-Capitolo 9-
I pochi
giorni che li separavano dalla festa di fidanzamento a casa Taisho erano volati
molto più in fretta di quanto credesse. Pensava che il lavoro l’avrebbe aiutata
a distrarsi, ma non fu così: Sango, quando poteva, si adoperava per aiutarla a
scegliere un vestito adeguato alla festa. Sembrava lei la più entusiasta.
Inuyasha,
dal canto suo, si era limitato a dire a Kagome di non pensare troppo a questi
aspetti marginali e d’indossare un abito semplice e senza troppe pretese ma
Sango si era opposta. Era una grande occasione, ripeteva, avrebbe cenato con
alcune persone importanti e non solamente il capo editore di un rivista di
manga – l’abito avrebbe detto tutto di lei.
« Davvero,
Sango, non c’è bisogno che tu arrivi a tanto per me. » commentò Kagome,
cercando un modo per rifiutare il “regalo” da parte della ragazza: una borsa
elegante con dentro un vestito per l’indomani.
« Cosa
dici? E’ il minimo, e poi ti starà molto bene! Sei d’accordo? » disse Sango,
interpellando Miroku nel discorso. Questi annuì, sorridendo sghembo alle
ragazze mentre le avvicinava.
« Sarai
divina Kagome, sul serio. »
A quel
commento si guadagnò un’occhiataccia da parte di Sango, ma per fortuna di
Miroku, e soprattutto di Kagome che era sulla linea di tiro, non venne colpito
da nessun oggetto volante lanciato dalla donna.
« Ad ogni
modo, considerando dove andrai a cena, mi sembra il minimo. » aggiunse il
ragazzo, sorridendole mentre le dava qualche pacca sulla spalla.
Non era
convinta.
Non era
per niente convinta di quella serata.
Da un
lato, era l’occasione per curiosare nei diari di Izayoi e scoprire quale fosse
il legame con sua madre, Yukiji, dall’altro aveva la sensazione che avrebbe
finito per affezionarsi troppo alla gentilezza del signor Taisho e a quella di
suo figlio.
Inuyasha e
lei avevano orari e stili di vita molto diversi, alla mattina, quando c’era
tempo, faceva in modo di fargli trovare qualcosa da portare via e mangiare sul
posto di lavoro ma lui non sempre era a casa.
Perché
allora proporre una convivenza quando metà del mese la passava in ufficio?
Se ci
pensava non capiva.
« … ome …
Kagome … »
La voce di Sango la richiamò alla realtà facendola sobbalzare.
La mano
dell’amica era poggiata sulla sua spalla e una ruga di apprensione solcava la
sua fronte, Kagome la guardò un momento confusa prima che quest’ultima
sospirasse di sollievo.
« Non devi
pensarci troppo.
Contala
come una buona occasione per mangiare qualcosa di elegante gratis, senza
doverti scomodare. »
Constatò
l’amica, supportata da Miroku che le passò un braccio attorno al collo che
l’attirò verso di se.
« Esatto, devi pensare a goderti il momento. »
Kagome non
sapeva davvero più cosa pensare, ma oramai era tardi per tirarsi indietro e la
serata tanto temuta era quella.
Era passata al ristorante solo per recuperare il vestito che Sango,
insistentemente, le aveva procurato e anche per sapere da Miroku di cosa aveva
parlato con Inuyasha; ma da questo fronte non ottenne una risposta vera e
propria.
“Uomini …
“ pensò scoraggiata, scuotendo pigramente il capo.
Prese la
borsa con l’abito e uscì dopo aver dato le ultime raccomandazioni a Miroku per
la serata. Sapeva che se era il suo amico a gestire le cose, la serata sarebbe
stata sicuramente bene e senza intoppi particolari.
Inuyasha,
invece, sarebbe tornato a casa solo per la sera, prima di andare: doveva
assolutamente finire un lavoro.
“Forse è
meglio così … “ si trovò a pensare Kagome, arrossendo al solo pensiero di farsi
vedere mentre si preparava ad indossare il vestito elegante che Sango le aveva
prestato.
Non era la
prima volta, quello era vero, ma il fatto che non fosse sola in quel momento la
metteva un poco in agitazione.
Un sospiro, e poi una voce irruppe dal silenzio.
« E’ ancora troppo presto per sospirare! »
La voce in
questione era femminile con una nota elegante; apparteneva a Kikyo. Era davanti
l’entrata del palazzo, una borsa da viaggio accanto a lei e un’espressione
furente dipinta sul volto.
Kagome la
fissò sorpresa incapace di dire alcunché.
« Stavo
quasi per andarmene, sai? »
« Ma tu …
perché … »
« Devi
andare ad una cena a casa di Inuyasha, no? Ho pensato che volessi una mano per
prepararti, inoltre ho portato un regalo da parte sua. »
Strizzò
l’occhio complice in direzione della ragazza, sorridendole.
Kikyo
quando sorrideva era davvero bella, questo si trovò a pensare Kagome mentre la
trascinava fino al suo appartamento per i “preparativi”, per questo si chiedeva
come mai lei ed Inuyasha non avessero mai pensato di fare coppia.
Provò a
domandarlo mentre Kikyo la spingeva in bagno a fare una doccia, ma la risposta
fu soltanto: ha la testa altrove.
Era una
risposta vaga, misteriosa e soprattutto priva di qualsiasi punto di riferimento
per ulteriori approfondimenti.
Tutto
stava cambiando attorno a lei ad una velocità così assurda da farle venire la
nausea, certi giorni, fermandosi sotto il getto della doccia come in quel
momento, pensava di mollare tutto e tornare alla vita tranquilla e prevedibile
di prima. Voleva tornare a preoccuparsi solo di suo nonno e di suo fratello,
senza badare a quello che accadeva nel mondo.
Rivoleva
la vita di prima, la vita dove non pensava al testamento di sua madre e a ciò
che nascondeva.
Uscì dalla
doccia dopo una buona mezz’ora ancora avvolta nell’accappatoio e con i capelli
umidi esattamente come aveva richiesto Kikyo, quest’ultima, nel mentre, aveva
allestito in tutta fretta nel soggiorno un’area beauty degna del migliore
parrucchiere in città. Non era ancora sicura di quanto Inuyasha approvasse
quello che voleva fare, ma decise di fare poche domande e andare a sedersi
sulla sedia che aveva posizionato al centro di alcuni asciugami chiari.
Una volta accomodatasi, Kikyo passò attorno alle sue spalle, coprendola anche
sul davanti, un grosso telo di plastica leggera.
« E’
davvero necessaria tutta questa preparazione per una semplice cena? » domandò a
quel punto Kagome, preoccupata sul serio mentre la ragazza prendeva un pettine
e delle piccole forbici da una scatola che aveva poggiato sopra il tavolino.
« Sì, alla
cena sarà presente anche la matrigna di Inuyasha. E’ una donna tutta d’un pezzo
e non ha una grande simpatia per gli esseri umani. » rispose lei tranquilla
mentre iniziava a pettinare i capelli di Kagome.
« La sua
matrigna? »
« Sì, la
madre di Sesshomaru. Sono … Non dico uguali, sarebbe assurdo, ma c’è qualcosa
nel loro modo di fare che ti fa capire subito che sono parenti. »
Uno strano
pensiero cominciò a farsi strada nella sua mente.
« Quindi …
La signora Izayoi non era … »
« La
moglie di Akio? No, purtroppo no: era la sua amante umana. Inuyasha non te l’ha
detto? » chiese a quel punto Kikyo, sorpresa da tutte quelle domande.
Sapeva che
non voleva ancora rivelare a Kagome del loro passato insieme, ma non credeva
arrivasse a tacergli cose importanti della sua famiglia proprio quando doveva
andare a conoscerla ma, purtroppo, il cenno di assenso della ragazza confermò i
suoi sospetti.
«
Quell’idiota … » commentò la donna, sospirando mentre cominciava a spuntare le
punte dei capelli.
« Ho
conosciuto la signora parecchi anni fa.
Gestiva un orfanotrofio vicino all’ospedale Teiko. Inuyasha è cresciuto lì,
praticamente, dal momento che la sua matrigna e suo fratello a casa non gli
rivolgevano la parola. »
Kagome
rimase in silenzio ascoltando il racconto di Kikyo mentre piccole ciocche di
capelli scivolavano a terra, ricadendo morbide sui teli che erano stati
posizionati accanto alla sedia.
« Io
passai alcuni mesi proprio lì dopo la morte dei miei genitori. »
Kagome
sussultò, voltandosi e rivolgendo un’espressione mortificata a Kikyo. Voleva
sapere, per questo non l’aveva fermata, ma non al punto da riaprire vecchie
ferite.
« Non
occorre che continui il discorso. Insomma … Voglio dire …»
Kikyo
sbatté un paio di volte gli occhi, sorpresa dal gesto improvviso di lei ma poi,
ripresasi, si lasciò scappare una leggera risata.
«
Tranquilla, sono passati tanti anni e la mia vita con gli zii non è stata poi
così male, sai? »
Un
occhiolino in direzione di Kagome e il discorso poté riprendere.
« La
signora Izayoi era … Non so come dirlo, ma … quando ripenso alle principesse
delle epoche passate la sua immagine è la prima a venirmi in mente. Era molto
dolce, gentile e premurosa nonostante fosse spesso malata. In quel periodo
conobbi anche Inuyasha, una sorta di fratello maggiore per tutti i bambini, che
avrei rivisto qualche anno dopo, ovviamente, sul posto di lavoro. E’ stato lui
a guidarmi, sai? »
Posò le
forbici dove le aveva prese e con una prolunga attaccò il phon con il quale
avrebbe lisciato per interi i capelli della ragazza, mossi naturali per
renderli più adatti all’acconciatura che aveva in mente.
« Tutti
gli editori mi sottovalutavano, dicevano che non ero in grado di svolgere bene
il mio lavoro per via della timidezza che, confesso, mi ha sempre bloccato sin
dai tempi della scuola. »
Kagome non
riusciva a crederlo.
S’immaginava
Kikyo come la ragazza più popolare, quella capace di rubare sguardi e invece,
da quello che le diceva, era l’esatto contrario.
Nella sua
mente si materializzò l’immagine di lei, così elegante nei lineamenti, con il
capo chino e magari uno spesso paio di occhiali.
« E’ stato
Inuyasha a scoprirti, quindi? »
« Sì, si
ricordava di me dai tempi dell’orfanotrofio … » rispose, sorridendo quasi
orgogliosa mentre acconciava i capelli della ragazza dopo averli passati con il
phon e la spazzola.
Gli occhi
nocciola correvano dalle ciocche in modo delicato, in una lenta e delicata
carezza che aveva il potere di farle dimenticare tutto quello che stava
accadendo attorno.
« … Sai
Kagome … Inuyasha non dimentica mai davvero niente. » si morse le labbra a
quell’affermazione, rendendosi conto di stare osando troppo e che non doveva
rischiare di far scoprire il suo capo proprio in quel momento.
« … Io
invece non riesco … » rispose invece Kagome, atona e con un’espressione più
cupa in viso.
« Quando
ero una bambina … » si fermò un istante, indecisa se proseguire oltre ma,
ricordando quello che lei aveva detto decise che era meglio essere più onesti
possibile.
Uno
scambio equo.
« …
Accadde un incidente in ospedale e in quell’occasione sfiorai la morte. I
medici dissero che ero fortunata, ma l’ipossia danneggiò parte della mia mente
e alcuni miei ricordi sono andati perduti. »
Kikyo si fermò
un istante, scrutando i lineamenti e l’espressione cupa della ragazza.
Cosa
poteva dire?
Era
difficile parlare o cercare qualche conforto in quella circostanza. Lo capiva,
sentiva di voler dire qualcosa ma non poteva assolutamente.
« La cosa
peggiore è che ho sempre avuto la sensazione di aver dimenticato qualcosa di
fondamentale, qualcosa di prezioso … una promessa, credo. Per questo mi viene
da invidiare Inuyasha in questo momento. »
Gli occhi
di Kikyo brillarono a quelle parole: allora c’era speranza, pensò e senza
preoccuparsi di altro gettò le braccia attorno al collo di Kagome
sorprendendola.
« E-Ehi …
Che fai?! »
« Nulla,
nulla … pensavo che sei davvero forte. » rispose lei, celando i veri pensieri
che in realtà si alternavano nella sua mente.
La
speranza era lì, a portata di mano, quella serata avrebbe fatto il resto. Ne
era convinta.
Sistemò
gli ultimi ritocchi e poté passare al
viso, truccandolo in modo leggero ma donandole un’aria più adulta.
Kikyo
continuò a raccontarle diverse cose come la sua passione per il trucco e le
acconciature, acquisite dai suoi genitori naturali, ma che non poteva
trasformare nel suo vero lavoro. Diceva che mancava di entusiasmo, lo stesso
che invece dedicava ai manga e Kagome lo capì subito. Quando Kikyo parlava del
suo lavoro alla Shikon, lamentandosi di Jakotsu, si vedevano i suoi occhi
brillare e il suo viso divenire quasi emozionato.
Lei
ricambiava come poteva, raccontando di come aveva conosciuto Naraku, dopo
essere stata buttata fuori da un altro ristorante, ma anche di come gli altri
si unirono alla squadra. Loro, compresi Sango e Miroku, erano erbacce che
crescevano sui cigli della strada e che nessuno apprezzava davvero e Naraku
aveva dato loro l’occasione per sbocciare e crescere professionalmente.
Grazie a
lui, avevano un posto che non li avrebbe mai respinti.
Quando
anche il trucco fu terminato, finalmente, Kagome poté guardarsi allo specchio
che Kikyo aveva posato sul tavolino.
I capelli
erano stati lisciati e tirati indietro, ad eccezione del ciuffo che aveva
lasciato ribelle a ricadere sul viso, un’intricata treccia, invece, li teneva
su in quell’elegante crocchia che somigliava moltissimo ad un fiore. Sul viso,
al contrario, era stato posto solo una leggera quantità di trucco per risaltare
le guance e le labbra.
Indossare
il vestito, invece, non fu un vero problema (anche se l’imbarazzo fu tanto).
Era un azzurro chiaro con delle stelle ricamate sul fondo della gonna con un
ampio spacco, perfetto per la sua pelle pallida, con una sola spallina che avvolgeva il petto.
“E’ una fortuna che io e Sango abbiamo la stessa taglia” pensò lei, guardandosi
allo specchio con soddisfazione.
A quel
punto, dopo che Kikyo l’ebbe obbligata a sedersi di nuovo, dalla borsa estrasse
una scatolina di velluto rosso.
« Questa sono
diventata matta per cercarla, davvero. » esordì lei, sospirando appena mentre
l’apriva e ne mostrava il contenuto.
Era una
scheggia, una scheggia di un qualche oggetto sferico, legata con una catenina
sottile in argento.
La guardò intensamente, come catturata dai suoi riflessi alla luce, perdendosi
negli angoli appuntiti e sentì aprirsi qualcosa nella sua mente – un cassetto
dei suoi ricordi.
Ne aveva
vista una simile, in passato.
Avvicinò
la mano verso quel piccolo oggetto, indecisa e turbata, sfiorandolo solo con la
punta delle dita e sentendone il peso leggero sui polpastrelli prima che Kikyo
lo ritrasse per sistemarlo al suo collo.
« E’ stato
Inuyasha a chiedermi di cercarlo per te. Ha detto, testuale, che voleva farti
un regalo speciale per il vostro primo appuntamento. Non dirgli che te l’ho
detto, però, altrimenti mi licenzia. »
Era ancora
intenta a fissare quell’oggetto stralunata, completamente assente, sforzandosi
di ricordare dove poteva averlo già visto ma inutilmente. Nulla c’era nei suoi
ricordi, solamente la nebbia e il vuoto.
Si
riscosse all’ultima affermazione, ridacchiando appena e alzandosi dalla sedia
per dare un abbraccio alla ragazza.
Non la
conosceva da molto, ma era stata comunque molto gentile e disponibile.
Erano
simili per certi aspetti e, forse, in un’altra vita avrebbero potuto essere
tranquillamente sorelle.
Kikyo, a
quel gesto, arrossì vistosamente e cominciò a pronunciare frasi sconnesse come
una macchinetta lasciando sul viso di Kagome un altro sorriso.
“Allora è
davvero molto timida … “ pensò divertita.
Fu in quel
momento, quando era persa nei suoi pensieri, che la porta di casa si aprì ed
entrò Inuyasha che si bloccò sulla soglia con uno strano sorriso dipinto sul
volto.
« Mi sono
perso qualcosa? » domandò divertito mentre Kikyo, scattando come una molla, si
staccò da Kagome e cominciò a raccogliere le sue cose.
La ragazza
non disse nulla, imbarazzata anche lei, si limitò a notare che il ragazzo si
era cambiato e indossava un completo elegante scuro che di sicuro non aveva a
casa.
«
Inuyasha, ma quel completo … ? »
« Un
regalo dai fratelli Jakotsu e Bankotsu, o meglio dire un prestito … »
Si passò
una mano dietro la nuca, giocando con le ciocche argentee e concentrando la sua
attenzione altrove.
“Accidenti … “ serrò la mano in un pugno mentre con un guizzo i suoi occhi
passavano da Kagome alla parete. “Dovevo dire a Kikyo di non esagerare, così …
è troppo … “
« Allora,
Inuyasha, sei contento del mio lavoro? » esordì improvvisamente Kikyo, sbucando
davanti al volto del suo capo e sogghignando maliziosa.
« Non
trovi che Kagome sia divina? »
A quella
domanda, che aveva attirato l’attenzione della ragazza, Inuyasha lanciò una
violenta occhiata di fuoco alla sua collaboratrice. L’avrebbe pagata, altroché
se l’avrebbe pagata.
Rimase
alcuni minuti in silenzio constatando come l’abito, l’acconciatura e il trucco
risaltassero la figura della donna che amava da quando era un bambino.
La donna
che l’aveva salvato, ma che ora nemmeno ricordava il loro incontro.
Era molto
più che bella, ai suoi occhi trascendeva qualsiasi essere vivente per diventare
qualcosa di più, molto di più.
Deglutì
nervosamente mentre sentiva le sue guance prendere fuoco.
« Sei …
Sei davvero splendida, Kagome. »
Salve a tutti!
Per farmi perdonare il ritardo allucinante,
ma soprattutto il fatto che, causa lavoro, sparirò per un po’ mi sono
sbottonata e rivelato parecchie cosucce <3
Siate contenti di ciò.
Ora, tanto per fare pubblicità, da giovedì
11 a domenica 14 giugno sarò al Milano Matsuri a
lavorare.
Se volete venire a conoscere l’autrice fatemi sapere xD
Meglio di no, però, serio.. fuggite sciocchi!
Un abbraccio fortissimo
Scheherazade!