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Autore: Mrs_Gates6661    17/06/2015    1 recensioni
Charlotte, ragazza di 16 anni, viene considerata da tutti scontrosa e senza cuore.
Giudicata senza che nessuno sappia la sua storia, si abitua a convivere con gli indici della gente puntati costantemente addosso, fino a qu ando non incontra un ragazzo.
Brian. Era quello il suo nome.
Successe tutto per caso e, senza rendersene conto, i due si rispecchiarono l'uno nell'altra, viste le loro situazioni ormai critiche.
Cominceranno ad andare d'accordo, e capiranno che se saranno insieme, riusciranno ad affrontare le etichette che aveva l'abitudine di affibbiare la società.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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Saranno state le cinque del mattino, e mi svegliai infreddolita sullo stesso muretto dove era seduto il ragazzo con la cresta bionda. Sembravo proprio una barbona. Era sabato, quindi sarei dovuta andare a scuola, ma quel giorno, proprio non mi andava. Scesi di fretta dal muretto e mi avviai verso casa. Appena aprii la porta, mia madre mi si avvicinò, guardandomi come se volesse incenerirmi. Stavo per aprire bocca quando un sonoro schiaffo cominciò ad echeggiare per tutto il salotto. La mia guancia, pian piano cominciava a diventare rossa e sentivo i miei occhi pizzicare ed arrossarsi assieme a quest'ultima. Senza dire una parola salii in camera e sbattei alle mie spalle la porta. Non avevo fatto nulla di male, ero solo una ragazzina piena di problemi e di pensieri che non spettavano a lei. Mi buttai sul letto. Non dovevo piangere. “Sono forte” Mi ripetevo tra me e me. Provai ad addormentarmi, ma dei rumori continuavano a distrarmi. Era il mio vicino di casa con quella sua cazzo di batteria. Non smetteva mai di suonarla. Decisi di uscire di casa armata della mia solita corazza, per poi suonare al campanello. Non sapevo chi fosse, sapevo solo che era tanto bravo quanto irritante. «La smetti di suonare questa batteria o no?!» Gridai in faccia all'uomo appena aprì la porta. Lo guardai. Era il ragazzo dagli occhi di ghiaccio e dall'altezza innata. «Nervosette oggi?» Ridacchiò lui. «Oh, scusa...non pensavo che qui ci abitassi tu. Diciamo che non è la giornata migliore di tutte...mi sono svegliata su un muretto...» Dissi imbarazzata. Sentivo le guance letteralmente andarmi a fuoco. «Dai entra. Ti ricordo che non mangio.» Annuii ed entrai. La casa era tappezzata di poster delle band rock e Metal più famose...Metallica...Gun's and Roses...Iron Maiden e così via. Cominciammo a chiacchierare e mi resi conto che James non era una persona tanto male, anzi. James, o per gli amici, Jimmy. «Che ne dici domani di uscire? Magari ci adiamo a prendere qualcosa al bar.» Chiese Jimmy quasi imbarazzato. «Per me non c'è problema, mi servirebbe proprio una distrazione da tutti i miei problemi.» «Okay, allora domani ti passo a prendere in mattinata.» «A domani Jimmy» Dissi, poi mi avviai verso l'uscita e tornai a casa. La giornata passò molto lentamente, e mi addormentai verso le dieci e mezzo. Il giorno seguente, alle otto di mattino sentii il campanello di casa suonare. «Chi cazzo è a quest'ora?!» Gridai con voce assonnata mentre ero ancora al piano di sopra. «Nana aprimi!» «Rev!» «Si, sono io...non ti eri scordata dell'appuntamento di oggi vero?» «No no. Prego, entra, e non far caso al casino che ha lasciato mia madre.» Dissi al ragazzo invitandolo ad entrare in casa. Indossavo ancora una di quelle enormi magliette da uomo che mi arrivavano si e no al ginocchio, e notai Rev guardarmi le gambe. «Che c'è? Non hai mai visto un paio di gambe in vita tua?!» «Ehm, nono, scusa...» L'avevo chiaramente messo in difficoltà. Sentii squillare un telefono, era il suo, ovviamente...chi avrebbe mai cercato una sfigata come me? «Mh mh, ah ah, okay. Si. Ciao.» «Wow che conversazione interessante, signor James.» Ridacchiai. «Zitta nana, c'è un cambio di programma. Andiamo da un mio amico.» «Nana a chi?! Okay, forse sono un pochino bassa, ma sei tu quello esageratamente alto!» Poi aggiunsi. «Un tuo amico? E chi?» «Poi vedi!» Tempo di farmi allacciare le scarpe che mi prese per un polso e quasi mi tirò nella sua macchina. Mi salì alla mente un pensiero...«Ma tu non vivi alla Gray Wall?» Chiesi. «No, di tutto il gruppo solo Johnny vive lì, ma ci siamo cresciuti tutti in un modo o nell'altro dentro a quel luogo. Oh, siamo arrivati.» Alzai lo sguardo e mi trovai davanti una villetta, non troppo grande ma molto carina. Scendemmo e Jimmy bussò alla porta, che quando si aprì, mi mostrò uno sguardo profondo, che forse avevo già visto.
   
 
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