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Autore: Smeralda Elesar    03/06/2015    5 recensioni
Dopo gli avvenimenti di "The dark World"
Su Midgard, Thor ha cominciato una nuova vita con la sua amata Jane Foster, ma ancora non riesce a darsi pace per la morte di Loki.
Su Asgard, Loki l'impostore viene scoperto ed è costretto a scappare.
E chi in tutti i nove regni sarebbe ancora disposto ad aiutarlo, se non suo fratello maggiore (almeno finché non scoprirà tutta la verità)?
Questa volta un inganno abilmente ordito permetterà al signore delle menzogne di scansare la punizione divina e di farsi difendere proprio da chi avrebbe più diritto (e forse intenzione) di tirargli contro il martello Mjollnir.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sacro vincolo dell’ospitalità

-Il messaggero del Titano-

 

*

 

Quando Thor e Jane erano tornati a casa c’era stato qualche momento di imbarazzo.

Loki era praticamente certo che Jane Foster non si fidasse e che lo sospettasse come minimo di aver sedotto la sua amica e di averle cancellato la memoria.

Se tra loro non ci fissero stati già problemi a causa di Erik Selvig forse Loki si sarebbe tolto lo sfizio di farla insospettire ancora di più, ma al momento non era una cosa saggia da fare.

Da quando c’erano in giro i padroni di casa Loki si sentiva meno libero di seguire la teoria di Darcy sull’esprimere la sua emotività, ma questo non gli impediva di essere gentile con lei né di farsi coinvolgere molto più che con Thor o Jane.

Una sera che loro erano fuori a cena, Darcy si annoiava gli aveva chiesto se poteva creare le immagini anche dalle canzoni.

Loki aveva sorriso, aveva acceso l’IPod e poco dopo l’aveva trasportata nelle atmosfere claustrofobiche ed ossessive di “Ex lover’s lover” in quelle da danse macabre di “Day of the dead” o in quelle neogotiche di “Serenade of flame”.

E poi lei era riuscito a farlo parlare di Asgard.

Niente di personale, si trattava solo di descrivere la gerarchia sociale, ma per Loki che evitava l’argomento della casa dove era cresciuto persino con se stesso era un enorme passo avanti.

Le spiegò anche l’esatta natura del vincolo che c’era tra lui e Thor.

Una parola. Nient’altro che una parola. Un equilibrio perfetto eppure incredibilmente  fragile.

Loki aveva chiesto asilo e Thor era moralmente obbligato a garantirglielo una volta che aveva promesso, pena il diventare a sua volta un traditore spergiuro ed essere punito come tale.

Thor era vincolato dal giuramento anche se gli era stato estorto con l’inganno, ma al primo errore di Loki che lui avesse considerato come un’offesa avrebbe avuto il diritto di considerare spezzato il vincolo e di revocare la sua protezione, rendendolo di nuovo un bersaglio mobile per chiunque.

Erano legati a filo doppio, cosa che Darcy aveva riassunto efficacemente in “il primo che sgarra finisce sputtanato”.

Naturalmente Loki non scordava neanche per un istante il frammento di energia nascosto nel cassetto, tuttavia non ne era ossessionato come si era aspettato.

Non ne aveva il tempo con Darcy in giro.

Jane Foster era sempre sospettosa riguardo all’amicizia che si era creata tra loro, ma non aveva sollevato direttamente nessuna questione e Loki non aveva interesse a farlo.

Thor invece fu meno delicato.

 

-Sbaglio o sei più  gentile con Darcy che con tutti gli altri umani? Dimmi la verità, c’è sotto qualcosa?-

 

-Non c’è sotto assolutamente nulla, solo la tratto con lo stesso rispetto con cui lei tratta me-

 

-Certo. Quindi è un caso il fatto che ti metti sempre i tuoi vestiti da quando lei ti ha detto che sono… com’è quella cosa che dice sempre? Una figata. Giusto?-

 

-Fatti gli affari tuoi, Thor-

 

La verità era che Loki sapeva di saper conquistare.

I punti deboli delle donne erano gli stessi in tutte le razze ed in tutti i mondi, e lui evitava accuratamente di assumere atteggiamenti che potessero essere scambiati per segnali di interesse in quel senso.

Si rendeva perfettamente conto che Jane Foster non glielo avrebbe mai perdonato se avesse sedotto ed abbandonato la sua amica, e a dire tutta la verità neanche Loki lo avrebbe perdonato a se stesso se fosse stato meschino con l’unica persona che sembrava apprezzarlo.

Quei tre giorni passarono più o meno tranquilli, fino alla partenza di Darcy.

Loki ci teneva a salutarla come meritava lontano dalle occhiate ammiccanti di suo fratello e da quelle torve di Jane Foster, per questo si offrì galantemente di portarle il borsone con le sue cose fino alla macchina.

 

-Spero di rivederti presto, Darcy-

 

-Sì, anche tu sei carino. E magari prima o poi mi porti a cena fuori-

 

Loki si mosse in imbarazzo.

 

-Se è così che si usa in questo regno sì, mi piacerebbe. E poi tu hai ancora tante canzoni che mi piacerebbe ascoltare, e…-

 

All’improvviso il viso di Loki sbiancò per il terrore.

Per un attimo rimase paralizzato, poi mollò a terra la borsa di Darcy e si precipitò in casa lasciando la ragazza in piedi nel vialetto.

Jane aveva visto la scena dalla finestra ed aveva raggiunto la sua amica di corsa.

 

-Darcy, che è successo?-

 

-Ma che ne so, è scappato via così!-

 

Prima che avessero modo di protestare per quel comportamento Loki schizzò accanto a loro come una scheggia fuori dal cancello; poco dopo Thor lo seguiva, mantello rosso svolazzante e martello alla mano senza il minimo riguardo per la discrezione.

Jane e Darcy rimasero a fissare il punto in cui  erano scomparsi i fratelli.

 

-Cioè… fammi capire, J, dalle loro parti usano così? Che mentre sono nel bel mezzo di una situazione con una ragazza la piantano e scappano via?-

 

-Benvenuta nel mio mondo-              

 

Sospirò sconsolata la dottoressa Foster.

 

**

 

C’era una strana energia nell’aria.

C’era un’ombra che a volte era lontana ed a volte vicinissima, un’ombra in cerca di qualcosa.

“Il Tesseract! Maledizione, eppure io ho fatto di tutto per nasconderlo!”

Ma non aveva senso protestare: adesso la cosa più importante era liberarsi del frammento di Tesseract prima che guidasse uno degli emissari di Thanos o peggio Thanos stesso fino a lui.

Loki corse più veloce che poteva per allontanarsi dalla casa e dalla città, la scatoletta ben stretta in pugno.

Doveva sparire.

Mentre correva creò il più potente incantesimo di occultamento che avesse fai fatto.

Sperò che la creatura che lo stava cercando stesse girando a tentoni e non fosse in grado di seguire con troppa precisione le tracce dell’energia del cubo.

Cercò di correre a zigzag con frequenti cambi di direzione nel tentativo di far perdere le proprie tracce all’entità che lo inseguiva, ed intanto meditava su come sbarazzarsi di quella cosa che doveva diventare la sua arma ed invece si stava rivelando un pericolo per lui dopo solo un paio di giorni che ne era entrato in possesso.

L’ombra gli passò talmente vicino da sfiorarlo.

Non lo aveva già agguantato perché erano su piani della realtà diversi, ma era solo questione di tempo prima che aprisse un varco direttamente attraverso l’energia del cubo.

A quel punto era chiaro che era guidata dal Tesseract, e poiché Loki non avrebbe mai potuto utilizzare la sua arma senza esporsi ad attenzioni indesiderate pensò che la cosa migliore fosse disfarsene in un modo che gli tornasse utile.

Era arrivato in un campo di grano lontano da tutto e da tutti.

Si fermò ansimante ed alzò il braccio verso il cielo.

 

-Heimdall! Heimdall, riesci a sentirmi? Questo appartiene ad Asgard!-

 

Era la cosa meno peggiore che potesse fare: restituendo la reliquia ad Odino avrebbe dimostrato la sua buona volontà, anche se era falsa come una moneta di stagno, e si sarebbe dileguato prima che una compagnia di Einherjar lo catturasse.

Tutto sommato date le circostanze era un buon piano.

A parte…

“Thor?! Oh, no!”

 

***

 

Non appena Thor aveva visto come Loki aveva piantato Darcy ed era fuggito non aveva avuto il minimo dubbio: suo fratello aveva combinato un guaio, e siccome di solito da velocità con cui fuggiva era proporzionale all’entità del danno, quella volta Loki doveva averne combinata qualcuna davvero grossa.

Per questo non aveva perso tempo e gli era corso dietro.

Purtroppo per lui però Loki aveva quella maledettissima abilità di scomparire alla vista, per cui lo aveva perso quasi subito.

Grazie a Mjollnir si era portato in alto e sperava di individuarlo seguendo la direzione in cui lo aveva visto allontanarsi; come intuizione non era stata tanto male, perché dopo un paio di minuti e di chilometri aveva visto il cielo scurirsi come sempre all’apertura di Bifrost, e proprio sotto il ponte c’era Loki, una figura minuscola che tendeva le braccia al cielo.

“Stavolta non ti lascio scappare senza darmi uno straccio di spiegazione! La mia pazienza ha un limite, fratello”

Lo raggiunse pochi secondi prima che Bifrost si aprisse, appena in tempo per agguantarlo per un braccio ed essere sicuro di essere trasportato insieme a lui dalla colonna di luce.

 

-Maledizione, lasciami andare!-

 

Ma Thor era ben deciso a non mollarlo per nessun motivo. Ormai aveva imparato che l’unico modo per avere Loki sotto controllo era stargli letteralmente attaccato alle costole.

 Loki da parte sua aveva ben presto smesso di agitarsi per sottrarsi alla sua presa: ormai che il Bifrost li stava trasportando era pericoloso finire fuori, a meno di non volere finire spaccati in due con metà del corpo vaporizzata nel vuoto dello spazio.

All’interno del ponte e nel vuoto circostante non si propagavano i suoni, per questo le imprecazioni del dio degli inganni furono furibonde, oscene ed irripetibili ma assolutamente silenziose.

 

****

 

Al loro arrivo Heimdall li aspettava, e se era sorpreso di vederli insieme non lo diede a vedere.

 

-Loki, adesso spiegami cos’è questa storia. Perché sei fuggito? E perché sei venuto qui?-

 

-Lasciami! Maledizione, come devo fartelo capire che mi devi lasciare andare? Sono qui per restituire una cosa, non ho fatto niente di male e anzi vi sto facendo un favore, quindi… ma mi vuoi mollare?!-

 

-No! Piuttosto che lasciarti ti stacco il braccio. Ora spiegati-

 

Loki invece non la smetteva di divincolarsi ed era quasi riuscito a rompere la sua presa facendo leva sul punto vuoto tra il pollice e le altre dita.

“Ah, è così? Te la sei cercata!”

Prima che Loki riuscisse nel suo intento Thor adottò la misura drastica di colpirlo con il martello al plesso solare.

Loki spalancò gli occhi per la sorpresa ed il dolore, ma non fece in tempo ad emettere un solo lamento che era già crollato addosso a Thor, che lo accompagnò fino a terra senza lasciargli il polso neanche un istante.

Non poteva essere sicuro che Loki fosse veramente svenuto, e dopo Svartalfehim aveva ben motivo di dire non gli avrebbe creduto neanche se lo avesse visto morto; se tenerlo sotto controllo doveva significare incatenarsi a lui, per tutti gli dei lo avrebbe fatto!

Meglio quello che fare di nuovo la figura dell’idiota beffato dal pestifero, scaltro fratello minore.

 

-Heimdall. Per favore, strappa un pezzo del mio mantello. Mi serve qualcosa per legarlo-

 

Il Guardiano fece come Thor gli aveva chiesto e con la spada tagliò via una striscia rossa dal fondo del mantello del dio del tuono.

 

-Ora legalo. Io non posso lasciarlo e rischiare che scappi-

 

A Thor pesava il cuore a dare quegli ordini, tuttavia sapeva troppo bene quanto fosse diabolica l’abilità di Loki nel dileguarsi: lo aveva provato a proprie spese più di una volta.

Heimdall eseguì ancora una volta senza un commento, sollevò il polso inerte di Loki e lo legò a quello stretto da Thor.

Tuttavia anche quando suo fratello era legato ed apparentemente privo di sensi Thor non si fidava a lasciarlo andare.

“Un semplice nodo si può sciogliere con pazienza ed ingegno, e tu ne hai anche troppi, fratello. Ah! Ecco!”

Gli venne un’idea che non poteva in nessun modo fallire: senza lasciare la presa sul braccio di Loki, Thor richiamò Mjollnir e fece passare la stringa di cuoio dell’impugnatura una volta attorno ai polsi legati, e poi una volta in mezzo alle braccia.

L’intreccio era impossibile da sciogliere senza sollevare Mjollnir, e Mjollnir rispondeva solo a lui.

Loki non aveva nessun modo per sfuggire.

Una parte di sé era soddisfatta di aver avuto quell’idea, un’altra parte invece odiava averlo dovuto fare.

 

-Thor. Padretutto richiede la vostra presenza nella sala di Hlidskjalf. Anche Loki-

 

-Sì, Heimdall. Aspetterò che mio fratello si riprenda e poi lo condurrò da Padre-

 

Thor rimase inginocchio accanto a Loki e per fortuna poco dopo lui diede segno che stava riprendendo conoscenza.

Emise un gemito e provò a sollevarsi da terra. Tentativo inutile, visto che era bloccato dal martello.

Quando si svegliò del tutto e si rese conto della situazione in cui si trovava sembrò allo stesso tempo terrorizzato e furioso.

Tentò di alzarsi con tutte le sue forze, ma Mjollnir non gli permetteva di stare più che in ginocchio; il martello era ben piantato a terra nonostante i suoi sforzi e le sue imprecazioni.

 

-THOR!!! Maledetto schifoso vigliacco! Liberami subito!-

 

-Non lo farò. Mi devi dare molte spiegazioni prima di sparire di nuovo-

 

-Da morto non potrò dirti niente, e se non mi lasci andare subito è questo che sono: morto-

 

-Perché? Che cosa ti spaventa tanto da farti scappare? E perché ti sei fatto portare qui ad Asgard?-

 

Furono interrotti dalla voce di Heimdall.

 

-Sono le stesse risposte che aspetta Odino. Raggiungetelo entrambi nella sala del trono. È un ordine-

 

-Digli che se le venga a prendere, le sue risposte! Non vedi come sono incatenato grazie a suo figlio?-

 

Non lo avesse mai detto: Thor richiamò il martello nella sua mano e Loki fu trascinato suo malgrado.

 

-Oh, no. Questo mai-

 

Ringhiò minaccioso.

Colpì Thor con una testata dato che erano abbastanza vicini, ma quando suo fratello dovette lasciare la presa su Mjollnir Loki fu di nuovo sbattuto a terra, trascinato giù dal martello.

 

-Che siate maledetti tu, questo martello e tuo padre che te lo ha consegnato!-       

 

Thor ignorò le imprecazioni di Loki e raccolse Mjollnir, consentendo anche a Loki di mettersi in piedi.

L’idea di trascinare di nuovo suo fratello come prigioniero non gli piaceva.

Lui non traeva alcun piacere dalla sua umiliazione, purtroppo però quello era l’unico modo.

 

-Andiamo. Se le tue risposte mi convinceranno ti libererò, te lo prometto-

 

*****

 

Erano appena arrivati alle porte della città quando Thor vide accanto a sé una luce verde.

Si voltò di scatto e vide il volto di suo fratello che scompariva dietro un elmo assolutamente anonimo e delle vesti diverse che comparivano sul suo corpo.

 

-Scusa, figlio di Odino, se non ti è di troppo disturbo tento di salvaguardare quel poco di dignità che mi resta-

 

Gli disse Loki acido in risposta al suo sguardo interrogativo.

Thor non se la sentì di rispondere nulla; sapeva quanto dovesse essere umiliante per Loki essere trascinato per la seconda volta in catene al cospetto di Odino, e non poteva biasimarlo se cercava di nascondere la sua identità per non essere oggetto della curiosità o del disprezzo del popolo mentre attraversavano le vie della città.

Per il principe Thor sarebbe stato l’ennesimo trionfo aver catturato un criminale, per Loki sarebbe stata l’ennesima cocente disfatta morale.

Solo quando varcarono le porte della sala del trono Loki lasciò che il travestimento svanisse.

All’interno Odino li aspettava da solo; non c’erano Einherjar o altre guardie, solo lui seduto sul trono ed un’ombra ai piedi della scalinata.

Era alto, sembrava fatto di oscurità  e metà del volto era coperta dal cappuccio del mantello, mentre la metà in vista mostrava una bocca grigia e rugosa ed una maschera  parziale.

Le mani erano anche loro grigie e raggrinzite, come se appartenessero ad un cadavere.

Loki reagì alla vista del portavoce di Thanos con un misto di esasperazione e di terrore.

“Ecco, lo sapevo! Se solo questo maledetto stupido mi avesse dato ascolto per una volta!”

Aveva ancora bene in mente le parole dell’Altro circa la punizione che lo aspettava se avesse fallito il suo compito di conquistare Midgard.

Tu credi di conoscere il dolore. Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente.

All’epoca era accecato dalla rabbia e dal rancore ed era troppo sicuro di sé e della riuscita del suo piano, per questo non aveva dato importanza alla minaccia.

Non la percepiva neanche come qualcosa di reale.

Adesso invece che il messaggero di Thanos era venuto a prenderlo di persona Loki non poteva fare a meno di ripensare alle sue parole e di esserne terrorizzato.

Aveva paura, ma come sempre quando aveva paura evitò ancor di più del solito di far capire cosa provava e si rinchiuse dietro una maschera di cinismo.

 

-Salute, Padre-

 

Odino però ignorò Thor e si rivolse subito a Loki.

 

-Tu devi restituire ciò che hai rubato-

 

-Anche per me è un piacere rivederti, Padre degli dei-

 

-Silenzio!-

 

Esclamò Odino.

Era teso, sapeva di trovarsi sul filo di un rasoio.

 

-Loki-

 

Insistette.

 

-Va bene, va bene, non c’è bisogno di alterarsi. Nella mia tasca, a destra. Thor, ti spiace…-

 

Thor eseguì le istruzioni e cavò dalla tasca del fratello una piccola scatola.

Possibile che fosse di quello che Odino aveva paura? Tanto affanno per una cosa così piccola?

La tenne in mano senza sapere cosa farne, chiedendosi quale forza metteva in soggezione suo padre.

 

-Il frammento mancante dal Tesseract è stato recuperato- disse Odino –Loki, puoi giurare che questo è l’unico che tu possieda? Non ne stai nascondendo una parte?-

 

-Lo giuro come è vero che sono prigioniero- Loki sollevò i polsi stretti dai lacci come conferma -Quello è tutto ciò che rimane del Tesseract. Tutto ciò che era in mio possesso-

 

Odino sembrò sollevato dalla sua risposta, allora si rivolse all’Altro.

 

-Come puoi vedere, messaggero del Titano, Asgard non nasconde nulla che possa indurre il tuo signore a muovere guerra. Quanto a questo frammento di Tesseract, potrà essere custodito ad Asgard insieme al resto oppure puoi riportarlo indietro nel tuo mondo come pegno del nostro accordo-

 

Thor guardò suo padre allibito.

Il Tesseract era un’energia estremamente potente, eppure suo padre la stava offrendo ad una forza potenzialmente ostile pur di tenere quella forza lontana.

Il pericolo che li minacciava era davvero così grande?

Aprì la bocca per obbiettare ma il padre lo ammonì con un’occhiata.

Non è il momento di fare sciocchezze.

Thor capì e rimase muto ad aspettare la risposta dello straniero.

 

-Apprezzo la tua buona volontà e la tua diplomazia, Padre degli Dei, ma io non ho attraversato gli universi per raccogliere una briciola. Quello che il mio signore vuole è il traditore. Consegnatemi Loki-

 

A quelle parole la maschera impassibile di Loki si spezzò.

Quando Thor si girò verso di lui era terreo in volto, tremava ed articolava con le labbra qualcosa che poteva essere “no, vi prego, no!”.

Suo malgrado Thor provò pena per la sua paura.

 

-Loki appartiene alla giustizia di Asgard-

 

Disse d’impulso.

L’Altro si rivolse a lui.

 

-Sei avventato, dio dei tuoni. La sua presenza qui porterà la guerra-

 

-Non ti permetto di minacciare me e mio fratello nella nostra casa!-

 

-Thor! Fai silenzio!-

 

Lo ammonì Odino, un colpo di Grungnir a sottolineare il suo ordine e la sua autorità.

Purtroppo la lingua avventa di Thor aveva già fatto il danno.

 

-Allora rimettiamo la decisione al re di Asgard. Tu cosa scegli, figlio di Borr? Vuoi consegnarmi il traditore adesso o dovremo venire a prenderlo?-

 

Odino esitò.

In quel momento doveva decidere se ci sarebbe stata la guerra con i Titani, in particolare con il più pericoloso, e tutto per Loki: proteggerlo sarebbe stata la guerra e forse la fine di Asgard e dei nove regni, consegnarlo sarebbe stata la sua morte tra le peggiori torture.

La vita e le sofferenze di un solo uomo valevano quelle di un intero popolo? Soprattutto considerando che l’uomo in questione era Loki, che non perdeva occasione di rinnegarlo come padre nonostante lui lo avesse allevato e che non mostrava il minimo rispetto per nessuna forma di vita tranne la propria.

Odino si trovava a dover prendere la decisione più difficile della sua vita millenaria.

 

-Merita una punizione e l’avrà. Loki…- l’interessato trattenne il respiro, gli occhi febbricitanti fissi sull’uomo che aveva chiamato padre e che poteva decidere di salvarlo o di sbarazzarsi di lui una buona volta.

Per un istante ci fu un muto dialogo tra lo sguardo del re e quello del traditore.

Loki non poté impedirsi di supplicare suo padre. Odino non poté impedirsi di ascoltare il grido di suo figlio.

 

-Loki appartiene alla giustizia di Asgard- concluse Odino con voce stanca.

 

L’Altro emise un basso ringhio di disapprovazione.

 

-E sia. Se questa è la tua decisione per il momento la rispetterò. Ma bada, re di Asaehim, che ci sono modi per penetrare fisicamente nella vostra realtà. Il mio signore troverà il modo di aprire un varco verso questi mondi e allora vi pentirete di non aver assecondato la sua richiesta quando potevate farlo-

 

Mentre pronunciava questa minaccia il corpo del messaggero di Thanos svaniva.

Diventava sempre più trasparente e solo quando fu scomparso Thor capì che quella con cui avevano parlato era una proiezione astrale.

 

******

 

Non appena l’Altro se ne fu andato Loki avrebbe potuto svenire per il sollievo.

Era salvo.

Odino non lo aveva consegnato al messaggero di Thanos. Per il momento.

 

-E adesso andiamo a noi. Loki-

 

Odino scese le scale e si avvicinò a loro. Loki cercò di mantenere un atteggiamento dignitoso.

Sapeva di dovere ad Odino molto più di quanto avrebbe mai voluto ammettere, e quel debito era la sua salvezza ed il suo tormento.

Un altro vincolo che forse si sarebbe ritorto contro di lui.

 

-Loki, ci devi delle spiegazioni. Questo è un frammento dell’energia del Tesseract. Come te lo sei procurato?-

 

Odino lo stava interrogando e Loki sapeva non essere nella posizione adatta per tentare qualche trucco, così decise di rispondere la verità.

 

-Sì, quello che tuo figlio tiene in mano è un residuo del cubo cosmico. L’ho estratto dal corpo dell’umano che si chiama Erik Selvig-

 

-Da Erik?!- Si intromise Thor –Loki, noi ti avevamo chiesto di aiutarlo!-

 

-E l’ho fatto, di cosa ti lamenti? Solo che per aiutarlo era necessario rimuovere l’energia che c’era dentro di lui-

 

-Ma non era necessario tenertela!-

 

Loki fece un smorfia infastidita. Essere ancora legato al martello di Thor lo rendeva più irritabile e saccente del solito verso il fratello.

 

-Questo è un dettaglio-

 

-Un’inviato di Thanos che minaccia Asgard per colpa tua non lo è-

 

-Adesso basta- Intervenne Odino -Non ha senso litigare dopo aver fatto un errore, e meno ancora ne ha accusarsi a vicenda-

 

Si avvicinò a loro e prese dalle mani di Thor la scatoletta con le rune incise.

La aprì cautamente, forse per accertarsi che dentro ci fosse davvero il Tesseract, e poi la richiuse.

 

-Questo verrà conservato nei sotterranei insieme al resto del cubo. Quanto a te, Loki, non posso rischiare che tu scappi di nuovo e comprometta la tregua che è già fragile tra noi e l’Antico dell’Universo. Lui non può attraversare facilmente i confini della nostra realtà, e spero che farlo richieda troppo impegno e che si convinca che non ne valga la pena per venire a prendere te. Non voglio sfidarlo dandogli l’impressione che ti sto proteggendo, pertanto il tuo posto è in cella, e stavolta mi assicurerò personalmente che tu ci resti abbastanza a lungo perché il Titano si dimentichi di te e distolga la sua attenzione da questi mondi. Avrai tempo per meditare su quanto sei stato sciocco e sconsiderato quando hai accettato un’alleanza con un essere come lui-

 

Odino aveva parlato con una voce sorprendentemente calma, che solo a tratti si incrinava.

Questo poteva solo voler dire che il padre degli dei era più furioso che mai, di una rabbia che andava ben oltre le grida e le scenate.

E da come il suo sguardo dardeggiava da lui a Thor, Loki poteva supporre di non essere l’unico oggetto di quella rabbia.

In effetti Thor era stato oltremodo ingenuo  a lasciarlo solo con Selvig e a non accorgersi che nella sua casa c’era stato per ben tre giorni un pezzo di Tesseract.

Loki si chiese cosa stesse aspettando Odino a dare una lezione anche a lui.

“Forse non vuole rimproverare il suo prezioso figlio in mia presenza” concluse per logica.

Al di là di tutto però Loki doveva ammettere che gli era andata di lusso, perché in effetti al momento una cella di Asgard sarebbe stato per lui il posto più sicuro dove stare. Ben fuori dalla portata di Thanos.

Ma perché dare ad Odino e Thor la soddisfazione di sapere che gli stavano facendo un favore e che dipendeva dalla loro protezione?

 

-Io non sono un vostro schiavo da imprigionare a piacimento! Non mi piegherò di nuovo all’umiliazione di una cella, io, che sono stato re…-

 

Non poté finire: Thor lo aveva colpito di nuovo per farlo tacere.

Aveva ben altro di cui preoccuparsi che non i noiosi e complicati monologhi di suo fratello!

 

*******

Le fiaccole che illuminavano di arancione le mura di pietra. L’umidità che si condensava sempre più fitta man mano che scendevano nei sotterranei.

L’ambiente delle prigioni di Asgard non era disumano ma neanche era il massimo dell’accoglienza.

Mentre trasportava il corpo svenuto di suo fratello e scendeva nei sotterranei dietro Odino, Thor non diceva una sola parola.

Si rendeva conto si essersi comportato da stolto quando era così preoccupato dalle condizioni di Erik da farsene accecare e non pensare alle possibili conseguenze del chiedere aiuto a Loki.

Eppure se lo sarebbe dovuto aspettare: Loki non faceva mai niente per niente, e lui era stato un vero stupido a non controllarlo.

Era anche colpa sua se Asgard era in pericolo, ne era cosciente e se ne vergognava.

E non vedeva l’ora che suo fratello si svegliasse per poter intavolare con lui un sano confronto a suon di pugni.

Padre era stato freddo e distaccato, e questo gli faceva supporre che fosse arrabbiato e stesse aspettando il momento giusto per dare una lezione anche a lui.

Thor avrebbe preferito una lavata di capo di quelle epocali piuttosto che quel silenzio carico di disapprovazione.

E pensare che solo pochi giorni prima sembrava andare tutto così bene!

Arrivarono alla cella più lontana e profonda delle segrete.

Senza Frigga e considerato il pericolo a cui aveva deliberatamente esposto tutti loro, Loki non poteva sperare nel trattamento di riguardo dell’ultima volta.

La cella era piccola, con solo una branda.

Niente mobili, niente divano e niente libri.

Odino fece sparire la parete di energia toccandola con Grungnir e fece cenno a Thor di portarlo dentro.

Lui obbedì.

Prima di liberarlo, legò una striscia di stoffa che ancora pendeva dai polsi di Loki alla gamba della branda, per essere sicuro che non approfittasse dei pochi secondi in cui era libero per sparire di nuovo, e solo allora sciolse la cinghia di Mjollnir.

Ormai Thor si aspettava di tutto da quella peste!

Il suo sesto senso lo avvertì di un movimento anomalo alla sua destra, ma quando si girò di scatto scoprì che stavolta non era colpa di Loki: era Mjollnir che era stato richiamato da Odino, che aveva anche ripristinato la barriera di energia.

Lasciando dentro la cella Thor, confuso e disarmato.

La confusione però durò solo pochi secondi: Thor realizzò con orrore che Padre aveva aspettato tanto a biasimare a parole il suo comportamento perché in realtà aveva già deciso come punirlo.

E la punizione era la peggiore che potesse immaginare per lui: umiliarlo rinchiudendolo in una cella.

 

-Padre! Padre, perché?!-

 

Picchiò i pugni contro il muro ma questo resistette, anzi gli inviò una scarica elettrica lungo le braccia che lo fece sobbalzare.

 

-Perché?! Hai anche il coraggio di chiedermi perché, razza di sconsiderato? Tu avresti dovuto controllarlo, ed invece gli hai lasciato libero accesso all’energia del Tesseract ed in più hai lasciato che guidasse fino a noi i suoi nemici. Nemici che, se mai dovessero trovare il modo di penetrare in questa realtà, metterebbero in pericolo tutti i mondi lungo il tronco di Yggdrasil. Avete creato una minaccia enorme per i nove regni, lo avete fatto insieme e quindi adesso insieme sconterete la vostra pena-

 

Thor si scagliò di nuovo contro il muro, tremando di rabbia e di vergogna.

 

-Scontare una pena? Insieme a lui? Mai! Padre… Padre, ti prego! Posso rimediare al danno  che ha fatto Loki. Al danno che ho fatto io-

 

-Rimedierai stando qui e riflettendo sulle responsabilità che deve prendersi un re in modo da non ripetere gli stessi errori in futuro. Loki è troppo furbo, tu lo sei troppo poco. Forse questa sarà la volta che vi correggerete a vicenda-

 

Odino si voltò e lo lasciò solo nella cella in penombra, portandosi via Mjollnir e qualunque speranza di sfuggire a quella punizione denigrante.

 

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Cantuccio dell’Autore

 

Ta-dà… sorpresa! Un nuovo capitolo a tempo di record. No, in realtà ho barato perché questo capitolo era pronto già da un po’, ma tra donne-drago, Erik e Darcy non trovavo il momento giusto per inserirlo.

Ve lo avevo detto che cominciavano i guai, no? Visto che casino può partire da un pezzettino di Tesseract?

 

Stavolta le note sono veramente musicali:

 

1-      “Ex lover’s lover” https://www.youtube.com/watch?v=cd52GTWtt_E

2-      “Day of the dead” https://www.youtube.com/watch?v=giUzNIliJSk

3-      “Serenade of flame” https://www.youtube.com/watch?v=a7paQY1JNLU        

4-      Da quanto ho capito dai film,Thanos, i Chitauri e l’Altro, sono in una dimensione diversa da quella dei Nove Regni (Infatti i Chitauri possono arrivare a New York solo dopo che Loki attiva il portale) quindi non possono fisicamente andare e venire come invece fa Thor con Bifrost.

5-      Il “plesso solare” è la bocca dello stomaco, non un centro benessere dove si fanno le lampade abbronzanti.

6-      Per quanto riguarda il messaggero di Thanos, l’Altro (The Other) so che è morto ne “I guardiani della galassia” ma non ci sono riferimenti temporali precisi, quindi prendete per buona che qui era ancora vivo.

7-      L’Altro non sapevo come chiamarlo. Nei film non viene mai chiamato per nome. In inglese è “The Other” ma non mi sembrava che avesse senso dargli il nome in inglese, quindi alla fine l’ho tradotto. Confido non vostro buon senso per non confonderlo con Hulk.

8-      “Tanto affanno per una cosa così piccola” “Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello”. Lo dice Boromir sulla montagna, quando sono partiti da poco da Gran Burrone.

9-      Asaehim. È sempre Asgard. Cioè, Asgard è il nome della città degli Aesir (gli dei), mentre Asaehim è il nome del mondo in cui si trova Asgard. Si chiama anche Godheim, cioè appunto “il mondo degli dei”.

10-  Magari sono cattiva, ma ho riso da matti mentre scrivevo di Loki che comincia a parlare tutto serio e Thor che lo zittisce a sganassoni. Scusa, Loki…

11-  Prima o poi Loki porterà Darcy fuori a cena. Se sopravvivrà.

12-  Odino aspira ardentemente alla pensione, ma non può proprio lasciare Asgard in mano a Thor.

13-  Odino sta seriamente pensando di disconoscere entrambi quei disastri ambulanti che sono i suoi figli. Per il momento se li è levati di torno rinchiudendoli. Eddai, che se lo sono meritato!

 

 

Grazie per avere letto ^^

 

                                                             Makoto

   
 
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