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Autore: eugeal    17/06/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy aiutò Sir Edward a scendere dal carro ed entrambi si diressero verso l'ingresso del castello.
Gisborne era teso, come ogni volta che doveva avere a che fare con lo sceriffo. Quel mese era riuscito a raccogliere tutta la cifra necessaria per pagare le tasse, ma con Vaisey non si poteva mai stare tranquilli.
Prima o poi lo sceriffo si sarebbe vendicato per il suo ricatto, ma Guy non poteva sapere quando e in che modo lo avrebbe fatto e forse anche quel senso di incertezza faceva parte della vendetta dello sceriffo: un'attesa prolungata giusto per tenerlo in ansia e fargli saltare i nervi.
- Oh, no. - Sospirò Guy, vedendo la folla radunata sulla scalinata del castello e Sir Edward lo guardò, preoccupato.
- Cosa succede? Cosa stanno facendo?
- Lo sceriffo ha intenzione di processare qualcuno pubblicamente. Non invidio il poveretto che dovrà subire il suo giudizio.
Sir Edward guardò le persone radunate sulle scale: Vaisey era al centro e teneva in mano un rotolo di pergamena, alcune guardie erano disposte attorno a lui e i nobili che avrebbero dovuto radunarsi nella sala grande per portare allo sceriffo il pagamento delle tasse erano schierati sui gradini più bassi.
Lo sceriffo vide Guy e Sir Edward e fece brillare il gioiello incastonato nel suo dente in un sorriso falso.
- Oh, bene, Gizzy si è degnato di arrivare. Un tempo eri più puntuale, è il nonnetto che ti rallenta?
- Siamo in orario, mio signore. - Disse Guy in tono piatto.
- No Gisborne, perché io ho deciso che non lo siete. Ora chiudi il becco e prendete posto prima che decida di farvi arrestare per insubordinazione.
Guy rinunciò a discutere e raggiunse gli altri nobili in fondo alle scale.
Lo sceriffo sbadigliò, annoiato, e iniziò a leggere sulla pergamena le accuse rivolte ai vari prigionieri che gli venivano portati davanti. La maggior parte di quei poveretti finiva nelle segrete e veniva condannata alla gogna o alla fustigazione pubblica e Guy stava cominciando a sentirsi sollevato nel vedere che per il momento nessuno era stato condannato alla forca, quando si accorse che lo sguardo dello sceriffo era puntato su di lui.
- Sai una cosa, Gisborne? Ogni tanto ho nostalgia dei bei vecchi tempi. - Disse Vaisey, fissandolo in un modo che lo fece rabbrividire. - Ho un'idea, Gizzy. Vieni qui, al mio fianco come una volta e leggi tu questa sentenza.
Guy esitò. Sapeva che Vaisey avrebbe trovato un modo per colpirlo e che come minimo lo aspettava un'altra umiliazione pubblica.
- Andiamo, Gisborne, cosa aspetti? O devo far venire Sir Edward al tuo posto?
Guy obbedì e prese la pergamena dalle mani dello sceriffo. Guardò sorpreso la ragazza che venne trascinata in catene davanti allo sceriffo, ma lo sguardo di Vaisey puntato su di lui lo convinse a riabbassare lo sguardo sul foglio e a iniziare a leggere.
- Meg Bennet, siete stata portata davanti alla corte dello sceriffo di Nottingham per aver disobbedito a vostro padre e aver rifiutato tutti i pretendenti che vi sono stati proposti...
- Erano degli idioti! - Lo interruppe la ragazza, rabbiosamente. - Uno era un ubriacone, il secondo sembrava un asino e il terzo aveva il cervello di un vegetale!
- E avete corrotto il quarto perché fuggisse con i soldi rubati a vostro padre. - Intervenne lo sceriffo.
- Era solo un mammone. Non ho intenzione di accettare che qualcuno possa dirmi come vivere la mia vita. Non voglio sposarmi, gli uomini sono stupidi!
Guy guardò la ragazza e gli sarebbe venuto da sorridere nel vedere tanto spirito combattivo se non avesse saputo che quella contro Vaisey era una battaglia persa in partenza. Sicuramente sarebbe stata condannata ed era certo che la punizione che la aspettava non sarebbe stata affatto piacevole.
Abbassò lo sguardo e rimase in silenzio finché lo sceriffo non gli mise in mano un'altra pergamena.
- Andiamo, Gisborne, leggi anche la sentenza, poi ti lascerò tornare nel gregge di pecoroni a cui hai scelto di appartenere.
Guy trattenne un sospiro.
- Meg Bennet, siete condannata a essere rinchiusa nelle segrete del castello finché lo sceriffo non troverà un marito adatto a voi.
- Non potete farlo! - Gridò la ragazza e Vaisey sorrise in un modo inquietante.
- Posso e lo farò, vostro padre è d'accordo con me, ma non temete, sono certo che otterrò un prezzo vantaggioso per voi.
- Volete venderla! - Esclamò Guy, incapace di trattenersi, per poi pentirsene subito dopo quando lo sceriffo spostò la sua attenzione su di lui.
- Ti sconvolge tanto, Gizzy? Non dovrebbe visto che hai fatto lo stesso con tua sorella. Oppure sei stanco della tua amichetta e vorresti comprarla tu? In questo caso mi dispiace per te, non potresti permetterti di pagare il prezzo che ho intenzione di richiedere. Allora, Gisborne, hai qualcosa in contrario alla mia sentenza?
Guy chinò il capo e scosse la testa, senza riuscire a trovare la voce per rispondere.
Vaisey lo guardò con un ghigno soddisfatto e si girò verso le guardie.
- Portatela via. - Disse, accennando alla ragazza.
Meg cercò di ribellarsi, gridando e graffiando, ma non poté evitare di essere trascinata verso le segrete.

Sir Edward salì sul carro senza attendere che Gisborne lo aiutasse.
Per il resto del consiglio, Guy era rimasto in silenzio, senza rialzare lo sguardo ed Edward sapeva che le parole dello sceriffo lo avevano turbato profondamente, eppure lui non riusciva a ignorare una delle frasi pronunciate da Vaisey.
- Davvero avete venduto vostra sorella? - Chiese Edward, senza nascondere la disapprovazione nel suo tono.
Gisborne annuì debolmente, senza guardarlo.
- Non è la cosa peggiore che abbia fatto in vita mia, signore. - Disse, senza tentare di negare.
- È immorale, dovreste vergognarvi.
- Sarebbe stato meglio lasciarla vivere per strada a morire di fame?! Oppure aspettare che fosse il freddo dell'inverno a portare via entrambi? Sarebbe stato più accettabile, allora? - Sbottò Guy e Sir Edward lo guardò, sorpreso nel notare che aveva gli occhi lucidi.
- Non sapevo...
- Nemmeno io! Non sapevo cosa fare né come uscire da quella situazione. Quando mi hanno offerto un buon prezzo per averla in sposa ho accettato. Mi era sembrata l'unica possibilità di poter garantire una vita decente a lei e di ottenere i mezzi per poter diventare un cavaliere e cercare di riavere indietro le terre che un tempo appartenevano alla mia famiglia.
Sir Edward lo guardò, senza sapere cosa dire e Guy gli rivolse un sorriso amaro.
- Ve lo avevo detto, avete creduto di vedere del buono in me quando non ce n'era affatto e ora che iniziate a capire davvero quello che ero ne siete deluso.
- Non posso negarlo, non è gradevole pensare a certe cose del vostro passato, ma so che siete migliore di quello che pensate. Se ho visto del buono in voi, vuol dire che c'era, ma ciò non esclude l'esistenza anche dei vostri lati peggiori. Credo che quello che conti davvero sia come volete essere da adesso in poi.
- Non posso cambiare il passato, ma cerco di non dimenticarlo per provare a diventare una persona migliore.
L'espressione di Sir Edward si ammorbidì.
- Se Marian si è innamorata di voi, significa che ci state riuscendo.
- Ho sempre l'impressione di non fare abbastanza. Avrei dovuto impedire allo sceriffo di imprigionare quella ragazza e invece sono rimasto a guardare senza dire nulla...
- E cosa avreste risolto? Di finire nelle segrete nella cella accanto alla sua?
- Robin Hood non sarebbe rimasto a guardare.
- E infatti lui è diventato un fuorilegge e ha perso tutto ciò che gli apparteneva.Voi non siete Robin Hood, Sir Guy. Se lo sceriffo vi arrestasse, non sareste solo voi a perdere tutto, ma anche io, Marian, Allan e la gente di Locksley e di Knighton. Senza contare quelli che dipendono dall'aiuto del Guardiano Notturno per sopravvivere. A volte restare a guardare è la scelta più difficile, ma anche la più giusta.
- Già. Io non posso fare niente. - Disse Guy, poi sorrise. - Ma il Guardiano Notturno sì.
Sir Edward lo guardò per qualche secondo, poi annuì.
- Fate attenzione e ricordate che non è solo la vostra vita quella che rischiate.

Much fece penzolare la lepre morta davanti agli occhi di Robin Hood, raggiungendolo lungo il sentiero che portava all'entrata del campo.
- Oggi ci aspetta un pranzo prelibato. - Disse, orgoglioso della sua preda. - Devo solo decidere il modo migliore per prepararla.
Robin scosse la testa.
- Non credo. Guarda.
Indicò la freccia piantata in uno degli alberi vicino alla porta segreta.
- Qualcuno è stato qui! - Disse Much, preoccupato. - E se lo sceriffo avesse ritrovato il campo?
Robin staccò la freccia dall'albero e gli mostrò l'impennatura nera.
- Questa è una delle frecce di Guy. Stamattina lui e Sir Edward dovevano presenziare al consiglio dei nobili, se è venuto a cercarmi al campo in pieno giorno deve essere successo qualcosa. Meglio che vada a cercarlo.
- A Locksley?
- A Knighton. A Locksley rischierei di essere visto da Marian, Gisborne non mi darebbe appuntamento lì.
- Vengo con te?
Robin ci pensò per un attimo, poi scosse la testa.
- No, tu resta qui, cucina quella lepre e avvisa gli altri, se stanotte ci aspetta qualche missione impegnativa, un buon pasto potrà sicuramente essere d'aiuto.
Robin tornò indietro lungo il sentiero, stringendo ancora in mano la freccia di Guy.
Era preoccupato, non era mai successo che fosse il Guardiano Notturno a contattare Robin Hood e di certo Guy non lo avrebbe cercato con tanta urgenza per una sciocchezza.
Raggiunse il luogo dove aveva nascosto i cavalli e ne prese uno, poi montò in sella e galoppò verso Knighton.
   
 
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