Nel caldo silenzio dei corridoi,
un brusio giovanile nasceva dal ventre della quotidianità.
L'orologio tichettava inconsapevole,
mentre dalle finestre del futuro entrava un raggio di sole.
Gli sguardi si incatenavano come fili rossi
e il nero veniva pulito dal candore del bianco;
le parole morivano pian piano come foglie d'autunno
e il gocciolare dei rubinetti annegava perso nel vuoto;
i palloni rimbalzavano nella solitudine della palestra,
mentre una rete taceva.
Pagine e pagine si disperdevano nell'etere,
si univano al vento che irromperà.
Braccia smeraldo salutavano il viandante,
e il serpente grigio strideva, per l'ultima volta,
sull'asfalto.