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Autore: serClizia    20/06/2015    1 recensioni
Raccolta di Drabble che poi diventano sempre Flashfic
1 - Castiel ha problemi a capire l'utilità del preservativo.
2 - Nel bunker c'è uno spazzolino per Cas, anche se gli angeli non hanno cose come spazzolini.
3 - Book Club AU
4 - Samantha non ne può più di trovare caramelle nei suoi reggiseni.
5 - un bacio sulla strada di casa
6 - Gabriel adora dormire con la testa sul petto di Sam perché gli piace sentire il battito del suo cuore.
7 - Dean/Sam/human!Impala/human!Laptop foursome - vero amore
8 - “This is… a book about us?”
9 - Insonnia
10 - Twitter!AU
11 - AU in cui Cas è un pizzaiolo. E Dean comincia inspiegabilmente a preferire la pizza ai cheeseburger.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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  1. Viaggio in macchina.
  2. “This is… a book about us?”
  3. Privacy.
 Storia partecipante alla 'Screw Prompts, Give Me Points' Challenge.

ATTENZIONE! Post 10x23! SPOILER SEASON FINALE 10 STAGIONE!


 
L’Oscurità. L’Oscurità lo avvolge, lo inghiottisce.
Ribolle, lo brucia, gli entra nella gola, nel naso, la sente contorcersi, entrargli dentro, fino allo stomaco.
“Dean.”
Una voce, una sola parola, ed è sveglio, la pistola in pugno, pronto a sparare.
La riabbassa, non è un nemico, un mostro, uno Styne - è Cas.
“Cosa stavi sognando?”
Dean si asciuga la fronte con la manica della camicia. Cas gli ha già fatto una domanda così tempo prima, e come allora non ha nessuna intenzione di rispondere.
Si guarda intorno, sono nell’Impala. Cas è accanto a lui nel sedile del passeggero, rigido come uno stoccafisso, niente di nuovo. E deve leggergli la domanda negli occhi, ‘Cosa ci fai qui?’.
“Sam mi ha chiamato.”
“Mmh.”
“Mi ha chiesto di trovarti. Dovresti rispondere alle sue telefonate.”
Dean guarda fuori dal finestrino. Aveva parcheggiato sul ciglio della strada, troppo esausto per andare avanti. Diciamola tutta, Dean stava scappando.
Una settimana prima, il marchio era scomparso, aveva liberato l’Oscurità. Che li aveva avvolti, riempiti e poi in qualche modo lasciati, scivolata fuori così come era entrata.
Li aveva lasciati lì, come due stronzi. Lui e Sam si erano guardati, in silenzio.
Erano tornati al bunker. E per ogni miglio di strada, cominciava a ritornare quello che aveva fatto, cominciava a pesare, pugno dopo pugno, sparo dopo sparo.
Il ragazzino, Dio.
Aveva resistito un giorno nel bunker alle occhiate di Sam, poi durante la notte avevo preso le chiavi ed era scappato.
In tipico stile Dean.
Ha solo bisogno di schiarirsi le idee, tutto qui. E non può farlo con gli occhi di Sam puntati addosso, come uno specchio di quanto sia stato stronzo. Uno specchio che non lo ritiene colpevole. Non è il tipo di specchio a cui è abituato, quello.
Quindi è scappato, e ora è qui, a una settimana di distanza, sveglia-Cas incorporata.
“Dove stai andando?”
Evidentemente persino Cas ha imparato che Dean non è bravo a rispondere alle domande sul suo rapporto con Sam. A meno che uno dei due non stia per morire, certo.
“Non lo so, da qualunque parte. In cerca di un caso, credo.”
“Ne ho uno, allora.”
Dean si volta finalmente a guardarlo. “Tu hai un caso?”
Cas annuisce. “Dove credi sia stato nell’ultima settimana?”
“Non lo so, a giocare a carte con Rowena?”
Cas appiattisce le labbra. “Sam mi ha chiamato subito dopo la tua partenza. Mi ha chiesto di cercarti.”
“E cosa c’entra col fatto che tu abbia un caso?”
“Perché sapevo che ci avrei trovato te.”
Oh. Quindi Cas aveva passato una settimana a svolazzare qua e là tra fantasmi e vampiri per cercare lui. Divertente.
“E li hai risolti?”
“Ho di nuovo la mia grazia, Dean. Certo che li ho risolti. Non potevo lasciare quelle persone in pericolo.”
Dean gli fa un sorriso stanco. “Parli come un vero Winchester.”
Cas gli risponde con lo stesso tipo di sorriso. “Mi piace pensare di esserlo.”
L’aria si fa un po’ più densa, a quelle parole. Qualcosa in lui lo spinge a cambiare velocemente argomento. Non ha proprio voglia di pensare alla malinconia di Cas, alla sua brama di una famiglia a cui appartenere, alla sua tristezza, perché si sente già abbastanza pieno della propria.
Senza contare il fatto che l’ultima volta che si sono visti, Dean ha cercato di ucciderlo.
Accende l’Impala. “Allora, dove andiamo?”
Cas guarda un punto lontano davanti a loro. Sembra stare rimuginando su qualcosa. “Michigan.”

**

Il caso è piuttosto semplice.
Spirito vendicativo, blablabla, salato e bruciato.
Lavorare con Cas è facile, adesso. Parla poco, non fa domande, non chiede di Sam, né dell’Oscurità.
In qualche modo sa che Dean ha bisogno di stare solo e riflettere, e in qualche altro strano modo sa anche che Dean non è mai stato veramente capace a stare solo.
E quindi gli fa compagnia. È strano.
È solo dopo che sono passati davanti alla scuola per andare verso il motel, che Dean si ricorda di esserci già stato.
“Ehi, io la conosco questa città. Clint, hai detto che si chiama?”
“Flint,” lo corregge Cas.
Dean è talmente abituato ad avere la sensazione di deja-vu, città tutte simili, villette tutte uguali, che non ci aveva pensato.
“Sì, ci sono già stato. Con Sam. In quella scuola,” la indica mentre rallenta un po’ la marcia. “C’era una Dea. Calliope. Ci saresti dovuto essere anche tu, ti saresti divertito un mondo.”
“Ne dubito.”
Dean ridacchia. “Che c’è, paura delle altre divinità? Pensi che la loro esistenza metta troppo in difficoltà paparino?”
“L’ultima volta che siamo stati a contatto con altre divinità, Gabriel è morto.”
Oh, merda. “Giusto. Scusa.”
“Non c’è bisogno di scusarti. Non è stata colpa tua.”
Ed eccola lì, una frase, una lama a doppio taglio. Dean non risponde, tira dritto fino al motel.
Ma non riesce a fare a meno di pensare a quel giorno, quando ha convinto Gabriel a far uscire la testa dal culo e opporsi a suoi fratelli. Quindi sì, in un senso, anche quella è colpa di Dean.

**

Accanto alla reception c’è una mini-libreria, degli scaffali con qualche libro sopra. Cas ci si distrae intanto che Dean si occupa del check-in. Grazie al cielo, c’è un muto accordo per cui Dean è quello ad occuparsi delle Public Relations con gli umani.
Il vecchietto oltre il bancone ticchetta sulla tastiera, Dean si guarda intorno. Lo sguardo gli cade su Cas, di spalle. Nel momento esatto in cui lo vede, percepisce che qualcosa non va.
Ha la schiena ancora più rigida del solito, sembra si sia congelato in un momento.
Dean si avvicina. “Va tutto bene?”
Cas gli porge la copertina che stava studiando, in silenzio. Dean deglutisce. Un sacco. C’è scritto ‘Legame Profondo, subtext e canon del Destiel in Supernatural.’
La copertina raffigura un ragazzo – molto più giovane, Dean è ufficialmente offeso – e un angelo, dalle lunghe ali nere.
Com’è possibile che Cas sappia che sono loro? Non può saperlo, non…
Cas gira il libro e gli fa leggere il retro. ‘Questo libro è un saggio sulla storia d’amore tra Dean Winchester e Castiel –‘
“Ok, basta.”
Dean gli strappa il libro dalle mani e lo mette a posto, o almeno ci prova, cominciano a caderne almeno 4 o 5. Cas li osserva cadere in silenzio, per poi riportare lo sguardo su di lui. Non è imbarazzato, né offeso, è solo… confuso? Ti pareva.
“Quello è… è un libro su di noi?”
Gli esce una sbuffata ridicola. Ricomponiti, Winchester, Dio.
Si accoscia per recuperare i libri, e nota che sono tutti del fottutissimo Vangelo dei Winchester.
Il vecchietto si affaccia dal bancone. “Oh, quelli? Vi piacciono? Li ha portati una ragazza, un giorno. Vestita in modo buffo. Forse una scuola speciale… Diceva che sono famosi, voi li conoscete?”
Dean lo guarda. Guarda la chiave della stanza appena appoggiata sul bancone. Sul portachiavi c’è scritto ‘106’. Grazie a Dio. Le afferra, acchiappa Cas per il trench e sparisce giù per il corridoio.
Fanculo.


**


“Dean.”
“Mh.”
“Dobbiamo parlarne.”
Dean si tira su a sedere sul letto. “Col cazzo che dobbiamo!”
Castiel è fermo nello stesso esatto punto in cui lo aveva lasciato quando si era sdraiato, nella propria metà di stanza. Si siede di fronte a lui, in un letto che Dean ha comprato e che entrambi sanno che non userà. Gli angeli non dormono, no?
“Prima o poi…”
“Senti, era un libro, okay? La gente ne scrive di continuo. Chiedi a Sam. Diavolo, chiedi a Metatron!”
Si acciglia, il bastardo. “Non ho intenzione di chiedere nulla a –“
“Vabbè. Hai capito. E non c’è niente di cui parlare. Sapevo ci fosse questa cosa perché… perché nel caso in cui abbiamo lavorato qui c’era questa ragazzina che…”
Dean si sta impappinando. Come diavolo può spiegargli dello spettacolo, di quello che dicevano quelle stupide ragazzine? “E comunque blateravano di roba anche su di me e Sam, quindi… non c’è niente da dire.”
Cas stringe un po’ le labbra. Sospira. “Non mi stavo riferendo al libro.”
“Mh?”
“Dobbiamo parlare di Sam.”
“Huh,” figura di merda tipica di un Winchester. Vabbè. “No, grazie.”
Dean si ributta sul letto, gli da’ le spalle. No grazie, davvero.
“È preoccupato. Posso almeno chiamarlo e dirgli di averti trovato? Che stai bene?”
“Cioè, non l’hai ancora chiamato?”
“Non sapevo se fosse conveniente.”
“Huh.”
Cas dovrebbe davvero smetterla di sorprenderlo. È snervante. “Sì – uhm – quello che ti pare. Chiama chi vuoi.”
Annuisce con un gesto secco e lascia la stanza, Dean sente il frusciare del trench fino alla porta.
Resiste sì e no due minuti. Poi si alza di scatto, e raggiunge la porta in punta di piedi. Guarda dallo spioncino, Cas non è lì.
Dean percorre il corridoio, arriva ad un bivio. A sinistra, la reception, a destra una porta di servizio.
Imbocca quello a destra, apre la porticina il più silenziosamente possibile e sbircia.
C’è un cortiletto, Cas è esattamente nel mezzo, spalle alla porta. È già al telefono.
“… sì, tutto bene. Sta lavorando ad un caso. No, non ha finito. Sì, lo terrò d’occhio.”
Pausa. Dean riesce a sentire la voce di Sam anche da lì. Purtroppo non riesce a capire cosa dica.
Cas annuisce. “Ciao, Sam.” Butta giù, fissa il telefono. “Lo so che sei lì.” Non si volta nemmeno a guardarlo.
Dean fa un gesto di stizza, poi si convince a uscire, essere uomo. Non ha mica paura di parlare con Cas, no? Non vuole parlare di quel dannato libro, d’altronde. Si può fare.
Castiel gli piazza gli occhi addosso, un’espressione divertita. “Devo farti una lezione sulla privacy, Dean?”
“Molto divertente.”
C’è qualcosa nello sguardo di Cas che ha una forza gravitazionale tutta sua. E incredibilmente difficile da sostenere. Il pavimento diventa improvvisamente interessante da osservare. Non è disagio quello che sta sentendo, vero? “Uhm, credo che tornerò in camera. Vorrei farmi una doccia.”
Cas annuisce. “Ti seguo.”
“Mi segui? Nella doccia? Gesù, Cas, un po’ di privacy?”
Cas fa un sorriso lieve, Dean ridacchia, e tutto torna come prima. Per il momento, almeno.




NdA:
non viene nominato l'incantesimo di Rowena a Cas perché non avevo idea di come gestire la cosa, né tempo, quindi ho preferito risolvere così:
nel giorno in cui Dean rimane al bunker, Cas trova un modo per liberarsi. Non ne fa parola con Dean, dato che non è una cosa che fanno spesso, raccontarsi i casini che succedono loro.
  
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