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Autore: WibblyVale    20/06/2015    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il Team 7 si allenava in un boschetto accanto alla casa di Tazuna. Kakashi guardava i suoi allievi migliorare velocemente nel controllo del chakra. Sakura era stata la prima a raggiungere la cima degli alberi, ma gli altri due non demordevano. Naruto e Sasuke avevano una riserva enorme di chakra dovevano solo imparare ad usarla correttamente.
Erano passati giorni ormai dallo scontro con Zabuza e il Copia-ninja stava cominciando a riprendersi. L’aver usato così tanto lo Sharingan l’aveva lasciato senza forze, in un momento in cui non se lo poteva permettere. Quella missione si era rivelata più difficile del previsto. Tazuna aveva mentito, ma ormai non potevano abbandonarlo. Era un brav’uomo che si era ritrovato in una situazione impossibile.
Anche i suoi allievi, dopo un primo momento di smarrimento, avevano inventato un ottimo piano, salvandolo dalla prigione d’acqua del Demone della Nebbia e permettendogli di sconfiggerlo. Peccato che quella pace non sarebbe durata a lungo. Ci aveva messo un po’ di tempo a capirlo, ma il suo avversario non era morto come avevano pensato. Anzi, probabilmente anche lui stava recuperando le forze da qualche parte, con l’aiuto di quel ragazzino che avevano creduto un Anbu della Nebbia.
Quella sera si ritrovarono tutti quanti seduti attorno ad un tavolo. Ormai anche Naruto e Sasuke erano riusciti a raggiungere la sommità dell’albero. L’indomani avrebbero lavorato tutti insieme al ponte. La cena procedette abbastanza tranquilla finché Naruto, furioso per la mancanza di forza di Inari e per il suo continuo piangersi addosso, non sbottò.
Gli urlò che non c’era motivo di comportarsi come il protagonista di una tragedia, che era meglio combattere. “… A nessuno piacciono i piagnucoloni.” Concluse per poi uscire dalla stanza. Il bambino lo seguì poco dopo altrettanto infuriato.
“Ha davvero esagerato!” esclamò Sakura. “Ora vado a dirgliene quattro.”
“Lascia stare. E’ inutile.” Commentò piatto Sasuke.
“Ma Sa’ske-kun, è solo un bambino! Non poteva avere un po’ più di tatto!”
“Lasciate fare a me, va bene?” li calmò il loro maestro con un sorriso.
Detto ciò andò a raggiungere Inari all’esterno della casa. “Posso?” chiese.
Il bambino annuì, permettendogli di sedersi accanto a lui. Non sapeva esattamente da dove cominciare. Sapeva che era la cosa giusta da fare cercare di spiegargli, di consolarlo, ma… Non era molto bravo con i bambini.
“Sai Naruto non ha detto quelle cose con cattiveria. Lui è cresciuto senza genitori e al villaggio tutti lo evitavano. Ha sofferto molto, ma è riuscito ha trasformare quella sofferenza nella sua forza. Sorride non perché la sua vita sia stata facile, ma perché probabilmente è stanco di piangere.”
Il bambino non piangeva più, ma continuava a tenere lo sguardo basso. Incerto, Kakashi gli posò una mano sulla spalla e sorrise.
“Andrà tutto bene. Te lo prometto.”
Inari si voltò verso di lui e parve confortato da quelle parole. Ad un tratto il Copia-ninja si irrigidì, facendosi serio. Prese il nipotino del carpentiere e lo spostò dietro di sé per proteggerlo.
“Chi c’è?” gridò.
Un fruscio di foglie e chiunque li stesse spiando sparì.
“Rientra in casa, Inari. Io faccio un giro di perlustrazione.”
Passeggiò per il bosco alla luce della luna e si guardò intorno. Non c’era più nessuno e chiunque li stesse spiando aveva totalmente camuffato il proprio odore. Era arrivato preparato, impedendogli di capire chi fosse. Salì sul ramo in cui si doveva essere appollaiato lo spione e provò a capire se stesse cercando qualcosa in particolare. Da lì si vedeva perfettamente il luogo in cui lui ed Inari si erano messi a parlare. Ebbe una strana sensazione che però cacciò lontano da sé. La mattina dopo avrebbe tenuto gli occhi ben aperti.
Rientrò e trovò Inari che lo aspettava dietro la porta. “C’è qualcuno?” chiese spaventato.
“No, nessuno. Doveva essere solo un animale.” Lo rassicurò, ma non ci credeva. Sentiva che qualcuno lo aveva spiato. Nonostante ciò, la cosa non sembrava preoccuparlo. Avrebbe dovuto esserlo giusto? Chissà cosa gli prendeva.
Entrò nella stanza che condivideva con i suoi allievi e li trovò già addormentati. Li osservò per qualche minuto riposarsi tranquilli poi si mise a dormire lui stesso.

La mattina successiva Kakashi, Sasuke, Sakura e Tazuna avevano lasciato la casa e si erano diretti al ponte. Naruto aveva bisogno di riposo così lo avevano lasciato indietro. La grande costruzione era ormai ultimata e presto Gatoo non avrebbe più potuto fare nulla per ostacolare il carpentiere. Per questo motivo il jonin della Foglia si aspettava un attacco da un momento all’altro.
Infatti, poco dopo che il loro cliente aveva cominciato a lavorare, Zabuza e Haku fecero la loro comparsa. Lo spadaccino voleva vendetta, mentre il ragazzino voleva misurarsi con il suo allievo. Lo scontro cominciò e Zabuza li circondò con un velo di densa nebbia. Per il Copia-ninja era impossibile usare lo Sharingan in quelle condizioni. Inoltre, non sapeva cosa stava accadendo a Sasuke che era caduto in trappola dell’abilità innata del compagno del Demone. Doveva escogitare un piano ed in fretta.

Naruto era veramente arrabbiato per essere stato lasciato indietro, ma allo stesso tempo sollevato. Se non fosse stato così, non avrebbe potuto salvare Inari e sua madre da quei due stupidi collaboratori di Gatoo. Li aveva proprio fregati e Inari finalmente aveva deciso di smetterla di piangersi addosso. Forse era un po’ merito suo dopotutto.
Si era pentito di essere stato così duro con lui, ma l’aveva fatto perché capiva quello che provava. Quando era piccolo e disperato avrebbe voluto avere qualcuno che ci tenesse così tanto a lui da dirgli quelle cose. Ora però non doveva stare lì a rimuginare. I suoi amici erano probabilmente in pericolo e lui doveva aiutarli.
Quando arrivò trovò Sasuke circondato da specchi. Lanciò un kunai per fermare l’attacco del ninja con la maschera. Si muoveva talmente veloce che era quasi impossibile vederlo. Vide l’Uchiha tirare un sospiro di sollievo. Interpretando questa come una richiesta di aiuto, il ninja biondo saltò dentro al cerchio di specchi.
A quel punto il moro andò su tutte le furie, dicendo che dovevano attaccare il nemico su più fronti e che in quel modo erano entrambi in trappola. Non gli andava mai bene niente a quello lì, accidenti!

Se non si fossero trovati in una situazione disperata forse Kakashi avrebbe alzato gli occhi al cielo, come era solito fare con Gai. Naruto era proprio il ninja più imprevedibile che avesse mai incontrato. Si era fiondato in quella battaglia senza un briciolo di piano o preparazione. Sperava che, nonostante ciò, il suo arrivo avesse fatto girare la sorte a loro favore.
In quella maledetta nebbia lui non vedeva nulla, ma il suo avversario aveva fatto un tremendo errore. Era vero che lui era il ninja dello Sharingan, ma il suo grado di jonin e le sue abilità li aveva guadagnati molto prima che Obito gli donasse quel potere. Lui aveva sviluppato anche gli altri sensi. Sfortunatamente, lo spadaccino era un esperto dell’omicidio silenzioso. In questo caso quindi l’udito non gli sarebbe servito a nulla. L’olfatto però…
Si era lasciato trafiggere come un principiante, ma anche quello aveva un suo scopo. Iniziò a fare i segni per richiamare i suoi cani quando sentì un chakra potente provenire dalla direzione dei suoi due allievi. Naruto era arrabbiato e la Volpe stava prendendo il sopravvento.

Shiori non vedeva altro che il colore rosso. Stava per rimanere vittima della potenza delle Volpe. Voleva uccidere, voleva vendetta. Quei piccoli inutili umani avrebbero pagato per tutto quello che le avevano fatto patire. La kunoichi si stava perdendo in tutte quelle sensazioni, quando ad un tratto si ricordò del suo allenamento.
Il Kyuubi era più potente e arrabbiato del Tricoda, ma lei doveva combatterlo. Si concentrò su sé stessa e sui suoi sentimenti, usando il suo chakra per combattere quella nuvola rossa che la invadeva, rendendole impossibile ogni movimento. Spingeva e spingeva più che poteva, mentre quella forza premeva dentro di lei, quasi soffocandola. Isobu le aveva detto che certe sensazioni non potevano essere inglobate, ma scacciate o l’avrebbero uccisa. Al diavolo! si disse. Lei agiva diversamente.
Smise di combattere e lasciò che la forza rossa la invadesse. Per qualche secondo non fu più in grado di ragionare, credeva di essere una creatura enorme intrappolata in un corpo minuscolo ed indegno. Poi, però riuscì a tornare in superficie, riportando la sua testa al di fuori del mare rosso che voleva annegarla.
A quel punto, riuscì ad accantonare le sensazioni dell’Ennacoda. Quando riaprì gli occhi era sdraiata a terra. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Naruto era ancora invaso dalla Volpe però, e lei non poteva permettersi soste. Il ninja biondo si stava scagliando con tutta la sua potenza contro il suo avversario, pronto ad ucciderlo.
Shiori entrò in lui, cercando di risvegliare la parte del dolce ragazzino pieno di speranza. Quella parte che sarebbe andata distrutta se costretto ad uccidere in quelle condizioni.
Come spesso accadeva con Naruto, la Nara rimase sorpresa. Era bastato solo un piccolo tocco alla suo anima perché il ragazzo si rendesse conto dell’orrore che stava per commettere. La Volpe tornò nei ranghi, liberando entrambi della sua ingombrante presenza. Quindi la kunoichi si rialzò tremante sulle sue gambe.
Aveva camuffato il suo odore come la sera precedente, di modo che Kakashi non la riconoscesse. Con qualche gesto delle mani si trasformò in una signora anziana con la schiena curva, i capelli grigi e gli occhi dorati. Non dovette poi fingere più di tanto di faticare a camminare. Il Copia-ninja stava per attaccare Zabusa e lei doveva trovare il modo di recuperare la mappa. Sperava di riuscire ad ingannarlo.

I cani dell’Hatake stavano azzannando il nemico e lo shinobi era pronto a colpirlo con il suo Raikiri, quando qualcuno si mosse velocemente. Non poteva credere di aver colpito il ragazzino. Haku sorrideva, fiero di aver salvato il suo adorato Zabuza. Kakashi si sentì tremare. Aveva ucciso un’anima buona. Di nuovo. Ma come poteva aspettarsi una cosa del genere?
La nebbia si diradò, rivelando la devastazione della battaglia. Sasuke era riverso a terra, probabilmente morto, mentre Naruto si avvicinava ai suoi compagni per dare loro la cattiva notizia. Il biondo rimase sconvolto dalla scena che gli si presentò davanti. Kakashi rilasciò il braccio e il ragazzino cadde ai suoi piedi.
Di fronte a lui Zabuza manteneva uno sguardo impenetrabile, ma lui conosceva quell’atteggiamento indifferente. Lui sapeva bene che nascondeva un dolore senza pari. Vide Sakura che si lanciava in direzione di Sasuke, tenendo per mano il vecchio Tazuna. Povera ragazza, avrebbe dovuto scoprire troppo presto cosa significava perdere un compagno. I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre osservava il suo allievo disteso a terra. Non poteva credere di aver fallito di nuovo.
“Sta bene. Il ragazzo non l’ha colpito in punti vitali. Ha solo rallentato il flusso del suo chakra.” Disse una sottile voce roca dietro di lui. Si voltò e vide una vecchina tutta incurvata, avvicinarsi.
“Lei chi è?” chiese sorpreso di quella presenza.
“Consigliere e medico della Nebbia. Ho saputo che uno dei nostri maggiori ricercati era qui. Volevo vederlo con i miei occhi.” Spiegò l’anziana signora.
Il Copia-ninja sentiva che poteva fidarsi, ma aveva come l’impressione che non gli dicesse tutta la verità.
“Io ti ucciderò! La pagherai per quello che hai fatto!” si intromise lo spadaccino.
“Mmmmm… Sapevo che non ci si poteva fidare di te.”
Tutti quanti si voltarono verso la direzione da cui provenivano quelle parole. Gatoo, accompagnato dai suoi scagnozzi, era venuto a completare il lavoro.

Il Demone della Nebbia giaceva accanto al suo giovane compagno. Aveva combattuto con onore alla fine per difendere chi amava. Si era rivelato una persona migliore di quanto ognuno di loro avesse potuto immaginare. Shiori gli si inginocchiò accanto, ben consapevole che Kakashi non le toglieva gli occhi di dosso. Era strano averlo accanto e fingere di non conoscerlo. Era innaturale. In ogni caso non doveva perdere la concentrazione, non doveva vacillare. Frugò nella sacca delle armi dello spadaccino e trovò il suo bottino. Esultante se lo infilò in tasca concedendo alla mappa uno sguardo veloce.
“Cos’è?” chiese il ninja dai capelli argentati.
“Affari della Nebbia.” Rispose secca. “Ora occupiamoci dei corpi.”
“Credevo li avrebbe fatti esaminare dai suoi ninja, signora consigliera.”
“Non è necessario. Certe cose è meglio che rimangano segrete.” Affermò. “Inoltre, devo occuparmi delle vostre ferite.”
“Come possiamo fidarci di lei?” chiese Sakura, che si stagliava tra Shiori ed il corpo di Sasuke con fare protettivo.
“Siete costretti bambina o il tuo fidanzatino morirà.”
“Lui non è il mio…” arrossì l’Haruno.
“Lasciala fare Sakura!” ordinò Kakashi.
“Tu, Naruto, Tazuna e Inari vi occuperete di seppellire degnamente i corpi dei nostri avversari. Io, invece, non perderò di vista il nostro medico.” La sua voce si fece più bassa. “Le assicuro che se vedo qualcosa che non mi piace se ne pentirà dottoressa.” Minacciò.
Shiori si accorse di star sorridendo, distolse quindi lo sguardo. “Non preoccuparti, Copia-ninja. Non voglio farvi del male.”

Ore più tardi si erano ritrovati tutti quanti nella stanza, che in quei giorni era stata riservata ai ninja di Konoha. Sasuke si era risvegliato leggermente intontito, ma finalmente stava bene. Sakura e Naruto gli sedevano accanto. Shiori aveva medicato anche quest’ultimo, ma non aveva faticato molto. I poteri rigenerativi della Volpe avevano fatto gran parte del lavoro.
Si era occupata anche di Kakashi, che non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo mentre lavorava. Non era molto diverso da quando stavano insieme dopotutto, anche se allora non aveva quello sguardo minaccioso.
“Grazie.” Sussurrò. “Credo di averti giudicata male. Ahia!” Urlò quando lei strinse più forte la fasciatura sulla ferita che si era lasciato infliggere per avere un vantaggio su Zabuza.
“E’ molto pericoloso quello che hai fatto.” Lo rimproverò. “Avevi dei ragazzini da proteggere, una missione da portare avanti e ti sei lasciato ferire. Cosa avevi in testa?”
Kakashi si sentì tra il sorpreso e l’imbarazzato per quella sfuriata. I tre genin si guardarono sbalorditi e sghignazzarono per il trattamento che stava ricevendo il loro sensei.
“Io… Insomma… Avevo un piano.” Si scusò, balbettando senza saperne il motivo.
L’anziana dottoressa sbuffò ed evitò di guardarlo negli occhi. Era tutto troppo simile ad un dejà vu e lei non voleva che l’Hatake potesse sospettare qualcosa. Purtroppo anche l’uomo aveva avuto quella sensazione e aveva ripreso ad osservare i suoi movimenti come uno scienziato che si stava occupando del suo esperimento. Shiori capì che stava tirando le somme. Non poteva trattenersi oltre.
“Io devo…”
“Cosa c’è in quella pergamena che hai rubato?” la interruppe il ninja dai capelli argentati.
“Niente di importante. Ora devo tornare. La Mizukage aspetterà mie notizie.”
Si incamminò alla porta, ma il Copia-ninja le si parò davanti. “Qual è il tuo nome?”
“Non sono tenuta a risponderti.” Con un gesto veloce gli fece uno sgambetto, facendolo cadere sulla schiena. Quindi corse fuori dalla stanza.
“Voi state qui!” ordinò Kakashi ai suoi allievi, alzandosi in piedi e seguendola.
I ragazzi si affacciarono alla finestra per vedere cosa sarebbe accaduto.

Shiori era ormai in giardino. Il problema era che non aveva abbastanza forze dopo tutto quello che aveva passato in quel periodo. Non ci volle molto a Kakashi per raggiungerla. La mano del jonin si strinse sull’avambraccio della donna, costringendola a fermarsi. L’anziana signora aveva il fiato corto e il volto arrossato.
“Lasciami andare, ti prego.” Sussurrò, tenendo lo sguardo puntato sul terreno.
“No.” Il Copia-ninja strinse ancora di più la presa. “Trasformati.”
“Non so di cosa tu stia…” Incrociò lo sguardo di lui e capì che dopo tutto era inutile mentire. Era stata talmente sciocca.
“Trasformati.” Ripeté lui, cercando di mantenere la calma.
“E’ meglio se me ne vado e fingiamo che questo non sia mai successo.” Era talmente triste, abbattuta.
Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi. “Ho già rinunciato a vederti una volta. Non rifarò lo stesso errore.” Avvicinò il viso della donna al suo e quasi con timore posò le labbra sulle sue.

“Ma che diavolo fa? Che schifo!” esclamò Naruto, alla vista del suo maestro che baciava quella gentile nonnina.
Anche gli altri due guardavano la scena scioccati. Le mani della vecchina salivano ad accarezzare il volto del jonin e tiravano giù la maschera che ancora si frapponeva fra loro.
“Guardate! Forse possiamo vederlo!” bisbigliò il biondo ai suoi amici.
“Io preferirei essere cieca in questo momento.” Commentò la rosa schifata.
“Si, è un uomo malato.” La sostenne Sasuke.
Tutti e tre però rimasero incollati a guardare la scena, incapaci di distogliere lo sguardo. Quando ad un tratto la dottoressa si trasformò. Tra le braccia del loro sensei, ora si trovava una giovane donna dai capelli blu, la schiena dritta e le mani non più grinzose ma lisce.
“Ma che cavolo sta succedendo?” chiese l’Uzumaki ai suoi compagni, ricevendo in risposta un’alzata di spalle.

Kakashi la sorreggeva per i fianchi, mentre lei si aggrappava con le poche forze rimaste al suo collo. Le loro labbra erano ancora unite, terrorizzate di separasi di nuovo. Volenti o nolenti presto furono costretti a separarsi per riprendere aria. Shiori allungò la mano per rialzare la maschera del Copia-ninja, mentre lui posò la fronte sulla sua, accarezzandole dolcemente il viso.
“Ciao.” Mormorò.
“Ciao.” Rispose lei.
Rimasero in silenzio a guardarsi per qualche minuto non sapendo cosa dirsi. Da dove potevano cominciare? Quale era la cosa giusta da dire?
“Come stai?” chiese lui.
“Priva di chakra.”
“Shi…” gli posò un dito sulle labbra.
“Niente nomi.”
“Perché sei qui?”
“Per salvarti pare.” Scherzò lei.
Kakashi sbuffò. “Non è divertente.”
“No, hai ragione.”
“Tornerai con noi?” Sapeva già la risposta, ma voleva sentirglielo dire.
Lei lo accarezzò. “No, non posso.”
Il jonin la strinse. “Ci sono un’infinità di cose che vorrei dirti. Chiederti.”
La donna si scostò da lui. “Non potrei rispondere alla maggior parte delle tue domande.”
“Allora perché sei rimasta?”
“Eravate feriti.”
“Il villaggio ha dei medici.”
“Non mi avresti lasciato andare.”
“Potevi sfuggirmi.”
“Avevo poco chakra.”
“Questo non ti ha mai fermato.”
“Mi mancavi, razza di fastidioso imbecille!”
“S… Anche tu…” fece un passo avanti quando una voce lo fece paralizzare.

“Voi vedete chi è?” chiese Sakura, indicando la donna stretta tra le braccia del loro sensei. I due ragazzi scossero la testa.
“Apriamo leggermente la finestra, così sentiamo cosa stanno dicendo.” Propose Naruto.
“Se ci scopre ci ucciderà.” Lo informò la ragazza.
“No non lo farà.” Concluse Sasuke, socchiudendo leggermente la finestra.
I due adulti si erano separati ed ora era possibile vedere meglio il volto della donna.
“Ma… Ma è…” balbettò il moro.
La rosa guardò la donna senza capire, finché non vide: i tratti del viso, la forma degli occhi erano quelli di Shikamaru, quelli della donna nella foto.
“Lei è morta. L’ha detto il sensei.” Cercò di convincersi. Era impossibile.
“Di cosa state parlando?” chiese il biondo.
“E’ la zia di Shikamaru.” rispose la ragazza.
“Ma che dite lei è morta. Poi ha i capelli neri.”
“Guardala bene, idiota!” gli intimò l'Uchiha.
Naruto la osservò. Kakashi si stava avvicinando di nuovo a lei. La donna era cambiata, ma aveva ancora quello sguardo dolce e comprensivo.
“Non ci posso credere è davvero la zia di Shikamaru!!!” urlò facendo voltare i due jonin verso di sé.
I suoi compagni si abbassarono nascondendosi al di sotto della finestra, mentre lui rimase lì congelato con il dito puntato verso di loro.
“Naruto…” la voce del Copia-ninja vibrò di collera. “Ci stavi spiando?”
“Io… Non…” balbettò portandosi la mano dietro la testa imbarazzato. “Lei ci aveva detto che era morta.” Accusò, cambiando argomento.
Shiori fece un passo avanti. “Forse è meglio se entriamo e ne parliamo con calma.”

“Ma è terribile.” Commentò Sakura finito il racconto.
“Avete mentito alle persone che amavate! E’ orribile!” esclamò Naruto.
“E’ il lavoro. Se non sei pronto a fare sacrifici, tanto meglio smetterla ora.” Lo redarguì il suo sensei.
“Kakashi!” lo rimbeccò Shiori. “Era l’unica alternativa. Ed è stata la scelta più difficile di tutta la mia vita.” Aggiunse poi.
“Perché hai messo a rischio la tua copertura?” chiese Sasuke.
La kunoichi lanciò uno sguardo veloce al jonin seduto al suo fianco. “Zabuza aveva una cosa che mi serviva. Poi non potevo permettere che dei compagni di Konoha rimanessero senza cure.”
“Però te ne stavi andando! Sasuke deve ancora recuperare.” Sakura voleva che i suoi compagni fossero al sicuro.
“Credo che se S… Kasumi volesse, potrebbe restare con noi finché non lasciamo il Paese dell’Acqua. Giusto per…” comicniò il Copia-ninja.
“Per assicurarmi che stiate tutti effettivamente bene.” Concluse lei.
“Poi tornerai con noi a Konoha e…” cominciò Naruto.
“Dovete promettermi di non dire nulla a Shikamaru. Ne va della sua sicurezza.”
“Non c’è problema.” Promise Sasuke.
“O… Ok.” Rispose incerta la giovane genin.
“Naruto?” lo incalzò la Ninja Solitaria.
“Non è giusto, ma se è per proteggerlo… d’accordo. Lo prometto.”
“Bene.” Shiori si alzò in piedi e prese a sistemare le sue cose nella stanza, accampandosi con loro a casa di Tazuna.
Forse era la cosa sbagliata da fare. Li stava mettendo in pericolo. Scacciò quei pensieri. Doveva adempiere ai suoi doveri di medico dopotutto.

Più tardi mentre i tre genin dormivano i due jonin si sedettero fuori a guardare le stelle.
“Credo che Sakura pensi che io sia un’eroina romantica e tu il mio principe azzurro.” Affermò, mentre Kakashi le porgeva una tazza di tè fumante.
“Immagino che sia a causa del mio bacio.”
“Può darsi.”
“A proposito, mi dispiace. Non avrei dovuto.”
“Meglio quello di un pugno per costringermi a tornare alla mia forma originale.”
“Quindi il mio bacio è il male minore?” Scherzò lui.
“Chi ha mai detto che fosse un male?” ammiccò lei facendolo arrossire.
“Scusa, vecchie abitudini.”
“Dure a morire.”
“Già.”
“Senti, so che è tutto segreto e…” iniziò il ragazzo.
“Dovevo salvarla Kakashi! E’ così piccola, indifesa e innocente.”
L’Hatake alzò la mano per appoggiarla sul ginocchio della ragazza, decise poi di cambiare direzione approdando su un porto più sicuro e raggiunse la spalla.
“Hai fatto quello che dovevi. Quello che mi chiedo è perché non hai chiesto aiuto?”
“Inoichi ti ha detto del Tricoda?”
Il Copia-ninja annuì.
“Ecco perché non ho chiesto aiuto.” Aspettò qualche secondo prima di continuare. “Lui è buono e molto ferito. E’ un amico.”
“Ti ha fatto lui questo?” chiese, sfiorando delicatamente la cicatrice che spuntava fuori dalla canottiera.
“No, questo è un regalo di benvenuto di un compagno della Kumori.”
“Tenzo non me l’ha mai…”
“Gliel’ho chiesto io. Non volevo che ti preoccupassi.”
“Io sono sempre preoccupato.” “
Lo so.” Si voltò incrociando finalmente il suo sguardo. “E’ una cosa che dovremmo smettere di fare. Preoccuparci l’uno dell’altra ci ha sempre portato problemi.”
Si alzò diretta verso la camera, ma le sue gambe vacillarono. Si era sforzata troppo in quei giorni. Kakashi fu immediatamente accanto a lei e la sorresse, cingendole la vita e facendo passare il suo braccio sulle proprie spalle.
“Lascia fare a me la parte del burbero. A te non viene bene.” Cominciò in tono mesto. “Non c’è bisogno che fai la dura per allontanarmi. So qual è il mio posto. So che te ne andrai di nuovo e che è meglio non complicare le cose.”
Si mosse lentamente verso la camera, mentre Shiori si lasciò guidare, rimanendo in silenzio. Non era solo quello il motivo della sua ritrosia. C’erano cose che erano difficili da dire e, se avesse cominciato ad aprirsi, avrebbe dovuto affrontare. In quel momento non ne era capace.
“Sappi però che io ci sarò sempre.” Le posò un bacio sulla fronte e la aiutò ad infilarsi sotto le coperte.
“Puoi …” sussurrò in un fil di voce. Che diritto aveva di esprimere quel desiderio. Lei non se lo meritava. Lui si sedette a terra al suo fianco e le strinse la mano.
“Starò qui finché non ti addormenti.”
E così fece. La vide cadere in un sonno agitato e restò ad osservarla ancora a lungo. Era stata così forte fino a quel momento, si chiedeva cosa avesse dovuto passare. In quegli anni si era dovuta costruire un muro attorno per evitare di far entrare chiunque, per proteggersi. Per quel poco tempo che sarebbero rimasti insieme, Kakashi sperava di poterla sollevare da quel peso. A dispetto di quello che lei aveva detto si sarebbe sempre preoccupato per la sua Shiori.
Le posò un bacio sulla fronte e un versetto contrariato uscì dalle labbra della ragazza, quando le lasciò la mano. Si infilò sotto le coperte e cercò di prendere sonno. Questo non tardò ad arrivare, dopo la giornata faticosa che aveva passato. L’ultima cosa che vide prima di addormentarsi fu la sagoma indefinita di Shiori avvolta dalle tenebre.
  
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