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Autore: thedgeofbreakingdown    02/06/2015    7 recensioni
Il lunedì, l'attico sapeva di cibo cinese.
Il martedì di messicano.
Il mercoledì cucinava Percy con l'aiuto di Sally che, dall'altra parte della cornetta -amabile mamma e amabile suocera- gli diceva sempre cosa fare.
Il giovedì ordinavano la pizza.
Il venerdi uscivano.
Il sabato mangiavano la pizza ancora una volta e la domenica cucinava Annabeth solo per vedere sul bel volto di Percy, che solo occasionalmente si decorava con una leggera barba scura, un sorriso che arrivava fino agli occhi verde mare.
Era quotidiano, normale e prevedibile. A volte anche noioso ma né Percy né Annabeth erano disposti a cambiare qualcosa.
Sarebbero potuti tornare indietro e avrebbero comunque ripetuto gli stessi passi e gli stessi errori solo per asciugarsi le lacrime e leccarsi le ferite ancora una volta, solo per riempire l'appartamento di quelle risate e di quelle cene troppo rumorose per una seconda volta.
Percy aveva aperto di scatto gli occhi, aveva sollevato il viso dal seno di Annabeth e poi l'aveva guardata quasi stralunato.
- Credo di volerti sposare – le aveva detto come se stesse parlando del tempo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, I sette della Profezia, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I think I wanna marry you
 

L'aveva sentito respirare un po' più forte contro la sua nuca. Aveva sentito la presa del suo braccio attorno ai fianchi nudi rafforzarsi, e si era voltata in tempo per vedere Percy Jackson che sbatteva le palpebre un paio di volte mentre la luce del primo sole si scontrava sul suo volto.

Annabeth aveva sorriso e si era avvicinata a lui, abbastanza da potergli baciare la punta del naso per vederlo sorridere a labbra chiuse, e poi la presa sui suoi fianchi si era rafforzata un po' di più e i loro corpi avevano aderito naturalmente, come se fossero stati fatti l'uno per l'altro.

- Colazione? – gli aveva detto Annabeth cercando di racimolare le forze per potersi allontanare dal rifugio caldo che costituivano le braccia di Percy e le lenzuola candide che sapevano di loro.

Il moro aveva annuito con gli occhi socchiusi macchiati di sonno e si, aveva venticinque anni suonati ma per colazione voleva ancora i pancake con la nutella e il capuccino. Aveva venticinque anni ma gli occhi brillavano ancora come quando ne aveva sedici ogni volta che vedeva Annabeth.

Aveva i muscoli ben sviluppati, snelli e tonici, le mani forti, dure di chi è sempre stato abituato a lottare. Aveva i tratti più marcati che non lasciavano più spazio alle curve infantili ma ci volevano comunque ore per buttarlo giù dal letto con la promessa di pancake alla nutella e un cappuccino con tre cucchiaini di zucchero.

- Non penso di volermi alzare – aveva biascicato con la voce un po' roca per il sonno e gli occhi socchiusi. E si, sembrava avesse abbassato tutte le sue difese ma la presa attorno ai fianchi di Annabeth era comunque ben salda.

La bionda aveva sorriso e gli aveva baciato le labbra morbide per qualche istante prima di passargli una mano tra i capelli scuri e più arruffati del solito. – Dobbiamo passare anche al Campo. Chirone ha detto che dobbiamo aiutare Piper con i nuovi allievi.

Percy aveva borbottato qualcosa e Annabeth si era limitata a ridere piano mentre lui si avvicinava un po' di più a lei, seppellendo il volto tra i seni nudi. – No – aveva borbottato, degno di un bambino capriccioso.

La ragazza gli aveva passato le dita tra i capelli morbidi ancora una volta come se quello fosse il giusto metodo per farlo alzare.

Percy e Annabeth convivevano da quando avevano vent'anni. Avevano comprato un attico a New York dopo che entrambi avevano concluso gli studi e quando avevano avuto la certezza di un lavoro in tasca, quell'appartamento sulla venticinquesima era diventato di loro proprietà.

Tutte le stanze avevano preso vita velocemente, vittime del turbine di emozioni che aveva travolto Percy e Annabeth quando avevano messo ufficialmente piede lì dentro. La cucina era stata sporcata, il frigo era stato ricoperto dalle calamite comprate in tutti i luoghi che avevano visitato, dalle foto scattate al Campo o semplicemente scattate e basta, senza un reale perché.

Il divano aveva inziato a sapere un po' più di loro, con i plaide scuri che Annabeth metteva sempre sul bracciolo destro anche quando faceva caldo, col tavolino che sapeva un po' di piedi stanchi e un po' di:”Percy Jackson! Leva subito quelle zampe dal mio tavolo!”

Il bagno si era riempito di profumi, shampoo, balsamo e bagnoschiuma di ogni sapore e degli asciugami di ogni colore. Si era riempito di due spazzolini fluo, un dentifricio e almeno qualche tubetto di riserva nel cassetto. Si era riempito di schiuma da barba, rasoi e cerette rosa che a Percy facevano un po' paura.

La vasca si era riempita di bollicine, di loro due che, anche quando litigavano mettevano comunque una coppia di asciugami poggiati sul lavandino.

La camera da letto si era riempita di loro. Dei boxer sempre in giro “Li vuoi mettere nel cassetto prima che te li bruci?”, delle ante degli armadi lasciate aperte e che davano fastidio, dei troppi vestiti “Vuoi aprire un negozio, per caso, ragazza saggia?”.

Soprattutto le lenzuola sapeva di loro, di corpi che si amavano, che si odiavano, che si stringevano e che si baciavano. Le lenzuola di qualsiasi colore che aveva comprato Piper, quelle che avevano una mensola tutta per loro nell'armadio e chissà perché.

Anche i comodini avevano presa vita: quello vicino alla finestra con troppi libri, quello vicino alla porta con tante foto nascoste nei cassetti delle calze e Vortice poggiata accanto alla cornice che proteggeva una foto sua e di Annabeth quando avevano quattordici anni al Campo, coi tratti meno marcati e i corpi più minuti.

Il loro attico sulla venticinquesima era diventato il teatro di così tante cose che ormai, sia Percy che Annabeth avevano perso il conto. Era diventato teatro delle cene con Piper e Jason, di quelle con Leo e Calipso “nessun rancore ma sono comunque gelosa” e di quelle con Hazel e Frank. E di quelle con tutti i sette più una, di quelle con troppa birra sulla tovaglia bianca, di quelle che si concludevano con un “tanto ti batterei, figlio di Zeus, ma a chi importa?”.

Era diventato teatro anche delle cene con Nico e Will che si, il primo stava sempre zitto ma il secondo compensava con battute che lo mettevano sempre in imbarazzo e con occhiate che dicevano:”non fare così che un po' ti amo”.

Erano venute anche Talia, Reyna con ragazzi sempre diversi e che non andavano mai bene, con Clarisse con il pancione e Chris un po' più stressato.

Quell'attico sulla venticinquesima era diventato teatro di risate, litigate, urla e porte che sbattevano. Era diventato teatro di pianti isterici, pugni a qualsiasi cosa. Era diventato teatro di qualche “ti amo” che voleva anche dire “scusa” sussurrato sulle labbra, attraverso le porte o mentre si amavano lentamente perdonandosi, stringendosi contro pelli che, inesorabilmente, non avevano più un solo profumo.

Il lunedì, l'attico sapeva di cibo cinese.

Il martedì di messicano.

Il mercoledì cucinava Percy con l'aiuto di Sally che, dall'altra parte della cornetta -amabile mamma e amabile suocera- gli diceva sempre cosa fare.

Il giovedì ordinavano la pizza.

Il venerdi uscivano.

Il sabato mangiavano la pizza ancora una volta e la domenica cucinava Annabeth solo per vedere sul bel volto di Percy, che solo occasionalmente si decorava con una leggera barba scura, un sorriso che arrivava fino agli occhi verde mare.

Era quotidiano, normale e prevedibile. A volte anche noioso ma né Percy né Annabeth erano disposti a cambiare qualcosa.

Sarebbero potuti tornare indietro e avrebbero comunque ripetuto gli stessi passi e gli stessi errori solo per asciugarsi le lacrime e leccarsi le ferite ancora una volta, solo per riempire l'appartamento di quelle risate e di quelle cene troppo rumorose per una seconda volta.

Percy aveva aperto di scatto gli occhi, aveva sollevato il viso dal seno di Annabeth e poi l'aveva guardata quasi stralunato.

- Credo di volerti sposare – le aveva detto come se stesse parlando del tempo.

Annabeth era scappata via solo per evitare che la vedesse piangere. Gli aveva rubato la maglietta lunga mentre correva in cucina.

Percy aveva paura. Più di quanta ne avesse mai avuta in venticinque anni di vita e, nota bene, la sua vita era stata costellata di mostri sempre diversi da uccidere e avventure sempre più intricate.

Percy aveva paura e proprio per quel motivo aveva deciso di alzarsi dal letto solo dopo che aveva sentito il profumo dei pancake spargersi per la casa. Si era infilato il paio di boxer neri che giacevano abbandonati sul pavimento e poi aveva raggiunto Annabeth in cucina lentamente, così piano che per un istante aveva anche pensato di non essere sentito. Poi la sua ragazza aveva fatto scivolare un piatto in ceramica grigia verso di lui dove due pancake dorati riportavano, scritta con la nutella, la parola “si”.

 

***

- Oh, andiamo, amico! – esclamò Leo spalancando le braccia smilze avvolte da una camicia bianca. Il petto si allargò chiuso in un panciotto argentato che si modellava sulla vita stretta. – Hai sconfitto minotauri, giganti. Hai persino sconfitto Crono! E sei sopravvissuto nel Tartaro a sedici anni. Un matrimonio è l'ultimo dei tuoi problemi.

Gli occhi terrorrizati di Percy si posarono sull'amico ispanico e Jason aprì una mano grande sul suo ginocchio per farlo smettere di tremare convulsamente. – Tu non hai capito. Io preferirei diecimila volte tornare nel Tartaro piuttosto che percorrere quella cavolo di navata.

Leo alzò gli occhi scuri al cielo. – Tecnicamente non è una navata. È solo un telo rosso che le ragazze hanno sistemato nel cortile della Casa Grande per il tuo matrimonio con Annabeth e..

- Valdez – lo richiamò Frank con la bonarietà di chi lo conosce da sempre e ha ormai imparato a volergli anche troppo bene. – Non aiuti – disse spostando gli occhi dal taglio asiatico sul volto di Percy che era pericolosamente sbiancato.

Il figlio di Poseidone provò a parlare, boccheggiò un paio di volte ricordando ai suoi amici un meraviglioso pesciolino formato gigante e poi chinò il capo, ringhiando affranto.

- Piper dice che in questi casi bisogna prendere grandi respiri e richiamare tutti i chakra positivi – disse Jason convincente sollevandosi gli occhiali dalla montatura scura sul bel naso.

Percy lo fulminò con lo sguardo e Frank sorrise battendo una mano grande sulla spalla dell'amico che tremò dentro la giacca bianca che gli segnava il fisico asciutto. – Lo vuoi uno shot?

Gli occhi verdi del ragazzo si illuminarono e Frank rise avvicinandosi alla scrivania della cabina di Poseidone versando in quattro bicchieri da shot, fino all'orlo, un po' di tequila.

- Niente sale e limone – disse mentre porgeva l'alcool ai suoi amici. – Deve essere bello forte.

Jason sollevò il bicchiere in aria e guardò gli amici con gli occhi color cielo che scintillavano di commozione. – A Percy Jackson. Matto abbastanza da volersi sposare.

- Per dare a noi la possibilità di non compiere i suoi errori – continuò Leo riuscendo a strappare una risata ai ragazzi che dopo aver fatto cozzare i vetri dei bicchieri decorati con le effigi di eroi greci, accostarono il bordo alle labbra, buttando giù tutto d'un sorso.

Digrignarono i denti mentre la gola bruciava per il liquido amaro e Frank recuperò tutto tra le mani grandi posandoli nuovamente sulla scrivania uno sopra l'altro.

- Va meglio? – domandò a Percy.

Il ragazzo fece saettare la lingua sulle labbra rosee e si passò una mano tra i capelli già scompigliati, annuendo lentamente. – Un po' – ammise.

Leo gli diede una pacca sulla spalla e sorrise. – Sono sicuro che Annabeth non sia così nervosa.

 

- NO! – urlò Piper puntando un dito contro il volto dell'amica, una scintilla minacciosa che dardeggiava nelle iridi chiare. – Non provare nemmeno a piangere e rovinare il trucco di ore, Annabeth Chase. O giuro che ti infilzo.

La bionda tirò su col naso sventolandosi il volto bello e finemente truccato, lasciandosi cadere sul suo letto nella Casa di Atena. – Sto per avere un infarto – decise sbattendo le palpebre per scacciare via le lacrime.

Hazel accorse. Il vestitino con lo scollo a cuore, colorato e brillantinato svolazzò alle sue spalle mentre correva verso la scrivania, riempiendo un bicchiere di plastica fino all'orlo.

I ricci ribelli erano stati domati in morbide onde alle quali avevano provveduto Reyna e la piastra migliore di Piper, e i tacchi scuri slanciavano il corpo snello e tonico.

Porse il bicchiere ad Annabeth e Talia le posò una mano sul ginocchio coperto dal raso del vestito, sorridendole. – Va tutto bene, Sapientona. Non stai per combattere un minotauro, ti stai solo sposando.

Piper si sbatté una mano sul volto. – Oh no – mormorò.

Annabeth sputò a terra l'acqua che stava bevendo e l'amica le puntò un dito contro, minacciandola con lo sguardo. – Non ci provare. Annabeth non piangere o giuro che ti uccido. Hai quasi rischiato di uccidere il vestito. – Il labbro inferiore della bionda tremò e Piper sbarrò gli occhi. – No! Ti prego, fallo per me. Per tutte le ore di lavoro. Per favore. Per favore – la implorò chiedendo aiuto a Reyna con lo sguardo.

La mora si precipitò davanti all'amica. I capelli lisci tenuti fermi da un cerchietto d'argento svolazzarono sulle sue spalle e il vestito lungo e nero si allargò attorno ai suoi piedi mentre si accucciava davanti ad Annabeth. – Senti, andrà tutto bene. So che sei nervosa ma non ne hai motivo.

Gli occhi grigi della figlia di Atena si sbarrarono all'invero simile e Talia si domandò se potesse essere possibile vederli schizzare fuori dalle orbite. – Non ne hai motivo?! – strillò. – Davvero? E se inciampo sull'orlo del vestito? O se scoppia una guerra mentre sto per dire si? – gli occhi le si inumidirono di lacrime. – Se Percy cambia idea e mi dice di no?

Piper pensò di essere sull'orlo di una crisi di nervi e scostò delicatamente Reyna via dalla sua amica, prendendo le mani di Annabeth tra le proprie e chiudendole tra i palmi, smettendo di farle tremare convulsamente. – Va tutto bene, Annabeth. Sarà tutto perfetto – assicurò sistemandosi il raso elaborato del vestito mentre osservava l'amica dritta negli occhi di tempesta. – Percy ti ama e penso che dovrebbe uscire completamente di senno per dirti di no – rise riuscendo a strappare un sorriso persino ad Annabeth. – In più, niente può andare storto con Clarisse che ha becchettato chiunque a colpi di spada perché fosse tutto perfetto. – A quel punto Annabeth rise e Piper sentì il cuore un po' più leggero. – E poi, anche se qualcosa dovesse andare male, continui a testa alta come hai sempre fatto. Cadi, ti rialzi e amen. Non è la fine del mondo se qualcosa va storto, l'importante è che riesca sempre a porvi rimedio.

Fu a quel punto che Annabeth si alzò. Spazzolò la gonna morbida e bianca candida che correva lungo le sue gambe, sistemò la coroncina di fiori sulla testa di Piper e l'amica fece la stessa cosa col cerchietto doppio che le teneva i capelli biondi e raccolti tirati indietro.

- Andiamo prima che ci ripensi e mi metta a piangere di nuovo.

 

Il cortile della Casa Grande non era mai stato così bello. Era ricco di fronzoli in raso viola e arancioni che, chissà come, riuscivano comunque ad abbinarsi bene. Composizioni floreali bellissime erano sparse un po' ovunque e persino le numerose sedie in plastica quasi del tutto occupate erano decorate con gli stessi fiori e gli stessi striscioni di raso che circondavano il gazebo ben allestito.

Il tappeto rosso era stato vittima di troppi piedi, troppi passi nervosi e frettolosi ma era ancora ben teso, perfetto sul suolo in pietra.

Percy, in tutto quel contesto stava seriamente rischiando di morire d'infarto.

Gli invitati gli lanciavano occhiate di tanto in tanto mentre parlavano tra loro riempiendo il gazebo di un piacevole brusio che, comunque, non serviva affatto a calmarlo.

Jason e Leo erano in piedi dietro di lui. Il primo stretto in un abito grigio con la cravatta nera e la camicia bianca che fasciavano il bel fisico; l'altro con un panciotto e i pantaloni argentati, un fiore rosa che spuntava dal taschino, una camicia bianca ben stirata e una cravatta nera, tutto interamente ignifugo per mano di Calipso che, seduta in seconda fila, sorrideva a Percy nel tentativo di farlo rilassare.

Senza successo.

Frank chiacchierava con Nico e Will. Il posto accanto al suo, in prima fila, era libero, sicuramente destinato Piper, così come gli altri due posti accanto al figlio di Apollo che avrebbero ospitato Reyna ed Hazel.

- Rilassati, bello – disse Leo sporgendosi verso l'orecchio dell'amico e Percy abbozzò un sorriso nervoso torcendosi le mani un po' sudate per il nervoso e il panico sempre più opprimente.

Chirone si mosse sugli zoccoli che tradirono il nervosismo che il volto calmo cercava di nascondere. Sorrise a Percy e il ragazzo trovò modo di ridere lievemente davanti a un paio di occhi scuri e lucidi fissi davanti a sé che tentavano di non far scivolare le lacrime via dalle palpebre.

- Chirone – lo chiamò Percy. Proseguì solo quando l'attenzione del centauro fu concentrata su di lui. – Io..

La marcia nuziale iniziò l'attimo dopo interrompendo il figlio di Poseidone sul nascere. La bocca e la gola si arsero in un batter di ciglia e mentre il chiacchiericcio della sala diminuiva fino a scomparire, Hazel e Reyna furono le prime a calpestare il tappeto rosso.

La prima reggeva un cestino dal quale spargeva petali bianchi e lo stomaco di Percy si contorse ogni secondo che le amiche si facevano più vicine e il matrimonio diventava sempre più reale.

Erano entrambe bellissime con vestiti completamente diversi l'uno dall'altro ma che, esattamente come le decorazioni attorno a lui, riuscivano ad amalgarsi bene tra loro.

Se il vestito di Reyna era lungo e nero e il corpetto dallo scollo a cuore proseguiva con del pizzo eleborato che le correva lungo le braccia, il vestito di Hazel arrivava un po' più su delle ginocchia, senza spalline, colorato e brillantinato. E Percy decise che le due ragazze non erano mai state più belle di così mentre gli rivolgevano un sorriso di incoraggiamento e andavano a sedersi in prima fila.

Il figlio di Poseidone osservò la navata e tentò di deglutire saliva che non aveva quando il canto e gli strumenti dei figli di Apollo aumentarono e Annabeth fece il suo ingresso.

Il cuore, che già scalpitava nel suo petto, saltò un battito quando la vide per intero. E si, Hazel e Reyna erano bellissime. Talia e Piper dovevano esserlo ma Annabeth -diavolo, Annabeth- era così bella da sembrare quasi irreale.

Il vestito dal taglio imperiale cadeva morbido fino a terra avvolgendola come se fosse stato cucito a posta per lei. Le spalline si modellavano sulla curva delle spalle, ingrossandosi fino a diventare il petto del vestito che metteva in risalto i seni di Annabeth con modestia.

Una fascia in raso stringeva il vestito sulla vita esaltando la figura snella della ragazza e i capelli, costretti in uno chignon sulla nuca erano fermati da un doppio cerchietto argentato.

Annabeth teneva un bouquet stretto tra le mani e Percy avrebbe voluto concentrarsi anche su quello ma poi, gli occhi grigi brillarono non appena trovarono i suoi e il sorriso scoprì i denti e lui non fu più in grado di intendere e di volere.

Annabeth era lì che avanzava verso di lui a tempo con la marcia nuziale. Era lì che gli sorrideva, che lo guardava in volto come se fosse la persona più bella che avesse mai visto e Percy si chiese se fosse davvero reale, se fosse davvero possibile che dopo una vita che lottava, stesse realmente per sposare la donna che amava da quando aveva sedici anni.

Un singhiozzo attirò la sua attenzione e gli occhi di Percy si spostarono sul volto della mamma che, con un fazzolettino di carta si tamponava il bordo degli occhi evitando di far scendere le lacrime che avrebbero rovinato il trucco.

Annabeth lo raggiunse, si fermò davanti a lui e Percy si prese un solo istante per osservare il vestito di Talia che le fasciava le cosce, senza maniche e con la scollatura in pizzo che era così provocante, sprovveduto e così da Talia che non avrebbe potuto sceglierne uno migliore; e quello di Piper di un bel ocra che le avvolgeva il busto ed esaltava finemente il seno mentre la gonna si allargava un poco, arrivando a coprirle i piedi.

Si posizionarono dopo Annabeth che sorrise quando Percy allungò una mano verso la sua solo per poterla toccare un solo secondo.

“Sei bellissima” le disse col labiale e la ragazza arrossì un poco sotto il velo leggero di trucco.

- Non ho mai celebrato un matrimonio – esordì Chirone. – Eppure sono qui, davanti a troppe persone, senza neanche avere la benché minima idea di come fare. – Una leggera risata si alzò da tutti gli invitati e Percy fu certo che, quasi sicuramente, la coda equina aveva smesso di muoversi a scatti. – Percy e Annabeth sono alcuni dei mezzosangue più anziani qui al Campo. E gli unici ad avermi fatto disperare così tanto.

Annabeth spostò gli occhi grigi e scintillanti sul centauro. – Non ci credo! – ribatté e l'uomo rise stirandosi il panciotto scuro che aveva sostituito le t-shirt con le scritte più disparate.

- Assolutamente si! Fughe, litigate, finte morti – scoccò un'occhiata di rimprovero a entrambi che sorrisero lievemente imbarazzati. – Scapatelle che erano convinti riuscissero a far passare sotto il mio naso.

Qualcuno colpì Percy sulla spalla e lui non ebbe bisogno di guardare i suoi testimoni per sapere che era sicuramente stato Leo a farlo. Gli invitati ghignarono e lui evitò con tutte le sue forse lo sguardo del papà di Annabeth che sembrava fosse deciso a forargli la nuca.

- Ma nonostante questo, sono fiero di dire di esser stato il mentore di due dei ragazzi migliori che abbia mai conosciuto. Di due dei guerrieri più forti, leali e valorosi che abbia avuto l'onore di vivere in tutti miei anni di carriera. – Sollevò un sopracciglio. – E ne ho tanti alle spalle.

Gli invitati risero ancora e Sally Jackson si soffiò rumorosamente il naso mentre Paul-l'eterno stoccafisso- le dava colpetti sulla spalla per farla rilassare.

- Percy e Annabeth sono due degli eroi che più ho ammirato, che più ammiro e che più ammirerò e sono orgoglioso, adesso, di poterli unire in matrimonio. Anche perché so bene quanto tempo è stato necessario perché si rendessero conto di essere l'uno innamorato dell'altra.

Annabeth sollevò un sopracciglio in direzione di Percy che tenne stoicamente lo sguardo fisso nei suoi occhi di tempesta evitando di guardare tra gli invitati per incrociare le iridi verdi di Rachel Elizabeth Dare e quelle scure di Calipso. – Che ne pensi, Testa d'Alghe? – lo schernì Annabeth e il ragazzo sorrise mentre la guardava.

- Assolutamente nulla.

- Ruffiano – rispose la bionda con un sorriso furbo sulle labbra rosee.

Chirone attirò l'attenzione di entrambi con un leggero movimento degli zoccoli. – Per cui potrei continuare ancora a descrivere il modo in cui Percy e Annabeth si sono odiati. Il modo in cui non riuscivano mai a stare lontani. Il modo in cui tendono sempre a proteggersi anche quando hanno litigato così tanto da aver rischiato di uccidersi a vicenda. Potrei stare ore a descrivere il modo in cui si guardano, il modo in cui si sfiorano solo quando pensano di non essere visti. I sorrisi, quelli speciali che rivolgono solo a loro due e gli sguardi che escludono tutto il resto. – Sorrise. – Come quelli che hanno proprio adesso!

Percy e Annabeth spostarono l'attenzione su di lui prima di cercarsi nuovamente l'istante dopo.

- Potrei stare qui a descrivere ancora quanto Percy sia geloso di Annabeth e quanto lei, anche senza darlo a vedere, non riesca a sopportare la gentilezza che lui rivolge sempre al gentil sesso. – Riservò un'occhiata di leggero rimprovero alla bionda che spostò l'attenzione su di lui, sfidandolo dolcemente con gli occhi luminosi. – Potrei stare qui a descrivere la lealtà e la fiducia che nutrono l'uno per l'altra. Il modo in cui entrambi si getterebbero nel fuoco per salvare le persone che amano e anche il modo in cui nascondo il desiderio di poter aver qui, a vivere questa bellissima cerimonia, anche tutti quelli che non ci sono più. – Chirone chiuse gli occhi per qualche istante. Esitò per poter racimolare il coraggio e le parole necessari. – Potrei stare qui ore a descrivere Percy e Annabeth come se questo potesse essere necessario e far capire bene a tutti quanto loro due si amino, così incondizionatamente da mettere anche in soggezione chi li circonda. Ma credo che vada bene così. Credo che le mie parole siano state abbastanza e che, forse, un amore come il loro non ne aveva mica bisogno! – Allargò le braccia e indietreggiò di un solo passo con gli zoccoli. – Perseus..

- Percy – lo corresse il ragazzo per istinto strappando l'ennesima risata agli invitati e un bonario sguardo di rimprovero da parte di Chirone. – Scusa – borbottò passandosi una mano tra i capelli scuri. – Continua, stavi andando alla grande.

Chirone sorrise mentre nel gazebo, l'eco di una risata serpeggiva dolcemente tra gli invitati e le decorazioni. – Vuoi tu, Percy Jackson, prendere in sposa Annabeth Chase con la promessa di amarla e onorarla in salute e in malattia. Di proteggerla da eventuali mostri, cataclismi e divini arrabbiati finché morte non vi separi?

Lo sguardo di Percy fu così penetrante che le ginocchia di Annabeth cedettero ma lei riuscì a nasconderlo bene indietreggiando con la scusa di dare più spazio ad Hazel che, su un cuscinetto, stava portando due belle fedi dorate forgiate da Leo in persona.

Annabeth prese la più larga tra le dita e quella più sottile, ancora poggiata sul cuscino rosso, si agitò leggermente come se avesse percepito l'allontanamento della sua compagna.

- No – disse Percy.

Annabeth sbiancò mentre la paura le faceva cedere le ginocchia, lo sfinimento faceva saltare un battito e la testa prendeva a girarle come se fosse dentro una lavatrice alla quale era stata impostata la centriguga.

Poi Percy sorrise, rise addirittura, buttando la testa all'indietro e lei pensò a una modo veloce per ucciderlo senza spargere sangue per evitare che le si rovinasse il vestito. – Sto scherzando! – esclamò facendo ridere gli invitati per l'ennessima volta, più nervosamente rispetto alle risate che li avevano coivolti prima. – Certo che lo prometto, ragazza saggia – mormorò porgendo la mano sinistra ad Annabeth che indugiò leggermente, chiudendo gli occhi per un solo istante. Strinse la mano del ragazzo tra le proprie, così più piccole, e poi fece scorrere l'anello lungo l'anulare con lentezza, come se gli stesse dando il tempo per cambiare idea, per scappare via se avesse voluto. Ma Percy rimase lì, fermo davanti a lei con un sorriso luminoso che arrivava fino agli occhi verdi dei quali si era innamorata così profondamente.

- E vuoi tu, Annabeth Chase, prendere in sposo Percy Jackson? Amarlo e onorarlo per tutti i giorni della tua vita, promettendo di rispettarlo e di proteggerlo e tenerlo fuori dai numerosi guai che sembra lo cerchino col lanternino? – domandò Chirone e Annabeth scoppiò a ridere lasciando che un'unica lacrima le scorresse lungo la guancia.

Percy allungò una mano verso il suo volto asciugandogliela delicatamente, indugiando contro la pelle morbida di Annabeth. Non smise di osservarla dritta negli occhi per un solo istante mentre le prendeva la mano sinistra e faceva scorrere l'anello lungo l'anulare affusolato.

“Sei sicura?” sembrava chiederle mentre la sfiorava delicatamente cercando una qualsiasi scintilla d'intercezza in quello sguardo che sapeva di casa.

L'oro si modellò contro la pelle della ragazza e Annabeth si prese qualche secondo per osservare il modo in cui quel piccolo gioiello sembrasse fatto a posta per essere indossato da lei.

- Lo voglio – mormorò Annabeth senza perdere il contatto con le iridi di Percy per un solo istante.

Chirone sorrise e la trepidazione nel gazebo crebbe a dismisura.

- Percy – disse senza riuscire a mascherare il tremolio della voce emozionata. – puoi baciare la tua sposa. Vi dichiaro marito e moglie.

Le loro labbra si incontrarono a metà strada mentre gli invitati esplodevano in un boato di felicità agitando la prima cosa che avevano in mano.

Percy cinse il viso di Annabeth tra le mani grandi, sorrise contro le sue labbra mentre la ragazza permetteva ad altre due lacrime di rigarle le guance.

Nessuno dei due seppe chi si mosse prima quando Chirone gli diede il permesso di farlo. Nessuno dei due seppe chi fu il più svelto a cercare l'altra ma, a quel punto, a chi importava davvero?


Angolo Autrice: 
Ehiiiila<3
Ci rivediamo! Siete felici? Si, dai, ne sono certa ehehehhe 
In ogni caso a prescindere dai miei meravigliosi scleri dovuti a una stanchezza post-mare, questa shot senza pretese c'è per due motivi: 
1) avevo l'idea di un matrimonio già da un po'. 
2) ricordate la long che vi avevo promesso con la fine di "Pricess"? Bene, è in progress ahahah sono tipo al quattordicesimo capitolo e ho in testa ogni singolo avvenimento che dovrò scrivere quindi, non prometto una pubblicazione nell'immediato futuro ma non dovrete neanche aspettare così tanto ahahha 
In ogni caso, tornando a questa shot, ho sempre pensato a come sarebbe dovuto essere un ipotetico matrimonio tra Percy e Annabeth e spero davvero che la mia idea vi sia piaciuta tanto quanto a me è piaciuto scrivere di un appartamento che sa di loro e di due guerrieri che sono più terrorizzati all'idea di un matrimonio a quella di combattere contro qualche mostro ahahhaa 
Prima che me ne dimentichi! Non mi sono mai sentita in dovere di specificare un qualcosa che per me è sempre stato ovvio e scontato ma conto sul fatto che nessuno plagi questa shot e nessuna delle altre pubblicate sul mio profilo. Un' "autrice" di wattpad (non sto qui a fare nomi anche se se lo meriterebbe) aveva plagiato "You write.." plagiandola per sua e promettendo anche un sequel. L'ho beccata quando mi sono iscritta su wattpad e ho sentito il bisogno di aggiungere qualche Percabeth alla mia immensa collezione di fanfic su Zayn Malik. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto succedere ma, ora come ora, mi ritrovo a volerlo specificare. Non si tratta solo di gelosia verso una mia storia che, comunque, influisce, ma si tratta di tutto il lavoro che c'è dietro anche ad una singola shot, del legame della parte di me tra tutte queste parole per cui, per rispetto e amor proprio, chiunque abbia intenzione di plagiare, indipendemente dalle mie storie, veda di prendersi una bella dose di fantasia e originalità e non rubare niente a nessuno:)) 
A parte questa parentesi, spero davvero mi facciate sapere che ne pensate. Sapete che, se educate e gentili, accetto anche le critiche. I vostri pareri per me sono super importanti!
Alla prossima, fiorellini! 
Vi adoro, 
Love yaa<3

P.s. prima che me ne dimentichi! Piper me la sono immaginata come Jessica Sula (iniziate a guardarvi subito Skins) che, per chi si guarda Skins, è la ragazza che interpreta Gracie nella terza generazione. Talia è ovviamente Kaya Scodelario, Effy di Skins. Reyna me la sono immaginata come Adelaide Kane, Cora in Teen Wolf, la sorella di Derek e Mary in Reign. Piper come Caitlin Stasey che interpreta Kenna in Reign e, tanto per interderci, era Franky nella seconda serie di Sleepover Club ahahha 
Vi adoro (ancora),
Love yaa<3



      

 

 

  
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