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Autore: Somriure    17/06/2015    5 recensioni
La triste e noiosa vita di Harry, costretto per una malattia a vivere in ospedale, sarà stravolta dall'arrivo di un ragazzo problematico, dagli occhi grandi e azzurri, Louis.
Riuscirà Harry ad aiutare Louis?
Riuscirà Louis a fidarsi di Harry e ad aprire completamente il suo cuore?
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Dal testo:
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Quando l'ultimo spicchio di sole scivolò dietro i palazzi londinesi io e Louis ci sdraiammo nuovamente sul suo letto.
Cercai di allungare la mano verso di lui ma si irrigidì. Così decisi di accontentarmi dei suoi capelli. Non volevo in alcun modo spaventarlo e se aveva bisogno di più tempo glielo avrei dato.
-Hazza, cosa siamo noi ora?- chiese lui dopo un po', quando il buio era ormai entrato nella piccola stanzetta rendendo tutto più scuro.
-Possiamo essere qualunque cosa tu voglia Lou.- risposi baciandogli la tempia.
Allora lui si voltò e mi guardò negli occhi.
-Posso essere il tuo ragazzo?- mormorò timoroso.
-Ne sarei onorato mio dolce Louis.-
Per la terza volta in quella giornata le nostre labbra si unirono rendendomi il ragazzo più felice del mondo.
-
anorexic!Louis leukemic!Harry
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non era strano per gli abitanti della piccola cittadina di Doncaster vedere un uomo dalle larghe spalle e dai folti ricci e un uomo dai grandi occhi e un piccolo corpo, mano nella mano.

Non era strano vedere l'uomo riccio e l'uomo dagli occhi azzurri, accompagnati da una giovane ragazzina con e capelli rossi, una faccia costellata di lentiggini e una chitarra sulle spalle.

Non era strano vedere il riccio, il castano e la ragazzina accompagnati da una bimba africana di 7 anni con i capelli e gli occhi neri come la pece e dei grossi occhiali viola sul naso intenta a recitare a memoria tutte le capitali del mondo.

Ormai non era più strano veder passeggiare Harry e Louis con le loro due figlie, Savannah e Sophie.

Tutti pian piano avevano ceduto alla disarmante dolcezza del maestro di musica che allietava le domeniche mattina con le armoniose melodie del suo pianoforte. Tutti avevano ceduto alla franca generosità del pasticcere più bravo della città che ogni giorno profumava di dolci appena sfornati e aveva costantemente i ricci sporchi di farina. Tutti avevano ceduto alla timida ingenuità della ragazzina di 13 anni che amava leggere e suonare. Tutti avevano ceduto alla innata simpatia della più piccola di casa che amava sorprendere tutti con espressioni auliche che spesso non erano proprie di una bambina della sua età.

Inizialmente vi erano state molte incomprensioni tra la famiglia Tomlinson-Styles e alcuni vicini, ma poi tutta la gente aveva conosciuto la purezza del loro rapporto e la maggior parte degli abitanti aveva allontanato i contrari alla loro relazione.

Harry e Louis passeggiavano come al solito stretti l'uno all'altro, sia per dimostrarsi il proprio amore a vicenda che per riscaldarsi contrastando la rigida temperatura di quel Dicembre nevoso.

Camminavano lentamente osservando ogni negozio. Harry era moto in ansia, il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale e quindi il compleanno di Louis e lui, come al solito, non sapeva che regalargli.

Voleva optare per un paio di Vans nere che aveva visto giorni prima, ma alla fine si ritrovava sempre a regalargli scarpe. Per una volta voleva donargli qualcosa di più originale, qualcosa che gli avrebbe fatto brillare gli occhi come la prima volta.

Louis improvvisamente si blocco passando davanti ad un negozio di abiti per bambini. Harry lo guardò con la coda dell'occhio. Il suo sguardo si era illuminato e sulla bocca aveva un leggero e timido sorrisetto.

-Cosa stai guardando, Lou?-

-Niente, niente. Scusa!- rispose Louis risvegliandosi dai suoi pensieri. Poi accelerò il passo e si diresse verso l'auto. Harry da lontano gliela aprì e suo marito entrò dentro appoggiando la testa sulle mani, pensieroso.

Avevano adottato Savannah cinque anni prima. La più grande aveva passato tutta la sua vita in quell'orfanotrofio, i suoi genitori l'avevano abbandonata davanti alla struttura quando aveva appena pochi giorni. Harry e Louis rimasero subito sorpresi dallo sguardo dolce e pacato della bimba e si affezionarono a lei molto presto. Così in poco tempo svolsero tutte le pratiche e dopo pochi giorni si sposarono.

Fu una cerimonia molto semplice ed intima, ma soprattutto veloce. Dopo aver celebrato la funzione i due neo-sposini si recarono immediatamente all'orfanotrofio per ritirare la loro piccola ragazza di otto anni.

Sophie invece l'avevano strappata da un futuro fatto di inutili sofferenze, pieno di povertà e miseria.

Avevano deciso di partire per l'Africa per il viaggio di nozze. Louis ed Harry erano affascinati da quel mondo pieno di natura e animali di ogni tipo, così avevano chiesto agli amici un viaggio in girò per l'Africa. Erano stati in Egitto, Sud Africa, Tanzania, Madagascar e infine erano capitati in uno dei paesi più poveri: il Ghana.

Lì avevano trovato la piccola Sophie, abbandonata sul ciglio della strada ricoperta da stracci, completamente pelle ed ossa.

Così l'avevano presa e dopo essersi assicurati che era orfana, l'avevano portata nella loro casetta inglese.

In poco tempo la bimba piena di ricci che facevano invidia ad Harry, aveva ripreso tutte le forze e aveva acquistato un po' di peso. Ora era la prima della classe e aveva moltissimi amichetti.

-Ehi Lou.- disse Harry accarezzando il ginocchio di suo marito. -Che succede?-

-Niente è stupido.- rispose. Harry stava per controbattere, dicendo che i pensieri di Louis non erano mai stupidi, ma improvvisamente ebbe una grandiosa idea per il suo regalo di compleanno. Così, dopo averlo portato alla scuola di musica, dove insegnava, si recò nel posto dove avrebbe trovato il regalo perfetto per Louis e di conseguenza anche per la loro famiglia.

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-Papà! Papà aiuto corri!- urlò Savannah dalla sua stanza. Louis immediatamente lasciò perdere i piatti che stava lavando e accorse verso sua figlia, preoccupato.

-Cosa succede Sav?- chiese con un guanto giallo insaponato in mano.

-GUARDA!- urlò la figlia indicando il muro giallo opaco, dove tra una mensola e la televisione camminava pacificamente un ragnetto.

Louis lanciò un urlo.

-Sav lo sai che non devi chiamare me in questi casi!- esclamò appiccicandosi nel lato opposto del muro, accanto alla figlia.

-Harry! HARRY!- gridò. Dopo qualche minuto una chioma riccia spuntò da dietro la porta.

-Mi avete chiamato?- chiese il riccio con una paperella di gomma in mano e i capelli sporchi di schiuma.

-UCCIDILO!- ordinò Savannah. Louis annuì convulsamente. Harry scoppiò a ridere.

-Non c'è niente da ridere Harold. Uccidilo e basta. Non può stare in camera di mia figlia!- disse Louis minaccioso.

Improvvisamente dalla porta entrò Sophie con un accappatoio azzurrò con i pesci. Guardò i genitori con i suoi intimidatori occhietti neri come la pece e puntando un dito contro papà Harry disse:

-No! Non puoi ucciderlo. I ragni fanno molto bene agli uomini. Lo sapevate papà? Sono ottimi per combattere l'impotenza.- disse in modo molto professionale. -Però non chiedetemi cosa vuol dire perché la maestra non me lo vuole spiegare.- concluse aggrottando le sopracciglia.

Harry scoppiò a ridere ancora più forte, Louis invece diventò rosso come un peperone.

-Va bene, scimmietta, lo prendo e lo metto di fuori, così aiuterà a combattere l'impotenza di altri uomini che ne hanno bisogno. Io e papà Lou siamo molto potenti. Non è vero amore?- Louis sbarrò gli occhi, Harry ridacchiò sotto i baffi.

Dopo aver portato fuori il ragno, prese la piccola africana per la manina e la riportò in camera sua per farla rivestire.

-Puoi spiegarmelo tu cosa vuol dire, papà Harry?- a questo punto fu il turno di Harry ad arrossire.

-Non mi traumatizzare la figlia!- urlò Louis dall'altra stanza sotto le risate di Savannah.

-.-.-.-.-.-.-

La mattina della Vigilia Harry si svegliò presto e insieme alle figlie preparò una buonissima colazione per suo marito. Poi in punta di piedi si recarono nella loro camera da letto, poggiarono sul tavolino il vassoio colmo di leccornie e, saltando addosso a Louis, gli augurarono un buon compleanno.

Il ragazzo sobbalzò, ma dopo i primi secondi di smarrimento allargò le braccia e strinse forte i suoi gioielli.

I quattro poi iniziarono a mangiare allegramente, scherzando e facendo battute.

-Allora!- prese la parola Harry. -Questa mattina le ragazze andranno a passare la mattinata da nonna Anne, io e papà Lou torneremo verso l'ora di cena.- le ragazze annuirono emozionate, sapevano cosa aveva in mente loro padre, e non vedevano l'ora che tutto quello che aveva programmato si avverasse.

-Stasera andiamo a mangiare da mio padre?- chiese Louis. Le ragazze scossero la testa sorridendo.

-No questa sera resteremo qui. Vedrai, tra un po' lo vorrai anche tu.- spiegò Harry. Louis alzò le spalle leggermente imbronciato, ma allo stesso tempo curioso.

Le ragazze stranamente si prepararono in un battibaleno e in poco tempo furono tutti in macchina.

-Ma uffi papi!- esclamo la piccola Sophie. -Non voglio andare da nonna! Anche io voglio vedere il...- fortunatamente Savannah coprì la bocca della sorella con la mano. Harry lanciò uno sguardo eloquente dallo specchietto retrovisore. La piccola ridacchiò.

-Hai ragione! Mi ero scordata.- tutti quanti risero. Louis continuava a rimanere perplesso.

Dopo aver lasciato le piccole da nonna Anne, Harry prese una delle sue fasce per capelli e bendò Louis.

-Ma no! Voglio vedere! Non è giusto Hazza!-

-Te la toglierò presto, promesso.-rispose accarezzando la testa del marito.

Nella macchina regnava il silenzio più totale. Harry per alleggerire l'aria mise un po' di musica, ma Louis continuava a rimanere silenzioso.

Harry lo sapeva che Louis odiava non avere il controllo delle cose, ma per la buona riuscita del piano doveva pazientare un pochino.

Dopo qualche minuto la macchina arrivò a destinazione. Harry scese e poi aiutò Louis.

-Posso togliermela ora?- chiese.

-Non ancora.- disse il riccio sorridendo amorevolmente anche se sapeva che Louis non poteva vederlo. Il ragazzo sbuffò.

Lentamente lo condusse all'interno di un grande edificio, salutò una signora che stava all'ingresso e portò Louis in una saletta.

Improvvisamente un forte vociare ruppe l'aria. Harry tolse la bandana a Louis e lo abbracciò da dietro le spalle.

Venti paia di occhietti vispi li fissavano incuriositi.

-Ha...harry cosa ci facciamo qui?-

-Lo so, Louis che tu vuoi un altro bambino. Un maschietto, magari. Quindi: eccoci qui! Tra loro c'è nostro figlio.-

Louis boccheggiò.

-Un... un altro bambino?-

-Sì amore. Mi ricordo che un giorno in ospedale mi hai detto che sognavi di insegnare a giocare a calcio a tuo figlio. Quindi ecco l'occasione: averemo un nuovo bambino. Le ragazze già lo sanno e sono emozionatissime.- disse all'orecchio di Louis. Solo allora il più basso si girò. Prese con entrambe le mani il volto di Harry e lo baciò.

-Grazie, amore. È il più bel regalo che io abbia potuto mai ricevere. Ti amo tanto Harry.-

-Anche io mio piccolo Boo. Non potrei vivere senza di te.-

Si accorsero improvvisamente che i bambini si erano avvicinati e avevano iniziato a fischiare e a battere le mani. Louis si voltò completamente rosso in volto. Harry si godé l'espressione imbarazzata che tanto amava di suo marito.

-E ora che dovremmo fare?- chiese Louis all'orecchio di Harry.

-Ora ne scegliamo uno. Non sarà difficile. Capiremo subito quale è nostro figlio.-

-Ma... ma gli altri?-

-Non preoccuparti. Verranno tutti adottati prima o poi.- Louis annuì poco convinto.

Harry sorridendo ai bambini si sedette a terra per parlare meglio con loro, dopo un po' di titubanza anche Louis seguì il suo esempio.

I bambini diligentemente si accomodarono attorno a loro e iniziarono a parlare con le loro vocette dolci. Harry rispondeva vivacemente ad ognuno di loro, Louis invece annuiva semplicemente sovrappensiero.

Ad un certo punto scorse un bambino con i capelli scuri e gli occhi verdi, come quelli di Harry. Era in piedi, appoggiato al muro con le braccia incrociate e uno sguardo duro sul volto.

-Louis, Louis, Cara ti ha fatto una domanda!- lo destò dai suoi pensieri Harry.

-Oh, scusa! Dimmi piccola!- rispose sorridendo alla bambina bionda.

-Ti piace guardare i cartoni animati?-

-I cartoni? Oh, certo!- disse. Poi improvvisamente, congedandosi dalla piccola ragazzina, si alzò e si avvicinò al bimbo in disparte. Harry lo seguì immediatamente.

-Ciao, come ti....-

-Non sono interessato ad essere adottato da voi!- esclamò il ragazzino.

-Oh! E perché?- chiese Harry.

-Perché ho un fratello gemello e non lo lascerò per niente al mondo.- disse seriamente.

-Non abbiamo intenzione di dividervi! Sappiamo com'è il rapporto tra fratelli.-

-Non verremo lo stesso con voi-

-Perché? Perché siamo due maschi?- chiese Harry indispettito, pronto a difendere la loro relazione.

-No non ci importa. Il motivo è che siete tutti uguali: maschi o femmine. Prima siete tutti dolci e carini, poi appena vedete i nostri caratteri ci rispedite qui come se fossimo pacchi.- Louis abbassò lo sguardo, capendo solo allora cosa dovessero passare quei bambini ogni giorno.

Harry guardò Louis e capì solo in quel momento che i bimbi che avrebbero portato a casa sarebbero stati due. Ne fu felice. suo aveva il suo sguardo magico nel volto e non voleva vedere altro.

-Mi pare che gli altri bambini siano contenti di avere una nuova famiglia.- continuò allora il riccio sorridendo al bambino.

-Ma sì! Non parlo di quei mocciosetti. Io e Teddy, abbiamo cambiato tre famiglie. E abbiamo solo 8 anni!- esclamò mostrando il numero con le dita.

-E s ti dicessi che noi siamo diversi?- mormorò Louis con gli occhi lucidi per la commozione.

-Non ci crederei. Tutti dicono di essere diversi. E mio fratello non ha bisogno di altro stress psico-qualcosa.- disse grattandosi il capo.

-Come ti chiami?- chiese Louis mettendosi all'altezza del bimbo.

-Zack.-

-Bene Zack, io sono Louis e lui è mio marito Harry.- si presentò Louis. -Vuoi farci conoscere tuo fratello?-

-Lui non è qui. È nella stanza accanto, non ama la confusione.-

-Ci piacerebbe parlare anche con lui.-

-Teddy parla solamente con me. E poi, ve l'ho detto, non veniamo con voi.-

-Zack, io e Louis ci siamo conosciuti in ospedale, lui era come tuo fratello, timido e insicuro e io non l'ho mai abbandonato. Sono stato vicino a lui per tutto il tempo. Ora, come vedi, siamo sposati! Non devi preoccuparti!- esclamò Harry.

-La gente abbandona anche me.- rispose il bimbo abbassando il capo.

-Non succederà piccolo. Tu sei proprio come Harry, una testa calda. Ami essere forte per tutti ma poi diventi tenero come un pulcino. Non abbandoneremo neanche te, non potremo mai farlo.-

Zack li guardò attentamente e poi annuì.

-Venite, vi faccio conoscere Teddy.- Harry e Louis sorrisero soddisfatti. Avevano conquistato la fiducia di un bambino. Avevano conquistato la fiducia di loro figlio.

I tre entrarono in una piccola stanzetta buia.

-Ted? Teddy sei qui? Oh eccoti!- esclamò il piccolo Zack correndo dal fratello. Poi lo prese dall'orecchio e iniziò a sussurrargli delle cose.

Harry e Louis rimasero in disparte. Non volevano disturbare un momento così tenero. Videro la scena attraverso un fascio di luce che proveniva dalla finestra semichiusa.

Improvvisamente il piccolo Teddy si alzò e si diresse verso i due ragazzi. Li guardò a lungo e poi gli porse la mano per presentarsi. Era identico al fratello, tranne per gli occhioni blu, pieni di emozioni, come Louis.

Non disse altro, ma i due si innamorarono già di quel piccolo sguardo.

Sapevano bene chi quella sera avrebbe preso i posti vuoti a tavola accanto a Savannah e Sophie.

-.-.-.-.-.-.-.-

-E quindi fate anche voi la terza elementare.- chiese la piccola Sophie davanti ad un bel piatto di risotto ai funghi.

-Io sì, lui è stato bocciato. Non ama parlare.- disse Zack poggiando una mano sulle spalle del fratello che continuava a mangiare la gustosa pietanza indisturbato. Sophie fece una faccia da saputella, come per dire “sono maschi, che cosa dobbiamo aspettarci!”

-Cosa preferite fare tra: leggere un bel libro, guardare la TV o uscire all'aria aperta a giocare?- chiese la più grande.

Le ragazze stavano sottoponendo i due poveri gemellini ad un vero proprio interrogatorio, degno del più bravo detective. I due maschietti rispondevano senza paura né peli sulla lingua; o meglio, Zack rispondeva, Teddy si limitava ad annuire quando veniva preso in causa.

Harry rivide in quegli occhi silenziosi lo sguardo del Louis dei primi giorni, il Louis timido e silenzioso che camminava sulle punte con una mano che copriva la pancia.

Louis invece trovò nello sguardo duro di Zack quello del suo Harry. Di quel Harry che ci rimaneva profondamente male se gli si mentiva, quel Harry geloso e irruento che, a costo di proteggere le persone che amava era disposto a fare a botte con tutti.

-Preferiamo correre, che domande!- rispose il piccolo. Il suo fratellino annuì soddisfatto.

Le due bimbe si guardarono per annuire in modo serio e professionale. In quel momento sembravano proprio delle piccole donnine.

-Bene, che cartone guardiamo dopo cena?- chiese la piccola Sophie.

-A noi piace Tarzan!- esclamò Zack.

Con quella frase conquistarono per sempre la fiducia di Sophie che si alzò di corsa da tavola e iniziò a preparare la televisione.

Louis ed Harry guardavano dal lontano la loro famiglia. La vita glia aveva portato enormi difficoltà e sofferenze, ma quando si affacciarono in soggiorno notarono la cosa più bella di tutte, quello che gli fece scaldare il cuore, l'emozione che avrebbero portato per sempre dentro di loro: i loro quattro figli erano accoccolati tra loro per vedere la televisore senza litigare.

In quel momento capirono di essere stati veramente fortunati. Come si dice sempre, la vita ha in serbo cose più grandi.

-Auguri, mio piccolo Lou. Il tuo regalo è la tua famiglia, amore mio.- sussurrò Harry all'orecchio di suo marito.

-Grazie, amore. È il regalo più bello che mi potessi fare.-

Prese la sua testa e lo baciò dolcemente. Erano padri ormai.


Angoletto (l'ultimo)
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa storia. Spero che abbiate riso, pianto e che vi siate divertiti come ho fatto io scrivendola.
Quando ho iniziato, non avevo idea che un giorno, il giorno del mio compleanno (sì oggi faccio 18 anni YEAH!) avrei terminato di scrivere questo racconto; di solito sono una persona che si stufa presto delle proprie passioni e sappiate che se ho continuato è solo merito vostro.

Ho una sola cosa da dirvi. GRAZIE!

Grazie per essere rimasti fino alla fine, grazie per avermi supportata e consigliata.

Grazie del calore che mi avete dimostrato anche solo attraverso un computer.

Grazie di tutto, insomma.

Spero di non perdervi; sto scrivendo altre due storie: Remember to see the lighthouse e In plain sight.
Mi frebbe molto piacere se passaste anche lì.

Che altro dire, spero con tutto il cuore di avervi fatto star bene almeno un po' e che grazie a questa storia abbiate passato momenti piacevoli.

Vi mando un bacione forte.

Somriure <3


 

  
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