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Autore: VenerediRimmel    16/06/2015    8 recensioni
Cominciò a piovere, a Stoccolma, e come se il fato volesse dargli un’altra prova o, in alternativa, beffeggiarlo per quanto avesse compreso in quel momento, Zayn percepì l’acqua toccarlo e bagnarlo.
Guardò verso il cielo, ora in quel quadro che aveva giudicato come il più bello della sua intera esistenza, ammirandolo senza potersi sentire incluso in esso, non era più distante e impercettibile, ma c’era finito dentro, come un colore abbozzato su tela. L’acqua gli si riversava addosso come i suoi pensieri ormai nitidi e coerenti. La sua parte d’umanità aveva fatto leva su quella angelica e ogni sfera emotiva non era più un’abitudine che conosceva, ma che provava in milioni di prime volte.
Così come era entrato in quel dipinto, attraverso un pittore che lo aveva pennellato nella sua arte, Zayn era caduto nell’amore. Con sorpresa, rimase lì a guardare il cielo scuro e a provare tutte quelle meravigliose, quanto dolorose, sensazioni.
[...]
Era un principiante con in mano l’amore, voleva dipingerlo e fare della sua arte la cosa più bella e preziosa che ci fosse al mondo.
---
Ziam - Angelo della morte!Zayn, essere umano!Liam Lucifero!Harry & others | 60k parole
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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Anche un altro anno era passato velocemente, da quando Liam aveva passato le selezioni di basket ed era stato scelto come titolare. E tutto era cambiato. Quel compleanno che gli aveva fatto rivalutare tutto in pochi minuti grazie a Zayn, sembrava essere lontano.
A scuola si ritrovava ad affrontare il suo penultimo anno e finalmente la sua non era più la parte dello sfigato. Entrare in squadra e farne parte sul serio, con i suoi successi e le sue sconfitte, aveva cambiato la sua situazione definitivamente. E la cosa non era stata graduale. Da un momento all'altro, Liam si era ritrovato dall'essere niente ad essere popolare.
In lui, soltanto inizialmente non era cambiato nulla. Si divertiva a scuola e non era più un moccioso, ma considerato e ammirato da tutti. Mentre Andy e gli altri ragazzi si trovavano ad affrontare l'ultimo anno di scuola prima del college, lui viveva il miracolo dei sedici anni.
Nella squadra si parlava spesso di osservatori esterni provenienti dalle università e tutti erano tesi all'idea di essere giudicati per avere una possibilità per una borsa di studio, ma non lui. Aveva fatto di tutto per entrare in squadra solo per essere accettato e dopo tanta fatica ci era riuscito.
Nelle lezioni andava bene, anche se non eccelleva e a casa tornava nel pomeriggio tardi per cenare, fare i compiti e mettersi a dormire.
La sua vita non era mai stata tanto frenetica. Non da quando, poi, c'era Danielle. Anche era scoppiato all'improvviso. Se all’inizio era stata un’amicizia affettuosa, poi le cose si erano evolute quando lei si era intrufolata negli spogliatoi e lo aveva baciato; da quel giorno – o quello seguente, Liam non lo ricordava – divennero la coppia più chiacchierata della scuola. Tutti li adoravano.
In quella nuova vita popolare, Zayn si incastrava negli attimi di tregua. Solitamente la notte. Il rapporto non era cambiato e il cambiamento della vita di Liam non aveva incrinato il loro legame, ma di tempo ce ne era stato sempre di meno. Ma come aveva promesso Zayn, non lo abbandonava. Non ne era capace.
Spesso lo seguiva restando in silenzio quando Liam era con i suoi amici sul campetto a giocare. E la maggior parte delle volte veniva completamente ignorato, cosa che non sembrava turbarlo.
Se aveva smesso di accompagnarlo, Zayn lo aveva fatto da quella volta in cui Danielle si era fatta trovare sul campetto, dando modo all’Angelo di capire la natura del rapporto instauratosi con la ragazza.
Li aveva visti giocare e scherzare sotto il canestro e non gli era piaciuto, perché era sempre stato il loro modo per divertirsi.
Poi d’un tratto il sole era diventato pungente e la morsa che sentiva nel petto si era fatta insostenibile, quando dopo i giochi, Liam e Danielle erano finiti col baciarsi.
Aveva voltato lo sguardo altrove e quando Liam si era diviso dalle labbra della ragazza, lo aveva cercato invano, come a volergli chiedere scusa. Ma l’Angelo era volato via, confuso, senza dire nulla.
Non gli parlò mai di quel turbamento, perché niente poteva fare. Ma da quel giorno decise di viversi Liam nel privato, in casa, laddove sapeva sarebbero stati solo loro e dove tutto sembrava essere ancora come una volta.
“Se fossi stato un umano, cosa ti sarebbe piaciuto diventare?” Gli chiese una notte, entrambi sdraiati nel suo letto, insonni.
“Non ci ho mai pensato” replicò Zayn.
“Ti vedrei bene come medico. Sai, solitamente porti via da questo mondo le persone. Ti ci vedrei, invece, a far di tutto per farle restare” gli confidò Liam. Zayn sorrise guardando il buio.
“Tu cosa vorresti diventare? Un giocatore di basket professionista?” Domandò semplicemente. “Nah” rispose subito. “Mi piacerebbe fare una carriera da vigile del fuoco... sai, salvare la gente, spegnere incendi e salvare i gattini sugli alberi. Sarebbe fico!”
Zayn sorrise, mentre ricordava il ragazzino di dieci anni che faceva più o meno lo stesso discorso a uno psicologo. “Non hai cambiato idea, in più sei anni”.
Liam ridacchiò: “forse l'ho già detto ma sessantottesima cosa su di me: sono un testardo che difficilmente cambia idea”. Zayn rise seguendo l'altro: “oh sì, lo avrai detto un centinaio di volte, Liam”.
Soltanto quando tornò il silenzio fra loro, l'Angelo parlò di nuovo: “Con Danielle come va? Non avevo capito la natura del vostro rapporto fino a ieri...”
Liam si prese un momento prima di rispondere. “Come mai questa domanda?”
“Curiosità”.
“Non credevo ti importasse” al buio era molto più semplice parlare senza inibizioni, anche stando l'uno a poca distanza dall'altro.
“Se importa a te, importa anche a me” replicò semplicemente. Liam poi parlò con voce tremula, quasi emozionata: “abbiamo fatto sesso, domenica scorsa. A casa sua, i suoi genitori non c’erano”
Zayn si irrigidì appena. “Wow” esclamò.
“Già” .
“E com'è stato?” Non sapeva cosa lo spingesse a domandare, ma si giustificò come sempre con la sua dannata curiosità.
“Non ne ho idea!” Commentò Liam, facendoli, dopo un breve istante di silenzio imbarazzante, scoppiare a ridere.
Quando si voltarono di lato, per intravedersi appena, tornarono seri. “Quindi ora puoi parlarmi dell'amore, sono curioso. Racconta” gli chiese ancora.
Liam vide gli occhi scuri di Zayn, ancora bellissimi come la prima volta che li aveva osservati, luminosi grazie a uno spiraglio di luna che si intravedeva dalla finestra dall'altra parte della stanza. Liam pensò che l'amore fosse tante cose, come gli ormoni divampanti quando baciava Danielle, ma che forse non era abbastanza per spiegare la confusione che aveva dentro.
C'era qualcosa che mancava a quel quadro perfetto e dentro di sé sapeva che era proprio l'amore. Ed era triste ammetterlo, ma non era colpa sua se non amava la sua ragazza. Lo era, se continuava a starci insieme pur sapendolo.
“Non credo di amarla” gli confidò, a Zayn poteva dire tutto. “Quindi non so spiegartelo”.
“Perché hai fatto l'amore con lei, allora?” fu la domanda.
“Ormoni, Zayn. Forse tu in quanto Angelo non li hai”. Ma probabilmente l'umanità dentro di lui, li aveva eccome: questo Liam non lo sapeva, però.
“Forse l'amerai un giorno”. O forse non avrebbe mai potuto, visto che pur faticando ad emergere sotto ammissione, Liam già provava dei sentimenti per qualcun altro. Questo, però, Zayn non lo sapeva.
“Forse” replicò, chiudendo gli occhi. “Vuoi dormire?” Chiese l'Angelo. Liam mugugnò semplicemente, ormai quasi appisolato.
“Allora vado” fece per alzarsi, ma la mano di Liam lo frenò per pregarlo “resta qui”.
Così Zayn si accoccolò accanto a lui, intrecciando le loro gambe e stringendoselo al petto, e senza aggiungere altro, dolcemente, iniziò a canticchiare una ninna nanna per Liam.


 
~***~

Il tempo assieme era sempre di meno, per questo quella mattina “stasera passiamo un po’ di tempo insieme, magari facendo due tiri?” gli aveva chiesto l’Angelo, prima di lasciarlo andare a scuola. Liam si era voltato a guardarlo, con un sorriso così sincero e spigliato che Zayn era certo della risposta affermativa.
“Ho gli allenamenti fino a tardi…” fu invece ciò che sentì. Ma non demorse. Gli mancava stare con quel ragazzo e quel giorno niente e nessuno gli avrebbe permesso di non ottenere ciò che voleva. “Dopo?” tentò semplicemente. Il sorriso di Liam si ampliò maggiormente, la contentezza si percepiva perfino dai suoi occhi bruni che brillavano, ora, parendo di ambra sciolta. “Va bene, a dopo allora” replicò, girandosi per andarsene.
Quando però “Liam” lo chiamò a voltarsi, Zayn gli era a un palmo di distanza dal viso e non aveva fatto alcun rumore mentre si avvicinava. Alzò di poco lo sguardo per incontrare gli occhi neri di Zayn e mandò giù a fatica un boccone asciutto di saliva. Quando Zayn si riversò su di lui, per baciargli una guancia con una delicatezza tale da fargli sembrare quel gesto come la carezza di una farfalla, Liam trattenne il fiato e tenne gli occhi ben aperti, puntati verso il vuoto. “A dopo” replicò l’Angelo, afferrandolo per le spalle e fissandolo nuovamente in viso con un sorriso amorevole piantato su quel viso vispo. Liam tentennò ancora, confuso e stonato da quel gesto così inaspettato, così quando Zayn lo voltò, ridacchiando, il ragazzino se ne andò lentamente, ciondolando.
In modi diversi, erano entrambi felici.


Zayn si era messo ad aspettare Liam fuori dalla palestra della scuola ancor prima della sua fine. Se Liam si fosse dimostrato stanco aveva già un’idea ben precisa di dove andare, per fare qualcosa assieme a lui senza per questo doversi stancare ulteriormente. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli per tutto il pomeriggio. Come già precisato, ci teneva molto a trascorrere del tempo insieme al ragazzino.
Quando Liam uscì fuori, circondato dai suoi compagni di squadra, Zayn sorrise e avanzò verso di lui, dando così modo di scoprire a Zayn come la felicità sia futile e si consuma in un attimo, con poche parole, o anche senza di esse.
Era pronto a dirgli “andiamo?”, quando Danielle e le altre ragazze li raggiunsero di fretta esclamando “allora, andiamo a mangiare tutti insieme, ragazzi?”. Si fermò sul posto e fissò il ragazzino. Sperò fino all’ultimo che Liam rifiutasse e andasse via con lui.
Liam ricambiò lo sguardo, sembrava dispiaciuto ma non del tutto combattuto nel fare una scelta. Probabilmente, una decisione l’aveva già presa, oppure non c’era stato affatto bisogno di scegliere.
Zayn annuì, indietreggiando e districando le ali. “Non fa niente, sarà per un’altra volta” gli disse, sapendo di non poter ottenere risposta.
Liam si morse un labbro, mentre Danielle gli stringeva il braccio con entrambe le mani. E quando Zayn la vide protendersi verso il viso di Liam, per dargli un bacio simile a quello che lui aveva osato dargli quella mattina, capì un’altra cosa: non aveva chance di vincere con i suoi amici, né con la sua ragazza.
Così volò via, mentre Liam, ridacchiando con Sandy, voltava lo sguardo cercando di evitare di pensare alla delusione che aveva visto negli occhi di Zayn.


Arrivò al London Bridge in pochissimo tempo e rimase lì a guardare il bellissimo panorama mentre la candela che aveva preso dal cassetto della madre di Liam si consumava inesorabilmente. Il cielo presto si riempì di stelle e Zayn penso a quanto avrebbe voluto raggiungere l’altra parte del mondo per scorgere l’alba; eppure non si mosse perché sapeva che il suo era soltanto quel primordiale istinto, che da un po’ non percepiva, di scappare via e sparire dalla vita di Liam.
Sarebbe rimasto, invece, perché doveva proteggerlo. Anche se ogni giorno che trascorreva in quella cittadina diventava sempre più difficile da sostenere.
Non era colpa di nessuno ma nemmeno una persona sapeva spiegargli perché ci stesse così male. Lui aveva solo Liam, che però era la causa di quelle sensazioni; si era arreso ben presto all’evidenza che da solo non si sarebbe mai raccapezzato tra le emozioni.
Delusione? Non poteva sentirsi deluso da Liam, perché era lui ad essersi intromesso nella sua vita.
Dolore? In ogni caso, pure se fosse stata pura agonia, sapeva che nella vita degli essere umani poteva accadere di molto peggio. Quello era niente.
E allora cos’era?
Sentì alcune macchine suonare i loro clacson e rimase a guardarli per un po’. Quando poi alzò lo sguardo verso il cielo, pensando a quanto gli mancasse la sensazione della pioggia sulla sua pelle, ottenne la sua risposta.
Tutto ciò che gli stava capitando di dover sopportare, in quel momento, era la mancanza del suo amico, di Liam.
Gli mancava. Nient’altro.
~***~

 
Il giorno mi pento di averti incontrato,
la notte ti vengo a cercare.
1


“Ti sto solo chiedendo di non andare” disse ancora una volta Zayn, mentre guardava Liam prepararsi per la festa di quella sera.
Da quella notte al ponte era passato del tempo, ma poco era cambiato.
Liam aveva diciassette anni, l’estate era vicina e mancava poco alla fine della scuola, così come del suo ultimo anno. Una sola partita, la finale, mancava affinché la sua squadra vincesse il campionato, e i compagni avevano organizzato una festa a casa del nuovo capitano, Sandy, dove ci sarebbe stata gran parte della scuola, anche quelli che si erano diplomati l'anno precedente come Andy, Jon e Dan, e che ora frequentavano il college.
Non poteva di certo mancare. Eppure Zayn gli aveva espressamente chiesto di non andare, senza tuttavia dargli una motivazione.
“E io ti sto chiedendo di darmi una ragione, una sola e convincente per non andare, ma il misterioso angelo fa sempre scena muta” replicò seccato, abbottonandosi la camicia, osservandosi riflesso allo specchio, e poi, sbottonandola di nuovo.
Zayn si sedette sul letto, sembrava esausto ma non poteva dar voce a una sensazione.
Non poteva parlare dicendo ciò che sapeva perché non poteva condizionare il futuro, anche se non si trattava del suo compito. Non poteva e basta, anche se per Liam si era sempre imposto di fare qualsiasi cosa. Non quella volta.
“Non posso” biascicò, frustato.
Era protettivo, lo era sempre stato se si trattava di quel ragazzo, ma in quel caso non poteva fare nulla, per impedire gli avvenimenti che si susseguivano in successione tanto repentina che sembravano si stessero burlando di lui.
Ogni volta che si ritrovava davanti un ostacolo come quello, Zayn non poteva fare altro che elencare tutti i suoi sbagli. Uno dopo l'altro per rendersi conto che se lo meritava. Finire all'inferno in una gabbia simile a quella di Lucifero sembrava più allettante di quella punizione, e ciò gli fece intuire che forse il padre non lo aveva ancora chiamato a sé perché il bastone fra le ruote se lo era infilato da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Quando Liam si voltò nella sua direzione, lo guardò senza espressione. Poi lo sentì sospirare e avvicinarsi, inginocchiandosi davanti a lui per incontrare i suoi occhi.
Gli fece un sorriso che spesso usava come un inganno per incastrarlo nell'ennesima concessione e “non posso non andare, l'ho promesso a Danielle, se la pianto alla festa non me lo perdonerà mai...” gli spiegò.
Zayn annuì impercettibilmente. Al diavolo, Danielle e i suoi sentimenti feriti. Qui si trattava della sicurezza del suo Liam e questo andava oltre a tutto. Ma aveva le mani legate e la bocca paralizzata. Non poteva fare nulla. Proprio niente.
“Andrà tutto bene e tu sarai lì, no?” Gli chiese, poggiando una mano sul suo ginocchio per tentare di rassicurarlo.
E quello era un affronto alla sua ragionevolezza. Non poteva andare. Non poteva fare nemmeno questo.
Un conto era incontrare un cacciatore infernale che poco avrebbe potuto muovere le acque contro di lui per travolgerlo in una tempesta, ma un altro angelo, non poteva affrontarlo se non avesse voluto incrociare la fine.
Negò. “Non posso esserci stasera”.
Liam si accigliò, guardandolo stupito. “Come mai?”
Preferì mentire, ancora. Lo guardò dritto in quegli occhi che aveva visto maturare in quasi sette anni e deviò la verità: “Sarò a Stoccolma” disse l'ultima città in cui era stato. Liam si tirò in piedi e con le mani sui fianchi, annuì semplicemente. “Tornerai quando hai fatto e mi troverai lì, puoi stare tranquillo...”
“No che non posso!” Si infuriò, alzandosi anche lui per fronteggiarlo. Ora nessuna differenza di altezza separava l'uno dal viso dell'altro.
“Ascoltami” iniziò Liam con tono burbero. “Non posso rinchiudermi nella mia stanza il sabato sera, perché tu non vuoi che vada a una festa. Lì ci sono i miei amici e non c'è motivo per cui non debba andare, se non vuoi renderli chiari. Tu vai dove devi andare e non pensare a me. Ho diciassette anni, cazzo! Non ho bisogno della bambinaia” esalò alla fine. Liam si morse subito la lingua, pentendosi di ciò che aveva detto. Fronteggiò i suoi occhi per qualche istante ancora, afflitto e abbattuto da quelle parole. Abbassò poi lo sguardo e annuì semplicemente. Gli diede le spalle e si avvicinò alla finestra. “Vado”.
Liam tentò di fermarlo alzando un braccio e chiamandolo “Zayn, no- aspetta- io-” ma fu vano. Zayn sparì spiegando le ali nere e volando via senza aggiungere un'altra parola. “Non volevo…” sussurrò inutilmente.
Da solo, si torturò i capelli con una mano, emettendo dei versi di rabbia impossibili ormai da trattenere, e calciò la testata del letto. “Stupido!” Si disse, ma non bastò per sentirsi meno in colpa per ciò che aveva detto.
Si sentiva in quel modo da un po' di tempo, da quando stare assieme a Zayn lo faceva sentire confuso e arrabbiato. Si era sfogato con l'Angelo, ma ce l'aveva solo con se stesso.
Erano passati sette lunghi anni e crescendo, assieme a lui, non era cambiato solo il suo corpo e la sua vita, ma anche il suo rapporto con Zayn che, via via, gli andava sempre più stretto.
In un primo momento aveva creduto che la presenza di quell'Angelo gli andasse stretta, che si sentisse soffocare dalla sua presenza celata agli occhi di tutti gli altri. Che non potesse soffrire più il pensiero di quel segreto che non poteva raccontare a nessuno. Ma poi Zayn mancava per giorni o tornava soltanto di notte, mentre lui dormiva, e la sua insofferenza diventava mancanza, percepita nel modo più atroce.
Aveva sempre paura che sparisse definitivamente, che dimenticasse i suoi tratti, il suo odore e la sua voce. Provava rabbia quando lo cercava e non lo trovava. E si sentiva vuoto e senza fiato, quando comprendeva che la presenza di Zayn al suo fianco non lo soffocava affatto ma, semplicemente, non era abbastanza.
Così quando tornava da lui, non era mai felice ma, anzi, ancora più afflitto. Perché Zayn sapeva mancargli anche quando gli era vicino, soltanto perché non poteva averlo come desiderava. E non poteva, perché non aveva il coraggio, nemmeno a se stesso, di dire cosa gli era successo.
Aveva accettato di non essere riuscito a innamorarsi di Danielle, cercando invano in lei ciò che non aveva potuto avere da lui, ma non poteva farlo con quel sentimento. No, se sapeva che Zayn c'era solo per proteggerlo, in quanto amico. Come si era sempre professato.
“Fanculo!” Esclamò, sbattendo l'anta dell'armadio e uscendo dalla sua stanza.
Quella sembrava l’unica via d'uscita, al momento, perché da quella situazione non trovava una strada da un pezzo, ormai.

~***~
 
All day long I can hear
people talking out loud
but when you hold me
near you drown out the crowd
try as they may they can never define
what’s been said
between your heart and mine
2


Non appena giunse a casa di Sandy prese la prima lattina di birra che trovò e la tracannò velocemente. Liam salutò chiunque incontrasse con un semiabbraccio, una pacca sulla spalla e un sorriso di circostanza, e quando trovò Danielle, assieme alle sue compagne cheerleader, la strinse a sé, sfoggiandola come un trofeo. Stette assieme a lei, ascoltando discorsi su posizioni e coreografie che poco gli interessavano ma che almeno tenevano impegnata la sua mente. Nel frattempo, continuava a bere, senza mai una sosta tra una lattina e l'altra.
Lasciò Danielle per un paio di minuti, quando uscì in cortile a cercare i suoi compagni di squadra. Trovò Sandy e Jon alle prese con la carne alla brace sul barbecue e la restante squadra attorno a lui, mentre beveva e raccontava barzellette sconce a gran voce.
Quando Andy lo vide lo abbracciò calorosamente. Si scrivevano di rado, da quando era entrato al college con una borsa di studio, ma la loro amicizia non si era mai indebolita per questo. Andy sembrava sempre quel ragazzo gentile e disponibile che aveva conosciuto il suo primo giorno di scuola. “Liam sei fiorito, dannazione! Quasi stentavo a riconoscerti!”
Liam gli sorrise senza sapere cosa dirgli. Era felice di vedere un volto amico.
Solo in quel momento Jon si girò verso di lui, riconoscendolo. “Liam? Ali d'oro, sei tu?” lo beffeggiò, chiamandolo con quel soprannome che da ormai un anno era finito nel dimenticatoio.
Liam non poté lamentarsi in tempo, stretto d'improvviso in quel grosso abbraccio da orso. “Dì la verità, prendi qualche tipo di pozione magica, eh?” Esclamò, provocandolo divertito. Sandy lo guardò di striscio, abbozzando un sorriso forzato.
Liam sorrise e negò. “Solo palestra e allenamenti!” Si giustificò, alzando le mani.
Jon bevve la sua birra e con una smorfia fece finta di credergli. Ovviamente scherzavano tutti.
Poi Andy lo prese sotto la sua ala, quasi in confidenza, e si spostarono poco lontano dagli altri.
Fu Liam il primo a parlare. “Allora? Come va all'Università? E il basket?”
Andy gli mostrò un'espressione dubbiosa, ma quando poi sorrise Liam intuì che tutto dovesse andare per il meglio. “Non siamo al liceo, certo, ma ci si diverte comunque. E non sai che ragazze! Oh, dio... mi innamoro ogni giorno di una diversa!” Esclamò, estasiato. Poi, guardandolo maliziosamente, proseguì: “E invece tu e Danielle fate sul serio, ho saputo. Sono felice. Te la sei fatta?” Andò al punto, senza inibizioni. Anche senza la birra, Liam sapeva che quel ragazzo non si sarebbe fatto problemi a domandare.
Liam ridacchiò imbarazzato. “Tutto ok” fu vago. Andy fece una smorfia delusa ma non indagò oltre.
“Sandy mi ha detto che la squadra va benone, comunque. Ti stai allentando per gli osservatori che ci saranno all'ultima partita?”
Liam lo osservò con piglio. “Andiamo, amico, la vuoi o no una borsa di studio per il college?”
Non erano poi molto in disparte e quando Liam alzò lo sguardo ebbe come l'impressione che Sandy potesse sentirli e che fosse molto interessato alla conversazione.
“Non saprei, non ci ho pensato molto in realtà” spiegò.
“Beh, io mi darei da fare. Altrimenti che vorresti fare, il professore di Geografia?” Si burlò di lui. Entrambi risero divertiti.
“Pensaci, comunque. Pensa soprattutto a quanto sarebbe bello se ti unissi a me e a Jon! Noi ti stiamo aspettando...” gli sussurrò in confidenza. Liam lo guardò e dal suo volto brillo intravide sincerità. Gli sorrise dolcemente e annuì. “Sarebbe stupendo!” Commentò.
Fu proprio in quel momento che Danielle si univa a loro per raggiungere il proprio ragazzo.
Tutta la squadra si prese gioco della coppietta inducendoli a sparire il prima possibile, finendo nella dépendance, oltre la piscina in cui alcuni ragazzi stavano facendo il bagno.
Quando rimasero soli, Liam confidò a Danielle quello che Andy gli aveva detto, ma la ragazza sembrava più interessata a sfilargli la camicia.
“Beh, non ci avevi mai pensato prima?” Lo interrogò, mentre baciandolo sul collo tentava di fargli capire le sue intenzioni. Liam indietreggiò. “In realtà no. Il basket mi piace ma... non sono sicuro di voler diventare un professionista” le disse afferrandola per le braccia e guardandola dritta negli occhi. “E allora cosa vorresti fare? Insomma, ti conosco, non eccelli in nient'altro” fu schietta, riprendendo velocemente a baciarlo sulle labbra, avvinghiandosi a lui con le precise intenzioni di approfondire. Liam ci pensò per qualche secondo, mentre la lasciava fare senza nemmeno rendersi conto che lei aveva incominciato a sbottonargli i pantaloni per infilare una mano all'interno, oltrepassando gli slip.
Quando con uno schiocco di labbra si allontanò dal suo viso, però, Liam non fu in grado di trattenersi: “Se fossi stato sempre una riserva, mi avresti mai notato?”
Danielle si morse un labbro prima di guardarlo con un'espressione scettica. “Davvero ne vuoi parlare adesso, tesoro?” Gli disse, scivolando con le dita sul suo membro e guardandolo poi maliziosamente, mordendosi un labbro con fare birichino.
Liam, però, era serio e poco propenso a quella situazione. Aveva bisogno che Danielle gli rispondesse come voleva, altrimenti sapeva che tutto ciò non sarebbe potuto proseguire oltre. “Rispondimi” le disse, bloccandole il braccio e guardandola dritta negli occhi, serio e affranto.
“Se fossi rimasto un perdente, mi avresti mai notato?”
Danielle sbuffò, tirando il braccio via dai pantaloni e dalla presa di Liam. Fece una smorfia disgustata e “ovviamente no. Sono una cheerleader, non avrei mai potuto frequentare uno sfigato” spiegò con onestà.
“Ma questo non è il tuo caso, amore, perché tu sei il mio piccolo campione” si burlò subito dopo, riavvicinandosi per cercare le labbra di Liam. Lo baciò, per quella che sarebbe stata l'ultima volta. Poi Liam si tirò via, indietreggiando e guardando verso il basso.
Aveva avuto le sue risposte. E forse aveva forzato la mano e non si era comportato nel modo giusto, incolpandola per la sua spiazzante sincerità, ma non poteva stare con una persona che non amava e che, a quanto pareva, nutriva del sentimento per lui solo per un posto nella squadra.
Sapeva che tutto ciò che aveva avuto dopo il suo ingresso in squadra come titolare dipendeva da questo, ma non era comunque facile da accettare.
“No, Danielle. È meglio di no” disse a mezza voce. Danielle andò subito in collera, sbuffando offesa per quel rifiuto. “Come vuoi, Liam Payne” affermò, sistemandosi la camicia e la gonna.
“Ma ricorda allora che sei davvero uno sfigato e tornerai ad esserlo quando capirai cosa hai mandato a puttane” continuò, voltandosi e procedendo verso la porta.
Quando Liam rimase solo, pensò a Zayn a Stoccolma.
Desiderò due cose, pensandolo: che fosse lì e che potesse chiedergli scusa. Perché Zayn gli aveva promesso che ci sarebbe stato, anche quando tutti si rifiutavano di essergli amico, mentre lui lo aveva spinto via per paura di fraintendere le loro posizioni, quel rapporto e il loro legame.
Si alzò, ignaro di ciò che volesse fare realmente. In ogni caso non avrebbe mai avuto il coraggio per essere coraggioso. Perciò, uscì fuori e cercò altra birra.


Era giunto a Stoccolma senza nemmeno pensarci troppo. Planando sul ponte, guardò le acque profonde domandandosi cosa ci facesse lì e perché fosse scappato così velocemente da quelle parole.
La verità era che si sentiva ferito, per l’ennesima volta. Liam in meno di due anni era cresciuto e benché le cose fossero cambiate di poco, vederlo impegnato e appassionato alla vita aveva inciso molto nel loro legame. Non per questo, però, gliene aveva fatto una colpa. Era fin da sempre un intruso nella sua vita e ringraziava per il semplice fatto di poter essere uno spettatore, ma da tempo era come se assistere alla vita di Liam, in un angolo, in silenzio, non gli bastasse più. E questo lo faceva sentire in colpa, perché più di ogni altra azione compiuta, quella era la più egoistica alla quale pensava spesso.
Non aveva nulla da chiedere, nulla che obbligasse Liam a includerlo direttamente nella sua vita, ma lo desiderava così tanto. Voleva essere partecipe, e non più implicitamente.
Non era più abbastanza essergli accanto e non sapeva da quanto tempo fosse così e, soprattutto, quale fosse il motivo.
Quando, però, Liam gli aveva detto quelle parole fu come se qualcosa in lui glielo avesse sussurrato.
L’aveva visto in tanti cuori, l’aveva osservato in tante dimostrazioni, anche le più catastrofiche. E quella che aveva provato guardando Danielle baciare Liam, era un dettaglio non indifferente che dimostrava la sua tesi.
Non sapeva quando, non sapeva come… ma quello che sentiva, sì, aveva tutta l’aria di essere il sentimento più complicato e inspiegabile che esistesse al mondo.
Cominciò a piovere, a Stoccolma, e come se il fato volesse dargli un’altra prova o, in alternativa, beffeggiarlo per quanto avesse compreso in quel momento, Zayn percepì l’acqua toccarlo e bagnarlo.
Guardò verso il cielo, ora in quel quadro che aveva giudicato come il più bello della sua intera esistenza, ammirandolo senza potersi sentire incluso in esso, non era più distante e impercettibile, ma c’era finito dentro, come un colore abbozzato su tela. L’acqua gli si riversava addosso come i suoi pensieri ormai nitidi e coerenti. La sua parte d’umanità aveva fatto leva su quella angelica e ogni sfera emotiva non era più un’abitudine che conosceva, ma che provava in milioni di prime volte.
Così come era entrato in quel dipinto, attraverso un pittore che lo aveva pennellato nella sua arte, Zayn era caduto nell’amore. Con sorpresa, rimase lì a guardare il cielo scuro e a provare tutte quelle meravigliose, quanto dolorose, sensazioni.
Quando riprese il suo volo, non aveva più motivi per scappare. Tornò indietro. Doveva farlo, nonostante sapesse di non potersi avvicinare nel luogo in cui era andato Liam.
Doveva fare in fretta, e tentare a tutti i costi di non incrociare il passo con un altro suo simile giunto lì per depennare un nome dalla propria lista e portarsi via un’anima.
Se lo avesse incrociato, sarebbero incorsi molti problemi. Ma a Zayn importava di Liam e della sua incolumità. Importava che ora doveva dirgli cosa provava, perché era giusto che almeno una verità in un mucchio di bugie, venisse a galla.
Era un principiante con in mano l’amore, voleva dipingerlo e fare della sua arte la cosa più bella e preziosa che ci fosse al mondo.


Evitando di avvicinarsi al barbecue, dove la sua squadra sembrava attenderlo per chiedergli cosa fosse successo con Danielle – perché sicuramente lei, passando di lì, non era riuscita a tenersi la questione per sé, Liam passò per il retro e rientrò in casa.
C'era gente, cibo, drink e disordine dappertutto, era quasi intenzionato ad andarsene, quando incrociò lo sguardo di Louis.
Questo gli si avvicinò con un sorriso soddisfatto in volto, contento probabilmente di vedere qualcuno che conoscesse fra tanti sconosciuti, ma Liam non era dello stesso avviso, anche se mascherò tutto dietro un altro sorriso di circostanza.
“Hey, che ci fai qui?” Gli domandò, mentre lo salutava in una stretta di mano. Louis fece spallucce e si guardò attorno spaesato. “Lavoro per i genitori di Sandy, pulisco la loro piscina e mi occupo del giardino e Sandy è stato così gentile da invitarmi” spiegò. Liam annuì, guardandolo accigliato.
“Scusa, amico, se te lo domando ma... quanti anni hai?”
Louis ridacchiò e bevve prima di rispondergli. “Tasto dolente, ma beh ne ho quasi venti” fece una smorfia ma poi gli sorrise, ciondolando sul posto con l'aria allegra.
“Beh, se ti può essere di consolazione, te ne davo qualcuno di meno. Credevo venissi a scuola con noi!” Confessò Liam, sorseggiando la sua birra. Louis ridacchiò ancora: “Quella è colpa della mia altezza. Mi sono fermato proprio quando dovevo crescere” ironizzò, facendolo sorridere.
“Comunque no, ho chiuso con la scuola anni fa”. Continuò.
Liam annuì. “Niente college?”
Louis fece un'espressione incerta. “Diciamo che la mia famiglia non ha le possibilità e che io non ero bravo in nulla tanto da guadagnarmi una borsa di studio” si giustificò. “E tu? Invece? Hai intenzione di continuare gli studi?”
Liam negò senza nemmeno pensarci molto, la conversazione con Andy sembrava molto lontana dopo la conversazione con Danielle – se così poteva intendersi. “Vorrei provare con l'accademia per i vigili del fuoco, ma ancora non mi sono informato. Ho ancora tempo” gli rispose. Louis lo guardò sorpreso. “Oh abbiamo un'anima eroica, qui. Beh, allora so a chi avvinarmi se dovessi trovarmi in difficoltà!” Scherzò. Liam lo seguì “Non ti prometto nulla” sorridendogli vispo.
Poi Liam vide Zayn, comparire in mezzo alla folla e i suoi occhi si legarono a quelli neri dell'Angelo senza essere capace di guardare altrove.
Era bagnato, e i suoi capelli si riversavano sulla fronte e sul volto, rendendo meglio l’idea di un modello da copertina, soltanto l’aria disperata stonava un po’.
Louis seguì più volte lo sguardo di Liam ma non trovò nulla nella direzione in cui guardava, se non altre ragazze che parlavano senza degnarsi della loro presenza. Quando Liam “scusami, Louis, devo andare” gli disse, guardandolo per un breve istante, lo lasciò andare con un “certo, ci troviamo più tardi”.
Louis rimase a guardarlo fino al momento in cui un brivido lo fece tremare sul posto mentre i suoi occhi da acquamarina improvvisamente si fecero di un azzurro intenso e folgorante.
Sorrise, poi, spavaldo e fiero, lasciando andare l'inutile birra. Non era più Louis a guardare Liam, perché ora i suoi occhi vedevano anche Zayn.


Liam andò in bagno, sapendo di essere seguito. Quando si chiuse la porta alle spalle e si voltò, Zayn era lì a guardarlo con aria disperata. “Che succede?” Gli chiese subito, avvicinandosi a lui per toccarlo. Gli afferrò le braccia e lo fissò negli occhi.
“Non dovevo andare a Stoccolma, ci sono stato questa mattina mentre dormivi” tirò fuori come prima cosa. Liam annuì impercettibilmente.
“E allora perché hai mentito?” domandò semplicemente.
Zayn deviò lo sguardo e si trovò in difficoltà. D'un tratto ricordò i motivi per cui non poteva dire la verità, senza incorrere a una conseguenza catastrofica.
“Zayn, dimmelo” lo pregò, scivolando con le mani in quelle dell'Angelo per stringergliele nel tentativo di rassicurarlo. Zayn guardò quell'intreccio e provò un'ondata di calore capace di rianimare un intero esercito di una nazione. Alzò appena lo sguardo sul viso di Liam e “non potevo venire qui” fu vago di proposito. “Non potrei tuttora”. Liam capì che non poteva essere più chiaro di così e non indagò oltre. “Eppure sei qui, ora. Puoi dirmi perché?”
Zayn annuì, un po' impacciato gli fissò le labbra. Sbatté le ciglia un paio di volte, mentre con la lingua si inumidiva le labbra. Gli si avvicinò quel tanto da fargli pensare che volesse baciarlo e il cuore dell'umano iniziò a battere così velocemente da temere che tutti aldilà di quelle mura potessero sentirlo. Ma Zayn parlò soltanto: “sei innamorato di Danielle?”
Liam sospirò docilmente, mentre gli lasciava andare le mani dandogli le spalle per tentare di nascondergli le sue sconsiderate reazioni a quell'avvicinamento.
“Ad un certo punto ho creduto di esserlo, e ne sono rimasto deluso perché non era niente di eccezionale” spiegò.
Zayn restò lì dov'era, mentre pensava che ciò che aveva provato lui, invece, alla consapevolezza di esserlo, era stato più che eccezionale. Era stato come gettarsi a capofitto nell'opera d'arte più spettacolare che avesse avuto l’occasione di ammirare da vicino.
“Insomma, se amare è avere un'erezione nei pantaloni quando lei ti stuzzica ed essere appagati dopo il sesso e sentirsi vuoti dopo dieci minuti, allora fa veramente schifo” continuò Liam che dimenticandosi di star nascondendosi dall'altro si voltò per cercare una reazione a quanto aveva detto. Zayn lo guardava come se non riuscisse a seguirlo. “Tu hai mai amato?” Gli domandò il ragazzo.
“Amo mio padre e i miei fratelli, ma è come se fosse una parte inevitabile di me” spiegò l'Angelo. E aveva senso, visto che a quella nuova scoperta, anche una parte di sé non poteva fare a meno di amarlo.
“L'amore per la proprio famiglia è un altro discorso. Io sto parlando di...” Liam iniziò a schioccare le dita delle mani, come se tentasse di farsi tornare alla memoria qualcosa. “Hai presente quel film sulla morte che va in vacanza? ‘Vi presento Joe Black’ con Brad Pitt? Quello che non ti piaceva...”
Zayn lo ricordò perché era stato il giorno in cui aveva dormito per la prima volta, cullato dalle mani di Liam. Annuì, sebbene il ricordo fosse affiorato, non capiva cosa significasse.
“Ecco, c'è il discorso che fa il padre alla figlia che mi è sempre rimasto in testa” spiegò, prendendo il proprio telefono dalla tasca e iniziando a smanettare con lo schermo cercando qualcosa al suo interno.
Fece poco dopo partire un video, dove quell'attore, Anthony Hopkins, parlava: “Non un’ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione; questo rapporto ha la stessa passione di un rapporto di nibbi reali. Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti, voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio! Voglio che tu abbia una felicità delirante! O almeno non respingerla.
Lo so che ti sembra smielato ma l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: “Buttati a capofitto! Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera!” Come trovarlo? Be’, dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, beh, equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto.3
Quando il video si concluse, mostrando uno schermo vuoto, Liam e Zayn si guardarono semplicemente.
“Quindi tu e Danielle siete due nibbi reali” affermò Zayn. Liam sorrise. “E io voglio tutto il resto, Zayn. Poco fa, infatti, ci siamo lasciati” confessò.
Zayn sorrise. “Hai fatto la scelta giusta”. Liam ridacchiò: “ottantesima cosa su di me: prendo questa cosa del libero arbitrio molto sul serio” ironizzò. “E ne approfitto per chiederti scusa per ciò che ti ho detto prima, quando eravamo a casa. In questi ultimi anni ti ho dato troppo per scontato, quando sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. E per cosa poi? Per non essere uno sfigato, che idiota!”.
“Stai crescendo, ragazzino. È normale che tu abbia la tua vita. Sono io che sono entrato nella tua e-”
“No, non ricominciare, ti prego” lo fermò Liam, afferrandogli di nuovo le mani. “Accetta le mie scuse e basta” fu perentorio. Zayn annuì sorridendogli. Poi, scossi entrambi da un bussare alla porta, ricordarono dove fossero. Soprattutto Zayn.
“Dobbiamo andarcene di qua, Liam!” Esclamò velocemente. Liam fu subito confuso, mentre si avvicinavano entrambi alla porta. Ma quando questa si spalancò fu tardi per parlare o tentare di scappare da quel luogo.
“A fuoco! La casa sta andando a fuoco!” gridò il ragazzino dall’altra parte della stanza.
Era troppo tardi.
You and I will never die
It's a dark embrace
In the beginning was life, a dawning age
Time to be alive
4

Quel che fece Zayn fu prenderlo per mano e condurlo verso la prima via d’uscita che incontrarono nel loro cammino. La gente cercava di uscire ma nel frattempo, mentre il fuoco si espandeva per il salone, si era creato solo confusione e disperazione e i più non riuscivano ad abbandonare quel posto affollato, nel pieno delirio del caos.
Quando Zayn capì che non poteva far altro che salvare Liam, sparendo da quel luogo e facendo in modo che le cose andassero come avrebbero dovuto andare, fu il ragazzino a reagire.
Gli disse: “Possiamo sparire entrambi da qui, Liam. Posso farlo” ma la risposta fu immediata: “Dobbiamo salvarli, Zayn. Non possiamo abbandonarli!”.
Zayn avrebbe voluto dirgli che non c’era nulla da fare, che su certe decisioni non potevano decidere, ma non lo fece perché una parte di lui non credeva più a quelle parole. “Va bene” gli disse. “Cosa facciamo?”
Liam si guardò attorno, esaminò i luoghi e le persone che si affollavano vicino alle finestre e alle porte, tentando di aprirle senza riuscirci per la frenesia e lo spavento, e gli espose il piano. “Tu puoi aprire quelle porte e le finestre?”
Zayn guardò nella stessa direzione e, ancora una volta, annuì. “Io andrò a cercare un estintore, credo sia in cucina”
Zayn si allarmò a quelle parole. “Tranquillo, lì il fuoco non è ancora arrivato” lo rassicurò. “Okay?”
L’Angelo annuì, guardandolo negli occhi con l’aria di chi voleva prima dire una cosa e poi andarsene. “Tutto ciò che vuoi dirmi, lo farai dopo, Zayn” gli consigliò.
“Okay” fu la risposta seguita però da un bacio che Liam si avventò a depositargli sulle labbra, rapido e casto, prima di scappare via.
Quando sparì dietro la porta della cucina, Zayn si affrettò – per quanto confuso fosse – ad avvicinarsi alla porta. L’attraversò e, dall’altra parte, gli fu facile spalancarla con un solo gesto della mano. Un secondo dopo, la gente si diramava fuori dalla casa, mentre lui rientrava aprendo le finestre e facendo uscire il fumo.
Il piano stava funzionando, quello di Liam, che lo aveva baciato.


Liam era giunto in cucina e aveva subito cominciato la sua ricerca. Aveva guardato in ogni dispensa sotto al lavabo, ma dell'estintore: nessuna traccia. Aveva così optato per il ripostiglio, vicino alla porta finestra che dava al cortile e dopo averlo trovato proprio lì, si accorse della scena che incorreva all'esterno. Il barbecue andava a fuoco, vicino ad esso c'erano delle bombole di gas che rischiavano l'esplosione. Andy era a terra, privo di sensi e Louis, poco distante da entrambi, stava fermo come se attendesse.
Liam guardò e cercò di capirci qualcosa, ma non ci riuscì fino a quando non vide il fuoco divampare e protendersi verso le bombole. Così agì.
Nello stesso momento, Zayn entrava in cucina e lo vedeva uscire. Quando tentò di raggiungerlo, però, vide ciò che aveva visto Liam, poco prima di lui,e si paralizzò sul posto. Lui non vedeva Louis, ma Michele, suo fratello, che con le ali spiegate attendeva l'anima di Andy. E probabilmente anche quella di Liam, visto che accoglieva il suo arrivo con un sorriso tronfio.
Liam accorse con l'estintore in mano, tentò di azionarlo direzionando il tubo sul barbecue, staccando la levetta e “Louis! LOUIS! Dammi una mano! Prendi Andy e portalo fuori di qui!” Gli urlò, ma il ragazzo non si mosse e l'estintore non voleva funzionare. Inveì contro di esso e si voltò a guardare verso Louis che guardava la scena quasi come se tutto non lo toccasse minimamente. E quegli occhi, d'un tratto non solo gli ricordarono il bagliore della notte in cui li aveva osservati da brillo, ma gli parevano incredibilmente soprannaturali. Avevano l'assurda apparenza di contenere perfettamente tutto il colore del cielo, assieme alla forza catastrofica di una tempesta. Gli misero paura.
“LOUIS!” urlò, mentre una parte di lui intuiva che fosse del tutto invano chiedere il suo appoggio.
Così, lasciò andare l'estintore e si avvicinò a Andy. Non aveva più tempo per le parole.
“È inutile, ragazzino” quelle, però, lo fecero rabbrividire non del tutto inconsciamente, perché anche la sua voce sembrava diversa, più acuta, stridente come le ruote che inchiodano sul cemento, forte e quasi crudele nella sua referenza. Quando alzò lo guardo su di lui, allora, capì, vedendole.
Un paio di ali di diverse tonalità di blu, che giungevano fino all'estremità in un bianco sporco di celeste, gli dissero che quello era un altro angelo, ma non solo: oa capiva perché Zayn non avesse dovuto essere lì. In quella casa un altro angelo aveva il compito di prendere l'anima di una persona che avrebbe perso la vita a causa di quell’incendio.
Ma lui non poteva permetterlo. Non se questo era Andy, non se fosse stato chiunque altro in quella casa.
“A meno che tu non voglia ucciderti, provando, lascerei il corpo lì e scapperei. Non è la tua ora, forse un tempo nel passato, ma non oggi”spiegò l'Angelo.
“Non ti permetterò di prenderlo” disse, sforzandosi, mentre trascinava il corpo svenuto di Andy il più lontano possibile dal barbecue. Non lo guardò nemmeno in viso, dove il fuoco, forse quello iniziale che aveva portato a tutto questo, lo aveva colpito ustionandolo.
“Allora morirai assieme a lui, provando a fare l'eroe” lo prese in giro, incrociando le braccia al petto e alzando lo sguardo verso le bombole di gas.
“Mikael, ferma tutto questo” fu la voce che arrivò alle spalle di entrambi. Zayn aveva assistito da spettatore fino a quel momento, esitando per qualche minuto temendo l'idea di ciò che il suo intervento avesse portato avanti. Ma quando comprese che non intervenire affatto significava vedere Liam morire davanti ai suoi occhi, perché Michele non lo avrebbe risparmiato, decise che qualsiasi fosse stata la sentenza delle sue prossime azioni, lui doveva e poteva scegliere ancora una volta. Scelse l'intervento e la sua inevitabile fine. Difatti, se Michele sapeva, significava solo una cosa: anche il Padre ne sarebbe stato a conoscenza.


 
Fate is coming, that I know.
Time is running, got to go.
Faith is coming, that I know.

Let it go.
Here right now
Under the banner of heaven , we dream out loud
Do or die, and the story goes on
5


Quando l'Angelo, suo fratello, si voltò a guardarlo con un'espressione affatto sorpresa nel trovarlo lì, Zayn ebbe tutte le sue risposte. Michele gli sorrise, tra l'ironico e il beffardo “tu lo sai che non posso” fu la risposta.
Zayn si avvicinò, mentre Liam invano tentava di spostare il corpo di Andy dal barbecue. Che cosa fosse successo per giungere fino a quel momento, nessuno dei due lo sapeva: solo il corpo di Louis, posseduto da un arcangelo avrebbe potuto riverarglielo.
Zayn guardò Liam, frapponendosi poi fra lui e Michele. “Tu non vuoi che vada a finire male” lo intimò. Per Liam avrebbe fatto di tutto.
“Meglio di me, sai che non ho voce in capitolo in tutto ciò. Faccio solo quanto di dovere”. Liam nel frattempo si era chinato sul viso di Andy, tentando di animarlo. Zayn guardò prima l'umano e poi il fratello: “Tutto è possibile, invece. Puoi scegliere di non farlo. Di non far andare le cose in questo modo” spiegò. Michele rise, gettando la testa all'indietro.
“Questi discorsi sono come un eco per me, lo sai? Qualcuno ti ha fatto il lavaggio del cervello, non è così?” Domandò l'arcangelo, di nuovo serio.
Zayn guardò altrove e non rispose. “Lo sai la fine che ha fatto, vuoi fare lo stesso?” Continuò, ora risentito. Perché quell'argomento a dispetto di poco prima non era affatto divertente per lui.
“Una volta non sembravi di questo parere” lo fronteggiò improvvisamente. Una volta, infatti, aveva scelto la posizione accanto a Lucifero. Poi cosa era successo?
“Io sto con nostro padre, Azrael. E tu? Tu da che parte stai?”
Si sfidarono con lo sguardo fino a quando Liam non iniziò con voce più alta a tentare di rianimare Andy. “Amico, svegliati! Dai! Dobbiamo andarcene”.
“Io sto dalla parte di Liam” replicò allora Zayn, ora sicuro che l'unico che poteva cambiare la situazione fosse proprio quel ragazzino, che a quelle parole si era voltato a guardarlo per un solo istante, sorpreso e rincuorato.
Andy aprì gli occhi a fatica e subito incominciò a lamentarsi per il dolore al viso lesionato. Liam gli sorrise e subito aiutò ad alzarsi. “Che è successo?” Domandò Andy, confuso. Liam mugugnò per lo sforzo mentre lo prendeva sotto braccio e “stavo giusto per chiedertelo, ma dobbiamo allontanarci il più presto possibile da qui” gli intimò.
Zayn sorrise e guardò Michele che, tuttavia, fissava fiero le botole del gas. La sua espressione mutò improvvisamente quando “Liam, corri!” urlò. Ma il loro passo era troppo lento e trascinato, non ce l'avrebbero mai fatta.
Michele si girò sorridendogli e “credevi che fosse tutto così semplice?” Si beffò di lui. Poi con lo sguardo da folle “boom” esclamò. E una delle bombole esplose, portando con sé l'esplosione delle altre.
Fu questione di attimi, ma Zayn per la seconda volta agì secondo libero arbitrio e salvò Liam, assieme ad Andy.
Li aveva afferrati immediatamente - quando Michele esclamò il suono dell’esplosione - stringendoli in vita con entrambe le mani e prendendo il volo verso il cielo scuro, mentre il giardino di casa di Sandy esplodeva come se una bomba nucleare lo avesse appena colpito.
Mentre erano in volo, Andy perse nuovamente i sensi: sia per la sorpresa di volare, sia per il dolore; ma Liam invece era sveglio, guardava il panorama e poi Zayn che lo stringeva forte mentre sbatteva le ali fermo in un punto nella notte stellata.
Di Michele, così come del corpo di Louis, non vi era alcuna traccia.

 
In the middle of the night, when the angels scream,
I don't want to live a lie that I believe.
Time to do or die.6


Se aveva scampato la punizione delle sue azioni la prima volta, ora Zayn non aveva più dubbi di essere vicino alla sua fine.
“Siamo nei guai, ora, non è così?” Domandò Liam, senza guardarlo.
Non c'era bisogno che gli rispondesse.
Rimasero in volo per qualche minuto; Andy per fortuna era svenuto di nuovo, durante l’esplosione. Quando sentirono le sirene dei camion dei vigili del fuoco, Zayn virò verso l’albero davanti il vialetto di casa, dove in molti si erano fermati a osservare o a riprendersi da quanto successo, scese toccando il suolo e lasciò entrambi.
Andy fu messo a terra, mentre Liam gli teneva la testa, attento e premuroso. Iniziò a chiamare i paramedici, facendosi notare, e quando questi si avvicinarono e constatarono la situazione drammatica del viso di Andy, lo caricarono nella barella e lo portarono via.
Liam, invece, fu interrogato dalla polizia. Gli disse ciò che poteva: aveva trovato il corpo privo di sensi dell’amico e lo aveva trascinato fuori dalla casa prima che l’incendio peggiorasse. Il poliziotto gli chiese anche come fosse accaduto un tale incidente, ma Liam non seppe dargli una risposta.
“C’era il barbecue…” disse confusamente. “Deve essere stato quello, non lo so. Non ero lì quando tutto è successo”.
“E dove si trovava?” gli domandarono ancora. Liam guardò Zayn, ma deviò subito lo sguardo. “In bagno” rispose.
I poliziotti annuirono e, richiamati all’attenzione da altri colleghi, lo lasciarono perdere senza dire nulla.
Avrebbero dovuto tenerlo sotto custodia e portarlo a casa: perché era minorenne. Avrebbero dovuto controllare se fosse ubriaco ma il sovraccarico dei lavori e i vigili che urlavano, tentando di placare le fiamme, li aveva resi distratti a tal punto da miracolarlo.
“Liam, dobbiamo andarcene prima che tu finisca nei guai” gli consigliò Zayn, che aveva immaginato come sarebbero andate le cose se fossero rimasti lì ancora per un po’. Liam annuì, cercando le chiavi della macchina nelle tasche dei pantaloni.
“Dobbiamo andare all’ospedale, controllare che Andy stia bene-” disse parlando velocemente. Zayn lo frenò, afferrandogli un polso.
“Dobbiamo andare a casa, ora. Andy è sotto le cure dei medici, andrai domani a vedere come sta. Se non vuoi finire in punizione o nei guai, dobbiamo tornare a casa” lo supplicò serafico.
Liam lo guardò negli occhi: non aveva scelta. Ma nel momento esatto in cui si arrese a quelle parole, anche il suo corpo fece lo stesso e perse i sensi, tra le braccia dell’Angelo.
Zayn, sorpreso e preoccupato, lo prese in braccio e spiccò il volo prima che qualcuno potesse vedere il ragazzino lievitare magicamente nel vuoto.
Lo tenne stresso a sé, mentre piegava le ali a ritmo cadenzato, lento e sinuoso, verso casa di Liam. Era successo tutto troppo velocemente, e alla stessa velocità sentiva di star cadendo nel vuoto.


Quando lo adagiò sul letto, Liam aprì gli occhi e tentò di metterlo subito a fuoco. “Zayn, cosa-?” ma l’Angelo lo zittì coprendo la sua bocca con le mani. Si sedette poi sul pavimento, ai piedi del letto, e guardò il ragazzino con la chiara intenzione di attendere che si addormentasse di nuovo.
“Riposati, è davvero successo di tutto là fuori” commentò. Liam socchiuse gli occhi e annuì, muovendosi sul letto per cercare una posizione comoda.
“Chi è Mikael?” domandò poi nella desolazione di quel silenzio che aveva fatto ben sperare a Zayn che Liam non facesse nessuna fra quelle domande che sapeva, però, che prima o poi sarebbero saltate fuori.
“L’Arcangelo Michele, non ne hai mai sentito parlare?” rispose un po’ ironicamente. Liam sbuffò: “Speravo proprio si trattasse di un altro Michele” esclamò, tastandosi il principio del naso con due dita, cercando sollievo.
“Azrael, eh?” domandò subito dopo. “Mh?”
“Il tuo vero nome” continuò il ragazzo, mettendosi di fianco e illuminando il proprio viso grazie alla luce posta sul comodino. Zayn fece spallucce: “Mi chiamano così, loro. Ma te l’ho detto, non ho un nome, sono sempre stati gli altri a sceglierne uno per me” spiegò.
Liam abbozzò un sorriso: “Capisco, e tu che nome ti daresti, quindi?” domandò. Zayn lo guardò, voltandosi verso di lui, con la schiena poggiata all’asse del letto. “Zayn mi piace”.
Liam sorrise più ampiamente. “Adulatore” esclamò. “Sul serio, se dovessi scegliere un nome quale sarebbe?”
Zayn guardò dritto davanti a sé e ci pensò un po’ per giungere poi ad una vaga risposta: “Non ci ho mai pensato, è una cosa importante il nome, suppongo” spiegò. “Tu se avessi potuto decidere, per cosa avresti optato?” e dopo un incendio, parlare di un argomento così semplice come quello, aiutò entrambi a rilassarsi.
“Liam, come nome, mi piace, in realtà. Ma probabilmente ne avrei scelto uno che ricorda una personalità importante. Ad esempio, Alexander. Sai, Alessandro Magno, il Grande” rispose. Zayn sorrise. “L’ho conosciuto”.
Liam sgranò gli occhi.
“Co- davvero?” Zayn annuì semplicemente. “Allora sei più vecchio di quanto credessi” esclamò. Zayn roteò gli occhi, divertito. “E lo hai, insomma, traghettato tu?” Zayn fece di nuovo sì col capo. “Me lo ricordo ancora, una personalità davvero eccentrica. Fu uno dei pochi a non chiedermi come fosse il luogo che lo attendeva. Non pareva importargli. Tutto ciò che gli interessava, che lo metteva in uno stato d’ansia e paura, era che in quel luogo non ci fosse il suo amico di infanzia, Efestione. Mi chiese: “Lui è lì che mi attende? Perché se così non fosse, sono disposto a fare tutto pur di raggiungerlo nel medesimo posto” era un uomo molto caparbio.” Parlò.
Liam sembrava avere tutta la sua attenzione. “E tu cosa gli dicesti?”
Zayn tornò a guardarlo: “Non gli ho risposto, non lo faccio mai.” Gli disse. Liam fece una smorfia: “Sei crudele, ma lui era lì, vero? Ad attenderlo?”
Zayn sorrise e poi annuì, dando modo a Liam di tirare un sospiro di sollievo. “Zayn?” lo chiamò poco dopo.
“Dimmi, Liam”.
“Hai detto a Michele di stare dalla mia parte, in che senso?” domandò a voce bassa, quasi con la paura di una mancata risposta.
“Farei di tutto per te. In questo senso”.
Rimasero in silenzio per un po’. Liam gratificato per quella risposta, Zayn all’erta per le domande successive.
“E perché c’è bisogno che tu ti metta contro la tua famiglia? Cosa ho fatto di tanto sbagliato?” chiese ancora.
Zayn non si voltò ad osservarlo questa volta, perché nei suoi occhi Liam avrebbe potuto trovare una verità che non era in grado di dirgli.
Il fatto che non potesse rispondergli era soltanto uno: non era quell’umano ad aver fatto qualcosa di sbagliato, ma proprio lui; e lo sbaglio era il motivo per cui Liam respirava ancora, nonostante avesse dovuto smettere di farlo a dieci anni.
Non poteva rispondergli “Sei vivo, è questo lo sbaglio. Il mio” perché non lo credeva tale. Era un miracolo che quel ragazzino fosse vivo, lo era per lui perché in così poco tempo aveva imparato molto di più dagli occhi di Liam che altrove. Non poteva essere uno sbaglio, perché la vita di Liam contava più della sua e di qualsiasi altra persona in grado di camminare su quel mondo.
Liam non poteva essere un errore, se nella sua esistenza aveva contribuito così tanto. Ma se lo era, dannazione, un fottuto sbaglio, era il più giusto che avesse potuto compiere in secoli trascorsi dalla sua creazione.
“Non hai fatto nulla di sbagliato, Liam. Sono io che ho combinato un disastro, ma troverò una soluzione. Lo prometto. Tu non pensarci, ora dormi” gli consigliò, infine.
E Liam non domandò altro, disse solo “alla fine avevo ragione io, comunque: quella notte Louis ti vedeva, perché in realtà era Michele” tentando di smorzare la tensione, ma riuscendoci poco, perché questo non fece che incrementare il timore in Zayn che suo fratello potesse giungere a Liam in qualsiasi modo, pur di arrivare ai suoi scopi; ma il ragazzino, dandogli le spalle, chiuse gli occhi per dormire e lui non disse più nulla. Accolse le gambe fra le sue braccia, stringendole al petto, e con un battito di ciglia spense la luce.
Benché potesse percepire la stanchezza del fisico e della mente, non chiuse occhio quella notte. Aveva troppo a cui pensare.
Sparì poco prima dell’alba, con l’idea di incontrare chi lo aveva appena sfidato a prendere una posizione.
Sapeva già dove trovarlo.

~***~

Molti lo ricordavano ancora come il giardino dell'Eden, dove ogni vita aveva trovato il suo inizio, laddove Adamo ed Eva erano stati esiliati con disonore, ma, dopo che era stato abbandonato e una glaciazione, una delle ultime, aveva provocato il suo inabissamento, in pochi ne conoscevano l'esistenza e le coordinate, e in quantità ancor minore sapevano che quel Paradiso terrestre ora era diventato l'unico luogo custodito gelosamente dell'Arcangelo Michele.
Nessuno, per evitare di inimicarselo, aveva mai azzardato a metterci piede o a chiedere cosa egli facesse ogni volta che si rifugiava lì dentro, sotto le profondità di quelle acque sconosciute.
Zayn non ebbe nessuna esitazione, per una volta. Aveva sempre dimostrato timore e per questo rispetto nei confronti del fratello maggiore, ma ora che questo aveva tentato di uccidere Liam, non aveva più alcuna paura, né sentimenti di rispetto da dimostrare.
Volò per la prima volta in quelle zone. Lui aveva sempre saputo dove fosse, ma non era mai andato per confermare l’idea che fosse veramente lì. Dopotutto, per tutto quel tempo, non aveva mai avuto bisogno di incontrare altri suoi fratelli.
Faceva visita agli umani per portarli via e col tempo si era convinto che se non aveva altro motivo all’infuori di quello, non c’era bisogno di cercare la compagnia di qualcun altro. Del resto, aveva sempre amato la solitudine, prima di Liam. Ora, invece, gli sembrava sempre così vuota senza i sorrisi e la voce di quel ragazzino.
Si tuffò improvvisamente nelle acque di quel mare, planando velocemente con le ali ripiegate sulla schiena, come un razzo in picchiata. Non chiuse gli occhi nemmeno quando attraversò l’acqua, percependola come quando aveva piovuto su di lui.
L’Eden si era trasformato in una immensa ampolla vetrata, gli umani avrebbero potuto chiamarlo orto botanico, ma la magia che lo teneva ben custodito sotto metri di acqua, associato a quel denominativo limitavano un po’ tutta la sua essenza: era qualcosa di più. Come una foresta sbocciata contro natura. Era un paradiso, ma terrestre, tuttora.
Entrò in silenzio, distendendo le ali per togliere via la pesantezza dell’acqua, e si guardò attorno.
C’era silenzio e le foglie di ogni pianta tinteggiavano l’ambiente di un maestoso e colorito verde. Ma se guardava attentamente, ogni chiazza colorata rendeva quel luogo una bandiera di colori accesi e vivi.
Non vi era una struttura geometrica a governare il sistema di quell’ambiente, ma con un’occhiata più attenta si poteva notare come le piante, seppur disposte liberamente come un giardino all’aperto, avevano ognuno il proprio settore, il diverso clima e le rispettive cure. Un albero secolare in mezzo all’orto si mostrava in tutta la sua maestosa altezza, sotto di esso, disposte perfettamente vi erano tutti quei fiori e quelle piante che, piuttosto della luce, preferivano l’ombra e il clima umido. Attorno ad esse, sempre più coinvolte sotto una luce misteriosa, vi erano tutte le altre.
Zayn camminò per poco, guardandosi attorno e ammirando tutta quella naturale bellezza.
Trovò il fratello piegato verso il basso, che gli dava le spalle; ma quando parlò sembrava come se lo aspettasse: “Sai il nome di questo fiore, qual è?”
Zayn si fermò sul posto, analizzandolo da lontano senza il desiderio o la volontà di rispondergli. “Myosotis” disse allora l’Arcangelo. “Nella lingua greca significa ‘orecchie di topo’ datogli per la forma della foglia” continuò, alzandosi e girandosi per guardarlo negli occhi.
“Era così terribile che gli umani si inventarono delle leggende, per giustificare il nome che poi tutti usarono per riconoscerla: ‘nontiscordardime’”.
Zayn lo guardò attento, come se fosse interessato, ma in realtà stava aspettando il momento giusto per parlare di quanto era successo.
“Una di queste – ridacchiò – narrava di nostro padre mentre sceglieva i nomi ai diversi fiori e questa pianta, intimorita che il suo creatore potesse dimenticarla, gli urlò: “non ti scordar di me” facendo in modo che lui la chiamasse proprio così.” Raccontò. “Un’altra, molto più tragica, dice che due giovani stavano scambiandosi le promesse attraverso il simbolo di questo fiore, ma lui cadde nel fiume che era alle sue spalle e le gridò tale frase come promessa di eterno amore”. Michele fece una smorfia. “Ammetto che su quest’ultima non ci sono andati molto lontani, ma la vera storia te la racconterò un altro giorno, non ora. Non sembri molto interessato” tagliò corto. “Cosa ti porta qui, Azrael?”
“Dobbiamo parlare di quanto è successo” rispose allora Zayn, avvicinandosi a lui.
“Cos’altro c’è da dire? Mi sembra che sia tutto quanto chiaro, no?” replicò l’Arcangelo, avvicinandosi ad un giglio per annusarlo.
Il suo viso esprimeva beatitudine. Non sembrava nemmeno più il ragazzo che aveva incontrato l’ultima volta, benché fosse ancora nel corpo di Louis. Si vedeva che quella era la sua casa, il suo piccolo Paradiso, il suo regno. Perché nessun cattivo pensiero sembrava turbarlo - ed era così che ci si sente quando si è nel luogo al quale si appartiene, Zayn lo aveva scoperto, entrando in casa Payne.
“Volevi uccidere Liam, di questo voglio parlare!” lo accusò, allora, avanzando con l’indice puntato. Michele lo guardò con disappunto. “Non dire assurdità, sei tu l’Angelo che osa fare scelte. Io mi apprestavo semplicemente a lasciar correre gli eventi. Lo sai che non decidiamo noi, ma loro. O per lo meno in certi casi.” Ironizzò, ridacchiando. Si spostò tre file più in là, raggiungendo le viole bianche e blu e iniziando a cantare un motivetto sconosciuto col semplice intento di confortarle. “Liam aveva deciso di salvare il suo amico e questo gli sarebbe costato la vita, e come vedi, sarebbe stata una sua scelta. Tu, invece, hai deciso di risparmiarli. Entrambi. Tu, fratello mio, hai scelto. Di nuovo” specificò, girandosi per guardarlo mentre strappava un fiore e glielo porgeva infine. “Significano ‘fedeltà’ le viole. E tu sei fedele ad un umano, presto o tardi pagherai come è già avvenuto” spiegò.
Zayn guardò il fiore blu e poi di nuovo nel viso di quel ragazzo sconosciuto che teneva dentro di sé l’essenza del fratello. Non lo prese, mentre serrava la mascella e a denti stretti “stanne fuori e non avvicinarti più a lui” rispose.
Louis alzò le mani e poi annuì. “Come vuoi, d’altronde a quella festa stavo portando avanti uno dei miei compiti. Non ero lì per diletto.” Lo beffò.
Zayn lo fissò ancora per un istante, poi fece dietro front con l’intenzione di andarsene, ora che aveva la promessa che suo fratello non avrebbe più tentato di fermarlo.
“Azrael, fermati, ti prego. E ascoltami” lo pregò poi. Zayn si fermò senza voltarsi. “Fermati finché sei in tempo. Torna sui tuoi passi e stai lontano da quel ragazzino. Non sarà solo la tua fine a raggiungerti, ma anche la sua” gli spiegò.
Zayn strinse i pugni e “Della mia, poco mi importa. Ma farò di tutto per salvarlo, quindi stanne fuori non voglio mettermi contro di te. Addio, Mikael” lo salutò, prima di sparire.
Louis si voltò guardando il suo Eden e sospirò, mentre gli occhi cadevano nuovamente su quella pianta dalle foglie a forma di orecchie di topo. “Pur volendo, mi è impossibile scordarmi di te”.


Lucifero aveva sempre visto di buon cuore la passione per i fiori di suo fratello Michele e spesso si erano ritrovati per parlarne. L’Angelo della Luce gli chiedeva il nome come se non li sapesse e Michele gli raccontava la storia di ognuno di loro, come dovessero essere accuditi e come si riproducessero.
“Lo vuoi sapere un segreto?” gli aveva detto un giorno. Lucifero, con una scintilla di puro fuoco nei suoi occhi verdi, annuì sorridendogli, così Michele glielo raccontò: “Nostro padre si è dimenticato di dare il nome ad una di queste meraviglie e io da tempo sto cercandogliene uno adatto.”
“Mostramelo” gli aveva chiesto, allora. E Michele, distendendo il palmo della mano fra loro aveva permesso a un germoglio di quel fiore senza nome di sbocciare. Lucifero l’aveva osservato attentamente e in silenzio, senza cavarci nessun nome che fosse adatto ma, poi, prendendogli entrambe le mani per stringerle nelle proprie, l’aveva guardato in quegli occhi azzurri e gli aveva fatto una promessa: “Glielo troveremo insieme, sarà il nostro segreto” e Michele aveva semplicemente annuito, sorridendo colpito dalle loro mani intrecciate e dal calore che quella promessa aveva scatenato in lui.

 
~***~

Quando tornò da Liam era mattina e, così come era giunto da lui la prima volta, fece il suo ingresso durante una conversazione.
“Sei in punizione, Liam!” aveva appena gridato la madre, mentre il padre un po’ orgoglioso del figlio e un po’ in collera con lo stesso, lo fissava da dietro le spalle della moglie. Zayn si accigliò.
“Uscire di nascosto per partecipare ad una festa senza il permesso, cosa ti è saltato in testa? Non sei mai stato tanto incosciente in vita tua, cosa è successo?” parlò la madre, subito seguita dal marito: “Guarda la catastrofe accaduta, figliolo, poteva accaderti qualcosa di brutto!” rincarò la dose, indicando il giornale.
Liam aveva la testa china. Per un attimo, forse, aveva creduto di poterla passare liscia. Troppo ottimista, lo era sempre stato.
Zayn lo guardò confuso, poi fissò i genitori, senza capacitarsi di come essi avessero potuto avere la certezza che il loro figlio fosse a quella festa, ma la voce alla Televisione – che probabilmente raccontava lo stesso fatto in quelle pagine grigie – gli diede la risposta.
“Credevo di essere spacciato, quando il barbecue mi è esploso in faccia. Con i ragazzi stavamo scherzando con l’alcool, ma è stato un incidente. Stavamo attenti, nonostante il rischio… ma poi d’improvviso tutto è esploso e io ero lì davanti e… sono svenuto per il colpo, fino a quando non mi sono reso conto che Liam Payne mi stava trascinando fuori dalla casa nonostante stesse rischiando la propria vita! È un eroe! Mi ha salvato!”
La voce era quella di Andy e per un momento Zayn ringraziò il cielo che non ricordasse tutto nel dettaglio. Non che potesse parlare di lui o di Michele, considerato che non poteva vederli, ma… lo aveva salvato facendolo volare e da svegli, logica o meno, quello era inspiegabile agli occhi di un essere umano. Per fortuna, non ne aveva parlato e probabilmente nemmeno lo ricordava. Andava bene che ricordasse l’unico salvatore possibile, che lo era stato davvero, sebbene i suoi limiti.
I genitori guardarono lo schermo e poi di nuovo loro figlio. Il padre aveva ancora quell’espressione orgogliosa mista alla disperazione pura, mentre la madre era colta soltanto da forti spasmi. Alla sola idea di aver potuto perdere il proprio figlio, per una seconda volta, l’aveva fatta controllare nella disperazione.
“Un eroe, visto?” tentò Liam, cercando di fare ironia in quel momento di tensione. Guardò Zayn e sorrise, ma non ricevette risposta. Zayn, piuttosto, incrociò le braccia al petto e lo fissò serio come chi gli aveva fatto già delle premesse che lui non aveva affatto ascoltato.
“Un eroe in punizione. Per un mese. La tua unica possibilità di respirare aria al di fuori di questa casa è a scuola. Nient’altro ti è concesso, chiaro?” ululò la madre col dito piantato. Liam annuì semplicemente, fino a quando non si ricordò del Basket: “è per la finale di Basket?” implorò guardando i propri genitori supplicante. “È importante, ci saranno gli osservatori per l’Università!” motivò. I genitori esitarono. “Ne riparleremo. Ora vai a prepararti per la scuola” conclusero, indicandogli le scale per raggiungere il piano di sopra ed eseguire i loro ordini.
Liam non li fece attendere molto, si alzò dalla propria sedia e mentre lanciava un’ultima occhiata verso Zayn, puntò le scale e salì fino alla sua camera, dove si chiuse dentro.
Quando si voltò verso il letto, non saltò di sorpresa nel trovarci vicino l’Angelo. Ormai non sapeva più sorprenderlo, era lui, piuttosto, a prevedere ogni sua mossa.
“Ora mi dirai che me l’avevi detto e blablabla” esclamò, gettandosi subito dentro l’armadio. Zayn lo studiò con attenzione, inclinando appena il capo.
“Da quanto tempo pensi che io sia pesante, Liam?” gli domandò. Liam si voltò a guardarlo con aria scioccata: “Ora non fare il permaloso” esclamò. “Da mai” continuò. “Ma il tuo sguardo mi sta urlando proprio questo: te l’avevo detto” precisò.
“Perché io ti avevo detto di non andarci, per davvero” replicò. “Così Andy sarebbe morto!” urlò un po’ troppo, girandosi verso l’Angelo con una maglietta e un jeans tra le mani.
Zayn deviò il suo sguardo. Non parlò, perché sarebbe stato fin troppo sincero nel dire che di quel ragazzo poco gli importava.
“Allora, tuo fratello mi vuole morto?” cambiò argomento, scegliendone un altro estremamente delicato.
Zayn tornò a guardarlo e negò. “Non si farà più vedere” spiegò, ma la sua era più una speranza.
“E Louis?”
Zayn pensò che il corpo di quel ragazzo era ancora nelle mani di Michele, ma nonostante questo non sapeva le sue sorti, perciò fece spallucce. “Non lo so”.
Liam iniziò a prepararsi, svestendosi e rivestendosi velocemente. “Quanto odio questa tua solita risposta…” biascicò, poi, inserendo con fretta nello zaino libri e quaderni. “Come?”
Non lo so” lo imitò, prima di guardarlo duramente per l’ultima volta, piantato vicino alla porta della sua stanza e uscendo indispettito.
Zayn rimase a guardare quella porta per qualche minuto, sentendosi afflitto; lui voleva parlargli di quel casto bacio, di cui il ricordo non aveva smesso mai di tormentarlo, ma ora che avevano finito per bisticciare, se ne rimase lì, inebetito a fissare il nulla, domandandosi cosa avesse fatto per finire a litigare di nuovo con Liam.


Liam tornò nel pomeriggio, senza parlare con nessuno. Si infilò nella propria stanza con una mela tra le mani. Lasciò lo zaino a terra e si tuffò sul letto a pancia all’aria. Morse la mela, mentre pensava a quella strana giornata.
Era stata per molti aspetti diversa dal solito. Danielle si era comportava come se nulla fosse accaduto durante la festa, così nuovamente Liam si era ritrovato a lasciarla. Stavolta senza lasciare spazio a qualsiasi tipo di dubbio che potesse farla fraintendere. Era stanco, dopotutto, di portare avanti una situazione dalla quale non traeva nessun beneficio. Se una volta gli bastava baciarla e farci sesso, ora nemmeno quello sembrava più funzionare. “E con chi pensi andrò al ballo, da sola?” gli aveva urlato lei, disperata. Al ballo, Liam, non ci aveva nemmeno pensato.
“In ogni caso non ci sarei nemmeno venuto“ visto che era in punizione. E Danielle uscì dalla sua vita con il suono della sua voce che gridava ogni sorta di maledizione. Se era una strega, Liam era spacciato.
A mensa, Sandy era stato più carino e disponibile del solito. Avevano parlato delle tattiche da utilizzare per la finale e, forse per la prima vera volta, erano stati amici. In molti, poi, avevano incominciato a chiamarlo ‘eroe’, dandogli modo a fine giornata di fargli credere che grazie a quanto era successo, ora tutti nutrivano per lui una sorta di rispetto. Tutti, compreso Sandy.
Per Liam, però, erano importanti due cose soltanto: che potesse giocare alla finale e che facesse pace con Zayn.
L’Angelo, tuttavia, non si fece trovare quando il ragazzino tornò a scuola e Liam, in silenzio, senza farlo capire a nessuno – anche se nessuno avrebbe potuto insospettirsi – lo aveva aspettato fino a notte fonda.

Liam era al computer, stanco e assonnato, mentre visitava la pagina di un college. Si era quasi deciso di mettersi a letto e desistere all’idea di risolvere con l’Angelo, quando voltandosi verso l’armadio lo trovò lì, in piedi, ad attendere un suo cenno.
Liam saltò sulla sedia e si toccò il petto, respirando rumorosamente. “Dannazione, da quando sei lì?”
Zayn abbozzò un sorriso. “Tanto da sapere che non hai avuto la tentazione di visitare dei siti porno” lo burlò.
Liam sgranò gli occhi e arrossì. “Dimmi che non puoi renderti invisibile e che non mi hai mai osservato in quei momenti” si augurò.
Zayn abbassò il capo e si avvicinò al letto, ridacchiando. “Non appena ho capito a cosa servisse, non sono rimasto a guardare, puoi star tranquillo”.
Liam tossicchiò imbarazzato. “Ed esattamente quanto ci hai impiegato a capirlo?” Insomma, pensare di essere osservato in quei particolari momenti era l’incubo di qualsiasi adolescente – e non – tutte quelle domande erano abbastanza ovvie.
Zayn si sedette sul letto e lo guardò dritto negli occhi. “Poco” disse malizioso.
“Ora ti arrabbierai di nuovo con me?” domandò subito dopo.
Liam lo fissò serio, lasciandosi scivolare addosso tutta quella futile preoccupazione e sorrise, negando.
“Volevo scusarmi, stamattina ero nervoso: ero appena stato messo in punizione e me la sono presa con te” spiegò.
Zayn annuì. “Devo dirti una cosa, Liam. Ma spero che tu non te la prenda nuovamente con me…”
Zayn aveva il viso abbassato, così se ne accorse subito quando Liam, girandosi con la sedia dalla sua parte, gli si avvicinò per afferrargli le mani. “Dimmi tutto, ti prometto che non mi arrabbierò”.
Zayn voleva seriamente parlargli del bacio, perché anche se era stato celere e probabilmente l’altro nemmeno lo ricordava, per lui era stato importante. Ma prima di tutto, lo sapeva, veniva la sincerità.
Si era detto che per il bene di Liam era stato meglio non essere sempre sincero, ma arrivato a quel punto non sapeva più a cosa credere. Quando aprì bocca per palesare ciò per cui aveva ponderato per tutto il giorno, prevalse qualcosa di prettamente umano: l’istinto.
“Non sono stato sempre sincero con te e se ho mentito, l’ho fatto per proteggerti.” Prevenne, stupendosi delle sue stesse parole. “Tempo fa andai a parlare con uno dei miei fratelli, tu lo conoscerai come il Male, ma il suo nome è Lucifero e…”
Liam sgranò gli occhi di fronte a quell’esitazione. “Oh, quindi esiste pure lui…” commentò, interrompendolo. Zayn annuì. “Oh, sì, esiste. Vedi, lui è stato l’unico oltre me a compiere una decisione secondo libero arbitrio e quindi credevo potesse essermi utile per capire cosa fosse accaduto con te quando io- beh- ho deciso di cambiare il tuo Fato. Questo è successo poco prima di tornare da te, dopo che non c’ero stato per tre anni, e non perché è stato capace di darmi una risposta ma perché ho intuito dal suo discorso che eri in pericolo, a causa mia, e dovevo proteggerti” spiegò.
Liam annuì: “Cosa ti ha raccontato?”. Zayn esitò, fissando le mani ancora in quelle di Liam. Gli accarezzò con l’indice il dorso della mano e con il pollice il palmo e sorrise lievemente. “Una volta non potevo percepire la tua pelle. Credevo di poterlo fare perché conoscevo la consistenza della mia, ma soltanto adesso so che non era così, perché la sento. È morbida, qui – e carezzò con l’indice – e piena di calli sui palmi a causa degli allenamenti. E sento e provo tante altre cose, grazie a te. E tu… e tu mi vedi a causa mia” spiegò. “Mi ha detto questo. Sei in pericolo perché togliendoti dal braccio della morte, ti ho ceduto una parte di me, chiedendo in cambio un po’ di te”.
Liam cercò il suo sguardo, abbassando il collo e chiedendo silenziosamente di guardarlo. “Hey, okay che sono un po’ scemo, ma questo l’avevo capito da un po’ di tempo, eh?!” esclamò, sorridendogli.
Zayn si accigliò. “Dovevo spiegarmi in qualche modo il fatto che tu dovessi andare in bagno, fossi allergico al polline e tanto altro!” continuò. “Certo, non avevo pensato al fatto che anche tu mi avessi dato qualche dono in cambio, ma in effetti ha senso. Perché non hai potuto dirmelo prima, scusa?”
Zayn lo guardò con cipiglio. “Liam, non conosco il tuo punto di vista ma tutto ciò non è un bene! Ti ho messo in pericolo per un’azione puramente egoistica e ora non ho la minima idea di come venirne a capo e metterti al sicuro. Michele- Mio fratello, non me lo ha detto chiaramente, ma crede che dietro a tutto questo ci sia Lucifero e lo credo anch’io, per questo ho taciuto inizialmente, avevo paura che farti sapere la verità avrebbe fatto scattare l’ennesima molla del suo piano, ma ora non posso più tacere perché Michele, pur di fermare Lucifero, sarebbe disposto a tutto”.
Liam annuì impercettibilmente. “Anche uccidere me- oh, okay.” Commentò. “Scommetto che in tutto questo c’è di mezzo un trascorso brutale tra Michele e Lucifero, o no?” ironizzò.
Zayn annuì. “Ovviamente”.
“Di cosa si tratta?” domandò curioso l’essere umano. Zayn fece spallucce: “Hai presente la caduta di Lucifero?”
“Oh no” esclamò Liam. “Oh sì…” replicò Zayn. “Nessuno sa cosa sia successo esattamente, ma in molti spesso raccontano di quel dì, come uno dei più brutti per nostro padre e per Michele. Vincendo su Lucifero, lo hanno perso definitivamente e tutto è cambiato.”
“Cosa voleva Lucifero?” domandò Liam. Zayn sorrise “inizialmente, il suo desiderio era quello di essere libero di compiere scelte a dispetto dei voleri di nostro padre” Liam si irrigidì, temendo forse per la prima volta della sorte di Zayn. “Col tempo ha perso il controllo dei suoi stessi desideri. Michele era al suo fianco, in quella scelta, ma poi…” Zayn esitò abbassando di nuovo lo sguardo.
“Poi?”
“Quando capì che Lucifero, per essere veramente libero, voleva prendere il posto di nostro padre, gli voltò le spalle. Fu tutto veloce e improvviso. Sai quel momento in cui pensi che il male avrà la meglio e accade l’imprevedibile che cambia le sorti? Ecco, è successo questo… Si dice che sia stata la prima volta che nostro padre abbia pianto sia per gioia che dolore, al tempo stesso”.


C’era solo una persona che poteva trascinare i suoi piani nella catastrofe, ma se aveva sempre pensato a ogni minimo dettaglio e aveva messo in discussione tutti e tutto, non lo aveva mai fatto per chi, invece, si ritrovò a tradirlo.
Lucifero, infatti, sapeva che il loro padre non avrebbe mai avuto la forza di esiliare le sue due creazioni più belle, perciò finché a contrastarlo fossero stati entrambi, era sicuro della riuscita del suo piano.
Dio, d’altra parte, se era cosciente della caparbietà di uno, era stato soprattutto fiducioso della fedeltà dell’altro, quindi non aveva fatto altro che attendere. Attese fino al momento in cui Michele non decise davvero di voltare le spalle al proprio fratello e ai suoi folli ideali, per tornare sulla via della ragione, per tornare da lui.
Accadde d’improvviso, ma chi ne fu più sorpreso fu soltanto Lucifero. Quando Michele gli diede le spalle, agli sgoccioli dalla fine e dalla loro vittoria, e preferì il padre, Lucifero lo arrestò afferrandolo per un polso e lo voltò, guardandolo disperato.
Non poteva tradirlo proprio lui, per questo non aveva mai avuto dubbi sulla sua fedeltà.
Aveva sempre creduto che il loro fosse un unico desidero, ma la cosa che imparò quel giorno, dopo la caduta, fu che era solo, solo in tutto: a credere che volessero e provassero le stesse cose; il solo ad essere punito per un sogno che aveva visto realizzarsi grazie ad entrambi.
Era il solo a perdere. Era solo.
“Perché?” gli aveva domandato, semplicemente. Michele gli aveva sorriso appena. “Scelgo di non scegliere, fratello. Arrenditi anche tu e nostro padre ti perdonerà”.
Lucifero sgranò i suoi meravigliosi occhi che per la prima volta non sembrarono più scaltri e vispi ma colti da sincera paura e profondo risentimento. Paura di non saper vivere senza essere al fianco di suo fratello; risentimento, perché era stato tradito dall’unica persona di cui si era sempre fidato sinceramente.
Erano nati per essere una cosa sola e ora il loro legame si stata piegando e distruggendo senza che ci fosse alcun modo per rimediare.
Poi, trovando un margine di ragionevolezza, sorrise anche lui e, lasciandogli il braccio, gli mostrò il palmo, mentre fioriva un germoglio.
“Non ti scordar di me” gli disse calmo e imperscrutabile, mentre quel fiore, il loro piccolo e unico segreto, svolazzava dalla sua mano a quella di Michele.
Si guardarono e in silenzio, con quel gesto, Lucifero agì: perché lui invece aveva scelto di scegliere.
Con quelle ultime parole pronunciate in un soffio di vento, l’Angelo della Luce cadde verso la Terra e sprofondò oltre essa, finendo in quella che sarebbe stata sia prigione e sia regno, l’unico luogo in grado di contenere la sola creazione di Dio che, sfidandolo, era giunta a un passo dal riuscirci.


“Ieri sono andato a parlare con Michele” continuò Zayn. Liam lo guardò sfacciato: “Non lo avrai minacciato di starmi alla larga, vero?” sperò.
Zayn annuì “non credo che lo farà...” borbottò.
“Che testone che sei, ovvio che non lo farà!” lo rimproverò, acciuffando velocemente i capelli neri dell’Angelo per spettinarglieli. Zayn lo afferrò per i polsi e lo guardò disperatamente. “Non so che fare, Liam. Io- io ho combinato un casino, non avrei dovuto- io-” balbettò.
Liam si mosse, con i polsi ancora bloccati dalle mani di Zayn, per afferrargli il viso e costringerlo a guardarlo in viso: “Ogni scelta comporta delle conseguenze. Se si è abbastanza coraggiosi da compierle, bisogna anche esserlo per tutto ciò che ne segue. Quando hai deciso di non farmi morire magari non immaginavi tutto questo, ma è accaduto, Zayn. Avresti potuto non fare niente, ma qualcosa ti ha detto che dovevi reagire. Lo stesso che ha mosso Lucifero a compiere le sue azioni, credo. Io non dico che hai sbagliato, io dico che hai osato. E credo in te e nelle tue scelte, perché probabilmente avrei fatto lo stesso, ma molto prima. Quindi se ci sarà una punizione perché qualcun altro lo considererà uno sbaglio, va bene, lo affronteremo insieme. Non ti abbandonerò, intesi?” gli disse in un sussurro pieno di fiducia e promesse.
Zayn lo guardò meravigliato. Accadeva spesso che Liam riuscisse a dire le parole giuste per sorprenderlo ma questo non aveva mai fatto in modo che risultasse ovvio ai suoi occhi il fatto che quel ragazzino, ormai non più tanto piccolo, potesse riuscirci ancora.
“Devo dirti un’altra cosa, a proposito di questo” disse poco dopo. “Lucifero mi ha detto che questa cosa tra noi, il fatto che uno abbia dell’altro un po’ della sua essenza, ha scatenato un processo di unificazione. Siamo legati e interdipendenti. Così quello che succede a me…”
“Potrebbe accadere anche a me” continuò Liam, stupito. “Ecco, questo ora mi fa capire la tua ossessione nel volermi proteggere. Ma- allora anch’io devo proteggere te!” esclamò. Zayn sorrise e annuì. “Da te stesso, però” continuò come fosse un rimprovero scherzoso. “Smettila di avere segreti con me, altrimenti non sopravvivremo molto a lungo!” lo minacciò. Zayn annuì.
“Nessun segreto?” chiese. Perché in effetti ne aveva ancora uno da tirare fuori dalla sua bocca e che, forse, più di tutti, aveva paura di dire ad alta voce.
“Nemmeno uno. Ne hai ancora?” Liam rabbrividì al pensiero che l’Angelo lo tenesse all’oscuro di chissà quali altri terribili segreti.
Zayn annuì. “Ce n’è uno, sì” biascicò, d’improvviso imbarazzato. “Avanti, spara” esclamò con veemenza l’altro. “Sono preparato a tutt-” tentò di continuare, cercando di rassicurarlo. Ma Zayn prese subito la parola e, sorprendendolo, “non smetto di pensare al bacio di ieri sera” sputò fuori e, proprio come fosse il proiettile venuto fuori da una pistola ora fumante, colpì il petto di Liam che cominciò a battere irregolare, come fosse sul punto di arrestarsi a quel colpo mortale ma al tempo stesso avesse voglia di sopravvivere per dimostrargli che quel segreto era un po’ anche suo. “Oh” disse soltanto.
Non era ferito, ma sorpreso… sì, lo era tanto.
Lo ricordava, eccome se lo ricordava, ma aveva creduto, spingendolo via a ritroso quando questo aveva tentato di risalire tra i mille pensieri, che per l’altro non doveva essere stato importante. Ora, però, che era chiaro il contrario, Liam non aveva più parole, né alcuna giustificazione.
“Oh” ripeté. Zayn guardò altrove, incapace di sostenere quella situazione. Poi “avevi detto tu di non avere più segreti” si giustificò.
Liam esitò ancora un momento, poi a quelle parole iniziò a ridere istericamente. “Scommetto-” disse tra le risa. “Che- beh- vuoi una spiegazione…”
“Io credevo che nemmeno te lo ricordassi, eri un tantino brillo” disse mogio. “Ma più che una spiegazione vorrei sapere se- insomma- cosa-” incespicò. Dopotutto, non era abituato a quei tipi di affari. Avrebbe potuto parlare delle questioni familiari per più di un’ora, ma per un bacio, la lingua di Zayn sembrava intrecciarsi in un nodo molto complicato da sciogliere.
Liam ridacchiò, teso e nervoso. “È da un po’ che volevo farlo” ammise Liam, velocemente, senza troppi giri di parole. Zayn lo guardò sorpreso. “Davvero?” sembrava contento. Eppure la distanza e le liti sembravano dirgli il contrario.
“Sì, beh, più la mia mente ci pensava e più il mio corpo tentava di scappare all’evidenza. Poi, in quel momento, sarà stata l’euforia o il pensiero che non ci potessero essere altri modi, col fatto dell’incendio, e così io… il mio corpo ha agito istintivamente. Mi dispiace, devo averti confuso e inorridito…”
Zayn si accigliò. “Inorridito? No… affatto! A me… io- oh, dannazione” esclamò imbarazzato. Liam sorrise contento. “Ti è piaciuto?”
“Lo volevo, Liam” ammise infine. “Lo volevo anche se non ci avevo mai pensato chiaramente. Lo volevo ma non avrei mai osato farlo per primo perché, insomma…”
“È complicato” intervenne per lui, il ragazzo. Zayn annuì.
Poi si guardarono e fu tutto naturale, quasi esplicito, il volere ancora di più, a tal punto da non dirselo.
C’erano un’infinità di problematiche fuori da quella stanza, ma in quel momento tutto ciò che sembrava davvero importare era scoprire cosa fosse l’amore, il grande punto interrogativo che da anni entrambi cercavano di capire.
E così fecero un tentativo di scoprirlo, assieme, attraverso un bacio. Si avvicinarono piano, colmando quell’esile distanza che li divideva.
Quando furono a un centimetro di distanza, l’uno dalle labbra della altro, erano emozionati. Se Liam era convinto di essere già pratico in quel tipo di affari, aveva appena fatto una scoperta sensazionale: non lo era affatto. Mentre Zayn, beh, camminava su un campo minato ma mai un tale pericolo gli era sembravo più eccitante.
Fu proprio lui a colmare la distanza e a lambire con la bocca un labbro di Liam, conoscendone finalmente la consistenza, nel modo in cui la prima volta non era stata capace di fare.
Non ci fu nemmeno la fretta, questa volta, anche se entrambi non vedevano l’ora di scoprire quale tipo di emozione ne sarebbe derivata, come se stessero per aprire il vaso di Pandora per svelarne ogni segreto.
Esitò su quelle labbra, con un bacio casto. Fu quello il momento per Liam di mostrargli il resto. Lo afferrò nuovamente in viso con entrambe le mani e si avvicinò a lui col petto, mentre schiudeva le labbra e insinuava la sua lingua nella bocca dell’Angelo.
Fu lento, parsimonioso, come se seguissero le tappe di una ricerca del tesoro senza alcuna mappa. Ma erano come preparati a ogni tipo di sorpresa, che accoglievano a braccia aperte.
Quello che scoppiò, mentre si baciavano, fu il desiderio. Si divisero appena, soltanto per approfondire di nuovo. Zayn tenne gli occhi aperti, perché così credeva di conoscere di più, ma poi si buttò nella scoperta di quelle sensazione, che non solo sembravano circondarlo ma coinvolgerlo internamente, e chiuse gli occhi.
Vide la sua opera d’arte. Non vide mai tanto bene come in quel momento. E se fino a quel momento aveva creduto che solo il padre fosse capace di rendere la perfezione percepibile, dovette ricredersi: quel bacio era una loro creazione ed era perfetto.
Si ritrovò ad ansimare, mentre entrambi si tiravano in piedi per avvicinarsi più di quanto già non fossero. E si cinsero con le braccia, abbracciandosi non solo con esse ma con tutto il corpo.
Il sapore di Liam era tanto diverso quanto simile a quello di Zayn. Complementare, trovò poi la parola adatta per descriverlo.
Era il suo primo bacio, ma sapeva che, con quell’essere umano, d’ora in avanti, se ne fossero susseguiti altri, sarebbero stati tutti con quella carica coinvolgente di passione e dolcezza.
In un momento pensò perché non lo avesse fatto prima e perché avesse aspettato tanto tempo, per baciare qualcuno, ma quando Liam ansimò, come poco prima aveva fatto egli stesso, sopraggiungendo con le mani nei suoi capelli per stringerli e spingerlo maggiormente sulla sua bocca, capì che aveva atteso tutto quel tempo perché non vi era nessun altra anima, sulla Terra e in ogni altro luogo esistente, capace di fargli desiderare un contatto così intimo.
Solo Liam. Nella sua esistenza, avrebbe baciato solo quelle labbra. E le sue sarebbero appartenute solo a quell’essere umano.
Al sorgere di quei pensieri, però, anche qualcosa si svegliò per la prima volta, in una reazione che non aveva mai provato prima. Perciò si allontanò velocemente da Liam, credendo di aver sbagliato qualcosa.
Liam gemette frustrato e rimase impalato laddove era rimasto, mentre baciava e si lasciava baciare dall’Angelo. Aprì gli occhi, incapace di capire cosa fosse successo e guardò la reazione di Zayn: lo fissava con gli occhi sgranati e impaurito.
“Che succede?” ma non ci fu bisogno di una risposta, quando la vide. Si tappò la bocca e trattenne una risata.
“Liam… devo andare in bagno” tentò Zayn, considerato che era l’unica soluzione possibile. Liam rise apertamente e negò, avvicinandosi a lui.
“È imbarazzante dovertelo spiegare, Zayn, ma quella cosa non significa che devi andare in bagno” ironizzò, abbracciandolo. Zayn tentò di spingerlo via, per evitare di fargli sentire quel rigonfiamento duro che tanto lo imbarazzava, ma Liam lo strinse ancora più forte a sé, dimostrandogli che col tempo e con tanto allenamento era diventato abbastanza forte da sapersi confrontare con la sua forza.
“È normale, calmati. È tutto normale.” Tentò di rassicurarlo. “Se smetti di agitarti e provi a stare attento a ogni dettaglio, ti accorgerai che stiamo avendo le stesse reazioni” gli spiegò sottilmente. Zayn lo guardò con cipiglio, ma si calmò quel tanto da restargli abbracciato.
Capì e con espressione sorpresa “oh” esclamò. Liam ridacchiò ancora e annuì. “Eh, già. È tutto normale. Cioè, per gli umani lo è. Non so per gli Angeli. In realtà, credevo foste tutti asessuati, ma da quando ho scoperto che devi andare in bagno tutte le mie certezze sono crollate” spiegò ironicamente. “In ogni caso, credo che tutto ciò sia possibile per quella parte di me che risiede in te”
Zayn annuì, inizialmente, voleva dargli tante spiegazioni ma non aveva alcuna capacità di esprimersi. Poi negò. “Non è solo per quello” intervenne alla fine. “Non è solo perché c’è la tua umanità in me. Io ti voglio…” si espresse quasi fremendo.
Liam sorrise imbarazzato. “Ti voglio anch’io, e non è solo perché c’è un po’ di essenza angelica in me” convenne. Si sorrisero, facendolo entrambi in modo nuovo: c’era malizia intrisa a una innaturale tenerezza che fece sciogliere ogni inibizione fra loro.
Tornarono a baciarsi, scoprendo che esisteva un altro tipo di velocità nel farlo: quella della bramosità di appartenersi.
“Io non so cosa sto facendo” esclamò l’Angelo, tra quei baci e quelle carezze, provocando l’ennesima risata di Liam. “Perché io sì, eh?” fu la risposta, mentre si avvicinano al letto.
“Sicuramente hai più consapevolezza di me. Lo hai già fatto…” Zayn lo guardò, mentre si sdraiavano sul materasso. Liam negò velocemente: “Non con te e, fidati, è tutta un’altra cosa. Tu sei sicuro di ciò che stiamo facendo?” domandò, impaurito all’idea che Zayn potesse fare retromarcia in qualsiasi momento, contro il proprio volere che, palesemente, esprimeva la voglia di continuare fino alla fine.
“Per niente, ma- ricordi il discorso di quel film che ti è piaciuto tanto? Dice: “dimentica il cervello e ascolta il cuore” perché se non tenterai mai nella vita, allora non l’avrai mai vissuta. E io voglio farlo, voglio viverti anche se non sono sicuro di nulla di ciò che stiamo facendo” spiegò, baciandolo ancora e ancora, mentre parlava. Sdraiato sopra di lui, con le loro tensioni tesissime nel basso ventre, era stato difficile parlare con raziocino, ma alla fine ci era riuscito.
Liam socchiuse gli occhi, mentre Zayn gli carezzava i capelli, e lo pensò come fosse un pensiero semplice. Amore. Ecco, cos’era, e se da sempre gli era sembrato intricato, ora niente era più semplice ai suoi occhi.
“Tu sei sicuro di ciò che stiamo facendo?” gli domandò, a sua volta, Zayn.
Liam sorrise, aprendo gli occhi. Guardò le labbra del suo Angelo e annuì. Zayn sgranò gli occhi, sorpreso. “Amore” gli soffiò sulla bocca. “Stiamo facendo l’Amore, Zayn”.


 
I gave you all that you feel and everything you hold dear
Even the book in your pocket
You are the sun and the light you are the freedom I fight
God will do nothing to stop
The origin is you
You're the origin of love
7

Non ci sono più parole per spiegare quanto avvenne. Ci furono sguardi, baci e altre scoperte che li lasciarono senza nemmeno un vocabolo da utilizzare; e si colmarono come solo quel mistero chiamato Amore era sempre stato capace di fare. Tuttavia, spiegarlo sarebbe come tentare di capire il senso della vita e assieme ad esso il senso dell’Amore: semplice a farlo, certo, ma del tutto inutile e fuorviante tentare di descriverlo.
In casi come questi, difatti, bisogna solo tacere.

 
You kiss on me, tug on me,
rub on me, jump on me,
You bang on me, beat on me,
hit on me, let go on me,
You let go on me.
8

Ci fu un momento, però, che rovesciò tutta quella perfezione - perché ogni cosa perfetta è macchiata sempre d’imperfezione.
Accadde in un battito di ciglia: aveva trattenuto il respiro, dopo aver ansimato, e teso tutti i muscoli mentre spingeva dentro di Liam, prima di sentirsi risucchiato dal suo stesso ombelico.
Avvenne nel momento in cui Zayn sopraggiunse, come la metafora più comune al mondo spiega, davanti alle porte del paradiso. Ma, per l’Angelo, non fu soltanto una metafora.
Nello stesso istante in cui egli si ritrovò a percepire per la prima volta il peccaminoso piacere che aveva esiliato Adamo ed Eva dall’Eden, a sentirsi folgorato da esso e così spregiudicato da volerlo provare a pieno, grazie alle attenzioni di Liam che in ogni attimo aveva avuto la premura di fargli cogliere ogni impercettibile emozione… sì, proprio in quel preciso istante, senza parole e colto d’improvviso, si ritrovò davanti agli occhi del suo Creatore.
“Figlio mio, non c’era momento più adatto per ritrovarci, vero?” furono le parole che udì, dette da una voce gioviale e canzonatoria.
Zayn si guardò, completamente spaesato. Aveva la vista annebbiata e i sensi intorpiditi. Capì immediatamente che bloccare quel tipo di emozioni proprio in quel momento era la peggiore delle sofferenze.
Si trovavano fra le nuvole di un cielo chissà quanto lontano da Liam.
Suo padre lo guardava con occhi ilari, di chi aveva programmato quell’incontro, in quel preciso modo, chissà da quanti secoli, aspettandosi esattamente di provare quel tipo di divertimento. Perché Dio era divertito: i suoi occhi allegri e il suo sorriso spiritoso glielo garantivano.
Resosi conto in che stato egli si presentava davanti al padre, tentò di coprirsi soltanto in un secondo momento, chiaramente imbarazzato.
“Vedi, questa è una tipica reazione umana. È curioso che tu ti senta imbarazzato di fronte a chi ti ha creato e ti conosce meglio di chiunque altro, non trovi?” si burlò di lui. “Ma in ogni caso, se non ti fa sentire a tuo agio” continuò e schioccò le dita. “Ecco fatto” e Zayn fu nuovamente vestito.
“Padre” Zayn si inchinò al suo cospetto, abbassando il capo, profondamente imbarazzato. Il buon umore di quell’uomo, tuttavia, non lo rendeva impaurito.
E poi era pronto a tutto, non si pentiva di nulla, solo di non aver agito prima. Ma così, almeno, aveva potuto godere di più attimi assieme a Liam e, quindi, non si dispiaceva nemmeno dell’attesa.
“Suvvia, figliolo, alzati ed evitiamo queste inutili convenzioni” lo ammonì lui. Rise, poi, e fu come udire un coro cantare un Inno alla sua gloria.
Zayn non era più mortificato. Si alzò, teso, e sperò soltanto che la sua caduta negli inferi avvenissimo nel modo più veloce possibile. Era disposto ad ogni tipo di atrocità, ora che aveva provato la peggiore: dividersi da Liam nel momento più intimo e bello che avesse mai vissuto in tutta la sua esistenza.
“Smettila di farti simili paranoie, Zayn, non verrai punito da me.” Furono poi le parole capaci di sorprenderlo. Guardò il padre scettico ed esitò. “Ma… allora perché sono qui?” chiese.
Dio gli si fece più vicino e lo accolse con una pacca sulla spalla. Poi “la domanda giusta è: come ci siamo arrivati a tutto questo?” e rise ancora.
Zayn lo guardò accigliato e per un attimo si perse in quei grandi occhioni blu a tal punto da domandarsi se tutto ciò fosse reale o frutto della sua sfrenata fantasia. “Non capisco” biascicò.
“Vieni, facciamo un po’ di allenamento sulle nuvole” fu la richiesta del padre. Solo in quel momento notò la tavola da surf, bianca strisciata di blu con un sole sulla punta di essa.
E quando alzò lo sguardo sul volto del padre, notò anche un paio di pantaloncini corti e il suo petto nudo e glabro.
Era a bocca aperta: se stava sognando, doveva aver mangiato qualcosa di pesante perché tutto si stava facendo troppo surreale.
“Ti unisci a me?” lo invitò il padre, mentre ondeggiava su quella forma gassosa con maestria e disinvoltura. “Adoro il surf!” esclamò con ardore, ridendo ancora più forte.
Zayn rimase a guardarlo per qualche secondo, grattandosi il capo e finendo per scompigliare di più la sua chioma scura.
“Credevo di aver scatenato la tua ira, padre” gli disse. “Oh, affatto, figliolo! Ma non mi stupisco. Tutto ciò è nato per un enorme incomprensione da parte tua” gli disse. Poi scivolò dalla tavola, rimanendo sulla tavola, e gli fu di nuovo vicino, sospeso nel nulla di quel cielo azzurro e limpido come quegli occhi che inevitabilmente era ricolmi di amore e pazienza.
“Hai sempre creduto di non essere libero di compiere scelte prese di tua spontanea volontà, quando io non ho mai imposto una regola tanto ferrea. Il tuo essere umano ha avuto totalmente ragione nel dirti che nell’osare non c’è nulla di sbagliato. Ti ho creato non perché mi dava noia fare il tuo compito, ma perché ci fosse qualcuno oltre me coscienzioso nell’avere un ruolo tanto importante. Mi aspettavo questa tua decisione da secoli, ormai, ma al tempo stesso sapevo che sarebbe accaduto soltanto dal tuo incontro con Liam. Oh, quel caro ragazzo. Con lui devo averci messo troppo amore e guarda che fiorellino intelligente che è venuto fuori” si congratulò da solo.
“Mi stai dicendo che ti aspettavi che io lo salvassi?” domandò.
Non era possibile.
“Affatto! Mi aspettavo che tu compiessi una scelta: oltre alla sua salvezza, c’erano altre mille strade che avresti potuto compiere. Tu hai scelto quella più umana: la speranza che meritasse di meglio. E, infatti, gli sei capitato tu nella vita…” affermò, sorridendogli teneramente, come solo un padre è capace di fare guardando un figlio.
Zayn lo fissò, sentendosi sempre più perso. “Temo di non capire ancora, padre. Perché allora Lucifero è stato punito? Anche lui ha compiuto una scelta e-” tentò di spiegare, ma il padre lo fermò nuovamente.
“Io non ho punito tuo fratello per la scelta compiuta, ma per le conseguenze che essa ha comportato. Credeva di non essere libero, sotto la guida del mio volere, e ha scelto una fra le mille strade che avrebbe potuto percorrere per esserlo: sfidarmi per ottenere il mio posto. Ma ci sono tanti modi per essere liberi, non trovi?” parlò dolcemente, e ogni parola pareva una carezza fatta sul suo viso turbato. Zayn annuì.
“Ma Michele…” tentò.
“Tuo fratello agisce ancora per tentare di farsi perdonare. Crede che riportare tutto all’ordine iniziale sia la soluzione per non ricadere in quello stesso errore che lo ha visto partecipe, secoli fa”.
L’Angelo della morte annuì ancora. “Perché sono qui?”
“Perché volevo dirti la verità, figliolo. Avevo questa curiosità nei tuoi confronti e per quanto ti è successo, tale da crescere ogni secondo sempre di più. Cosa hai provato? Puoi raccontarmelo? Cosa si prova a vivere una passione così forte che ti fa andare oltre il pericolo di uno sbandamento? Quanto è forte questo desiderio di amore che ti spinge contro ogni avversità, abbattendole?”
Riempirlo di domande non fu congeniale per quella mente ancora confusa, così Zayn si prese del tempo per riflettere. Dio tornò ad allontanarsi su quella tavola da surf fatta per cavalcare delle nuvole calme, mentre attendeva pazientemente.
“Sai, a volte credo che si provi lo stesso cavalcando le onde in un mare agitato, aperto e disponibile a ogni pericolo. Ciò che mi ha spinto ad osservarti, è proprio questo: semplice curiosità” continuò il Creatore.
E Zayn si rallegrò a quelle parole, perché se per anni si era sentito diverso da tutti, ora scopriva di non esserlo affatto. Probabilmente c’era chi riusciva a nasconderla bene, ma ogni creatura esistente era stata creata con quella caratteristica. Anche suo padre era curioso e, ora, si riconosceva in lui come suo simile.
“Non sai quanto questo mi consoli, padre” spiegò inizialmente. “Per anni ho temuto di essere nato sbagliato perché per lo stesso tempo credevo di non dover essere curioso.” Continuò. “Ma mi dispiace dirti, ora, dopo che mi hai dato tanto, che non ci sono parole per descrivere cosa si prova e quale sia il motivo che mi spinge a non aver paura di affrontare qualsiasi tipo di avversità. O meglio, il mio è stato Liam, ma non credo che sia così per tutti. Ognuno, alla curiosità, ha una risposta diversa.” Concluse.
Dio lo guardò con meraviglia, poi sorrise. “Lo capisco perfettamente” rispose. “La soluzione si ha con la sola pratica” disse serafico.
Zayn annuì, sorridendo e distendendo ogni preoccupazione.
“Vieni, cavalca con me un po’ di nuvole e facciamo finta di scoprire qual è l’ebbrezza del mare” lo invitò, ma Zayn abbassò il capo e “In realtà, padre, vorrei tornare dal ragazzo… si starà chiedendo che fine abbia fatto e-”
“Certo, certo.” Replicò, interrompendolo. La conversazione, tuttavia, non era finita. E la parte peggiore venne proprio in quel momento: “Devo avvertirti, però, di una cosa, prima che vai” premise. Zayn lo osservò guardingo.
“Non posso fermare tuo fratello Michele, così come non posso fermare te. Perciò continuerà fino a quando non crederà che tutto sia di nuovo sotto controllo. Ciò ti fa immaginare quale sia la fine dopo quello che è successo ieri?”
L’Angelo si allarmò, flettendo le spalle e irrigidendosi nuovamente. “Potete dirgli di smetterla” tentò.
“Come potrei fare io, invitando te a smetterla, no? Non lo farà, perché di mezzo c’è Lucifero e sono questioni che si tirano avanti da tempo. Ma ricordi il discorso che ad ogni scelta ci sono mille strade e ancor di più da poter intraprendere? Se tieni alla vita di quel ragazzo, se ci tieni al fatto che viva una vita mortale piena, come il suo Fato non gli avrebbe più permesso all’età di dieci anni, fai la scelta giusta. Una strada dove non ci sono conflitti, guerre e, soprattutto, morti inevitabili, c’è. So che ci arriverai, figliolo, e non sarà facile decidere, ma a te spetta di decidere quel che è giusto fare. Io confido in te, come sempre” si premurò nel ricordargli. Gli fece una carezza e poi scivolò via con la sua tavola da surf, perdendosi tra le nuvole.
Zayn annuì nuovamente. D’un tratto si sentì affranto perché quel discorso era perfetto nella sua utopistica visione, ma in realtà Dio non aveva fatto altro che imporre a lui di smetterla, altrimenti la conseguenza sarebbe stata una battaglia fino alla fine contro suo fratello Michele.
Poteva ancora una volta scegliere quest’ultima opzione, ma al solo pensiero di Liam, comprese che non era più capace di compierla. Per quel ragazzo, infatti, lui era disposto a tutto, ma non a una guerra che prevedeva la sua morte. Per Liam, sano e salvo, era capace di sopportare la sua sofferenza nel lasciarlo.
Doveva. Sorrise, perché tra le mille scelte possibili, lui non ne aveva nemmeno una diversa dall’unica che doveva compiere.
“D’accordo, padre” furono le ultime parole che disse fra quelle nuvole.

 
~***~
 
I said I love you
You said goodbye
Everything changes
In the blink of an eye
9

Tornò sulla terra tra le labbra di Liam, come se il tempo non fosse mai passato, ma il momento era decisamente cambiato. Aveva perso l’apice, il momento paradisiaco, la gioia; la sua mente cercava già di metabolizzare la forza per affrontare quanto stava per accadere, mentre il suo corpo ancora spingeva in quello di Liam.
Liam, invece, raggiunse il piacere ad occhi chiusi e con un sorriso compiaciuto sul volto. Era stato tutto perfetto e lo sarebbe stato finché si sentiva abbracciato dall’amore. Si baciarono negli ultimi attimi in cui si appartenerono e rimasero abbracciati, mentre entrambi riprendevano fiato.
Tutto quello che non aveva trovato nel rapporto con Danielle, lo avevano atteso per tutto quel tempo nelle labbra di Zayn che aveva baciato senza sosta. Appartenergli, gli aveva fatto scorgere quasi l’essenza della sua vita; essere una sola cosa, legati per la prima volta come fossero un corpo solo, quando l’Angelo si era addentrato dentro di lui sinuosamente con la dolce grazia che solo un essere angelico poteva conferirgli, gli aveva donato la consapevolezza che se era ancora vivo era per questo motivo.
“Wow” commentò. “È stato divino!” urlò sarcastico, ridacchiando. Zayn si mise d’un fianco per guardarlo, probabilmente per l’ultima volta, muovendosi sotto quel lenzuolo che copriva lo stretto necessario le sue nudità. Sorrise, mentre si figurava ogni dettaglio di Liam e ogni peculiarità di quando lo aveva visto godere, per ancorarli a sé come ricordi che mai avrebbe permesso a qualcuno di cancellargli. Forse, quelli sarebbero bastati a non farlo impazzire.
Rimase in silenzio soltanto per guardarlo e far durare quei momenti il più a lungo possibile.
Non voleva andare via, ma doveva fare quella scelta.
“Ho visto mio padre” gli disse. Liam rise ancora: “Oh, sì, anch’io sono stato vicino dal vederlo mentre venivo!” commentò spudoratamente senza freni inibitori. Zayn ridacchiò, gli sarebbe mancato quel sarcasmo.
“No, Liam, sul serio. Mi sono ritrovato davanti a lui, poco fa…” gli spiegò. Liam lo guardò serio. “Mentre noi…oh, imbarazzante” esclamò. “Quindi non è solo un modo di dire ‘raggiungere l’Altissimo con un orgasmo’” disse ancora con un sorriso malizioso. “E cosa vi siete detti?”
Zayn guardò oltre la spalla candida di Liam ed esitò, facendo cogliere a Liam tutta la tensione che non voleva dimostrargli. “Oh no, conosco quello sguardo…”
“Liam-” tentò, ma una morsa alla gola gli tolse il coraggio. “No” negò Liam, tirandosi a sedere. “No. Qualsiasi cosa ti abbia obbligato a fare: no, Zayn. No” continuò.
Zayn si mise a sedere e lo cinse con le braccia, mentre col viso si nascondeva nel collo dell’amante. “Non mi ha obbligato a fare nulla, Liam. Ma mi ha dato tutte le risposte. Ti ricordi quando ti dissi che me ne ero andato per proteggerti e che ero tornato per lo stesso motivo?”
Liam non rispose. “Michele non si fermerà di fronte a nulla per rimettere le cose come sarebbero dovute essere, ma tutto potrebbe risolversi se io… se io…” esitò ancora.
Liam alzò gli occhi al soffitto e cercò di divincolarsi da quella presa, riuscendoci solo per voltarsi dalla parte dell’Angelo con gli occhi gonfi di lacrime. “Non puoi farmi questo dopo che abbiamo fatto l’amore! Ci siamo appartenuti e, dannazione, è stato tutto così perfetto… perché dovremmo rinunciare a tutto questo?”
“Liam-” tentò invano di fermarlo.
“No. Hai detto che non ti ha obbligato a fare nulla e se Michele continuerà la sua stupida battaglia, beh, allora noi combatteremo! Fino alla fine! Io non posso rinunciare a te, okay? Non posso nemmeno pensare di vivere senza di te. No, noi combatteremo. E vinceremo perché tutto questo è giusto. Noi, noi due, siamo la scelta giusta!”.
Zayn lo guardò dritto negli occhi, incapace di guardare altrove. Si immerse in quegli occhi, dai quali per un attimo, mentre era stato dentro di lui, gli era sembrato di vedere un mondo di sole gioie e che ora invece lui gli stava privando, strappandogliele via tutte, una ad una. Faceva male anche a lui e sapeva che Liam non avrebbe mai rinunciato, mai, perché era un testardo. Non avrebbe mai mollato la presa, se solo non gli avesse detto l’unica cosa capace di convincerlo. E fu per l’ennesima volta un gesto crudele, quello che stava per fargli, ma doveva per la sua incolumità.
“Liam, poco fa hai detto che avresti fatto di tutto per proteggermi, non è così?” il ragazzo annuì, tirando su col naso. E la leggerezza con cui aveva fatto quella promessa sembrava essersi dissolta tutta all’improvviso, sebbene quelle parole fossero state dette con sincerità. “Qualsiasi cosa, anche combattere fino alla morte!” lo rassicurò, facendogli una carezza veloce sul viso.
Si guardarono ancora per un po’ in silenzio, poi Zayn lo baciò un’ultima volta e lo fece. Fece la sua ultima scelta: “Se tu dovessi morire, per mano di Michele, morirei anch’io perché l’uno non può esistere senza l’altro…”
“Non ho paura di morire” gli disse ancora e Zayn lo sapeva, era quel suo lato che lo aveva incuriosito, la prima volta che aveva parlato con lui. “Tu saresti destinato al luogo che ti appartiene, io sparirei perché non c’è luogo per gli Angeli caduti, né per la penitenza né per la beatitudine” spiegò.
Liam sgranò gli occhi e capì cosa volesse dirgli.
“In ogni caso ti perderò comunque…” arrivò al dunque. “Ma se io adesso sparisco, tu vivrai la tua vita, così come ho sempre voluto.” Replicò Zayn. Afferrò anche lui il viso dell’altro e iniziò a carezzarglielo dolcemente.
“Non voglio lasciarti, non credo di esserne capace…” iniziò a singhiozzare, ora consapevole di non poter fare altro.
Avrebbe combattuto sapendo di poter incorrere a morte certa, ma sapere di poter perdere in quella battaglia l’unico motivo che gli dava la forza di affrontarla, assieme alla consapevolezza di non aver alcun modo per riaverlo indietro, lo aveva privato totalmente del suo spirito combattivo.
“Posso farti dimenticare tutto, se vuoi. Posso toglierti dalla mente il mio ricordo, se me lo chied-” lo rassicurò. “No” sentenziò, guardandolo negli occhi, serio. Indurì la mascella e “no” ripeté.
“Sei sicuro?” Zayn gli accarezzò i capelli, spingendo una ciocca dietro l’orecchio. “Farebbe meno male se-” continuò.
“Non voglio scordarmi di te, nemmeno se questo dovesse comportare nient’altro che sofferenze” spiegò duramente, bloccandogli i polsi e fissandolo in quegli occhi che, ora, tersi di tristezza, sembravano ancora più meravigliosi della prima volta che li aveva visti.
Zayn annuì, mentre una lacrime solcava il suo viso. Si sorprese nel sentire le proprie gote bagnarsi ma subito dopo non gli importò.
“Stai piangendo? Credevo che gli Angeli non lo facessero…” chiese Liam, mentre gliele asciugava con i pollici.
“Non lo facciamo spesso” spiegò brevemente, socchiudendo gli occhi a quei gesti premurosi dell’umano.
“Voglio lasciarti qualcosa, Liam” gli sussurrò, aprendo di nuovo gli occhi per fissarlo con un sorriso appena abbozzato ma sincero.
“Cosa?” domandò, mentre lo osservava distendere le proprie ali nere. Le guardò, preoccupato, senza aspettarsi nulla da quei gesti.
Lo vide, poi, staccarsi una piuma e fare una smorfia di dolore mentre la teneva fra le mani. Subito dopo, prese un suo braccio e lo distese fra di loro, con il palmo della mano girato verso l’alto. “Voglio lasciarti qualcosa che ti ricordi che l’unico modo in cui devo abbandonarti è con il corpo. Ma con la mente, il cuore e tutto me stesso io sarò sempre con te, perché ti ho scelto e continuerò a farlo sempre” spiegò.
Liam annuì, singhiozzando per l’ennesima volta. Quando Zayn distese la piuma sul braccio e la coprì con una mano non ebbe paura perché si fidava ciecamente di lui. Sentì un lieve bruciore, per qualche secondo, mentre un bagliore colpiva l’estremità di pelle coperta dalla mano di Zayn, e percepì la sensazione come se qualcuno lo stesse punzecchiando ripetutamente. Chiuse gli occhi e quando tornò ad aprirli, il disegno di una piuma, la stessa che Zayn si era strappato dalle sue ali, era tatuata sulla sua pelle. Sorrise, mentre Zayn accarezzava e baciava in quel punto per scusarsi della sensazione di fastidio che gli aveva inferto.
“Novantanovesima cosa da sapere su di me, Zayn: con te ho capito il senso dell’amore” biascicò, sdraiandosi sul letto. Si guardò il tatuaggio e capì in un istante che avrebbe fatto male ogni volta che i suoi occhi si fossero posati su di esso. Ma era giusto così, voleva ricordare quanto di bello c’era stato nella sua vita, chi aveva riempito la sua infanzia e chi aveva sempre sopperito alle sue sofferenze. Ma soprattutto, voleva ricordare chi amava dal profondo del cuore.
“Non è un addio. Te lo prometto. Non farò altro per tutto il tempo che cercare una soluzione per stare insieme, questa volta per sempre” gli assicurò. E anche se non credeva ci fosse un modo, nemmeno alla fine della vita mortale di Liam, Zayn era fermo nella sua convinzione: non avrebbe mai smesso di cercare un modo per stare insieme a Liam.
Liam annuì e sorrise appena, sperando che tutto ciò fosse possibile. Se aveva un margine di speranza, si sarebbe aggrappato ad essa senza mai mollare.
Poi l’Angelo lo guardò: doveva andarsene. Doveva farlo, ora che aveva un briciolo di coscienza. Perché più passavano i minuti e più sembrava una cosa impraticabile, abbandonarlo.
“Resta per questa notte.” Gli disse Liam, afferrandolo per un braccio e tirandolo verso di lui. “Solo dormire mi priverà della forza di non lasciarti andare” lo pregò e Zayn si sdraiò accanto a lui, stringendolo come se quella fosse la prima di infinite notti da trascorrere insieme, abbracciati, dopo aver fatto l’amore.
All’alba, però, sulle strade insonni, l’insonne tornò a camminare in solitudine.


 
Now remember when I told you that’s the last you’ll see of me
Remember when I broke you down to tears
I know I took the path that you would never want for me
I gave you hell through all the years
10
 
~***~

5 anni dopo.

Dio aveva abbandonato il suo regno, sparendo e lasciando un bigliettino: “Le nuvole non mi bastano più, vado a scoprire la mia curiosità più grande”.
Sentirsi abbandonati dal proprio creatore aveva gettato tutti i suoi figli nel panico e il Paradiso ben presto era diventato puro caos. Una cerchia di Angeli aveva cercato di prendere il posto del padre, cercando di ristabilire la pace e l’ordine, ma questo aveva provocato il peggio: una guerra civile. Ognuno, con i propri mezzi, cercava di prendere il comando con la convinzione di essere capace di prendere il posto del Creatore, ma contro questi paladini temerari vi erano coloro che credevano che nessuno avrebbe dovuto o potuto sostituire Dio e che nell’attesa del suo ritorno optavano per l’unica soluzione possibile: combattere affinché nessuno ottenesse il comando.
L’Arcangelo Michele era impazzito e per molto tempo si era sentito perso a causa della scelta e dell’abbandono del padre. Tuttavia era stato uno fra i primi a scegliere di aspettarlo, a sperare che tornasse.
Ma ogni giorno titubava credendo che il Padre non sarebbe tornato più. Si mise così a cercarlo, ma con scarso successo. La sua disperazione fu tale fino a quando non giunse da suo fratello, Azrael.
“Nostro padre ha perso la testa” si introdusse a lui, mentre Zayn camminava lungo la Senna. L’Angelo della Morte si voltò a guardare il fratello e sorrise appena, immaginandosi loro padre cavalcare ancora le nuvole con una tavola da surf.
“Cosa ha fatto questa volta?” domandò senza pensare al peggio. Michele lo guardò disperato: “Se ne è andato! È sparito! Quando ci disse di chiamarlo ‘Niall” il dominatore delle nuvole credevo fosse arrivato il peggio, per la sua sanità mentale, ma quello era il minimo!” esclamò l’Arcangelo.
Zayn si arrestò. “Se ne è andato?” domandò.
Non era sicuro di aver sentito bene. “L’ho cercato ovunque, ma si è dissolto come fosse divenuto aria! Lassù è il puro caos. Ci sono alcuni dei nostri fratelli che combattono giorno e notte per tentare di prendere il comando! Vogliono prendere il suo posto e io sembro l’unico ad avere la lucidità di cercarlo per farlo tornare a casa!” urlò ancora.
Zayn lo guardò attentamente. I suoi occhi azzurri non erano sembrati tanto angosciati come in quel momento. Sorrise di nuovo. In effetti, di tutto questo non gli importava granché.
“Perché sei venuto da me? Vuoi sapere da che parte sto?” domandò. Michele non rispose, mentre riprendevano a camminare. O meglio, l’Arcangelo cercava di stare al suo passo con scarso successo, mentre Zayn sorrideva guardando l’orizzonte durante il tramonto di quel panorama parigino.
Aveva ritrovato la sua solitudine, il proprio equilibrio e il contatto con suo fratello lo infastidiva come il pensiero che quello fosse un altro giorno, l’ennesimo, senza Liam. “Beh, non mi interessa nulla di nostro padre e di ciò che accade in Paradiso. Non ho intenzione di prendere il comando, ma solo di continuare ciò che per cui sono stato creato.” Gli spiegò.
“Sono qui per chiederti di aiutarmi a cercare nostro padre, perché credevo che fra voi ci fosse qualcosa che vi legasse. Ma dubito, con le tue parole, che mi aiuterai” tagliò corto Michele, con tono disprezzante.
“Esattamente” convenne l’Angelo della Morte, fronteggiandolo con sguardo serio e vendicativo. “Hai provato a chiedere a Lucifero? Ho sentito che dalla sua cella i rumors arrivano prima di ogni luogo” ironizzò tagliente.
Michele lo sfidò con lo sguardo, prima di illuminarsi all’arrivo di una soluzione.
“Ma certo. Dannazione, questo era il suo piano” e a quelle parole sparì, senza salutare.
Zayn guardò il vuoto, dove era appena sparito il fratello, per qualche secondo, mentre si immaginava il Padre, cavalcare le onde per scoprire cosa si provasse ad assaggiare l’ebbrezza della curiosità. Sorrise, mentre pensava che non ci fosse nome più adatto per esprimere le nuvole: Niall.
Subito dopo ebbe la sua epifania. Finalmente aveva la soluzione che mai, nemmeno per un istante, aveva smesso di cercare. Ed era quasi ironico che a donargliela fosse stato proprio colui che con forza aveva rovinato tutto.


 
It's been a long day without you, my friend
And I'll tell you all about it when I see you again
We've come a long way from where we began
Oh, I'll tell you all about it when I see you again
When I see you again
11

Quando Michele giunse nel regno del fratello, aveva già capito tutto quanto. E quando non lo trovò nella sua gabbia, ora deserta, ne ebbe la conferma.
L’unico modo per essere libero di uscire da lì non era uccidere il proprio padre. Con secoli di tempo per ponderare, Lucifero era giunto a scoprire un’alternativa: bastava che Dio rinunciasse al proprio ruolo, al proprio comando, quindi in sostanza farlo smettere di essere il Creatore, per renderlo libero da quella prigionia.
Quanto era stato stupido, Michele, a non averlo capito prima.
Quando sparì da quei luoghi, ora oscuri e privi della luce che la sola presenza di Lucifero era capace di donare, si rifugiò nell’unico luogo in cui poteva scappare per trovare un attimo di pace. Perché tentare di cercarlo, avrebbe solo portato all’ennesimo risultato delle ricerche del padre. Si rifugiò nell’Eden e, circondato da tutto ciò che amava, avrebbe trovato un piano per affrontare il fratello che, ormai, era a un passo dall’ottenere ciò per cui tutto ciò che era messo in atto: il posto di loro padre in Paradiso.
Ma ogni premessa fu rotta, quando proprio fra le cose che più amava, vi trovò quello che un tempo aveva creduto di amare più di qualsiasi altra entità esistente.
Lucifero era lì, in piedi tra i nontiscordardime, con un ciuffo della stessa pianta fra le mani e il viso a poca distanza per odorarne l’essenza.
“Oh, mi mancava il profumo del nostro piccolo segreto” gli disse, sentendolo arrivare. Michele si irrigidì. “Non ti scordar di me” gli rispose. Lucifero alzò gli occhi e si accigliò. “Li ho chiamati così” spiegò.
“Oh, sì, lo avevo capito. Sono confuso per l’abito che indossi” affermò. Michele si osservò e annuì. “È il corpo di un umano che uso per giungere sulla terra. Solo a nostro fratello Azrael è concesso di camminare qui con i propri piedi”. Lucifero annuì sorridendo, guardò in basso ed “Anche io, a quanto pare” esclamò divertito. “Suppongo sia perché sei riuscito in quel che volevi” venne al dunque.
“Comunque mi piace questo corpo” non rispose. “Un po’ bassino, ma mi piace” continuò.
“Nostro padre se ne è andato” insistette Michele, avvicinandosi a lui per strappargli i fiori dalle mani.
“Lo so bene” rispose tronfio di se stesso. “Non ti permetterò mai di prendere il suo posto, Luce” lo minaccio l’Arcangelo con il dito puntato addosso.
Lucifero fece spallucce e sbuffò una risata. “Non è più il mio interesse, fratello”
Michele si accigliò, abbassò la mano e lo guardò arreso. Non ci capiva più nulla. “Cosa? E allora cos’è che vuoi?”.
Lucifero sorrise e negò col capo: “La domanda giusta è: cos’è che vuoi tu?”
“Che significa?” il suo tono era indispettito. Lucifero si avvicinò quel tanto per permettersi di riprendere un fiorellino dal mazzo e se lo rigirò tra le mani. “Io voglio essere libero di stare al tuo fianco, e tu cosa vuoi?” domandò, soffiandogli quelle parole a un palmo dal viso.
L’Arcangelo sgranò gli occhi e tentò di indietreggiare. Si piantò al suolo di quell’orto botanico e, con fermezza: “Voglio che nostro padre torni a casa” ammise convinto.
Lucifero lo afferrò per le spalle e lo guardò fermo e serioso negli occhi: “Ha fatto la sua scelta, secondo la tua logica ora che anche lui ha sbagliato, dovrebbe crollarti tutto il tuo mondo di perfezione addosso! Perché non lo fai? Perché credi ancora in lui? Perché eviti l’ovvietà? Se ne è andato perché anche lui prova e vuole le nostre stesse cose. A nostra immagine e somiglianza, ricordi?”
Michele guardò altrove: tutto ciò che aveva detto era vero. “Il paradiso è il caos, combattono per avere il potere. Cosa vuoi che faccia? Che finga che non mi importi?” obiettò.
“No, desidero da sempre che tu capisca che non deve pesare tutto su di te. Quel che sta accadendo è per colpa di nostro padre. Solo sua. Pensa a te, per una dannata volta: cosa vuoi, veramente?”
Michele si guardò attorno. “Restare qui, in pace e lontano dal caos” ammise onestamente e dicendolo capì che era veramente quello che desiderava di più. Ma non solo.
Lucifero sospirò, lasciando andare le sue spalle. “Sono contento” gli sorrise, annusò ancora il fiore che portava come nome il loro segreto e gli diede le spalle, canticchiando una canzone.
“Con te” aggiunse poi l’Arcangelo.
L’Angelo della Luce si voltò a guardarlo sorpreso. “Come, scusa?” domandò. Per lui era stato già tanto fargli ammettere quel poco, ma non immaginava che Michele potesse dirgli così tanto. Non lo credeva possibile.
“Voglio restare qui, in pace e lontano dal caos. Con te” disse chiaramente.
E, allora, realizzato che poteva perdonarlo, dopo quell’ammissione, il sorriso che gli regalò Lucifero fu soltanto il principio, per loro.

 
In the middle of the night, when the angels scream,
I don't want to live a lie that I believe.
Time to do or die12

Decise di fare, per un'ultima volta, una camminata fra le nuvole. Volò cercando di imprimere nella propria mente tutto ciò che presto non avrebbe più potuto provare: il vento solleticare le sue ali e il suo viso, le mani ad accarezzare quelle forme gassose e bianche sulle quali da piccolo spesso si era nascosto giocando a nascondino con i fratelli. Voleva per un'ultima volta sentirsi parte di quel cielo, che era casa sua, nuotandoci come fossero acque terse di un oceano di notte.
Gli sarebbe mancato, ma a tutto questo Zayn sapeva di poter rinunciare. Lo aveva capito in quei cinque anni, in cui non aveva smesso di pensare a una soluzione per tornare dal ragazzo. Lo aveva capito quando per un istante aveva pensato di cadere, ma aveva rinunciato alla consapevolezza che nemmeno questo avrebbe impedito a Michele di riportare tutto all'ordine prestabilito. Lo aveva capito, allora, quando, attimi prima, lo stesso fratello gli aveva ceduto ogni risposta. Ora poteva. Ora che Dio se ne era andato, abbandonando la sua casa per vivere secondo quella stessa libertà che gli era stata impedita, sapeva che non c’era più nulla a frenarlo di ritornare a fare lo stesso, a sentirsi libero.
Aveva detto a Liam di doversene andare perché non era più libero di compiere una scelta diversa da quella che, alla fine, aveva dovuto compiere. Ma, ora, così come gli aveva promesso suo padre, ne aveva mille davanti a sé e lui, con felicità, ne aveva scelta soltanto una.
Poteva tornare da lui, come gli aveva promesso.
Ora che non c'era più qualcuno a impedirglielo, poteva cadere. Ora poteva portare a compimento quell'esistenza, per avere ciò che veramente voleva da ormai più di un decennio. Un tempo minimo, rispetto ai secoli che si portava addosso, ma con Liam non c'era voluto nemmeno un attimo, per comprendere che era proprio lui, la persona creata da suo padre, capace di cambiargli la vita.
Si mise di spalle e guardò il cielo di cui ancora faceva parte. Non aveva idea di come si cadeva, ma era come se fosse innata in lui la consapevolezza di ciò che doveva fare. Le ali smisero di muoversi e lui chiuse gli occhi con un sorriso disteso sul suo volto.
"Sono pronto" si disse, mentre cominciava a perdere quota. "Sono pronto" ripetè, mentre apriva gli occhi e si voltava a fatica a guardare una sua ala nera che, istintivamente, si era piegata per proteggerlo, seguita subito dall'altra. Si fece abbracciare, per dir loro addio, e sorrise di nuovo: "Grazie, fedeli amiche mie. Mi mancherete" sussurrò.
Quando si sentì pronto per davvero, le distese di nuovo e fece lo stesso con le braccia. Si girò verso la terra e "sono pronto per una vita mortale" urlò. E lo scintillio negli occhi, seguito dalle piume che iniziarono a perdersi nel cielo scuro di quella notte, sembrava esserlo per davvero. Divise da lui, presero ben presto fuoco per dissolversi nel vento come stelle comete, mentre egli cadeva, abbandonando per sempre quelle stradi insonni su cui, insonne, aveva sempre camminato.

 
Here right now
Under the banner of heaven, we dream out loud
Do or die, and the story goes on
13


Cadde a Wolverhampton e per fortuna ebbe modo di scoprire che, a parte la perdita delle ali e con loro l’immortalità e qualsiasi altra prerogativa angelica, il processo era del tutto indolore. Si guardò attorno e non si sentì molto diverso da ciò che era diventato in quell’ultimo periodo e ridendo spontaneamente, incominciò a correre. La casa di Liam non era molto distante da lì e sarebbe arrivato il prima possibile, considerando che erano cinque anni che attendeva.
A corto di fiato, davanti casa Payne, si ritrovò ad affrontare la sua prima situazione umana. Non aveva più ali per raggiungere la finestra del ragazzo, né il potere di sparire e apparire nella sua stanza.
Sapeva, però, che in tutto quel periodo Liam non se ne era andato via da quella casa per accudire il padre malato e che, come era stato un suo desiderio fin da piccolo, aveva iniziato la sua carriera da vigile del fuoco.
Cosa avrebbe potuto dire, allora, se al suono del campanello fosse venuto ad aprirgli qualcuno di diverso da Liam? Che era un collega o un suo amico?
Non ci pensò a lungo, decidendo di assecondare il suo istinto. Suonò e attese, tentando di riprendere ancora fiato.
Per fortuna, a quell’ora, fu proprio Liam ad spalancargli la porta e a erigersi di fronte a lui con sguardo svogliato e stanco, che tuttavia quando lo mise a fuoco si trasformò completamente, facendo sorridere l’altro di concitazione.
“Da- da quando suoni il campanello?” gli domandò confuso, con le lacrime agli occhi e un sorriso sincero che Zayn subito gli rubò per donarglielo a sua volta. Ridacchiò: “Ciao, ragazzino”.
Liam fece due passi, senza aggiungere altro, e lo strinse forte al suo petto. “Sei diverso” gli sussurrò all’orecchio. “Oh mio dio, non posso credere che tu sia veramente qui” continuò, stringendolo con impeto.
Zayn si strinse in quell’abbraccio, sprofondando col viso nell’incavo del collo di Liam. Inspirò quell’odore e sospirò fortemente sentendosi a casa.
“Centesima cosa su di me, Liam: farei di tutto per te, anche scegliere di vivere una vita umana” gli disse, mentre la porta si chiudeva dietro di loro, lasciandoli soli su quel cortile un po’ trasandato. E non era importante spiegare a Liam che Dio fosse scappato per rincorrere le onde di chissà quale oceano, né che d’ora in avanti nessuno gli avrebbe impedito di stare insieme, perché abbracciarlo e poi baciarlo fu necessario per spiegare tutto.

 
So what would you think of me now,
So lucky, so strong, so proud?
I never said thank you for that,
Now I'll never have a chance
14


Quando lo vide di nuovo in viso, dopo quel lungo e sofferto saluto, realizzò quanto Liam era cresciuto in cinque anni, diventando un uomo. Ora che aveva ventidue anni, il suo corpo era formato e il suo lavoro lo aveva reso robusto come se una corazza lo difendesse da ogni pericolo. Il suo viso era ricoperto da una barba incolta, chiara e morbida, ma i suoi occhi… quelli erano rimasti uguali, come li ricordava. Sorridevano, mentre lo guardavano, e sembravano essere così felici.
Non faceva altro che guardarlo e carezzarlo perché ora che poteva, doveva rimediare a tutto il tempo perso, che per quanto sapeva di non essere infinito, sapeva di averne ancora molto a disposizione.
O, per lo meno, così credeva. Ora che non era più un Angelo, non aveva più alcuna certezza del futuro. E questo, secondo i suoi occhi, era il bello di vivere e osare vivendo.
“Mi sei mancato così tanto” gli disse Liam, toccandosi il petto come turbato da un dolore che, in un momento così intenso, tentò di non farci caso. Gli fu impossibile, però, perché quella fitta al cuore aumentò d’intensità fino a farlo indietreggiare stringendo le spalle e piegandosi verso terra.
Se un attimo prima Zayn stava sorridendo, pronto a rispondergli che anche a lui era mancato incredibilmente, la sua espressione mutò capendo che c’era qualcosa che non andava in lui.
Se fosse stato un Angelo, avrebbe avuto modo di scoprire subito quale fosse il problema, ma era solo un umano e non poteva fare nulla.
“Zayn- non riesco… io…” biascicò, provando a respirare. “Liam!” urlò Zayn, mentre la pelle di Liam perdeva colore e consistenza.
Stava appassendo davanti ai suoi occhi. “LIAM!” urlò. “QUALCUNO CI AIUTI!”
Ma nessun grido d’aiuto fu utile a impedire che tutto ciò avvenisse: presto o tardi, infatti, come ogni crisalide che procede nella trasformazione, Liam pose fine alla vecchia vita per diventare una farfalla.


Dopo la schiusa, è importante che la farfalla rimanga con le ali ripiegate e penzolanti e che le espanda sbattendole ripetutamente, prima che esse si induriscano perché, in caso contrario, rimarrebbero deformate in modo permanente.
Liam fece tutto questo come se fosse stato creato per farlo: guardò le sue ali ambrate e non capiva come fosse successo tutto ciò. Poi vide il suo corpo privo di sensi a terra sul cortile dove era cresciuto e Zayn, riverso sul corpo, mentre piangeva e ripeteva il suo nome, circondato dalle sorelle e la madre, che facevano lo stesso. Era morto, eppure era ancora lì.
“Zayn” lo chiamò, schiudendo le ali dietro la schiena e avvicinandosi a lui. Ma il ragazzo che aveva appena ritrovato non si voltò al suono della sua voce.
“Non può sentirti” fu però la risposta che ricevette. Si voltò, incontrando gli occhi azzurri di Louis e un paio verdi di uno sconosciuto. Entrambi gli sorridevano.
“Che succede?” domandò loro.
Louis gli si fece vicino e velocemente gli strinse una spalla per confortarlo. “Con la caduta di Azrael, sei diventato ciò che eri destinato ad essere da quando egli ti ha evitato la morte, trasmettendoti la sua essenza” spiegò. Con la mano libera gli tese il braccio e gli mostrò la piuma tatuata. “Ma… non è possibile. Io…”
“Quando lui ti ha salvato, siete diventati due parti contrapposte di un’unica entità. Ma rinunciando alla sua natura, anche la sua parte che era in te, si è dissolta, dando modo a te di diventare ciò che eri destinato ad essere.” Continuò l’uomo dagli occhi verdi.
“Niente di più logico: se l’uno rinuncia al suo ruolo, verrà sostituito dall’altro. Dopotutto, mentre tutto va in rovina, l’unico posto mai vacante è quello della morte.” Spiegò Lucifero. “E poi è la natura del vostro legame: l’uno non può esistere senza l’altro” riprese Louis.
Liam guardò ancora verso Zayn e girò attorno a lui per essergli di fronte. Si piegò, guardò sua madre per un momento e gli dispiacque soltanto di essersene andato in un momento tanto delicato, come quello. A suo padre, ora che lo sapeva, mancava poco tempo e perdere due persone sarebbe stato un duro colpo da affrontare.
Guardò di nuovo Zayn: perderlo poco dopo averlo ritrovato, invece, sembrava ancora più terribile.
“Non potrà mai più vedermi, ora che… ora che ci eravamo ritrovati” disse poi, guardando Zayn non esitare nemmeno un momento dall’allontanarsi dal suo corpo privo di vita.
Lucifero e Michele si guardarono e si sorrisero dolcemente.
“Zayn ha deciso di vivere una vita mortale e nessuno può privarlo di questa scelta fino a quando non sopraggiungerà la sua fine, ma pensaci un po’, Liam, secondo te con la natura del vostro legame, tutto avrà fine con la sua morte?” domandò Lucifero.
Liam negò, mentre ci pensava. Lo guardò: “Voi sapevate tutto questo?”
Lucifero annuì, prima di ricevere una gomitata dal corpo di Louis, che lo guardava rimproverandolo: “D’accordo, d’accordo. Lo immaginavamo. Ma era abbastanza ovvio, dai!” esclamò, guardando indispettito verso il fratello.
“E quindi immaginate anche il suo Destino dopo la morte?” chiese. I due Angeli negarono. “Sarà bello come un effetto sorpresa!” esclamò Lucifero.
“Vorrei dirgli che ci rivedremo, che non è finita così. Di vivere appieno questa sua scelta, come sperava di fare, di farlo anche senza di me. Di portare pazienza, perché ci sarà un tempo per noi. Bisogna solo attendere un altro po’…” parlò quasi disperato. “E se mi dimenticasse?” si interrogò.
Così Louis si avvicinò alle spalle di Liam, gliele afferrò e all’orecchio gli sussurrò: “Fidati di uno che parla con secoli di esperienza addosso: non si scorderà mai di te, non gli è possibile” e guardò verso Lucifero che gli sorrise, mentre tra le mani faceva spuntare un fiore di colore lilla.
“E se proprio vuoi averne la certezza, ecco…” disse, avanzando e avvicinandosi al fratello ora umano, piegandosi verso il suo viso. Lasciò andare il fiore che aveva tra le mani e il nontiscordardime attraversò il velo senza appassire, per spuntare immediatamente agli occhi di Zayn che, tra le lacrime, lo afferrò con disinvoltura sapendo subito che quella sarebbe stata l’ultima magia della sua vita, l’ultimo messaggio che avrebbe ricevuto dall’altra parte.
Guardò gli steli del fiori, rigirandoselo tra le dita, e capì il perché del suo arrivo. Alzò il viso e guardò il vuoto, mentre con la mente andava oltre ogni logica e oltre ogni senso possibile.
“Non ti scorderò mai, Liam”.
Il tempo un giorno ci riunirà.
Anche se ora noi siamo distanti, troverò il modo per esserti vicino e occuparmi di te.15
 








Epilogo

Attesa: due persone che si incontrano e si innamorano ma al momento sbagliato, e si devono separare. Ad anni di distanza si rivedono ed hanno un'altra occasione, solo che non sanno se è passato troppo tempo, la lunga attesa, sai, può avere cambiato le cose. 16


Tornò nella sua vita, nello stesso momento in cui egli era entrato nella sua: a un passo dalla morte.
Bip. Bip. Bip.
Erano trascorsi settantotto anni ma i sentimenti per quella creatura né il tempo né qualsiasi altra forza di attrito era riuscita a smussarli, levigarli rendendoli magri o assopiti. Ogni giorno era stato una sfida per la natura di ciò che provava: il nuovo compito che gli era stata tramandato, la distanza che aveva dovuto mantenere per sapere entrambi al sicuro, la pazienza e la speranza erano stati uno dopo l’altro un esame per fortificare i suoi sentimenti.
L’attesa non aveva fatto in modo di ingannarlo, ma placida gli aveva sempre ricordato a chi era fedele.
Dio non era tornato, non aveva intenzione di farlo, ma questo non aveva comportato alcuna drammatica conseguenza. Non sulla Terra, per lo meno. In Paradiso, continuava la guerra civile e non tanto presto si sarebbe conclusa: l’immortalità si legava bene all’eterno.
L’Arcangelo Michele e Lucifero, che tornava di rado nel suo regno quasi mai, vivevano assieme nel loro paradiso terreste, sconosciuto quasi a tutti.
Li aveva incontrati diverse volte, entrambi non avevano perso lo smalto di punzecchiarsi a vicenda, nutrendo il loro rapporto sempre con la stessa magnifica complicità di due facce della stessa perfetta, immutabile, eterna e immortale medaglia.
Bip. Bip. Bip.
E Zayn aveva vissuto una vita mortale, piena di ogni sorta di emozione. Aveva cominciato con il dolore, che non l’aveva mai abbandonato. Aveva conosciuto ben presto la nostalgia, ma c’erano stati anche gli anni felici, gli anni delle gioie nello scoprire che da mezzo umano aveva intravisto solo uno spiraglio, ma da umano non si era permesso di lasciarsi indietro nulla.
Si era innamorato, contro ogni aspettativa, di una donna. E si era sposato, con lei, facendo due figli.
A dispetto di ciò che si possa credere a questa notizia, Liam Payne, la sua metà complementare senza la quale sapeva che non sarebbe potuto esistere, non lo dimenticò mai e una prova inconfutabile era proprio uno dei suoi figli che ebbe il suo nome.
Anche per lui, l’attesa fu la medaglia all’esperienza. Si nutrì di ogni avventura e imparò tutto ciò che da Angelo non avrebbe mai potuto capire.
Bip. Bip. Bip.
Era finito all’ospedale per un attacco di cuore e per quanto il suo corpo si attaccasse alla vita, in quell’istinto naturale vivo in ogni creatura, Zayn era pronto per la sua fine.
Era stato felice, perché ogni giorno di respiro su quella Terra significava che da qualche parte Liam continuava ad esistere e ad aspettarlo.
Ogni settimana aveva colto un mazzo di nontiscordardime, non tanto perché gli servisse un promemoria, ma perché semmai Liam fosse passato di lì, poteva fargli sapere in quel modo che continuava a ricordarlo.
Alla moglie aveva raccontato gran parte della sua storia, ma non aveva mai avuto la certezza che ella gli credesse. Non le dava tutti i torti, in fondo era davvero tutto troppo surreale. Con i figli, però, si divertiva a narrargli la stessa cosa come fosse la favola della buonanotte. Crescendo, tuttavia, anche loro erano consapevoli in qualche modo del legame che Zayn aveva con un Angelo, che un tempo era stato un uomo.
Bip. Bip. Bip.
Gli mancava solo una cosa da imparare dalla vita: come le si deve dire addio. L’aveva visto fare in milioni di modi ma mai aveva pensato di potersi ritrovare in quella situazione in prima persona. Quindi non ne sapeva nulla. Era un esperto così come lo erano gli umani; soltanto che loro non conoscevano la differenza del vedere la morte e provarla. Lui, sì.
Doveva morire, non sapeva se era pronto a farlo. La sua unica speranza fu che dall’altra parte del velo ci fosse Liam ad attenderlo. Ci sarebbe stato? E solo in quello stato di incoscienza, riuscì finalmente a capire l’angoscia di Alessandro Magno nel non potersi rincontrare col suo Efestione.

Bip. Bip. Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip.
Poi lo scoprì, fu entusiasmante anche quel momento tanto delicato. Morire fu come prendere un colpo di sonno alla guida di una macchina.
Non fu terribile e seppe di essere pronto, quando vide le ali ambrate di un Angelo e, subito dopo, gli occhi dello stesso colore.
Liam gli sorrise, quanto aveva atteso quel momento e, così, come la prima volta che l’aveva visto “Ciao” lo salutò.

Era arrivato in quell’ospedale nello stesso momento in cui Zayn vi era entrato scortato da un’ambulanza.
Sapeva che era arrivato il giorno che tanto aveva atteso e agognato, ma non fu pienamente felice. Dopotutto, una vita mortale si stava pur sempre spegnendo e il dolore più grande non era tanto per chi lasciava quel mondo, ma chi restava, soffrendo la sua mancanza. La moglie di Zayn e i suoi figli, però, erano stati preparati per tutto quel tempo: in quanto marito e padre, Zayn gli aveva sempre detto di pensare alla propria dipartita con serenità; quando poi sarebbe venuta l’ora anche per loro, si sarebbero ritrovati. Per quanto potessero essere preparati, però, non significava affatto che non avrebbero sofferto.
Liam tornava spesso a casa sua, a Wolverhampton. La malattia del padre l’aveva consumato fino a portarselo via e la sua anima, difatti, era stata una delle prime che aveva scortato oltre il velo verso il luogo a lui destinato.
Salutarlo e fargli sapere che stava bene, fu una grande consolazione per lui.
Ma la madre e le sorelle soffrivano ancora e molto le loro mancanze, soprattutto quella inspiegabile di Liam. Passava del tempo in quella casa, come se facesse ancora parte di quella famiglia, e si riempiva di attimi con loro, confortando i loro animi abbracciandole a loro insaputa.
Non era mai facile: la loro assenza non lo sarebbe stata mai. Per questo in quel momento non poteva sentirsi felice: per il rispetto della famiglia che piangeva l’assenza di Zayn.
Eppure, quando Zayn aprì gli occhi e lo vide, gli strinse la mano e gli sorrise, salutandolo. “Ciao”.
“Ciao, amore mio” lo salutò egli, sospirando come se avesse trattenuto il respiro per una vita intera.
Liam socchiuse gli occhi e rise dolcemente.
L’attesa era finita.


Fu l’arrivo di altre due esseri visibili solo ai loro occhi, a determinare la fine di quell’incontro. Perché l’anima di Zayn, benché ormai umana da anni, non era destinata agli stessi luoghi delle altre anime.
Dentro di sé, ovviamente, vi era ancora una parte di angelo che lo legava direttamente a Liam e che rendeva il loro legame infrangibile. Pertanto, ora, non era più prevista alcuna separazione.
Lucifero avanzò assieme a Michele verso Zayn: “è arrivato il momento di prendere il vostro posto” gli disse Lucifero. “Venite, ve l’ho tenuto bene”.
Sparirono da quell’ospedale, soltanto nel momento in cui Zayn si sentì pronto. Guardò per un’ultima volta verso la propria famiglia, gli disse addio e chiuse gli occhi annuendo, mentre intrecciava le sue dita in quelle di Liam.
Si ritrovarono negli Inferi, che tali non erano più. Non c’era più disperazione, né lamenti. Solo un luogo che riuniva anime immortali.
“Temo abbia perso lo smalto infernale, ma questo è il vostro posto, fratelli.” Gli disse Lucifero, mostrandoglielo.
La gabbia d’oro era ancora lì, aperta, austera e magnifica. Le piante d’edera erano cresciute ancora di più, raggiungendo l’apice e i cacciatori infernali erano disposti in schiera, dinnanzi al suo cospetto.
“Cosa? Finirà in gabbia?”
Michele ridacchiò. “Da quando nostro padre se ne è andato, il suo sistema non funziona più. Non ci sono più anime destinate ad un luogo o ad un altro perché non c’è più nessuno a giudicarle. Ora l’Inferno sembra molto più confortevole del Paradiso, quindi ogni anima viene scortata qui, vivendo il suo personale Paradiso o, se merita una punizione, il suo Inferno. Voi, fratelli miei, siete i custodi di questo posto e loro i cacciatori che lavoreranno per voi. Ma in quanto tali sarete liberi. Liberi di vivere come meglio credete” spiegò Lucifero. “Basta che facciate funzionare il nuovo sistema” aggiunse Michele, che era sempre stato il più puntiglioso.
Liam e Zayn si guardarono, sorridendosi. Ci sarebbe stato il tempo, poi, per spiegare a Zayn cosa era successo per tutto quel tempo.
“Ovviamente solo se lo volete” continuò Lucifero. Michele si voltò a guardarlo con cipiglio, ma il fratello sembrò rispondergli in silenzio lanciandogli un’espressione fiduciosa.
“Lo vogliamo” risposero all’unisono, sospirando dolcemente.
“E allora vi dichiaro marito e m-” ironizzò Lucifero, interrotto soltanto dalla solita gomitata che Michele gli tirò su un fianco. Zayn e Liam si sorrisero ancora, mentre si guardavano in giro. Quella, d’ora in avanti, sarebbe stata la loro casa.
“Oh bene, allora noi ce ne andiamo. Scommetto che avrete molte cose da raccontarvi e da fare.”esclamò Lucifero malizioso, mentre Michele lo strattonava via prima che fosse troppo tardi e dicesse qualcosa di esagerato.
“Ricordatelo sempre: vi adoro!” disse ancora, prima di sparire dalla loro vista al suono della sua risata profonda e smaliziata, che col tempo non aveva perso di spessore.
Liam e Zayn si sorrisero ancora, mentre anche le altre due mani libere trovavano modo di intrecciarsi fra loro. “Ci sarà molto da sistemare” commentò Zayn.
“Ti amo” rispose Liam. “Non te l’ho mai detto e ho aspettato tutto questo tempo per dirtelo e-” parlò a macchinetta. Zayn ridacchiò, mentre gli tappava la bocca con un bacio.
“Non sei cambiato affatto, ragazzino. Sempre a parlare troppo e velocemente… ma ti amo anch’io” rispose poi, sorridendogli beffardo.
Raggiunsero la loro gabbia e dal loro ingresso in essa, ebbe inizio la nuova Era; quella in cui i due lati della morte si abbracciarono diventando una sola entità. Tutte le differenze sarebbero esistite ancora, ma non avrebbero lottato più per emergere e trionfare l’una sull’altra. D’ora in avanti, avevano fatto la promessa di accettarsi e convivere. E non sarebbe stato difficile, visto che si sarebbero amati fino alla fine dello spazio e del tempo.
Tutto era cominciato per curiosità, l’Angelo della Morte aveva finalmente ottenuto ogni risposta, vivendo una lunga vita felice. E, adesso, alla fine della strada, di fronte all’ennesimo bivio da scegliere, tante cose erano cambiate e a prendere una decisione, per quella nuova avventura, non sarebbe stato più da solo. Non lo era più da anni.
Era già accaduto ma si consolidò solo in quel momento il fatto che la Morte non fu più sola.
L’insonne dovette così rinunciare con serenità alla solitudine di quelle strade insonni, per abbracciare chi come lui per tanto tempo aveva atteso e che ora, sapeva, non avrebbe perso più.


 
Fine



1 Luigi Tenco, Mi sono innamorato di te.
2 Ronan Keating, When You Say Nothing At All
3 Vi presento Joe Black, qui il video della scena citata: https://www.youtube.com/watch?v=MrAeQMsu_Fg
4, 5, 6, 12 e 13 30 Seconds to Mars, Do or Die.
7 Mika, Origin of Love
8 R.E.M Bang and Blame
9 Mika, Stardust
10 Imagine Dragons, I bet my life
11 Wiz Khalifa, See You Again
14 Jimmy Eat World, Hear You Me
15, 16 Citazioni al film "La casa sul lago del tempo". Anche se la 16 è a sua volta una citazione a Persuasione di Jane Austen.





Non ho molto da dire. Vi ringrazio semplicemente se siete arrivati fino a qui con me. Spero che la storia vi sia piaciuta, per qualsiasi dubbio, potete scrivermi. Anzi, in qualsiasi caso, non esitate a scrivermi.
Un abbraccio,
VenerediRimmel
   
 
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