Capitolo 2 - il sacrificio
Aprii gli occhi. Ormai tutti i giorni mi parevano identici, non vi era nulla a
cambiarli, a renderli un po' più vari. Erano sempre gli stessi momenti, la
stessa sveglia nel buio, tanto che non riuscivo a separare il giorno dalla
notte, lo stesso odore di marcio, le stesse lacrime versate ogni giorno della
mia prigionia. Non riuscivo nemmeno a tenere in conto il numero dei giorni dal
momento in cui ero stata rinchiusa lì.
No, non dovevo pensarci, il pensiero creava dolore, troppo dolore, ma era tutto
ciò che riuscivo a fare, che potevo fare. Non potevo guardare dentro di me, la
mia anima rifuggiva la luce della curiosità, la luce della voglia di scoprire
la verità su di me, di riuscire a ricordare i miei primi istanti di vita, di
riuscire a ricordare il volto di mia madre. Tuttavia, sapevo che l'anima non
rifuggiva solo questo, c'era un'altra cosa che rifuggiva, lo sapevo perché si
manifestava attraverso i miei occhi: Suino Dal Manto Color Dell'Oro.
Mi sentivo una scema completa, me lo ripetevo ogni giorno, innamorarmi di una
persona così irraggiungibile come può esserlo solo un sommo sacerdote, tanto da
scrivere addirittura una lettera. Non era proprio da me. L'aria si stava consumando,
ma sapevo che Oni sarebbe arrivato a portarmi aria pura, era il suo modo di
prolungare la mia tortura, il mio martirio.
M'inginocchiai al suolo e congiunsi le mani, cominciando a pregare la dea
Erika, chiudendo gli occhi.
La porta si aprì, come sempre, anche se questa volta non entrò la luce. Beh,
una variante rispetto all'ordinario, forse un modo per non ferire i miei occhi,
ormai abituatisi al buio.
- Come ti senti?-
Non risposi, rimanendo inginocchiata al suolo con le mani congiunte e la testa
inclinata quel tanto da sfiorarle.
- Potresti parlare, anche.- fece sarcastico.
Rimasi in quella posizione, continuando a pregare. Non volevo parlare con il
mio aguzzino, non dovevo parlare con lui per non mettere ulteriormente nei guai
la Somma Setta.
- Certo che ultimamente stai diventando strana, piccola, forse sei pronta?-
Mi feci coraggio, dovevo rispondere a quella domanda, avrebbe dovuto sapere che
non sarei mai stata pronta a diventare un vampiro perché ero già qualcosa: ero
una druidessa incursore e un membro della Somma Setta.
- Non lo sarò mai, è giusto che tu lo sappia, Oni.-
- Allora non ti è stata tolta la lingua. Ho una notizia per te: il caro Suino
Dal Manto Color Dell'Oro è stato investito da un albero mentre andava a far
legna e sembra che sia ridotto piuttosto malamente, in fin di vita,
azzarderei.-
Aprii gli occhi di scatto. Suino Dal Manto Color Dell'Oro era in fin di vita?
Che fosse stato Oni a farlo investire dall'albero? Sapevo che il sommo
sacerdote non era uno sprovveduto e sapeva come si abbattevano gli alberi,
dovevo calmarmi, c'era l'altro sommo sacerdote, Innominabile Dalla Lunga Penna,
alla villa, con i suoi poteri poteva salvarlo, lei non era necessaria per
salvargli la vita.
- Ma il sommo sacerdote Innominabile Dalla Lunga Penna è partito qualche
settimana fa cercare i responsabili dell'incendio della biblioteca.- disse Oni,
come se avesse letto i miei pensieri.- Ti sorprendo, eh? Appena avrai
acconsentito all'abbraccio avrai anche tu questi poteri.-
- Non voglio né questi poteri né, tanto meno, l'essere immortale. Che gioia ci
sarebbe se coloro cui vogliamo bene muoiono prima di noi e noi non potessimo
morire, trascinandoci il peso dei loro ricordi per sempre?-
Non dovevo piangere, quelle che avevo versato nella lettera sarebbero dovute
essere le ultime, anche se avevo pianto ancora qualche volta, dopo averla
terminata e fatta recapitare. Oni mi alzò e mi voltò verso di lui.
- Vedo dai tuoi occhi che vuoi andare a salvarlo. Ebbene, lo potrai fare, ma
solo dopo esserti unita alla setta ed essere diventata un vampiro.-
- Preferisco morire e raggiungerlo come spirito, se già non l'ho perso…-
- Tieni, scegli tu cosa farne.- disse, facendomi scivolare qualcosa in mano.
Se ne andò e vidi cosa mi aveva lasciato, era un coltello, un coltello
cerimoniale. Sapevo cos'andava fatto, me lo ero ripetuto più volte nella
solitudine della prigione. Mi sfilai la tunica, rimanendo in pantaloni, fatti
dello stesso materiale della tunica, e in giaco. Mi aveva protetto e lo avevo
portato così tante volte che ormai non facevo più caso al peso che mi
aggiungeva. Sfilai anche il giaco e rimasi a torso nudo. Era il momento…
L'aria divenne irrespirabile e svenni prima che riuscissi a fare il sacrificio.
Avevo fallito un'altra volta, maledizione…