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Autore: Stella cadente    17/06/2015    7 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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VI.
Missioni e dubbi


 
 
 
Olympe
 
 

Il giudice Frollo si lanciò in una folle corsa al galoppo, diretta nei sobborghi della città. Io la seguii a ruota senza fiatare, ma il suo atteggiamento mi preoccupava. Sembrava furiosa. Mi chiedevo molto spesso che cosa passasse nella testa a quella donna, ultimamente.
«Dove siamo dirette, signora?» chiesi, voltando la testa verso di lei.
Frollo non ricambiò.
«Dove potrebbero esserci zingari» disse, continuando a guardare davanti a sé. «Dove potrebbe essersi nascosto lui. E se non c’è, costringeremo gli altri a dirci dove si trova. Se pur di scovarlo dovremmo dare alle fiamme tutta Parigi, così sia.»
Quell’aria determinata non mi piaceva. Voleva dire che avrebbe anche ucciso, pur di ottenere quel che voleva.
Non si sarebbe fermata davanti a nulla.
E la cosa non mi piaceva.
 
****
 
 
Alla fine della giornata di Eymeric non c’era traccia. Claudie Frollo aveva fatto rinchiudere almeno cinquanta zingari, ma lui sembrava introvabile. Non sapevo se a preoccuparmi era più il fatto che il giudice avesse catturato decine di innocenti o l’ipotetica fine che avrebbe potuto fare Eymeric se Frollo lo avesse trovato.
«Trovato qualcosa?»
La voce della donna, diretta al capitano Montespan, mi riscosse dai miei pensieri.
«No, signora. Lo zingaro sembra essere scomparso.»
«Non può essere scomparso!» esclamò lei. «Dovremmo solo cercare meglio!»
Il capitano mi lanciò un fugace sguardo preoccupato nel vedere che il giudice aveva perso la sua abituale calma fredda. Sguardo che io ricambiai.
«Sì, signora» disse poi.
«Ricominciamo le ricerche domani. Non ci fermeremo finché non avremmo trovato lo zingaro Eymeric» disse lei, con un tono che non ammetteva repliche.
E congedò i soldati, allontanandosi sul suo cavallo nero.
 
 
 
«Olympe, ho deciso di assegnarvi un compito che non assegnerei mai a nessuno» mi disse Frollo quella sera, nel suo studio al Palazzo di Giustizia. Da ore ormai stavamo studiando su una mappa – che la donna aveva evidenziato più e più volte con inchiostro rosso – quali potessero essere i possibili spostamenti di Eymeric.
Rabbrividii: temevo per lui e temevo anche per me, perché sapevo che non sarei stata sicura di arrestarlo, qualora lo avessi incontrato.
E se Frollo lo avesse saputo sarebbero stati guai. Guai seri.
Deglutii impercettibilmente al pensiero e mi forzai a dire, con quanta più naturalezza possibile:
«Ditemi, signora.»
Nei suoi occhi azzurri apparve, per un attimo, un bagliore di vittoria.
«Ecco» cominciò «vedete, dal momento che siete una persona» fece una pausa, come se volesse cercare l’aggettivo giusto per descrivermi «efficiente, volevo affidarvi un incarico molto particolare.»
Un’altra pausa.
«Possiamo chiamarla una missione segreta, supplementare, se preferite. Mi spiego?»
Annuii.
«Bene. Come sapete, io credo che il gitano possa essere ovunque. Stiamo parlando di uno zingaro, di uno stregone, in poche parole.»
Aveva pronunciato la parola “stregone” come se con essa avesse potuto uccidere Eymeric. «Appartiene a gente che usa pratiche occulte per compiere magie e rendersi persino invisibile. Ma qui sta il fatto. Vedete... non credo che durerà a lungo, se cercheremo accuratamente.»
E così dicendo, spostò lo sguardo sulla finestra aperta dello studio, verso la cattedrale di Notre-Dame.
«Non crederete che…»
«Certo che sì» mi interruppe lei, con un sorriso astuto.
Aveva capito.
«Come abbiamo appena detto, potrebbe essere ovunque» proseguì.
Rimasi in silenzio.
«Abbiamo appena detto che potrebbe essere ovunque o no?» chiese, con quella sua voce fredda e altezzosa. «E la cattedrale non è forse il luogo dove un delinquente si andrebbe a rifugiare?»
«Certo» risposi, cercando disperatamente di scacciare le immagini orribili che avevano preso forma nella mia mente. «Ma se ho ben capito, lì avrebbe il diritto di asilo.»
Frollo sogghignò.
«Il problema si può tranquillamente risolvere trascinandolo fuori» disse, asciutta. «C’è qualcosa che non vi è chiaro, per caso?» domandò poi, marcando ancora di più il suo tono di voce sostenuto.
«No, signora. Tutto chiaro» mi limitai a dire.
«Molto bene. Allora potete cominciare anche stasera, signorina de Chateaupers.  Vi autorizzo ad effettuare le ricerche anche di notte, all’interno della cattedrale di Notre-Dame. Senza farvi notare, naturalmente» proseguì in tono solenne. «Non deludetemi» concluse poi, con una nota vagamente minacciosa nella voce.
«Non lo farò, signora» dissi, cercando di apparire determinata.
Ma dentro di me, mi sentivo già in pericolo.
In che razza di situazione mi stavo cacciando?
 
 
 
Quella donna è ammattita, pensai, quando alle dieci uscii dal Palazzo di Giustizia e mi recai verso Notre-Dame. Claudie Frollo non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere.
Era ufficiale: aveva perso completamente il lume della ragione.
Notre-Dame era una Chiesa, la cattedrale della città. Come le era saltato in mente di farmi entrare là per cercare uno zingaro?
Ma poi, per quale motivo un gitano avrebbe dovuto nascondersi in Chiesa? Era risaputo, alla fine, che quello era un popolo che si spostava di continuo, senza limiti o vincoli; era poco probabile che uno di loro andasse a rifugiarsi nella cattedrale e vivesse circondato da mura di pietra, totalmente privo della libertà che aveva prima. Certo, se Eymeric fosse andato a nascondersi a Notre-Dame avrebbe avuto il diritto di asilo, ma per quanto ne sapevo poteva essere già fuori Parigi. Non si trovava da nessuna parte. Non poteva essere andato lì.
Eppure avevo un brutto presentimento.
Sospirai; sapevo che in ogni caso non potevo fare altrimenti. Per quanto la prospettiva non mi esaltasse, avrei dovuto eseguire gli ordini del giudice e rispettare l’accordo.
«Andiamo Achille» incitai il mio cavallo, distogliendolo da un piccolo pezzetto di erba cresciuto in mezzo al lastrico della strada.
L’animale lasciò perdere l’erba, scrollò un po’ la criniera come a trasmettermi il suo disappunto e poi tornò a camminare placidamente.
Chissà perché la signora Frollo inseguiva così tenacemente Eymeric. Doveva aver preso sul personale il modo in cui il ragazzo l’aveva sfidata, specialmente alla Festa dei Folli, non c’era altra spiegazione. Eppure c’era qualcosa di malato, di anormale nel modo in cui lo ricercava in modo così... forsennato.
Ecco qual era l’aggettivo giusto per la sua ricerca: forsennata. Ma non riuscivo in alcun modo a capire perché: doveva esserci qualcosa sotto, a parte ciò che era successo alla Festa… ma cosa?
Forse si è infatuata dello zingaro.
Ripensai a come l’aveva guardato la prima volta che lo avevamo visto, a come il ragazzo influenzasse il suo umore, a come gli stava dando la caccia. Ma Claudie Frollo innamorata? La sola idea mi sembrava tanto reale quanto il fatto che io non mi chiamassi Olympe. Era impossibile.
O almeno, doveva esserlo.
 
 
 
****
 
 


Le ricerche erano snervanti. Avevo passato una buona manciata di minuti in preda allo smarrimento, chiedendomi da dove cominciare; e più il tempo passava, più notavo che non volevo davvero arrestare Eymeric per poi consegnarlo a Frollo.
Che cosa gli sarebbe successo?
E se non avessi rispettato gli ordini del giudice, cosa sarebbe successo a me?
Al momento preferivo non pensarci. Anche perché non ne avevo il motivo, visto che dello zingaro non c’era traccia.
Ma la cattedrale è grande, e non credo che Frollo si fermerà finché non l’avrò trovato.
Sospirai, ripensando a quando mi ero recata a Parigi piena di aspettative. Non avevo idea del lavoro che mi sarebbe spettato.
Già.
Non ne avevo proprio idea.
 
 
Avevo trovato, dopo un tempo che mi era sembrato interminabile, una scala a chiocciola, ben nascosta dietro al coro della cattedrale.
Mentre salivo i piccoli gradini, non potei fare a meno di sentire il senso di colpa farsi strada dentro di me, serpeggiando fastidioso. Pregai mentalmente che Eymeric non si trovasse lì e che se ne fosse andato da qualche parte, fuori Parigi.
Ventisette, ventotto, ventinove, trenta.
Mi sentivo affaticata come se avessi l’influenza. Trenta gradini di notte, dopo un’estenuante giornata, non erano il massimo.
Mi guardai intorno; la stanza in cui mi trovavo era buia, illuminata soltanto dalla poca luce lunare che filtrava da una finestra bifora abbastanza ampia. Afferrai una torcia e cominciai a studiare l’ambiente circostante.
Intorno a me c’era una quantità inimmaginabile di oggetti: miniature, oggetti colorati in vetro, in carta e in legno, e tanti, tanti libri.
Che strano posto, pensai. Quale funzione avrebbe avuto, esattamente, quella camera? Non sembrava uno studio o qualcosa del genere, sembrava semplicemente una… stanza da letto.
Qualcuno abita qui, forse. Magari un clandestino.
Ma perché una persona dovrebbe abitare a Notre-Dame?
Ero confusa.
All’improvviso una voce interruppe il silenzio. La riconobbi immediatamente: era la voce dell’altra volta, la voce della cattedrale, che canticchiava un motivo dolce e lento. Ma non capivo da dove venisse.
«Chi è là?» feci, prima di ricordarmi che cosa aveva detto Frollo.
Vi autorizzo ad effettuare le ricerche anche di notte, all’interno della cattedrale di Notre-Dame. Senza farvi notare, naturalmente.
Mi coprii stupidamente la bocca con una mano, imprecando sottovoce.
Grande, Olympe. Le missioni segrete sono proprio il tuo forte.
Il silenzio era calato nella stanza. Ce n’era anche troppo, per i miei gusti. Avevo l’impressione che sarebbe successo qualcosa da un momento all’altro, ma sapevo che non avrei dovuto muovere un passo, almeno per ora. Altrimenti la missione sarebbe andata a monte, e Dio solo sapeva come avrebbe reagito Frollo se ciò fosse successo.
Deglutii e mossi qualche passo nella stanza, titubante.
Poi accadde tutto in un arco temporale che, a mio parere, non sarà stato nemmeno un decimo di secondo: una ragazzina mi si materializzò davanti – da dove era comparsa? – e mi fece sobbalzare, gettando un urlo di spavento. Per poco non finivo su un tavolo lì vicino, dove era esposta una bellissima miniatura di Notre-Dame.
«Che cosa volete?» fece, con una vocina dai toni quasi infantili.
«E voi chi siete?» domandai, con ancora il respiro ansante per la paura.
«Lo sapete che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?»
Bene, mi ci mancava solo la ragazzina fastidiosa.
«Mi chiamo Olympe de Chateaupers» rettificai.
Silenzio. Lei non parlava.
Oh, al diavolo le formalità.
«Tu chi saresti?» aggiunsi, piuttosto infastidita dal fatto che non mi avesse risposto.
«Mi chiamo Nina» mi imitò, con un tono quasi di sfida.
Sospirai.
«D’accordo ragazzina, so che sono un’intrusa venuta qui di notte e non è esattamente il massimo come situazione, ma potresti cortesemente dirmi il perché tu ce l’abbia con me già in partenza?»
«Vi ho vista alla Festa dei Folli. Siete al servizio della mia padrona, vero?»
Aspetta un attimo. “La mia padrona?”
Chi diavolo era quella ragazza?
«Sarebbe?» chiesi ingenuamente.
«Claudie Frollo.»
Accidenti.
Capii che dovevo passare subito al sodo:
«Sono la nuova recluta. Senti, mi ha mandata a cercare un certo zingaro. L’hai visto?»
Nina sgranò gli occhi.
«Cosa?»
Mi trattenni dallo sbuffare: ma aveva problemi di comprendonio?
«Sto cercando lo zingaro Eymeric» dissi indurendo il tono della voce, cercando di imitare quella seria e autoritaria di Frollo – senza riuscirci, tra l’altro.
«E perché siete qui?» la ragazzina aveva un’aria perplessa. «Voglio dire, perché proprio a Notre-Dame?»
Ma doveva sempre fare domande così fastidiose?
«Mi ha mandata il giudice» sottolineai. «Mi ha chiesto espressamente di venire qui.»
Sapevo di star fornendo informazioni troppo preziose, ma alla fine Nina non aveva nulla di offensivo. Non avrebbe rappresentato un rischio. Almeno credevo.
«Capisco. Ad ogni modo non so di chi stiate parlando, Olympe» disse, tranquilla.
Studiai il suo viso tondo, da bambina: tutto in lei rimandava all’innocenza più pura. Mi faceva venire in mente una colomba, bianca e immacolata. Aveva l’aria di chi è totalmente al di fuori dalla faccenda in questione; probabilmente davvero non sapeva nemmeno di chi stessi parlando.
Ma era alla Festa dei Folli quel giorno, potrei giurarlo...
«Ma tu eri alla Festa dei Folli; forse sai dove sia andato» riprovai, dando voce ai miei pensieri. Per qualche motivo mi sembrava che non me la raccontasse giusta, anche se non c’era niente che me lo potesse far pensare.
«Non credo proprio. Se ben ricordate, non appena mi sono accorta della presenza della mia padrona sono fuggita via. Non so che cosa sia successo dopo quel momento.»
«Quindi non ne sai niente» mi assicurai.
«Oh, temo di no» fece lei candidamente. «Mi dispiace.»
Annuii. Forse la signora Frollo si era fatta prendere un po’ la mano. Avevo ragione, alla fine; cercare uno zingaro in una cattedrale e sperare di trovarlo era un’utopia. Avrei dovuto prevederlo.
«Bene. Ti ringrazio, e scusa per il disturbo» mi congedai. «Buonanotte» dissi poi, impacciata, prima di andarmene.
Ma mentre scendevo le scale e uscivo dalla cattedrale, il presentimento che avevo in precedenza ritornò.
E non mi lasciò fino a che non mi addormentai.

 
 
Eccomi di nuovo qui, con il sesto capitolo di "Paris" :)
Dunque, abbiamo una Claudie Frollo ossessionata da Eymeric, e una povera Olympe che viene incaricata di affiancarla nella sua furiosa ricerca dello zingaro. Le viene inoltre assegnata una missione supplementare: andare in perlustrazione nella cattedrale di Notre-Dame - e da questo si vede che Claudie è davvero impazzita: insomma, mandare una recluta in un luogo sacro come Notre Dame per cercare uno zingaro? 
E qui entra in scena Nina, che dice di non saperne niente. In realtà, come sappiamo, Eymeric è nascosto proprio lì, ma Olympe è molto ingenua e le crede facilmente. Anche se un dubbio le vortica continuamente in testa...
Per ora vi piace questo personaggio/ pensate che io sia riuscita bene a rappresetare un Febo al femminile?
Spero tanto di sì :)
Sono curiosa di vedere che cosa vi aspettate da questa storia e come vi sembra che stia procedendo :)
Come ho detto, è una specie di esperimento, perciò ci tengo che tutto vada nel migliore dei modi.
E niente, ovviamente vi ringrazio tutti, come sempre.
Alla prossima,
Stella cadente
  
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