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Autore: piccolo_uragano_    14/06/2015    1 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Capitolo scritto durante l'ennesima giornata di pioggia - insomma, ma non si chiamava estate?!

Sette mesi dopo.

Rose si sedette nel prato, per poi lasciarsi cadere ed osservare le stelle d’agosto. Erano cambiate tante cose, ma andava bene così.
Tutti loro, ora, erano maggiorenni. Le feste si erano svolte tra Hogsmeade e la Stanza delle Necessità, rigorosamente accompagnati da fiumi di alcol. Per questo, alcuni di loro non ricordavano assolutamente quelle feste. Per esempio, dopo la festa di Alice, James si svegliò con un tanga rosso fuoco indossato come cappello, accanto a Sirius, che indossava il reggiseno di Martha sopra la felpa. Martha si rifiutò di festeggiare, per questo le venne organizzata una festa a sorpresa in cui fu costretta a fingere di essere felice, poi Sirius le aveva dato il suo regalo (un paio di Converse Babbane introvabili e una scorta industriale di Lumache Gelatinose) ed il suo umore era cambiato.
Ah, Martha e Sirius andavano alla grandissima. Regulus aveva storto il naso dopo averli visti rientrare in Sala Grande insieme, ma Sirius aveva deciso che i Black, ormai, non lo riguardavano più. E tutti ne erano stati tremendamente felici. Avevano smesso di chiamarsi ‘amore’ e ‘tesoro’, forse perché quando avevano rischiato di perdersi, avevano capito che certe cose non avevano più troppa importanza.  Martha aveva ripreso peso, e aveva ripreso a sorridere, continuando a nuotare, e portando spesso Rose con sé. Era un bel ricordo di un’infanzia andata in frantumi da tempo
Lily e James stavano diventando sorprendentemente amici, anche se continuavano ad insultarsi e lei continuava a rifiutare i suoi inviti ad uscire. Intanto, però, viveva da loro e tornava dai suoi nei finesettimana. Sua sorella Petunia, alla fine, era riuscita a convincere i loro genitori che la presenza di Lily non era necessaria al matrimonio, così non aveva ricevuto nemmeno l’invito.
Al loro solito gruppo, si erano uniti Frank Paciok e Alice Prewett, e si erano rivelati simpatici, anche se troppo appiccicati tra loro. Alice aveva il letto accanto a Rose, e loro avevano legato davvero molto. Rose non avrebbe potuto esserne più felice.
Questi suoi nuovi legami l’avevano cambiata in meglio: era più sicura di sé, meno orgogliosa e meno altezzosa.
Ma era il mondo accanto a loro che stava cambiando in peggio: Lord Voldemort stava acquistando potere, e questo non portava bene a nessuno. Erano in costante pericolo, anche se si ostinavano a negare, negare e negare. Erano in pericolo, e la situazione di tranquillità non sarebbe durata molto. Lo sapevano tutti, ma nessuno osava dirlo. Raramente uscivano dalla taverna, nessuno aveva mai più parlato di fare un giro a Londra e le loro uscite più lontane erano al parco giochi preferito di Marie. Martha e James, per qualche strano motivo, adoravano quel parco, e si divertivano come bambini a giocare sulla carrucola.
Marie e Robert vivevano definitivamente dai Potter, così come le loro figlie e Lily. Marie e Dorea sembravano due amiche di vecchia data, così come Robert e Charlus. Ma c’era un momento, la sera, in cui Marie ascoltava il telegiornale babbano, pregando che sua sorella Margot non facesse parte delle persone scomparse quel giorno. Perché i babbani sparivano come mosche, e lei era talmente buona da sentirsi in colpa per essere al sicuro. Marie e Margot si sentivano per telefono, ogni tanto, ma Margot era sempre risentita da quando sua sorella aveva sposato “il figlio dei Redfort, quello matto”, senza accorgersi che Marie, ‘quello matto’ lo aveva sempre amato.
Quelle stelle la fissavano e lei fissava loro, senza aver paura di nulla. I suoi capelli si perdevano nel prato e lei teneva le mani sulla pancia, perché lo stomaco le faceva male per quanto ridevano e per quanto avevano paura, e aveva quasi paura che quello stomaco prendesse e se ne andasse, rifiutandosi di riempirsi di farfalle per l’ennesima volta quando Rose e Remus parlavano, ridevano, o, semplicemente, si guardavano. Sentiva sua sorella ridere da dentro la taverna, e le si riempì il cuore. Stava per chiedere loro molto.
Ripensò alle parole di Silente. “Sono sicuro che sarai all’altezza del tuo compito, Rose. E sono sicuro che i tuoi amici e tua sorella capiranno.” Mannaggia a Silente, e a questa responsabilità che le pesava come un macigno.  Avrebbe dovuto chiedere alla sua nuova famiglia di mettere le loro vite più in pericolo di quanto non fossero già, avrebbe chiesto loro di diventare gli occhi dell’Ordine della Fenice all’interno della scuola.
L’Ordine della Fenice.
Vi si era unita poco dopo il compleanno di James, riuscendo a sgattaiolare alle riunioni senza farsi notare, guadagnandosi la fiducia di tutti quanti, compreso Malcchio Moody. Ma ora lei non sarebbe tornata al castello, avrebbe iniziato il corso per Auror in ottobre, e avrebbe dovuto passare il testimone a quei sei scalmanati, promettendo loro che sarebbe andata a controllarli ogni quanto le fosse stato possibile. Era un momento difficile, certo, l’idea di poter morire era quasi tangibile, ma aveva deciso, e aveva il terribile presentimento che Martha, Lily ed i Malandrini avrebbero accettato subito.
“Che fai tutta sola?” chiese una voce fin troppo conosciuta.
“Mettiti qui con me a guardare le stelle, Remus Lupin.” Rispose lei.
“Perché mi chiami sempre per nome e cognome?” chiese lui, mostrando uno di quei sorrisi che riservava solo a lei.
Rose alzò le spalle. “Non lo so, in realtà. Mi piace, suona … affascinante.”
Una delle cose che più le piaceva di Remus, era quando le guance gli diventavano del colore dei capelli di Lily e lui non riusciva a nasconderlo.
“Se dovessi morire in questa guerra, Remus …” iniziò.
“Non …”
“Fammi parlare. Se dovessi morire, non voglio che piangiate. Nessuno di voi, non osate. Voglio che vi vestiate coloratissimi, non neri. E voglio una canzone dei Beatles. Ah, e se vengo ammazzata, voglio che sia scritto sulla lapide, perché nessuno dovrà mai dimenticare questa guerra.”
“Non morirai. Non te lo permetterò.” Rispose Remus, con tono secco e deciso.
“Voglio che tu prometta che farai tutto ciò che io ti ho appena detto.”
“Non …”
“Promettimelo.”
Sdraiati fianco a fianco, si guardarono, perdendosi negli occhi dell’altro. “Te lo prometto. Ma non ti permetterò ugualmente di morire, sappilo.”
Rose sorrise e si alzò con la velocità di una Cacciatrice allenata da James Potter, porgendo la mano a Remus come aveva fatto a Capodanno. “Andiamo, devo dirvi una cosa importante.”

“Ordine di che cosa?”
“Della Fenice.” Rispose Rose, alzando gli occhi al cielo, mentre Martha si sedeva accanto a Sirius e gli posava una mano sul ginocchio, preoccupata dallo sguardo perplesso della sorella. “Praticamente, è un gruppo di maghi che si dà da fare per sconfiggere Voi-Sapete-Chi. Servono delle spie all’interno del castello, oltre a Silente e alla McGranitt, e ho pensato di chiedere a voi perché …”
“Ferma.” Le disse James. “Ti sei unita e non ci hai detto nulla?”
Rose abbassò la testa con aria colpevole. “Si, ma ho una spiegazione valida. Fare parte di questa cosa comporta mettersi in grave pericolo, e non ci si può tirare indietro. Le persone che non ne fanno parte, non sono nemmeno a conoscenza della nostra esistenza. Anche papà ne fa parte, e ...”
“Papà?” chiese Martha stranita. “Seriamente? Papà combatte?”
Rose guardò sua sorella con aria di rimprovero. “Non dubitare di lui, Martha. È uno dei duellanti più abili che conosca.”
“Robert? Davvero?” chiese Lily.
“Non stiamo parlando di questo.” Tagliò corto Rose. “So che vi sto chiedendo moltissimo. E non ve ne parlerei nemmeno, se non fossi sicura che trovereste un modo per mettervi nei guai lo stesso. Davvero. Sono costretta a chiedervelo, perché sono la più giovane dell’Ordine, e l’incarico è mio. Ma io non tornerò al castello, e voi siete le persone di cui mi fido di più. Sicuramente anche lui avrà delle spie, e noi non vogliamo essere da meno. Voglio vincere questa guerra, ma non posso tornare al castello. Dovete essere ciò che ero io lo scorso anno: una spia.”
“Ci stai chiedendo di unirci a questo Ordine della Fenice, Rose?” chiese Remus.
“Vi sto chiedendo di pensarci.”
“Non credo che ce ne sia bisogno.” Replicò Sirius. “Abbiamo sempre detto che avremmo combattuto, e combatteremo.”
“Sono d’accordo con Felpato.” Esclamò James.
“Anche io.” Si aggregò Martha. “Credo che sia la nostra occasione.”
“Mi aggrego ai si.” Aggiunse Remus, e Martha fu quasi sicura di averlo visto fare l’occhiolino a Rose.
Rose, visibilmente sollevata ma comunque preoccupata, guardò Lily. “Lils?”
“Io …” Lily guardò Rose, guardò Remus, Peter, James, Sirius e Martha, che la osservavano a loro volta, mentre cercavano di capire cosa stesse succedendo nella testa della rossa. “Si.” Sussurrò poi. “Si, ci sto anche io.”
Rose sorrise, girandosi verso Codaliscia. “Peter?”
Il ragazzo guardò i suoi amici, e dopo qualche attimo di esitazione, si aggregò ai ‘si’, aggiungendo “C-credo che dovremmo prendere con noi anche Frank e Alice.”
“Hai ragione.” Gli disse Martha. “Se lo meritano anche loro.”
“Più siamo e meglio è. La prossima riunione sarà al Quartier Generale domani sera.”
“Ora devi rispondermi. Ti sei unita e non ci hai detto nulla?” chiese James.
“Mi dispiace, avrei voluto farlo, davvero, ma non potevo farlo.”
In quel momento, qualcuno bussò. James aprì la porta con un incantesimo non verbale, e Charlus Potter entrò nella taverna. Bastò uno sguardo ed una parola. “Margot.”
Tutti loro scattarono in piedi e corsero al piano di sopra, trovando Marie seduta a guardare una donna al telegiornale babbano che era passata ad altri nomi senza badare troppo al fatto che Margot Wilson fosse scomparsa. Robert, intanto, era attaccato al telefono, chiedendo a sua sorella Julia di ottenere più informazioni possibili, ma anche lei era spaventata e non aveva intenzione di fare la fine di Margot e suo marito. Martha si sedette accanto a sua madre e le accarezzò la schiena, mentre lei rimase impassibile. Dorea cercava inutilmente di farla parlare, mentre James e Sirius cercarono di capire in che modo avrebbero potuto dare una mano.
Robert rientrò dal giardino, con il telefono muto in mano e un’espressione più che preoccupata. “Charlus, hai voglia di venire con me in città?” chiese, e, in tutta risposta Sirius, James, Remus, Rose, Lily e Martha scattarono in piedi, dicendo che sarebbero andati con lui.
“No.” Disse Robert.
“Siamo maggiorenni.” Protestò Martha.
“Siete solo dei ragazzi.”
“Si uniranno tutti, papà.” Gli disse Rose. “Domani saranno parte dell’Ordine anche loro, esattamente come me. Ci meritiamo di venire con voi.”
Robert rimase spiazzato, portando lo sguardo ai ragazzi. “Lo farete davvero?”
“Certo che sì, Robert.” Rispose Lily. “Se devo morire, voglio farlo da Guerriera, non da Sanguesporco. So che puoi capirmi.”
Forse furono queste le parole che convinsero Robert. Lily poteva comprendere il destino che loro e ogni altro Sanguesporco avrebbero dovuto affrontare. Robert guardò Martha, che non aveva mai abbassato la testa, che lo guardava con il petto gonfio d’orgoglio e guardando Sirius, dietro di lei, capì che lui l’avrebbe protetta sempre, comunque sarebbe andata. James, intanto (con accanto Peter, ovviamente), si era schierato accanto a Lily, e lo stesso aveva fatto Remus con Rose. Guardandoli così, si rese conto che non sarebbe stato solo Sirius a proteggere Martha. Si sarebbero protetti tutti a vicenda, si sarebbero tesi la mano l’un l’altro.
E si convinse che sarebbe andata bene. “Okay, ma Marie non rimane da sola.” Sentenziò.
Marie fece per obbiettare, ma Dorea le fu più veloce. “No, resterai tu qui con lei.”
“Che cosa?” chiese Robert, esterrefatto.
“Sei troppo coinvolto, vado io.”
Robert fece un respiro profondo. E in quel momento Sirius capì dove Martha e Rose avessero preso il loro orgoglio. “Voglio un Patrono ogni mezz’ora.” Sentenziò.
“Te lo manderò io.”gli disse James, posandogli una mano sulla spalla. “È un fantastico cervo.”
Robert annuì.
“Peter” disse Dorea “rimani anche tu. Stai tremando come una foglia.”
“I-io ce la …”
“Non fa niente se sei impaurito, Peter.” Gli disse Martha. “Preferisco che tu stia con i miei.”
Fu Peter, poi, ad annuire.
 “Abbi cura di loro.” Gli sussurrò Martha.


Quando arrivarono davanti alla villetta di Margot e suo marito Anthony, fu chiaro a tutti che non si trattava della semplice sparizione di una babbana. La casa era divorata dall’Ardemonio, che illuminava tutto nonstante il sole stesse tramontando e appena varcarono la soglia del giardino, dall’interno della casa si sentì una risata ormai inconfondibile.
Bellatrix. Come se avessero sentito un richiamo, presero tutti a correre verso la porta, che una volta era curata e decorata, mentre ora stava per diventare cenere.
La prima cosa che si trovarono davanti, furono due cadaveri. La donna era talmente simile a Martha e Rose (e Marie) che Sirius ne ebbe quasi paura. L’uomo, invece, aveva tutta l’aria di essere appena tornato a casa dal lavoro, con la camicia e la ventiquattrore ancora nella mano ed un sacchetto della spesa nell’altra mano, gli occhiali sul naso e gli occhi spalancati, senza essere più in grado di vedere niente. Martha dovette fare del suo meglio per non fissare quel che rimaneva dei suoi zii e concentrarsi sui loro assassini, quando sentì di nuovo la risata di Bellatrix Black, questa volta venire dal piano superiore. Prese per mano Sirius, fece segno a Remus, Rose, Lily e James di attaccarsi a loro e si Smateliarizzarono al piano di sopra, sentendo Dorea gridare che erano degli irresponsabili. Al piano di sopra, se possibile, lo spettacolo era ben peggiore. Non solo tutto stava andando a fuoco, ogni dettaglio che Margot aveva curato con la sua solita pignoleria stava andando perduto, certo, ma davanti a loro era comparsa una scritta rossa come il sangue.
Ci vediamo all’Inferno, Ordine della Fenice.
Martha fece per imprecare, ma fu bloccata dall’istinto di volarsi immediatamente. E fece bene a seguirlo.
Avad-“
Più veloce della Mangiamorte, applicò uno scudo. “Alle spalle, Bellatrix? Non è troppo sleale persino per te?” le ringhiò contro, notando altre due figure incappucciate dietro di lei.
“Redfort! Hai visto che fine ha fatto la tua cara zia?” rispose la donna con tono divertito.
“Oh, non preoccuparti, tu ne farai una ben peggiore!” le rispose Sirius.
“Rivolgiti a lei in un altro modo, piccolo Orion.” Gli disse la seconda figura incappucciata.
“Tornatene da dove sei venuto, Rodolphus.” Replicò Sirius, con una calma glaciale, per niente toccato dal paragone con il padre. Martha strinse la bacchetta nel pugno sinistro con tutta la forza di cui era capace, stringendo i denti.
“Sei ancora in tempo, Sirius.” Gli disse la terza figura con una voce profonda.
“Per ucciderti? Oh, Lucius, così è troppo semplice.”
“Per liberarti di lei!” urlò Bellatrix.
Lily, accanto a Sirius, scoppiò a ridere. “Sei un’illusa.” le disse.
TU!” ringhiò Lucius Malfoy. “Come osi rivolgerti a noi, sudicia Sanguesp-“
“Non osare dirlo, Malfoy.” Ringhiò James.
“Potter.” Interruppe Bellatrix. “Tu appartieni ad una delle più nobili famiglie di Purosangue. Il Signore Oscuro sarebbe felicissimo di averti al suo servizio.”
Fu James a ridere. “Rifiuto l’offerta, Bella. Il nero non mi dona.”
Cruc-“
Lily fu più veloce di lei. “Everte Statium!” e i tre Mangiamorte vennero scaraventati sei metri più indietro nel corridoio. “Non osare toccarlo, puttana!” urlò Lily con odio, e James fu più stupito dal fatto che avesse detto ‘puttana’ che dal fatto che lo avesse difeso. “Expelliarmus!” strillò Rose, e le tre bacchette dei Mangiamorte le finirono in mano, e lei, senza pensarci, le gettò nell’Ardemonio. Poi fu il turno di Martha “Incarceramus!” e i tre si ritrovarono in una cella di un metro quadrato.
Fu Sirius a scoppiare a ridere, con una risata a metà tra un latrato e un ululato. “E io dovrei lasciare lei per finire come voi?”
Martha seguì la risata di Sirius. “Fatto il misfatto, Bella.” Afferrò la mano di Sirius. “Porta i nostri saluti a Voldemort!” e, con un POP, sparirono.


“Lucius Malfoy, Bellatrix Black e Rodolphus Lestrange.” Ripetè Sirius. Era la terza volta che lo ripeteva.
“Come fai ad esserne così sicuro, ragazzo?”
Sirius guardò Malocchio Moody con aria annoiata. “Perché hanno passato le feste di Natale con come per sedici anni.”
La riunione dell’Ordine era stata anticipata a quella notte stessa, con disappunto di Marie, che aveva intenzione di cucinare la cena per tutti. Il Quartier Generale non era che un castello abbandonato invisibile a chiunque non venisse informato dal Custode Segreto (Silente) della sua esatta posizione. Erano stati accolti da alcuni con complimenti e strette di mano, mentre altri li guardavano con compassione, di cui non avevano assolutamente bisogno. Martha si era divertita come una bambina, mentre gli altri erano più che soddisfatti dall’espressione sorpresa di Bellatrix quando era stata Incarcerata da una diciassettenne.
Seduti tutti attorno ad un grande tavolo rettangolare, ascoltarono Malocchio chiedere ben tre volte a Sirius i nomi dei tre Mangiamorte.
“Alastor, vuoi farci credere di non conoscere la storia di Sirius e dei Black?” chiese Silente con il suo solito tono pacato.
Moody fece roteare prima l’occhio di vetro e poi quello sano verso Silente. “Io so tutto, Albus, tutto di tutti.”
Silente sorrise.
“State bene, ragazzi?” chiese la McGranitt per la quinta volta.
“Stiamo meglio del solito, Minny.” Rispose James, con uno dei suoi sorrisi.
Intanto, Rose e Martha non smettevano di confabulare, preoccupate per il fatto che Robert e Marie non avessero ancora detto una parola. Si limitavano a guardarsi attorno e a fissare le loro figlie come se fossero dei fantasmi.
“Mamma?” chiese Martha. Marie non sembrò averla sentita. “Mamma?!”
“Si?”
“Mamma, è successo qualcosa?” chiese Rose.
“Beh, è successo che vi siete buttate nell’Ardemonio e avete affrontato tre Mangiamorte.” Rispose Robert.
In quel momento, James si rese conto che anche Charlus e Dorea, accanto a Marie e Robert, sembravano piuttosto spaventati.
“E che cosa avremmo dovuto fare?” chiese Martha, stringendo i pugni sotto al tavolo.
“Rimanere a casa?” domandò in risposta Dorea con aria sarcastica. “Non cercare in ogni modo di convincerci?”
“Non era tra le possibilità, mamma.” Esclamò James.
“Questa guerra è troppo grande per voi.” Contestò Robert.
“Ci finiremo comunque.” Replicò Martha. “Io sono sulla lista nera dei Black, Sirius è un traditore del suo sangue, Lily è una Nata Babbana, Rose è già membro dell’Ordine, James è il figlio di …”
“Lo sappiamo che ci finirete comunque.” La interruppe Marie con un tono tanto freddo da fare paura. “Lo sappiamo benissimo che siete talmente idioti da gettarvi nell’Ardemonio prima di due Auror esperti, lo sappiamo benissimo che abbiamo generato cinque idioti – parlo per le mie figlie e per i figli di Dorea. Lo sappiamo fin troppo bene, stiamo dicendo che non vogliamo essere noi a trascinarvi in mezzo a tutto questo schifo.”
“Hai sentito Martha, mamma? Ci siamo dentro tutti con tutte e due le scarpe in un modo o nell’altro!” Rose si alzò in piedi e batté un pugno sul tavolo. “Tanto vale combattere e non morire da codardi.”
All’idea che i loro figli potessero morire, i quattro genitori rabbrividirono.
“Io sono d’accordo con Marie e Dorea.” Disse la McGranitt con il suo solito tono pacato. “Siete solo dei ragazzi, non ve lo meritate.”
“Non ci meritiamo di saltare in aria al primo colpo, professoressa, non ci meritiamo di morire come ebrei in un ghetto, non ci meritiamo di doverci nascondere una volta presi i M.A.G.O., ecco cosa non ci meritiamo. Io dico che combattere al vostro fianco sarebbe un grande onore, e, dannazione, io, il mio ragazzo e tutti gli altri abbiamo appena fermato tre Mangiamorte –si, mamma, in mezzo a quel dannato Ardemonio- e quindi dico che ce lo meritiamo.” Anche Martha si era alzata in piedi, e Rose la guardava con il petto pieno d’orgoglio e di commozione.
“Alastor?” chiese Silente rivolto all’uomo con l’occhio di vetro.
“Io dico che Voldemort avrà delle spie all’interno del castello, e noi non dobbiamo essere da meno. Questi ragazzi sono svegli, intelligenti e veloci, e ce ne hanno appena dato una dimostrazione. Abbiamo bisogno di loro, Albus.”
In pochi secondi, tutti, eccetto i quattro genitori e la McGranitt, si ritrovarono ad essere d’accordo con Malocchio Moody e a chiedere ai ragazzi di unirsi all’Ordine, in qualità di spie ad Hogwarts.  “Sì.” Dissero tutti insieme.
“Ne siete sicuri?” chiese la McGranitt con un sospiro preoccupato.
“Più che sicuri, professoressa.” Rispose Remus.
Rose lo guardò: con quella sua bellezza semplice e quello sguardo carico di scuse e di un segreto a cui lei ancora non era arrivata – o non ci era voluta arrivare? – quella vecchia t-shirt e l’idea di non valere niente, quando in realtà non si rendeva conto di quanto potesse valere.

 “Dove vai?”
Rose se ne stava seduta sul divano della taverna a leggere un vecchio libro babbano titolato cime tempestose. Era l’alba, la luce flebile del sole penetrava dalle finestre incantate e Remus stava in piedi, in cima alle scale con uno zaino in spalla.
“Che ci fai sveglia?”
Rose sorrise. “Insonnia.” Poi tornò seria. “Dove vai?” domandò, di nuovo.
Lui parve accorgersi dello zaino. “Oh! Ehm … io … vado a trovare i miei, sai, non li vedo da un po’, e mia madre non sta bene, e …”
“E c’è la luna piena.” Aggiunse Rose, aggrottando un sopracciglio e incrociando le braccia sul petto, si alzò in piedi.
“Co-cosa?” chiese Remus, perdendo rapidamente colore.
“Un mese fa c’era la luna piena, e tua madre aveva organizzato una cena con i tuoi cugini babbani, e sei stato male tre giorni perché avevi mangiato troppo. Due mesi fa c’era la luna piena e tuo padre aveva i biglietti per la finale di basket in Germania, partita di cui, precisiamo, non te ne è mai fregato niente. E a Hogwarts, ogni volta che c’era la luna piena tu sparivi per due giorni almeno, la notte di plenilunio mia sorella dormiva in Sala Comune e i tuoi amici sparivano fino all’alba. Quando tornavi eri più pallido della Dama Grigia, i tuoi amici erano feriti e mia sorella incazzata come una iena – soprattutto quando trovarono una gigantesca impronta fuori dalla foresta. Chi pensi di fregare?”
Remus aveva la faccia di uno che avrebbe voluto scavarsi la fossa da solo, in quell’istante. Tentò due volte di parlare, ma non riuscì a dire niente. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Riusciva solo a pensare a quanto avesse desiderato che quel momento non dovesse mai arrivare. Si passò la mano nei capelli, e infine, prese a guardarsi le scarpe, come se quelle stringhe rovinate potessero dargli le risposte che cercava. “M-mi dispiace.” Sussurrò, infine.
Rose sorrise, sarcastica. “Per cosa?”
“Per essere ciò che sono.” Prese coraggio e la guardò, rimanendo comunque incantato dalla sua capacità di essere semplicemente bellissima, in ogni modo, anche con le braccia incrociate e lo sguardo carico di domande, lei era Rose, ed era un vero spettacolo.
“Oh, ti prego, Remus! Non credo che tu sia andato da un Lupo Mannaro a chiedergli di morderti.” Alla parola ‘Lupo Mannaro’ lui rabbrividì.  “Non sono queste le cose per cui devi dispiacerti, razza di idiota.” Gli disse, avvicinandosi.
“Senti, me ne vado, non mi vedrai più, dammi il temp…”
“Confermo, sei un idiota completo. Non ai livelli di Sirius, ma quasi. Pensi che questo cambi le cose, per me?”
“Sì.” Disse lui, con aria decisa.
Lei parve scossa da quella sua decisione nel confermare la sua teoria. Decise di chiedergli un’ultima cosa. “Pensi di piacermi di meno, perché sei un Lupo Mannaro?”
Lui arrossì. “Non merito di piacerti, Rosalie Elizabeth Redfort.”
“Non credere a Martha quando dice che mi chiamo Rosalie.”
“Sta scritto sul tuo libro di Pozioni.” Replicò lui, con aria innocente.
“Vedi? Ecco perché la licantropia non annulla la cotta. Perché tu sei Remus, il pignolo bastardo che scopre il mio vero nome. Sei quello che mi fa ridere quando ne ho più bisogno, che mi fa sentire al posto giusto, che mi fa sentire me stessa,             quando nessuno ci era mai riuscito.”
Il colore sulle sue guancie ricordava vagamente i capelli di Lily. “Non merito tutto questo, Rose. Io sono un mostro.”
Rose sorrise. “Tu hai un cervello bacato, secondo me. Come fai a non capirlo? Lo so da mesi. Mesi, Remus. Ti sembra che per me questo cambi le cose? Ti sembra di piacermi di meno per il fatto di essere un Lupo Mannaro?”
“Mi sembrano talmente tante cose, Rosalie, che se dovessi stare qui a elencartele tutte, non finiremmo mai.” Replicò Remus con una freddezza glaciale, ma tradendo dispiacere con lo sugardo.
“Nessuno mi fa arrabbiare così.” Ringhiò lei. “E potrei essere io il mostro, in questo momento.”
“Tu sei buona come il pane.” Le sussurrò lui.
“Tu tendi a vedere la parte migliore di me.”
“Bugia.” Rispose lui, scuotendo la testa. “Io vedo anche i tuoi difetti, li vedo tutti e li amo tutti, incondizionatamente. Ma sono un mostro, e i mostri non meritano angeli accanto.”
Rose scoppiò a ridere. “Stai fermo.” Gli disse. Si scostò i capelli dal collo, girandosi, mostrando un disegno alla base della colonna vertebrale. “Mi sono appena resa conto che in realtà questi siamo io e te.”
Remus, più imbarazzato che mai, guardò il tatuaggio leggendario. Sirius aveva detto che era sotto al seno, maledetto, pensò, prima di rendersi conto che, in realtà, il disegno era tanto semplice quanto complesso. Al centro vi era una R perfetta, che portava due corna, due ali e una coda da diavolo. Sfiorò il tatuaggio con una mano, come ad assicurarsi che fosse vero. Sentì Rose rabbrividire al suo tocco e ritrasse subito la mano. Rose si girò lentamente, permettendogli di ammirare il suo viso da ogni angolazione possibile. Erano talmente vicini, ora, che sentivano il respiro dell’altro sulle proprie labbra. Si avvicinarono di più e sempre di più, fino a sfiorarsi. Rose chiuse gli occhi, per assaporare quelle labbra colpevoli.
Fu un bacio dolce, romantico e sofferto. Prima che Rose potesse rendersi conto che lo stava davvero baciando, lui si staccò.
“Stai sbagliando.” Le sussurrò.
“Non ne ho mai fatta una giusta, Remus. Resta con me.”
Lui riprese a baciarla con più trasporto. Si staccavano solo per sorridersi, e nessuno poteva capire quanto quei baci facessero bene ad entrambi e al mondo intero. Poi, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento, lui staccò le braccia di Rose dal suo collo, e si staccò anche dalle sue labbra. “Devo andare …” sussurrò flebilmente.
“Dimmi che tornerai.” Gli rispose, senza allontanarsi dalle sue labbra.
“Tornerò.”
Con un POP Rose sparì. Se non avesse avuto quel buon sapore sulle sue labbra, Remus avrebbe creduto che si trattasse di un sogno.


“Martha!”
Martha, in mutande e canottiera, dormiva abbracciata a Sirius, che dormiva con dei pantaloni babbani da calcetto, e Rose che si era appena Smaterializzata ai piedi del loro letto, scuoteva le gambe della sorella come se ne andasse della sua stessa vita.
“Martha! Martha!”
Martha si mise a sedere di scatto, seguita da Sirius. Quando vide Rose, Felpato si buttò giù di nuovo, borbottando una cosa come ‘nemmeno le sette’.
“Che succede?” chiese Martha, allarmata.
“Remus è un Lupo Mannaro.” Affermò.
“Tu hai fumato.” Rispose Martha, ributtandosi sul letto.
“Non ho finito!” esclamò Rose, mettendosi in piedi sul letto. “Io e Remus ci siamo baciati.”
“Allora avete fumato in due.” Le disse Sirius, piegando il cuscino per mettervi in mezzo la testa.
“No, è l’Ardemonio.” Mugugnò Martha. “Hanno respirato troppo Ardemonio …”
“Martha, sono seria.” Strillò Rose, Appellando il vasetto di Nutella e mettendosi a sedere tra i due. “Sirius?” chiese al cuscino che gli copriva la faccia.
“No, Sirius non c’è.” Rispose.
“Quando lo vedi, puoi chiedergli perché anche lui, James e Peter spariscono durante le notti di luna piena?”
Sirius tirò fuori la testa dal cuscino e assunse un’espressione talmente seria da fare quasi paura. “Allora non scherzavi.”
Lei scosse la testa, girando il cucchiaio nel vasetto.
“Maledetta te.” borbottò Martha. “Non voleva che lo sapessi anche tu.”
“Si, lo so. Però ci siamo baciati lo stesso.”
“Secondo me lo hai sbattuto al muro e lo hai baciato tu.” La schernì Sirius.
“Smettila, Black, io ho una lingua leggendaria.”
“Talmente leggendaria che io non me la ricordo.”
Fu Martha a sotterrare la faccia nel cuscino.
“Povero te. Chiedi a Remus di raccontarti.”
“Francamente, Rose, tua sorella mi basta.”
“Chiedi un parere a Ben, lui può fare il paragone.”
Martha scattò in piedi. “Questo è un colpo basso!”
“Hai baciato Ben Robinson?” chiese Sirius, urlando come una dodicenne isterica.
“Io ero ubriaca, lui era ubriaco, eravamo tutti molto ubriachi!”
“E tu eri molto in mutande.” Ridacchiò Rose.
“Chi è in mutande?” chiese una voce  fuori dalla porta.
“Tu, scommetto!”  rispose Sirius, e James comparve sulla soglia con un paio di boxer bianchi a cuori rossi.
“Si, e sono molto sexy.”  Disse, entrando e accomodandosi sul divanetto che stava davanti al letto, accanto a Crux, che dormiva beata.
“Ora ho capito perché avevate litigato.”
“Ma bravo. Lei ha baciato il mio ex ragazzo e poi ci è uscita.”
“Siamo usciti per chiarire.”
“E papà si è arrabbiato.”
“Martha!” esclamò James. “Hai baciato Benjamin?”
“Erano tutti molto ubriachi.” Disse Sirius, per difendere Martha.
“Comunque, tu sei stata con Sirius, io ho baciato Ben. Siamo pari.”
“No!” rispose Rose, quasi indignata, mentre Martha le rubava il cucchiaio per intingerlo nel vasetto. “Quando io e Sirius abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto, nessuno immaginava che tu e Sirius vi sareste innamorati. Al diciottesimo di Ben tu sapevi perfettamente che lui fosse il mio ex solo da qualche giorno!”
“Rose, ero ubriaca. E non ne voglio parlare.” Sentenziò.
“Io sì!” esclamò James.
“Zitto.” Lo sgridò Sirius. “Piuttosto, sai che la tua ex Cacciatrice preferita è piombata qui a dieci alle sette urlando che Remus è un Lupo Mannaro?”
“E che lo ha baciato?!” aggiunse Martha.
“Alt! Vi siete baciati?”
Rose sorrise. “Si, James, ma non andare a dirlo al Settimanale delle Streghe.”
“No! Niente Settimanale! Lo diciamo al Profeta!”
“Con tutte le stronzate che spara ultimante quella schifezza, non ti crederebbe nessuno.” Lily apparve così sulla porta, con un sorriso tremendamente malandrino e una maglia di un vecchio gruppo musicale. “Prova ad affidare la notizia alle Clark, loro faranno in modo che lo sappiano anche i quadri.”
Lily.” La richiamò Rose.
“Dimmi.” Rispose lei con aria innocente.
“Ashley e Brianna sono …”
“Due pettegole.” La interruppe Martha.
“Potrei dire di peggio.” Ridacchiò James.
“Dicono che tu te le sia fatte entrambe.” Disse Rose, facendo spallucce.
James si passò una mano nei capelli. “Non contemporaneamente, però.”
“Avresti potuto, però, fratello.”
“Tu sei in un letto matrimoniale con le sorelle Redfort, quindi stai zitto.”
Lily sbiancò. “Sei stato con Brianna Clark? Con quella vacca in calore di Brianna so-tutto-io Clark?”
“In effetti si, ma ho ben specificato che non era nulla di serio.”
“Brianna Clark, Merlino!” poi puntò il dito contro Martha. “La prossima volta che mi convincerai a dargli una possibilità, ricordati che è stato con Brianna Clark!”
“Feeeeerma!” James scattò in piedi, scaraventando Crux a terra. “A chi stavi per dare una possibilità?!”
“A te, dannato idiota!” strillò Lily. “Remus è già andato via, vero?”
“Lily, tu sapevi che è un Lupo Mannaro?” chiese Rose.
“Hai pure detto a Rose del piccolo problema peloso, Potter?”  Lily sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
“Non è stato lui!” lo difese prontamente Sirius.
“Sì, Lily, ci sono arrivata da sola! E poi ci siamo baciati!”
Lily sembrò non cogliere quell’ultimo pezzo della storia, perché afferrò il barattolo di Nutella (strappandolo violentemente dalle mani di Rose) e se ne andò sbattendo la porta.
“Sei un idiota!” dissero le Redfort in coro.
“L’avevo convinta, James, dannatissimo Merlino, l’avevo convinta!” fece per cercare qualcosa sul letto. “E si è  portata via persino la Nutella!”
“Ho bisogno di fumare.” Sentenziò Rose.
“Non in camera mia, Redfort.” Le disse Sirius con aria severa. “Oh, a proposito di fumo e cose da babbani, voglio farmi un tatuaggio.”
“Un tatuaggio?” chiesero tutti e tre.
“Si, un tatuaggio.”
“E che cosa vorresti tatuarti? Ricordati di non dare mai retta a ciò che dice Regulus?” chiese Rose, con sarcasmo.
“No.”
“E allora, cosa?”
“Non ne ho idea, ma voglio farmi un tatuaggio.”
“Si, Sirius, va bene.” Disse Martha, con lo stesso tono con cui si dice di si ai matti, rimettendo la testa sul cuscino. “Tra cinque minuti.”


“Dimmelo!”
“No.”
“James, ti prego!”
“No.”
“Dimmi come fate!”
“No.”
“Perché?”
“Perché Remus non vuole.”
“Remus non c’è!”
“Mh.” Si stese sul divano e afferrò il libro di Rose con aria incuriosita, aprendolo a caso.
“Dimmi come fate!”
“No.” Ribadì.
“Perché?” Rose aveva la classica faccia che facevano lei e Martha quando volevano ottenere qualcosa, e la loro espressione in quei momenti ricordava moltissimo una bambina che vuole ad ogni costo una caramella. I Malandrini adoravano quelle loro espressioni. Lily, intanto, non si era ancora vista – e nemmeno la Nutella.
“Perché Remus non c’è.”
“Sei incoerente.”
“Sono solo molto bello, intelligente, affascinante, simp… come diamine si legge questo nome?” chiese, indicando una parola sulla pagina del libro.
“Dimmi come fate!”
“Per la centesima volta, Rose, non finché Remus non sarà tornato!”
“Io e Remus avremo altro da fare quando sarà tornato!”
James rise, guardando Rose attraverso le lenti tonde. “Ah si? Tu e Remus sono-vergine-e-ne-vado-fiero Lupin avreste altro da fare?”
Rose impallidì. “Remus è vergine?”
“Remus è vergine.” Confermò James.
“Remus è vergine.” Disse Sirius, comparendo in cima alle scale, mano nella mano con Martha. “E non vuole storie.”
“Questo non dovevi dirlo.” Ringhiò Martha. “Rose, solo i sassi non cambiano idea.”
“Sirius, dove andate tu, Peter e James?”
“A farci i fatti nostri. Provaci, è divertente. Pronto, Ramoso?”
“Sono nato pronto!” esclamò James, chiudendo il libro e scattando in piedi. Baciò Martha sulla fronte. “Attenta a te, signora Felpato.”
“Non fate stronzate.” Rispose lei.
James si portò una mano sul cuore. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
“Idiota.” Sospirò lei, con aria visibilmente preoccupata.
Sirius le baciò la punta del naso prendendole il mento tra due dita. “Siamo i Malandrini, piccola. Non puoi tenerci a bada.”
Martha fece un versetto che assomigliava al grugnito di un maialino rassegnato.
Fatto il misfatto!” esclamò James. “Felpato, abbiamo una Passaporta da prendere.”


Martha, Rose e Lily se ne stavano sedute ad un tavolo rotondo con degli sgabelli troppo alti, davanti a ciascuna di loro, un diverso tipo di alcolico. 
“Brianna Clark!” esclamò Lily, con un tono evidentemente brillo. Era quasi l’alba, ormai. “Come posso uscire con uno che è stato con Brianna Clark?”
“Se cerchi qualcuno che non se la sia fatta, Lily” le rispose Rose, con un tono molto più che ubriaco. “rimarrai single a vita. Oppure trovati un licantropo vergine, come ho fatto io!”
“No, non mi piacciono i lunatici.” Rispose Lily, scoppiando in una risata che le apparteneva poco.
Martha, che era la più lucida di tutte (pur essendo evidentemente brilla) si guardò attorno. Quel locale era quasi vuoto, e il barista ormai, non faceva più caso a loro. Era accogliente, con tavolini e divanetti. Si trovavano nel centro di Londra, ma abbastanza vicine a Diagon Alley da non ricevere spiacevoli attacchi. E poi, si disse, Bellatrix si era presa una gran paura meno di due giorni prima, quindi non l’avrebbero vista per un po’.
“Almeno non vi siete scelte un Black.” Sospirò.
“Black ti ama. Tu lo ami. Voi vi amate. Vi sposerete. E avrete tante piccole Black.” Sentenziò Rose, trangugiando quel che rimaneva di quell’ennesimo drink. “E io morirò da sola, vecchia, brutta e con il rimpianto di essermi innamorata di un licantropo vergine.”
“Puoi sempre tornare da Ben.”suggerì Lily.
“No!” sentenziarono le due sorelle.
“Con Ben ho chiuso quando ci ha provato con te.”
Lily annuì, sorridendo al ricordo. “E James mi ha difesa. E mi ha detto ‘ti ringrazio per essere te’.”
“Credo sia stato molto dolce da parte sua. Oh, io ballai con Remus, quella sera. E con Sirius.”
“E io con Remus!”
“Io con Sirius e James. E avevo anche cantato!”
“Già, ma poi hai smesso di nuovo.”
“È colpa di Sirius.” Disse triste Lily.
“No, è colpa di Regulus.” La corresse Martha.
“È comunque sempre colpa di un Black.”le disse Rose.
“Viva i Black, e la loro pazzesca voglia di uccidermi.” Alzò il bicchiere e bevve qualche sorso di quella tequila, che non le era mai piaciuta davvero.
“Viva i licantropi vergini.”
“Viva James Potter e l’effetto che ha su di me.”
Ciò che accadde dopo, fu molto confuso. E nessuna delle tre ricorda cosa si siano dette dopo, fatto sta che Sirius, alle sette e mezza di mattina, con il sole bel alto nel cielo e i Malandrini al seguito, trovò le ragazze sedute per terra fuori dal locale, a ridere come sceme con un’ultima bottiglia di birra babbana in mano.
“Siete ubriache?” chiese Peter.
“No.” Rispose Martha, con una nota nella voce che diceva l’esatto contrario.
“Remus!” esclamò Rose, vedendolo. “Il mio licantropo vergine preferito!” allargò le braccia come se si aspettasse un abbraccio.
“Non possiamo riportarle da Dorea così.” Disse Sirius.
“Sirius, Rose mi ha detto che mi sposerai, sai? E che avremo tanti bimbi belli belli!”
“E che vuoi fare? Nascondertele nello zaino?” gli chiese James.
“Dovresti farle vomitare.”
“Si, il venerdì mattina in pieno centro.”
“Anche io avrò dei bimbi belli belli.” Si intromise Lily. “Con … i capelli neri e gli occhi verdi! Tanti tanti bambini!”
“Capelli neri?” le chiese Rose. “Vuoi tanti figli da James?”
Lei sembrò illuminarsi. “Siii! James, facciamo tanti tanti bimbi belli belli?”
“Che cosa?” le chiese James.
“Tanti piccoli Potter!”
“Credi di riuscire a farle stare in piedi?”
“Chiediglielo.”
James si rivolse alle ragazze. “Riuscite a camminare?”
“Certo!” esclamò Rose, tirandosi in piedi troppo velocemente.
Remus la rimise a sedere. “Devi farle vomitare.”
“Ma avranno bevuti fiumi di vodka!”
“Tequila.” Precisò Martha.
“Okay, Redfort.” Disse Sirius, strofinandosi le mani. Prese Rose per i fianchi e se la caricò in spalla come un sacco di patate. “A occhio e croce, lei  è quella messa peggio.”
Remus alzò la mano come se dovesse prenotarsi per rispondere ad Incantesimi. “Io e Peter prendiamo Martha.” E così fecero.
James rimase a guardare Lily, che lo osservava con i suoi grandi occhi verdi. “Suvvia, Evans, dopo questa dovrai per forza uscire con me.”
Lily rise. “Puoi giurarci.”



Il binario nove e tre quarti non era mai stato così affollato. Martha stava per abbracciare Rose, e Robert, dietro di loro, stava facendo del suo meglio per non piangere. Dorea e Charlus, intanto, stavano facendo fiumi di raccomandazioni ai Malandrini, mentre Lily chiacchierava allegramente con Alice Prewett.
Quando Rose attirò a sé Martha per abbracciarla, sussurrò: “Ci vediamo in Sala Comune giovedì a mezzanotte.”
Prima che Martha potesse chiedere qualcosa, la loro attenzione fu attirata dall’urlo di James. “COOOOSAA?”
Si voltarono di colpo e videro Dorea estrarre dalla borsa una lettera e una spilla inconfondibile. “Scusami, Jamie, mi sono dimenticata di dirtelo, ma sappi che sono molto orgogliosa di te, e …”
“James è Caposcuola?!” strillò Rose. “Oh, ma dove sta andando il mondo?!”
“SONO CAPOSCUOLAA!”
Martha si avvicinò a Sirius e gli appoggiò la testa sulla spalla, mentre lui le baciava la fronte e le passava un braccio lungo le spalle, videro ciò che mai avrebbero voluto vedere, mentre James ancora strillava.
La prima cosa che sentirono fu un gran freddo che penetrava anche le ossa. Quando si girarono verso l’ingresso del passaggio, videro tre persone con gli occhi grigi e i riccioli scuri avanzare con regalità, seppure incutessero quasi paura. Il ragazzo Martha lo conosceva bene, gli aveva tirato un pugno solo sette mesi prima. Era Regulus Black, già in divisa Serpeverde, perfetto in ogni movimento. L’uomo dietro di lui era, a intuito, Orion Black. Gettò solo un rapido sguardo di disgusto a Sirius, che si era irrigidito. La donna, Walburga Black, teneva entrambe le mani sulle spalle di Regulus, e guardò Sirius con totale indifferenza, mentre, quando notò che non solo era in compagnia di un’altra Black traditrice del suo sangue, ma era avvinghiato a una mezzosangue, guardò Martha come si guarda uno scarafaggio. Questo sguardo schifato fece stringere la presa di Sirius attorno alle spalle di Martha, che, appellandosi al suo istinto di sopravvivenza, strinse le mani attorno alla bacchetta. Nessuno disse niente, perché accadde tutto in un attimo. I tre Black passarono, e quando ebbero oltrepassato anche Rose, allora sembrò che il tempo avesse ricominciato a scorrere in modo normale.
“Simpatici come un Bolide i tuoi suoceri, Martha.” Disse Robert, quando fu sicuro che i tre si fossero abbandonati.
“Se ci avessi parlato” Replicò Sirius. “diresti di peggio.”
Robert rise. “Dobbiamo invitarli, al matrimonio?”
Papà.” Replicò Martha.
“Stai dicendo che non mi sposerai?” chiese Sirius, allontanandosi quel tanto che bastava per guardarla.
“No, sto dicendo che aspetteremo ancora un po’.”
“Dopo i M.A.G.O., direi.” Aggiunse Dorea. “Non potete aspettare che invecchi.”
“Sarai bellissima lo stesso.” Le disse James. “Facciamo nelle vacanza di Natale?”
“Smettetela.” Sentenziò Martha, e, per sua fortuna, il treno fischiò. Agitò la mano in segno di saluto verso suo padre. Non si erano mai abbracciati, non ne erano mai stati in grado, erano troppo simili.
“Ciao, piccola.” Sussurrò Robert.


Martha si lasciò cadere in uno scompartimento, mentre James ancora rideva per la spilla di Caposcuola. Alice e Frank avevano preso posto accanto a Remus e Peter, mentre Lunastorta ancora fissava le persone che agitavano la mano fuori dal treno.
“Come siete rimasti?” chiese Lily.
Remus sembrò scendere dalle nuvole. “Come?”
“Come siete rimasti, tu e Rose?”
Lui arrossì. “Ehm, noi non … nel senso, non ….”
Sirius sbuffò. “Non avete più parlato?”
“No, non … voi cosa sapete?”
Martha rise. “Io so che è piombata nel mio letto alle sette di mattina urlando ‘ho baciato Remus’.”
“Sette meno dieci.” Precisò Sirius.
“Ommioddio!” squittì Alice. “Vi siete baciati? Davvero?”
Remus abbassò la testa, mentre il treno partiva. “Io vi odio.”
“Anche io ti odierò, se non prenderai una decisione.” Lo rimproverò Lily.
“Io, io non … non sono alla sua altezza, Lily, lei … merita di più.”
Sirius fece spallucce. “Le Redfort meritano di più, eppure hanno un debole per noi Malandrini. Anche la Evans, vero, rossa?”
Lily grugnì.
“Oh!”  James sembrò svegliarsi da un sogno. “Evans, ricordati che devi uscire con me!”
“Non vale, non ero in me!”
“Però lo hai detto!”
“Non me ne sono nemmeno resa conto!”
“Ma lo hai detto!”
“Lily.” La richiamò Martha. “Lo hai detto.”
Lily sbuffò. “Io vi odio.”
“Non sei nemmeno originale, perché lo ha appena detto Remus.” Rispose Sirius. “E poi è una cosa semplicissima, guarda. Martha, vuoi venire con me a Hogsmeade?”
Prima che Martha potesse rispondere, Lily protestò. “Ma voi siete praticamente sposati!”
“Ma perché lo dite tutti?” replicò Martha. “Non è vero!”
“Vivete insieme!” esclamò Alice. “Siete praticamente sposati!”
Martha rise. “Stiamo insieme da sette mesi!”
“Non è vero, da quasi un anno!” rispose Sirius, ma Martha lo fulminò. “Oh, tu dicevi dopo la pausa?”
“E la chiami pausa?” ringhiò Martha.
“Felpato, questo è l’unico argomento su cui ha ragione lei.” Disse Remus, uscendo dalla sua nuvola, mentre leggeva ‘cime tempestose’ seduto nel suon angolino.
“Non è assolutamente l’unico, Remus. Ehi, ma quello è di Rose?”
“Può darsi.” Borbottò lui.
“Non lo ha mai prestato a nessuno, quel libro.” Aggiunse Lily. “Potter, tra dieci minuti dobbiamo andare alla riunione dei Caposcuola.”
“Sei Caposcuola anche tu?” chiese James, allargando il suo sorriso più di quanto fosse umanamente possibile.
“Avevi dei dubbi?” chiese Alice.
Martha scosse la testa, e, sorridendo, si mise a guardare il paesaggio scorrere fuori dal finestrino. Era strano, tutto questo. Stavano per iniziare il loro ultimo anno, e ci avrebbe messo la mano sul fuoco, che ne avrebbero visti di tutti i colori.
 
La Sala Grande fu più che felice di accoglierli di nuovo, così come il dormitorio, anche se il letto vuoto di Rose metteva una grande tristezza a tutti. Era giovedì sera, Martha era seduta in Sala Comune, curiosa di scoprire come avrebbe fatto Rose ad entrare nel castello senza conoscere i passaggi segreti. Con la solita matita nei capelli, se ne stava seduta sul divano, mordicchiandosi le unghie, quando sentì il fuoco, fare uno strano rumore. Poco dopo, il fuoco prese le sembianze della faccia di Rose.
“Martha?”
“Rose?” chiese Martha, piuttosto stupita.
“Oh, eccoti. Non ho molto tempo. Come procedono le cose?”
“Tutto tranquillo, sembra. James e Lily stanno perlustrando il castello e sono in ritardo, e il Cappello Parlante ha fatto uno strano discorso sul fatto che dobbiamo guardarci le spalle.”
“Ascoltami, Martha, dovete capire quali sono le spie di Voldemort e cercare di isolarli, okay? Oh, e la prossima riunione dell’Ordine è domani sera, passerà qualcuno a prendervi, Silente lo sa già.”
Martha annuì. “Okay.”
“Martha, come … come sta Remus?”
Martha sorrise. “Lo saprai domani sera.” Scherzò, poi cambiò tono. “Arrivano James e Lily.” In quel momento, un metro e ottanta di ragazzo e la chioma rossa di Lily si fecero spazio nel buio.
“Martha?” chiede James. “Che fai sveglia?”
Martha si voltò verso il camino, trovandosi un semplice ed innocuo fuoco. “Niente.” Rispose. “Trovato nulla?”
“Solo coppiette.” Sospirò Lily. “Nulla di interessante.”
“Ah, Martha, lunedì ci saranno le selezioni!” esclamò James.
Martha fece finta di non avere sentito. “Domani c’è una riunione al Quartier Generale. Passerà qualcuno a prenderci fuori dai cancelli.”
Lily e James si fecero seri. “Okay.”
“Vado a dirlo agli altri.” Aggiunse James. “Buonanotte.” Baciò sulla fronte sia Lily sia Martha e se ne andò, mentre loro, sorridendo, presero le scale per il dormitorio femminile.

Fuori dai cancelli di Hogwarts, la sera dopo, i ragazzi si trovarono due uomini con i capelli rossicci.
“Sirius! James!” esclamò il primo dei due. I due Malandrini corsero incontro ai due ragazzi, abbracciandoli come fossero quattro gorilla in gabbia, e, avvicinandosi, Martha si rese conto che si trattava dei gemelli Prewett, Gideon e Fabian.
“Martha” la richiamò Sirius. “Martha, amore, loro sono Gideon e Fabian Prewett.”
Gideon sorrise. “Ci siamo incrociati alla scorsa riunione, ma non abbiamo avuto modo di presentarci.” Porse la mano a Martha, che la strinse con un sorriso.
“Diciamo che siete entrati nell’Ordine creando non pochi casini.” Aggiunse Fabian. “Da quanto state insieme?”
“Da …” Sirius ebbe un momento di esitazione. “Abbiamo avuto un momento di pausa a gennaio, ma complessivamente, è quasi un anno.”
“E non lo hai ancora ucciso?” chiese Gideon a Martha, mentre iniziavano a camminare.
“Ci ha provato, un paio di volte.” Rispose James. “Ehi, Remus, tra poco rivedrai Rose!”
“Vai al diavolo!” rispose Remus.
“Ti piace Rose Redfort, Remus?” chiese Fabian, con una curiosità sospetta. Remus arrossì, e Gideon capì che era ora di cambiare argomento. “Ehi piccioncini, Charlus e Robert dicono che vi sposerete!”
“Non badare a cosa dice mio padre!” ringhiò Martha.
“Eddai, Martha! Perché non mi vuoi sposare?”
“Non mi risulta che tu me lo abbia mai ufficialmente chiesto!” rispose Martha.
“Ma se lo facessi, rifiuteresti?”
“Non puoi sperare di giocare d’anticipo anche su questa cosa!” Martha incrociò le braccia sul petto, senza smettere di camminare.
Fu Sirius a bloccarsi. “Martha Marie Redfort.”
Martha, che aveva fatto qualche altro passo prima di fermarsi lo guardò alzando un sopracciglio. “Dimmi, Sirius Orion Black.”
James iniziò a saltellare, mentre Lily, Peter, Remus e i gemelli si girarono per godersi la scena.
Sirius estrasse da una tasca un anello con un diamante che, anche in quella notte buia e ghiacciata, non faticava per brillare.  “Martha Marie Redfort, mi vuoi sposare?”


Come ho detto all'inizio, l'ho scritto di getto e l'ho riletto solo un paio di volte. Quindi, chiedo venia per errori & contraddizioni. 
Andiamo in ordine. 
La prima parte non ho idea da dove salti fuori, cioè, mi è venuta in mente e basta, e mi sono resa conto che il cognome da nubile di Marie e Margot (si, è una mia fissa quella delle lettere uguali, Robert/Rose, Marie/Martha, Marie/Margot ... e infatti i fratelli Robert/Julia non so da dove saltino fuori) è lo stesso cognome dei nobili Purosangue della long su Baston, e chiedo venia. Per quanto riguarda la famiglia di Robert, stavo pensando si scriverci una OneShot. Che ne direste? 

Poi ... il bacio di Rose e Remus. Seriamente, pensavate che Rose non si fosse accorta della licantropia di Remus? :') Spero di avervi divertiti con la scena successiva, però ><
La serata in cui si ubriacano, beh, non cambiate idea su di loro, cioè, hanno pur sempre diciassette anni, no?!
Per quanto riguarda il finale ... io amo i finali aperti, e amo scriverli (credo che dopo questo finale, ve ne siate accorti) e, siccome sarò impegnata per un pò facendo l'animatrice in oratorio, avevo voglia di darvi un valido motivo per continuare a seguirmi, e questo 'valido motivo' è la risposta di Martha. 
Queste mie note sono sempre discutibilmente utili, lo so, ma mi sento quasi in dovere di darvi una spiegazione! Ringrazio le trentuno persone che seguono questa storia, come sempre, o anche chi solo ha voglia di leggerla, e mando un bacio grande a love_is_everithing e a gossip_girl (che vi consiglio di seguire: la sua 'un nuovo inizio' è una fonte inesauribile di idee) per recensirmi in tempo record. 
Ho detto tutto? Sperate che qui smetta di piovere, perchè altrimenti la storia non andrà avanti perchè io sarò morta di noia.
Fatto il misfatto!


 
 
   
 
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