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Autore: artemisia la fee    09/06/2015    1 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti,
dopo una piccola pausa causa impegni, blocco dello scrittore e altre FF, 
sono tornata, con quello che è il penultimo capitolo!!!
Buona lettura <3

 




TARDIS era sdraiata sul suo letto quella sera, con le gambe sotto le coperte e un libro aperto sulla pancia. Rispetto all'anno prima, faceva ancora freddo, come se l'estate fosse restia ad arrivare.
Un anno, pensò con un misto di dolcezza e malinconia. Era già passato un anno da quando un bel ragazzo alto e tatuato le aveva chiesto il cellulare in prestito. Un anno, ripetè con un sorriso e sprofondando tra le coperte, stringendosi il libro al petto.
E in quell'anno erano successe tante cose. Alcune meno piacevoli delle altre, ma i momenti di gioia erano riusciti a spazzarli via tutti. Quell'anno con Impala era stato magico.
Un anno, ripensò, senza riuscire a credere alle sue parole. Perchè mai si sarebbe immaginata che qualcosa del genere sarebbe mai potuta accadere a lei, la strana e solitaria secchiona dai capelli blu. Eppure Impala era li, nella sua vita, anche se più di una volta aveva rischiato di sparire.
Lui era riuscito a cambiarla. No, non cambiarla, lei era sempre la stessa. Era riuscito a farla riscoprire, portando alla luce lati di lei che non sapeva di avere.
Si voltò ancora sotto le coperte e prese il cellulare dal comodino. Aveva fatto un sonnellino al volo, per la troppa stanchezza. Era sommersa dallo studio fino al collo, come mai prima d'ora. Ancora qualche mese e si sarebbe finalmete laureata. L'ansia l'attanagliava. Quindi ogni volta che riusciva a trovare un po di tempo per riposare o svagarsi, ne approfittava.
Erano le quattro del pomeriggio, Impala sarebbe passato a prenderla verso le sette, per festeggiare il loro  primo anno, aveva ben tre ore per prepararsi.
Non sapeva dove l'avrebbe portata o cosa avrebbero fatto. Sapeva solo che Impala le aveva organizzato una sorpresa, che l'avrebbe lasciata senza parole.
Scese dal letto, lasciando il tepore delle coperte e andò in bagno a farsi la doccia. Quando infine arrivò il momento della scelta dell'abito, rimase a fissare il suo armadio per almeno cinque minuti, senza trovare nulla da mettersi.
Iniziò a rovistare sotto i cumuli di vestiti, buttando tutto all'aria; magliette, pantaloni e gonne e nulla sembrava piacerle. Quando ad un certo punto, cercando tra i vestiti appesi, le dita ne toccarono uno e subito i ricordi riaffiorarono nitidi.
Lo tirò giù dalla gruccia e lo guardò. Era il vestito blu notte che aveva indossato quella sera in cui Impala l'aveva portata all'Harvelle's Roadhouse. Quella stessa sera in cui avevano litigato in mezzo alla strada perchè lui aveva dato inizio ad una rissa. Ma era anche la sera in cui era stata a casa sua e avevano fatto l'amore per la prima volta. TARDIS strinse a se il vestito e si lasciò andare per un attimo ai ricordi.
Allora il corpo di Impala, la sua voce, il suo carattere, gli erano nuovi e sconosciuti, un mondo nuovo tutto da scoprire. Ora lo conosceva perfettamente. Il suo corpo non gli era più estraneo, le sembrava di conoscerlo da sempre.
Lo amava così come si ama l'aria che si respira, come la Terra ama la Luna. Era la Luna di quel pianeta che brucia, lei.
Decise di indossare quel vestito, perchè oltre a piacerle e starle bene, era perfetto per festeggiare il loro primo anno insieme.
Impala arrivò alle sette spaccate, perfettamente puntuale. Era lei quella che arrivava sempre tardi, perchè aveva un pessimo senso dell'orientamento e tendeva a perdersi. Indossava una camicia nera e gli immancabili jeans neri, infilati dentro gli stivali neri, sulle spalle teneva la giacca di pelle.
"Buonasera" disse entrando e salutando distrattamente Donna che guardava la TV sdraiata sul divano.
"Ciao" rispose TARDIS stringendolo in un abbraccio e affondando il viso nel suo petto.
"Buon anniversario" le sussurrò all'orecchio.
"Buon anniversario" ripetè alzando lo sguardo per guardarlo e si perse nell'oro caldo dei suoi occhi. Gli accarezzò il viso, facendo scivolare le dita sulla guancia e salendo verso la fronte, dove una piccola cicatrice era tutto ciò che restava a ricordarle l'incidente in cui Impala aveva quasi perso la vita.
Avvicinarono meccanicamente le labbra l'uno all'altro e si baciarono, a lungo e lentamente. Anche dopo un anno, baciarlo la faceva emozioare.
"Sei pronta?" le chiese con un sorriso.
"Pronta" ribattè, prendendo la giacca dall'appendiabiti del corridoio.
"Ehi, ehi, ehi" la fermò Impala mentre cercava di infilare le braccia nella giacca "Questo vestito lo conosco"
"Te lo ricordi?" chiese stupita.
"Se me lo ricordo?" disse alzando un sopracciglio e avvicinandola a se prendendola per la vita "Mi ricordo ogni istante di quel giorno". TARDIS abbassò gli occhi imbarazzata. Riusciva ancora a farla arrossire.
"Ora sarà meglio che andiamo" disse baciandole la guancia dolcemente.
"Ciao, Donna" urlò finendo  di mettersi la giacca.
"Ciao, Donna" urlò Impala a sua volta.
"Ciao, divertitevi e buon anniversario" urlò dal divano e l'unica cosa che videro fu la sua mano che spuntava da sopra un cuscino.
***

"Non vuoi dirmi dove stiamo andando, vero?" chiese TARDIS guardando Impala, che guidava con lo sguardo fisso davanti a se dietro gli occhiali da sole dalle lenti scure.
"No, è una sorpresa" rispose con un sorrisetto sulle labbra. TARDIS buffò e continuò a guardare il sole, che lentamente colorava di rosso il cielo, dietro le cime degli alberi.
Passarono ancora una decina di minuti, poi improvvisamente Impala si fermò parcheggiando di fronte ad un comunissimo condominio.
TARDIS si voltò a guardarlo interrogativa. Si era aspettata qualcos'altro, non sapeva bene cosa, ma sicuramente qualcosa di più romantico di un comunissimo condominio.
"Siamo arrivati?" chiese dubbiosa.
"Si" rispose lui, sempre con un sorrisetto sulle labbra.
Poi si tolse gli occhiali da sole e prese qualcosa dalla tasca interna della giacca. Ne estrasse un foulard nero, che iniziò a piegare.
"Devo bendarti" le disse alzando il foulard.
"Perchè?" chiese, sempre più sospettosa.
"Perchè è una sospresa" rispose, come se fosse la cosa più ovvia al mondo. TARDIS si voltò e lasciò che Impala la bendasse. Il mondo sprofondò nell'oscurità.
Sentì Impala aprire la portiera e scendere dalla macchina, l'attimo dopo aprì quella dalla sua parte e la aiutò a scendere.
"Ora cammina" le sussurrò all'orecchio "Ti guido io"
"Devo preoccuparmi?" gli chiese, sentendo troppo  nervosismo nella propria voce.
"Solo se non ti fidi di me" rispose baciandole dolcemente la guancia.
TARDIS iniziò a camminare, guidata da Impala che la teneva per la vita. Salì scale e camminò lungo corridoi, sempre nella più totale oscurità. Fino a che non si fermarono.
"Siamo arrivati" annunciò "Ti dico io quando toglierti la benda". TARDIS lo sentì trafficare con delle chiavi e infine udì una porta cigolare ed aprirsi. Lui la spinse gentilmente dentro e richiuse la porta alle loro spalle.
Sentì Impala respirare nervosamente sulla sua spalla, poi le sue dita scivolarono a sciogliere il nodo della benda e TARDIS si ritrovò nello spazio.
Non si ritrovò letteralmente nello spazio, ma ad un primo sguardo le sembrò così.
Con gli occhi colmi di meraviglia, come una bambina davanti alle luci di un albero di Natale, guardò la stanza.
Una stanza grande e dal soffitto alto, immersa nel buio. Ma nonostante le lampadine fossero spente, c'era luce. Perchè per tutto il soffitto e il pavimento, minuscole lucine componeva quella che, lo capì al primo sguardo, era la Via Lattea.
Ma non fu solo quello a stupirla, perchè per tutto il resto della stanza volteggiavano appesi al soffitto i pianeti. Grandi, piccoli, caldi, freddi, la circondavano da ogni lato.
Mentre al centro della stanza, sopra un tavolino apparecchiato attorniato da enormi cuscini, una lampada a forma di sole lo illuminava.
TARDIS fu talmente stupefatta e colpita da tutto ciò, che non fece neanche caso al fatto che i pianeti fossero allineati male e che a qualche costellazione mancava una stella.
Si voltò verso Impala, rimasto in piedi dietro di lei, con gli occhi che le pizzicavano come se fosse vicina alle lacrime da un momento all'altro
"Imp.....Impala" balbettò, sfiorandogli la camicia con le dita, quasi avesse timore di toccarlo per paura che tutto quello fosse solo un sogno e potesse svanire da un momento all'altro.
"Tu....Come?" continuò a balbettare.
"Per la stanza ho chiesto a Bobby. Ha un amico, un certo Crowley, che ha un'agenzia immobiliare e mi ha prestato la stanza che al momento è sfitta. Per tutto il resto, ho chiesto aiuto a Wilfred dell'Osservatorio Astronomico, oltre a Donna e John. Aveva questi pianeti in magazzino e....". Non riuscì a finire la frase che TARDIS si lanciò fra le sue braccia, affondando il viso nel suo petto.
"Ti piace?" le chiese speranzoso.
TARDIS alzò il viso verso di lui. "Se mi piace?" disse, ancora sopraffatta dall'emozione "Impala, è la cosa più bella che abbia mai visto". Lui abbassò lo sguardo, visibilmente imbarazzato, cosa rara per lui.
"Come ti è venuta in mente una cosa simile?" gli chiese.
"Quando tu mi hai portato alla "Haunted Holmes House"" disse stringendola in un abbraccio "Hai realizzato un mio sogno. Così ho pensato. "Perchè non realizzare il suo?". L'unico problema era che non possedevo un'astronave per portarti nello spazio. Mi sono arrovellato il cervello per giorni, per trovare una soluzione. Poi un giorno l'illuminazione e  mi sono detto, "Se non posso portare lei nello spazio,  porterò lo spazio da lei. Perchè non ricrearlo?"" concluse indicando la stanza piena di luci. TARDIS scosse la testa ancora incredula che Impala avesse fatto tutto questo per lei.
"Sono contento che ti piaccia, Donna dello Spazio" sussurrò. Si scambiarono un lungo e dolce bacio, poi Impala la prese per mano e la portò verso il tavolino sotto il sole.
"Hai fame?" le chiese mentre si sedevano sui grandi cuscini.
"Si un po" rispose sistemandosi la gonna, cercando di celare un leggero e immotivato nervosismo.
Il tavolino era apparecchiato con una tovaglia blu, che sembrava luccicare alla luce del sole e delle stelle. Sopra, due grandi vassoi erano coperti e circondati da calici alti ed eleganti. Dentro ad un secchio pieno di ghiaccio, c'erano due bottiglie di vino.
TARDIS guardò tutto quello stupita. Impala non era un tipo romantico e neanche lei. In passato avevano cenato fuori in qualche ristorate elegante o mangiato a lume di candela, ma mai nulla era stato come quello che aveva davanti.
"Vino?" chiese guardandolo "Chi sei tu e che ne hai fatto di Impala?"
Lui si limitò a ridere abbassando la testa, poi prese la prima bottiglia, un vino bianco dall'aria raffinata e iniziò ad aprirla. Il  tappo saltò con uno schiocco e per poco non colpì uno degli anelli di Saturno.
"Sono sempre qui" le disse "Di vini non ci capisco nulla. Io sono un tipo da birra. Questi me li ha consigliati Ellen"
Riempì due calici e gliene porse uno, poi lo sollevò in alto tra di loro. "A noi" esclamò.
"A noi" disse TARDIS imitandolo.
"Ellen me lo ha consigliato  perchè si accompagna alla perfezione con" e dopo una pausa enfatica, sollevò il coperchio di uno  dei vassoi.
"Sushi" urlò lei, che già iniziava ad avere l'acquolina in bocca. Impala scoppiò a ridere.
Mangiarono sushi, bevendo vino, circondati dai pianeti e dalle stelle. TARDIS non poteva essere più felice di così.
Lei e Impala parlarono della loro giornata. Di come TARDIS avesse rischiato di perdersi per i corridoi dell'Università e di come Impala avesse rischiato di fare a pugni con un cliente dell'officina, perchè secondo quest'ultimo il conto era troppo alto. Poi, tra un discorso e l'altro, tra un boccone di sushi e una sorso di vino, finirono sdraiati sui cuscini a parlare di quando si erano conosciuti.
"Pensi mai a cosa sarebbe successo se non ti fossi fermato a chiedermi il cellulare?" gli chiese TARDIS appoggiando la guancia sulla sua spalla.
Impala ci riflettè un attimo, poi escamò "No e non mi importa, l'ho fatto e questo mi basta. Secondo me noi siamo uno di quei punti fermi o fissi, che ti piacciono tanto"
TARDIS lo guardò, con gli occhi spalancati. "Impala, è una cosa dolcissima quella che mi hai detto" disse.
Lui si limitò ad un'alzata di spalle come a dire "Che ci vuoi fare se sono meraviglioso". Poi guardò il suo bicchiere vuoto e la bottiglia vuota, visibilmente deluso.
"Abbiamo finito un'intera bottiglia" esclamò.
"Già" ribattè TARDIS "Ne sento già l'effetto" continuò massaggiandosi la tempia.
"Per fortuna abbiamo l'altra" disse allungandosi verso il tavolo, ma TARDIS lo trattenne per il colletto della camicia e lo attirò a se.
"L'altra lasciamola per dopo" disse fissandolo negli occhi, senza lasciarlo andare.
"Dopo? Dopo cosa?"
"Dopo questo" sussurrò facendo scorrere le dita lungo la sua schiena "La luna di un pianeta che brucia. Fallo ardere" concluse avvicinando le labbra alle sue.
Impala e TARDIS si baciarono, con passione, quasi con disperazione. Le loro labbra danzarono l'una sull'altra, interrompendosi solo per riprendere fiato.
Impala fece scorrere le dita sotto la schiena di lei, facendola inarcare contro il proprio corpo e lentamente tirò giù la cerniera del vestito. Glielo sfilò scendendo con una serie di baci lungo tutto il corpo, dal collo fino alle cosce.
TARDIS gli accarezzò il petto e iniziò a slacciare uno per uno i bottoni della camicia. La lasciò cadere sul pavimento.
Le dita di Impala le accarezzarono il seno e sentì i capezzoli indurirsi  sotto il suo tocco. Ma sentì anche altro di duro. Il membro di Impala premeva contro la sua coscia e desiderò soltanto sentirlo più vicino a lei.
Gli accarezzò i capelli, guardandolo negli occhi come se fosse in grado di leggergli l'anima. Lasciò che le dita scivolassero lungo tutto il suo corpo, sentendo i muscoli reagire al suo passaggio e quando arrivarono al bordo dei pantaloni, li tolse portando con se anche i boxer.
Impala si chinò su di lei e le sfilò gli slip, poi affondò il viso nel suo collo e lo baciò, mordendolo con le labbra. Intando le dita, seguendo le curve del corpo, la accarezzarono tra le gambe.
TARDIS gli circondò la vita con le gambe e lo  tenne stretto a se, mentre scossa dal piacere che gli procurava, chiuse gli occhi e a labbra dischiuse e umide dai baci, piegò la testa all'indietro.
Quando Impala  entrò dentro di lei, spalancò  gli occhi e con il suo corpo che spingeva, le sue labbra che le baciavano il collo, si lasciò andare a  quel turbine di emozioni e si perse in quel mare di stelle e pianeti luminosi che la sovrastavano.

***

"Sei calda" le sussurrò Impala con la mano premuta contro la sua guancia.
"Sono un pianeta che brucia"  ribattè maliziosa. Impala la strinse a se e TARDIS appoggiò la guancia sul suo petto, sentendolo caldo anch'esso.
"Apriamo l'altra bottiglia?" le chiese, lei annuì. Impala la stappò e questa volta rischiò di colpire Venere. Riempì altri due calici e li sollevarono.
"Alla donna migliore che potessi desiderare" disse Impala, sorridendole dolcemente e con gli occhi illuminati dal sole sopra le loro teste.
"All'uomo migliore che potessi desiderare" disse subito dopo TARDIS.
Impala la abbracciò da dietro, circondandole le spalle con le braccia e cullandola, con la sua testa contro il proprio petto.
TARDIS rimase in silenzio, sentendo solo il suo lento respiro e guardò lo spazio fittizio che Impala aveva creato per lei. Guardò lo spazio che sognava di visitare fin da quando era bambina. E quel dubbio, quella paura che aveva sempre avuto, ma che negli ultimi tempi era tornata a farsi risentire, riaffiorò e tra le braccia di Impala gliene parlò.
"E se questo fosse l'unico spazio che mi sarà mai concesso di vedere?" 
"Cosa intendi?" le chiese.
"Ho paura di non farcela, temo che non riuscirò mai a realizzare il mio sogno e che queste siano le uniche stelle e gli unici pianeti a me concessi, mentre quelli lassù non riuscirò mai a vederli. E' un sogno troppo grande, Impala"
"TARDIS" le disse prendendole il mento e costringendola a guardarlo negli occhi "Non dirlo, non pensarlo, non rinunciarci. Sei più grande all'interno, ricordi? Nulla sarà mai troppo grande per te". TARDIS sorrise, rincuorata da quelle parole e lo guardò dal basso accarezzandogli il collo.
"Promettimi che neanche tu ci rinuncerai" gli disse.
"Promesso" rispose.
"Ti amo, Baby" gli sussurrò infine.
"Ti amo,  Donna dello spazio" e la baciò con tutto l'amore che poteva darle.  



 
  
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