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Autore: laragazzacheosavasognare    21/06/2015    3 recensioni
(ISCRIZIONI CHIUSE)
6 ragazze con poteri sovrannaturali saranno mandate ad abitare a casa Sakamaki con un unico e spietato obbiettivo: quello di uccidere i 6 vampiri assetati del loro sangue. Ma le ragazze non sanno cosa le aspetta: riusciranno nell'impresa?
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Ehii! Buonsalve a tutti voi! Era già da un po' che volevo scrivere qualcosa su questi fratelli così affascinanti! Beh, eccomi qua! Spero che la storia vi piaccia! Non vedo l'ora di leggere le vostre OC.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza aprì la portiera del taxi, afferrò velocemente il suo vecchio borsone e scese dall’auto senza proferire parola. Teneva lo sguardo basso, probabilmente per la stanchezza. Erano quasi le due: il tassista aveva sbagliato strada, impiegandoci il doppio del tempo necessario. Gli occhi grigi della ragazza erano gonfi e arrossati e si stavano per chiudere a momenti. Le labbra della sua piccola bocca a forma di cuore erano screpolate e morsicchiate.  I suoi capelli erano lisci, lunghi, divisi da una riga in mezzo alla nuca e bianchi, proprio come il colore della sua pelle.

Iniziò a camminare verso la porta di casa Sakamaki con passo lento e trascinato. Mentre si muoveva il calzettone di lana grigio sulla gamba destra, tenuto su solo grazie ad una spilla, cadde alla caviglia. La ragazza però non si fermò a sistemarlo, ma continuò il suo tragitto. Ai piedi portava dei vecchi scarponi neri usati; sopra una gonna nera troppo larga per la sua stretta vita e un lungo maglione scuro che le copriva persino metà mano. Arrivata alla porta notò che era aperta. Prima di entrare decise di bussare comunque, ma non arrivò nessuno. Si fece coraggio e varcò la soglia. Ciò che si vide davanti era molto meglio di quello che si era immaginata. A terra erano stesi lussuosi tappeti rossi che andavano a continuare fino a una maestosa scalinata e dal soffitto pendevano sontuosi lampadari di cristallo. La ragazza avanzò senza una meta precisa. In questo modo giunse sino ad un salotto, elegante come il resto della casa.

Non appena ella notò il divano rosso vi si catapultò sopra, lasciando lì a fianco il borsone mezzo vuoto. Si rannicchiò appoggiando la testa sul bracciolo morbido. Chiuse i suoi stanchi occhi dalle lunghe e folte ciglia nere, e davanti a lei si aprì finalmente la porta del mondo dei sogni.

-Ehi, bella addormentata-

La ragazza aprì pigramente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre. In seguito si mise seduta e si stiracchiò per bene i muscoli delle braccia. A quel punto si occupò della vista: cercò di mettere a fuoco le tre figure davanti a lei. Erano tre ragazzi.

Saranno questi i vampiri?

Quello più lontano era alto e composto. Con un paio di occhiali quadrati che teneva sul naso. I suoi capelli erano ordinati e scuri, proprio come la sua divisa.

Ma questo è il cameriere?

Gli altri due erano abbastanza simili: stessi capelli rossi e ribelli, stessi occhi verdi e stesso ghigno sulla faccia. L’unica differenza era l’abbigliamento: il vampiro davanti a lei, probabilmente quello che l’aveva svegliata dal suo profondo sonno,  era abbigliato in modo disordinato, l’altro, invece, pareva più curato e stravagante, soprattutto per quel cappello scuro che portava sulla testa.

-Chi sei bitch-san?-

-Yamamoto Hana. Perché mi avete svegliata?-

-Questa non è casa tua, portaci rispetto. Perché sei qui?- domandò il vampiro composto.

-Siete voi i vampiri?-

-Se vuoi te lo dimostro-in pochi secondi il vampiro dalla divisa disordinata si avvicinò rapidamente ad Hana, che cercò di scansarsi, invano. Si appressò al collo della ragazza e vi affondò i lunghi canini. Ella iniziò a divincolarsi, senza però risultati. Hana provò un forte dolore al contatto, era come se la lama affilata di un coltello le penetrasse i tendini del collo.

-Lasciamene un po’, fratello- proclamò l’altro rosso.

-Ayato! Ayato! Non è questo il momento!- lo rimproverò il vampiro con gli occhiali.

-E’ così dolce-

-Io sono Reiji. Te lo richiederò con le buone maniere: cosa ci fai qui?-

-Mi hanno mandata-

-Chi?-

-Delle suore-

-Da dove vieni?- intervenne Ayato.

-Da un orfanotrofio-

-Perché sei entrata senza nessuno in casa?-

-Cos’è un interrogatorio? E poi perché tu non c’eri? Voglio dire, non sei un maggiordomo?-

Dalle bocche dei due vampiri rossi uscì una fragorosa risata che rimbombò per tutta la sala. Al contrario, il volto di Reiji stava mutando in un’espressione corrugata, che più che altro esprimeva rabbia.

-Esci da questa casa, immediatamente-

Hana non si mosse dal divano su cui era comodamente seduta.

-E dove dovrei andare?-

-Da qualunque parte, ma non qua: nessuno, dico nessuno, mi da del maggiordomo-

Hana si alzò in piedi -Non è colpa mia se i tuoi abiti ti fanno sembrare un maggiordomo!-

-Questa sgualdrinella ti sta dando del filo da torcere!-

-Io non sono la sgualdrinella di nessuno-

-Ti sbagli: tu adesso sei mia!- intervenne Ayato.

-Al diavolo, mi avete stufato- iniziò Reiji -fatene quello che volete di lei, basta che io non la veda-

Così Hana si sdraiò nuovamente sul comodo divano -Allora io mi rimetto a dormire-

Ma prima che la ragazza potesse appoggiare la testa sul bracciolo, Ayato la prese in braccio sorridendo.

-Raito va’ pure, qui ci penso io-

-Che palle che sei Ayato- detto questo se ne andò dal salotto con un broncio inciso sul volto diafano.

-Lasciami giù! Potresti finire male!-

-Uno stuzzicadenti come te non mi può fare niente-

-Questo lo vedremo! Ho detto di lasciarmi!-

Ma il vampiro senza dare ascolto alle urla della ragazza uscì dal salotto, per andare verso le scale che portavano alle camere da letto della villa.

-Ehi, la mia sacca!-

-Se dentro c’è la stessa robaccia che hai ora addosso non ti servirà affatto-

Arrivati al primo piano svoltarono a sinistra. Ayato spalancò una porta e vi entrò senza alcuna esitazione. Hana era più che stupita nel vedere quella camera. Era enorme: al centro c’era un grandioso letto a baldacchino e dal soffitto pendeva un altro di quei magnifici lampadari. Ayato la posò delicatamente sul letto, sempre dopo aver sfoderato quel suo sorriso sghembo dal volto.

-Tu resta qua, vado a prenderti un pigiama-

Il vampiro uscì dalla stanza e lasciò da sola Hana. Ella si alzò dal letto e si diresse verso la finestra aperta. Si appoggiò al davanzale e iniziò a guardare il cielo con uno sguardo vuoto, freddo. Osservava le stelle e la debole luce che emanavano. Ad un certo punto le iniziò a prudere la scapola. Piegò il braccio all’indietro, nella speranza di arrivarci. Quando riuscì a raggiungerlo con la punta delle dita il prurito aumentò ancora, sempre di più.

Ma che diavolo mi succede?

-Eccomi-

La ragazza, non appena entrò Ayato nella stanza, fece finta di niente, anche se il prurito cresceva ancora. Lui le lanciò qualcosa in braccio e lei andò sul letto e si chiuse dentro nelle tende, per stare lontana da occhi indiscreti. Si levò il largo maglione nero, che oramai indossava da parecchie settimane, e cercò di capire cosa le stava provocando quel terribile prurito. Si grattò ancora, fino a quando non sentì qualcosa che le spuntò dalla carne. Man mano che grattava la pelle quello affiorava sempre di più, fino a quando non fu abbastanza lungo per strapparlo. Hana lo prese con le unghie e quando estirpò quel qualcosa restò ammutolita: una piuma bianca era appena uscita dalla sua scapola.

-Se non esci da lì entro un minuto butto giù le tende del letto-

Hana si cambiò velocemente: Ayato le aveva dato un pigiama da uomo nero. Le stava largo, ma oramai c’era abituata a vestiti che le stavano troppo grandi per il suo fisico. Aprì le tende e vide che Ayato era affacciato alla finestra, proprio come lei qualche minuto prima.

-Non c’è neanche bisogno che indossi i pantaloncini da quanto ti sta grande la camicia-

Senza rispondere Hana si sdraiò nel suo nuovo letto e si coprì con le soffici coperte fin sopra le labbra. Il vampiro si sdraiò di fianco a lei con le braccia sopra la testa.

-Il profumo che emani è così dolce-

-Non sono il tuo giocattolo-

-Questo lo vedremo- sorrise.

-Ho sonno, lasciami dormire- ma dallo stomaco di Hana si udì un rumoroso brontolio.

-Tu hai fame-

-Lasciami in pace-

-No, tu ora sei mia-

-Cosa sei? Una specie di ragazzo problematico che sfoga la sua rabbia nel torturare povere ragazze che vorrebbero solo riposare?-

-Mettila in questo modo. E comunque non sono un ragazzo: sono un vampiro-

-Che paura!- disse Hana con tono sarcastico.

-Non mettere in dubbio le mie capacità- proclamò lui serio.

-Fammi indovinare: tuo padre era un tipo duro e si aspettava il meglio da te-

-Più che lui era una lei-

-Cosa le è successo poi?-

-Perché dovrei dirlo ad un' orfana che si è intrufolata in casa mia?-

-Perché se non mi lasci dormire dobbiamo pur parlare di qualcosa-

-Va bene. Chiedimi qualcos’altro-

Sbuffò -Dov’eravate prima?-

-A scuola-

-I vampiri vanno a scuola?-

-Se sono costretti-

Tra i due ci fu un attimo di silenzio, nel quale Hana continuò a fissare i capelli di Ayato. Lui la guardò incuriosito: la trovava diversa dalle altre ragazze. Quella non appariva impaurita e non temeva di dire ciò che pensava.

-Cosa guardi?- le chiese all’improvviso.

-Non mi piacciono i capelli rossi-

-A me non piacciono le ragazze piatte, proprio come te-

-Si, si. Va bene, buonanotte-

-Buonanotte-

Ayato si avvicinò alla guancia della ragazza, che in quel momento aveva gli occhi chiusi, e gliela leccò. Hana aprì gli occhi di scatto, irritata da quel gesto.

-Non farlo mai più-

-Certo, certo-

Si girò dall’altro lato del letto coprendosi la faccia con la coperta e con un unico pensiero stampato nella testa.

Riuscirò ad ucciderlo?
 
 
 
 
 
Eccomi di nuovo ad annoiarvi con i miei stupidi commenti! XD Questa è stata la volta di Ayato, il mio amore! <3 Che dire… grazie tante delle recensioni: siete tutte carinissime! Questa sera ho un attacco di dolcezza… ahahah. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

Alla prossima

La ragazza che osava sognare
   
 
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