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Autore: roxy_xyz    14/06/2015    9 recensioni
|Oneshot|Missing Moment| Harry/Hermione|
Non era semplice gelosia, era qualcosa di diverso, qualcosa a cui non riusciva dare un nome. O forse semplicemente non voleva. Era meglio continuare quella farsa, fingere che tutto andasse bene, giusto?
Eppure quel bacio era sembrato così giusto che nascondersi sarebbe stato assurdo.
Hermione era sempre lì, al suo fianco, dormiente e incosciente di quello appena successo.
Era meglio così, dopotutto.

|Prima classificata al contest "Amori dal mancato finale" indetto da Lady Bellatrix black 11|
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Rose Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Essere donna significa anche sopportare alcune cose di cui, da bambine, si vorrebbe fare a meno

Nickname: roxy_xyz (su Efp e forum)

Titolo: Calamite di anime

Citazione scelta: “D'improvviso, mi disse, le parve assurdo continuare a nascondersi

Coppia: Harry/Hermione  

Genere: Oneshot, , introspettivo

Rating: verde

Note: Missing Moments

Avvertimenti: Contesto: Dopo la fine della Seconda guerra, tranne i flashback che sono ambientati durante la fuga.

Introduzione: Attraverso il plot di Rose introduco il tema di Harry e Hermione.

N.d.A: Ho deciso di scrivere una shot con un lieve accenno di Harry/Hermione ambientata nella tenda. So benissimo che manca di originalità, io stesso ho scritto varie storie su di loro con quella ambientazione, per questo motivo mi sono concentrata su altro, introducendo il filone di Rose. Nelle parti in corsivo,  ci sono due passi introspettivi in seconda persona che riguardano Hermione e che poi si collegano ai flashback successivi scritti sempre in corsivo, ma in terza persona come l’intera storia. Ho cercato di segnalare e di rendere ben visibili i flashback in modo da non fare confusione.

 

 

 

 

 

 

 

Calamite di anime

 

 

 

 

§

 

Essere donna significa anche sopportare alcune cose di cui, da bambine, si vorrebbe fare a meno. Era questo a cui stava pensando Rose Weasley, mentre cercava di sistemare le spalline del vestito che non facevano altro che scivolare. L’aveva scelto tre mesi prima e, ora che l’aveva indossato, aveva notato così tante imperfezioni: troppo stretto in vita, largo di seno e quelle maledette spalline che non volevano stare su.

Si guardò un’altra volta allo specchio e vide una ragazzina che cercava di fingersi donna. Perché cosa, poi?

“Sei bellissima.” Hermione Granger stava accarezzando con lo sguardo la figlia; per lei quel vestito non aveva alcun difetto. Le madri, forse, vedevano sempre perfette le figlie, eppure non ricordava di aver visto Rose così tenera e nello stesso tempo bella per quel velo di insicurezza, neanche quando l’aveva accompagnata al binario 9 e ¾.

“Sono orribile, mamma.”

E lei aveva riso per quell’esagerazione tipica dei Weasley. “Non è vero,” aveva detto mentre controllava ogni dettaglio del vestito, “e tranquilla, ora sistemiamo qualche cosina. Lo sapevo che dovevamo fare un’ulteriore prova prima di oggi, ma tu eri così convinta!”

“Ma non immaginavo che fossi così… ingrassata!”

“Semmai hai perso mezza taglia di seno.”

“Mamma!” Rose era incredula, le madri non dovevano rassicurare le figlie?

Con un mezzo sorriso, Hermione aveva preso la bacchetta e senza mai smettere di guardare Rose, aveva pronunciato un paio di incantesimi, in modo da azzittire la figlia e risolvere ogni cosa.

“Ecco, sistemiamo i capelli e sei pronta.” La donna aveva preso in mano la spazzola e aveva cominciato a pettinare la figlia. Poteva vedere l’espressione del viso così turbato e ansioso, ma anziché provare compassione per Rose, la cosa la faceva solo ridere. Quelli non erano problemi su cui perdere il sonno.

“Smettila di pensarci, goditi questo giorno.” Alla fine non si era trattenuta dal fornirle qualche consiglio.

“Vi ho deluso, vero?” aveva domandato Rose con un sussurro, cercando di trattenere le lacrime.

“Ma che stai dicendo?”

Questa volta tirò con foga i capelli causandole una piccola smorfia di dolore. “La devi smettere di farti tutte queste paranoie! Dimmi poi, come l’avresti fatto! Essere la prima della classe o…”

“Tu non hai visto lo sguardo di papà quando gli ho presentato Scorpius.”

“Guardami.”

A Rose bastò alzare di poco gli occhi per incontrare quelli della madre nello specchio. Erano pieni di così tanta determinazione che sembrò infonderle un po’ di coraggio.

“Guardami,” ripeté ancora. “Nessuno può rimproverarti di qualcosa o, peggio ancora, ha il diritto di accusarti se sei stata così coraggiosa ad andare oltre a certe stupide e antiquate barriere. Tuo padre, oltre ad avere la delicatezza di un elefante in una cristalleria, ne ha anche la memoria e non riesce a seppellire vecchi rancori. Continuerà a guardare storto i Malfoy ancora per un po’, ma sei sua figlia quindi andrà avanti e supererà anche questo. I genitori farebbero di tutto per i propri figli.”

“E tu, mamma?”

Hermione aveva guardato senza capire la figlia. “Io, cosa?”

“Anche tu volevi affibbiarmi qualche scapolo Grifondoro?”

Anziché rispondere, le tirò nuovamente i capelli. “Se continui a dire certe scemenze, arrivi all’altare completamente calva.”

Con le mani aveva cominciato a dividere i capelli per la treccia, accarezzando la testa della figlia. “Sono la madre più fiera e orgogliosa del mondo.”

 

 

 

Una a una passi alcune ciocche sotto le altre.

Ricordi quando era tua madre a pettinarti: sei sempre stata incapace di fare le trecce da sola e, alla fine, andavi da lei e la imploravi di aiutarti.

Osservavi il movimento delle dita e ti rilassava; ti accarezzava con la spazzola e rischiavi di addormentarti. Era così bello e ti sentivi al sicuro con lei accanto.

Rammenti come tutto passasse, anche la tristezza per non essere la bambina più popolare della classe. La più intelligente, forse. Eppure non bastava mai, loro, i tuoi compagni ti fissavano sempre con astio e, alla fine, rimanevi sempre seduta da sola su quel banco.

Nessuno voleva passare un po’ di tempo con te, conoscerti magari. Non ne valevi la pena.

Avresti voluto piangere ogni giorno, invece tua madre capiva al volo quello che stavi passando e non ti chiedeva nulla. Ti prendeva per mano e ti accarezzava la chioma, facendo passare le dita tra i riccioli.

Era bello e tu non potevi fare altro che chiudere gli occhi, sognando degli amici al tuo fianco.

 

 

 

 

“Ti penti di qualcosa, mamma?” aveva domandato Rose, per evitare di pensare a quello che sarebbe successo entro breve.

Hermione sembrò pensarci un po’ prima di rispondere. “No, di nulla.”

La risposta sembrò stupire Rose che guardò la madre come se fosse un’extraterrestre. “Non ci credo. Neanche uno piccolo, piccolo?”

Sua figlia era un’eterna romantica, pensava che la vita fosse una di quelle fiabe che leggeva da bambina, era ancora convinta che il principe azzurro sarebbe arrivato a galoppo di un cavallo bianco e che l’avrebbe salvata, per poi innamorarsi perdutamente di lei.

“Vuoi qualche ciocca ondulata?” aveva chiesto, cercando di tornare alla realtà del matrimonio.

“Mamma, non fare questo gioco con me. Io sono una maestra nell'evitare di rispondere a una domanda, in effetti, Scorpius mi dice sempre che dovrei tenere delle lezioni.”

“Non sto facendo nulla, Rosie.”

“E ora usi anche un diminutivo che io ho sempre odiato. Cosa mi nascondi mamma? Tieni qualche cadavere nell'armadio? O meglio ancora nel borsone della palestra?”

Hermione non poté trattenersi dal ridere. “Ti ho già risposto, quindi non fare la furba con me e cerca di stare un po’ ferma!”

 

 

 

Quando avevi ricevuto la lettera per Hogwarts, ti eri sentita felice come non mai. Avresti potuto ricominciare d’accapo, comportarti in maniera diversa e avere tanti, tantissimi amici. Eri speciale, come tua madre ti ripeteva sempre, e tu non le avevi mai creduto. Perché mai avresti dovuto esserlo, poi? E invece ti sbagliavi!

Per la prima volta avevi smesso di essere la solita pessimista e avevi ascoltato le parole di tua madre, che ti ripeteva di quanto fosse fiera di te. Puoi finalmente sognare.

 

 

 

 

“L’amore dura per sempre, mamma? Ami ancora papà come il primo giorno?”

Hermione aveva smesso di arricciare i capelli e le aveva rivolto uno sguardo intenso. “Tu ami Scorpius e lui ama te. Crescerete entrambi, l’uno al fianco dell’altro, e ci saranno momenti in cui penserete il peggio. Vi arrabbierete, vi urlerete cose di cui vi pentirete di aver detto, e magari vi lancerete il servizio di piatti dei Malfoy, ma continuerete ad amarvi. Se penso al giorno in cui l’hai invitato a casa e ce l’hai presentato, sapendo benissimo come avrebbe reagito tuo padre, poi! Sei stata molto coraggiosa, Rose.”

“A dire il vero è stato lo zio Harry a convincermi a parlare con voi, con te soprattutto.”

Le mani di Hermione si erano fermate improvvisamente, e poco importava che fossero in ritardo nella loro tabella di marcia. “Come hai detto?”

Rose si era alzata improvvisamente, desiderosa di spiegare. “Ci aveva beccati a scuola una miriade di volte e mai si era mostrato sgarbato nei confronti di Scorpius, anzi sembrava che ci appoggiasse. Poi, un giorno, lui ci sgridò; non dovevamo nasconderci. Era tutto sbagliato e così assurdo dal suo punto di vista e mi convinse a parlarti, perché tu più di chiunque altro saresti stata in grado di capirmi.”

“Harry sapeva?”

Rose aveva trovato la reazione di sua madre divertente. “Te l’ho appena detto!”

“E non mi aveva detto nulla, quel… quello screanzato! Giuro che gli strappo i capelli, uno a uno, appena finisce la cerimonia.”

“Però aveva ragione, tu mi hai abbracciato quando vi ho parlato di Scorpius e della sua proposta di matrimonio, quindi non essere arrabbiata con lui. Pensa se optavamo per una fuga romantica!” Rose aveva cercato di salvare la situazione, non voleva che sua madre se la prendesse con Harry quando lui non aveva fatto altro che darle ottimi consigli.

“Non cercare di buttarla sul tragico, tuo zio dovrà pensare a un ottimo nascondiglio… ovviamente dopo il vostro sì, cara.”

“Mamma, smettila! Lo zio è stato così carino e comprensivo. Mi aveva detto una cosa particolare per convincermi.” Si era seduta nuovamente per permettere alla madre di finire l’acconciatura in modo da calmarla.

“Ti raccontò di quella volta in cui scagliai dei canarini in direzione di tuo padre?”azzardò Hermione.

“Nah! Disse una cosa tipo che io e Scorpius avremmo potuto anche lasciarci, ma tanto saremmo finiti insieme alla fine, perché le nostre anime si attirano come calamite, niente e nessuno ci potrà mai separare. Calamite di anime, ecco. Usò delle strane parole ma ci convinse a parlare con voi.”

 

 

§

 

 

“Hermione, tu mi hai tagliato i capelli quindi devo ricambiare il favore!” La ragazza si era allontanata velocemente dal suo amico, non si fidava minimamente di lui. Chissà che disastro avrebbe combinato con delle forbici in mano! No, assolutamente no. E poi non le dispiacevano così lunghi.

“Harry, ti ringrazio per l’offerta, ma non c’è bisogno.”

“Permettimi di aiutarti a lavarli, allora. Mia zia Petunia voleva che le facessi lo shampoo ogni sabato, non poteva permettersi di andare sempre dal parrucchiere e così mi aveva insegnato come fare. Fidati, Hermione!”

E invece lei non ci riusciva. “Harry, sei davvero gentile, ma…”

“Abbiamo persino lo shampoo,” disse per convincerla.

“Da quando vuoi fare il parrucchiere? Non volevi diventare un Auror?”

“Siediti immediatamente prima che io decida di farti la piega con la bacchetta,” era stato l’ultimo ammonimento del ragazzo.

A dire il vero, Harry non aveva tutta questa voglia di farle i capelli, ma la sua amica era depressa da giorni, ossia da quando lui e Ron avevano litigato, rinfacciandosi cose che non pensavano veramente. Era stata tutta colpa dell’Horcrux, ma questo non cambiava le cose. Ron era fuori, lontano e in pericolo, mentre lui e Hermione fingevano di andare avanti, di non pensarci. Non riuscendoci, purtroppo.

“E va bene! Hai vinto!” Si era seduta affranta e aveva chiuso gli occhi, curiosando ogni tanto giusto per controllare se la situazione non gli sfuggisse di mano.

Dal canto suo Harry si era armato di una bacinella di acqua calda e aveva cominciato subito, sperando che tutto andasse bene.

 

 

§

 

 

“A cosa pensi, mamma?” aveva chiesto Rose.

“La tua frase mi ha fatto ricordare un episodio divertente che ho vissuto con tuo zio quando eravamo ricercati. Avresti dovuto vederci: sporchi, spaventati, ma soprattutto affamati. Tornata a casa presi un sacco di chili!”

“Deve essere stato orrendo, mamma. Sei stata così forte.”

Hermione aveva negato subito. “A volte mi sembra di non esserlo stata, invece.”

Rose aveva gettato uno sguardo all’orologio e lanciato un urletto disperato. “Dio, sono già le dieci! Manca mezz’ora e io sono ancora un disastro.”

“E smettila con questa storia. Sei mia figlia, ergo sei perfetta,” aveva detto Hermione per sdrammatizzare un po’. “Promettimi di rimanere sempre così, piuttosto.”

“Così come?”

“Felice anche se con una mezza taglia di seno in meno.”

“Non infierire, mamma!”

 

 

§

 

Harry aveva cercato di fare il più dolcemente possibile e quando non aveva più sentito i borbottii di Hermione si era preoccupato. Di certo non si aspettava che la sua amica si fosse addormentata nel bel mezzo dello shampoo. Doveva preoccuparsi? Approfittando dell’attimo, le asciugò i capelli con la bacchetta e si soffermò ancora un attimo a guardarla. Era così buffa: la testa leggermente inclinata e la bocca aperta; così diversa dalla solita, composta e perfetta Hermione. Era assolutamente adorabile.

Le sue mani si erano allungate sul suo viso e lei aveva aperto subito gli occhi, rivolgendogli un debole sorriso. Alla fine, nonostante le sue mille proteste, aveva gradito il suggerimento dell’amico e sembrava essersi rilassata almeno un po’.

“Sono così stanca, Harry.”

E lui l’aveva presa in braccio, dirigendosi verso la stanza dell’amica. Non dovette aspettare molto per vederla nuovamente chiudere gli occhi.

“Resta con me, non andare via anche tu,” lo aveva fermato, afferrando un lembo della maglietta.

“Sono qui, Hermione.” Si era steso al suo fianco, abbracciandola con dolcezza. Sapeva a chi stava pensando e cosa stava passando. “Sarò sempre qui, non temere. Dormi tranquilla, ora.”

I capelli di Hermione gli avevano solleticato il viso e per un attimo Harry si permise di dimenticare ogni cosa.

La missione. Silente. Gli Horcrux. Ron. Voldemort. Ron. La guerra. Ron con Hermione. No, la sua mente doveva smettere di fare certi pensieri pericolosi e che non facevano altro che confonderlo.

“Sarai qui al mio risveglio, Harry?”

“Ovvio! Come farei senza di te? Lo sai che sono come una calamite per i guai, li attiro e loro non riescono a stare lontano da me!”

Sempre con gli occhi chiusi, Hermione gli aveva sorriso. “Calamite di anime, Harry.”

L’aveva guardata senza capire. “Come, scusa?”

“Saremo sempre insieme, le nostre anime si attirano l’una verso l’altra.”

“Ma tu non stavi dormendo?” Era rimasto piacevolmente sorpreso dalle sue parole.

“Sì, Harry. Sì. Fallo anche tu.”

Come poteva dormire quando si sentiva morire ogni secondo che passava?

Senza pensare alle conseguenze del suo gesto, si chinò per baciarla. Un attimo, un semplice tocco, ma che desiderava fare da tempo.

La missione. Silente. Gli Horcrux. Voldemort. Ron. Ron con Hermione.

E lui. Lui, Harry, dov’era?

Non era semplice gelosia, era qualcosa di diverso, qualcosa a cui non riusciva dare un nome. O forse semplicemente non voleva.  Era meglio continuare quella farsa, fingere che tutto andasse bene, giusto?

Eppure quel bacio era sembrato così giusto che nascondersi sarebbe stato assurdo.

Hermione era sempre lì, al suo fianco, dormiente e incosciente di quello appena successo.

Era meglio così, dopotutto.

La missione. Silente. Gli Horcrux. Voldemort.

 

 

§

 

 

“Andiamo, sei pronta. Tra poco sarai la signora Malfoy, te ne rendi conto?”

Il viso paonazzo di Rose rese anche più evidente il disagio della giovane. “Devo andare in bagno!”

“Appena lo vedrai, passerà tutto e non vedrai l’ora di essere sua moglie.”

“Ho paura, mamma. Io so di amarlo, l’ho capito con un semplice bacio. Ho paura di quello che c’è lì fuori.”

Hermione aveva abbracciato la figlia. “Ricordati sempre di quel bacio, allora. È qualcosa che non puoi dimenticare e che non può essere rovinato. Dura per sempre.”

“Anche il tuo, ma’?”

“Il mio era un bacio della buonanotte, delicato e pieno di amore. Quando lo ricordo mi sento al sicuro, ancora tra quelle braccia.”

Rose le aveva sorriso per quella confidenza e le aveva preso la mano. “Andiamo, allora. Non vorremo fare aspettare i nostri mariti!”

 

 

§

 

 

“Buonanotte, Hermione,” aveva pronunciato Harry, prima di chiudere gli occhi e concedersi di riposare. Erano molto stanchi, avevano studiato a lungo, senza ottenere alcun risultato, su come trovare gli altri Horcrux e distruggerli.

Erano soli in quella tenda, lontani dalle persone care ed esposte al pericolo ogni minuto della loro esistenza. Come speravano di sopravvivere a Voldemort e ai suoi seguaci?

Hermione non poteva dormire con tutti quei pensieri, e anche se i suoi occhi, stanchi per le troppe pagine lette, si erano chiusi, lei era sempre lì, vigilante e riflessiva.

Non poteva permettersi di dormire quando ancora si trovavano così lontani dall’obiettivo! Avrebbe voluto confidare al suo amico alcune folli idee che il suo cervello aveva da poco partorito, quando tutto era successo. Lui era stato più veloce, anzi le sue labbra lo erano state.

Erano calde e screpolate e lei non era riuscita a ricambiare il gesto, fingendo di essere addormentata, accettando quel tocco.

Era la soluzione più facile, la migliore per entrambi. Come avrebbero potuto continuare a essere amici se per colpa di un bacio la loro amicizia sarebbe finita?

Aveva chiuso gli occhi, Hermione, pensando al tocco gentile di sua madre e tornando con la mente ai suoi sogni di un tempo. A quegli amici che tanto aveva sognato e che, eccoli, alla fine erano arrivati.

Era stato un semplice bacio. Come quello di Viktor, giusto?

E allora perché aveva desiderato ricambiarlo?

Calamite di anime: era questo che aveva pronunciato prima del bacio ed era vero, quello che realmente pensava ogni qualvolta si trovava in compagnia di Harry. Era diverso che stare con Ron, con lui era sempre un continuo susseguirsi di alti e bassi, ma Harry, lui era come un salto nel vuoto. Un gettarsi a capofitto in qualcosa per poi scoprirsi completamente ammaliati da quello che ci si trova di fronte. Harry era destabilizzante e lei desiderava avere il controllo di tutto, eppure con lui non ci riusciva.

Era bastato un gesto così semplice per farla tremare e Hermione sapeva che tutto sarebbe cambiato inevitabilmente.

Il medaglione sembrava gioire delle sue incertezze e per un attimo era stata quasi tentata di svegliare il suo amico, di perdersi in uno dei suoi abbracci. Un battito di ciglia, e poi tutto era passato, l’Horcrux aveva smesso di scalciare e lei era riuscita a domare lui e se stessa. ‘È sbagliato’, si era ripetuta, come un mantra, perché non era poi così coraggiosa come gli altri la vedevano. Doveva fingere che tutto sarebbe andato bene, perché nulla poteva scalfire la loro amicizia. Neanche un bacio.

I sogni, solo lì Hermione poteva desiderare una vita diversa, più semplice e al fianco di Harry, senza pensare alle possibili conseguenze di ogni suo gesto.

Aveva chiuso gli occhi e, per una volta, aveva messo tutto da parte, permettendo a se stessa di dormire abbracciata a Harry. Sapeva che l’indomani tutto sarebbe tornato come prima. Amici, solo quello.

Nessuno, però,  le avrebbe rubato quell’attimo, quell’unica notte.

La missione. Silente. Gli Horcrux. Voldemort.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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