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Autore: Lady Moon    06/06/2015    3 recensioni
Hermione tenta di dire a Ron una cosa importante ma invano, perché ogniqualvolta che cerca di parlare con lui, Ron pare debba fare qualcosa di "più importante". Ciò non solo fará dispiacere Hermione, ma rovinerá le cose tra i due, così gli rivelerá tutto. Ron nega a tutti i costi ciò che lei pensa, e vuole cercare di dimostrarglielo chiedendo ad Hermione in quale modo vorrebbe, così da convincerla. Inoltre si accorgerá di provare qualcosa di speciale per lei, come lei per lui, e di non voler lasciarla più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tell me, Hermione.
 

L'aria fresca ed intensa dominava presso le mura del castello, gli studenti di Grifondoro, nel loro dormitorio, erano quasi pronti per la lezione di Trasfigurazione, che si sarebbe tenuta tra un paio d'ore.

:"Però... sono nei guai." - esordì Neville, sconsolato e col viso scarlatto.

:"Cioè?" - domandò Seamus, che aveva udito mentre leggeva un quaderno.

:"Oh, cioè, voglio dire... mi mancano parecchi ingredienti per la pozione che dovremmo iniziare domani! E ho finito la mia scorta di infuso di Artemisia e di ali di fata. Splendido, decisamente." - rispose Paciock, gettando lo sguardo al suolo dall'imbarazzo.

:"Ciao a tutti!" - salutò d'improvviso Ronald.

:"Hei, buongiorno!" - salutò Neville, a sua volta anche Seamus.

:"Sapete per caso dov'è Harry?" - domandò.

:"No, credo sia andato da Hagrid, però." - disse Ginny Weasley, mentre entrava nel dormitorio.

:"Hmm... va bene. Vado a cercarlo prima nei paraggi, a dopo." - concluse Ron, sbarcando altrove.

Hermione, che era nella Sala Grande, non si era preoccupata ancora di rivolgere la parola a Ronald, o a qualcun'altro del suo dormitorio, apparte Ginny. Era sola, lì, a valutare quali ingredienti le mancassero per la pozione del giorno dopo.

:"Hermione!" - chiamò Harry tutt'un tratto.

:"Per favore, di' a Ron quando lo vedi che la professoressa McGranitt ci vuole nel suo ufficio prima della lezione, credo ci abbia incaricato di qualcosa insieme ad altri del primo anno. Non so dove sia, ma devo correre da Hagrid adesso o non riesco a fare nulla con i tempi, speravo si alzasse un po' prima dal letto. Ti saluto." - disse in fretta e furia, facendosi quasi mancare il fiato e sparì.

:"Ehm... okay..." - farfugliò Hermione, sapendo che Harry non l'avrebbe mai sentita.

Poteva trattarsi di pura casualità, ma neanche cinque minuti dopo la raggiunse Ronald, un po' stanco e assonnato. Hermione si accorse che si stava avvicinando a lei, per una qualche ragione sentì il petto palpitare più pesantemente del solito e uno stato di agitazione la percosse in un istante.

"Non guardarlo, non farlo, se ne accorgerebbe. Sta' calma, al massimo ti domanderà di Harry."- pensò, prima che Ron parlasse.

:"Ohi, Hermione." - le disse, ignaro del fatto che Hermione l'avesse già ponderato.

:"Ciao, Ron." - rispose Hermione, sorridendogli spontaneamente.

:"Puoi confermarmi, per caso, che Harry è da Hagrid?" - domandò.

:"Eh, sì... sì, è da lui. Esattamente poco fa me l'ha detto." - rispose lei, cercando di calmarsi.

:"Bene, allora lo aspetterò di sopra, grazie." - rispose Ron, voltandole le spalle.

:"Ma..." - accennò Hermione, con l'intento di dirgli il resto, Ron se ne stava già andando.

"Quel dannato, dovevo dirgli ciò che mi ha detto Harry, ovviamente se ne va via senza neanche accorgersi che gli stavo parlando. Non ho alcuna intenzione di seguirlo." - pensò ancora tra sé e sé. 

Passò un'ora e ne mancava, ergo, solo una per la lezione. Hermione raggiunse il dormitorio, trovò Ron seduto sul divano a chiacchierare con Dean, con una risata forzata. Ora entrambi si stavano alzando.

:"Ron, scusami, devo parlarti di una cosa, prima..." - incominciò Hermione, senza pensarci due volte, lasciandosi guidare dal suo istinto.

:"No, Hermione, scusami, davvero, ma non adesso. Dean, dovevi venire con me o no? Vedi, devo andare subito nel cortile di pietra, devo sbrigare un servizio." disse Ronald, troncandola. In quel momento guardò gli occhi di Hermione, ed Hermione guardò i suoi, naturalmente distolse lo sguardo subito. Non appena lo fece, Ron guardò Dean, ch'era rimasto immobile, quasi come se avesse in parte capito che Hermione doveva dirgli qualcosa di importante. Stava quasi per controbattere quando...

:"Andiamo, Dean." - soggiunse Ron.

:"Va bene, va bene." - convenne Dean.

:"Sì, però non riguarda me..." - proseguì Hermione.

:"Dopo, ciao, Hermione." - disse infine Ron, salutandola con la mano.

Hermione ne rimase ancora una volta con l'amaro in bocca, Ginny che aveva spiato il "discorso", scese di corsa le scale del dormitorio femminile e la sopraggiunse.

:"Ignoralo. E' uno sciocco, quello." - le esplicitò con ribrezzo.

:"Non mi meraviglio di non essere riuscita a parlare con lui." - constatò Hermione.

:"Che razza di... è mio fratello e si comporta in un modo talmente insopportabile, inaccettabile. Manco lavorasse al Ministero della Magia." - strepitò Ginny.

:"Ginny, sta' calma, credimi, non c'è bisogno di agitarsi... me ne farò una ragione, con lui tentare di divulgare qualcosa è inutile. E, sarò di parte in questo. Ripasso per la lezione, ora." - disse Hermione, con aria mesta ma nello stesso tempo adirata.

Fu così che Ginny si calmò e la lasciò sola, Hermione avrebbe voluto realmente ripetere, se non fosse stato per i suoi pensieri, che la conducevano altrove, lungi dal resto, talvolta riusciva ad assestarli, tuttavia altre no. Questi erano troppo in rilievo, erano estremamente inconfutabili, considerevoli, e non poteva fare a meno di dare loro retta. Ron era a capo, si domandava nervosamente cosa avrebbe potuto fare, se fosse colpa sua di tutto. Magari Hermione non s'era comportata in maniera avvenente nei suoi riguardi e ciò avrebbe scaturito in Ron una certa "antipatia" o ancora più plausibilmente un'indifferenza per ciò che lei avrebbe detto o fatto. Possibile? Innegabilmente una risposta veritiera l'avrebbe potuta dare solo lui. E lo sapeva. Parlargli? Ancora? Dopo quello ch'era accaduto? No... non era una buona idea. Avrebbe potuto - secondo lei - dargli noia.

Era giunta quasi l'ora, mancavano dieci minuti all'inizio della lezione. Tutti si recarono in aula, tranne Harry, Ron ed Hermione che erano in ritardo. 
Dapprima pervenne Harry, che si sedette vicino a Neville, poi finalmente venne Hermione, si accomodò nel penultimo banco.

:"Bene, ragazzi. Dovrete scusarmi, ma sono stata chiamata urgentemente dalla professoressa Sprite, nel contempo vedete di ripetere i vostri compiti, sono sicura che un po' di tempo in più vi aiuterà per prendere un voto migliore del consueto. Confido che non ne approfittiate per parlare di altro e creare baccano." - disse la professoressa McGranitt alla classe, cercando di essere persuasiva.
Dopo qualche istante che ella lasciò l'aula, Ron la raggiunse.

:"Ehi! Ehii! Ti aspettavo dalla professoressa! Perché non sei venuto? Dopo devo dirti tutto quello che mi ha detto, e comunque avresti dovuto esserci!" - gli bisbigliò Harry. Ron iniziò a domandarsi se lo stava prendendo per i fondelli o meno, non capiva di che stesse parlando ma accennò. Notando che non c'erano posti liberi, apparte quello vicino Hermione e l'ultimo banchetto, si sedette vicino a lei. Hermione quasi non volle crederci, aveva Ron accanto e non riusciva a dirgli nulla, non poteva. E adesso che cosa avrebbe fatto? 

"Neanche mi domanda cos'avevo da dirgli... forse davvero non gl'importa niente." - pensò, guardandolo per un millesimo di secondo con la coda dell'occhio.
Ron, che fino ad allora non aveva mai preso seriamente in considerazione cosa avesse Hermione da dirgli, ora gli ritornava in mente ogni singola parola. Pensava che forse era stato troppo sgarbato da parte andarsene via senza lasciare che Hermione parlasse, infondo cosa avrebbe potuto dirgli? Oppure c'era qualcosa di importante? Pensò che forse avrebbe potuto parlarne con lei adesso, ma mille tentazioni lo spingevano a rimanere in silenzio, così com'era.
Hermione ricominciò a scrutarlo, Ron la stava guardando, serio, penserioso, come se non l'avesse mai vista o come se Hermione fosse qualcosa di speciale, come se avesse voluto dirle tante cose, indagare su di lei. Ad Hermione venne un colpo, che aveva da guardarla in quel modo? Ritolse gli occhi da lui e guardò il suo quaderno. Non si sa come, che sia stato per rassegnazione o per agitazione, Hermione gli rivolse la parola.

:"Potevi sederti altrove." - gli disse.

:"Cosa?" - domandò Ron, allibito.

:"Potevi evitare di sederti accanto a me, nel caso provassi a parlarti non potresti scappare chissà dove." - rispose acida, Hermione.

:"Hermione, mi dispiace. Ma avevo da fare." -

:"Hai sempre da fare quando si tratta di me." -

:"Non l'ho fatto apposta nemmeno stavolta." - insistè Ron.

:"No, non lo faresti mai con me." - aggiunse Hermione.

:"Perché fai così? Te la prendi tanto. Almeno dammi una spiegazione." -

:"Una spiegazione?!" - abbaiò Hermione, facendosi sentire dagli studenti dinanzi a loro.

:"Cos'è che devo spiegarti? Non mi ascolti mai. Non sono mai abbastanza per te. E la mia parola non conta. Non conta niente, non conta come sto, cosa faccio, perché penso questo o perché non penso qualcos'altro. Niente. Niente. Il nulla cosmico! Mi domando allora a cosa possa mai servire darti una spiegazione, Ronald Weasley." - disse ancora Hermione, concitata, a poco le tremavano le mani. Ron ne rimase stupito, a primo impatto non seppe cosa dirle ma subito in lui scattarono mille risposte.

:"Hermione, cosa dovevi dirmi di così importante? Avanti, ora parla." - 

:"Prima della lezione saresti dovuto andare dalla McGranitt, me l'ha detto Harry. Era con lui che dovevi andare, ecco perché prima ti ha detto quella cosa. Tu non mi hai dato chance per dirtelo. E mi dispiace." - confessò Hermione.

:"Bene. Era solo questo? Ti scaldi per così poco?" -

:"Forse non hai sentito quello che ho detto prima, vero?" -

:"Ho sentito. E sai cosa ti rispondo? Che tutti questi filmini che ti crei dovresti metterli da parte. Non ho mai pensato nulla di quello che credi." - dichiarò Ron.

:"Io non ci credo. Non credo neanche ad una parola di quello che dici, oramai." - disse Hermione, meravigliandosi di se stessa. Non credeva sarebbe riuscita a dirlo, non credeva l'avrebbe affrontato in quel modo.

:"Cosa devo fare per dimostrartelo?" - domandò Ron.

:"Nulla, va bene così." - mentì Hermione.

:"Nulla? Se non faccio nulla, tu non mi crederai. Sappi, Hermione, che anche per me andrebbe bene così, ma non mi va che tu... che... stia male a causa mia." - propalò Ron, spostando lo sguardo lontano da quello di Hermione. Ella ebbe un brivido, capì subito che si trattava però di una sensazione bella, pura, che ti dona un sorriso sincero. Voleva farlo, voleva sorridere, ma l'imbarazzo e ancora la rabbia dentro di lei fecero sì che rimanesse immobile, pietrificata.

:"Dimmi... dimmelo tu." - disse Ron, lieve.

:"Io... davvero, non importa più." - sussurrò Hermione e si girò davanti, ignorandolo a malincuore. Ron non disse nulla, come lei si dispiacque per non poter dimostrare niente. Hermione poco dopo, neanche fosse in parte certa di quello che stava facendo, si girò di nuovo verso di lui e l'abbracciò, nascondendo il suo volto poco più sotto della sua spalla. Sentiva il cuore di Ron battere, non aveva mai sentito una melodia più dolce e meravigliosa, sarebbe stato normale per chiunque, ma per lei no. Avrebbe fatto di tutto per abbracciarlo prima di allora, per sentirsi con lui, per sistemare tutto, ma non ci era mai riuscita. Ron la strinse delicatamente, non seppe spiegarsi il perché ma, quando lei si era lasciata cadere su di lui, aveva capito che probabilmente era giusto così, che voleva accadesse, che non poteva fargli altro che piacere. Sentiva l'odore dei capelli di Hermione, erano puliti, belli, sarebbe stato ore a tenerla a lui forse, se lei avesse voluto, non l'avrebbe lasciata. Hermione raccolse il coraggio e lo guardò, lui non esitò un istante a rincontrare quegli occhi grandi che pareva potessero parlargli, perché, perché erano così? Perché voleva vederli? Perché trovava che Hermione fosse ora tanto tenera, carina, piccola e da tenere esclusivamente per sé? 
Mancava poco, davvero poco che si avvicinasse ancora di più a lei, che le sfiorasse il naso per averla ancora più vicino.

:"Eccomi tornata." - enunciò la McGranitt d'un colpo, pertanto sia Ron che Hermione si allontanarono.

:"Spero abbiate ripetuto in mia assenza... ah, signorino Weasley, mi auguravo che tu e il signorino Potter poteste raggiungermi insieme, prima. A quanto pare avevi parecchio da sbrigare, o mi sbaglio? Hmm..." - disse, solenne, poi tornò dietro la cattedra. Hermione ridacchiò. E lui ugualmente quando la vide.

La lezione cominciò, per quasi tutti gli studenti si svolse nel migliore dei modi. Hermione di tanto in tanto sorrideva a Ginny, quando passava per sbirciare in aula.
 
   
 
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