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Autore: eugeal    03/06/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy aiutò Sir Edward a salire sul carro e poi prese le briglie, mettendosi alla guida del veicolo.
Allan, in piedi accanto al cavallo, lo guardò, un po' in ansia.
- Forse dovrei venire con voi.
- Meglio di no. - Rispose Guy, seccamente. - Lo sceriffo ti ha concesso la grazia, ma ti conviene restare alla larga da lui il più possibile. E lo stesso vale per Marian.
La ragazza non era uscita a salutarli e Gisborne sospirò mentalmente: doveva essere ancora in collera con lui per la storia del morso.
Si sistemò la giacca, chiudendola meglio sul collo: quel livido gli aveva già dato abbastanza problemi, se Vaisey lo avesse visto, avrebbe capito subito l'identità del Guardiano Notturno e per lui sarebbe stata la fine.
Guy fece partire il carro, controvoglia.
Non aveva il minimo desiderio di recarsi a Nottingham, ma la sua presenza e quella di Sir Edward erano richieste al consiglio dei nobili ed entrambi avrebbero dovuto pagare le tasse per quel mese.
Il sacchetto di monete che gli era stato consegnato da Robin Hood sembrava pesare come piombo e feriva il suo orgoglio, ma Guy sapeva di non avere molta scelta per il momento ed era grato al fuorilegge per il suo aiuto, ma soprattutto per averlo chiamato amico e fratello.
- Sir Guy? - Lo chiamò Edward dopo un po', distogliendolo dai suoi pensieri. - Posso chiedervi cosa è successo tra voi e Marian? Ho l'impressione che da qualche giorno mia figlia si comporti freddamente nei vostri confronti.
Guy lanciò uno sguardo a Sir Edward, poi tornò a fissare la strada.
- Solo un malinteso. - Disse a bassa voce.
- E non fareste meglio a risolverlo?
- Non posso.
- Perché altrimenti dovreste dirle che siete il Guardiano Notturno?
Guy sussultò e si voltò a guardarlo di scatto.
- Cosa?!
- Non negatelo, Sir Guy, vi ho visto con i miei occhi.
- Marian... Marian lo sa?
Sir Edward gli sorrise.
- No e non deve scoprirlo. Se venisse a sapere quello che fate, finirebbe per mettersi in pericolo anche lei. Le ho detto di aver bruciato il suo costume e quando mi è stato possibile vi ho coperto, ma dovete fare attenzione, quando mia figlia si mette in testa qualcosa è difficile distoglierla.
Guy annuì.
- Vi ringrazio, Sir Edward.
- Non è l'unica cosa che le state nascondendo, vero? C'è dell'altro, ma stavolta non è chiaro nemmeno a me di cosa si tratti. Non vi chiederò di rivelarmi il vostro segreto, ma vorrei solo sapere se è qualcosa che potrebbe far soffrire Marian.
- No! Assolutamente no! - Disse immediatamente Guy. - Non farei nulla che possa farla soffrire, ve lo giuro. È una cosa che sto facendo per lei e che devo finire prima di potervi chiedere la mano di vostra figlia.
L'anziano lord guardò Gisborne, incuriosito dalle sue parole, ma decise di fidarsi di lui e non chiedere altro.
Proseguirono il viaggio in silenzio e dopo qualche minuto fu Guy a rivolgersi a Sir Edward.
- Signore? Posso contare sulla vostra discrezione? - Chiese, un po' esitante.
Edward lo fissò per un attimo e annuì.
- Solo se mi potete assicurare che il mio silenzio non danneggerà Marian.
Guy fece un respiro profondo.
- Sto ricostruendo Knighton Hall. - Disse semplicemente. - Per Marian. Prima di chiederle di sposarmi voglio restituirle la casa che ho distrutto.
Sir Edward lo fissò, sinceramente stupito. Non si sarebbe aspettato che quello fosse il segreto di Gisborne e non aveva immaginato che ancora potesse provare sensi di colpa per quello che aveva fatto. Ai suoi occhi, Guy aveva rimediato al suo gesto lasciando in eredità Locksley a lui e a Marian, non credeva che Gisborne potesse sentirsi ancora in debito.
- Allora le terre misteriose che vi sono state concesse dallo sceriffo non sono altro che Knighton?
- Già, ma non voglio che Marian lo sappia prima che io abbia finito.
Sir Edward annuì con un sorriso.
- Manterrò il vostro segreto, Sir Guy. Non sarà troppo difficile: Marian non si è più recata a Knighton dal giorno dell'incendio, non credo che desideri tornare da quelle parti e vedere le macerie della casa della sua infanzia. Se riuscirete a ricostruire Knighton Hall sarà una sorpresa e una gioia per lei.

Allan spronò il cavallo per metterlo al passo con quello di Marian e la ragazza lo guardò freddamente.
- Non dovresti essere col tuo padrone? - Chiese la ragazza, gelida.
- Ehi, io lavoro per Giz, ma non sono il suo schiavo. - Puntualizzò Allan, senza lasciarsi scoraggiare dal tono di Marian. - E comunque adesso lui e tuo padre sono a Nottingham e quello non è il posto più sicuro per me, in particolar modo negli ultimi tempi.
- Quello che intendevo è che non sei costretto a seguirmi.
- Devi avere una scorta, ordini di Sir Edward. Perché ce l'hai con me, in ogni caso?
Marian sbuffò.
- Come se non lo sapessi.
- Se non lo dici chiaramente, no, non lo so.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo: era certa che Allan sapesse benissimo chi aveva lasciato quel segno sul collo di Guy e moriva dalla voglia di interrogarlo in proposito, ma non voleva abbassarsi a mostrare la sua gelosia e poi discutere di certi argomenti con l'ex fuorilegge non le sembrava appropriato.
- Lascia perdere, in ogni caso non sono affari tuoi.
- Come vuoi. - Disse Allan, pacifico.
Poteva immaginare benissimo i pensieri della ragazza e probabilmente avrebbe potuto trovare le parole adatte per tranquillizzarla anche senza svelare la verità, ma decise di non farlo.
Se era così pronta a saltare alle conclusioni e ad accusare ingiustamente la gente, si meritava di soffrire un po' di gelosia.
“Giz farebbe qualsiasi cosa per lei, e Marian lo sa benissimo.” Pensò Allan, un po' malignamente. “Non le farà male capire che non è l'unica donna esistente al mondo...”
- Allora, dove andiamo? - Chiese invece e Marian gli lanciò un'occhiataccia, ma alla fine si decise a rispondere.
- A Nottingham.
- Ma Giz ha detto di starne alla larga e anche tuo padre pensa che sia pericoloso per noi avvicinarci allo sceriffo.
- Non andremo al castello, ho alcune commissioni da fare in città.
La ragazza evitò di dire che i mercanti che doveva visitare erano tutti nelle immediate vicinanze del castello.
Anche se era ancora in collera con Guy, non poteva comunque fare a meno di essere in ansia per lui e per suo padre al pensiero del consiglio dei nobili.
Sapeva bene che lo sceriffo avrebbe fatto di tutto per vendicarsi e metterli in difficoltà e lei aveva paura che potesse trovare una scusa per farli arrestare.
Avrebbe voluto essere presente al consiglio, ma la sua presenza avrebbe offerto solo un appiglio in più a Vaisey per poter colpire Guy e Sir Edward, eppure non era capace di restare a Locksley ad aspettare.
Lei e Allan avrebbero svolto le loro commissioni a Nottingham e almeno avrebbero saputo il prima possibile se tutto era andato bene oppure no.
Marian sospirò. Il pensiero che un'altra donna avesse potuto lasciare un segno sul collo di Guy la faceva impazzire di rabbia, ma comportarsi freddamente con lui quando la loro situazione con lo sceriffo era così pericolosa la faceva stare male.
Se a Guy fosse successo qualcosa, non lo avrebbe potuto sopportare e, dopo tutti i pericoli che avevano affrontato nei mesi precedenti, le sembrava quasi un delitto sprecare nel rancore quei preziosi giorni di pace.
Forse era una sciocca a prendersela tanto per un motivo del genere. Non aveva molta esperienza, ma non era ingenua e sapeva che a volte gli uomini si concedevano avventure senza importanza per sfogare le proprie esigenze senza compromettere l'onore della loro promessa sposa prima del matrimonio. Quell'idea non le piaceva affatto, ma era piuttosto diffusa e nessuno si sarebbe stupito per quel motivo.
Il fatto che anche Guy potesse essersi comportato come la maggior parte degli altri uomini la feriva, ma forse era lei a essere stata un'illusa.
In momenti come quello sentiva più forte la mancanza di una madre a cui poter chiedere consiglio.
Si sentiva confusa, arrabbiata e triste allo stesso tempo.
L'unica cosa sicura è che lo amo.
Marian mise il cavallo al trotto, un po' rincuorata da quell'ultimo pensiero.
Lei amava Guy nonostante tutto, avevano superato insieme ostacoli enormi e subito ferite dolorose e non sarebbe stato un dettaglio come quello a rovinare tutto.
Non sapeva se sarebbe riuscita a dimenticare i suoi sospetti e di certo non avrebbe rinunciato a cercare la colpevole del morso, ma avrebbe cercato di smorzare il suo risentimento e di comportarsi normalmente.
Iniziò rivolgendo ad Allan un sorriso di scusa e il giovane ricambiò accettando prontamente quell'offerta di pace.
- Visto che andiamo a Nottingham potremo approfittarne per cercare qualcosa per Djaq e Will.
- Perché? - Chiese Marian curiosa.
- Un dono nuziale. Hanno deciso di sposarsi.
- Davvero? Sono contenta per loro! - Disse con un sorriso, ed era sincera, ma dentro di sé non poteva fare a meno di chiedersi perché Guy ancora non avesse fatto la sua proposta.

Guy porse il braccio a Sir Edward per aiutarlo a scendere le scale della sala grande del castello e tenne lo sguardo basso per non incrociare quello dello sceriffo che, ne era certo, era puntato su di lui. Presero posto insieme agli altri nobili, badando di restare in disparte e sperando di farsi notare il meno possibile, ma Vaisey non aveva la minima intenzione di rispettare quel desiderio.
- Oh, Gizzy! - Esclamò in tono mellifluo non appena tutti i nobili si furono seduti. - Ormai non ti si vede più spesso da queste parti. Cosa c'è, da quando ti sei messo a giocare a fare il nobile ti dai troppe arie per onorarci della tua presenza?
Gli occhi di tutti i presenti si voltarono verso Gisborne, aspettando di vedere la reazione dell'ex braccio destro dello sceriffo.
- No, mio signore. - Si limitò a dire Guy, in tono quieto.
Lo sceriffo lo guardò, con una risatina di disprezzo.
- Oppure hai scoperto che amministrare delle terre è troppo difficile per te, Gizzy? Oh no, i contadini cattivoni non ti rispettano? Scommetto che tra poco verrai a supplicarmi con la coda tra le gambe per avere più tempo per pagare le tasse. Ma no, non intendo fare favoritismi nemmeno per te, anzi tu sarai il primo a versare la tua quota, che ne dici?
Guy rimase impassibile.
- Come volete, mio signore. - Disse in tono piatto e si alzò per andare a depositare sul tavolo il sacchetto pieno di monete, poi tornò al suo posto in silenzio.
Vaisey lo guardò stupito: le sue fonti gli avevano assicurato che i rapporti di Gisborne coi contadini di Knighton erano disastrosi e non si aspettava che fosse riuscito a raccogliere la cifra richiesta.
Rovesciò le monete sul tavolo e si mise a contarle scrupolosamente, verificando che fossero autentiche, ma non trovò nessuna irregolarità. Guardò Gisborne, aspettandosi di cogliere sul suo viso un'espressione arrogante o soddisfatta, ma Guy si limitava a restare seduto al suo posto con un atteggiamento umile che non gli aveva mai visto prima.
Lo sceriffo sogghignò tra sé: quel mese Gisborne era riuscito a racimolare la cifra richiesta in qualche modo, forse era addirittura arrivato a vendere la spada o il cavallo per arrivarci, ma non aveva speranze di poter pagare la tassa successiva.
Vaisey ne era certo, avrebbe solo dovuto aspettare e poi Gisborne sarebbe stato costretto a strisciare ai suoi piedi.
Lo sceriffo lo guardò un'ultima volta, poi tornò a dedicarsi agli altri nobili, avido di raccogliere anche le loro quote.

Guy era costretto a scendere lentamente la scalinata del castello per non mettere in difficoltà Sir Edward, ma intimamente avrebbe voluto correre a precipizio saltando i gradini a due a due pur di allontanarsi il prima possibile dalla presenza di Vaisey.
Solo ora che erano usciti all'aria aperta, Guy aveva la sensazione di poter respirare liberamente.
All'interno della sala grande invece l'aria gli era sembrata tanto opprimente da essere quasi densa, pesante e irrespirabile.
Fece un respiro profondo e sentì la tensione che scivolava via dai suoi muscoli tesi.
Sir Edward gli strizzò appena il braccio a cui si era appoggiato per scendere le scale e sorrise a Guy quando quest'ultimo si voltò a guardarlo.
- Vi siete comportato bene, Sir Guy. Lo sceriffo ha cercato di provocarvi, ma siete riuscito a ignorarlo.
Guy lo aiutò a salire sul carro e poi si mise a cassetta con un sospiro.
- Non avevo molta scelta.
- Lo so, ma so anche che vi è costato fingere di non sentire i suoi insulti e restare impassibile.
Gisborne si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
- Non è stato facile restare serio, ma non per il motivo che pensate.
Il padre di Marian lo guardò, curioso.
- Cosa intendete?
- Avete notato il suo naso?
- Era gonfio e arrossato, probabilmente deve esserselo rotto... - Si interruppe sentendo che Guy era scoppiato a ridere e lo fissò, allibito. - Siete stato voi?!
- Diciamo che il gomito del Guardiano Notturno ha accidentalmente urtato il naso dello sceriffo. - Disse Guy, con aria soddisfatta. - Spero che gli faccia male per un bel po'.
Sir Edward ridacchiò, poi indicò davanti a sé.
- Oh, guardate, sono Marian e Allan.
Guy smise di ridere di colpo e guardò ansiosamente la ragazza che veniva incontro al carro a cavallo, seguita da Allan. Cercò di capire se Marian fosse ancora in collera con lui, ma l'espressione della ragazza era impassibile. Allan invece era allegro come al solito.
- Ehi Giz, non vi hanno arrestato quindi il consiglio dei nobili deve essere andato bene, direi. - Disse, raggiungendo il carro e voltando il cavallo per affiancarsi a esso. Marian aveva fatto lo stesso dalla parte opposta.
Gisborne si lasciò strappare un sorriso dalle parole di Allan.
- Per questo mese è andata. - Confermò distrattamente, cercando il viso di Marian con lo sguardo.
Per la prima volta da giorni, la ragazza non distolse gli occhi dai suoi e a Guy parve di scorgervi una scintilla di calore.
- Sarai stanco di stare seduto, quelle riunioni sono così noiose. - Disse Marian, rivolgendosi a lui, ma lanciando uno sguardo significativo ad Allan. Il giovane fu svelto a cogliere l'allusione.
- Io invece sono stanco di cavalcare. Marian mi ha trascinato in giro a fare commissioni per tutto il giorno e non mi dispiacerebbe riposarmi un po'. Giz, che ne dici se ti lascio il cavallo e penso io a riportare il carro a Locksley?
Guy non esitò ad accettare e montò in sella in un attimo, portando il cavallo accanto a quello di Marian.
Stavolta la ragazza gli sorrise e Guy sentì svanire tutta la tensione e la stanchezza che gli era rimasta addosso dall'incontro con lo sceriffo.
- Scommetto che non riuscirai ad arrivare a Locksley prima di me. - Lo sfidò la ragazza, poi colpì i fianchi del cavallo con i talloni e partì al galoppo.
Guy la guardò e per un attimo pensò che il sollievo di non vederla più in collera con lui lo avrebbe fatto scoppiare in lacrime, invece si trovò a sorridere di gioia e partì all'inseguimento, spronando il proprio cavallo.
Allan e Sir Edward li guardarono galoppare lungo la strada e si scambiarono un sorriso divertito, poi il giovane fece schioccare le redini e il carro si avviò lentamente verso casa.

   
 
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