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Autore: WibblyVale    06/06/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Qualcuno di estremamente fastidioso stava bussando alla sua porta di casa. Kakashi infilò la testa sotto il cuscino sperando che il disturbatore decidesse di arrendersi, ma non era così.
Il giorno prima, lui e i suoi allievi avevano affrontato le solite noiose missioni e si erano allenati. La sera si era sfidato con Gai, poi aveva dovuto incontrare Tenzo. Il ninja dell’Arte del legno gli aveva fatto un riassunto sui risultati degli interrogatori di Inoichi, comprendendo anche le parti che non sarebbero mai arrivate alle orecchie dell’Hokage.
Sembrava che in quei tre anni la Kumori avesse tenuto nascosto il Tricoda, il demone che era stato sigillato dentro Rin, con l’intenzione di rinchiuderlo in un nuovo Jinchuriki. Questo compito era affidato ad una bambina, ma Kasumi aveva ritardato il momento del sigillo. Quando aveva scoperto che era arrivato, aveva deciso di distruggere l’Organizzazione, per proteggere la piccola. Inoltre, tutte le chiavi per aprire il passaggio segreto nelle Miniere di Ghiaccio erano state trovate. Quella parte però l’aveva capita anche da solo.
Il castano aveva continuato a parlare quasi per tutta la notte, spiegandogli del contingente della Kumori fuggito alla ribellione, di possibili aiutanti, ma lui non aveva ascoltato molto. Shiori aveva tenuto nascosto un grande segreto a tutti quanti. Un demone non è una cosa da poco. Quel demone poi… Avrebbe voluto saperlo. Ma in fondo poi cosa avrebbe fatto? Si sarebbe vendicato della morte di Rin? Quella creatura probabilmente aveva meno voglia della ragazza di farsi sigillare. Inoltre, l’unico ad aver fatto del male alla sua amica quel giorno era stato lui.
Avrebbe voluto pensare ad altro, ma il ricordo della ragazza mora lo tormentava. Si doveva essere affezionata molto a quella bambina. Voleva proteggerla a tutti i costi. Il giorno in cui si erano sentiti aveva avuto la sensazione che, nonostante il tempo passato, le cose fossero sempre le stesse. Le sue reazioni alla sua voce, ciò che provava. Non era stato facile andarsene da là, senza distruggere ogni parete di quelle grotte.
Il disturbatore continuava imperterrito a bussare alla sua porta, così decise di alzarsi. Sbuffò, scalciò le coperte e si infilò una maglietta. Mentre stava raggiungendo la porta gridò uno scocciato arrivo, e i colpi cessarono. Quando aprì la porta vide i suoi tre allievi, avevano una strana espressione sul volto. Sakura inoltre, teneva in mano quella che pareva essere una scatola di pasticcini. Era evidente che volessero chiedergli qualcosa.
“Cosa ci fate qui?”
“Volevamo fare colazione con il nostro sensei.” Affermò Naruto in maniera poco convincente.
Senza aspettare un invito i tre si accomodarono nella sua cucina.
“E’ piccolo questo appartamento.” Notò la rosa.
“E’ fatto per una sola persona.” Rispose lui leggermente scocciato.
Il biondo aveva già cominciato a frugare per la sua credenza, mentre diceva al moro di preparare il tè.
“Prego fate pure come se foste a casa vostra.” Commentò ironico.
“Grazie.” Dissero in coro.
Il Copia-ninja si sedette, lasciandoli fare, ma continuando a guardarli di traverso.
“Su sensei non faccia così! Vogliamo solo fare qualcosa di carino per lei. Ci sta aiutando tanto a migliorare.” Spiegò l’Haruno, accompagnata da dei cenni d’assenso degli altri due.
“Invadere casa mia, non è esattamente il modo migliore per ringraziarmi.” Borbottò, ma i tre sembrarono non sentirlo.
Una cosa positiva c’era dopotutto. Poteva starsene lì tranquillo a riprendersi dalla notte insonne, mentre loro gli servivano la colazione. Quando fu tutto pronto si sedettero tutti quanti intorno al tavolo e cominciarono a mangiare. Per qualche secondo regnò il silenzio, mentre tutti quanti si servivano dal vassoio di pasticcini e bevevano il loro tè.
Il jonin tentò di trattenersi dal ridere quando vide i suoi allievi lanciargli sguardi di sottecchi per vedere cosa c’era sotto la maschera. Il modo in cui ciascuno tentava di indovinare la verità rifletteva il loro carattere. Naruto era sfacciato, praticamente non gli toglieva gli occhi di dosso. Sasuke, invece, gli lanciava qualche attenta occhiata di tanto in tanto, con un atteggiamento di finta indifferenza. Infine, Sakura posava su di lui sguardi scattanti, spostando i suoi occhi dalla sua colazione al suo volto velocemente.
Terminata la colazione si decise a chiedere ai tre genin cosa ci facessero lì veramente.
“Era vero che la volevamo ringraziare per tutto quello che sta facendo per noi.” Cominciò l’Uchiha con una voce cadenzata, quasi lenta. “Ma volevamo anche chiederle se può mettere una buona parola con l’Hokage perché cominci a darci anche qualche missione più seria.”
“Si, siamo stanchi di queste missioni da bambini! E quel dannato gatto! Oh lui proprio non lo sopporto più!” gridò con il suo solito spirito Naruto.
Il ninja dai capelli argentati, suo malgrado, scoppiò a ridere. Da quando era diventato il supervisore del Team 7 gli capitava fin troppo spesso. L’essere circondato da quei fastidiosi ragazzini, le sciocchezze e l’euforia dell’Uzumaki lo sapevano mettere di buon umore.
Sakura lanciò uno sguardo di fuoco al suo compagno e cercò di parlare con più calma. “Lei stesso ieri ha detto che siamo migliorati molto negli ultimi mesi. Non lo sapremo mai veramente se non veniamo messi alla prova, giusto?”
Anche la giovane kunoichi era stanca di quelle missioni ma, a differenza dei compagni, si fidava meno delle proprie capacità. Il jonin sapeva che aveva bisogno di un’iniezione di una buona dose di fiducia.
“E’ vero che siete migliorati.” Cominciò lui. “Dobbiamo ammettere però che ancora non mi avete dimostrato un grande senso di responsabilità. E questo è ciò che serve in una vera missione.”
Sasuke e Sakura notarono la strana luce nei suoi occhi e quel sorriso dolce che in realtà nascondeva una trappola, perciò si zittirono. Il loro compagno però parve non notarla perché si fece subito avanti.
“Ci dica cosa dobbiamo fare per dimostrarle che siamo pronti!” ordinò quasi.
In realtà, anche l’Uzumaki aveva notato quello sguardo. Infatti, aveva esitato prima di parlare, ma poi aveva deciso che non gli importava. Riuscire ad andare in missione era molto più importante. Il Copia-ninja sogghignò.
“C’è una missione all’interno del Villaggio particolarmente difficile. Avevo detto all’Hokage che non eravate ancora pronti, ma se mi assicurate che ve la sentite potrei dirgli di aver cambiato idea.”  Ad essere sinceri, aveva già accettato la missione, ma i tre genin gli avevano dato l’occasione per divertirsi un po’. In qualche modo doveva pur vendicarsi per essere stato svegliato in modo così brusco. “Se affronterete la missione senza il mio aiuto. Bè penso che potrei mettere una buona parola con il Terzo e farvi dare una missione come si deve.”
Il suo sorriso si allargò sempre di più. I suoi tre allievi si guardarono l’un l’altro prima di rispondere in coro un sonoro si.
A quel punto tutti quanti si misero a risistemare la cucina. Le chiacchiere e le risate dei suoi allievi riempivano la casa e gli scaldavano il cuore, quasi facendogli dimenticare l’orribile notte insonne. Ad un tratto, la voce fin troppo entusiasta di Sakura lo investì come una doccia fredda.
“Sensei non ci aveva detto di avere una fidanzata! E com’è carina!” esclamò.
Naruto si fiondò accanto a lei curioso, mentre Sasuke un po’ in disparte tentava di guardare sopra le spalle dei compagni. Kakashi si diede dell’idiota. Sulla mensola della cucina teneva ancora quella foto. Lui e Shiori abbracciati. Lei con il volto illuminato da un sorriso si stringeva a lui, avvolgendogli la vita con le sue braccia. Lui le cingeva le spalle, sorridendo leggermente in imbarazzo. Odiava le foto, ma per lei…
“Ma è la zia di Shikamaru!” urlò sorpreso il biondo riscuotendolo dai suoi pensieri.
“Esce con la zia di Shikamaru, sensei?” domandò curiosa la rosa.
Naruto e Sasuke abbassarono gli occhi.
“No, direi di no.” Rispose lui cercando di mantenere un tono indifferente.
“Sakura-chan, non ti ricordi? La zia di Shikamaru è… è…” Il biondo lanciò uno sguardo afflitto al suo sensei.
 “E’ morta.” Concluse l’uomo per lui.
“I… Io… Mi scusi. Non la conoscevo. Non sapevo…”
“Stupida.” Commentò secco il moro, facendola arrossire.
“Non ti preoccupare Sakura. Non l’hai fatto apposta.” Sorrise il Copia-ninja dolcemente.
Il clima della stanza si era raffreddato. I tre genin stavano in silenzio con lo sguardo basso.
“Era una kunoichi molto forte. Forse, dopo Lady Tsunade, la più forte che abbia mai incontrato.” Spiegò cercando di togliere dai loro volti quelle espressioni lugubri.
“Mi ha aiutato il mio primo giorno di scuola! Era una tipa tosta.” Esclamò Naruto.
“Ha aiutato anche me. Non era come gli altri. Lei non ha mai fatto commenti stupidi o inutili.” Ricordò il moro.
“Era fatta così. Un impicciona, in fin dei conti. Ma sapeva farlo in punta di piedi, senza che tu te ne accorgessi.” Sakura però continuava a sentirsi estremamente in imbarazza per aver tirato fuori l’argomento. “Sakura, non hai fatto nulla di male. E’ bello poter ricordare una persona così speciale. Non terrei quella foto nella mia cucina in caso contrario, non credi?”
Finalmente tornò a sorridere. Poco dopo, i tre genin se ne andarono, con l’ordine di ritrovarsi al palazzo del fuoco dopo pranzo.
Kakashi prese tra le mani quella vecchia foto. Lui e Shiori erano abbracciati, il sole splendeva e lui, nonostante l’espressione imbarazzata, si sentiva felice.

“Eddai è un giorno di festa.” Lo pregò Shiori con un tono cantilenante.
“Non ho bisogno di una foto. Immortalerò questa giornata nella mia memoria.” Cercò di dire nel modo più romantico possibile il suo ragazzo.
Lei si limitò a sbuffare.
A Konoha si stava festeggiando l’anniversario della fondazione del Villaggio. Le vie erano piene di bancarelle, artisti di strada e persone che passeggiavano con i loro cari. I due ninja si erano dati appuntamento. Kakashi sperava di sbrigarsela velocemente, poi di andarsi a rintanare soli in qualche luogo isolato, preferibilmente a casa sua, ma le cose non erano andate secondo i suoi piani.
Per prima cosa, la ragazza si era portata dietro il nipote che camminava al loro fianco con fare svogliato. Inoltre, la kunoichi continuava a girare per le strade di Konoha piena di entusiasmo. Quando aveva saputo del fotografo sulla montagna dell’Hokage che immortalava quel momento, a suo dire, “magico”, aveva voluto farsi fotografare anche lei. Diceva di volere una foto di loro due che aveva come sfondo Konoha in festa. Voleva un ricordo di quella giornata felice.
“Si può sapere perché ti piace tanto questa cosa?” chiese lui quando si furono tutti seduti ad un tavolo di un bar per mangiare qualcosa.
“La zia ama le feste.” Rispose Shikamaru con un tono esasperato.
“Non ne ho frequentate molte nella mia vita. Un po’ perché durante la guerra non ce n’erano, un po’ perché tutto questa confusione mi disturbava. Ora, però, mi piace. Tutta questa allegria. Si riesce a sentire anche senza poteri come i miei. E’ magn…”
Kakashi si era alzato dal suo posto e l’aveva baciata. Non gli piacevano le effusioni pubbliche, ma lei aveva uno sguardo così luminoso e felice in quel momento, che non aveva saputo trattenersi. Il bambino accanto a loro alzò gli occhi al cielo e si voltò dall’altra parte. Erano così disgustosi.
Quando tornò a sedersi vide che la ragazza era arrossita. “Idiota.” Aveva sussurrato. “Allora cosa facciamo dopo?” aggiunse poi.
“Che ne dite dello spettacolo di equilibristi?” Shikamaru si illuminò alla proposta dell’Hatake, che gli lanciò uno sguardo complice.
“Così potete dormire? No. Facciamo un giro al lunapark.”
“Perché ce lo hai chiesto, se alla fine avevi già deciso.” Sbuffò il bambino.
“Volevo vedere se prendevate la decisione giusta. Io voglio dello zucchero filato.”
“Non lo diremo alla mamma?” Sapeva di aver comprato anche il nipote.
Il Copia-ninja si sentì abbandonato. “Siete incorreggibili!”

I due Nara mangiavano soddisfatti il loro zucchero filato. Kakashi allungò una mano per prenderne un po’ dalla sua ragazza.
“Potevi comprartene uno.”
“Il tuo è più buono.” Disse lui mangiucchiandone un po’.
Furono presto raggiunti da Shikaku e Yoshino.
“Allora cosa vi va di fare?” chiese la donna entusiasta quasi quanto la cognata.
Shiori lanciò uno sguardo al suo ragazzo. “Avevamo un appuntamento.” Spiegò.
Shikaku guardò torvo l’Hatake.
“Ma possiamo rinunciarci. Non c’è problema.”aggiunse questo, non voleva offendere la famiglia della sua ragazza.
“Andate pure. Stiamo noi con Shika.” Sorrise l’uomo più grande, soddisfatto dalla risposta del ragazzo.
Quando se ne furono andati, Shiori scoppiò a ridere.
“Hai ancora paura di mio fratello?”
“Non ho paura. Non voglio che mi odi.”
“Non ti odia. E’ solo iper-protettivo.”
Il parco del villaggio era vuoto, tutti gli abitanti erano riversi sulle strade, così trovarono senza problemi una panchina dove sedersi. La Nara appoggiò la testa sulla sua spalla e lasciò che lui le accarezzasse i capelli.
“Non avevo pensato a quanto questo fosse importante per te.” Disse, ad un tratto, Kakashi quasi in un sussurro.
“E’ solo una festa, ma si lo è.”
Lui le baciò la fronte. “Cosa senti?”
“Hai presente quei giorni in cui non smetteresti mai di sorridere? Ecco sento questo. E’ come se le persone non riuscissero a togliersi dalla faccia quell’espressione serena. Da tanta speranza tutto ciò.”
“Ti amo.” Si limitò a dire lui.
“Anche io ti amo.” Shiori alzò la testa per guardarlo negli occhi.
“In quella calca di persone io vedo solo una scocciatura e degli sguardi da evitare, tu vedi la speranza. Non ti accorgi di quanto è speciale il modo in cui tu guardi il mondo?”
La ragazza non sapeva esattamente cosa rispondere.
“Non… Non credo di poterlo vedere altrimenti. Questo mondo mi invade.”
“Penseresti che sono stupido se ti dicessi che sono un po’ geloso del resto del mondo. Vorrei che i sentimenti degli altri non ti occupassero, vorrei che tutto quello spazio fosse per me.”
Lei gli si sedette sulle ginocchia, gli passò le braccia attorno al collo e lo baciò.
“I sentimenti degli altri vanno e vengono. Tu, invece, ci sei sempre, anche quando siamo lontani. E sappi che è soprattutto merito tuo se vedo la speranza. Perché puoi anche fingere che tutto questo ti scocci o che non ti tocchi minimamente, ma sento la felicità che provi nel vedere tutte queste persone al sicuro e serene. Non è il mio modo di vedere il mondo quello speciale, io sono nata così, è il tuo. Nonostante tutto quello che hai passato, riesci ancora ad amare il prossimo.”
“Mi fai migliore di quello che sono.”
“Lo dici perché non vedi quello che vedo io.”
“Mmmm… E cosa vedi?” chiese, posando le sue mani lungo i fianchi.
“Un uomo buono e coraggioso, pronto a tutto per le persone che ama e che hanno bisogno di lui. L’unico che riesce a farmi infuriare e desiderare di abbracciarlo nello stesso momento. L’unico che riesce a farmi provare questi forti sentimenti.” Sorrise maliziosa, poi aggiunse: “Un tipo abbastanza attraente.”
“Solo abbastanza?” scherzò lui.
“Tremendamente.”
“Già mi piace di più.” Disse, coinvolgendola in un lungo bacio appassionato.
Quando si separarono per riprendere fiato, lui le accarezzò il volto.
“Facciamoci fare quella dannata foto!” si arrese.
Shiori Nara sorrise trionfante.


Kakashi accarezzò attraverso il vetro freddo della cornice quel volto sorridente. Lei era sempre riuscita a fargli credere di essere una persona migliore. Vedersi con gli occhi della ragazza era sempre stato illuminante e piacevole. Quando lei era lontana, però, sentiva che quell’immagine di lui non era veritiera. Era quasi impossibile da raggiungere.
Posò di nuovo la foto sulla mensola sospirando, e si preparò per godersi la missione dei suoi tre allievi.

Naruto, Sasuke e Sakura stavano rincorrendo un gruppo di bambini in un grande giardino per tenerli buoni. La loro missione era una festa di compleanno. Una decina di bambini scalmanati sui quattro o cinque anni li stavano facendo dannare. La madre del festeggiato aveva pagato l’Hokage, perché trovasse dei ninja che si occupassero di tenerli a bada e di fare da intrattenitori. Quello era il genere di missioni che le nuove reclute erano costrette a fare, perché comunque non si poteva rinunciare all’introito che portavano.
“Maledetto sensei.” Imprecò Sakura, mentre un paio di bambine giocavano ad acconciarle i lunghi capelli rosa, tirandoglieli a destra e a manca.
Sasuke, accanto a lei, stava intrattenendo altri giocherellando con dei kunai finti, consegnati loro sapientemente da un Kakashi con uno sguardo furbo.
“Ve l’avevo detto che era inutile fare tutte quelle moine.” Ringhiò esasperato.
“Smettila non è il momento di mangiare la torta. Ehy dove scappi!” I due ragazzi alzarono gli occhi al cielo. Naruto riusciva a discutere anche con quei marmocchi.
Kakashi, dal canto suo, supervisionava il tutto. Loro credevano di essere soli, ma in realtà non poteva lasciare dei bambini nelle mani dei suoi allievi senza un adulto ad osservare. Sarebbe stato da irresponsabili. Inoltre, era così divertente vederli correre dietro a quei mocciosi quasi sull’orlo della disperazione.
I tre genin riuscirono a liberarsi poco prima di cena. I genitori del bambino non fecero quasi nemmeno in tempo a ringraziarli, che loro erano già fuori in strada a respirare a pieni polmoni quella sensazione di libertà.
“Maledetto Kakashi-sensei. ‘Sta volta ci ha giocato proprio un brutto tiro!” esclamò Naruto furioso.
Sasuke si trovava in pieno accordo con il rivale. Fare quelle cose stupide per divertire quei mocciosi non gli era piaciuto affatto.
“Non era una missione ninja. Credete che intercederà lo stesso con l’Hokage?” chiese quasi cercando conforto nei compagni.
“E chi lo sa? Magari voleva solo prenderci in giro. Tu cosa dici Sakura-chan?” chiese il biondo alla compagna che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
“Cosa?” La ragazza era distratta. Le era tornata in mente la figuraccia della mattina. Il sensei aveva perso la sua ragazza in missione, quello le aveva fatto passare la poca voglia che aveva di affrontarne una.
“Credo che manterrà la sua parola.” Rispose, dopo che l’Uzumaki ripeté la sua domanda.
“Sakura, ti senti bene?” la interrogò il moro, vedendola leggermente pallida.
Si sta preoccupando per me? Si chiese lei speranzosa.
“E’ solo che… Niente lascia stare.” Non voleva che l’Uchiha pensasse che fosse debole o, peggio, una codarda.
“Sicura? Sei pallida.” Constatò Naruto, facendola infuriare. Perché non capiva mai quando stare zitto?
Arrossì leggermente. “Voi non avete un po’ paura? Insomma, andare in missione è pericoloso. Kakashi-sensei questa mattina ha detto che la zia di Shikamaru era forte quasi come Lady Tsunade, una dei tre ninja leggendari…”
“Sono i rischi del mestiere. Se temi le missioni puoi anche smettere di fare il ninja.” Sentenziò Sasuke freddo, facendola arrossire di più.
“Ci sarò io a proteggerti Sakura!” esclamò Naruto.
La ragazza fece una smorfia, mentre l’Uchiha scosse la testa.
“Non ci daranno… missioni troppo complicate all’inizio. Ce… la caveremo.” Balbettò con fare consolatorio quest’ultimo.
“Poi Kakashi-sensei sarà sempre con noi, giusto? Lui è forte.” Lo sostenne l’Uzumaki con convinzione.
La rosa si rilassò leggermente. “Deve essere stato terribile per lui, perdere la persona che amava.” Commentò, poi, lanciando un veloce sguardo al genin moro.
Gli altri due ninja annuirono, poi i tre rimasero in silenzio, pensierosi.

Kakashi aveva fatto rapporto all’Hokage sulla missione. Poi, mantenne la promessa fatta ai suoi allievi e fece la sua richiesta al Terzo.
“… Niente di impegnativo si intende. Una missione di livello C, magari che gli permetta solo di poter mettere piede fuori dal Villaggio. Potrebbe servire loro per risollevare gli spiriti.”
Il Terzo teneva le mani giunte sotto il mento pensieroso.
“No.” Concluse infine.
 “No?”
“E’ troppo presto. La situazione è complicata. Tra gli ultimi usciti dall’Accademia il tuo gruppo è il più disomogeneo. Inoltre, i consiglieri hanno delle remore a fare uscire la Volpe dal Villaggio.”
“Potrebbe chiedere ai suoi consiglieri che senso ha fare diventare il Jinchuriki un ninja, allora?” chiese tentando di mantenere la calma.
“Naruto uscirà dal Villaggio ovviamente. Ma dovete tutti avere un po’ più di pazienza.”
“Se devo aiutare qualche altro vecchietto con la spesa impazzisco anche io.” Obito amava fare quel genere di cose, lui invece si era sempre sentito sprecato.
L’Hokage rise. “Ti avevo detto che non era semplice come credevi fare il ninja istruttore.”
“No, infatti. Ma è più divertente di quello che pensavo.”
“Cercherai di tenerli buoni allora?”
“Posso assicurarle che Sasuke e Sakura manterranno la calma. Per quanto riguarda Naruto invece… Bè lo conosce, no? Ma proverò a trattenerlo.” lo rassicurò.
Come si aspettava i suoi allievi non furono contenti di ricevere la notizia. Gli ci volle l’intera mattina per farli calmare, o almeno per far calmare Naruto, ma riuscì nel suo intento o almeno così sperava.

Qualche giorno dopo però ebbe la conferma che, nonostante i suoi sforzi, il ninja biondo non era in grado di mantenere la calma. La goccia che fece traboccare il vaso fu l’ennesima ricerca del gatto fuggitivo. Naruto urlò la sua frustrazione ai suoi superiori, mentre Kakashi cercava di tenerlo buono.
Iruka, dal canto suo, gridò contro il suo ex-allievo che si stava comportando come un irresponsabile.
L’Hokage, invece, mantenne la calma, studiando i progressi che il Jinchuriki aveva fatto in quei mesi. Era evidente che tutta la squadra necessitasse di una sfida più stimolante delle solite missioni. Il Terzo si alzò in piedi intimando il silenzio a tutti quanti. Ogni ninja nella stanza si fermò concentrando le proprie attenzioni su di lui.
“Volete una missione? Bene, credo di potervelo concedere.” Notò Kakashi guardarlo sorpreso, gli fece cenno di stare tranquillo. “Ho una missione di livello C da affidarvi. Dovrete accompagnare un carpentiere del paese dell’Acqua fino alla sua destinazione. Entri pure signor Tazuna.”
Un anziano signore dai capelli bianchi, con un pizzetto a circondargli le labbra e una bottiglia in mano, entrò nella stanza. Lanciò uno sguardo sprezzante ai suoi accompagnatori.
“E questi bambini dovrebbero accompagnarmi?”
La domanda mandò su tutte le furie Naruto. Kakashi sospirò, le cose non erano affatto cominciate bene.

Qualche ora più tardi erano pronti a partire. Il Copia.ninja aveva una strana impressione sulla missione. Sperava che quella sensazione negativa fosse solo ansia dovuta alla prima uscita dei suoi allievi. Erano davvero pronti? O era solo lui ad essere così superbo da credere che i suoi allievi non potevano fare altro che cavarsela?
Naruto e Sasuke erano entusiasti, mentre Sakura era leggermente timorosa. Tutti e tre però avevano dimostrato il loro valore e coraggio negli allenamenti.
Potevano farcela. Avrebbero accompagnato con successo il signor Tazuna nel Paese dell’Acqua.


 
  
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