Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Scheherazade_Reim    09/06/2015    6 recensioni
« Prima di cominciare, ragazzi … » lo sguardo del demone si fissò in quello dei due ragazzi che aveva di fronte a se. « Avete familiarità con il concetto della tontina? »
« Scusi, ma cosa centra questa tontina con mia madre? »
« … e con la mia, aggiungerei. »
« Un attimo di pazienza e ci arrivo! Inuyasha, sei sempre il solito impaziente. »
« Stavo dicendo, il contratto di tontina che hanno stipulato le vostre madri è molto particolare ma ugualmente legale. Alla morte di entrambe, dopo un anno, questo contratto diventa vincolante e lega voi due ragazzi … »
Kagome deglutì, decisamente spaventata e meno incline di sapere il contenuto di quel contratto. Ora più che mai, sentiva il bisogno di alzarsi e di tornare a lavorare al ristorante. Tornare alla stabilità e alla quiete.
« Mi dispiace dirvelo, ma da oggi siete ufficialmente sposati. »
« Cosa?! »
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, izayoi, Kagome, Kikyo, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 9-

 

I pochi giorni che li separavano dalla festa di fidanzamento a casa Taisho erano volati molto più in fretta di quanto credesse. Pensava che il lavoro l’avrebbe aiutata a distrarsi, ma non fu così: Sango, quando poteva, si adoperava per aiutarla a scegliere un vestito adeguato alla festa. Sembrava lei la più entusiasta.

Inuyasha, dal canto suo, si era limitato a dire a Kagome di non pensare troppo a questi aspetti marginali e d’indossare un abito semplice e senza troppe pretese ma Sango si era opposta. Era una grande occasione, ripeteva, avrebbe cenato con alcune persone importanti e non solamente il capo editore di un rivista di manga – l’abito avrebbe detto tutto di lei.

« Davvero, Sango, non c’è bisogno che tu arrivi a tanto per me. » commentò Kagome, cercando un modo per rifiutare il “regalo” da parte della ragazza: una borsa elegante con dentro un vestito per l’indomani.

« Cosa dici? E’ il minimo, e poi ti starà molto bene! Sei d’accordo? » disse Sango, interpellando Miroku nel discorso. Questi annuì, sorridendo sghembo alle ragazze mentre le avvicinava.

« Sarai divina Kagome, sul serio. »

A quel commento si guadagnò un’occhiataccia da parte di Sango, ma per fortuna di Miroku, e soprattutto di Kagome che era sulla linea di tiro, non venne colpito da nessun oggetto volante lanciato dalla donna.

« Ad ogni modo, considerando dove andrai a cena, mi sembra il minimo. » aggiunse il ragazzo, sorridendole mentre le dava qualche pacca sulla spalla.

Non era convinta.

Non era per niente convinta di quella serata.

Da un lato, era l’occasione per curiosare nei diari di Izayoi e scoprire quale fosse il legame con sua madre, Yukiji, dall’altro aveva la sensazione che avrebbe finito per affezionarsi troppo alla gentilezza del signor Taisho e a quella di suo figlio.

Inuyasha e lei avevano orari e stili di vita molto diversi, alla mattina, quando c’era tempo, faceva in modo di fargli trovare qualcosa da portare via e mangiare sul posto di lavoro ma lui non sempre era a casa.

Perché allora proporre una convivenza quando metà del mese la passava in ufficio?

Se ci pensava non capiva.

« … ome … Kagome … »
La voce di Sango la richiamò alla realtà facendola sobbalzare.

La mano dell’amica era poggiata sulla sua spalla e una ruga di apprensione solcava la sua fronte, Kagome la guardò un momento confusa prima che quest’ultima sospirasse di sollievo.

« Non devi pensarci troppo.

Contala come una buona occasione per mangiare qualcosa di elegante gratis, senza doverti scomodare. »

Constatò l’amica, supportata da Miroku che le passò un braccio attorno al collo che l’attirò verso di se.
« Esatto, devi pensare a goderti il momento. »

Kagome non sapeva davvero più cosa pensare, ma oramai era tardi per tirarsi indietro e la serata tanto temuta era quella.
Era passata al ristorante solo per recuperare il vestito che Sango, insistentemente, le aveva procurato e anche per sapere da Miroku di cosa aveva parlato con Inuyasha; ma da questo fronte non ottenne una risposta vera e propria.

“Uomini … “ pensò scoraggiata, scuotendo pigramente il capo.

Prese la borsa con l’abito e uscì dopo aver dato le ultime raccomandazioni a Miroku per la serata. Sapeva che se era il suo amico a gestire le cose, la serata sarebbe stata sicuramente bene e senza intoppi particolari.

Inuyasha, invece, sarebbe tornato a casa solo per la sera, prima di andare: doveva assolutamente finire un lavoro.

“Forse è meglio così … “ si trovò a pensare Kagome, arrossendo al solo pensiero di farsi vedere mentre si preparava ad indossare il vestito elegante che Sango le aveva prestato.

Non era la prima volta, quello era vero, ma il fatto che non fosse sola in quel momento la metteva un poco in agitazione.
Un sospiro, e poi una voce irruppe dal silenzio.
« E’ ancora troppo presto per sospirare! »

La voce in questione era femminile con una nota elegante; apparteneva a Kikyo. Era davanti l’entrata del palazzo, una borsa da viaggio accanto a lei e un’espressione furente dipinta sul volto.

Kagome la fissò sorpresa incapace di dire alcunché.

« Stavo quasi per andarmene, sai? »

« Ma tu … perché … »

« Devi andare ad una cena a casa di Inuyasha, no? Ho pensato che volessi una mano per prepararti, inoltre ho portato un regalo da parte sua. »

Strizzò l’occhio complice in direzione della ragazza, sorridendole.

Kikyo quando sorrideva era davvero bella, questo si trovò a pensare Kagome mentre la trascinava fino al suo appartamento per i “preparativi”, per questo si chiedeva come mai lei ed Inuyasha non avessero mai pensato di fare coppia.

Provò a domandarlo mentre Kikyo la spingeva in bagno a fare una doccia, ma la risposta fu soltanto: ha la testa altrove.

Era una risposta vaga, misteriosa e soprattutto priva di qualsiasi punto di riferimento per ulteriori approfondimenti.

Tutto stava cambiando attorno a lei ad una velocità così assurda da farle venire la nausea, certi giorni, fermandosi sotto il getto della doccia come in quel momento, pensava di mollare tutto e tornare alla vita tranquilla e prevedibile di prima. Voleva tornare a preoccuparsi solo di suo nonno e di suo fratello, senza badare a quello che accadeva nel mondo.

Rivoleva la vita di prima, la vita dove non pensava al testamento di sua madre e a ciò che nascondeva.

Uscì dalla doccia dopo una buona mezz’ora ancora avvolta nell’accappatoio e con i capelli umidi esattamente come aveva richiesto Kikyo, quest’ultima, nel mentre, aveva allestito in tutta fretta nel soggiorno un’area beauty degna del migliore parrucchiere in città. Non era ancora sicura di quanto Inuyasha approvasse quello che voleva fare, ma decise di fare poche domande e andare a sedersi sulla sedia che aveva posizionato al centro di alcuni asciugami chiari.
Una volta accomodatasi, Kikyo passò attorno alle sue spalle, coprendola anche sul davanti, un grosso telo di plastica leggera.

« E’ davvero necessaria tutta questa preparazione per una semplice cena? » domandò a quel punto Kagome, preoccupata sul serio mentre la ragazza prendeva un pettine e delle piccole forbici da una scatola che aveva poggiato sopra il tavolino.

« Sì, alla cena sarà presente anche la matrigna di Inuyasha. E’ una donna tutta d’un pezzo e non ha una grande simpatia per gli esseri umani. » rispose lei tranquilla mentre iniziava a pettinare i capelli di Kagome.

« La sua matrigna? »

« Sì, la madre di Sesshomaru. Sono … Non dico uguali, sarebbe assurdo, ma c’è qualcosa nel loro modo di fare che ti fa capire subito che sono parenti. »

Uno strano pensiero cominciò a farsi strada nella sua mente.

« Quindi … La signora Izayoi non era … »

« La moglie di Akio? No, purtroppo no: era la sua amante umana. Inuyasha non te l’ha detto? » chiese a quel punto Kikyo, sorpresa da tutte quelle domande.

Sapeva che non voleva ancora rivelare a Kagome del loro passato insieme, ma non credeva arrivasse a tacergli cose importanti della sua famiglia proprio quando doveva andare a conoscerla ma, purtroppo, il cenno di assenso della ragazza confermò i suoi sospetti.

« Quell’idiota … » commentò la donna, sospirando mentre cominciava a spuntare le punte dei capelli.

« Ho conosciuto la signora parecchi anni fa.
Gestiva un orfanotrofio vicino all’ospedale Teiko. Inuyasha è cresciuto lì, praticamente, dal momento che la sua matrigna e suo fratello a casa non gli rivolgevano la parola. »

Kagome rimase in silenzio ascoltando il racconto di Kikyo mentre piccole ciocche di capelli scivolavano a terra, ricadendo morbide sui teli che erano stati posizionati accanto alla sedia.

« Io passai alcuni mesi proprio lì dopo la morte dei miei genitori. »

Kagome sussultò, voltandosi e rivolgendo un’espressione mortificata a Kikyo. Voleva sapere, per questo non l’aveva fermata, ma non al punto da riaprire vecchie ferite.

« Non occorre che continui il discorso. Insomma … Voglio dire …»

Kikyo sbatté un paio di volte gli occhi, sorpresa dal gesto improvviso di lei ma poi, ripresasi, si lasciò scappare una leggera risata.

« Tranquilla, sono passati tanti anni e la mia vita con gli zii non è stata poi così male, sai? »

Un occhiolino in direzione di Kagome e il discorso poté riprendere.

« La signora Izayoi era … Non so come dirlo, ma … quando ripenso alle principesse delle epoche passate la sua immagine è la prima a venirmi in mente. Era molto dolce, gentile e premurosa nonostante fosse spesso malata. In quel periodo conobbi anche Inuyasha, una sorta di fratello maggiore per tutti i bambini, che avrei rivisto qualche anno dopo, ovviamente, sul posto di lavoro. E’ stato lui a guidarmi, sai? »

Posò le forbici dove le aveva prese e con una prolunga attaccò il phon con il quale avrebbe lisciato per interi i capelli della ragazza, mossi naturali per renderli più adatti all’acconciatura che aveva in mente.

« Tutti gli editori mi sottovalutavano, dicevano che non ero in grado di svolgere bene il mio lavoro per via della timidezza che, confesso, mi ha sempre bloccato sin dai tempi della scuola. »

Kagome non riusciva a crederlo.

S’immaginava Kikyo come la ragazza più popolare, quella capace di rubare sguardi e invece, da quello che le diceva, era l’esatto contrario.

Nella sua mente si materializzò l’immagine di lei, così elegante nei lineamenti, con il capo chino e magari uno spesso paio di occhiali.

« E’ stato Inuyasha a scoprirti, quindi? »

« Sì, si ricordava di me dai tempi dell’orfanotrofio … » rispose, sorridendo quasi orgogliosa mentre acconciava i capelli della ragazza dopo averli passati con il phon e la spazzola.

Gli occhi nocciola correvano dalle ciocche in modo delicato, in una lenta e delicata carezza che aveva il potere di farle dimenticare tutto quello che stava accadendo attorno.

« … Sai Kagome … Inuyasha non dimentica mai davvero niente. » si morse le labbra a quell’affermazione, rendendosi conto di stare osando troppo e che non doveva rischiare di far scoprire il suo capo proprio in quel momento.

« … Io invece non riesco … » rispose invece Kagome, atona e con un’espressione più cupa in viso.

« Quando ero una bambina … » si fermò un istante, indecisa se proseguire oltre ma, ricordando quello che lei aveva detto decise che era meglio essere più onesti possibile.

Uno scambio equo.

« … Accadde un incidente in ospedale e in quell’occasione sfiorai la morte. I medici dissero che ero fortunata, ma l’ipossia danneggiò parte della mia mente e alcuni miei ricordi sono andati perduti. »

Kikyo si fermò un istante, scrutando i lineamenti e l’espressione cupa della ragazza.

Cosa poteva dire?

Era difficile parlare o cercare qualche conforto in quella circostanza. Lo capiva, sentiva di voler dire qualcosa ma non poteva assolutamente.

« La cosa peggiore è che ho sempre avuto la sensazione di aver dimenticato qualcosa di fondamentale, qualcosa di prezioso … una promessa, credo. Per questo mi viene da invidiare Inuyasha in questo momento. »

Gli occhi di Kikyo brillarono a quelle parole: allora c’era speranza, pensò e senza preoccuparsi di altro gettò le braccia attorno al collo di Kagome sorprendendola.

« E-Ehi … Che fai?! »

« Nulla, nulla … pensavo che sei davvero forte. » rispose lei, celando i veri pensieri che in realtà si alternavano nella sua mente.

La speranza era lì, a portata di mano, quella serata avrebbe fatto il resto. Ne era convinta.

Sistemò gli ultimi ritocchi  e poté passare al viso, truccandolo in modo leggero ma donandole un’aria più adulta.

Kikyo continuò a raccontarle diverse cose come la sua passione per il trucco e le acconciature, acquisite dai suoi genitori naturali, ma che non poteva trasformare nel suo vero lavoro. Diceva che mancava di entusiasmo, lo stesso che invece dedicava ai manga e Kagome lo capì subito. Quando Kikyo parlava del suo lavoro alla Shikon, lamentandosi di Jakotsu, si vedevano i suoi occhi brillare e il suo viso divenire quasi emozionato.

Lei ricambiava come poteva, raccontando di come aveva conosciuto Naraku, dopo essere stata buttata fuori da un altro ristorante, ma anche di come gli altri si unirono alla squadra. Loro, compresi Sango e Miroku, erano erbacce che crescevano sui cigli della strada e che nessuno apprezzava davvero e Naraku aveva dato loro l’occasione per sbocciare e crescere professionalmente.

Grazie a lui, avevano un posto che non li avrebbe mai respinti.

Quando anche il trucco fu terminato, finalmente, Kagome poté guardarsi allo specchio che Kikyo aveva posato sul tavolino.

I capelli erano stati lisciati e tirati indietro, ad eccezione del ciuffo che aveva lasciato ribelle a ricadere sul viso, un’intricata treccia, invece, li teneva su in quell’elegante crocchia che somigliava moltissimo ad un fiore. Sul viso, al contrario, era stato posto solo una leggera quantità di trucco per risaltare le guance e le labbra.

Indossare il vestito, invece, non fu un vero problema (anche se l’imbarazzo fu tanto). Era un azzurro chiaro con delle stelle ricamate sul fondo della gonna con un ampio spacco, perfetto per la sua pelle pallida,  con una sola spallina che avvolgeva il petto.
“E’ una fortuna che io e Sango abbiamo la stessa taglia” pensò lei, guardandosi allo specchio con soddisfazione.

A quel punto, dopo che Kikyo l’ebbe obbligata a sedersi di nuovo, dalla borsa estrasse una scatolina di velluto rosso.

« Questa sono diventata matta per cercarla, davvero. » esordì lei, sospirando appena mentre l’apriva e ne mostrava il contenuto.

Era una scheggia, una scheggia di un qualche oggetto sferico, legata con una catenina sottile in argento.
La guardò intensamente, come catturata dai suoi riflessi alla luce, perdendosi negli angoli appuntiti e sentì aprirsi qualcosa nella sua mente – un cassetto dei suoi ricordi.

Ne aveva vista una simile, in passato.

Avvicinò la mano verso quel piccolo oggetto, indecisa e turbata, sfiorandolo solo con la punta delle dita e sentendone il peso leggero sui polpastrelli prima che Kikyo lo ritrasse per sistemarlo al suo collo.

« E’ stato Inuyasha a chiedermi di cercarlo per te. Ha detto, testuale, che voleva farti un regalo speciale per il vostro primo appuntamento. Non dirgli che te l’ho detto, però, altrimenti mi licenzia. »

Era ancora intenta a fissare quell’oggetto stralunata, completamente assente, sforzandosi di ricordare dove poteva averlo già visto ma inutilmente. Nulla c’era nei suoi ricordi, solamente la nebbia e il vuoto.

Si riscosse all’ultima affermazione, ridacchiando appena e alzandosi dalla sedia per dare un abbraccio alla ragazza.

Non la conosceva da molto, ma era stata comunque molto gentile e disponibile.

Erano simili per certi aspetti e, forse, in un’altra vita avrebbero potuto essere tranquillamente sorelle.

Kikyo, a quel gesto, arrossì vistosamente e cominciò a pronunciare frasi sconnesse come una macchinetta lasciando sul viso di Kagome un altro sorriso.

“Allora è davvero molto timida … “ pensò divertita.

Fu in quel momento, quando era persa nei suoi pensieri, che la porta di casa si aprì ed entrò Inuyasha che si bloccò sulla soglia con uno strano sorriso dipinto sul volto.

« Mi sono perso qualcosa? » domandò divertito mentre Kikyo, scattando come una molla, si staccò da Kagome e cominciò a raccogliere le sue cose.

La ragazza non disse nulla, imbarazzata anche lei, si limitò a notare che il ragazzo si era cambiato e indossava un completo elegante scuro che di sicuro non aveva a casa.

« Inuyasha, ma quel completo … ? »

« Un regalo dai fratelli Jakotsu e Bankotsu, o meglio dire un prestito … »

Si passò una mano dietro la nuca, giocando con le ciocche argentee e concentrando la sua attenzione altrove.
“Accidenti … “ serrò la mano in un pugno mentre con un guizzo i suoi occhi passavano da Kagome alla parete. “Dovevo dire a Kikyo di non esagerare, così … è troppo … “

« Allora, Inuyasha, sei contento del mio lavoro? » esordì improvvisamente Kikyo, sbucando davanti al volto del suo capo e sogghignando maliziosa.

« Non trovi che Kagome sia divina? »

A quella domanda, che aveva attirato l’attenzione della ragazza, Inuyasha lanciò una violenta occhiata di fuoco alla sua collaboratrice. L’avrebbe pagata, altroché se l’avrebbe pagata.

Rimase alcuni minuti in silenzio constatando come l’abito, l’acconciatura e il trucco risaltassero la figura della donna che amava da quando era un bambino.

La donna che l’aveva salvato, ma che ora nemmeno ricordava il loro incontro.

Era molto più che bella, ai suoi occhi trascendeva qualsiasi essere vivente per diventare qualcosa di più, molto di più.

Deglutì nervosamente mentre sentiva le sue guance prendere fuoco.

« Sei … Sei davvero splendida, Kagome. »

 

Salve a tutti!

Per farmi perdonare il ritardo allucinante, ma soprattutto il fatto che, causa lavoro, sparirò per un po’ mi sono sbottonata e rivelato parecchie cosucce <3

Siate contenti di ciò.

Ora, tanto per fare pubblicità, da giovedì 11 a domenica 14 giugno sarò al Milano Matsuri a lavorare.
Se volete venire a conoscere l’autrice fatemi sapere xD
Meglio di no, però, serio.. fuggite sciocchi!

Un abbraccio fortissimo

Scheherazade!

 

  
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