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Autore: halom    06/06/2015    1 recensioni
Il Dottore ed altri personaggi alle prese con un'ipotetica sfida della torre, in cui chi perde deve cadere giù. Cosa accadrà? Ma soprattutto, cosa ne pensano i nostri personaggi?
Cross-over Doctor Who/X-Files/Fringe
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 12, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: anche questo capitolo, come l'Interludio, è stato scritto da Tawariell Krishel, scrittrici di professione.
Non le ringrazierò mai abbastanza per la loro collaborazione ed amicizia.

ATTENZIONE: SPOILER consistenti per chi è ancora agli inizi della visione di Fringe.


Walter Bishop era seduto sulla poltrona mentre il conteggio era iniziato. Stava vincendo, ma non doveva succedere. Non era quello che voleva.
Guardò verso la Tardis. Si chiese se per caso avrebbe potuto... no. Giocare con il tempo non era da lui, anche se in passato, molte volte, aveva valicato tutti i limiti. Ora però era cambiato. Il suo Peter lo aveva cambiato.
Il Dottore si accorse dell’improvvisa tristezza dell’uomo. Sapeva a cosa stesse pensando ma era fuori questione portarli nel passato. Non avrebbe risolto i problemi tra lui e Peter. Anzi forse li avrebbe peggiorati.
Guardò il giovane Bishop. Era completamente ignaro del suo destino e del suo essere lui stesso speciale. Avevano qualcosa in comune loro due: erano creature perennemente in fuga.
Avrebbe voluto parlargli apertamente, ma non poteva. Era troppo presto. Decise di rivolgersi al padre.
“Dottor Bishop ho nella consolle della mia Tardis diversi oggetti che potrebbero interessarla. Li ho collezionati durante i miei viaggi!” esclamò lanciando un’occhiata eloquente a River, la quale capì al volo cosa avesse in mente di fare e portò Peter e gli altri fuori, per una breve passeggiata.
Walter sentendo le sue parole cominciò a sorridere. I suoi occhi brillavano come quelli di un bambino a cui era appena stato offerto un dolce particolarmente invitante. “E potrei vederli?”
“Sicuramente, ma prima sputi il rospo. Le farà bene. E a scanso di equivoci non si preoccupi perché io so già tutto. So che suo figlio non è suo figlio!” aveva cercato di usare un tono comprensivo, ma, involontariamente, gli era venuto fuori un tono tagliente.
Il dottor Bishop sussultò e il suo sorriso si spense. “Lei ha mai avuto figli?”
“Sì. Uno lo persi durante la guerra del tempo. E un’altra è morta tra le mie braccia poco tempo fa. Anche se… anche se ho il sospetto che non sia davvero così…”
“Allora forse potrà capirmi. Il mio Peter, mio figlio, è stato malato. Ho trascorso giorno e notte a cercare la cura, senza trovarla. Mi è morto tra le braccia, rassicurandomi. Dicendo che non aveva paura. Nel frattempo lavoravo anche su una finestra che potesse mostrarmi come fosse l’universo parallelo al nostro. C’ero riuscito. Quella finestra mi ha dato la possibilità di guardare come stesse l’altro Peter. Aveva la stessa malattia e il mio doppio... anche lui, come me, cercava la cura. L’aveva trovata ma si era distratto. Ho deciso che non potevo permetterlo. Non potevo... Peter non poteva morire, non di nuovo. La mia intenzione iniziale era quella di andare nel suo mondo, somministrargli la cura e andarmene ma le cose non sono andate come avevo previsto e ho dovuto portarlo qui. Volevo riportarlo indietro ma poi...”
“Non ha potuto e non ha voluto. Non poteva perderlo di nuovo. Sa che Peter la rende migliore. Sa che da solo si perderebbe.” fece raddolcendo la voce.
“Esattamente. Credo che i suoi viaggi abbiano davvero acuito la sua percezione delle persone, lo sa Dottore? Non poteva usare parole migliori. Peter è speciale. Non c’è nulla che non farei per lui. Forse però non gliel’ho detto abbastanza. Sono stato... un pessimo padre.”
“Ha il tempo di rimediare. Ce l’ha. Solo che… che c’è un problema. Anzi diversi problemi. Il primo è che, come lei ha ben capito, il suo doppio voleva salvare Peter quanto lei, quindi provi a pensare cosa può essere successo dopo il rapimento…”
“Sicuramente sarà impazzito di dolore e vorrà vendicarsi. Io farei anche peggio, forse. Che altro c’è Dottore? Peter non mi perdonerà? Questo già me lo aspetto, anche se una parte di me spera il contrario. Anche se non me lo meriterei.”
Il Dottore iniziò a girellare per la Tardis. Era irrequieto.
“Vede dottor Bishop. Per anni sono stato convinto che la manutenzione dell’universo fosse solo in mano mia. Non è così. Lei lo sa e io lo so. Come lo sa quel suo amico che è venuto a trovarla poco dopo il rapimento. E non insulti la mia intelligenza fingendo di non ricordare che cosa le lasciò…”
“Si, ha ragione. Mi ha lasciato una pergamena, con una profezia riguardante Peter. E non sa quante volte ho fissato quel disegno terrorizzato da ciò che implicava.”
“Io non posso prevedere tutto. E, per quanto le dia fastidio, lei non è il dio di nessun laboratorio. Questa storia è fuori dalla sua portata. Dovrà rassegnarsi a lasciar decidere suo figlio. Non potrà chiuderlo dentro una campana di vetro finché la tempesta sarà passata. Non funziona così.”
Il Dottore gli sorrise con aria affettuosa. “Ci sono cose che non possiamo controllare.”
“Quindi mi sta dicendo che, dopo tutti gli sforzi che ho fatto, devo rassegnarmi al fatto che perderò Peter comunque?” gli chiese Walter con un tono di voce triste.
“No, le sto dicendo che ci sono cose fuori dalla sua portata. Lei non è dio, dottor Bishop. Non può decidere per Peter. Non so nemmeno io cosa farà riguardo a quella pergamena. Quanto al perdonarla vede... non può pretendere nulla. So che Peter è abbastanza intelligente e comprensivo da capire perché lei abbia fatto una determinata scelta, d’altro canto quando scoprirà di essere stato rapito dal suo universo e che questo sta morendo a causa sua, sarà destabilizzante per lui. Gli crollerà il mondo addosso e penserà che ogni suo gesto fosse una bugia. Penserà che anche il suo affetto sia una bugia. Temo che per po’ Peter se ne andrà. Non potrà impedirlo.”
Walter abbassò la testa triste. La sola idea che Peter potesse andarsene lo riempiva di angoscia. “Mi... mi giudicherà stupido ma... per anni ho cercato un segno di perdono da parte di Dio. Dopotutto quello che ho fatto e ho detto... ecco... gli ho chiesto un segno particolare.”
Il signore del Tempo sorrise e andò a trafficare in mezzo agli oggetti nella sua consolle, da dove tirò fuori un piccolo fiore di carta. Un piccolo fiore bianco.
“Questo, vero?” chiese porgendoglielo.
Il Dottor Bishop spalancò gli occhi e poco dopo gli divennero lucidi per la commozione. “Sì. E’ questo.”
“Non è facile perdonare qualcuno, Walter. Sa da dove deriva la parola perdono?”
Aveva ancora il cuore in gola per l’emozione e accennò con la testa un segno di diniego.
“Dalla lingua latina. E’ composta da due parole. Dal per e dal donare. Significa donare due volte, condonare un’offesa, rinunciare alla vendetta. So che sia lei… sia tu che il tuo doppio faticate a rinunciare a questo, faticate a donare nel momento più difficile, quello del dolore. Suo figlio lo ha già fatto una volta. Non so se lo farà di nuovo. Ma… ma potrebbe. Solo non lo pretendere. Non è giusto. E non solo perché non sei in grado di farlo.”
“Come ho già detto sono stato un padre indegno con lui. Non merito il suo perdono.”
Il Dottore andò a sedersi e lo fissò con aria dubbiosa. “Walter, io ti comprendo e ti ammiro per aver avuto il coraggio di cambiare. C’è solo una cosa che non riesco a capire. Una sola.”
“Che... che cosa?” balbettò il dottor Bishop.
“Perché hai fatto degli esperimenti su suo figlio?”
“Io... io non stavo facendo esperimenti su di lui. Stavo... stavo raccogliendo dei dati.” disse incerto.
Il Signore del Tempo lo squadrò e disse in tono duro: “Walter la verità!”
Sospirò a lungo. “Ero ossessionato dalla profezia, volevo testare le capacità di Peter, vedere se avesse abilità. Qualcosa di simile a quello che ha Olivia. E... in un certo senso è così. Nessuno mi ha mai chiesto da dove ho sintetizzato il cortexiphan, il composto per aumentare la percezione e le abilità dell’agente Dunham e di altri come lei.”
“Non riesco a credere alle mie orecchie! Voi umani siete la razza più odiosa che esista quando vi ci mettete! Hai smosso mari e monti per salvare quel bambino e poi ti sei messo a torturarlo per testarne le abilità?” brontolò furioso il Dottore.
Con la testa bassa e la voce spezzata replicò: “Ora sa il perché affermo di essere un padre indegno.”
Il Signore del Tempo scosse la testa. “Quel ragazzo ha molta più pazienza di me. D’altro canto tutti e due amiamo correre dei rischi e fare scelte inaspettate.” borbottò per poi aggiungere. “Non è mia intenzione interferire nel vostro rapporto. Anche se ti assicuro che vorrei andare a dire la verità di corsa a Peter. Non lo farò perché provocherei solo dei danni e perché capisco il tuo immenso amore per quel ragazzo. Credo di averlo provato. E so che ci sono delle persone che ci sanno rendere migliori. Lo so.” concluse in tono triste ripensando a Rose, Martha, Donna e suo nonno Wilfred, Sarah Jane e Amy, ma anche a Rory e alla sua River. Loro lo avevano cambiato in meglio. Avevano saputo vedere la sua parte migliore e lo avevano spinto a scelte impossibili. Scelte impossibili? Sorrise pensando alla sua Clara che gli aveva salvato la vita tante volte e lo aveva praticamente costretto a cambiare la scelta più scellerata della sua vita.
Finalmente Walter poté rilassarsi e disse: “Grazie. E visto che le sto dicendo la verità... non vincerò questa gara. Non devo. Non sarebbe giusto.”
Il Dottore sorrise. “Lo so. Vedi è per quello che ti voglio bene. Hai fatto tante scelte discutibili, ma sei pronto a morire per chi ami.”
L’uomo gli sorrise dolce. “E’ proprio così. Farei qualsiasi cosa per Peter e forse... forse lo farò anche questa volta.”
“Mi posso permettere di darti un consiglio?”
Walter annuì. “Certo. Dimmi pure.”
“Cerca di farlo capire anche a parole quanto tieni a tuo figlio. Lo so che è un ragazzo forte, ma anche molto fragile. E ha bisogno di sentirsi amato da suo padre. Malgrado tutto ti considera il suo eroe.”
Il dottor Bishop gli sorrise triste. “Hai ragione. L’ho sempre fatto sentire inadeguato. Cercherò di dirglielo più spesso.”
“Bene. Un’ultima cosa. Io credo non sarebbe una cattiva idea trovare il modo di far venire con noi l’agente Dunham. Considerando anche il fatto che lei conosce un po’ di cose oppure ho capito male?”
L’uomo era imbarazzato. “Ha capito benissimo. Olivia ha l’abilità di vedere gli oggetti che provengono dall’universo parallelo. E... ha scoperto da sola la verità. Ho dovuto chiederle di non dire nulla.”
“Capisco. Mi inventerò una scusa per andarla a prendere. Dopotutto credo sarebbe divertente vederla dialogare con River e l’agente Scully.”
Walter gli sorrise in maniera furba: “Se ho capito come è fatta River, lei e Olivia andranno perfettamente d’accordo.”
“Sì, è probabile. Ora facciamo rientrare gli altri. Per loro sarà passato poco tempo, una decina di minuti al massimo. Tocca a te e Peter decidere dove andare.” concluse facendo atterrare di nuovo la Tardis nel luogo dove era partita due ore prima.
Peter, River, Fox e Dana rientrarono nell’abitacolo e fissarono i due con aria stranita. Avevano compreso che si erano parlati a lungo, ma decisero di non porre troppe domande.
In fondo era tempo per i Bishop di decidere la prossima meta.
 

 
   
 
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