così si sono spartiti il territorio”, spiega cautamente. Tutti quegli sguardi puntati addosso lo mettono a disagio – uno in particolare.
“Vogliamo sapere come sai tutte queste cose?” il tono di Dean ha una preoccupante sfumatura minacciosa che lo fa tremare.
“Non le so- cioè, le so per osmosi. Ho conosciuto una persona a Rushville che se ne intende, è nel giro ormai da anni…” riesce quasi a sentire la voce di Meg che lo rimprovera di essere discreto e di non dire fesserie – omettere i particolari non è mentire, Clarence – ma Dean continua a guardarlo in quel modo che lo mette a disagio. Non può dirgli come e perché sa quelle cose. Comunque, omettere non è mentire. “In effetti potrebbe dirci dove trovare Crowley”.
“Anche Ruby potrebbe darci una mano”. Stavolta fu Sam a guadagnarsi un’occhiataccia. “Quella stronza ti ha già dato troppe mani, fiorellino”.
“Lasciamo fuori quella puttana da questa storia, okay? Già le devo un favore per avermi aiutato a trovare Cas, non mi serve che abbia qualcos’altro da rinfacciarmi”.
“Ruby è nel giro, potrebbe esserci utile, punto. Non possiamo lasciare un attimo da parte le questioni personali e guardare la cosa con obbiettività?”
“Scordatelo”,  e per una volta Dean e Gabriel sono d’accordo su qualcosa.
“Dobbiamo considerare anche che ci sia la possibilità che non accetti o che, comunque, non sia compatibile col tuo DNA. Il trapianto di midollo da parte di genitori è un’operazione ancora in via sperimentale ed è possibile solo in alcuni casi, dipende tutto dalla percentuale di compatibilità”.
“La tua positività mi era mancata, fratellino”.
“Mi dispiace”. Per tutto, vorrebbe dire. Ma non lo fa.
“Accetterà se non vuole essere preso a calci in culo. Pensiamo a questo, poi ci occuperemo della compatibilità. Chiama il tuo amico”, passandogli il cellulare, “mettici in contatto con Crowley, dicci dove trovarlo, a qualunque ora andrà bene. Fosse anche in capo al mondo”. Le loro dita si sono sfiorate appena e Castiel si sente stupido per essersene accorto. Si sente anche egoista per aver dato alla cosa tanta attenzione in una situazione del genere. Si sente a disagio, poi, perché dovrà parlarne a Meg – dovrà parlare anche a Dean, di Meg. In colpa, per aver mentito (omesso, Clarence, omesso). Sente così tante cose;
vorrebbe soltanto non sentire più.
“Cas?” la voce di Sam lo riporta alla realtà.
“Si, si”.
 
 

 *****

A volte, Sam ha paura di dimenticare i suoi genitori.
Non è che li ricordi benissimo, John e Mary Winchester, ma sa per certo che erano brave persone, che suo padre era un appassionato d’auto, che sua madre aveva un sorriso talmente caldo da sciogliere il polo nord – lo sa perché Dean gliel’ha raccontato, non è che lo sappia davvero.
Crescendo, Dean ha semplicemente smesso di raccontare: si è lasciato tutto alle spalle, crede Sam, ed è per questo che non osa nemmeno avvicinarsi al diario di John Winchester.
“Sapevi che nostro padre era un agente federale?”
Il biondo nega scuotendo la testa ed addenta di nuovo il suo hamburger, come se non mangiasse da giorni, e Sam darebbe quasi la colpa agli ultimi avvenimenti, se non conoscesse suo fratello. “Le finisci quelle?” farfuglia appropriandosi delle sue patatine; l’altro non ci fa neppure caso. “Sapevi che aveva una cotta per la signora Novak?”
“Almeno non ce l’aveva per Bobby”.
“Penso che sia una cosa ereditaria. Forse i Winchester sono geneticamente attratti dai Novak, tipo anime gemelle dal destino avverso. Invece che a rimanere unite per sempre, sono destinate a separarsi in un modo o nell’altro. Altrimenti il cerchio si chiuderebbe”.
Un brivido serra le labbra ad entrambi: i conti tornano. Sam non ci crede davvero, ma ci pensa. Pensa sempre troppo, quel testone di suo fratello, e finisce col diventare triste; Dean ha passato la propria vita a cercare il modo più semplice per spegnere il cervello, per non pensarci, ma non è sicuro che la cosa funzioni. Non più. Con Cas non ha funzionato.
“O forse sono una generazione di stronzi e noi Winchester amiamo cacciarci nei guai”.
“Può darsi”, concede sfogliando un’altra pagina ingiallita. Non lo sta davvero ascoltando, ma il maggiore non se la prende; lui non ha voglia di parlare. “In effetti Gabriel non è un Novak, quindi il cerchio si è già chiuso. So che il discorso in generale non ha senso, ma sarebbe stato poetico. I Winchester ed i Novak: magari se i nostri genitori non fossero morti, non avremmo nemmeno saputo della loro esistenza. E non avremmo saputo che nostro padre era un agente federale”. Dean è a tanto così dal mettere giù la sua cena ed intimargli di chiudere quella brutta boccaccia, perciò si sente quasi offeso quando la voce di Bobby li raggiunge, sempre più burbera del solito quando Ellen non è nei paraggi. “Non dire fesserie e metti giù quel coso: è ora di cena”. Il tavolo della tavola calda ballonzola appena e sembra inclinarsi sotto la stizza con cui ci sbatte sopra il proprio vassoio.
“Stavo per dirlo io”.
“Non ho fame”, li liquida semplicemente, e Bobby assume quell’espressione da “mi avevano detto che ad un certo punto sarebbero cresciuti” roteando gli occhi al cielo, quindi tocca a Dean comportarsi da bravo fratello maggiore, per il bene della comunità. “Ed il mio stomaco ti è grato per questo, davvero, ma ti conviene chiudere quel coso e fare uno sforzo se non vuoi che tutto l’ospedale sappia cosa fate tu ed il paziente più quotato del reparto di oncologia tra una visita e l’altra” – ed eccola, di nuovo quell’espressione sul volto del pover’uomo.
 Probabilmente non è nemmeno l’approccio giusto (e quando mai) perché Sam, sebbene si sia tinto di un rosso fiammante dal collo in su, incrocia le braccia al petto guardandoli con astio.
“Si può sapere cosa c’è che non va in voi? Ma come fate? Non siete curiosi di sapere che tipo era, in realtà, John Winchester? Perché io lo sono, molto. E questo è l’unico mezzo che ho per saperlo. Mi dispiace, Dean, ma non ho più cinque anni, la storiella di nostro padre che attraversa gli States in auto non mi basta più, io voglio- si, voglio conoscerlo”.
“Non è una storiella, l’ha fatto davvero! E comunque sinceramente no, non mi interessa sapere che lavoro faceva, chi si scopava o quante volte andava in bagno il nostro vecchio. Era una brava persona ed un buon padre, punto”.
“E se così non fosse?” tenta ragionevolmente il più giovane. Non si rende conto di stare giocando una partita persa in partenza – o forse se ne rende conto e non riesce a capacitarsi di avere un fratello così ottuso, perché, insomma, una volta tanto potrebbe anche comportarsi da organismo razionale ed ammettere di avere torto. Ovviamente le sue sono vacue speranze.
 “Sai cosa? Fa’ un po’ come ti pare. Io ho finito”.
“Dean”, il tono di Bobby gronda esasperazione, “riporta subito il tuo culo qui, ragazzo”.
E non è che gli faccia paura, eh, gli obbedisce soltanto perché pensa che sia la cosa giusta da fare (e poi, onestamente, non ha finito la sua crostata), ma ciò non significa che debba rendergli le cose facili evitando di palesare il suo disappunto incrociando le braccia al petto, ed abbassate quelle sopracciglia, so che state morendo di paura!
“Ascoltate, forse il vecchio John non era l’amico migliore del mondo ed aveva i suoi segreti, ma non c’è niente, niente, in quel diario che possa cambiare il fatto che si trovi tre metri sottoterra – pace all’anima sua. Che importanza ha quello che ha fatto o non ha fatto secoli fa? Sam, leggere quelle pagine non ti aiuterà a conoscere tuo padre semplicemente perché allora non lo era ancora. Allora c’era soltanto John Winchester e la sua fottuta abitudine di sparire nel nulla, che non ha niente a che vedere con voi e la vita che avevate, chiaro? Questo diario non aggiungerà né toglierà niente ai ricordi che avete, quindi prendetelo semplicemente per quello che è: cartastraccia che, per una felice coincidenza, ci permetterà di parare il culo al membro più rompipalle della nostra famiglia. E non parlo di Dean”.
“D’accordo”, annuiscono entrambi: uno leggermente ferito nell’orgoglio, l’altro offeso di riflesso.
 
 *****
 
 
Ai tempi, la RoadHouse era stata in cima alla lista dei posti preferiti di Castiel. Un po’ perché quando si sentiva troppo solo e l’atmosfera in casa Novak diventava irrespirabile, Ellen aveva sempre qualcosa di buono da offrirgli per tirarlo su di morale; molto di più c’entrava il fatto che quelle pareti tetre e le luci soffuse avessero assistito al giorno più bello della sua vita – e Castiel si sente patetico e triste a pensare che il giorno più bello della sua vita, come la maggior parte degli altri giorni normali o brutti o terribili della sua vita, per quanto ne ricordi, inevitabilmente riguardi Dean Winchester. Per la verità, prima che la signora Singer gli intimasse di darci un taglio, la RoadHouse era anche il posto in cui Dean portava le sue nuove conquiste per risparmiare, ma questo era prima che il locale scalasse la sua personale classifica. Prima aveva una classifica per ogni cosa, ora il caos non gli dispiace. Potrebbe sembrare di si dall’aria abbattuta che ha mentre gira la cannuccia nel suo vodka lemon (che in realtà è succo di frutta, ma non ha il diritto di lamentarsi), dalle spalle curve e le sopracciglia aggrottate, però va tutto bene. È tardi, lì alla RoadHouse, la musica non è assordante come le musiche a cui si è abituato nell’ultimo anno, non romba nel suo petto, che dopo tanto ballare finalmente si riposa, e neppure sente il bisogno di non pensare; c’è quel leggero tintinnare del ghiaccio contro il cristallo scadente che basta a distrarlo, e la sua mano non trema, anche se suo fratello è malato, anche se ha mentito a Dean, anche se Meg l’ha bellamente mandato a quel paese ed Ellen non gli rivolge più la parola – “ti perdonerà”, si è limitata a dire quasi un’ora fa. “Lo so”, le ha risposto, senza dover aggiungere altro. Anche se non ha idea di quello che succederà domani e non ci sono classifiche, anche se la sua vita è un casino in balia delle probabilità, la sua mano non trema ed il suo cuore è quieto: finalmente è a casa, anche se è tardi ed il ghiaccio si sta sciogliendo, lì alla RoadHouse.

 
*****
 
 
“Il mattino seguente” è qualcosa che Dean non vorrebbe mai dover vivere, soprattutto quando la sera prima sei andato a letto con qualcuno di cui non ricordi nemmeno il nome, oppure, come in questo caso, devi aprire gli occhi per scoprire che la giornata precedente non è stata soltanto un incubo. Lo abolirebbe, se potesse, ma dato che non può si limita a prendere il terzo caffè della giornata, spalmano sul bancone della cucina. Al contrario, Sam è molto più attivo di mattina – sarà per quei tre o quattro occhi in più che gli permettono di digitare messaggi al cellulare, preparare la borsa ed evitare il cuscino che sistematicamente Dean gli lancia tutte le mattine quando passa a svegliarlo, da quindici anni a quella parte. Comunque, non lo saprà mai.
“Dobbiamo passare a prendere Gabe all’ospedale”, lo informa apaticamente infilando delle merendine nella propria borsa. “Cosa? Lo hanno dimesso?” Sam digita qualcosa, inclina la testa verso di lui come se volesse guardarlo (ma non lo guarda), rimane in attesa, la mano sinistra che tasta la stoffa color militare per cercare una tasca. “Più o meno. È inutile che rimanga lì senza sottoporsi alle chemio e poi vuole venire con noi a San Francisco. Oh, dobbiamo passare anche dalla RoadHouse a prendere Cas. Meg è arrivata, ci guida lei”.
Sarà che Dean non è ancora del tutto sveglio, nonostante i suoi tre caffè, ma è piuttosto sicuro di essersi perso qualcosa – o forse è una di quelle mattine in cui non ricorda con chi ha scopato, perché davvero non sa chi diavolo sia questa Meg. E poi Cas ha passato la notte lì? È troppo stanco per decidere come si sente a riguardo (una vocina nella sua testa suggerisce che è una cosa buona, ma uno sbadiglio la soffoca). Si passa una mano sulla faccia con la speranza di scacciare il sonno dalle palpebre, prima di chiedere. La risposta di suo fratello suona così ovvia. “Meg, l’amica di Cas, quella  di Rushville che conosce Crowley, è alla RoadHouse con Cas. Dice di sbrigarsi prima che le crescano i funghi al culo. Ma sei sveglio?” ed il biondo vorrebbe urlare che no, non è sveglio, perché sono le fottute sette del mattino e ha il sacrosanto diritto di morire di sonno, soprattutto dopo la notte che ha passato. Riesce a pronunciare soltanto qualche frase sconnessa, invece, come se non parlasse da anni; alza le mani alla fine, in segno di resa, sbadiglia e “prendo un altro caffè e andiamo” al “muoviti, ti aspetto in macchina” di Sam.



#Angolo della disperazione

Sono lenta ad aggiornare ma aggiorno sempre, non odiatemi
Per chi è interessato agli aggiornamenti di questa fanfiction, per fare due chiacchiere e soffrire insieme per il finale di stagione o volete passare esclusivamente per un saluto so che volete , sono da oggi attiva su facebook col nome di Alfiah! owo Non linko perché il mio url è inspiegabilmente imbarazzante. Come sempre, grazie a chi ha letto fin qui e non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate!

AlfiaH <3

 
  
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