Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Sofyflora98    10/06/2015    1 recensioni
Sofia è una ragazza apparentemente comune, ma un incidente avvenuto in un pomeriggio di settembre, dopo la scuola, le svelerà la sua vera natura: lei è un'Astral, una persona che riesce a rendere reale ciò che non esiste. E' stato in seguito a quell'incidente che venne coinvolta nell'Astral project, l'associazione che gestisce e tiene sotto controllo questo strano fenomeno. Tra maggiordomi diabolici, dei della morte fiammeggianti e creature mostruose, Sofia scoprirà un mondo interamente nuovo, iniziando a comprendere meglio la vera natura della fantasia umana e dei sentimenti che si può provare per qualcosa che non esiste. O almeno, che fino a poco prima non esisteva.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questo è indubbiamente inadeguato, suppongo – borbottava il piccolo conte, trattenendosi dal coprirsi gli occhi col capello a cilindro – Ma d’altronde non vedo alternative –
Io alzai gli occhi al cielo – Che hai, paura che qualcuno dica che tradisci la tua fidanzata con una lady più vecchia di te? – esclamai, a voce un po’ troppo alta.
Ciel digrignò i denti. Il mio modo di parlare era del tutto fuori luogo e indecente per l’epoca, come il mio modo di camminare a passi lunghi e poco aggraziati, e il bello era che lo facevo almeno in parte apposta. Ciel lo sapeva benissimo, e la cosa lo imbarazzava, sapendo di essere sotto gli sguardo della gente appartenente alla fascia più benestante della città.
- Potresti almeno evitare di dire certe cose in maniera così sguaiata e urlando in quel modo? – bisbigliò stringendo la presa sul bastone da passeggio. Io scossi la testa con decisione. Figuriamoci se quel ragazzino mi avrebbe tolto il divertimento di scandalizzare quelle signorine impalate nei loro bustini a vita d’ape.
- Fammi fare una passeggiata in un posto carino, e magari potrei limitare certe battute “oscene” – proposi, facendo un mezzo giro su me stessa. Avevo iniziato a farlo spesso: la maniera in cui la gonna svolazzava era sublime!
Lui sospirò, portandosi una mano alla fronte. Da quel che avevo capito, la cosa che lo metteva a disagio era l’andare in giro assieme ad una ragazza che non era Lizzy, ed in assenza di Sebastian. Sarà stato perché non era abituato a conversare con le fanciulle, o perché senza il caro Sebas-chan non si sentiva al sicuro, ma in ogni caso continuava a guardarsi attorno nervosamente.
- Il St. James’ s Park ti va bene? – disse infine. Io applaudii in segno di approvazione. Ci ero già stata nella Londra moderna, ma vederlo frequentato da persone vestite in perfetto stile vittoriano era tutt’altra cosa rispetto ai turisti in bermuda, magliette e capelli da pescatore.
Lo seguii per le strade della città, mentre mi guidava al parco.
Il prurito che avevo sentito alla mano destra mentre ero nel suo soggiorno si era affievolito, ma non era sparito. Non mi pareva di avere irritazioni o punture, quindi non riuscivo a spiegarmelo. Tra l’altro, l’avevo sentito solo da quando mi ero svegliata quella mattina. Decisi di fregarmene. Avevo problemi più importanti.
Grazie al cielo in Inghilterra il clima non era caldo quanto in Italia, perché quel vestito così voluminoso altrimenti mi avrebbe causati non pochi problemi. L’umidità era elevata, quindi una temperatura troppo alta avrebbe reso l’aria irrespirabile.
Il St James’ s Park si trovava a est di Buckingham Palace, e si estendeva per ben ventitré ettari. Era a dir poco magnifico. Non si trattava di uno di quei parchi eccessivamente curati, che mi erano sempre sembrati troppo ordinati per essere naturali. Sugli alberi zampettavano circospetti diversi scoiattoli, che si avvicinavano anche per rosicchiare il cibo dalle mani della gente.  Dovevano essere abituati alla presenza degli umani.
Mentre nella strada principale si vedevano perlopiù carrozze, uomini dall’aria seria che si dirigevano affrettatamente chissà dove e signore dall’aria indaffarata, qui prevaleva la presenza di giovani coppie di fidanzati e bambini accompagnati dalle loro madri o dalle bambinaie. Di tanto in tanto si vedeva qualche drappello di ladies più anziane che spettegolavano animosamente agitando le borsette.
Quando ero andata lì nell’altro mondo, avevo sette anni, ma lo ricordavo ancora chiaramente, come se fosse stato poco tempo prima.
- Ciel, passami il sacchetto – gli ordinai. Una mia abitudine, di dare ordini alle persone. Può succedere, quando uno dei tuoi migliori amici si deve trattenere dal gettarsi ai tuoi piedi gridando “Sì, mia signora!”, e rivolge sguardi adoranti nella tua direzione. Nel mio caso, quell’amico si chiamava Marco, ed aveva un’inquietante ossessione per le cantanti insulse italiane.
Ciel, comunque, si dimostrò altrettanto docile, e mi porse il pacchetto incartocciato che gli aveva chiesto di tenermi. Sapendo che i parchi inglesi erano spesso gremiti di scoiattoli, mi ero portata una scorta di briciole di pane e noci sgusciate molto gentilmente da Sebastian. Anche se i realtà l’avevo costretto a sgusciarle io, distogliendolo dalle sue abituali mansioni.
Quando ne presi un po’ in mano, chinandomi sull’erba, una delle creaturine dalla folta coda si avvicinò cautamente, zampettando attorno al mucchietto di noci con circospezione.
Alla fine decise di fidarsi, e ne rubò un pezzo velocemente, per poi sgranocchiarlo poco distante. Ripeté quelle mosse più volte, e terminò per mangiare direttamente dalla mano. Riuscii anche a sfiorarlo, prima che se la svignasse.
A quanto pareva, gli scoiattoli erano socievoli ora come nel futuro. O nell’altro mondo. O quello che era, insomma. In ogni caso mangiavano dalle mani e si lasciavano toccare in tutte e due le situazioni.
- Ti piacciono i roditori? – chiese Ciel, con aria distratta, che in realtà serviva solo a dissimulare il nervosismo. Sperava sul serio di darmela a bere?
- Sono carini e morbidi. Sono più simpatici di quasi tutti gli essere umani -  replicai, senza risparmiarlo dal mio tagliente cinismo nei confronti dell’umanità.
Non avevo mai nutrito grandi speranze negli uomini. Non mi serviva altro che guardare la gente attorno a me per capire come mai le cose andavano come andavano. E in quei momenti mi dicevo “Cielo! Perché non potevo nascere animale e non sentire le idiozie che vengono sparate a destra e a manca?”
Ciel fece un cenno con la testa, verso un fazzoletto d’erba sotto ad un grande albero, un po’ esterno rispetto al fiumiciattolo dove la maggior parte delle persone si erano raggruppate, un po’ per caso e un po’ per guardare i cigni.
Assentii, e ci allontanammo dalle donnine con i bimbi e dai loro mariti o fidanzati.
Per non sporcare l’abito, invece che sedermi m’inginocchiai, allargando la gonna attorno a me per non sedermici sopra strisciandola di verde d’erba.
Lui invece restò in piedi. Era da quella mattina che lo vedevo irrequieto, e siccome non corrispondeva al suo usuale modo di essere, avevo intuito che quella di uscire senza gli altri era un pretesto per potermi parlare lontano da orecchie indiscrete.
- Ti fidi di quei ragazzi inglesi? – domandò a bruciapelo.
Non avevo bisogno di pensarci su molto.
- No, Ciel. Non mi fido di loro, né di Kevin, nonostante sia un mio amico. Non lo vedevo da anni, e non so cosa abbia fatto nel frattempo –
Lui annuì. Ma non era ancora arrivato il dunque.
- Esattamente, c’è qualcuno di cui ti fidi? –
Questo già richiedeva un’analisi più accurata. Non credevo di potermi fidare ciecamente di nessuno, in realtà, ma potevo escludere delle persone dalla lista dei possibili complici di Black Lady, per varie motivazioni. Ormai ero certa che dovesse avere un complice, se non più di uno. La possibilità che ci avesse catapultati in quel mondo per tenerci momentaneamente fuori dai piedi era probabilissima, e quindi le serviva anche qualcuno che ci tenesse d’occhio. Il problema era chi.
- Credo di poter dire con certezza che Grell non è un suo complice. È vero che lei gli lascerebbe scatenare la sua furia omicida, se è il tipo di ragazza che penso, ma ho buone motivazioni per credere che non si lascerebbe corrompere da promesse di questo genere –
Lo conoscevo sufficientemente per sapere che Grell metteva in primo piano le questioni romantiche, quale che fosse il contesto in cui si trovava. E poi, di tutte le cose che avrebbe potuto fare per Black Lady, quello della spia era il più inadatto. Piuttosto l’avrebbe usato per trucidarci.
Sapevo però che Ciel non sarebbe mai stato sicuro del tutto nei suoi confronti. In fondo, Grell era l’assassino di sua zia. Anche davanti a prove inconfutabili sarebbe stato impossibile togliergli quel rancore che lo portava ad essere sospettoso a prescindere.
- Non posso essere certa di nulla con la squadra dall’Inghilterra, come ho già detto. E non ti piacerà, ma non mi fido nemmeno di Sebastian. È un demone, malvagio di natura, anche se fintanto che è ai tuoi ordini non può scatenarsi. Ma ora che siete sotto la protezione e il controllo dell’Associazione Astral non gli è permesso divorare la tua anima, quindi restare tuo schiavo sarebbe inutile. Black Lady potrebbe promettergli di lasciarlo libero di prendere tutte le anime che desidera, e di togliere i freni ai suoi istinti diabolici. Io lo terrei d’occhio, se fossi in te –
Inaspettatamente, il ragazzino annuì senza replicare. Doveva averlo ipotizzato anche lui, realizzai. Era sveglio e meglio di me conosceva il demone. Se non sapeva lui quanto instabile fosse il loro patto, ormai, allora non avrei potuto certo saperlo io.
Ciel non mi rispose. Non disse nulla, e si sedette tra due delle grandi radici sporgenti dell’albero, a circa un metro da me. Voleva apparire calmo, come al suo solito, ma la sua posizione era troppo rigida perché potesse esserlo. In fondo, era pur sempre un ragazzino di tredici anni, nonostante tutto ciò che aveva passato. Il suo modo di comportarsi e controllarsi era già così stupefacente per la sua età.
“Mentre c’è una certa persona di mia conoscenza che ha più di cento anni, e non ha il benché minimo autocontrollo!” mi dissi, e dovetti trattenere una risatina divertita.
In quel momento non mi resi conto del perché accadde.
Un formicolio mi prese improvvisamente la mano destra. Mi lasciai sfuggire un grido di sorpresa.
Somigliava alla sensazione che avevo avuto quella mattina, ma su un’area molto più estesa. Ora che la sentivo così forte, mi resi conto che non era solo sulla pelle, bensì sembrava provenire dall’interno dell’arto. Sentivo quel pizzicore nelle ossa, nella carne. Non faceva male, ma era una sensazione quanto mai bizzarra, che non avevo mai provato prima. Dire prurito, pizzicore o formicolio  non è che cercare definizioni che ci si avvicinino.
Mi si appannò la vista.
 
 
- E’ un onore vedervi di persona, mia lady Alicia – la ragazza seduta sulla poltroncina bianca sorrise mostrando dei denti perfetti e bianchissimi. Si stava intrecciando i capelli color miele con dei nastri di un colore dorato più scuro. – Per me è un piacere vederti in carne ed ossa, mio signor… -
La sua voce venne disturbata da altri suoni. Il suo volto si disgregò.
Una chiazza purpurea dai contorni indistinti occupava tutto il campo visivo. C’era del sangue, c’erano delle forme indistinte terribilmente simili ad arti e membra. C’era una persona dalla pelle diafana, distinguibile solo da quest’ultima in quella pozza cremisi.. Dei singhiozzi intervallati a risatine acute sembravano provenire da quel punto.
Una macchia nera per un attimo coprì il groviglio, ma un ordine secco impartito da una voce di fanciulla la fece fermare prima che aggredisse l’esile sagoma rannicchiata ai suoi piedi.
- Non toccarlo, mostro – disse lei, gelida come un pezzo di ghiaccio – Se gli torci un capello, ti massacro –
La creatura nera si voltò a guardarla. Nel suo aspetto non c’era quasi nulla di umano. Artigli come rasoi, occhi simili a braci ardenti, ali di piume del colore della pece gli spuntavano dalla schiena , ed una coda appuntita guizzava a destra e a sinistra. Il suo volto era esangue, come quello di un cadavere.
- Eppure mi piacevate, lady Alicia – sembrava davvero amareggiato. Quasi malinconico.
Un grido lacerante di dolore. Un altro di terrore.
Il corpo di una ragazza era riverso a terra, in un lago di sangue. Il viso era irriconoscibile, ma si vedevano i capelli biondi che, anche se in gran parte arrossati, le attorniavano il bel viso come un’aureola.
Un uomo era inginocchiato accanto alla figurina senza vita, e piangeva disperatamente, sollevandola e stringendola tra le braccia.
Alicia, Alicia.
Alicia si era spezzata.
 
 
Quelle immagini svanirono dai miei occhi con la stessa rapidità con cui erano venute. Rimasi senza fiato. Era stato così improvviso, così dirompente!
Ciel mi fissava sbigottito. Chissà che espressione dovevo aver assunto.
- Stai bene? – domandò con cautela.
Quella visione… perché mi sembrava familiare? Alicia… Non ricordavo di conoscere nessun con quel nome, però non mi era nemmeno del tutto estraneo.
Cos’era quella belva? E quel mucchio di corpi dilaniati?
Sui vestiti della ragazza, visualizzai, c’era la grossa spilla del simbolo dell’Astral Project, quindi quella Alicia doveva essere un’Astral. Un’Astral che è morta.
Rabbrividii ricordando la creatura dalle piume nere e gli occhi infuocati. Era completamente diversa dai mostri che avevo fronteggiato io fino a quel momento. Sembrava… intelligente. I demoni a cui avevo dato la caccia erano quasi tutti a malapena in grado di pensare, ed erano guidati dall’istinto.
Quello invece parlava benissimo, aveva una figura che pareva abbastanza antropomorfa, togliendo ali, coda, artigli e corna. Aveva persino dialogato con quella Alicia.
Perché ho visto queste immagini? Cosa sono, avvenimenti del passato?
- Sofia, rispondimi subito, sennò finisco per preoccuparmi! – proruppe Ciel, interrompendo il filo dei miei pensieri, che a dir la verità erano molto più confusi di come li ho descritti.
- Ah… scusa. – mormorai. – Credo di aver avuto un’allucinazione… -
Il ragazzino spalancò la bocca, incredulo. – E lo dici con questa tranquillità?! Tu non sei normale! – disse infine. Mi venne da ridere. Proprio lui veniva a dirmi che non ero normale?
- Torniamo immediatamente alla tua magione – dissi quando riuscii a tornare seria – Ho l’urgente necessità di interrogare il tuo diavolo e il mio shinigami -
 
 
 
 
Non mettemmo molto a tornare alla lussuosa abitazione di città del piccolo conte. Camminavo così veloce che dovette letteralmente correre per starmi dietro, e non era mai stato portato per l’attività fisica. Nemmeno io, in realtà, ma ero più alta di lui, quindi avevo anche le gambe più lunghe.
Non appena entrai chiama Grell e Sebastian a gran voce. Mi augurai di aver svegliato Violet. Erano le undici del mattino, e molti dei miei coetanei aveva la brutta abitudine di dormire fino a tardi, cosa che non avevo mai compreso: quanto tempo perso, nel quale invece si potevano leggere manga e guardare anime!
Il maggiordomo, naturalmente, non si fece attendere. Fu da me nel giro di neanche un minuto, scattante ed efficiente. Gli dissi di andare nel salotto, che sarei andata lì non appena avessi trovato Grell, che al contrario non si faceva vivo.
Alla fine lo trovai. Era impegnato in un’accesa discussione con una delle ragazze della squadra di Kevin, riguardo l’abbinamento dei colori dei vestiti. Lei non sembrava apprezzare l’accostamento tra rosso e nero, che a suo parere creava un’atmosfera troppo forte e violenta. Lui le rimbeccò che invece sulla mia armatura da Astral dava un tocco sexy. E aggiunse che lo dava anche a lui.
Riuscii a trascinarlo via prima che iniziassero a sbranarsi, ma fu un’impresa. Quando si parlava di estetica, mettersi contro di lui era altamente sconsigliato, a meno che non si trattasse di un metodo meno esplicito di suicidarsi.
Sebastian era rimasto dove l’avevo lasciato, persino nella stessa posizione e con  lo stesso sorrisetto fastidioso.
Mi sedetti sul divano, e in men che non si dica mi ritrovai il sopracitato dio della morte avvinghiato addosso come un koala ad un albero. Sciolsi il nodo che aveva fatto attorno a me con le braccia, ma con delicatezza, per non farlo sembrare un rifiuto. Sembrò funzionare, così si limitò a mugolare deluso arricciando le labbra in una maniera chiaramente provocatoria.
- Per quale ragione ci avete convocati qui con tale impazienza, my lady? – domandò cortesemente Sebastian, che probabilmente mi stava maledicendo per aver interferito nel suo programma giornaliero.
Andai dritta al punto, come mio solito. – Conoscete un’Astral di nome Alicia? – dissi senza tanti giri di parole. E stetti a studiare le loro reazioni.
Grell aggrottò le sopracciglia in un’espressione pensosa, e scosse la testa. Tutto questo mordicchiandosi il labbro inferiore con studiata lentezza. Mi chiesi se avesse una minima idea di cosa gli sarebbe successo se per caso io fossi stata William.
Sebastian fu molto più curioso da studiare, anche se meno stimolante. Fece per spalancare gli occhi, ma s’interruppe a metà, e in vece assunse un’espressione turbata. Inoltre, aveva improvvisamente irrigidito la postura.
- Sì, certo che la conoscevo – mormorò cupamente – Una guerriera eccellente. È stata brutalmente assassinata da un demone. Voi come fate a sapere di lei? –
Da un demone? Ecco perché quella faccia! Si vedeva preso in causa.
Ora che avevo appurato non fosse stato solo uno scherzo del mio cervello, decisi che era il caso di identificare meglio quella persona. Se avevo avuto delle visioni su di lei doveva esserci una spiegazione. Tanto più considerato che era morta: se fosse stata viva, almeno avrebbe potuto essere plausibile che fosse finita in un’allucinazione casualmente, e che fosse magari qualcuno con cui avevo parlato. Ma era morta, non potevo averla vista da nessuna parte, e non l’avevo mai conosciuta. Quindi come avevo fatto a vedermela così davanti agli occhi?
- Prima, mentre ero fuori con Ciel, ho avuta una breve allucinazione. Ho visto una ragazza che veniva chiamata Alicia, e ho visto la sua morte. Quindi, dato che tu la conoscevi, ti sarei grata se mi dicessi tutto quello che ti viene in mente su di lei –
Sembrò pensarci un po’ su.
- Lei era… la più forte di tutti gli Astral. Bella e potente, con delle abilità quasi dieci volte superiori a quelle degli altri. È stata lei a materializzarmi nel vostro mondo. Poi, un giorno, era andata a compiere un'altra materializzazione. Non si sa cosa sia successo, ma lei tardava a tornare, e quindi hanno mandato qualcuno a cercarla. Quando l’hanno raggiunta, lei era morta, in un lago di sangue, con il ventre squarciato. Hanno capito che si trattava dell’opera di un demone, ma a parte questo, non si sa nulla –
Non aveva nient’altro di dire in proposito? Rimasi un po’ delusa. Da Sebastian mi ero aspettata delle informazioni più accurate, non era da lui avere una conoscenza così approssimativa di una persona con cui era in contatto.
Speravo che sapesse qualche informazione ottenuta con metodi poco consigliabili, conoscendolo. Sarebbe stato più che probabile. Il demone perdeva colpi!
- Se non vi dispiace – continuò lui – Avrei diverse mansioni da svolgere, quindi vi chiedo il permesso di andare ad occuparmene. Il signorino potrebbe irritarsi, se non le facessi –
- Vai, vai pure. A quanto pare stai invecchiando: non fai più quello che ti riesce meglio. A parte fare insinuazioni –
La sua utilità ce l’aveva: potevo usarlo come vittima delle mie battute sarcastiche e velenose senza che si mettesse a dire idiozie del tipo “Lo dirò alla mamma!” o “La vado a dire al prof!”.
Se la squagliò con sveltezza esemplare, sempre pronto a servire il suo padroncino tredicenne senza commettere errore. A parte quello di volerselo divorare, inteso.
- Non ne sai proprio nulla? – tentai di nuovo a chiedere a Grell. E di nuovo ricevetti una risposta negativa. D’altronde lui era entrato nell’associazione Astral dopo di me, quindi era ovvio che non poteva saperlo.
Distrarmi in speculazioni su quella Alicia fu un errore: Grell ne approfittò per salire del tutto sul divano, inginocchiandosi proprio a fianco a me, e soffiarmi sull’orecchio. Oh, diamine!
- Sofi-chan – sussurrò con voce suadente – Non mi hai ancora dato una risposta chiara. Riguardo a quanto ti ho detto di essermi innamorato di te –
Ed ancora una volta lo shinigami scarlatto dimostrava che la sola e unica cosa di cui gli importasse un fico secco, fatta eccezione per le uccisioni, era il tema amoroso e tutto ciò che ci girava attorno.
Eppure credevo che averlo baciato in quel modo la sera prima, e averlo lasciato dormire accanto a me fossero segnali sufficientemente chiari e limpidi!
- Ho rifiutato tre ammiratori per te, ancora prima che tu diventassi reale. È valida come risposta? – Grell trattenne il fiato e si portò le mani alla bocca. – Sì, certo, Grell. Ti amo, da un sacco di tempo – solo alla fine gli concessi un sorriso. Quasi non ci credetti quando vidi che aveva gli occhi lucidi.
Mi si gettò addosso premendo le labbra sulle mie. I suoi capelli mi si rovesciarono a cascata sul viso, e potei inspirare a pieni polmoni il loro profumo. Dolce e fresco. Terribilmente invitante.
Mi chiesi se fosse una buona idea provare a mordicchiargli il labbro. Poi decisi che non me ne importava un bel niente se fosse buona o no, e che comunque mi andava di farlo. Quindi lo feci.
Risultò essere stata un’ottima idea, a giudicare dalla mutazione della voce del mio shinigami. Mio e di nessun altro.
- Sei sorprendentemente sensibile – gli feci notare. Diventare così rosso solo per un bacio, con tutte le oscenità che abitualmente sparava senza il minimo pudore.
- Sai, Sofi-chan – disse, sollevando la testa per guardarmi negli occhi – Da un membro dell’associazione ho scoperto una nozione molto interessante. Riguardo la biologia di noi esterni –
E di sicuro non riguardava l’apparato digerente o respiratorio, dal tono in cui lo disse.
- Pare che il nostro DNA sia completamente incompatibile con il vostro. In pratica è impossibile che nascano bambini metà e metà tra voi e noi –
Lo immaginavo, che riguardasse quell’ambito. Cercai di ricordare quando gli avevo spiegato cos’era il DNA, ma evidentemente non ero stata io. Un vero peccato!
- Questa tua informazione può avere dei notevoli vantaggi – considerai. Lui sembrò perplesso.
Mi schiarii la voce. – Ovviamente non è mai stato un tuo problema fintantoché le tue relazioni erano solo con altri uomini, ma quest’impossibilità in certo casi può risultare anche utile –
Sembrava confuso – In che casi? Non è sempre lo stesso, per voi donne? –
Scossi la testa. – Ti ricordo che la medicina moderna ha inventato metodi per impedire in maniera non permanente la… nascita di figli –
Dal suo punto di vista doveva sembrare follia pura: sapevo che il suo più grande desiderio era quello di poter essere una donna per avere un figlio suo. Chiaro segno che era una persona di altri tempi.
- Chi potrebbe mai desiderare una cosa del genere?! – esclamò, scandalizzato.
- Le ragazze giovani, stupido. Non ci si sposa più in maniera permanente e solo prima di… hai capito –
Quasi riuscii a vedere i neuroni all’opera. Era terribilmente grazioso quando cercava di capire qualcosa che gli pareva impensabile. Alla fine, fortunatamente, riuscì a mettersi nei panni delle fanciulle del mio mondo.
- Mi ero di nuovo scordato che per voi ora è diverso – tentò di giustificarsi.
- Come ho già detto, per certe persone l’incompatibilità dei due tipi di DNA può essere di grande aiuto… - e gli diedi un’occhiata d’intesa. Stavolta capì all’istante cosa intendevo.
Avevo fatto diciassette anni, accidenti! Non potevano aspettarsi che me ne stessi buona buona con quella provocazione vivente che mi tempestava di allusioni alternate a dichiarazioni d’amore (e non solo) per molto tempo.
- Sei più maliziosa di quel che credevo – sospirò estasiato il dio della morte.
- Se a te piace, allora è buono a sapersi –
Purtroppo una voce indesiderata mi chiamò, chiedendo aiuto per fare chissà che cosa. Probabilmente qualche piccolo lavoretto casalingo di semplicità imbarazzante. I giovani d’oggi spesso erano così viziati!
A malincuore mi alzai per raggiungere chiunque avesse bisogno di essere salvato dal filo di polvere assassino, dando un ultimo bacetto sulle labbra di Grell.
Stavo per uscire, ma il rosso mi fermò un’istante prima che fossi troppo lontana, e avvolse la braccia attorno alla mia vita. Mi scostò i capelli dal collo, su cui posò delicatamente le labbra.
- Devo andare – mormorai.
Andai a cercare chi mi aveva chiamata.
Prima che Grell vedesse il rossore sulle mie guance.
 
 
 
 
****
Note:
Gli scoiattoli nel parco di Londra li ho toccati davvero. Mangiano dalle mani della gente e a volte si riesce anche ad accarezzarli. È stata un’esperienza stupenda, soprattutto contando che all’epoca ero una bambina, e mi emozionavo facilmente.
Ah, e sono terribilmente dispiaciuta, ma per varie ragioni che non sarei in grado di spiegare, la scenetta piccante che avevo promesso dovrà essere limitata, quindi il rating rimarrà giallo. Anche se comunque quei due combineranno qualcosa, questo lo giuro!
Da questo momento spero di aggiornare con una frequenza maggiore.
Grazie mille a chi segue, recensisce o anche solo legge questa storia!
Un bacio!
 
 
Sofyflora98
 
   
 
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