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Autore: whitemushroom    08/06/2015    3 recensioni
"My friends are my power!"
Una raccolta di flashfic sui numerosi personaggi che viaggiano tra i mondi, amano, giocano, sorridono e sperano. Figure maggiori e minori, importanti o poco degni di nota, ma che anche con poco sono riusciti a rendere magico ed indimenticabile il videogioco che ci ha stregati per la sua purezza e la gioia di credere nell'amicizia. Questa raccolta origina dal contest Storytime organizzata per festeggiare il quinto anniversario del nostro fantastico forum, il xiiiorderforum, che è sempre pronto ad accogliere tutti coloro che si sono smarriti tra luce ed oscurità e cercano amici con cui condividere storie e magia.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Personaggio: Aerith
Genere: Introspettivo, Malinconico. Missing Moments.
Rating: giallo
Avvertenze: stranamente nessuna.


Things we do not see

“Cloud!”
Il fumo è denso. L’aria che le entra nei polmoni è nera. Le sembra di aver inghiottito della terra.
Nella piazza della fontana tre lampioni sono l’unica forma di vita: il primo tremola al suo passaggio e si spenge, gli altri rimangono ma non proiettano altro che la sua ombra ed i suoi passi. Deve fare attenzione alle ombre. È da lì che sono usciti i mostri.
Il rumore di una gummyship fa tremare la strada, inciampa. La sagoma azzurra prende il volo oltre il cielo scuro, la osserva mentre si rimette in piedi ed il velivolo supera le nuvole e si trasforma in un punto che si potrebbe confondere con una stella. Su quella gummyship ci sono Denzel e Marlene. Va tutto bene.
Va tutto bene.
Stava riparando il suo carretto dei fiori quando era successo. Un sasso, uno stupido sasso sul margine della strada ed una ruota si era allentata. L’asse al centro si era spezzato, ed il signor Dyne era stato così gentile da sollevare tutto il carretto per permetterle di avvitare meglio la ruota il necessario per arrivare al negozio di Cid e farla sistemare a dovere. Poi le mani del signor Dyne avevano perso la presa ed il carretto le era caduto addosso. I mostri erano usciti dalla sua ombra, e quando l’uomo aveva cercato di scrollarseli di dosso lo avevano già afferrato, lo avevano già catturato. Le loro minuscole dita erano sul suo petto e lei aveva urlato, gridato di paura quando il corpo dell’uomo si era piegato in due come un fiore strappato; un cuore luminoso era comparso davanti a lei ed era volato in alto, ma forse lo aveva solo immaginato.
Vi era solo quello che rimaneva del signor Dyne. Un’altra ombra, uguale a quelle che lo avevano attaccato. Gli stessi occhi. La stessa oscurità. Le stesse minuscole dita che adesso puntavano verso di lei.
Poi aveva corso fino allo stremo delle forze.
La gummyship ormai è sparita; una seconda parte da oltre i giardini. Yuffie le ha detto di aver visto Cloud correre proprio verso la piazza della fontana, dove uno di quei mostri era uscito da un vicolo ed aveva assalito il negozio di accessori. Ma il negozio è vuoto: l’insegna pende a metà, le luci sono spente. La porta è aperta, cigola sull’unico cardine intatto e oltre la sua ombra … non ha mai sentito tanto silenzio. Quante ore sono trascorse? Cinque? Sei? La piazza centrale di Radiant Garden non è mai stata così vuota.
Un rumore alle sue spalle la fa sobbalzare, ma è solo una mela. Il frutto rotola dal bancone abbandonato del negozio e finisce a pochi passi da lei. È l’unico suono in quel posto: forse è quello che in molti chiamano “il suono del silenzio”. Perché è il silenzio che le fa sentire la forza del battito del proprio cuore. È il silenzio dell’acqua immobile ora che i delicati meccanismi della fontana si sono interrotti. È il calpestare dei suoi sandali sul selciato, è forte e solo adesso si accorge di quanto possano fare rumore. “Cloud …”
Deve essere da qualche parte. Deve essere andato da qualche parte, sicuro. Forse è andato verso il palazzo, o forse c’è ancora qualcuno che deve scappare nel quartiere sopraelevato. Non gli è successo niente, no. A lui non può succedere assolutamente nulla. Perché lui …
“Cloud, dove sei? Cid sta aspettando solo te, dobbiamo andare!”
L’istante dopo si ritrova a terra contro la fontana. Qualcosa di freddo le sta stringendo la caviglia e per riflesso tira un calcio, la allontana solo per un attimo ma poi la stretta ritorna. Il gelo le arriva quasi fino al ginocchio e quando solleva lo sguardo vede solo due luci, le luci che quei mostri neri hanno al posto degli occhi e che la fissano come se volessero trascinarla con loro. Con la gamba libera prova a tirare un calcio, ma il minuscolo mostro non sembra nemmeno sentire il colpo, si avvinghia ancora di più a lei ed il freddo si fa più intenso, l’aria ancora più pesante.
Sta respirando oscurità.
Per degli istanti che sembrano infiniti il cuore inizia a martellarle nel petto come se cercasse di uscire, di strappare le costole e la pelle. Lancia un grido, ma il cuore batte più forte.
Sempre più forte.
Poi si ferma.
Il freddo che ormai era arrivato quasi al petto svanisce di colpo, ed insieme al proprio grido sente tutta l’aria tornarle nei polmoni. Un tonfo secco esplode proprio accanto alla sua testa e prima ancora di aprire gli occhi qualcuno la solleva da terra come se si trattasse di una bambola di pezza. Un’arma enorme si abbatte sulla creatura nera e quella viene scaraventata contro un lampione. Ve ne sono altre tutte intorno a loro, le vede uscire dalle ombre e quando lancia un grido di avvertimento il suo salvatore si volta e le schianta verso una parete. Quello che rimane del negozio di accessori esplode in mille schegge di legno e la porta crolla all’interno, rivelando almeno una decina di occhi gialli ed affamati che hanno qualcosa di orribile, di muto, di così vuoto che potrebbe anche sprofondarci dentro se un movimento del suo salvatore non la costringesse a voltare la testa ed a fissare di nuovo la fontana che adesso si allontana al ritmo del suo passo rapido.
E la piazza si riempie del cuore più nero delle tenebre.
Aumentano uno dopo l’altro, si moltiplicano attraverso le ombre, si nutrono della luce degli ultimi lampioni che si spengono. Da oltre quella spalla li vede aumentare ancora, brulicare fin sopra le pareti delle case, arrampicarsi senza un vero limite e guardare tutti in alto, dove il cielo sembra inghiottire anche le stelle. L’immagine si allontana, poi svanisce non appena imboccano una strada e poi un’altra, oltre le scale ed i giardini.
Ma non riesce a non pensarci. Non riesce a non cancellare tutta quell’oscurità dalla sua testa.
Un’oscurità che non ha risposta, che nessuno sa da dove venga, che ha inghiottito tutti loro in un istante e che non ha alcuna forma se non un abisso di silenzio dove anche i passi del suo salvatore sembrano venire da un altro mondo e rimbombano, rimbombano fino a farle tornare in mente un unico pensiero razionale. “Cloud!” grida, stringendo la mano contro la spalla dell’uomo. “Fermati, dobbiamo trovare Cloud!”
“Lui sa cavarsela da solo”.
“Ma se noi non …”
L’uomo si porta di lato, e la sua arma cala sulla testa di due mostri. La mano che la sta tenendo stretta a lui per un attimo si libera, ne afferra uno per una zampa e lo fa volare contro il cancello dell’avioporto che si apre con un tonfo netto. Spera di vedere Cloud oltre quelle case e qui negozi che si allontanano alla massima velocità, spera ancora di illudersi che quella macchia color chocobo siano i suoi capelli e non ciò che rimane di una vecchia tenda: ma lo straccio in lontananza svanisce nelle ombre, e l’unico suono che adesso riempie le sue orecchie è il rombo dei motori della Highwind e Cid che riesce a farsi sentire anche oltre il ruggito della propria gummyship. “Forza, muoversi, tutti a bordo!”
“Aerith, si può sapere cosa diamine stavi facendo?”
L’uomo che l’ha appena salvata la aiuta a scendere, ma prima che i suoi piedi tocchino davvero terra sente la voce di Yuffie strillarle nelle orecchie mentre le afferra la mano e la trascina senza darle modo di spiegare nulla. “Manchiamo solo noi, sali!”
Perché nessuno pensa a Cloud? Perché tutti … “La tua amica ha ragione. Vai”
È la seconda volta che riesce a sentire la sua voce. Si volta, chiedendosi come abbia fatto a non riconoscere subito a chi appartenesse. La bella divisa viola è strappata in più punti, uno squarcio è stato aperto proprio dove il cuore rosso, il simbolo della città, era ricamato. Adesso vi è un altro rosso, più intenso. Un rosso color sangue, una macchia troppo scura su quell’abito. Il primo istinto è quello di lanciare su di lui un incantesimo di guarigione, ma la sua mano enorme la allontana, scuotendo la testa con il suo imperscrutabile silenzio.
Lo ha sempre osservato pattugliare le strade: di giorno immobile davanti al cancello, sempre in movimento alle ultime ore del crepuscolo fino alle ore più tarde della notte, quando l’orologio di Radiant Garden batteva solo pochi dintorni e lui era lì, nella piazza, gli occhi chiari puntati sui vicoli. È così grande da poter abbattere un albero con la sola forza delle braccia, eppure Aerith si rende conto in quel momento di quante poche volte lo abbia davvero visto, più intenta ad evitare le avances del suo compagno bassino e dalle mani troppo lunghe che non ad osservare quel gigante in grado di sparire in piena vista con le sue labbra serrate, il sopracciglio corrugato e lo sguardo sempre altrove.
Lo stesso gigante che non mancava mai di comprarle un fiore alla fine di ogni turno di guardia, uno strano appuntamento di cui solo adesso si rende conto. Non si è mai chiesta nemmeno una volta che cosa se ne facesse, o a chi li regalasse.
Conosce il suo nome soltanto perché le altre guardie lo pronunciano tra i denti quando le raduna nella piazza prima di iniziare la pattuglia serale. “Grazie, signor Aeleus”.
È strano sentirsi osservata in quel modo, da un uomo la cui espressione immobile potrebbe voler dire di tutto, da un grande coraggio ad una furia senza eguali. Vorrebbe chiedergli di più, ma Cid scende dalla gummyship e lo ferma per un braccio. “Si può sapere cosa sono quei mostri? E non mi prendere per scemo, perché l’ho capito che vengono dal palazzo reale! Che cosa diamine hanno combinato quegli scienziati?”
E il gigante non lo fissa. Il suo sguardo è rivolto oltre il cancello, dove l’oscurità sta diventando ancora più densa.
“PERCHE’ VOI NE SAPETE QUALCOSA, DITE LA VERITA! SONO STATI GLI ESPERIMENTI DEL VOSTRO RE A CAUSARE TUTTO QUESTO, VERO?”
Cid sputa per terra, e Aerith non ha nemmeno il tempo per obiettare che si sente afferrata per il polso e trascinata verso il portello della gummyship. Cloud è laggiù, oltre quella morte nera che adesso striscia e scivola contro le grate del cancello. Yuffie grida all’uomo di salire a bordo con loro, ma lui scuote la testa. La sua ascia impatta il terreno, pronta al combattimento.
Cammina verso l’ingresso dell’avioporto, e stavolta nei suoi occhi c’è una luce che stavolta non stenta a riconoscere. “Il problema non sono le cose che non vediamo …”
Adesso lo ha capito.
Lo ha visto troppe poche volte, ma sa riconoscerlo anche se è una semplice e sciocca fioraia.
Lo ha visto nelle iridi di Cloud ogni volta che ritorna dai suoi viaggi e si chiude in se stesso. È lo sguardo di chi ha ancora qualcosa da fare. Di chi forse ha qualcosa di orribile che gli brucia nel petto, ma che non vuole smettere di lottare. Per qualcosa, o per qualcuno. Magari per se stesso.
Il palazzo reale è la sua prossima meta. Non ha bisogno di poteri mentali per saperlo.
Cid la spinge contro il sedile, e l’enorme figura lentamente svanisce oltre il portellone pressurizzato.
“… sono le cose che non vogliamo vedere”.
  
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