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Autore: pin    15/06/2015    14 recensioni
Lui: un principe, erede al trono del pianeta Gogeta; un pianeta abitato da maghi, streghe, druidi, draghi e qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con la magia.
Lei: una povera ragazza gitana, di origini ispaniche; orfana di entrambi i genitori, con una grande passione per il canto.
Lei è terrestre, lui è un mago.
Un giorno, si incontrano per caso in un pub sulla terra, lei si esibisce lì la sera; per dare sfogo alla sua passione, e per guadagnare qualche soldo.
Niente è quel che sembra. Antichi segreti verranno alla luce
Tra di loro nascerà una grande passione, ma durerà nonostante le difficoltà e la grande differenza sociale? Posso assicurare che ci saranno dei personaggi inaspettati, e segreti nascosti saranno svelati.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Lei:

Non doveva farmi questo, io mi fidavo di lui! Ma in fin dei conti mi sono solo illusa. Noi non siamo niente, e non saremo mai niente!
 
 
 


Lui:

Giuro che questa me la paghi Zatanna! O non mi chiamo più Michael.
 
In poche falcate raggiungo l’esterno del locale e mi accorgo che Damon manca all’appello. “Stephan, dove cavolo è Damon?” mi rivolgo al mio unico compagno presente, sempre preciso e puntuale.

“Non lo so, io l’ho lasciato a ‘parlare’ con una tizia” mi risponde lui, ed io capisco, che quel ‘parlare’ deve essere inteso in ben altro.

Rivolgo uno sguardo a Stephan, e lui mi fa ben capire che non ha nessuna intenzione di andare a chiamare Damon, per non incorrere in qualche spettacolo vietato ai minori.

E quindi, molto scocciato e molto arrabbiato, mi avvio di nuovo nel locale, imprecando tra me ogni sorta di maledizione; contro il mio amico don giovanni.

Spero solo, che quando lo incontro, lui già abbia finito con quella ragazza.
Per fortuna il locale si è quasi svuotato, e non impiego tanto tempo per setacciare il pub alla ricerca di Damon. Lo trovo in angolino, appartato con una mora da sballo, preferisco avvicinarmi senza far rumore.

Si stanno baciando in modo passionale, la mora gli sbottona la camicia in modo frenetico ed eccitato, “No qui bella. Andiamo a casa tua!” sento pronunciare a Damon.

 Ma è impazzito! O ubriaco! Non sa che noi dobbiamo ritornare nel nostro mondo prima che mio padre si accorga della nostra assenza?

Tossisco per informarli della mia presenza, e loro subito si staccano, guardandomi con imbarazzo.
“Damon! Forza dobbiamo andare!” gli dico, “No Sire, un altro po’, mi stavo divertendo” mi dice lui reggendosi in piedi a malapena.

Ora ho la conferma, Damon è ubriaco!

Lo tiro per un braccio, e lo guardo negli occhi, i miei occhi si fanno di colore più intenso, e lui subito saluta la ragazza “Ciao bella ci vediamo la prossima volta!” le dice.
Lui mi segue fuori dal pub, senza fare storie, perché l'ho soggiogato.

Raggiungiamo Stephan che ci aspetta con aria annoiata al posto stabilito, Damon, ormai non più sotto ipnosi, mi guarda in cagnesco, il suo sguardo è minaccioso. “Quando andiamo a casa ti trasformo in un rospo.” Mi dice arrabbiato.

 Ci mettiamo in cerchio, uno di fronte all’altro; ormai non c’è più tanta gente per strada, e quei pochi rimasti non sono tanto lucidi.
 “Vogliamo ritornare sul nostro pianeta” diciamo in coro: “omailgov eranrotir lus ortson atenaip”.

Chiudiamo gli occhi, veniamo investiti da una luce azzurra; meno tre, due, uno, arrivo…

Riapriamo i nostri occhi, siamo ritornati alla base del pianeta Gogeta; tutto ok, teletrasporto completato con successo. Usciamo da quella struttura, e ci dirigiamo in piazza, nei pressi del palazzo, sperando che nessuno abbia notato la nostra assenza.

Arriviamo in piazza, e proprio di fronte ad essa, ci sono degli scalini che conducono al mio palazzo.
Tale piazza è usata come luogo d’incontro tra persone, ma viene anche usata per le esecuzioni, e punizioni pubbliche.

Nemmeno il tempo di mettere il piede sul primo scalino, che si sente un urlo che squarcia il cielo e fa tremare la terra: “MIKAIL!” grida mio padre, io e i miei compagni sbianchiamo di colpo, e per poco non perdiamo l’uso delle gambe, tanto che esse ci tremano.

“Va be Michael ci si vede” mi saluta frettoloso Damon, “Ciao Michael alla prossima, avrai sicuramente tante cose da fare!” rincalza Stephan; entrambi velocissimi scappano via… Lasciandomi da solo alla furia di mio padre! Che begli amici che ho!

Mio padre, in poche falcate, esce dal palazzo, scende i gradini, e si ferma in piedi dinanzi a me.
“Mikail dove sei stato? Hai saltato tutte le tue riunioni” mi grida mio padre, io, anche se un po’ timoroso, decido di dirgli la verità e rispondo preparandomi a ricevere la mia punizione: “Sono stato sulla Terra padre”.

Lui in un impeto di rabbia, alza la mano e la apre, con il palmo rivolto verso di me; dal palmo della sua mano, riesco a percepire una forte elettricità.

Ahia! Mi porto una mano al petto, che male che sento. Poi il dolore passa nella testa, mi porto entrambi le mani su di essa, è come se mi stesse per scoppiare. La tensione che c’è nell’aria, si può tagliare con un coltello. Mio padre si sta concentrando al massimo, per entrare nella mia mente, ed infliggermi dolore. Non ce la faccio a rimanere in piedi, le mie gambe non mi sorreggono più, e pian piano mi accascio a terra “Vi prego padre abbiate pietà!” riesco a sussurrare tra i vari spasmi.

Lui riabbassa la mano, ed io inizio a sentirmi meglio. Non più sotto l’influenza del suo controllo; mi rialzo.
Lui mi guarda negli occhi, poi dice rivolto alle guardie: “Guardie! Portatelo nelle sue stanze, che nessuno per alcun motivo gli si avvicina. Chiudetelo dentro!”.
Mio padre, dopo aver letto i miei pensieri continua dicendo: “Riguardo agli altri due, Damon e  Stephan Salvatore, catturateli affinché  abbiano una giusta punizione pubblica”.

“NO padre, punisci solo me, è stata mia l’idea” dico io per cercare di salvare i miei amici, “Portatelo via!” esclama con tono duro mio padre rivolto a me e alle guardie che mi conducono nelle mie stanze.
 
 
 


Lei:

È da più di un ora che mi sono svegliata, non faccio altro che guardare il telefono in attesa di una sua chiamata. Sono proprio una sciocca, e pensare che ieri sera avevo giurato di non avere niente più a che fare con lui.
Purtroppo, non riesco proprio a togliermelo dalla testa…
 
 
 



LUI:

Mi muovo avanti e indietro per la stanza come un leone in gabbia, non so quando tempo sia passato da quando mi hanno chiuso qui dentro.

Sono solo e in trappola, mi è impossibile uscire. Mio padre ha creato all’esterno dalla mia stanza, una barriera magica, e quindi non si può né entrare e né uscire.
 
 
 


Lei:

Se ripenso alla scena di ieri sera: lui che bacia quella donna, io ci sto male, ma in fin dei conti non ne avrei motivo, noi non ci conosciamo. Io non so nulla di lui! E se quella ragazza è la sua fidanzata? Io mi sto facendo tante seghe mentali per niente.

Adesso basta Deborah, devi togliertelo dalla testa e continuare con la tua vita mi ripeto. Come se fosse facile!
 
 
 


Lui:

Sento dei rumori provenire dalla piazza, mi affaccio alla finestra e vedo molte persone riunite attorno ad un patibolo, e su di esso ci sono i miei due amici Stephan e Damon, in piedi, pronti a ricevere la loro punizione pubblica.

Poverini, non vorrei proprio essere nei loro panni; ed infatti gli spettatori, prendono da un cesto pomodori marci e bucce di banana e glieli lanciano.

In fin dei conti, la scena è comica e divertente, mi scappa un po’ da ridere; sicuramente quei due, non mi perdoneranno tanto facilmente.
 
All’improvviso sento la porta della mia stanza aprirsi, mi giro lentamente un po’ sorpreso. Chi mai avrà avuto il coraggio di sfidare mio padre?

Davanti all’entrata della porta, c’è mia sorella, che regge in mano un vassoio pieno di cibo.
“Che cosa c’è Zelda, nostro padre si è ricordato della mia cena?” le chiedo io ironico,
“Dai forza Mikail fammi entrare!” mi dice, ma che è scema, non sente la forza e l’energia che sprigiona la barriera?
“Zelda, qui nessuno può entrare, e tantomeno uscire, sono intrappolato qui dentro da un incantesimo di prigionia, altrimenti, a quest’ora non sarei qui!” le dico un po’ arrabbiato, ma lei mantenendo sempre quel sorriso mi dice: “Dai! Forza! Mikail, invitami ad entrare!” mi chiede. Io alzo gli occhi al celo, mia sorella è proprio una testarda.

“Puoi entrare Zelda” le dico sarcastico, “Vediamo se riesci ad entrare!”. Lei mi sorride, e come se niente fosse attraversa la barriera; credo di avere occhi e bocca spalancati, ma come ci è riuscita?
“Mikail non guardarmi così, tutti gli incantesimi hanno un punto debole, l’ho sanno anche i bambini!” mi dice lei con tono canzonatorio.

Colpito ed affondato, mia sorella è davvero un’ottima strega, conosce ogni forma di magia, arricchita con la sua esperienza. Imbarazzato mi rigiro a guardare la finestra.

 “Scusa Mikail, ma con questi vestiti sembri proprio il mio amato Robespierre” mi dice ridendo. Poi torna seria, “Peccato che il suo stesso popolo l’abbia ucciso!” sussurra infine dispiaciuta.

Ci guardiamo negli occhi in silenzio per diversi minuti, fin quando decido di smorzare la situazione con una battuta di pessimo gusto: “Oh mio Dio! Ma lui mica ci è morto dentro questi vestiti?” le dico sorpreso. Lei incomincia a ridere. Mia sorella è fatta così, ha dei sbalzi d’umore, molto rapidi ed improvvisi.

“Ma no! Dai! Te l’ho detto che li ho comprati nel diciassettesimo secolo, e non hanno niente a che fare con Robespierre; anche se la moda di allora era questa!” dice indicando il mio abbigliamento.

La sua risata mi contagia, e rido anche io ripensando alle parole di Deborah; anche lei inconsapevolmente mi aveva paragonato a Robespierre.

A proposito di Deborah, chissà se la rivedrò ancora…
Chissà cosa lei starà facendo in questo momento…
 
 
 


Lei:

Driiinn… driiinn… Sento il telefono squillare, afferro un asciugamano, esco in fretta e furia dal bagno e mi precipito nella stanza.

Forse sarà lui che chiama! Non l’ho poteva scegliere un momento migliore? Ha davvero un pessimo tempismo.

driiiin… Un attimo!

Afferro la cornetta e la alzo con il cuore che batte, la porto lentamente all’orecchio; in cuor mio spero che sia lui…

“Hola!” pronuncio piano, “Hola! Deborah, sono Julia” sento dire dall’altra parte della cornetta. Per poco non mi cadono le braccia, io che mi ero fatta tanti film mentali! Uffa!

“Ah! Sei tu Julia!” esclamo con tono piatto, “Perché Deborah, aspettavi qualche altra chiamata?” mi domanda la mia amica.

“Booh! Non so Julia, forse si! È così complicato!” mi sfogo con lei  

“Dai! Forza! Deborah non preoccuparti, piuttosto raccontami cosa ti è successo?”mi chiede lei.

Mentre racconto, il tono della mia voce, assume diverse sfumature; passa dall’euforico al malinconico. Le racconto delle mie fantasie e delle mie illusioni, andate in frantumi con quell’episodio.

Lei mi ascolta paziente, per poi dirmi in tono duro: “Deborah ma che sei impazzita? Come fai ad affezionarti ad uno che non conosci? Tu non sai nulla di lui, né l’hai mai visto! Se era un malintenzionato? Se quella donna è la sua fidanzata? Devi tenere gli occhi aperti! Non puoi innamorarti del primo che capita! Il colpa di fulmine non esiste, e né tanto meno il principe azzurro. Queste sono solo fantasie!”

L’ascolto in silenzio, forse lei ha ragione, devo davvero togliermelo dalla testa ed andare avanti con la mia vita. Non devo scervellarmi e torturarmi, se sarà destino, qualcosa succederà.

La ringrazio per il consiglio, perché so che le sue parole non sono dette con cattiveria, ma lei parla così per esperienza. Il suo ex ragazzo alla fine si era rivelato per quello che era; un bugiardo traditore.

La saluto e riaggancio la cornetta, sarà meglio che mi prepari, ho un miliardo di cose da fare.
 
 
 
 

Lui:

Sentiamo bussare alla porta, tratteniamo il fiato e ci guardiamo negli occhi.
La porta si apre ed entra un uomo, vestito con l’armatura e porta un bastone con sopra un cristallo magico in mano.
“Sire, vostro padre desidera vedervi!” esclama la guardia, che sbatte il bastone a terra e subito la barriera scompare.

“E riguardo a voi milady, è meglio che non stiate in questa stanza!” dice poi rivolto a mia sorella.

Lei annuisce ed esce dalle mie stanze per recarsi nelle sue, io annuisco e seguo l’uomo che mi conduce davanti alla porta della sala riunioni.

Stesso rituale di ogni giorno; appoggio le mani sulla porta, sospiro, “Santa pazienza aiutami!” sussurrò tra me e me, e dopo un attimo con un gesto deciso spalanco le porte.

Come ogni volta, mio padre è girato verso la finestra e non mi guarda in faccia.
“Mikail! Mi hai disubbidito!”esclama con tono alto, “Si padre avete ragione. Giuro di non farlo mai più” dico io alzando la mano destra, ma incrociando le dita della mano sinistra dietro la schiena.

Lui si volta ed annuisce soddisfatto della mia risposta, poi cambia discorso, e come ogni volta mi chiede: “C’è qualche altro pianeta dove potremo stabilirci?”
“Si padre, ci sono alcuni pianeti conquistati secoli fa dai sayan; come Vegeta-sei. Ormai i sayan si sono quasi tutti estinti.”
“No, è fuori discussione, con i sayan abbiamo un armistizio!” dice furibondo mio padre, “Si padre, conosco le antiche scritture: secoli fa, quando loro atterrarono sul nostro pianeta per conquistarlo, tu e gli altri stregoni del consiglio, li catturaste nel cerchio magico e li imprigionaste nel vaso di Pandora spedendoli chissà dove. Il loro re Vegeta si arrese e ti firmò l’armistizio; imprimendo su di esso il proprio sigillo reale.” Gli dico io, ormai conosco queste storie a memoria. Per il nostro regno sono un vanto, siamo stati l’unico popolo a non essere stato sottomesso dai sayan.
“Quell’atto fu firmato anche con il sangue, ed è eterno, niente può romperlo. Pena una grande maledizione per l’intero popolo!” mi ricorda mio padre.

Chissà perché, qualsiasi cosa io dica, per mio padre non va mai bene.

“Allora i sayan l’hanno rotto il patto visto la fine che hanno fatto; uccisi da un tale di nome Freezer, perfino il loro re è morto!” gli rispondo io di rimando.

Io e mio padre abbiamo due caratteri simili, e la maggior parte delle volte, o meglio tutte le volte, facciamo molta fatica a capirci.
 
Restiamo diversi minuti in silenzio, mio padre versa del liquido in un bicchiere, mi ordina guardandomi negli occhi di berlo, io eseguo essendo soggiogato.
“È verbena padre!” esclamo dopo averlo bevuto, “Si! Così terrà a bada i tuoi poteri per un po’!” mi dice lui ghignando.

La verbena è velenosa per i maghi e le streghe, ha la capacità di toglierci i poteri per un determinato periodo di tempo; e senza di essi non posso andare più sulla Terra per incontrare Deborah.

“E quindi per un po’ di tempo te ne starai senza i tuoi poteri, e senza di essi non puoi muoverti da qui!” mi dice freddamente mio padre.

“Puoi andare Mikail, e per l’amor del cielo togliti quei vestiti! Che sono orribili!”
Ancora un po’ stonato, lascio in silenzio la stanza.

Mi sono fatto spesso di verbena, il più delle volte, per vedere cosa si provava ad essere umano. Ma adesso i miei poteri mi servono!

L’unica cosa positiva è che non ci sono le mie ancelle a spargere i petali di rosa mentre cammino.
Che bella cosa!
 
 
 
 
 
Lei:

Sto in piedi, su questo palco, come ieri sera a cantare, ma di lui stasera nemmeno l’ombra.
Finita la mia esibizione, vado fuori come sempre a fumare. Ad un certo punto mi si avvicina una donna vestita con un cappello a cilindro, un body e calze a rete; è lei Zatanna.

“Ciao Deborah!” mi saluta con fare amichevole.  Ma chi la conosce!
“Salve Zatanna!” la saluto io sorridendo, meglio fare buon viso cattivo gioco.

Lei si avvicina e si siede sul muretto vicino a me, “Lo sai cara!” mi dice con voce angelica, “Io è Michael siamo grandi amici, un tempo eravamo anche fidanzati. Quel bacio di ieri sera, era così passionale, tra di noi credo che si sia riaccesa la fiamma!” mi dice con non curanza, come se si stesse confidando con un’amica, ma secondo me l’ha fatto a posta.

Confermando tale cosa, ha distrutto le mie illusioni, tra i due c’è davvero qualcosa.

Rimango in silenzio non sapendo cosa pensare, perché le parole di Zatanna mi fanno cosi male? Perché sento dentro di me un vuoto, come se il mio cuore si fosse spezzato?
La ragazza mi sorride maligna, sicuramente ha raggiunto il suo obbiettivo.
Non sopporto più quella situazione, e velocemente la saluto, mi alzo e me ne vado.

Per me questa storia è un capitolo chiuso!




Angolo dell'autrice: come vedete le cose si stanno complicando, entrambi provano dei sentimenti, e ad entrambi tali sentimenti vengono ostacolati.

Accetto qualsiasi tipo di commento, anche delle critiche fatte in modo educato.
  
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